C’è quel modo di dire che recita «stai attento a ciò che desideri, perché potrebbe avverarsi». Per esempio: la settimana scorsa ho chiesto al grande capo supremo Nanni Cobretti se potevo occuparmi io della recensione di Senza rimorso, il film conosciuto anche come Without Remorse o, per metter i puntini sulle i e i genitivi sassoni sulle forme possessive, Tom Clancy’s Without Remorse. Gli ho detto: «M’interessa moltissimo per la trama, e con “trama” intendo “Michael B. Jordan”». Il grande capo supremo Nanni Cobretti, nella sua magnanimità, ben conoscendo il mio debole per Michael B. Jordan, mi ha accontentato.
Ora, joke’s on me, perché le cose peggiori di questo film sono la trama e Michael B. Jordan. Ciononostante, pensate forse che mi sia pentita della mia richiesta? Faccio rispondere direttamente alla… sigla!
Max Pezzali’s Without Remorse
Lo so che spesso vengo qui a scrivere la recensione di un film e poi va a finire che vi parlo invece delle serie che sto guardando in quel momento. La coincidenza è che in questo periodo sto (ri)guardando The Wire (è la mia reazione di sopravvivenza alle carrettate di mediocrità rovesciate sui nostri schermi ogni settimana dalle piattaforme streaming, guardare un fottuto capolavoro; per onestà intellettuale, devo dirvi che le piattaforme hanno fatto anche cose buone, per esempio The Wire la trovate tutta su Now, e no, Sky non mi sta pagando, lo dico nel mio interesse, guardate The Wire, un mondo in cui più persone hanno visto The Wire è un mondo migliore per tutti, e quindi anche per me). E nella prima stagione di The Wire c’è baby Michael B. Jordan. È piccolissimo, nel senso che, essendo dell’87, nel 2002 aveva appena 15 anni; The Wire è l’esemplificazione della serie corale, quindi non c’è un protagonista, ma baby Michael B. Jordan non lo potremmo annoverare nemmeno tra i comprimari. È uno dei regazzini dei project di Baltimora ovest che vendono eroina ai tossici di quartiere, l’ultimo ingranaggio di una catena criminale ben oliata, una delle tante pedine sostituibili in un gioco complesso e in un sistema spietato. Fa una finaccia, e non è uno spoiler perché, dato il contesto, è abbastanza inevitabile. Comunque, nonostante tutto, si fa ricordare.

the king’s gambit
Fa strano, vedere lo stesso attore contemporaneamente da piccolo, nel suo primo ruolo importante (il debutto fu in una puntata dei Soprano, mica male baby Michael Jordan con la B. in mezzo per distinguerti da quell’altro tuo quasi omonimo un filo più famoso), e da grande, nel film che almeno sulla carta lo consacra come definitiva superstar hollywoodiana. Curioso anche che in The Wire sia protagonista di una celebre scena in cui il traffico di droga viene spiegato attraverso le regole degli scacchi, e in Without Remorse il suo personaggio utilizzi la stessa metafora per spiegare il proprio ruolo – o forse non è curioso, ma solo il segno che certe metafore sono un filo abusate. Di Without Remorse Jordan è protagonista assoluto e produttore, e il film è sfacciatamente un’origin story per avviare uno spudoratissimo franchise che, tra l’altro, potrebbe pure fare già parte di un universo condiviso crossmediale, come denuncia quel “Tom Clancy’s” messo in evidenza lì nel titolo. John Kelly/John Clark, il protagonista di Without Remorse, esiste nel mondo narrativo di Jack Ryan, e proprio il romanzo da cui è tratto il film, uscito nel 1993, dà il via a uno spinoff tutto su di lui, spiegandone la backstory, dopo che precedentemente era comparso in altri romanzi sul più celebre agente CIA clancyano. Già Jack Ryan stesso su schermo ha avuto una vita abbastanza travagliata, o, almeno, avendo cambiato volto un sacco di volte in pochi anni – Alec Baldwin, Harrison Ford, Ben Affleck, Chris Pine, John Krasinski – non ha (ancora?) guadagnato un’identità pop definita e riconoscibile come un James Bond o un Ethan Hunt: solo Ford ha ripreso il ruolo in due diversi titoli, mentre adesso il personaggio è approdato in forma seriale con Krasinski (siamo a due stagioni più una terza rinnovata, quindi una sua fortuna tutto sommato ce l’ha – ah, sapete chi c’è in Jack Ryan la serie? Il grandissimo Wendell Pierce, ovvero il detective Bunk di The Wire, okay va bene la smetto). Il fatto che la serie Tom Clancy’s Jack Ryan sia un prodotto originale Amazon Prime Video e che Tom Clancy’s Without Remorse sia stato distribuito in tutto il mondo – e dunque anche da noi – come film Amazon Original potrebbe far pensare davvero a un “Ryanverse” premeditato e attentamente pianificato; ma no, almeno non nelle intenzioni: il film doveva uscire in sala, poi ci si è messo di mezzo il COVID-19, la lavorazione è stata spezzettata tra un lockdown e l’altro, e nell’incertezza generale è finito direttamente online, solo l’ultima di una serie di sfighe che perseguitano fin dall’inizio il progetto.

#andràtuttobene
Lo spinoff cinematografico su John Clark è stato infatti a contorcersi nel development hell per quasi trent’anni, cioè da quando è uscito il libro Nessun rimorso, nel 1993, e la Sony si comprò i diritti cinematografici per 2 milioni e mezzo di dollari, pensando di farne un film sulla scia di Caccia a Ottobre Rosso e Giochi di potere. Il personaggio appare, interpretato da Willem Dafoe, in Sotto il segno del pericolo (e poi, nel 2002, da Liev Schreiber in Al vertice della tensione), ma l’idea di fare un film solo su di lui non decolla mai, nonostante al progetto vengano attaccati nomi da sogno come John Milius e Keanu Reeves, e poi, via via, Laurence Fishburne, Tom Hardy, Christopher McQuarrie. E in un battibaleno – come passa il tempo quando ci si diverte – eccoci al 2021 e a quello che dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) essere almeno un dittico, composto da questo Without Remorse e da un adattamento di Rainbow Six. Quando Michael B. Jordan è subentrato ufficialmente come protagonista e co-produttore, Stefano Sollima è stato assunto alla regia e il suo ormai amicone Taylor Sheridan è stato ingaggiato per riscrivere una sceneggiatura ormai troppo vecchia per funzionare ancora. Sollima e Sheridan, com’è noto, vengono dalla fruttuosa collaborazione in Soldado, e dunque qualche aspettativa questo nuovo progetto – per quanto evidentemente ancor più alimentare del precedente – ce l’aveva.
Solo che, purtroppo, Without Remorse è di una medietà abbastanza sconcertante, considerati i nomi coinvolti. Partiamo proprio da Michael B. Jordan: gli voglio bene, ma non ce la può davvero fare. Io sono probabilmente obnubilata dalla sua avvenenza, non dico di no, ma non lo ritengo generalmente così tanto scarso come dicono molti. Dopo quell’inizio in The Wire, ho iniziato a volergli bene in Friday Night Lights, dove per le ultime due stagioni ha interpretato l’improbabile quarterback liceale della problematica squadra della problematica scuola del problematico quartiere povero di Dillon, Texas – ovviamente figlio di padre e madre problematici. Mi piace in Creed e mi piace in Creed II – certo, l’idea che sarà anche regista di Creed III non mi fa dormire sonni tranquillissimi. In Black Panther secondo me funzionava molto bene come doppio speculare di Chadwick Boseman. Sono tutte parti dove, però, è ancora in qualche modo lo stesso ragazzino, che fa il duro ma sotto sotto non lo è davvero, e le vulnerabilità dei personaggi si sposano abbastanza bene con le sue fragilità d’attore. Invece in Without Remorse non è un ragazzino, e non c’entra l’anagrafe. È un Navy SEAL esperto e temprato da innumerevoli missioni brutte in cui ha visto e subito di tutto; dopo una di suddette missioni andata particolarmente male, dei misteriosi russi fanno fuori a sangue freddo tutti i membri del suo team, e quando ci provano con lui non ci riescono per poco, ma in compenso gli ammazzano la moglie (incinta, per sovrapprezzo di crudeltà) sotto gli occhi. Da questa premessa parte un’escalation di vendetta che Jordan dovrebbe caricarsi interamente sulle spalle, le quali, purtroppo, per quanto palestrate, non reggono. La sua limitata gamma espressiva fa trasparire ben poco del tormento interiore del personaggio, che dovrebbe esser dilaniato dai sensi di colpa (in fondo la moglie e la figlia sono morte a causa sua) e dalla scoperta che il paese che ha servito per tutta la vita in realtà l’ha fottuto senza tanti complimenti.

… nei tuoi primi piani intensi…
C’è da dire che la trama e la sceneggiatura di Taylor Sheridan (che altrove ha sempre dimostrato talento nella costruzione di personaggi insieme grandiosi e ambigui; non per dirvi sempre di guardare la tv, però sì, guardate Yellowstone, che è una delle mie soap preferite nonché un signor western) non lo aiutano. L’intreccio spionistico è basico e monocorde, proprio come le espressioni di Jordan. L’unica vera indecisione riguarda il “mistero” su chi sia il vero doppiogiochista tra ex-Billy Elliot e Guy Pearce (entrambi sfoggiano le loro migliori faccedacazzo). È come se nel (sacrosanto, eh) tentativo di aggiornare all’oggi una storia originariamente ambientata trent’anni fa, si sia annacquato tutto in una standardizzazione da ciclo Alta tensione di Italia 1. O forse, chissà, magari temevano di non riuscire a farlo neanche stavolta, il film, e allora si son portati avanti impacchettando una trama che potrebbe andar bene, quasi indifferentemente, in qualsiasi momento o periodo storico. Il risultato è l’ennesimo film uguale ad altri film – e ormai ho perso il conto di quante volte ho detto/scritto/pensato questa cosa anche solo nell’ultimo anno (poi mi chiedono perché invece della roba nuova riguardo le serie di vent’anni fa).
Ma Sollima, vi starete chiedendo, Sollima in tutto questo che fa? Sollima è il più bravo della cumpa, e anzi il mio consiglio è che vi vediate comunque questo film saltando tutte le parti in cui parlano, tanto non servono per capire la trama, perché la stessa trama l’avete già vista altrove. Ci sono in particolare due sequenze davvero notevoli, nonostante siano ambientate in due location da cui sembra che l’action contemporaneo non possa più prescindere, ovvero il palazzo fatiscente “assediato” e l’aereo di linea. Spero che la sicumera di Chris Nolan non si offenda quando dico che dopo tutte le menate tirate sul comprarsi un aereo da far esplodere in Tenet, io mi aspettavo di più una roba come la lunga sequenza che gira Sollima con l’aereo che si sono comprati qui. E, va detto, nelle sequenze action si riscatta un po’ anche il nostro (nostro? Forse solo mio? Eh…) Michael B. Jordan, che si è fatto tutti gli stunt da solo come ogni wannabe Tom Cruise che si rispetti. Adesso non è che voglia metterla sempre sulla manzitudine, ma proprio come – per dire – Chris Hemsworth c’è un motivo se si dice che questi attori hanno il “fisico del ruolo”: non è solo che sono grossi e pompati, è che hanno in effetti un certo carisma e una certa credibilità nel momento in cui devono darsi all’azione pura (il fatto che a Cruise basti solo il carisma è l’ennesima prova di quanto sia, per citare Mission: Impossible 5, «the living manifestation of destiny», ma sto nuovamente divagando).

“tu t’immoli… porca puttanaaaa”
Il problema è che Sollima ha uno stile molto preciso, lineare e funzionale, drittissimo, in grado di spogliare tutto ai minimi termini, di attaccarsi al realismo delle cose e di venirti così addosso come un camion in corsa. Qua poi lavora benissimo con gli elementi, con l’acqua soprattutto (da cui John emerge nella primissima scena e da cui resusciterà alla fine, con un’altra identità); alla fotografia ha un veterano come Philippe Rousselot, alle musiche – che comunque fanno sempre il loro – c’è… Jonsi? Ciao Jonsi! Era un po’ che non ti vedevo in giro. È uno stile duro e livido, in un certo senso meno canonicamente spettacolare, che funziona straordinariamente in contesti come Soldado o ZeroZeroZero e anche Suburra, perché riporta alla materialità della terra e alla brutalità della violenza argomenti e personaggi che sono larger than life fino all’astrazione. Ma qui, dove ci sono una sceneggiatura media in un’ambientazione media con un protagonista medio, questa tecnica di riduzione all’osso rischia di essere controproducente, l’understatement invece di far affiorare quel che conta davvero finisce per soffocare il tutto in una percezione di uniformità. Quelle due sequenze che dico restano molto molto fighe, ma chi guarda rischia quasi di non accorgersene.
E poi, vabbè, sembra superfluo dirlo, ormai, ma che due coglioni così ci hanno fatto i film che “non finiscono”? La scena mid credit che rimanda alla prossima puntata che forse ci sarà forse no? Se volevo vedere una serie tv mi guardavo The Wire – ecco, appunto.
Amazon Prime Video quote:
«Mah, forse a pensarci bene, qualche rimorso ce l’ho»
Xena Rowlands, www.i400calci.com
Voto a Sollima: 10
Voto a Sheridan: 2
Voto a Jordan: 5
Voto al film: MAH
Desiderio di un Clancyverse con incroci con Jack Ryan: elevato.
ah bhè, meno male che non è venuta solo a me in mente quella canzone lì appena letto il titolo per non parlare del videoclip…millennial boomer in arrivo…
Forza, ci siamo passati tutti. Io registrai da Italia1 e consumai la VHS.
Con Sollima + Sheridan la fotta era ALTISSIMA. Peccato si sia rivelato un action girato bene ma con trama e attori da serie B. Il classico cinque e mezzo scolastico.
P.S. La cosa più bella sono le recensioni su imdb (da 1 o 2 stelle) scritte da maschi alfa made in USA che si lamentano della comandante SEAL come se non ci fosse un domani.
Purtroppo se parliamo di verosimiglianza credo sia praticamente impossibile che oggi ci sia un caposquadra Seal donna, semplicemente perché servono decenni di carriera militare esemplare per arrivare a comandare una squadra Seal e solo da pochi anni le donne non hanno troppi ostacoli a diventare ufficiali.
Se fosse stato l’ufficiale dei Marines di collegamento con lo stato maggiore o simili era del tutto plausibile, devo dire che l’attrice è comunque perfetta per il ruolo, più alta di MB Jordan e del resto della squadra e fisicamente ineccepibile.
Non capisco come tutti possano giudicare così bene la scrittura di Yellowstone. Bah.
Yep. Un soap alla Dallas che se la tira da serie aristocratica, quando poi e’ un melodrammone che va per accumulo di tragedie mariomerolose, pieno di personaggi badass che risultano tali solo perche’ Sheridan li circonda di afasici incapaci anche solo di un sbottare un banale “vaffanculo!”. Mi ha fatto tremendamente ridimensionare le aspettative (altissime) su Sheridan.
Temo che, se non e’ totalmente diverso da quel che appare nel trailer, il film con la Jolie sara’ la pietra tombale sulla mia fiducia in lui.
Per non parlare dei casini random nelle puntate che non portano avanti la trama principale quasi sempre legati al figlio ribelle
Papá: ho visto Senza Rimorso
Io: non dirmi la trama..bello?
Papá: mah, trama veramente del ca**o, carino
Io: ah ok, ma le scene action almeno??
Papá: si carine..ma la trama madò che banale!
Vengo qui oggi…idem :)
Detto ciò me lo guardo cmq xk c è il buon Sollima dietro ;)
Peccato x il caro Taylor “non sbaglia un colpo” Sherydan…
Ma poi, dai raga’, basta con sto imbarazzante credito a Sollima, in quanto unico di noi topi di campagna ad avercela fatta ad essere andato in citta’ a farsi bello coi topi di citta’.
Ok e’ praticamente l’unico regista attuale che abbiamo in Italia che sa girare scene d’azione, avercene e bla bla bla.
Ma no: non e’ il nostro Micheal Mann.
E neanche il nostro Denis Villeneuve.
Al massimo e’ il nostro Martin Campbell.
Piu’ realisticamente, e’ il nostro Doug Liman.
ammazza Martin Campbell un maestro del cinema di genere e non solo.
Io non sono uno di quelli che caga il cazzo regolarmente con la questione “il libro è meglio del film” ma dato che la trama è il punto debole di questo prodotto ed avendo letto il libro vorrei ricordare che li:
1) John Clark è di origine irlandese e lo ricorda più o meno una pagina ogni cinque
2) La ragazza gliel’ammazzano dei trafficanti di droga dai quali aveva provato a salvarla
3) Lui entra in full “giustiziere della notte” mode, fa un massacro di suddetti trafficanti ed allora lo CIA lo contatta e gli dice più o meno “fingiamo che sei morto e ti salviamo dalla legge, però poi fai l’assassino per noi”.
Ora, forse oggi una trama del genere veramente non funzionerebbe, il protagonista DEVE appartenere a qualche minoranza, e il governo DEVE essere cattivo/colluso, però nell’operazione di riscrittura qualcosa dev’essere andato storto.
Sinceramente, a parte il (inserisci minoranza)washing dei personaggi al quale come dici bene non si scappa, non capisco cosa non poteva andare nella trama
Anzi, il fatto che il governa protegge e copre un assassino solo perchè fa comodo a loro qualcuno che fa i lavori sporchi al di fuori della legge, mi pare perfetto per i vari sciechimiche/bildenberg/gombloddo/etc
Si, ma nel film il ruolo “cattivo” del governo, o almeno di parte di esso è molto più pesante. E forse è ormai non dico obbligatorio ma fortemente consigliato anche quello.
Nel libro (e nei seguenti del Clancyverse) in un modo o nell’altro quelli che il governo fa eliminare a Clark sono tutti dei figli di puttana, suggerire che lo stato sia dalla parte del bene è abbastanza fuori moda.
bah mi accodo al Sollima ok bravo ma non esageriamo…il secondo Sicario era una roba pasticciata con qualche scena sopra la media ma per il resto boh…trama noiosa..personaggi che fanno cose ad minchiam …Benicio che recita con gli occhi chiusi..non mi stupisce non sia stato fatto un seguito..le serie saranno belle ma non le guardo quindi amen mi fido.
E’ vero, Soldado (IMHO) era girato molto bene ma a livello di trama era un pò cosi. Sollima deve imparare a far gestire meglio le sceneggiature.
si l’impressione era di vedere una bella puntata di una serie TV più che un film…boh sarà che quello di villenouve con la metà degli effetti aveva una coerenza tutta sua…ma vabbè probabilmente è anche un regista diverso e ad oggi più bravo.
Visto soprattutto per la fiducia su Stefanone nostro che non delude, la direzione del film è quella che dà il ritmo ad una storia che benché resa contemporanea, risente di cliché e un mood retorico moolto retrò (Sollima stesso ha ammesso che hanno dovuto lavorare molto sulla storia per cercare di renderla attuale).
Erano vari lustri che non mi sparavo film militareschi e black-ops di questo genere che sono patriottisticamente a stelle e strisce anche quando tutti i peggiori nemici sono del deep state o un circolo cospirazionista di generali e contractors e pur non essendomi annoiato mai i momenti “meh” e “maccosa” si sprecano (no, non me lo fate scrivere, tanto poi mi date addosso…e vabbè, lo dico…SPOILER ma come cazzo si fa a mandare DUE cecchini DUE a cercare di eliminare un team di soldati scelti – più o meno – senza il supporto di un contro team che li chiude senza via di uscita? Che uno dei suddetti cecchini non riesce a sopraffare una donna, mingherlina benchè addestrata che riesce a piantargli una coltellata MORTALE mentre l’unico americano che ci lascia le penne è perché viene colpito di sorpresa e muore per le ferite moolto dopo? Che la squadra che in ultima istanza arriva affronta il MBJ “uno alla volta!” e quando al quarto/quinto tizio, che si suppone addrestato quanto il MBJ, che viene steso con qualche buffetto ho pensato “ma cazzo, lanciategli una granata se siete così incapaci!”, ci pensa lo stesso MBJ a farlo essendosi evidentemente rotto di cotanta mediocrità che gli avevano messo contro? A volte mi chiedo in sti film se gli americani ci credono veramente poi ripenso a TEAM AMERICA e mi metto l’anima n pace FINE SPOILER
Alla fine è la cara vecchia storia di vendetta che si scopre celare un complotto ancora più grande dove i “pedoni” per rimanere sull’abuso di questa metafora, sono la carne di cannone e le vittime sacrificali di quel matrimonio blasfemo tra patriottismo (o propaganda) e capitalismo (manteniamo viva la fiamma della guerra e quindi il nemico esterno perchè assicura l’unità della nazione e, perché no, fa felici esercito e chi gli fornisce i loro giocattoli.
MBJ mi era piaciuto di più in Black Panther (i Creed non li ho visti), qui bene negli stunt ma l’Actors Studio latita…alla fine ho preferito Jamie Bell nel tratteggiare la figura dell’agente CIA ambiguo e losco.
La scena mid-credit da facepalm, diosanto, per quanto è imbarazzante (un minuto prima lacrime, sangue e solennità, subito dopo vogliono fare gli Avengers della NATO!)
La tipa coi capelli corti dicono che è nipote del Jim Greer di Jack Ryan, quindi il crossover è confermato, doveroso, e lo attendo quasi quanto la terza stagione della serie (vi prego muovetevi)
Mannaggia stavo per scriverlo io, comunque secondo me lo zio ammiraglio, il padre comandante, la madre Colonello, il nonno generale e il cugino senatore spiegherebbero perché è diventata caposquadra dei Seal così giovane, è brava ma ha avuto la strada spianata dalla famiglia parte dell’aristocrazia militare americana da generazioni
Beh, su tutta la rece ho un solo commento da fare: no, Yellowstone è veramente una minchiata, proprio a livello di trama. Una storia in cui assurde coincidenze ( stai per dire a tua moglie che gli hai ammazzato il fratello ed esplode la catapecchia accanto alla quale stai passando in auto perchè ci fanno le anfe fatte in casa? Nel DESERTO? ) si accatastano su spiegazioni speciose incredibili ( l’eroe sempre nel DESERTO vede un furgone parcheggiato e capisce subito che dentro c’è brutta gente perchè è UN FURGONE DI QUELLI USATI DAI PREDATORI. Così. ) e su battute assurde dette con enorme nonchalance ( meno male che non hanno stuprato mia figlia altrimenti avremmo dovuto impiccare loro e LE LORO FAMIGLIE. Massì, dai ) accanto a trovate demenziali ( il popolo dei marchiati, per dirne una, e gli omicidi così a cazzo perché la gente ci dà fastidio, per dirne un’altra ). Mollata al terzo episodio perché davvero non era cosa…
Ho scritto che Yellowstone era una soap, perché lo è: è tutto quello che alcuni di voi qui nei commenti hanno scritto – un melodramma che lavora per accumulo, fitto di assurde coincidenze e battutone epiche spesso inverosimili -, ma appunto è una soap (e non finge di non esserlo), e le soap sono fatte così. Legittimo che facciano cagare, naturalmente. Se cercate la verosimiglianza e la plausibilità, o anche la sobrietà, statene alla larga. Ma per me Yellowstone è una bella soap, ed è anche un bel western: ne rielabora i temi (l’addomesticamento faticoso della natura selvaggia, lo scontro tra nativi e cowboy, il sogno americano costruito con la violenza e il sangue, la costruzione della propria casa che è sempre un continuo difendersi da un assedio, etc.) inseriti appunto in una cornice alla Dallas, c’è Costner che spacca, ci sono personaggi tutti ambigui (ovviamente amo Beth/Kelly Reilly, ma anche Rip è un personaggione), spesso c’è anche una gran regia (nella prima stagione è tutta di Sheridan, poi però si è defilato, e secondo me non fare più tutto lui gli ha fatto anche bene). Se vi fa schifo lo capisco. Però secondo me, dentro i binari dei suoi generi, è bella tv, e il merito è anche della scrittura.
Per la cronaca, non mi ha fatto schifo, tanto e’ vero che me la sono vista tutta. Pero’ mi ha deluso. Anche perche’ non sono affatto sicuro che sia una soap tanto autoconsapevolmente “soap”. Anzi, nei primi episodi il modello dichiaratissimo e semi-ricalcato in molti elementi e’ il Padrino di Coppola. Insomma, le ambizioni di Sheridan mi sembra(va)no belle alte. E se a quelle aggiungiamo le aspettative che i suoi lavori precedenti avevano creato, trovarsi poi davanti una serie tv alla fin fine piuttosto generica e’ stato, almeno per me, una doccia fredda.
No, certo, capisco benissimo. Come spesso accade è molto una questione di aspettative. è assolutamente vero che ci sono i modelli che dici, ma io fin da subito l’ho inquadrata nel contesto “soap di lusso” (un’altra serie secondo me molto bella che unisce modelli altissimi addirittura shakespeariani con la soap di lusso è Succession, che però ha in effetti anche un’ironia che a Yellowstone manca) e così me la sono goduta. Però capisco bene la delusione, soprattutto credo che partendo da Il Padrino sia davvero difficile non capitombolare rovinosamente! :)
Ecco si’, un po’ di ironia gioverebbe a Yellowstone.
Trama piuttosto misera, tutto sa di visto e rivisto, con il risultato che il film non funziona né come revenge movie né come conspiracy movie. Da Sheridan, dopo la trilogia Sicario, Hell or high water e Wind river, mi sarei aspettato di meglio. Forse rende di più quando scrive le storie da zero, creando e sviluppando i propri personaggi, piuttosto che adattare materiale altrui, oppure probabilmente lavora meglio sulle ambientazioni western.
Tornando al film, si salvano solo le scene d’azione, Sollima non sarà il nuovo Tony Scott ma sa il fatto suo. Il prodotto finale, nel suo complesso, è comunque un passo indietro rispetto a Soldado. Sarei curioso di vederlo al prossimo lavoro hollywoodiano, se gli verrà data l’opportunità, magari con uno script più solido.
Jordan non convince molto, si impegna ma l’ho apprezzato di più in Creed. Se aspira a diventare il nuovo Jamie Foxx, di strada da percorrere ce n’è ancora, e neanche poca. Il personaggio della Turner-Smith è presente per necessità e di fatto è quasi trasparente, Guy Pearce recita col pilota automatico, alla fine quello che se la cava meglio è Jamie Bell.
Nel complesso non sono proprio due ore buttate, più che altro lo vedo come un prodotto per gli appassionati del genere o gli estimatori di Sollima.
Comunque, prima di mettere in cantiere un sequel (o, peggio ancora, un franchise), sarebbe meglio assicurarsi di avere a disposizione una storia all’altezza, altrimenti si profila un disastro.
@Xena grazie grazie grazie per le ultime caption (praticamente un doppio carpiato with a cherry on top).
“… ma tu sei un cane senza appello! … li mortacci tua…”
Questo film sheridan l ha scritto al cesso mentre evacuava
La modalita di recitazione Gosling puo essere praticata solo dal suddetto
Visovamente bello e due tre scene bomba girate da gesu cristo ma manca il cuore
Per 90 min di relax va bene
@Xena
The Wire è fighissimo. Mioddio, la prima stagione poi, con i riferimenti letterari altissimi che sembrano cacciati dentro a forza, ma entrano lisci lisci, e quei personaggi straordinari, ognuno inserito in un suo contesto di relazioni sociali.
Discutevo con amici che è un telefilm socialista (qui nella mia testa è ancora una qualità positiva): che spiega per filo e per segno, con rigore sociologico!, come i criminali a volte non possano fare altro che i criminali, e che le storie non vanno avanti solo perché c’è un solo e unico protagonista.
E McNulty.
quali riferimenti letterari?
Ma perché Guy Pearce/il vice segretario non lo inquadrano mai mentre parla, che mi sono fatto venire il torcicollo a guardare dietro la TV per vedere se c’era
L’accoppiata Sollima/Sheridan non mi convinse in “Soldado”, e men che mai in questo filmetto pieno di tutti gli stereotipi del caso. Se la regia di Sollima è asciutta, ok, ma indistinguibile da molti altri registi action, è proprio la sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e sembra impossibile che sia lo stesso Sheridan di “Sicario” o di “Wind River”.
La colonna sonora, a parer mio è una palla continua a rischio acufene che nemmeno nelle peggiori soap.
La parte finale che introduce al sicuro séguito ispirato a “Rainbow six” è davvero attaccata con lo scotch. Interessante vedere come un Boeing venga abbattutto da un caccia e tutti sopravvivano come niente fosse, e che le acque di Barents siano diventate improvvisamente calde…
Peccato.