17 Aprile 1930 – 21 Gennaio 2021
Rémy Julienne è stato realmente un mito: una vita incredibile e un nome che è diventato sinonimo di acrobazia, di pericolo, di inseguimenti, tanto da rivaleggiare col suo connazionale Rocambole nell’immaginario di almeno due generazioni di spettatori. Probabilmente la prima celebrità degli stuntmen, sicuramente quella che ne superò il ruolo puramente tecnico, diventandone epitome e figura pop.
Da Arthur Penn a Sergio Leone, da Henri Verneuil a Dino Risi, da François Truffaut a John Frankenheimer, John Woo e Roman Polański, fino alle pubblicità della Fiat, della Citroën, della Renault, in un’epoca in cui a un’automobile si richiedevano solidità, velocità, tenuta, e nelle réclame avventure fuoristrada e non che si guidasse da sola, con estrema pacatezza, verso il supermercato.
Julienne ha incarnato un’idea di cinema e di Francia, quella del dopoguerra, affamate di vita ma anche nichiliste, con le sue storie fatte di avventura e fatalismo, quelle ciniche dei noir e dei polar, dei reduci dell’Indocina, della Legione straniera, dei professionisti della rapina e degli sbirri che li braccano, dei Delon e dei Belmondo.
Fu solista virtuoso in quel cinema che rese l’automobile, vero simbolo della sua generazione, un elemento essenziale nell’intrattenimento e fu strumentale per quel cinema che assurse l’inseguimento, la guida, a narrazione; basti pensare al suo lavoro per Un colpo all’italiana, all’inseguimento con le Mini sul Lingotto, simbolo di un’epoca cinematografica, o alle sue scene per i vari 007.
In particolare, noi italiani, gli dobbiamo la fortuna di alcuni dei nostri film più esportati, i polizieschi all’italiana su tutti, dei quali gli stunt furono sicuramente una delle principali attrattive; a lui si devono scene iconiche come l’inseguimento sulla scalinata di Trinità dei Monti di Poliziotto Sprint, l’inseguimento di otto minuti in La polizia incrimina, la legge assolve e quelle con le moto e la Dune buggy in …Altrimenti ci arrabbiamo! .
Oltre ad aver eseguito di persona decenni di stunt incredibili ed essere stato un innovatore della professione, Julienne ha insegnato con la sua scuola per cascadeurs a tanti allievi, alcuni dei quali, come Jean-Claude Lagniez, portano alto il suo insegnamento in film come Ronin, The Bourne Identity e Mission: Impossible – Fallout, rendendo immortale il suo lascito.
Lo saluto con la deferenza di un devoto del cinema di macchine di sgommare, ma soprattutto con l’affetto di un bambino che ha giocato con le Hot-Wheels, mimando inconsapevole alcuni suoi stunt visti in TV.
Molto bello Poliziotto Sprint con Maurizio Merli con regia di Stelvio Massi e Remy Julienne nella parte del cattivo gentiluomo e ottimi inseguimenti.
Il suo quasi coetaneo Cesare Maestri, il ragno delle Dolomiti scomparso pochi giorni fa, diceva che l’alpinista più bravo è quello che diventa vecchio. Penso che ciò valga anche per il mestiere di stuntman. E Remy Julienne ci ha dimostrato di essere il numero 1. Ha fatto dei gran numeri alla faccia della CGI (il salto in macchina attraverso il vagone del treno in corsa, per citarne uno) e per certi versi impensabili oggi (la discesa in auto dalla scalinata di Trinità dei Monti, il “passaggio in elicottero” a Belmondo a Venezia). Che dire, aveva un gran manico.
Grazie, ci hai meravigliato e fatto divertire, che la terra ti sia lieve, Remy Julienne.
Eroe Vero