In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.
Nel 2004, io leggevo ancora Ciak. E mi ricordo bene che Ciak era saltato senza pensarci due volte sul carro dei vincitori, seguendo con interesse la nuova ondata di supereroi cinematografici. Certo, il messaggio il più delle volte era assimilabile a quello che Gabriele Salvatores ha enunciato all’uscita de Il ragazzo invisibile, “questi non sono SOLO film di supereroi, c’hanno I TEMI!!1!”, ma, insomma, senza stare a spaccare il capello in quattro, ne riconoscevano l’importanza e la dignità. Figurarsi poi quando dietro a uno di questi c’era un rispettato autore emerso dall’horror con una voce fortissima e uno stile già leggendario come Sam Raimi.
Nel 2004, due anni dopo l’uscita del pur blasonato Spider-Man, l’arrivo di Spider-Man 2 era atteso come la seconda venuta del monolite di 2001: era, già sulla fiducia e senza manco bisogno di vedere un singolo trailer, il film che avrebbe portato equilibrio nella Forza, unito capra e cavoli a merenda, film d’autore e intrattenimento, “pissicologgia” e boom boom. E dimostrato, una volta per tutte, una verità che per tutti quelli che erano cresciuti con L’impero colpisce ancora era già palese, ma che, evidentemente, tutti gli altri avevano bisogno di sentirsi dire da una fonte autorevole come solo le fonti che trovi sul tavolino del dentista/barbiere sono: che un sequel poteva essere superiore all’originale.
E quando finalmente lo vidi, ebbi pochi dubbi sul fatto che le previsioni si fossero avverate. Spider-Man 2 era effettivamente un sequel superiore di diverse tacche all’originale. Più organico, anche grazie al fatto che non doveva introdurre il protagonista ma solo il nuovo villain, e che quindi aveva potuto lasciarsi alle spalle la struttura segmentata dell’originale. In più, come già accaduto con Tim Burton nel caso di Batman – Il ritorno, Sam Raimi, forte del successo del primo capitolo, si era sentito più libero di essere se stesso. Una scena come quella dell’operazione di Doc Ock, girata come un horror d’altri tempi con tanto di silhouette, grida di terrore e John Landis in un cameo, non avrebbe mai trovato posto nel primo.
Ora vorrei dirvi che, rivisto oggi, Spider-Man 2 conferma quanto sopra e si erge ancora a intoccabile monumento delle vette del genere supereroistico. E, lo so, mi odierete, anche a giudicare dai commenti che volavano sotto la recensione del primo, ma mi tocca dire questo: Spider-Man 2 è invecchiato peggio di Spider-Man. Vi lascio un attimo a digerire la frase e ci rivediamo dopo la SIGLA!
Vi siete calmati? Avete bevuto una tisana / dato quattro pugni al sacco / sparato alle lattine in giardino? Bene. Oh, con questo non voglio dire che Spider-Man 2 sia un brutto film, eh? Al contrario, è ancora molto piacevole e divertente, ha meno momenti morti rispetto al primo, un cattivo visivamente più azzeccato e belle scene strappate dalle tavole di John Romita. Il problema è che, per un film che sulla carta dovrebbe mettere sullo stesso piano azione e approfondimento psicologico, pizze in faccia e dialoghi, beh… i dialoghi risultano terribilmente SCRITTI.
È un po’ il morbo da fiction di Rai Uno: la sceneggiatura di Alvin Sargent (su soggetto dei creatori di Smallville, Alfred Gough e Miles Millar, e del premio Pulitzer Michael Chabon) è molto letteraria e costringe gli attori a “recitare” in maniera legnosa e ben poco naturale. Sargent, sceneggiatore di Paper Moon, È nata una stella e Gente comune, 77 anni all’epoca dell’uscita del film, aspira al classico hollywoodiano, ma, con tutto il rispetto, la sua scrittura è spesso fuori luogo in un film di supereroi che dovrebbe essere fresco, moderno e leggero. Il suo umorismo è un po’ datato, come lo sono certi stereotipi culturali alla Colazione da Tiffany (il padrone di casa slavo, “Ditkovich”, è francamente imbarazzante. Steve Ditko deve essere stato molto contento dell’omaggio!), e oltretutto viene maneggiato da un protagonista che ha i tempi comici della cernia surgelata.
La mano del professionista hollywoodiano è insomma molto pesante, e il “testo” del film risulta quindi pilotato verso un fine, che è naturalmente IL TEMA, l’arco di maturazione di Peter. Tutto succede perché deve succedere, ed è meglio che succeda molto in fretta perché bisogna macinare storia. È come se Raimi e Sargent (forse con il fiato della Sony sul collo) stessero già dando per scontato che questo sia il capitolo di mezzo di una trilogia. E lo trattano di conseguenza: anziché far respirare il film e concentrarsi sulle trovate migliori, sfogliano le pagine del copione al grido di “Dai dai dai che la portiamo a casa”. E infatti ne soffre anche quella che dovrebbe essere la svolta centrale del film, la perdita dei poteri dovuta alla crisi esistenziale di Peter (una bella idea presa dalla storyline Spider-Man No More di Lee e Romita): tutto si risolve in mezz’ora e con dinamiche da sit-com, aka il discorso moralizzatore e conciliatorio di Zia May che oblitera ogni dilemma in tempo per lo scontro finale col cattivo.
Tutti i personaggi sono dei bozzetti: Peter è in crisi perché, boh, vuole la figa. Mary Jane è sempre la stessa “donna indipendente” la cui prerogativa è non sapersi decidere con che uomo stare e farsi rapire dal cattivo alla fine. Harry ODIAH con la stessa intensità con cui un teenager metallaro anni ’90 odiava il grunge (e addio alle sfumature mostrate da James Franco nel primo film). Il personaggio migliore è l’Otto Octavius di Alfred Molina, che, a differenza dell’arrogante scienziato dei fumetti, è un bravo uomo di famiglia finché non sbrocca male e diventa lo specchio deformante del protagonista. A quel punto, però, la sceneggiatura dimentica il legame interessante tra Octavius e Peter e lo ritira fuori solo quando serve, alla fine. Dai dai dai, che dobbiamo chiuderla.
Parlando di Spider-Man, avevo scritto che “era percepito più come l’evento spettacolare che il film intimista su cosa significhi essere un supereroe quando devi allo stesso tempo sbarcare il lunario”. Il sequel tenta invece proprio la strada del film intimista, ma le intenzioni vengono minate lungo il cammino dalla necessità di raccontare davvero troppe cose e arrivare alla fine con un prodotto posizionato nel punto giusto per il terzo capitolo.
La settimana scorsa vi avevo parlato di come, pur aderendo alla stessa struttura, quella a tre atti del viaggio dell’eroe che è alla base di TUTTI i film americani, Hellboy riesca a sorprendere in un finale tutto sommato prevedibile. La compatibilità fra Hellboy e Liz strappa un sorriso nonostante sia telefonata, e questo perché Guillermo del Toro sa nascondere molto meglio le carte. Anche grazie a questo, Hellboy è un film invecchiato molto bene, e per la stessa ragione Spider-Man 1 è invecchiato meglio di Spider-Man 2.
Siamo arrivati al punto in cui dovrei dirvi che comunque il film è un capolavoro indiscusso. È una battuta facile che aiuta a concludere, ma non me la sento di farla. Dirò però questo: a Spider-Man 2 voglio bene, perché, più che essere la prova di quella roba che abbiamo detto all’inizio, è la prova che il cinema è prima di tutto un’arte visiva, e che se un regista è veramente bravo trasforma in oro anche il rame. Sam Raimi ha due palle così, cinematograficamente parlando, e qui sfrutta il cash per darsi alla pazza gioia con tutti i trucchi possibili, fondendo CGI ed effetti pratici, divertendosi un mondo a volare tra i palazzi con la Spydercam (lui che della “shaky cam” ci aveva fatto una firma stilistica), inquadrando Doc Ock come uno scienziato pazzo da film horror e usando scenografie imponenti (come il bellissimo laboratorio di Octopus) in maniera espressionista. Con Bill Pope, che sostituisce Don Burgess alla fotografia, si premura di evocare ancora più esplicitamente le tavole di Romita, arrivando a citarle pedissequamente come avrebbero fatto i vari Robert Rodriguez e Zack Snyder subito dopo. Spider-Man 2 è FUMETTONE nel senso vero e giusto del termine e, per questo, il pressapochismo della scrittura passa in secondo piano.
È grazie a Raimi se sequenze come il duello tra Spider-Man e il Dottor Octopus sulla metropolitana sono entrate nella storia del cinema. Raimi aveva in testa i fumetti con cui era cresciuto e usava questi film per togliersi lo sfizio di metterli in pratica su pellicola. A sedici anni di distanza è molto più evidente come della trama in se gliene fottesse relativamente sega.
Però una cosa va detta. A differenza dei (pur ottimi) film attuali con Tom Holland, che abbracciano in pieno la leggerezza dei Marvel Studios, Raimi aveva capito molto meglio l’impalpabile mix di humour e tragedia che è alla base del successo di Spider-Man. Tutto Spider-Man 2 è una vetrina della classica “fortuna dei Parker”. Peter viene sconfitto ripetutamente e riceve più schiaffi in faccia di chiunque altro. È questa l’essenza di un personaggio nato come rottura rispetto al canone dei supereroi vincenti che dominavano il panorama negli anni ’60: perdere tante volte quanto si vince.
In sintesi, Spider-Man 2 è più che mai figlio del suo tempo. All’epoca fu giustamente considerato un film importante e in effetti lo è tuttora, per come ha intuito che inserire la commedia in un film di eroi in costume potesse essere fatto senza scadere nella parodia o nell’autoironia a tutti i costi. Insieme al primo Spider-Man, anticipa la ricetta del Marvel Cinematic Universe di qualche anno. Ma, dato che nel frattempo di strada ne è stata fatta parecchia in questo senso, e la scrittura dei film di supereroi è diventata molto più snella e fresca, tocca constatare che il tempo non ha fatto bene al film. Pur senza negare tutto ciò che invece gli è riuscito bene.
Concludiamo, come ormai da tradizione, con i cameo che non ti ricordavi: Joel McHale fa l’impiegato di banca che nega il prestito a Zia May, Daniel Dae Kim è l’assistente di Octavius, Vanessa Ferlito la collega di Mary Jane a teatro ed Emily Deschanel la receptionist che si rifiuta di pagare le pizze a Peter. Infine, i cameo che probabilmente ricordavi: Ted Raimi fa l’assistente di Jameson (e battezza il Dottor Octopus), mentre l’immancabile Bruce Campbell fa l’usciere rompicoglioni del teatro.
DVD quote:
“Vabbè, gli si vuole bene”
George Rohmer, i400Calci.com
Non lo so come è invecchiato. Non lo rivedo da molti anni e son sicurissimo che se lo rivedessi probabilmente noterei più i lati negativi che quelli (e sono molti) positivi. Qualche cosa però la posso dire sicuramente:
– si, la sensazione all’approssimarsi dell’uscita del film era proprio quella di un qualcosa di definitivo nel genere e nel cinema (il che ha generato forse l’hype eccessivo che, per me, ha schiacciato il terzo);
– è stato uno dei pochi film che ha fatto combaciare alla perfezione le mie aspettative pre e post visione;
– è stato per il punto massimo (fino all’uscita di Dark Knight) del cinema di genere fumettistico. Paragone assoluto con cui ho misurato tutto il resto.
– Ancora oggi molti dei film marvel (diciamo quasi tutti) nella mia testa non gli allacciano manco le scarpe per idee, coraggio, ingegno nella realizzazione (inclusi ovviamente tutti gli spiderman venuti dopo);
– Gli voglio MOLTO bene a questo film.
Non ho mai pensato ai dialoghi di questo film perché ogni volta che lo vedo è una gioia per gli occhi e tanto mi bastava…che bel personaggio il dr octopus.. nettamente il più pericoloso anche nel cartone che andava negli anni 90 e giustamente ripreso anche nell’ultimo spiderwerse animato in modo originale (come tutto quel film che è l’unico che se la gioca con questo per bellezza estetica).
Piccolo capolavoro , anche se sì quando ho visto il primo al cinema avevo i lacrimoni di gioia ..qua dopo 2 anni forse avrei pianto pensando alla robaccia che sarebbe arrivato dopo ..ma non potevo saperlo. Non ho mai capito come si sia riusciti a mandare in vacca tutto col terzo che pur non essendo malaccio insomma…
Si, un capolavoro, regista e cast perfetti, il migliore della trilogia e ancora il migliore film sull’Uomo Ragno…
Da grande ex lettore dei comics, ho sempre considerato Doc Ock come un METAFORONE.
Prendi i Sinistri 6: sono tutti delle mezze seghe nello scontro fisico, tranne Ock che coi suoi tentacoli è pericolosissismo. E questo perché è più INTELLIGENTE.
Potrei sbagliarmi, ma Sam Raimi nel tratteggiare il suo Doc Ock ha in mente la versione di Gil Kane piuttosto che quelle di Steve Ditko di Romita Sr. Al tempo avevo letto una intervista del regista in cui spiegava che aveva scelto Molina – che è grande e grosso – per trasmettere una idea di potenza e rendere “realistico” il fatto che avesse 4 braccia supplementari di metallo. Molina nel film è figo. Direi + di Spidey. L’Octopus di Kane non è pettinato come una comparsa del Nome della Rosa e ha muscoli da camallo. Il cartoonist – noto x il rilancio di Lanterna Verde nella Silver Age – se qualcuno lo avesse chiesto, avrebbe fatto di Zia May una amazzone. Il film – al di là del fatto che è figlio del suo tempo con cose come gli indigeni di New York che proteggono Spidey inerme dal cattivone a tre anni dalle Torri Gemelle – ha aiutato il processo di maturazione del personaggio di Otto Ottavius che nei seventies è stato ad un pelo dall’impalmare Zia May e che è diventato davvero un Peter Parker da sliding door in una minisere di Zeb Wells e Kaare Andrews.
Prendetevi tutti un attimo per pensare a come sarebbe stato un lavoro di Raimi su Octopus senza Pavido Parker e girato come un Darkman 2.0. Il mondo non sembra improvvisamente un posto migliore?
Ma ritengo che questo avendo uno stampo molto classico come film, non stia invecchiando peggio di un thor o un cap…quelli erano vecchi già quando uscirono…i cinecomics durano meno dello yogurt…
Si, non sta invecchiando peggio di un thor o un cap… anzi l’ho rivisto più volte negli anni e mi è sempre sembrato un capolavoro…
Forse sarò un po’ coatto, ma le scene con i newyorkesi che difendono Spidey mi hanno sempre fomentato e fatto scattare in piedi ad urlare “U S A! U S A!” con il cappellino degli Yankees, la torta di mele sul davanzale e avvolto nelle stelle e strisce.
Il rapporto di amore-odio tra il ragno e la città è la cosa che più mi manca delle nuove trasposizioni, e che invece Raimi rendeva alla perfezione.
Nei fumetti, per decenni, raramente i cittadini della Grande Mela hanno fatto il tifo per Spidey per colpa della campagna di stampa di JJJ. I pulotti invece in qualche occasione sentivano di essere nella stessa squadra del Ragno, a prescindere dalla famosa prima pagina del Bugle ” Hero or Menace? “. Un agente senza volto salva il Ragno da Rhino al suo esordio – mi pare nel 1966 – ed un altro lo lascia andare dopo che ha preso al volo un tossicodipendente che salta nel vuoto in una storia del seventies disegnata da Kane ( uscita senza imprimatur del Comics Code Authority). Karl Kesel ( autore completo, ma + noto come Sceneggiatore ed inker ) sosteneva mentre scriveva Daredevil che la differenza tra Spidey e Scavezzacollo è nel fatto che il primo piace quando perde ed il secondo quando vince. Forse non aveva letto le storie di Frank Miller, ma sul fatto che Pavido Parker funziona quando non vince mai del tutto aveva ragione.
Non a caso ho scritto di amore e odio. Ogni cento, mille persone che si fidano di JJJ e lanciano merda contro l’arrampicamuri c’è almeno un Ragazzo che Collezionava L’Uomo Ragno, e quanto basta.
Un aspetto di Spider-Man che mi piace (che è molto più preponderante in Daredevil) è il suo essere un eroe blue-collar (i pulotti infatti empatizzano), i cui nemici sono altri sfigati come lui (Rhino, Electro, Shocker, l’uomo sabbia) o palazzinari senza scrupoli (Osborn, Kingpin). Aspetto che è meno presente nell’MCU, perché lì Spider-Man è già a quindici anni un avenger, membro giovane di un club di divinità e figlioccio di un miliardario.
Concordo e devo dire che le scene con i newyorkesi che difendono Spidey mi emozionano ancora e lo stesso effetto hanno fatto ai miei figli…
Effettivamente Doc Ock è uno dei cattivi più memorabili se si parla dei film di Spiderman; personalmente direi che se la gioca con l’Avvoltoio di Michael Keaton, in un duello tra impermeabile e giacchetta da aviatore.
Comunque, miglior film della trilogia di Raimi e uno dei migliori film a tema buffoni in calzamaglia. Certo, limitandoci all’arrampicamuri c’è un certo Into The Spiderverse che gli spiccia casa, ma buttalo via questo Secondo Uomo Ragno.
E’ un gran film. Personalmente io amo tutta la trilogia firmata Raimi. Anche il terzo, per quanto convulso e un po’ forzato.
Il Secondo capitoli è definito all’unanimità il migliore e probabilmente lo è.
Bello dall’inizio alla fine, combattimenti straordinari, Villian imperioso, tutto quello che si può volere da Spiderman.
LUNGA VITA ALLO SPIDERMAN DI SAM RAIMI! A TUTTI I SUOI COLLBORATORI ED INTERPRETI!
Sottoscrivo il giudizio di Matthew. Trilogia insuperata, compreso il terzo di cui aspetto la recensione de I 400 Calci…
Film che non mi è mai piaciuto particolarmente ma neppure detestabile.
Ho scoperto solo in seguito fosse considerato una specie di capolavoro.
Mi fa piacere di non essere l’unico a ridimensionarlo.
TUTTE le pellicole di Spider Man, secondo me soffrono di forzature.
Lo scrissi già sulla rece di homecoming.
So che parlare di realismo in un film di pigiamoni è paradossale ma pensare che a NY ci sia una serie di conicidenze tali che Mary Jane stia per sposarsi proprio col figlio del titolare di Peter Parker o che venga rapinata la banca proprio nel preciso momento in cui ci sono lui e sua zia sono forzatura davvero innaturali.
E sicuramente ce ne sono altre sia sul primo che sul terzo film.
E, secondo me segno di una scrittura troppo facilona.
Ma d’altronde per anni ci sono stati sceneggiatori che hanno pensato (e molti lo pensano ancora) che le gag sulle scoregge facciano ridere.
Beh, ma è il presupposto stesso dei fumetti.
TUTTE le robe capitano sempre a TUTTA la gente che gira intorno PP, o fisicamente o come parentela/amicizia.
A parte questo, passando una normale giornata a NY non credo sia difficile imbattersi in un qualunque tipo di crimine.
Da non appassionato di supertizi questo lo apprezzai molto, perché Raimi riuscì a rendere quella leggerezza “fumettosa” che comunque associavo a quei personaggi. Dovrei rivederlo per valutarlo oggi. Ma il confronto che fai con i cinecomics odierni, definendoli “ottimi” film e non quella linea di omogeneizzati cinematografici che mi sembrano sempre più diventati, mi fa pensare che, almeno per i miei gusti, il confronto resterebbe impietoso.
Incredibile quanto sia rimasto riconoscibile il font della trilogia di Raimi.
Verissimo, ci sono alcune inquadrature che sono la sua marca stilistica da sempre..
No, dicevo proprio il font dei titoli sulle locandine. Quello degli Spider-man di Raimi è estremamente caratteristico.
Aaahhh si si, vero anche quello.
L’ho rivisto durante il lockdown primaverile quando mi sparai tutto lo sparabile che avevo in casa. Pure la trilogia di Spiderman di Raimi. Pem-pem-pem! Uno dietro l’altro. Confermo quanto detto da George nella rece quando dice che non è invecchiato bene questo capitolo. Però dissento perché, secondo me, il primo è invecchiato pure peggio (sul terzo sorvolo perché c’ha avuto mille problemi, poraccio!).
La scrittura, la recitazione, le scene non di combattimento,… C’è una pesantezza e una lentezza che stona non poco. Ovviamente nei primi 2000 erano perfetti, ma rivisti dopo anni di Marvel paiono passate due ere geologiche. E pure Maguire, che all’epoca reputavo perfetto, c’ha na faccia da schiaffi che innervosisce.
Si salvano alla grandissima il villain e le scene di combattimento (intese come situazioni, tipo la metro che rischia di deragliare facendo una strage) che paiono dirette l’anno scorso. Raimi in questo ha tracciato il sentiero alzando l’asticella di due tacche.
Quello che scrivete è tutto vero, però mi fa arrivare a conclusioni opposte.
Cioè, quella recitazione che caratterizza tutto il film, che voi definite “legnosa” per via della trama è proprio ciò che mi fa amare questo film. Sarà perché lo fa sembrare quasi un film d’altri tempi, o forse perché lo contrappongo al cazzonismo che pervade i film dell’MCU e la loro recitazione da film TV
Per quanto mi riguarda la trilogia di Raimi è degna di essere inserita fra i classici del Cinema, ovviamente tenendo presente l’origine fumettistica della storia (non ci si può aspettare il neorealismo). L’MCU non è stato allo stesso livello, nonostante i progressi negli effetti speciali, a parte forse la serie di Iron Man…
Se parliamo poi nello specifico dell’Uomo Ragno, beh, lo Spider-Man dell’MCU faccio fatica a considerarlo come lo Spider-Man che conosco.
Sarà forse che io i fumetti li leggevo in un’altra epoca, ma per me il Ragno e gli Avengers erano due mondi separati.
Questi film in cui praticamente gioca con gli aggeggi forniti da Tony Stark e si ritrova al centro di battaglie spaziali (mentre Spider-Man ha sempre avuto di bello il suo essere un eroe “urbano”, come si vede anche nei film di Raimi) non sono il personaggio che conosco, oh, poi magari altri invece ci si ritrovano
Hai totalmente ragione.
Vedere Spiderman con un costume che è praticamente un’armatura di Stark fa brutto forte (avviene anche nei fumetti eh, ma è una cosa diversa, una tantum).
E infatti nel primo film da solo, la lezione è che non è il costume che indossi, ma le azioni che compi, a fare l’eroe: insomma, si sono ripresi.
A parte questo, come concezione del personaggio, secondo me è l’aggiornamento giusto. Peter Parker è un ragazzo del suo tempo con le relative sfighe, e correttamente lo rappresentano quei film. Cosa cannata totalmente dagli Amazing di Webb.
è da taaaaaanto che non leggo un fumetto marvel ma quando li leggevo io era evidentemente un universo condiviso (anche se è vero quello che dici sull’ambientazione “urbana” in sm) e non di rado apparivano i fantastici 4, con la torcia umana che scassava la minchia a ogni entrata… ricordo ancora con piacere una scena in cui arriva tutto baldanzoso e Wolverine perchè si lo “spegne” con un pugno nello stomaco. aaaah, son passati tanti anni ma ogni volta che ci ripenso torna il sorriso.
Certo, è sempre stato un universo condiviso quello Marvel.
Diciamo che però c’erano precise ambientazioni che caratterizzavano i personaggi.
L’Uomo Ragno (almeno quello che conoscevo io) è sempre stato un personaggio più a suo agio nei vicoli puzzolenti di New York piuttosto che a bordo di astronavi o su altri pianeti.
E ci aggiungo pure un altro aspetto fondamentale: era uno che faceva il fotoreporter per sbarcare il lunario e pagava a fatica l’affitto a fine mese, non era certo il protetto di un multimiliardario.
è vero, hai ragione. e in effetti io che avevo iniziato a entrare nel mondo marvel proprio con l’uomo ragno non ero troppo entusiasta delle ambientazioni spaziali. ora che ci penso ho mollato tutto proprio con quel cross-over dove andavano tutti su un pianeta (quello dove trovano il costume nero)…
Secret Wars – miniserie di dodici nn ( 1984/5 ) – nata con la duplice finalità di vendere pupazzetti snodabili e battere sul tempo la monumentale Crisi on the Infinite Earths della concorrente DC che aveva un altro respiro e mission ( semplificare il multiverso composto di tante versioni della Terra con tante versione dei personaggi ).
Jim Shooter scrive e Mike Zeck disegna la maggior parte degli albi. FF, Spidey, Avengers, X-men e parecchi villains si battono nel mondo di un dio nomato Beyonder ( tradotto da noi tra le polemiche in Arcano ). In un anno fuori porta succedono parecchie cose, Ben Grimm lascia i FF e sarà sostituito da She-Hulk per un po’, Colosso degli X-Men si innamora di una aliena e tradisce Kitty Pryde, Spidey porta a casa un costume nero che poi scoprirà essere un simbionte vampiro che scaricherà perché finisca col fondersi con Eddy Brock in Venom. Oh yeah. SW vendette un frappo.
Minchia, Guerre Segrete è del 1985! Ti sei perso lo Spiderman di Peter David, JM De Matteis, David Michelinie, Kurt Busiek…è come se ti fossi fermato a Romero e ti fossi perso la New Hollywood!
Lo Spidey di PAD – tutti lo ricordano principalmente per la Morte di Jean deWolff – ha svecchiato il personaggio. In un episodio- credo da web of Spiderman – Flash Thompson spiega a Pavido Parker come si sia auto-isolato negli anni del liceo ( effettivamente in Amazing Fantasy # 15 è preso x il lato b, ma è anche lo Sheldon Cooper ante litteram che invita i suoi compagni di classe ad una mostra sulla radioattività il sabato pomeriggio ) il che la dice lunga su come la pensi Peter David sul personaggio ( ma mai come quello che ha prodotto x Spider-man 2099 ). La lunghissima run di DeMatteis ha reso ancora + tridimensionale Harry Osborn. Michelinie è stato oscurato uno zinzino dal segno allora perfettamente aderente allo zeitgeist di Todd McFarlane. Sembra passata una vita, ma sono solo sei lustri…
guerre segrete! si era proprio quello, grazie! ricordo che tra amici bisognava leggerlo per forza, con il senno di poi ricordo ancora cose belle che probabilemente mi piacerebbero anche oggi (tipo il punitore di Mignola o weapon di Barry Windsor-Smith ) ma guerre segrete no. e su Mc Farland anche lui dopo l’entusiasmo iniziale (i piú nerd tra noi lo conoscevano ancor prima della pubblicazione in italia per via di alcune tavole che avevano messo in un gioco del c64) ma anche lui mi aveva stancato abbastanza presto.
ok, la smetto con l’amarcord :P
Anche a me vedere Spiderman con un costume che è praticamente un’armatura di Stark ha fatto brutto forte, meglio lo spider-man di quartiere solitario di Raimi. Mentre per il resto l’aggiornamento di PP dell’MCU poteva anche essere giusto come anche mi è sembrata azzeccata la scelta dell’attore protagonista…
CREPASCOLO, ricordo bene quell’episodio!
Era una delle storie filler che facevano scrivere e disegnare sempre agli autori “minori”, ma che alla fine si rivelavano meravigliose per lo sviluppo e l’approfondimento della psicologia dei personaggi.
In pratica Flash e Peter si ritrovavano sul ring per la “rivincita” di quando Pete stese Flash “con un colpo fortunato”, e appunto il nostro pugile roscio gli ricorda di come lo scherno e l’isolamento se li fosse sempre cercati durante gli anni del liceo.
Chissà dove ho l’albo.
Io ho letto la storia del colpo fortunato – un albo di Lee/Ditko in cui se non ricordo male era anche una sorta di Robbie il Robot – da bimbo, ma deve essere stato uno spartiacque per diversi creativi. Bendis la cita nel suo Ultimate Spider-man. In un certo senso è anche in una scena cardine – ehi tu porco levale le mani di dosso ! – di Back To The Future.
Tra i 3 di Raimi, questo è quello che riguardo sempre con molto piacere.
È vero, non è invecchiato molto bene…ma non mi toglie neanche un grammo di gusto nel vederlo, per me che ho adorato il ragno di Romita è una visione sempre appagante.
Le coreografie d’azione di questo capitolo sono bellissime, mettono addosso una carica ed una tensione che non sono riuscito a rivivere in nessuno degli altri film.
Gran pezzo di storia dei cinefumetti, ma anche gran pezzo di storia del cinema.
Le mie puzzolette amano il personaggio di Maguire, e forse non sbagliano quando mi dicono che è il Peter migliore.
Concordo in pieno. Gran pezzo di storia del cinema, un capolavoro sottovalutato per una questione di genere…
è vero, hai ragione. e in effetti io che avevo iniziato a entrare nel mondo marvel proprio con l’uomo ragno non ero troppo entusiasta delle ambientazioni spaziali. ora che ci penso ho mollato tutto proprio con quel cross-over dove andavano tutti su un pianeta (quello dove trovano il costume nero)…
ok ma se siamo in un acquario non chiamarmelo NY.
Poi boh, sarò io vecchio ma il fatto che MJ stesse per sposare il figlio di JJJ aggiunge qualcosa alla trama?
Idem per la scena della banca con la Zia.
In home-coming, per quanto banale il Twist che Avvoltoio fosse il padre della tipa ha due risvolti. Il primo è che (nonostante PP potesse fare letteralmente il *ulo al tipo nonostante la pistola) è un momento di tensione palpabile e il secondo è che le azioni hanno conseguenze anche su innocenti (la famiglia deve trasferirsi dopo l’arresto del padre).
Ho trovato tutto abbastanza sensato.
Si sarebbe potuto far lo stesso senza questa sensazione di acquario però almeno aveva motivazioni.
Il fatto che Zia May fosse l’ostaggio non ha aggiunto nessun pathos (onestamente non mi ha mai dato la sensazione di essere in pericolo) come nel caso del terzo film in cui PP salva Gwen stacy che guarda caso è la morosa di Eddie Brock che guarda caso glielo dice al padre nel momento in cui spidey la salva.
Dai c’è un limite alle coincidenze: è scrittura davvero povera.
Facciamo il discorso inverso.
In questo film, se nella metropolitana ci fosse stata Mary Jane (o zia may o un qualsiasi altro personaggio) avrebbe aggiunto qualcosa?
Per me no. Anzi, avrebbe reso il tutto paradossale.
Spiderman alla fine protegge NY non la sua cerchia di amici.
Comunque ripeto, parlar di logica in un film di pigiamoni lascia il tempo che trova.
Onestamente non ricordo il Punitore di Mignola. Negli anni di SW Mike Mignola disegnava Alpha Flight. Era molto lontano dal cartoonist stiloso di Hellboy. Ha disegnato una cover del Punisher serie del 1987. È esploso con il famoso Elseworld di Bats vs Jack the Ripper in casa DC. Ricordo il Weapon X di BWS. Primi anni novanta. McFarlane non è mai stato uno storyteller, ama disegnare principalmente splash pages, ma ha rilanciato Spidey in un momento in cui era vissuto dal suo pubblico come un brodino la sera prima delle orazioni ed il suo Spawn è oggi il più longevo comic book non pubblicato da Marvel o DC.
A me è dispiaciuto che la bellissima serie di Raimi non sia proseguita con ulteriori capitoli, semmai ci scappava anche un bel ingresso del Punitore (come nel fumetto) che forse Raimi avrebbe saputo rappresentare come si doveva in contrapposizione all’Uomo Ragno…
Commento spassionato: i film con Holland non sono ottimi, proprio no, possono avere un bell’impatto all’inizio ma sono poverissimi. Non hanno tensione, tempi e sono stupidissimi. Spiderman 2 ha una sceneggiatura che nel suo contesto e con la regia di raimi funziona benissimo, fosse la regia di un singer, probabilmente sarei d’accordo con questa recensione, invece penso che il recensore si sia fatto un litro di sangria prima di scrivere. Non so se mi spiego ma il protagonista consegna le pizze volando sulla città, c’é del grottesco, della cultura popolare spicciola, dai su non stamo a fa Kubrick e proprio per questo funziona. Holland a meno che non succede qualche miracolo se lo dimenticano in 10 anni
Secondo me, preso in senso assoluto, in questo momento Homecoming è tranquillo nei primi tre marvel di sempre.
Quando l’ho visto ho pensato che fosse il miglior film di spiderman di sempre (con tutto l’accento su “film” e non su “spiderman”, sia chiaro).
Però sono d’accordo, le Spiderman dei Raimi me lo ricorderò per tutta la vita, Tom Holland non credo.
Della nuova serie con Holland, Holland è la cosa migliore, ma come film non c’è paragone con quelli di Raimi, che sono indimenticabili…
…i film di Raimi saranno anche invecchiati, ma sono invecchiati come invecchiano dei classici…
E con questo, il caso è chiuso!
Concordo con te Giancarlo, sono perfettamente d’accordo.
Questo revisionismo sulla trilogia di Raimi lo trovo un po’ sciocco, a mio parere. Un film, al di là dello stile adottato, deve fare una cosa molto semplice: funzionare. A livello di sceneggiatura, scrittura personaggi, scelte di montaggio, costumi, colonna sonora etc. E la trilogia di Raimi, al di là delle varie ingenuità, talora anche grosse, disseminate qua e là, funziona alla grande ancora oggi ed è, a mio avviso, tranquillamente all’altezza (se non superiore) ai migliori prodotti del MCU.
Il fatto che nell’ultimo decennio ci siamo abituati ad un’impostazione di cinecomics più seria (personalmente io la ritengo spesso fastidiosamente ‘seriosa’ e ‘pretestuosa’ oltre che ‘caciarona’) non significa che tutto ciò che sia venuto prima sia da buttare o da guardare col sorriso che si rivolge agli ingenuotti.
Tanto per fare un esempio di un altro genere, “Via col vento” funzionava perfettamente nel 1939 sotto tutti i punti di vista e, se uno spettatore del 2020 ha una mentalità aperta per comprendere ed apprezzare un prodotto del 1939, funziona alla grande ancora oggi. E’ ovvio che quel determinato modo di fare cinema sia finito da decenni, basti pensare anche a “Il dottor Zivago” che ha uno stile da ‘kolossal’ molto simile ma a cui personalmente mi risulta molto più difficile perdonare certe impostazioni proprio per il fatto di essere venuto ben 26 anni dopo! Ma questo non significa che “Via col vento” allora vada ridimensionato solo perché dopo sono arrivate commedie molto più brillanti come “L’appartamento” di Billy Wilder o “Il laureato” di Mike Nichols. Ogni prodotto è figlio del suo tempo: verissimo. Ma, per i tempi in cui è ambientato, funziona? “Via col vento” sì, “Il Dottor Zivago” no. Gli SpiderMan di Raimi funzionano ancora oggi senza alcun dubbio, a più di 15 anni di distanza. Diremo lo stesso di quelli con Tom Holland? Io un’idea ce l’avrei, ma solo il tempo sentenzierà……
Sicuramente il miglior Spiderman di sempre ma gli rimprovero che il cattivo si immola da solo. Insomma so che Spiderman non uccide nessuno se può evitarlo, ma che alla fine il doc Ock si penta e si ravveda e si sacrifichi per salvare gli altri non mi va giù.
Gli scontri sui grattacieli e nella metro sono sublimi e insuperati anche nei film più recenti.
Doc Octopus sembra il cosplay di tutte le cose di Matrix messe insieme, comprese le sentinelle.
La scena horror che mi è rimasta impressa del film è quella in cui la zia May dice a Peter ” quei fumettacci ? Li ho buttati ” . Ma brutta s……
Questo invecchiato peggio del primo!?! Posto che sono stati sempre così da 18 e 20 anni, ha la scena del treno che molti film di oggi si sognano. Vabbè, ormai questo è il mood generale. Sic! Mi sa che semplicemente ci si è scordato com’ è caratterizzato l’ Uomo ragno.