In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.
È molto complesso il mio rapporto con X-Men 2 di Bryan Singer: non mi piace.
Ah! Ora che ci penso forse non era così complesso.
Non lo so amici, è che, insieme a Spider-Man 2, è considerato da un botto di gente, appassionati e osservatori casuali, il miglior film di supereroi mai fatto, e io questa cosa proprio non riesco a farmela andare giù. Adeguato? Ci può stare. Capolavoro del genere? Non direi proprio, ma a oggi gli unici che mi danno ragione sono quelli arrabbiati con Bryan Singer perché è un pedofilo che, intendiamoci, è un ottimo motivo per essere arrabbiati con una persona, ma forse non il più valido per avercela con X-Men 2.
X-Men 2 (o X2, X², X2: X-Men United, lascio qui tutti i titoli per gli amici del SEO. Un saluto agli amici del SEO, che ci costringono a scrivere titoli da decerebrati since 2007 perché OH MIO DIO se non metto tutte le parole chiave nel titolo c’è il rischio che qualcuno non trovi l’articolo su Google che poi è una grandissima puttanata perché lo so benissimo che il traffico di questo sito viene per il 90% dal profilo Facebook o di Nanni o di Stanlio) dicevo, X-Men 2, come è molto facile immaginare, è il seguito di X-Men (1), ma non lasciatevi ingannare dai numerini che suggeriscono una continuità solo apparente: molte cose sono successe da quel fatidico 14 luglio del 2000 in cui Hugh Jackman ha fatto irruzione vestito di cuoio nelle vostre insicurezze sessuali. In soli tre anni, tra film esplicitamente di supereroi e altri più o meno legati a un certo immaginario fumettistico, la Hollywood che conta ha buttato fuori una mezza dozzina di titoli: non tutti sono dei kolossal e non tutti sono guardabili, ma ognuno di loro ha contribuito a rafforzare l’idea che esista un mercato — un mercato serio, non quello del cestone di Media World — per questa roba. E ovviamente c’è stato l’11 settembre, l’attentato terroristico che ha ridefinito per sempre il modo in cui l’occidente immagina i propri nemici (e di riflesso i propri eroi), le minacce da affrontare e i pericoli da prevenire, l’evento che ha messo al centro di ogni riflessione il concetto di “sicurezza” e generato un dibattito, in corso ancora oggi, su che importanza siamo disposti a darle e cosa siamo disposti a sacrificare per essa.
Insomma, il mondo in cui esce X-Men 2 non è lo stesso in cui è uscito X-Men (1), dal punto di vista produttivo ma anche, gasp!, culturale. La sfida è bella tosta, replicare e se possibile superare il successo del primo film non è solo questione di rifarlo uguale ma più grosso, si tratta di interpretare una quantità di cambiamenti pur restando in continuità con lo spirito originale, sfornare un blockbuster che sia innanzitutto fedele, divertente e accessibile, ma anche intelligente, profondo (ricordate, gli X-Men sono quelli delLA METAFORA, ma tranquilli che ci torniamo dopo) e attuale.
E ovviamente non c’è tempo da perdere! La 20th Century Fox ha una tale fretta di capitalizzare su quel successo (ricordiamolo: di botteghino, ma anche di critica, un entusiasmo che non si vedeva dai tempi del primo Batman) che ha messo David “Solid Snake” Hayter a lavorare allo script di X2 tipo due settimane dopo l’uscita del primo film. A lui si affianca Zak Penn, il tipo che nel 1993 aveva quasi rotto Hollywood (non in senso buono) scrivendo Last Action Hero, ma che nel frattempo si è trasformato in una sorta di impiegato degli studios, una di quelle figure spesso invisibili che si occupano di abbozzare, smussare, rivedere e correggere gli script prima o dopo che ci metta le mani uno sceneggiatore vero (fun fact: lo stesso lavoro lo faceva a inizio carriera anche Joss Whedon ed è frutto proprio di quel lavoro la sua sceneggiatura, quasi completamente cestinata, del primo X-Men; nove anni dopo Zak Penn scriverà per la Marvel la sceneggiatura originale di The Avengers, solo per essere cestinata e riscritta completamente da Whedon, che poi dirigerà anche il film).
Penn e Hayter scrivono, ognuno per conto proprio, due sceneggiature separate, dopodiché si decide di conservare le cose migliori di entrambe e farle confluire in una terza sceneggiatura, scritta a quattro mani da Hayter e Bryan Singer, che viene a sua volta rivista da Michael Dougherty (il futuro regista di Godzilla: King of the Monsters) e Dan Harris, due scagnozzi di Singer che scriveranno per lui anche Superman Returns e X-Men: Apocalypse (inserire qui una riflessione sul fatto che due così non li chiamerei a scrivere una recita scolastica).
Il risultato, bisogna ammettere, è molto più organico di quanto ci si aspetterebbe con premesse del genere, ma rimane un polpettone troppo lungo, troppo denso e troppo pieno di personaggi che restano comunque troppo poco approfonditi.
Oltretutto, Singer si era impuntato che voleva adattare una saga già esistente, scelta che di per sé non sarebbe sbagliata, ma, vedete, gli X-Men hanno un piccolo problema: sono una dannata soap opera che dura da 60 anni (ok, 40 quando è stato scritto X2) e con un cast inverosimilmente affollato rispetto a qualsiasi altro gruppo di supereroi. È abbastanza difficile isolare un singolo arco narrativo degli X-Men, perché ogni saga è in qualche modo legata alla precedente, basata su intrecci contortissimi e popolata da personaggi introdotti e sviluppati nel corso di anni di storie pregresse. Figli segreti, cloni malvagi, figli segreti avuti da cloni malvagi, dimensioni parallele, viaggi spaziali, futuri alternativi a strafottere, una quantità allarmante di fratelli creduti morti, scambi nella culla, scambi di corpo, morti e resurrezioni: solo la premessa di certe storie degli X-Men necessiterebbe di un preambolo di tre ore e mezza, per cui la soluzione alla fine è, comprensibilmente, sforbiciare come pazzi, anche se questo ne limita di parecchio l’impatto drammatico.
Alla fine, la scelta ricade su God Loves, Man Kills, racconto seminale (e a modo suo autoconclusivo) dell’82 in cui il fanatico religioso William Stryker rapisce il Professor X e cerca di usare i suoi poteri telepatici per rintracciare e uccidere tutti i mutanti sulla faccia della Terra; per salvare il proprio mentore e i propri simili, gli X-Men formano una temporanea e traballante alleanza con Magneto. Con mossa abilissima e lungimirante, nel film, Stryker non è più un televangelista ma un militare e, invece del bigottismo religioso, cavalca la paranoia nei confronti dei mutanti in quanto potenziali super-terroristi, arrivando a orchestrare un finto attentato per giustificare misure estreme contro di loro. A parte questo, lo scheletro rimane più o meno lo stesso, con giusto qualche elemento in più per legare la trama verticale al mistero “orizzontale” delle origini di Wolverine.
Se il primo film era uno showreel di Hugh Jackman in cui di tanto in tanto facevano capolino altri personaggi e una vaga idea di trama, qui ci si sforza effettivamente di raccontare una storia e di dare un po’ di spazio a tutti. Per un franchise che si suppone essere corale, e che nel primo film non lo era neanche per sbaglio, è un traguardo, anche se comunque:
a) il trattamento è alla “ultime stagioni di Game of Thrones”, in cui pare che ogni personaggio abbia da contratto un numero sindacale di battute da dire e di scene in cui comparire — anche quando per farlo rallenta il ritmo del racconto;
b) il grosso del film è comunque spartito in proporzione allo star power dei vari attori: Jackman su tutti, la super-coppia Stewart e McKellen, il villain Brian Cox (il coefficiente di attori shakespeariani è impressionante!) e poi, decisione presa praticamente in fase di montaggio, Halle Berry perché aveva appena vinto un Oscar (prove tecniche di quanto accadrà anche con Jennifer Lawrence).
A pagarne le spese sono specialmente James Marsden, che come sempre nella sua carriera compare solo per fare la figura dello scemo, e Famke Janssen, che muore solo per innescare la trama della Fenice Nera nel prossimo film ma lo fa nell’assoluta, totale indifferenza del pubblico dato che nessuno ha fatto in tempo ad affezionarsi o anche solo farsi un’opinione su di lei.
E Kelly Hu, la letale Kaori della pubblicità del Philadelphia.
Il trailer di “X-Men Origins: Lady Deathstrike”
Non che sia veramente questo il problema del film.
O meglio, è certamente un problema: ‘sta cosa di chiamare modelle a fingersi marzialiste e poi per coreografare quattro schiaffi devi fare 118 tagli perché se no si vede che sono modelle e non marzialiste forse forse nel 2020 l’abbiamo quasi capito che è un’idea del cazzo, ma nel 2003 era ancora considerata una scelta validissima — ma non lo inserirei nella top 3, forse neanche nella top 5 di cosa mi rende veramente indigesto X2.
Premessa: gli X-Men, abbiamo appurato, sono portatori sani di MESSAGGIO e METAFORA. Hanno i costumini e fanno le boom boom, ma fanno anche pensare, il che li rende intrinsecamente migliori di un cinecomic dove ci sono i costumi e le boom boom ma ti diverti e basta, perché, non so se vi è arrivato il memo, divertirsi è sbagliato. Secondo voi Terrence Malick si alza ogni mattina per farvi divertire? O Inarritu? Non credo proprio. IL MESSAGGIO è ciò che salva gli X-Men.
Ma, se ti fermi un attimo a pensarci, non è che questo messaggio sia proprio centratissimo, eh? Il fulcro di tutto è grosso modo che i mutanti sono l’allegoria di qualsiasi minoranza nella storia della razza umana sia mai stata emarginata e discriminata, temuta e odiata semplicemente perché diversa. Bello! Ma siamo sicuri sia corretto?
È una domanda retorica perché è assolutamente lampante che non è corretto. I mutanti non possono rappresentare una minoranza dal momento che non esiste nella Storia una minoranza che si sia lasciata opprimere (a meno che non diate retta a Kanye West), non esiste una minoranza che potrebbe annientare i propri oppressori con uno schiocco di dita ma sceglie di non farlo perché è narrativamente più conveniente così. È una contraddizione che da tempo è stata notata anche nei fumetti e molti autori l’hanno sviluppata offrendo punti di vista nuovi e interessantissimi; un film di supereroi del 2003 non ha a disposizione lo stesso spazio e non può contare sulla stessa pazienza da parte del proprio pubblico, deve parlare chiaro e tagliare corto, e così si ritrova incastrato in un discorso giusto solo a metà.
Il mutante come metafora dell’omosessuale funziona quando i genitori di Iceman gli dicono “hai provato a non essere un mutante?” o con William Stryker che pretendeva che Xavier “curasse” suo figlio (tanto per mettere un po’ più di carne al fuoco, è interessante notare che Jason Stryker, quando usa il proprio potere, cioè quando “è se stesso”, si rappresenti come una bambina), ma nel momento in cui quella diversità non è immediatamente riconoscibile, non è limitante, non ti rende la vita più complicata, ma anzi ti fornisce un evidente vantaggio rispetto a chi ti circonda, il concetto crolla come un castello di carte.
Altra questione, centralissima: gli umani odiano e temono i mutanti “senza motivo”? Beh, c’è un tizio che crea pallottole estraendo il ferro dal sangue delle persone, a me sembra un buon motivo per essere almeno un po’ preoccupati. Anche perché il film fa un ottimo lavoro nel dimostrare come anche i mutanti armati delle migliori intenzioni possano diventare un pericolo per il mondo intero se vengono manipolati, ingannati o provocati troppo a lungo. I metodi di Stryker sono da cattivo dei cartoni animati, e lui è in evidentissima cattiva fede, ma i suoi timori sono fondati.
E dall’altra parte c’è Magneto che dice a Pyro “sei un dio in mezzo agli insetti”: ha torto? Il nazismo basa le proprie teorie di superiorità della razza su concetti antiscientifici che non hanno alcun riscontro con la realtà, ma che si fa in uno scenario ipotetico in cui esiste effettivamente una “razza” superiore? Diamo ragione ai nazisti? Bel guaio!
La metto giù un po’ meno provocatoria: comunque la si giri, i mutanti sono di fatto “più forti”, come si può pensare che se ne stiano in silenzio a subire le angherie dell’homo sapiens? Se vengono attaccati è giusto che si difendano, se qualcuno minaccia di sterminarli è sacrosanto che passino al contrattacco. E che aspetto potrà mai avere il contrattacco di uno che crea pallottole dal sangue delle persone?
E in mezzo a questi due schieramenti, uno che lotta per la propria sopravvivenza e l’altro per la propria affermazione, gli X-Men per cosa lottano? Per proteggere lo status quo? Perché non si faccia male nessuno? Ma che palle! Xavier predica l’uguaglianza e la coesistenza ma in realtà sta dicendo “ignoriamo il problema” e “continuiamo a nasconderci, così nessuno cercherà di ammazzarci”. Emblematico che la scena più spettacolare del film non sia un combattimento, ma una fuga.
X2 offre risposte sceme a domande complesse, con la presunzione di chi è pure convinto di aver inventato il genere “supereroi di impegno sociale”. È un film di due ore e un quarto su un conflitto, appassionante e stimolante, raccontato dal punto di vista dei moderati, quelli che dicono “bisogna impegnarsi per non esacerbare i toni”!
Non si può dire che sia invecchiato male, tra effetti speciali che tengono botta ancora oggi e una narrazione che ha senz’altro fatto scuola, ma Dio mio se è noioso.
“X-Men 2: compromesso finale”
Quantum Tarantino, i400calci.com
Beh lo ammetto, quando ho letto che non ti piace, mi sono detto “E’ la volta che massacro un autore de i Calci nei commenti”, ma cazzo, hai ragione.
Cioè, il film resta uno dei miei preferiti perché comunque io vado al cinema per divertirmi, però il tuo punto è corretto. Non me ne ero mai reso conto.
Kaori è Lady Deathstrike? E l’ho scoperto nel 2020? (Esplode la testa)
Offrire risposte sceme a domande complesse. Il successo di Greta Thunberg.
un non sequitur pazzesco
Ma mica solo lei, eh? Offrire risposte sceme a domande complesse è tipo la definizione di populismo.
Con la differenza che la Thunberg è un’attivista, non un’amministratrice- e quindi può permettersi anche una certa dose di approssimazione ed utopia sui problemi (seri) che pone.
Il dramma è quando chi effettivamente è stato eletto per risolvere i problemi dà inadeguate risposte tagliate con l’accetta (e pensate solo al fine di ottenere quanti più like possibili sul momento) a problemi complessi.
sono d’accordo con la recensione (grande Quentum, batti il 5) solo un appunto: non diamo ragione ai nazisti perchè lo scenario è appunto ipotetico: la razza superiore esiste, non è frutto di fantatismo e povertá mentale, ma existe in un mondo con tutta evidenza fantasy.
Che film di merda. Comunque Ashmore si è riscattato con The Boys.
Ha imposto le mani talmente bene da ragazzino che glielo hanno fatto rifare da adulto.
Ma cazzo non mi ero reso conto che hanno dato il ruolo di “Pyro” all’Uomo Ghiaccio :D .
gli manca sicuramente un terzo atto coi contro e nella parte centrale perde troppo tempo, ma resta un film validissimo, ditemi voi se la scena d’apertura con nightcrawler ditemi se ancora oggi, dopo infiniti cinecomics, non è tra le migliori in circolazione.
verissimo, è proprio un film a cui manca il terzo atto (che dopo due ore e un quarto è grave). lo vedi fino alla fine e sei tipo “ok quindi ora arrriva la riscossa, no?” e invece arrivano i titoli di coda.
sulla scena di nightcrawler: rivedendola, mi spiace dirlo, non è invecchiata così bene. è sicuramente molto bella e inventiva, è chiaramente il predecessore delle scene con quicksilver negli x-men più recenti, ma mi vengono in mente almeno cinque o sei momenti di flexing del cinema di supereroi più recente migliori di quella.
Sono perfettamente d’accordo con Shu-Shà. Anche a me il film è sempre piaciuto, ma se sin dalla prima visone il sospetto che Stryker (cosa che poi anni dopo varrà per il Trask di Dinklage) non avesse proprio tutti i torti m’era venuto, la recensione chiarisce limpidamente la situazione. Da un punto di vista etico e morale semplicemente non funziona.
Esulando dal film quello che descrivi è un problema comune a tutto il genere supereroistico: i pigiami possono solo difendere lo status quo.
Questo avviene o perché agli autori lo status quo piace (il Capitan America di Kirby che combatte affinché gli USA non cadano in mani naziste o il Batman di Miller che tiene a bada i teppisti drogati che, signora mia, rovinano la città) oppure per ragioni metanarrative (se Reed Richards curasse il cancro, Tony Stark regalasse astronavi e tutti diventassero mutanti, il mondo in cui si muovono i supereroi non assomiglierebbe più al nostro e verrebbe meno il senso di familiarità dei lettori/spettatori).
I rari casi in cui i super si fanno portatori di cambiamenti sono solitamente dipinti come negativi (Ozymandias, Red Son, Authority) o necessariamente versioni alternative, elsewhere e what if.
Per quanto riguarda gli X-Men poi, siamo sicuri che un gruppo di top-model belli belli belli in modo assurdo e dai poteri divini verrebbe accolto con tutta questa acredine? Bisogna sospendere l’incredulità, certo, o non li si guarda…
Direi che banalmente i super devono proteggere lo status quo per questioni di serialità, se devo darti storie nuove ogni mese ad libitum è più facile se le premesse non cambiano, oppure cambiano solo temporaneamente.
Fra l’altro un discorso già sviscerato da Eco 56 anni fa nel saggio su Superman di Apocalittici e Integrati.
Anche secondo me il genere supereroistico essendo così esagerato in tutto richiede più sospensione dell’incredulità di altri (sarà perché nasce per intrattenere preadolescenti). Se ci si mette a ragionare sul realismo non torna mai niente.
vero che vale per tutti i supereroi, il problema degli x-men è che si sono dati la zappa sui piedi volendo essere a tutti i costi “realistici”. cito dalla rece del primo X-Men perché Xena l’ha spiegato benissimo:
X-Men non si svolge in un universo cartoonesco, e nemmeno in un mondo stilizzato a misura di cinema di genere, ma, a tutti gli effetti, nella nostra realtà
non mi disturba, per esempio, che iron man sia un privato cittadino che possiede un arsenale di macchine da guerra sufficienti a distruggere il mondo due volte (e che morendo abbia lasciato tutto in eredità a un quindicenne!), perché, andiamo, è iron man: i film Marvel sono delle commedie action.
ma se gli X-Men vogliono essere il franchise col messaggio politico profondamente radicato nella storia e nella realtà di tutti i giorni, allora credo che sia lecito da parte del pubblico aspettarsi la stessa serietà nel trattare tutti i temi, non solo quelli che fanno comodo a loro.
Beh il problema è più sviscerato in Civil war (fumetto non film). Ci si domanda quanto sia lecito far andare in giro persone potenzialmente molto più pericolose di un essere umano normale senza che nessuno controlli ciò che fanno. E in questo la posizione di Cap America (diventato paradossalmente un eroe che più progressista non si può) appare debole rispetto a quella di Tony stark. Che poi quest’ultimo, insieme a Reed Richards (mai personaggio fu mal gestito come il capo di F4 in Civil war), sostanzialmente inventa dei campi di concentramento interdimensionali e dà la caccia ai ribelli peggio della Gestapo è un altro discorso. Ma il punto è, effettivamente, dirimente. Mi sono posto, ad esempio, stessa domanda per The boys. Come fa il governo Usa a tollerare che ci sia un tizio forte quanto Superman e, almeno per ora nella serie tv, senza alcuna vulnerabilità? Cosa gli impedisce, considerando che è anche uno squilibrato, di fare qualsiasi cosa?
su The Boys credo che il messaggio tra le righe sia che non esiste alcun governo. cioè esiste ma è una facciata, senza davvero alcuna autorità. i veri padroni del mondo sono le multinazionali (nella fattispecie la multinazionale che produce i supertizi). cosa che, magari un po’ meno esasperata, non è proprio lontanissimissima dalla realtà…
d’accordissimo su civil war, che trovo un concept spaziale sviluppato di merda perché gli americani si mettono a piangere se non gli dici che le cose sono esattamente o bianche o nere e non li indichi i cattivi col pennarellone. per cui da un certo punto in poi tony e reed si mettono a fare cose allucinanti che non hanno scuse giusto per farti capire da che parte devi stare
Sicuri sicuri che il figlio di Stryker si raffiguri in una bambina per sé stesso, e non per turlupinare meglio il Professor Pelato? Ai tempi era già esplosa la bomba del “gran segreto” del Prof X? Potrebbe essere stata una scelta di sceneggiatura consapevole per dare di gomitino ai lettori.
Il film non lo vedo da tanto ma mi piacque molto. Poi oh, il partito “mutanti potenziale pericolo estremo” aveva forse mezza ragione già nel primo episodio, il trucco di portarli a schermo quasi tutti bambini aiuta lo spettatore a tifare per i buoni contro i cattivi senza pensieri…
Kitty Pride che scappa attraversando proiettili e soldati vari è sempre una bellissima scena.
Il gran segreto però riguardava solo Jean e fra parentesi, lo si sapeva dagli anni ’60 ma fu bellamente ignorato e poi recuperato da Lobdell per Onslaught e, a quanto ne so, mai più utilizzato (per le questioni di serialità che dicevano nei commenti sopra, immagino)
la questione è abbastanza dibattuta, c’è chi dice che Jason assuma l’aspetto di una bamina semplicemente per risultare inoffensivo agli occhi di Xavier, ma francamente in un film che tiene così tanto a farti sapere che tutto quello che vedi vuol dire anche qualcos’altro, credo che niente sia casuale.
la cosa che mi ha convinto è che la bambina è affetta da eterocromia proprio come Jason, non pretendo sia corretta la mia lettura, ma è il dettaglio che mi ha fatto dire “questa non è un’illusione per ingannare Xavier, questo è proprio come Jason vede sé stesso”
Non so non ho voglia di pensare giusto o sbagliato, pro mutanti versus mutanti…
Giudico solo la pellicola dal punto di vista spettacolare e emotivo e dico che è un film riuscito, elegante e con poche cadute di tono.
Insomma non è certo il mio film preferito, preferisco come cinecomics smargiassate irreali come Aquaman, Wonder Woman, Avengers, Man of Steel…ma è sicuramente un film valido.
a me stride un po’ la metafora con il razzismo, nel senso che mi pare controproducente. I mutanti sono effettivamente una razza geneticamente differente, quindi i Nazisti avevano ragione non sul metodo ma sul principio, right?
Insomma il solo problema era che si trattava di gente un po’ nervosa?
il problema era che la razza superiore in nome della quale sono state fatte le peggio porcate nel nostro universo non esisteva. quindi ne principio ne metodo.
è proprio quello che sto dicendo. Ma gli X-men non sono d’accordo.
Hai centrato il punto, ottimo post se potessi fare un cinecomics i miei modelli sarebbero Scanners di Cronenberg e Firestarter di Lester e pure gli anime quando usano i poteri e il colpo speciale rimanendo esanimi per lo sforzo, questo in nessun film l’ho visto.
Aveva ragione Magneto, in una discussione con un’amico parlavo “che non avesse nessun senso che nei film Marvel i supereroi stessero sotto il Governo in quanto superiori e di fatto potevano dettare quello che volevano” mi rispose “il messaggio nascosto dice che il Governo è superiore ai supereroi”.
Bravo Quantum, me sei piaciuto! non c’avevo pensato al tempo. Mo ci ragiono poi ti dico nel caso.
Sono d’accordo con te, anzi, forse darti anche più cattivo. La trilogia di Singer l’ho vista una volta, l’ho dimenticata, e sono andato avanti a guardare film (per lo più migliori di questo)!
Direi che più che una critica al film la tua è una presa di posizione contro le basi stesse del fumetto, che lo caratterizzano dagli anni ’60. Ma gli x-men sono così, e cambiare i loro propositi sarebbe stato snaturarli ben oltre un semplice cambio di colore dei costumi. Poi c’è da dire che non mancano, nei fumetti soprattutto ma anche un po’ nel film, le posizioni per così dire intermedie (Logan su tutti ma anche Mystica)
a un certo punto della rece ho scritto proprio:
È una contraddizione che da tempo è stata notata anche nei fumetti e molti autori l’hanno sviluppata offrendo punti di vista nuovi e interessantissimi; un film di supereroi del 2003 non ha a disposizione lo stesso spazio e non può contare sulla stessa pazienza da parte del proprio pubblico, deve parlare chiaro e tagliare corto, e così si ritrova incastrato in un discorso giusto solo a metà.
non contesto l’high concept alla base dell’intero franchise degli X-Men, contesto a Singer e al suo entourage di aver, come si dice nei paesi anglofoni, morso più di quanto erano in grado di masticare.
Volevo solo testimoniare che appartengo al 10% che 1) o digita sulla stringa del browser “http://www.i400calci.com” e 2) usa i segnalibri di Firefox.
Mai capita la gente che usa Facebook come motore di ricerca.
Sempre fidelis i400calci (“Mazzate ed esplosioni, smitraglia e pallettoni…”)
marmellata di ceffoni
Presente anche io nel 10%
#team10percento
Il film mi era piaciuto quando lo vidi, ma dovrei rivederlo per farmi un’idea più oggettiva, perché a quel tempo avevo 13-14 anni.
Credo che le domande etiche o politiche che solleva non siano così banali, né che siano banali le risposte che cerca di dare. Ma come avete scritto, è una risposta “moderata”, e intendo proprio da moderati nel senso politico del termine. Il che per me non è un problema.
Personalmente posso anche essere in disaccordo con l’ideologia politica sottesa ad un film, ma questo non significa che non possa apprezzarlo (ad esmpio, non devo essere necessariamente un repubblicano o un destrorso per apprezzare Gran Torino).
Off Topic: Gran Torino è quanto di meno repubblicano e destrorso io possa immaginare.
1) la famiglia WASP del vecchio non fa certo una grande figura
2) niente retorica rambiana del reduce che “ha fatto il suo dovere ed è rimasto traumatizzato e poi la società ingrata e liberal lo schifa” ma più “ero in guerra, ho ammazzato persone, ogni tanto mi fa un po’ schifo ma la vita continua”.
3) la differenza tra un bravo ragazzo e teppa spesso la fa chi il ragazzo incontra, non dove è nato.
Ma, sopratutto il messaggio finale: “con la pistola ci risolvi piccoli problemi. I problemi GROSSI li puoi solo risolvere SENZA pistola” (e mettendo sul piatto la tua vita)
Applausi Oliver
ma un rece su gran torino? Direi che è un film abbastanza calciabile, no?
Anche se, non è che sia invecchiato male, ma a rivederlo qualche volte perde un po’ di smalto e alla fine non posso fare il paragone
Eastwood / Celentano in cui il vecchietto tosto insegna ai giovani sbarbatelli cosa voglia dire essere un duro e cambiare la società con una discreta dose di retorica e banalità.
Certo, Clint lo fa indubbiamente con più stile ma una volta visto questo parallelismo non si guarderà più Gran Torino con gli stessi occhi.
IT. La saga di Xmen è invecchiata male. Il problema dei film dei pigiamoni è che sono usa e getta. Li guardi perché vuoi vedere come procede la Trama che unisce i vari film ma poi tendono ad invecchiare presto e male e a finire nel dimenticatoio, fagocitati dal titolo successivo del franchasing. Penso che la morte delle VHS a noleggio abbia un po’ ammazzato la riguardabilità di molti titoli e ora parecchi titoli sono diventati il cartello pubblicitario del film che seguirà, che a sua volta diventerà lo spottone del film che li seguirà (che al mercato mio padre comprò), finché, semplicemente, ti andranno in noia.
Oliver, hai perfettamente ragione, in Gran Torino i valori “Dio, Patria e Famiglia” vanno un po’ in crisi (soprattutto Dio e la Famiglia), ma l’ideologia di fondo è sempre qualcosa di simile. Io direi che i valori in Gran Torino si potrebbero riassumere così: se hai una macchina, una ragazza e un lavoro, puoi essere un vero americano.
Non è una visione banale della vita americana, anzi, ciò non toglie che siano valori molto conservatori.
Scusa ma il discorso delle minoranze non è così semplice come lo descrivi, e basta vedere la situazione dei curdi per accorgersene. Ci sono comunità disgregate (separate da cittadinanze diverse) che operano in modo confusionario e controproducente (curdi iracheni che collaborano con i turchi in ottica anti-irachena, curdi turchi che collaborano con l’Iraq in ottica anti-turca), hai realtà come il Rojava e comunità talmente retrograde che a paragone l’Isis pare l’associazione Luca Coscioni. Hai curdi che manifestano la loro “curdità” solo in privato, perché in pubblico si comportano da “turchi”, per fare carriera o cmq vivere senza preoccupazioni. Hai curdi simpatizzanti del Pkk e altri ” collaborazionisti”. E tutti sognano il Kurdistan.
L’errore che fai è ritenere che esista una minoranza che abbia scopi univoci, ma non è così, neppure di fronte a rischi di assimilazione o minacce mortali.
Sinceramente mi pare che gli X-Men siano più credibili di altri supereroi: Xavier vuole lo status quo in cui possa vivere in pace, l’unica cosa che gli si può imputare è la mancanza di fantasia e la capacità di immaginare un futuro diverso. Poi non è neppure un capo di stato o chissà cosa, è il preside di una scuola con poche centinaia di bambini (forse meno nei film) e cinque adulti in croce. Che dovrebbe fare?
Sono molto meno credibili tutti gli altri supereroi imo, dai F4 (i miei favoriti!), dove Reed risolve tutti i problemi più assurdi ma poi c’è ancora gente cieca o sulla sedia a rotelle, a Batman, la cui presenza non migliorq mai la situazione di Gotham, visto che la criminalità è sempre rampante.
allora, il discorso che fai è giustissimo ma secondo me dimentichi che chi scrive gli X-Men (fumetti o film) difficilmente ha in mente i curdi. avevano in mente i neri e gli ebrei, quando li hanno inventati, poi piano piano si sono fatti strada anche gli omosessuali. sempre e comunque americani. quelle sono le minoranze che hanno in mente quando fanno dire ai mutanti “la gente ci odia solo perché siamo diversi”, se poi gli è scappata una metafora del kurdistan (non sono ironico, eh, trovo il tuo esempio davvero fittante) ho paura che gli sia scappata per sbaglio.
poi, ripeto, l’elemento che fa crollare la metafora dei mutanti è che i mutanti hanno dei dannati superpoteri, quindi non c’è davvero bisogno di essere TUTTI uniti in nome di un’unica causa, ne basterebbero due, un telepate e uno con poteri di alterazione della realtà, per cambiare il mondo.
e comunque xavier è a capo di un esercito di superumani, se volesse potrebbe cambiare le cose ,ma un po’, come dici tu, gli manca la fantasia di immaginare un futuro diverso, e un po’ è un uomo bianco e ricco con una mutazione invisibile a occhio nudo che non lo limita ma anzi lo avvantaggia esponenzialmente, quindi tutto sommato nello status quo non ci sta poi così scomodo
Ah ovviamente è tutto IMO!!! ;)
– Xavier è a capo di un esercito nei fumetti, certo! Ma nel film è molto ridimensionato, per cui ci sta che voli basso e si limiti a cercare un’integrazione, di fronte cmq a dei “cattivi” che non sono veramente in grado di danneggiarlo e, se lo sono, sono comunque altri mutanti. Insomma, non mi pare uno che sia disposto a lasciarsi annichilire – a mio parere, per lui le differenze tra mutanti e umani sono minori di quel che sembra (discorso che ha ancora più senso nei fumetti, dove esistono superumani non mutanti). Se poi mi dici che è più interessante lo Xavier dell’universo Ultimate, che non si inganna sul fatto che fa parte di una razza superiore, sono d’accordo. La Valiant ha creato una versione ancora più moderna degli X-Men, parlo della serie Harbinger di Dysart, se la trovi dalle una chance perché è una serie niente affatto scontata.
Cmq attualmente nei fumetti i mutanti hanno fondato una loro nazioneo, citando esplicitamente Israele come modello (che cmq non è paragonabile alla situazione curda, che è stato un esempio mio); per prima cosa hanno deciso un’amnistia e fornito cittadinanza a tutti (Apocalisse compreso, che fa parte del “consiglio dei ministri”, diciamo). Non si capisce dove voglia andare a parare ma meglio del nulla post-Morrison.
– se vogliamo parlare di orientamento sessuale, la transfobia esiste anche all’interno della comunità LGBTI, così come trovi gay che ti dicono che un bambino deve avere un padre e una madre. Quel che intendo è che, all’interno di un gruppo sociale, nonostante il fortissimo comun denominatore, si può comunque avere idee e fini diverse e comportarsi in maniera addirittura controproducente rispetto ai propri scopi. Non voglio far filosofia su queste cose, sappiamo tutti che i fumetti erano destinati agli ottenni di una volta (e in altri commenti è stata efficacemente sottolineata come coi supertizi sia necessaria una sospensione di incredulità superiore al normale); semplicemente per me il problema della minoranza che non reagisce o lo fa in maniera un po’ strana non è poi così lontana dalla realtà. Insomma, se non lo avessi fatto notare tu, non ci avrei pensato neppure per sbaglio. Quel che non mi ha mai convinto dei mutanti è che sono l’evoluzione dell’umanità ma poi hanno poteri che possono finire per danneggiarli gravemente e, in molti casi, sono davvero dei pali in cvlo (vedi Rogue che, di fatto, non potrebbe neppure seguire la direttiva primaria dell’evoluzione: accoppiarsi per procreare). Sembrano più un incidente genetico che altro.
– d’accordo sul fatto che un Colosso non può certo avere gli stessi problemi di un Nightcrawler. Non è un caso Xavier è paralitico, quell’altro ha bisogno degli occhiali, i telepati hanno bisogno di aiuto sennò sentono le voci e impazziscono e robe così, gli hanno creato problemi anche quando non ne avevano. Alla fine è sempre una metafora sottolineata col pennarello più grosso che c’è.