In occasione del suo 40esimo anniversario, vi abbiamo raccontato del seminale Superman di Richard Donner e dei suoi tre sequel, incluso lo spin-off Supergirl. Ma com’è proseguito il rapporto tra il cinema e i fumetti dopo quel rivoluzionario successo? Scopritelo con la nostra rubrica #EroiDiCarta.

Autogriiill, autogriiill
Non vedo perché la saga cinematografica degli X-Men abbia il diritto di scagliarci fortissimo in faccia faccende etiche, morali e sociologiche complesse e scivolose trattandole come se fosse un TEDx organizzato nel retro di un circo – mica il Cirque du Soleil eh, più quello che si piazza in zona industriale e ha come principale attrazione Glauco, il pagliaccio scurreggione con la dentiera che casca – e noialtri homo sapiens invece dobbiamo giustificare e circostanziare tutto quello che diciamo. Anch’io, una volta nella vita, voglio essere apertamente e senza conseguenze Quello che rovina le conversazioni innocue tirando in ballo argomenti controversi in maniera superficiale per poi andandosene ruttando JUGGERNAUT. Per esempio adesso, se sono ancora in tempo per rompere le balle a qualcuno, ci terrei a dire che Vincenzo Muccioli, padrino di cresima di Red Ronnie e protagonista della serie di fantascienza SanPa, è giusto uno Charles Xavier a cui non si sono attivati né i geni della telepatia, né quelli dell’alopecia. Entrambi vogliono aiutare categorie di persone neglette dal resto del mondo, se non apertamente disprezzate od osteggiate, ed entrambi pretendono di farlo come vogliono loro e in nessun altro modo, in nome di un bene superiore che giustifica ogni sospensione delle libertà personali ritenuta necessaria. Solo che gli argomenti di quello con i baffi vengono ampiamente discussi e contestualizzati perché, grazie al cazzo, è la vita vera. Xavier, invece, può spararle e farle grosse e sceme quanto vuole senza bisogno di spiegazioni o approfondimenti perché tanto è solo il personaggio di un universo narrativo cinematografico stupido. Quanto stupido? Stupido come i dirigenti di 20th Century Fox che hanno apparecchiato la lavorazione di X-Men – Conflitto finale, chiusura di una trilogia che era partita bella e importante, era proseguita spettacolare ma stronza, e si è conclusa con un film abborracciato e slegato, di quelli che un po’ di fastidio te lo fanno salire. Di quelli in cui gli Xavier di questo mondo che se ne escono di scena ruttando JUGGERNAUT sono solo la punta dell’iceberg. Sigla!

La pialla
Aprono le danze del fastidio Patrick Stewart e Ian McKellen, in un flashback che li riporta vent’anni nel passato quando, amiconi e tutti piallati digitalmente per sembrare più giovani e più inquietanti e più fuori sincro con il labiale, vanno in gita a casa Grey per prendere in consegna una giovane mutante dalle potenzialità spaventosamente illimitate: Jean ha 13 anni, solleva tutte le macchine del vicinato (oltre al pistulino acquatico di Stan Lee) con una sola alzata di sopracciglia e non assomiglia tanto alla Famke Janssen tutta educata e serena che abbiamo conosciuto nei primi due film (prima che facesse la fine dell’orso) quando il suo unico dubbio al mondo era se bombarsi Wolverine subito o aspettare che quella triglia di Ciclope finisse fritto da qualche mutante svegliatosi con lo zoccolo sbagliato. Il succo di quest’introduzione? Fare un po’ di ulteriore confusione nella continuity in vista di X-Men: L’inizio, evviva; ma anche ricordarci che Jean è speciale, ah signora mia quant’è speciale questa ragazza. Talmente speciale, pensi un po’ signora, che per farlo capire bene bene abbiamo deciso di introdurre a partire da questo film, così a muzzo come i cavoli a mazzo e senza spiegazioni, le classi di mutanti. Jean Grey è una mutante di classe cinque, qualsiasi cosa possa significare in questo universo cinematografico, ed è di gran lunga la più potente di tutti. Talmente potente che non lo sapeva nemmeno lei di essere così potente, visto che Vincenzo Xavier ha creato (senza chiederle il permesso) un muro psichico che ha isolato e nascosto il grosso dei suoi poteri. Grosso dei suoi poteri che, però, è talmente grosso da aver sviluppato una personalità tutta sua, pretendendo anche di farsi chiamare Fenice.

Maccosa?
Dunque: su un binario abbiamo Jean Grey troppo potente per controllarsi o essere controllata, che si risveglia tutta infeniciata ed è pronta a fare brutto a caso, magari manipolata da un Magneto sempre più fomentato contro gli esseri umani. Anche perché, come ci ricorda l’altro binario della sceneggiatura, nel frattempo noi sacche di carne abbiamo trovato per terra un incredibile espediente narrativo, per nulla già visto in X2: un mutante di nome Leech, che ha il potere di inibire il gene X e far retrocedere gli homo superior a homo sapiens. Il babbo di Angelo, il signor Capitalista Worthington, scopre come sintetizzare il potere di Leech e lo mette dentro a delle siringhe, pronto a curare tutti i mutanti del mondo a partire dal figlio, di cui si vergogna assai (METAFORA INTENSIFIES). I due binari, Famke Janssen incazzata e la cura al mutantismo, si incrociano e si risolvono nel gran finale ad Alcatraz, tra botte e sentimenti intenzi. Ora. Io non sono uno che, nella vita, progetta linee ferroviarie. Ma in linea di massima mi sento di dire che due binari non dovrebbero mai incrociarsi, a meno che non sia una faccenda studiata a livello millimetrico; altrimenti succede che qualcosa si schianta male.

O succede che qualcuno si scorda di togliere dalla sceneggiatura il mutante con il super potere di avere una mazza da baseball attaccata alla mano
Qui invece si procede a spanne, altro che millimetri; e si procede a spanne perché a Fox si fissano le date di distribuzione del nuovo capitolo di una saga anni prima rispetto all’inizio della lavorazione del film in sé, circa il giorno successivo all’uscita del capitolo precedente. Che poi anche chissenefrega se si organizzano così, fatti loro; è più che la suddetta data, poi, rimane inscritta nella pietra e non può essere modificata nemmeno chiedendo per favore. Allora capita che per il tuo film scegli molto tardi (ad agosto 2005, con data di uscita prevista il 5 maggio 2006) un regista (Matthew Vaughn) perché quello che c’era prima (Bryan Singer) se n’è andato a fare Superman Returns. A quel regista che hai scelto molto tardi, poi, gli fai fare gran parte della pre-produzione e del casting (è lui ad aver voluto Kelsey Grammer/Bestia e Vinnie Jones/Juggernaut) ma alla fine abbozzi quando ti dice che non c’è abbastanza tempo per fare le cose per bene e si sciacqua adducendo generiche scuse (“Problemi famigliari”, la stessa giustifica che mettevo io alle superiori per entrare in ritardo e zompare le interrogazioni. Una volta quella di italiano, uscendo dall’aula dopo la prima ora e trovandomi adagiato sullo stipite, bello riposato e sereno, mi diede dell’ineffabile. Lì ho capito che un insulto è ancora più potente se chi lo riceve non lo capisce). E alla fine, ciliegina sulla torta, succede che concludi il processo in bellezza sostituendo il regista fuggiasco con Brett Ratner. Quel satrapo sciamannato gaglioffo pusillanime di Brett Ratner. Insomma, quando una data di uscita è più importante della lavorazione di un film – al netto di tutti i discorsi pratici, dei tent-poles che ormai sono il punto focale della strategia distributiva ed economica di ogni major, dei cazzi e dei mazzi – allora vuol dire che di quel film te ne importa proprio poco. Ma poi basta vedere il casino che ha combinato Tom Rothman, l’allora presidente di 20th Century Fox, che oltre ad alienarsi registi come Alex Proyas, Zack Snyder e Peter Berg ha finito con l’affidare la sceneggiatura a due persone diverse, Zak Penn (già autore del soggetto di X2) e quel guercio disgraziato di Simon Kinberg, per poi frankensteinizzarle insieme e annunciare agli azionisti che, gaudium magnum, habemus copione e siamo pronti a girare. Che poi avrei una domanda: Simon Kinberg, nella vita, l’avrà pur scritto un film buono no? Chiedo l’aiuto del pubblico. Il pubblico urla forte Fantastic 4 di Josh Trank e Una spia non basta di McG. Il caso è chiuso.

Avete voluto Simon Kinberg? E adesso pedalate
Kinberg, per chi non avesse già unito i puntini, è quello dei due che ha scritto la parte sulla Fenice. Se la sentiva talmente torrida, questa faccenda di portare al cinema lo storico arco narrativo su Jean Grey scritto da Chris Claremont nel ’76, che tredici anni dopo Conflitto finale è riuscito a convincere gli amici di Fox a fargli fare tutto un film apposta. Che poi quel film sarebbe Dark Phoenix, una roba talmente oscena che dopo la sua uscita i tipi della 20th Century sono andati direttamente a bussare a casa Disney implorando di essere acquistati in blocco ché non ce la facevano più a tollerare sofferenze del genere – sicuramente non è andata così, ma lasciatemi sognare. L’altro binario di sceneggiatura, quello firmato Zak Penn, è ispirato a Gifted, prima parte del ciclo di Astonishing X-Men scritto nel 2005 da Joss Whedon. È una storia che, come detto, l’abbiamo un po’ già vista anche su grande schermo – umani che temono/odiano i mutanti e cercano di cambiarli/neutralizzarli – ma perlomeno è scritta con alcuni picchi di bellezza, tra cui metterei il personaggio di Bestia (particolarmente azzeccato) e le vette raggiunte dall’ossessione fanatica di Magneto, culminata nella scena strappacuore in cui Erik abbandona Rebecca Romijn tutta nuda e senza lattice blu addosso. Poi ci sono le scene di spaccare tutto, che erano e rimangono grandiose anche a tre lustri di distanza: l’assalto al tir blindato per liberare Mystica; Magneto che si fa fare le pippe a due mani da Christo e altro che passerella sul Lago d’Iseo, qua si sposta direttamente il Golden Gate Bridge per riuscire ad arrivare ad Alcatraz passeggiando; la prima scena al presente del film, con la Stanza del pericolo (finalmente) che ammicca a Giorni di un futuro passato; il tassativo Wolverine che agita gli artigli in canottiera, sempre un bel vedere; la spettacolare distruzione di casa Grey. Ora, invece, un rapido elenco degli elementi più imbarazzanti del film: Ciclope, utile all’universo cinematografico X-Men quanto un due di bastoni quando c’è briscola spade e si sta giocando a scacchi; due sceneggiatori al prezzo di uno che non sanno cosa farsene di Fenice per metà film e la tengono sullo sfondo mentre Magneto arringa le folle mutanti; il triangolo amoroso Rogue/Uomo Ghiaccio/Kitty Pryde, corretto nelle intenzioni ma realizzato con una goffaggine davvero impresentabile; duecento milioni di personaggi inutili e non riesci a inventarti qualcosa per Nightcrawler, che è stato il comprimario principale di X2?; ma soprattutto, se non bestemmio guarda, l’uso criminoso di Juggernaut, che eredita il ruolo di sgherro inutile e rincoglionito che fu di Sabretooth nel primo film e di fazza di philadelphia nel secondo. Però qua non si tratta solo di sprecare Juggernaut, personaggio di grossa caratura sultanesca; si tratta di sprecare Juggernaut interpretato da Vinnie Jones con della brutta plastica addosso, un’istanza che poteva rivelarsi epica e invece è servita ai malvagi produttori solo per fare un maldestro occhiolino da boomer (quello in cui strizzi entrambi gli occhi e ti fai un po’ di cacca addosso per lo sforzo) ai giovani dell’interwebz, citando a caso un celebre meme.

Un caloroso saluto al popolo della rete
Voi, se volete, rivalutate pure questo disastro ferroviario di film o continuate a ricordarlo con immutato affetto – all’epoca ricevette un discreto mucchio di recensioni tra il positivo e il tiepido, oltre a incassare mezzo miliardo di dollari (miglior risultato per la saga, fino a quel momento). Io resto dell’opinione che un tale livello di incuria, superficialità, confusione, fretta e menefreghismo nell’ideazione e nella realizzazione, rendano un film pressoché inguardabile e sicuramente fastidioso, ben al di là della passione che uno spettatore può avere per il materiale di partenza. Oltretutto, vedere certe scene ottime buttate a caso in mezzo a un aborto di sceneggiatura è un ulteriore incentivo alla blasfemia.
DVD quote:
«X-Men – Bestemmia finale»
(Toshiro Gifuni, i400calci.com)
Brett Ratner criminale di guerra.
Questo è quello che ho sempre detto parlando di questo film, e altro non aggiungerò.
Incredibile la quantità e la varietà di film che quell’incompetente sia riuscito a cannare in carriera, dalla commedia di menare come Rush Hour 2 fino ai cinecomic come questo X-Men 3, passando pure per film “seri” come Red Dragon.
E quanti ancora ne cannerà, visto che non si sa come riesce a continuare a lavorare (anche se noto con sollievo che almeno dopo l’Hercules con The Rock per fortuna sembra che l’abbiano fermato per un po’).
Che a me almeno non ha fatto schifo, quello. Ma penso più perché The Rock alla fine funziona sempre.
Visto il tema analogo, rispetto a Dark Phoenix è un capolavoro.
Sarà anche l’opera di McKellan che rappresenta un gran Magneto (la scena della chiesa è tutt’oggi potentissima: -If you’re so proud of being a mutant, where’s your mark? – I have been marked once, my dear, and let me assure you no needle shall ever touch my skin again.)
E poi vi lamentate dei film di Netflix.
Non ce la faccio a tornarci manco con la mente su ‘sto film, troppa amarezza.
Ho trovato la prosa un po’ farraginosa e difficile da seguire.
Ok fare i simpatici, ma quando un periodo si dilunga per 3 righe con subordinate e incisi a cascata, si perde il filo.
E’ vero, una delle poche recensioni che mi hanno lasciato un pò cosi, pur condividendola in generale. Credo dipenda dal fatto che il recensore tenesse molto al tema e ad esprimere pubblicamente un’opinione che probabilmente aveva da molto tempo; capita che gli scritti o i discorsi ai quali teniamo di più siano quelli che vengono peggio proprio per tale motivo
Riguardo il film io non conoscevo tutti i retroscena ma ricordo che sin da quando lo vidi al cinema mi diede l’impressione di una pellicola che doveva essere fatta “per forza”, a dispetto del non avere buone idee da realizzare. Ora scopro che doveva anche essere fatta per forza ed in quei tempi.
Io lo dico da anni che il buon Toshiro non sa scrivere, o che come minimo ha bisogno di un ottimo editor.
Come al solito troviamo frasi lunghissime (in questa recensione ce ne sono almeno un paio contenenti 100+ parole e quasi 1k caratteri), virgole messe a caso, parole inventate, riferimenti criptici, periodi senza senso e tutto il resto del suo repertorio.
Potrebbero far scrivere le recensioni a GPT-3 e sarebbero più piacevoli.
Ma forse c’e’ del genio e noi non ci arriviamo, per esempio dietro a perle come:
“Magneto che si fa fare le pippe a due mani da Christo e altro che passerella sul Lago d’Iseo, qua si sposta direttamente il Golden Gate Bridge per riuscire ad arrivare ad Alcatraz passeggiando”
Per carità, ogni lettore ha il sacrosanto diritto di apprezzare lo stile di alcuni redattori e non per forza di tutti, del resto “frasi lunghissime, virgole messe a caso, parole inventate, riferimenti criptici, periodi senza senso” son cose che faccio pure io volutamente da sempre e lo so bene che non tutti gradiscono. Grazie per il feedback, state tranquilli.
Lo vidi al cinema con parecchia fotta perché gli X-MEN, fino a quel momento, non avevano mai deluso. Alla fine non mi piacque molto ma nemmeno lo bocciai.
Era però un indubbio e deciso passo indietro rispetto ai due capitoli precedenti.
Rivisto più volte in seguito, ogni volta escono fuori sempre più difetti, noto sempre nuove discrepanze e vedo i segni del collage fatto con lo sputo sulle due differenti sceneggiature. Ed è un peccato perché pure a questo giro ci sono delle belle scene e un cast che si conferma ottimo e azzeccato. Avessero avuto più testa…
Mi sa che all’epoca se c’erano i supereroi mi andava ancora bene tutto.
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Per amore di trivia ricordiamo che Bestia fu interpretato dall’ottimo
Kelsey Grammer alias Frasier Crane alias Telespalla Bob.
Una delle prime delusioni consapevoli che ho avuto al cinema. Terribile e insipido.
Certo paragonato a x men apocalypse e dark Phoenix pare un filmone
A kinberg va riconosciuto di aver creduto e sbloccato ideadpoool e Logan rated R che quei caponi della fox da soli proprio non ce la facevano…poi si, come sceneggiatore e regista anche no.
Del film ricordo le ottime musiche, due-tre scene fighe ( ponte, morte fenice) ancora oggi, ma per il resto un macello compresso in un ora e mezza di film.
Eccolo.
Quello che ha dato inizio ufficialmente alla famigerata MALEDIZIONE DEL TERZO.
Contro cui si sono schiantati e spezzati le corna tantissimi altri.
Compreso, ahimé, lo Spider – Man di Raimi. Che pure era lanciatissimo, dopo due film uno più bello dell’altro. E anche il Batman di Nolan.
E generalmente per lo stesso difetto di fondo.
In genere una trilogia dovrebbe chiudersi col botto (e lì gli archi narrativi funzionavano in genere così). Coi fuochi d’artificio.
Qui abbiamo al massimo una scorreggetta, nonostante la tanta carne al fuoco.
E forse il problema principale sta proprio lì.
Tanta, troppa roba compressa in uno spazio e in un tempo minuscoli. Insufficienti.
Troppi intrecci, troppo trame, troppi personaggi. I più mal definiti o appena abbozzati, messi a casaccio più per la strizzata d’occhio che per effettiva utilità.
Vedo questo film e penso a una sola parola: fretta.
Fretta di concludere, e di passare oltre.
Juggernaut totalmente sprecato. E ve lo dice uno che Vinnie lo trova semplicemente grandissimo, in Lock and Stock.
Ma qui non c’entra niente. Così come non c’entra niente mettere giù un personaggio simile in questa maniera.
E Angelo? A cosa serve, oltre che a continuare a svolazzare qua e là come un fesso?
Unica buona trovata? L’aver tolto di mezzo Ciclope, che come sempre si guadagna la palma di personaggio più inutile.
Ma almeno si leva da prima di subito, stavolta.
Intendiamoci, non fa così schifo a parer mio.
Ma non vale neanche la metà di X – 2, che mi era piaciuto un sacco.
Problemi grossi del film 1) L’idea del siero che fa regredire il gene mutante e’ abbastanza scema, soprattutto se si pensa possa applicarlo anche a mutanti gia’ belli e sviluppati (quando a Bestia si ritira il pelame fa ridere, roba da lupo mannaro). 2) Incoerenze di sceneggiatura: lo vogliono inoculare a tutti i mutanti ma i piu’ pericolosi arrestati li scorrazzano su dei tir quando basta una siringhetta e via. 3) classificare i mutanti da 1 a 5 fa cascare le braccia, proprio n’americanata. 4) battaglia finale incasinata, con mutanti scemi che zompano. Ma soprattutto 5) Bello enfatizzare il lato “Nazi” di Magneto, ma rimane il fatto che mentre negli altri film il mutante era il diverso, qui i buoni sono tutti bravi studentelli perbene educati e puliti mentre i cattivi sono tutti sporchi ragazzacci di strada, con il risultato di fare un film sotto sotto molto di destra.
Avremo un bel X-movie quando finalmente nella stanza dei bottoni si comincerà a leggere i cicli di storie scritte da Grant Morrison, di cui la Marvel/Disney ha tenuto solo Fantomex e le Naiadi e Kid Omega , insomma solo i personaggi.
GM ha fatto di Scott Summers il soldato perfetto di Xavier che si lancia in ogni situaz , non sapendo come se la caverà, valutando all’istante le opzioni. Molto lo Hal Jordan/Green Lantern secondo Mark Waid. Lo stesso Waid che quando scriveva gli X-Men, però, ha detto di Scott ” che non aveva un pensiero suo da quando era qundicenne ” e a riesumato l’amour fou di Xavier per Jean, pescando un infelice balloon di pensiero di Stan Lee. Personalmente credo che il concept del personaggio sia che quando guarda, emette una sentenza. La stessa del bimbo che infila le dita nella presa e condanna il mondo per aver scoperto la corrente elettrica ( preso da un vecchio albo di Spidey ndr ). Il malaugurato incidente che ha invertito il suo potere – una botta sulla zucca mentre precipitava col paracadute – e ha fatto sì che debba proteggere il mondo dal suo raggio ottico ne ha mostrato la vera natura. Molto + interessante di una corda tesa tra cervello rettile e samurai che affetta il mondo, affermando che è il migliore in quello che fa e cioè nell’acconciare la chioma come una gondola. Giorno verrà ( sembra un titolo della Era Marvel – Corno ) in cui avremo un bel film con Scott ed Emma Frost ed una posse di giovani mutanti /alieni/cyborg ed altri che fanno fatica a trovare il loro posto nel mondo avversati da un enclave di intelligenze liquide multidimensionali che attraversano il tempo nel senso contrario a quello da noi percepito perchè credono l’entropia una forma d’arte. Morrisoniano. I true believers non lo ameranno, ma ormai chi legge i comics quando i supereroi sono altrove?
PS davvero grave usare Il Fenomeno in questo film come Bane in un Bats famigerato degli anni novanta
A me gli X-man non hanno mai affascinato più di tanto.
Quest’ultimo capitolo si risolve in una battagliona finale strappalacrime.
Sempre meglio della sua rivisitazione della seconda decade (con gli Alieni di Bari).
Ricordo questo film come i precedenti, con affetto e simpatia
Il problema principale del film secondo me è la proprio Fenice. I suoi poteri illimitati tolgono ogni possibile coinvolgimento allo spettatore (se spazza via qualsiasi cosa con un’occhiata storta, che pathos c’è?…). Personaggi così sono fallimentari in partenza, e la prova si è avuta proprio quando Fenice è stata riproposta con Dark Phoenix