Philip Marlowe è il detective privato più famoso al mondo. Creato da Raymond Chandler nel 1939, è il protagonista di 8 romanzi che sono la spina dorsale di quella tradizione hard boiled di cui pure i critici più snob devono riconoscere l’inestimabile valore letterario. Impermeabile, cappello, sigaretta, whisky, battuta sempre pronta e un talento naturale per attrarre donne bellissime e pericolose e accettare casi che si rivelano puntualmente molto più grossi e complicati di quanto sembrassero all’inizio.
Reso iconico al cinema dall’interpretazione di Humphrey Bogart in Il grande sonno, ha avuto in realtà il volto o la voce di quasi una ventina di attori diversi, comparendo in film, sceneggiati radiofonici, serie tv e una quantità di parodie (la mia preferita? la versione di Peter Falk in Invito a cena con delitto). Anche senza essere fan del genere, è impossibile non essersi imbattuti in lui — o in una versione di lui — almeno una volta o due sul grande schermo, sul piccolo schermo, nei fumetti (il mio preferito? Umperio Bogarto sulla pagine di Topolino) o in coda al supermercato.
Solo per questo Marlowe meriterebbe su questo sito un’intera rassegna, ma, intanto che decidiamo se ne siamo all’altezza, c’è un altro aspetto che vogliamo approfondire. Una cosa che non tutti sanno è che esiste una ricca casistica (= tre casi) di future star dell’action che, prima di fare il botto, comparivano proprio in film di Marlowe. Sono ruoli senza troppo significato, la gavetta pura, Willem Dafoe giovanissimo che fa “teppista numero 2 alla cabina del telefono” in The Hunger di Tony Scott. Ma il loro carisma e la consapevolezza di chi saranno in futuro li rende per un attimo protagonisti assoluti della scena, regalando a tutti quelli intorno un aneddoto da giocarsi 20 anni dopo quando racconteranno ai propri nipoti di quella volta che hanno lavorato con Tizio “prima che diventasse famoso”.
Scopriamoli insieme, vi va?
TITOLO: L’investigatore Marlowe (Marlowe), 1969
LA PREMESSA: a Hollywood esiste già una corposa tradizione di Marlowe e simil-Marlowe che calcano la Los Angeles degli anni 30 e 40; adattamenti più o meno fedeli dei romanzi di Chandler o simil-Chandler che non sono mai passati veramente di moda perché, diciamocelo, sono una figata. Ma come sarebbe se ambientassimo Marlowe… ai giorni nostri? Tenete conto che “i giorni nostri” nel 1969 sono il 1969, quindi non si sono internet né i milanesi che svapano mentre girano per le strade col monoruota elettrico: ci sono i figli dei fiori, i drogati perdigiorno irrispettosi dell’autorità e in generale dei matusa, c’è la televisione che sta prendendo il posto del cinema, c’è… No beh, in realtà è tutto qui. Marlowe è un adattamento fedele del romanzo La sorellina di Chandler, ma spostato in avanti di una trentina d’anni.
CHI FA MARLOWE: James Garner, un attore televisivo che dall’inizio degli anni 60 sgomita e fatica per farsi un nome anche sul grande schermo. Ce la farà, più o meno, ma non durerà a lungo. Oggi è famoso principalmente per aver interpretato Bret Maverick, il protagonista della serie Maverick alla fine degli anni 50 (più i vari spinoff, il revival degli anni 80 e il reboot/semisequel/queste-operazioni-non-avevano-ancora-un-nome di Mel Gibson nel 94), e Jim Rockford, il protagonista della serie Agenzia Rockford, negli anni 70. Il suo Marlowe, un investigatore privato più spiritoso che cinico, votato più all’osservazione arguta che al colpo di pistola o al manrovescio, è l’anello di congiunzione fra quei due ruoli.
Voto: 7- perché non eccelle mai veramente ma è una gran cartola.
LA TRAMA: Marlowe viene assunto da una donna per trovare il fratello scomparso e il caso si rivela molto più grosso e complicato di quanto sembrasse all’inizio. C’è un’attrice televisiva con una relazione con un gangster, uno psichiatra infantile con giri loschi e Rita Moreno che fa uno spogliarello.
IL NOSTRO EROE È: BRUCE LEE!
QUANTI ANNI HA: Bruce ha 29 anni, il film si inserisce esattamente tra il periodo delle comparsate televisive in America (Ironside, Blondie, senza contare il ruolo di Kato in The Green Hornet) e il ritorno in patria per rivoluzionare il cinema di arti marziali con Il furore della Cina colpisce ancora (1971).
HA ALMENO UNA BATTUTA? Eccome! Compare solo in due scene ma non sta zitto un secondo.
È NUDO? No, che razza di domanda è?
COSA FA? Io non ho letto tante biografie di Bruce Lee quante Nanni, ma sono abbastanza sicuro che Lee abbia avuto l’agente migliore del mondo (o sia stato l’agente di se stesso migliore del mondo) perché il suo ruolo qui è praticamente un provino lungo 5 minuti. Entra in scena e fa il cazzo che gli pare per far vedere quanto è bravo sia come artista marziale sia come caratterista. Il suo personaggio è un semplice sgherro del gangster di turno, ma si presenta con un nome e cognome, parla più a lungo di quanto ci si aspetti e si esibisce in uno showcase assolutamente gratuito del suo talento marziale facendo a pezzi l’ufficio di Marlowe a colpi di calci e pugni. Quando esce di scena, la macchina da presa lo segue per un attimo e in quell’attimo hai la netta sensazione che se il film cambiasse punto di vista, si dimenticasse di Marlowe e si concentrasse su “Winslow Wong” ne guadagnerebbe a pacchi. Bruce compare una seconda volta, più avanti, per fare una fine abbastanza ingloriosa che è al 100% ciò che ha ispirato quella famosa scena in Once Upon a Time in Hollywood di Tarantino (che mica per caso è ambientato nello stesso anno): si lancia con un calcio volante giù da un balcone dopo che Marlowe l’ha stuzzicato insinunado che tutte quelle mossette siano da gay. Erano altri tempi.
https://www.youtube.com/watch?v=IygPjzc7SzETITOLO: Il lungo addio (The Long Goodbye), 1973
LA PREMESSA: come sopra, è Marlowe ma ai giorni nostri, solo che “i giorni nostri” sono il 1975, quindi non ci sono gli smartphone o i milanesi che ordinano una poke salmone e edamame, ma Marlowe vive di fronte alla spiaggia e le sue vicine di casa sono delle ragazze strafatte che fanno yoga nude sul balcone. Ah, e il regista è Robert Altman. È l’adattamento del romanzo omonimo (negli anni 40 ci avevano già provato con risultati non memorabili) e la formula è veramente la stessa del precedente Marlowe, ma perfezionata da una maggiore sensibilità e arricchita da una messinscena sexy ed elegante.
CHI FA MARLOWE: Elliott Gould, che la mia generazione probabilmente conosce più per il ruolo del papà di Ross e Monica in Friends o l’amico che mette i soldi per i pazzi colpi di George Clooney e Brad Pitt nella saga di Ocean’s, ma negli anni 70 era un gigante. Faceva film a manetta con Robert Altman, sfiorava l’Oscar, sposava, divorziava e risposava Barbra Streisand. Il suo Marlowe è un equilibrio perfetto di humor, cinismo, disprezzo per l’autorità, autodistruzione e essere un duro quando serve.
Voto: 8 e 1/2
LA TRAMA: Marlowe viene assunto da un vecchio amico per ritrovare sua moglie scomparsa e il caso si rivela molto più grosso e complicato di quanto sembrasse all’inizio. C’è uno scrittore alcolizzato palesemente ispirato a Hemingway, un gangster sudamericano, un sacco di scene ambientate sulla spiaggia e una blackface di mezzo secondo che onestamente non ho le forze né per difendere né per condannare.
IL NOSTRO EROE È: ARNOLD SCHWARZENEGGER!
QUANTI ANNI HA: Arnie ha 26 anni, è già un bodybuilder famosissimo che ha vinto tre edizioni di Mr. Universe e tre di Mr. Olympia per sei anni di seguito (e continuerà a vincerne), ma la sua carriera cinematografica è ancora inesistente. L’unico film che ha fatto prima di questo è Ercole a New York (1970), una commedia fantasy interamente costruita attorno al fatto che Arnie era un bodybuilder famoso. Conan il barbaro uscirà solo 9 anni dopo.
HA ALMENO UNA BATTUTA? No. Soprattutto a inizio carriera, Arnie era notoriamente incapace di recitare in inglese (in Ercole a New York era direttamente doppiato). Per comodità il suo personaggio qui è sordomuto.
È NUDO? Sì! C’è questa scena surreale in cui tutti eccetto Elliott Gould si spogliano e Arnie rimane 5 minuti buoni in mutande a dare sfoggio del suo fisico perfetto, statuario, teutonico, assurdamente fuori posto in mezzo a un gruppo sudamericani pelosi e con la pancetta.
COSA FA? È uno degli sgherri del gangster sudamericano, non dice una parola, non muove un muscolo, non fa neanche il gesto di provare a picchiare Marlowe. Si limita ad essere intimidente a distanza di sicurezza e con due baffoni da porno attore che levati.
TITOLO: Marlowe, il poliziotto privato (Farewell, My Lovely), 1975
LA PREMESSA: Farewell, My Lovely si inserisce nel solco tracciato da Chinatown di Polanski alcuni anni prima: un noir ambientato a cavallo tra gli anni 30 e 40, ma con la sensibilità dei giorni nostri (un certo “senno di poi”, se vogliamo), un realismo e un’accuratezza storica che all’epoca non erano immaginabili. Così, se il Marlowe “classico” di film come Il grande sonno si muove in un’America impossibilmente opulenta, in cui tutti sono ben vestiti e sbarbati di fresco, abitano ville, magioni e castelli e persino le cameriere hanno una cameriera, quella del film di Dick Richards è una Los Angeles povera, violenta, spezzata dalla depressione, deturpata dalle discriminazioni razziali e su cui incombe lo spettro della Seconda Guerra Mondiale.
CHI FA MARLOWE: Robert Mitchum, uno dei più giganteschi attori americani di sempre. Interpretare Marlowe a quasi 60 anni, in questo film e poi di nuovo a nel remake del ’78 di Il grande sonno, è il coronamento di una carriera da sempre legata al genere noir (La morte corre sul fiume, Il promontorio della paura, La catena della colpa). Anche se non si tratta, in entrambi i casi, di film eccezionali, la sua interpretazione è perfetta e viene da chiedersi com’è possibile non fosse venuto in mente prima di fargli fare Marlowe. Delle tre versioni, la sua è la più dura, la più cinica e la meno spiritosa (ma è comunque abbastanza spiritoso).
Voglio rovinarmi, secondo me è più in parte lui di Bogart. Voto: 10
LA TRAMA: Marlowe viene assunto da un criminale appena uscito di prigione per ritrovare la sua ex fidanzata scomparsa e il caso si rivela molto più grosso e complicato di quanto sembrasse all’inizio. Il criminale in questione è l’ex pugile Jack O’Halloran (qualche anno dopo sarà uno dei tre kryptoniani cattivi in Superman e Superman II), assolutamente incapace di recitare ma dalla presenza a dir poco spaventosa. La femme fatale è Charlotte Rampling in un ruolo da stronza da far spavento. Come dicevo prima, c’è tantissima povertà, razzismo (Marlowe a un certo punto ha paura a mettere piede in un quartiere nero!), squallore e inquietudine e tutte quelle robe che il cinema escapista degli anni 40 non poteva raccontare. Marlowe passa metà film tra bettole malfamate, balere da due soldi e alberghi a ore in compagnia di showgirl fallite e alcolizzate, baby prostitute e magnaccia. Un importante elemento di trama è la presenza di una coppia mista — lui bianco e lei nera — che vive di nascosto perché in quegli anni in America i matrimoni interrazziali erano illegali (e lo resteranno fino al 1967).
IL NOSTRO EROE È: SYLVESTER STALLONE!
QUANTI ANNI HA: Sly ha 29 anni. 5 anni dopo il famoso soft porno e un anno prima di conquistare l’universo, Stallone è poverissimo, sconosciuto e ha all’attivo una dozzina di ruoli senza nome, quasi sempre da bullo, sgherro, bruto o delinquente, e questo non fa eccezione.
HA ALMENO UNA BATTUTA? No, e qui non c’è neanche la scusa che sia muto.
È NUDO? Ha due scene, e nella seconda è completamente nudo!
COSA FA? È uno degli sgherri della proprietaria di un bordello! Il suo ruolo è talmente insignificante che non è nemmeno uno di quelli che menano, si limita a guidare la macchina mentre due suoi colleghi fanno brutto a Marlowe. Dopodiché Richards si rende conto che, se non altro, Sly è un bel ragazzo, e così diventa protagonista di un’inspiegabile sottotrama in cui ha una relazione clandestina con una delle prostitute del bordello, viene scoperto, uccide la sua datrice di lavoro e si dà alla fuga, il tutto in una manciata di secondi, senza spiccicare una sola parola e coprendosi il pacco con un lembo di lenzuolo.
Lo so che è dura, ma qual è il vostro preferito?
stallone fa il bullo sul metro anche nel dittatore dello stato libero di bananas :D
cosa credi che non gli abbiamo dedicato un capitolo interno nel nostro
*si schiarisce la voce*
libro su Sylvester Stallone?
(no, non un capitolo intero, ma ne abbiamo parlato)
Chandler é Dio, ma non ritrovo il suo tratto allo stesso tempo solare e dark in nessuna trasposizione cinematografica. Non c’é quel pessimismo, non c’é quel degrado. Alla fine preferisco l’Altman, anche se é troppo free-jazz almeno trasmette il senso di torbido, lassismo e sensualità della città. Grazie al tuo articolo ho recuperato il film su Prime con Mitchum che ha pressappoco la stessa faccia che visualizzavo nei romanzi, ma é davvero troppo battutista.
Sto leggendo (e in alcuni casi rileggendo) la bibliografia di Chandler proprio in questi giorni. Sto articolo me lo gustero volentieri appena ho tempo
Comunque mi ha fatto specie leggere di Ellroy che lo denigra abbastanza (in realtà capisco pure le motivazioni) anche se non mi trovo certo d’accordo
Ellroy denigra Chandler? Come mai, se posso? Non lo sapevo, mi fa strano, li immaginavo come Kenobi e Luke…
In un’intervista Ellroy ha detto tipo che le trame di Chandler fan cagare e ha criticato i personaggi aggiungendo che secondo lui Chandler non conosce bene l’animo umano.
Ripeto, amo Chandler e il suo operato ma capisco da cosa nasce la critica (fondamentalmente perché Ellroy ha una visione molto distante da quella di Chandler).
ahaha, articolo molto divertente.
Pur essendo un cultore di tutti gli audiovisivi di Marlowe (oltre che ovviamente dei romanzi) e pur avendo presente le singole particine, non mi era mai venuto da fare questo 1+1+1=3.
PS Dick Richards piccolo gran regista new holywood tragicamente dimenticato.
Vidi per caso in dvd il marlowe di gould anni fa,rimasi rapito dalla sua interpretazione tanto che lo riguardai subito l indomani. Ora devo rivederlo!
Comunque il Marlowe unofficial che spacca di più è quello versione coscienza di woody allen in Provaci ancora Sam! Film spassosissimo
eh ma non vale, quello non è Marlowe, è il personaggio di Bogart in Casablanca!
Per me siete il miglior sito di cinema(e non solo) in lingua italiana, anche per questi articoli…
Per rispondere alla domanda, cito Miike “Bruce lee è il re, non lo puoi battere”.
much obliged <3
Concordo con Quantum, anche il mio Marlowe preferito è quello interpretato da Mitchum, il ruolo gli calzava davvero a pennello.
E alla fine della fiera pure il suo film (il primo, intendo) rimane il film di Marlowe che ricordo con più piacere, con quella Los Angeles decadente sullo sfondo e quei personaggi brutti sporchi e cattivi.
Durante la lettura dei romanzi, anch’io mi sono sempre immaginato Marlowe con la faccia consumata e l’espressione disillusa di Mitchum, ancor più di Bogart, Gould o Nicholson (è vero, tecnicamente non ha interpretato Marlowe, però il suo personaggio in Chinatown deve molto a lui).
Nel complesso i tre film dell’articolo si lasciano vedere (soprattutto se paragonati a certa monnezza che gira sugli schermi). Continuando a divagare, tra i film hard boiled da vedere/o perlomeno apprezzabili, oltre al già citato Grande sonno, aggiungerei anche Il mistero del falco, sempre con Bogart, Chinatown, i due film con Paul Newman che interpreta Harper e, la butto lì, anche Il grande Lebowski, che contiene diversi richiami al genere. Ci sarebbero pure i due Sin City, ma personalmente li includo direttamente nella categoria fumetto, trattandosi di fatto del copia-incolla su grande schermo delle graphic novel e a questo punto tanto vale leggersi Frank Miller.
Per quanto riguarda Ellroy vs Chandler, l’ho sempre ritenuto l’erede naturale di Chandler…e invece… (anche se comunque per me Ellroy dà il meglio nei racconti brevi).
Tornando in tema, Bruce Lee fa Bruce Lee, Stallone fa un po’ Stallone, ma i baffi di Schwarzenegger non si potevano proprio vedere.
Un cinque altissimo per Sam Diamante!!!
Chandler stesso riteneva Gary Cooper l’attore ideale per interpretare Marlowe: alto, prestante, di bell’apetto,un po’ sornione e dalla battuta facile, rigorosamente british (lo scrittore di Chicago crebbè a Croydon, centro urbano di Londra). Uomo deciso ma non aggressivo (girava sempre disarmato), tormentato ma nonostante tutto compassionevole e, soprattutto, retto: un gentiluomo ante litteram, oltretutto mai sboccato. Non era un antieroe alla Sam Spade e infatti Chandler adorava rispecchiarsi in lui sebbene egli stesso non si considerasse moralmente alla stregua della propria creazione. Sul fatto che Ellroy detestasse Chandler beh, che dire? Era facilmente intuibile: Ellroy si rifà più ad Hammett (che comunque non apprezza appieno, probabilmente perchè il buon Dashiell era comunista) o a McCain ed è anche piuttosto esaltato: ritiene i libri di Chandler bidimensionali perchè non rispecchiano la sua idea di nichilismo da sedicenne in conflitto col mondo. In pratica soffre delo stesso morbo dei grandi romanzieri americani della fine del secolo scorso e di inizio millennio: credono tutti di essere i cantori della decadenza americana ( e quindi mondiale) e quando te la raccontano te la fanno con una tale boria da renderti indigeste le loro fatiche (e con lui mettiamoci pure Pynchon, Roth, McCarthy, Franzen, Chabon, Easton Ellis … davvero, sono di un narcissismo ed un’antipatia allarmante ). Si salvano giusto la Homes e Lansdale proprio perchè a differenza loro sanno essere più leggeri.
applausi
*McBain
* narcisismo
scusate i refusi
Ti invidio l’evidenza conoscenza del genere noi. E il nickname.
In chiusura sulla letteratura americana hai fatto un fascio d’erba un po’ ampio, eh?
@ Zavits
così mi lusinghi
@udokier
Può darsi, anche perchè la mia critica non è certo rivolta agli scrittori in questione, che reputo tutti narratori di alto livello, ma ad una tendenza comune che hanno molti grandi artisti d’oltreaceano nel parlare del proprio paese come capolinea della civiltà. Oltretutto la grande editoria in America è consto di ambienti particolarmente classisti e non è tanto sbagliato ritenere che in molti circoli culturali atolocati si ritenga il giallo ancora come un genere di basso livello e questa tendenza alla sottovalutazione è diffusa anche nella settima arte: Michael Mann e Carpenter vengono tutt’ora ritenuti dai grandi critici come mestieranti di alto livello.
Su Chandler vs Ellroy dissento: se l’hardboiled doveva essere la risposta ‘verista’ al poliziesco classico (che però pretese di realismo non ne aveva mai avute e se ne fregava bellamente) fallì parecchio l’obiettivo… Non a caso resta uno dei generi più facilmente parodiabili, perchè è in se stesso talmente esagerato, da essere una mezza parodia: i detective hb, Marlowe compreso, sotto quella patina fintissima di male di vivere sono sostanzialmente dei supereroi: schivano pallottole, sfangano risse, baciano pupe e ingurgitano quantità di alcool da mandarli in coma etilico a pag. 22 senza apparenti conseguenze… Poi, che abbiamo aperto la strada e quelli che sarebbero venuti dopo (Goodis, Mcbain, Woolrich, Brown, e mille altri) è un altro discorso… Più in tema: ricordo una puntatona de Sulle strade di S.Francisco in cui uno Schwarzenegger pre passaggio da un ortodontista e con una bocca davvero inquietante è niente di meno che l’assassino: un body builder in preda a steroidi che ammazza la ragazza che l’ha rifiutato (almeno, mi pare…) Ovviamente nel ruolo parlerà anche: ma il doppiaggio non mi ha permesso di apprezzare….
Beh, già “Il lungo addio” era stato in parte concepito come parodia del giallo inglese classico, e infatti di verosimile , come ammise lo stesso Chandler, c’è solo l’ambientazione; Chandler non è che il portatore di una moralità sconosciuta alla maggior parte di coloro che popolano il mondo in cui è immerso. E’ un uomo alla fine compassionevole (pensa alla sequenza commovente del tributo al piccolo ladro nel primo romanzo) ma non penso che rispecchi strettamente l’ideale superomista: per quanto istrituito Marlowe non è così colto (sempre ne “Il lungo addio” non sapeva chi fosse Proust), viene sì giudcato attraente, ma da femme fatale o da donne che non ricambiano sentimentalmente; vive piuttosto dolorosamente la sua rettitudine morale e la sua galanteria, beve ma non è un alcolista come il suo creatore o come tanti altri anti- eroi hard boiled. Ellroy ha ragione ad affermare che Marlowe rispecchi l’uomo che Chandler ha sempre desiderato essere, ma tacciare i suoi romanzi di eccessiva banalità e bidimensionalità psicologica quando lui da decenni non fa altro che scrivere la stessa solfa ritenendosi però, a differenza di Chandler, il Tolstoij dei crime novelist mi pare proprio una presa di posizione inutile e pure dannosa per la sua immagine. A parte il fatto che l’ultranichilismo al poliziesco i francesi l’hanno applicato anni e anni priima di Ellroy e alcuni di loro l’hanno fatto con molta più classe, violenza ed introspezione psicologica senza però quella retorica da scrittore d’oltreoceano che si crede il nuovo Melville (Malet, ma soprattutto Manchette e Simenon, che pure è belga) e innovando e stravolgendo per davvero i pilastri del “giallo” di fine anni ’30 (infatti non si parla più di hard boiled, ma di polar o addirittura noiri).
Beh, beh, anche Chandler a spocchia non scherzava: l’astio con cui attacca i colleghi del poliziesco ‘classico’ ne L’arte del delitto mi ha sempre irritato; però ammetto che non rileggo nulla di suo da 20 anni, magari una ripassatina sarebbe utile… Sul fatto che i francesi col noir fossero avanti anni luce, ti quoto fortissimo. Vogliam parlare di Boileau e Narcejac? Ecco… PS comunque non so dirti quanto mi garbi un dibattito sul poliziesco, anche se tra un po’ ci banneranno per OT a (400) calci. :)
Solo qui si possono leggere commenti così raffinati sul “poliziesco” (le virgolette perché come sappiamo in realtà ha mille nomi diversi). Vi adoro tutti, ma veramente, da amante folle del genere.
non interromperemmo mai una discussione di così levata statura (e neanche poi così OT, in fondo). commenti come questi ci ripagano di mille “ma perché non state parlando di [film di cui parleremo il giorno dopo]?” ♥
Mitchum ha fatto una cosa che è riuscita a pochi attori nella storia: ha “sovrascritto” il personaggio.
Mitchum non corrisponde a Marlowe come se lo era immaginato Chandler, ma quello che succede è che se uno vede il Marlowe di Mitchum poi non riesce ad immaginarne uno diverso. Anche se magari PRIMA ha letto i romanzi.
Dash Hammett era stato un agente Pinkerton, tra le altre cose, e scriveva di persone e situazioni verosimili. Gli anni passano ed il lettore del 21mo secolo probabilmente non riesce a sospendere la credulità al punto di accettare il Continental Operator senza nome che lavora di concerto con la polizia, senza frizioni, avendo accesso ai dossier. Da bimbo e ragazzo mi piaceva un frappo lo stile dei racconti- puro Black Mask- e la sintesi che mai avrò. Il Falcone Maltese è già una altra cosa. Chandler aveva studiato in Europa e aveva lavorato per una compagnia petrolifera, ma era stato licenziato perchè alzava il gomito. Assorbe il mood di Black Mask e crea il Marloweverse. Un uomo retto in un mondo che ha perso la bussola. Un tizio che parla e pensa come la gente vorrebbe parlare e pensare, ma a parlare così arriva molto dopo la zona Cesarini, il cosiddetto spirito delle scale dei francesi. Fuma la pipa e gioca a scacchi. Descrive tutto quello che vede minuziosamente, financo alle onde non del tutto naturali della chioma di una segretaria. Non ho mai visto il film “sperimentale” in soggettiva di Bob Montgomery in cui Marlowe si vede solo mentre si fa la barba allo specchio, ma il mio Marlowe preferito è quello di Altman perchè parodia di un personaggio che esiste solo al cine – trench, aspetto stropicciato – e mi spiace che il progetto seconda metà anni ottanta con Gene Hackman sia naufragato da qualche parte. Non mi resta che sperare in un Triste Solitario Y Final con Crowe nel ruolo del detective, Cage nel ruolo di Stan Laurel ed Alec Baldwin nel ruolo di John Wayne…
Bellissimo articolo, e concordo col Mitchum migliore Marlowe possibile…
…ma il Sam Diamante (Diamond come il seme di quadri in inglese) di Peter Falk è la parodia di Sam Spade (picche), non di Marlowe!