OK, accomodatevi perché non sarò breve.
Una delle persone che invidio di meno al mondo è quella che ha dovuto scriptare e montare il trailer di The Empty Man provando a dargli un senso e a restituire una vaga idea di tutto quello che si trova nel film d’esordio (!) del produttore e documentarista di lungo corso David Prior, uno che in carriera ha lavorato spesso con Fincher dirigendo e producendo cortometraggi e dietro le quinte di un po’ dei suoi film più recenti, da Zodiac a The Social Network a quello con la tipa goth che non era Mia Goth. Prior a un certo punto ha deciso che era arrivato il suo momento e si è scritto, diretto e montato questo mattonazzo di due ore e un quarto denso come la pece e incomprensibile come il cosmo, dopodiché il suo lavoro è passato nelle mani della povera Persona Dei Trailer e il risultato è quello che ho linkato sopra.
Cioè un minuto e mezzo che vende l’idea che The Empty Man sia un altro film su un man spaventoso, tipo Boogeyman o Slenderman o Candyman. Un film di evocare per sbaglio entità malevole che poi ti rendono la vita un inferno finché non muori o non riesci a sconfiggerle, anche un po’ un The Ring visto che parliamo di un mostro che se lo evochi dopo tre giorni quello spunta e ti ammazza. E invece David Prior è una persona con un’ambizione grande così e zero freni inibitori; immagino che in questo l’abbia aiutato l’essersi liberato del ruolo di produttore (che è andato ad altra gente, tra cui inspiegabilmente anche Alan Shearer): per una volta non stava a lui trovare i soldi e far quadrare i conti, e ha deciso di vagare con la fantasia, di provare a fare il frankenhorror che a volte sembra uno spaventerello anni Novanta con i fantasmi, altre volte uno spaventerello moderno con i fantasmi tipo Hereditary, poi un folk horror, un survival d’alta montagna, The Wicker Man, Carpenter, Lovecraft…
Questa che vedete è la title card del film: compare al minuto 22:17. 22:16 è una durata più che rispettabile per un cortometraggio: se Prior si fosse fermato qui e l’avesse messo in giro con un titolo tipo Orrore tra i ghiacci, nel giro di due giorni si sarebbe visto recapitare almeno dieci proposte diverse di contratto, tipo “vieni a fare il nuovo Insidious“, “vogliamo fare un remake di L’esorcista e ci serve il tuo aiuto”, “pensavamo di portare al cinema un romanzo di Stephen King, ti interessa?”. E invece poi comincia il film e tra le altre cose si rimane in attesa del momento in cui il cerchio si chiuderà, perché che cosa c’entra l’ex poliziotto ora investigatore privato James Badge Dale con uno spirito maligno del Bhutan?
The Empty Man cambia strada almeno tre o quattro volte nelle sue due ore e passa di follia. Ha un respiro quasi da romanzo, e non citavo a caso Stephen King visto che a tratti la storia potrebbe arrivare dritta da uno di quei libri che il Re non ha scritto ma avrebbe potuto fare; e ovviamente il film è tratto da qualcosa, una graphic novel nello specifico, che ahimé non conosco ma che da quello che capisco leggendo in giro c’entra solo relativamente con i fatti del film (mi azzarderei a dire addirittura che il film è una sorta di prologo, ma siccome so che avete informazioni più fresche delle mie venitemele a spiegare nei commenti). Ebbene, io credo che uno dei marchi di un adattamento di successo sia il fatto che puoi guardarlo senza sapere che esiste una fonte e arrivare alla fine con la soddisfazione di aver visto un’opera che sta in piedi da sola e non solo grazie alla gruccia del medium di origine, e il fatto che i credit sui titoli di coda di The Empty Man mi abbiano sorpreso credo sia un ottimo segnale. Sapete quali sono altri ottimi segnali? Per esempio i tentacoli, gli orrori cosmici, le società segrete suicide tipo quella di The Endless, le creature a otto braccia che vivono nelle caverne del Bhutan. SIGLA!
Torno un attimo al corto iniziale, che è poi quello che in altri horror meno ambiziosi è “i primi cinque minuti che ti fanno vedere il mostro e ti spiegano come si manifesta, prima di tagliare alla nostra protagonista che si sta imbellettando per andare a scuola dove incontrerà le sue amiche Jenna, Donna e Mary-Lou con le quali discuterà del culo di Jessie e di dove ha trovato la tavoletta ouija con la quale le quattro si divertiranno quella sera a fare una seduta spiritica assolutamente innocua”.
Innanzitutto in quello che continuo a chiamare corto c’è una delle mie persone preferite del mondo, il protagonista di The Void, l’Aaron Paul del discount, AARON POOLE, che per aumentare la confusione fa un personaggio di nome Paul. Paul sta facendo una gita tra le montagne del Bhutan insieme ad altre tre persone; purtroppo durante la gita Paul cade in una grotta dove trova questo:
e quindi comprensibilmente ci rimane così:
e piomba in uno stato catatonico che costringe il gruppo a trovare riparo nella più classica delle case sperdute in mezzo alle montagne:
montagne che per altro hanno questo aspetto qui:
questo per dire che David Prior si prende tutto il tempo del mondo per raccontare la sua storia e si crogiola fin da subito in una quantità impressionante di inquadrature a effetto e colpi d’occhio mozzafiato perché se c’è una cosa che dovete sapere è che al David non gli corre dietro nessuno. I quattro si chiudono nella casetta, comincia a nevicare fortissimo, cominciano a succedere cose strane, alla fine succedono cose brutte e noi tagliamo a 23 anni dopo, in un posto del cazzo in mezzo al Missouri dove James Badge Dale passa le sue giornate a correre sui ponti e fumare sigarette per provare a dimenticare una non meglio precisata tragedia che gli ha rovinato la vita qualche anno prima.
Notate come il corpo di James Badge Dale copra la scritta che c’è dietro nel cielo? The Empty Man è pieno di queste fighettate almeno quanto è pieno di simmetrie e carrelli lentissimi. David Prior voleva fare l’horror di atmosfera e di ricerca estetica oltre che di paura, e ci è riuscito alla grande: il film è pieno di sequenze di un’eleganza incommensurabile, e circa a metà, più o meno quando le cose cominciano ad andare in merda per davvero, c’è una transizione da cartina geografica a inquadratura aerea dei boschi desolati del Missouri che mi ha fatto esclamare “OK David Prior, siamo a un’ora e venti di film e ancora non ho capito dove vuoi andare a parare, ma per quanto mi riguarda continua pure così, io ti ascolto a prescindere”.
Mi concentro su un dettaglio così apparentemente del cazzo prima di tutto perché Prior è il primo a farlo, e non solo qui: per essere al suo primo film da regista dimostra un controllo invidiabile della messa in scena, del ritmo e anche della capacità di somministrare spieghini in dosi omeopatiche invece che rivolgersi al classico suppostone enunciato a metà film da una vecchia dall’aria inquietante. Non è che in The Empty Man manchi del tutto il monologone illustrativo, è che quando arriva sembra che possa fornire tutte le chiavi interpretative necessarie a quanto successo fin lì, invece decide di fare il contrario e di vomitare una valanga di non-informazioni dal pesante sottotesto nichilista e recitate in overacting sublime dall’uomo che presterà la voce a Cringer nell’imminente reboot animato di He-Man.
The Empty Man gioca a spiazzarti in continuazione. Pensi di averlo interpretato, di poter prevedere la traiettoria narrativa, e lui ti butta in faccia un branco di cultisti che danzano intorno a un falò per omaggiare i grandi antichi che per tutta la scena ero lì che urlavo “SÌÌÌÌ! MIDSOMMAR PUPPA LA FAVA!”, e si vede che il film mi ha sentito perché in quel momento sono arrivati gli zombi.
Il filo di sanità che tiene insieme questa storia che come L’esorcista nasce in un luogo remoto e da lì fugge per portare il male negli US of A è il povero JBD, il cui personaggio porta il clamoroso nome di JAMES LASOMBRA: la sua vicina di casa Nora ha una figlia, Scarlett Johansson Amanda, la quale un giorno sparisce da casa lasciando solo una scritta fatta con il sangue sullo specchio di camera sua che recita THE EMPTY MAN MADE ME DO IT. E quindi Nora chiede a James Lasombra di aiutarla a trovare la figlia Amanda, visto che la polizia ha preso la sua sparizione con estrema filosofia (ha 18 anni e può fare quello che vuole).
A ripensarci a posteriori, The Empty Man dissemina fin da subito questa tutto sommato normale investigazione sulla sparizione di un’adolescente di dettagli che acquistano senso solo a fine visione: Amanda, per esempio, dimostra nella loro unica interazione un affetto particolare per Lasombra, James Lasombra, che sembra andare al di là di un normale rapporto di vicinato. Cosa ci sia dietro lo si scopre ovviamente solo sul finale, quando il nostro detective Lasombra ha già fatto tutti i gesti che ci si aspetta da uno nella sua posizione: ha interrogato le amiche di Amanda, ha scoperto che era coinvolta con una qualche bizzarra organizzazione di nome Pontifex Society, ha assistito impotente alla morte di una delle amiche di Amanda protagonista di una magnifica scena di omicidio in sauna, ha confrontato i suoi fantasmi, e soprattutto ha scoperto le regole dell’Empty Man, quelle che farebbero superficialmente assimilare il film a quelli che già citavo sopra.
Succede che se sei su un ponte e trovi una bottiglia vuota e ci soffi dentro pensando all’Empty Man, quello risponde alla tua chiamata. Il primo giorno lo senti, il secondo lo vedi e il terzo ti prende. Che sembra una stronzata che fa sembrare le sedute spiritiche con tavoletta ouija una splendida idea, ma come tutto il resto acquista un senso o una parvenza di tale man mano che il film allarga il campo visivo e comincia a tirare in mezzo non solo un’adolescente scomparsa, ma intere città, intere nazioni e ovviamente la fine del mondo. Che cos’è l’Empty Man? Che cosa vuole da noi? Che cosa è successo tra James Lasombra e la sua vicina Nora che fanno fatica anche a guardarsi in faccia? E che cosa c’entra con questa storia di scheletri nelle caverne, di tentacoli e di pruriti al cervello?
C’entra che The Empty Man sembra il film su un mostro che evochi soffiando nelle bottiglie ma è in realtà un’epica lovecraftiana nella quale ogni scoperta è un nuovo passo verso la follia. Inizia che sembra un thriller più che un horror, con un sacco di primi piani di James Lasombra che fuma pensoso la sua sigaretta e altrettanti paesaggi urbani ripresi in controluce al tramonto; e finisce con una smarmellata di effettacci di ogni tipo e un crescendo di deliri impronosticabili e bellissimi. Ce ne mette ad arrivare fin lì: è uno di quei film che potreste vedere descritti come “lentissimo”, “glaciale”, “una noia mortale”, da affrontare con pazienza e sapendo di cominciare una maratona, non uno sprint. Per cui mettetevi comodi, godetevi i virtuosismi, e soffiate fortissimo nelle bottiglie: ci vediamo dall’altra parte.
Non so più che gag fare quote suggerita:
«See you, space cowboy»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
PS una cosa che non ho citato ma che merita due parole frasi è la strepitosa colonna sonora e in generale il sound design fuori scala: c’è di mezzo anche Lustmord, e si sente.
Parere sincero?
Non ci ho capito NIENTE.
Per questo mi incuriosisce. E parecchio.
Mi hai convinto lo guarderò.
Ma la quote di cowboy bebop è perché il film finisce nello spazio tra l’orrore cosmico?
Me l’hai venduto, sono secoli che non guardo un horror come si deve, visto che i vari spaventerelli non mi sono mai piaciuti…
Ma giusto per sapere: dove si trova?
https://www.justwatch.com/it/film/the-empty-man
Peccato che questo NON sia un horror come si deve.
Mi hai convinto a dargli una possibilità, dai, il trailer aveva ingannato anche me.
Ammetto che l’interesse è stato messo a dura prova quando hai scritto che ci sono anche gli zombi, ma le fighettate alla Fincher mi piacciono troppo per farmi fermare da questo.
Potrebbe essere un’esagerazione costruita ad arte per incuriosire.
Il film non è nel campo di ciò che mi interessa, la recensione l’ho apprezzata più di quanto l’ho capita.
Ma per quanto sia banale, scontato, svenduto, boomeristico (sort of), alla DVD quote ho assentito con il capo: “oh, yeah!”
A me l’ha venduto il fatto che una traccia della colonna sonora si chiama MYSTERIUM TREMENDUM
sta cosa di coprire con il corpo parte del titolo lo si fá in cartellonistica (alemeno) dai tempi di tolouse-latrec :P
Be’ ho detto che era una fighettata, non una novità :-)
eh si, volevo sfoggiare un po :D
Su quelle piattaforme c’è sub ita ?
Su Chili c’è doppiato e con tutti i sub necessari.
Perché non hai parlato della “Jaques Derrida High School”?
***SPOILER***
No veramente, la messa in scena e’ ottima e tiene incollati. Ma e’ uno shutter island venuto male o uno sleepstream troppo sobrio. Confusionario, presa di coscienza tirata via. Molti riferimenti non spiegati (primo fra tutti amanda, che e’ evidentemente legata a lui nella vita reale ma non viene spiegato perche’). I primi 20 minuti poi, da dove saltano fuori? Come si connettono al protagonista (nella vita reale), l’ha letto su un giornale? Paul rappresenta lui, mentre l’altro sarebbe il marito dell’amante o suo figlio? Troppe cose non spiegate che lasciano l’amaro in bocca per un film veramente accattivante e ottimamente realizzato.
S _ O I L E R
Paul in montagna incontra i resti dell’antico “messaggero”, e ne prende il posto. Dopo 500 anni i cultisti hanno finalmente un nuovo messaggero/antenna. Però adesso che Paul è morente in ospedale, dicono: “non possiamo aspettare altri 500 anni, cerchiamo un modo per fare più in fretta”. Allora fanno rituali ed esperimenti per “fabbricare” un nuovo messaggero, cioè il Tulpa. JBD è il loro Tulpa, è una loro creazione fatta apposta per diventare il nuovo messaggero/antenna dopo Paul. Ora non ho capito se l’intera esistenza di JBD è una fabbricazione (cioè è letteralmente nato ieri) oppure se loro (Amanda in primis) lo hanno “plasmato” manipolandolo (ad es. suscitando il senso di colpa del tradimento).
Questa è la lettura superficiale. Ma i flash spiegone alla fine fanno capire la verità. Ovvero che è tutta una sua fantasia. Il rumore della moneta sui denti. Il ponte dove è morta la sua famiglia. Il velo sul volto dell’amante….
Il link a Mia Goth speravo portasse a una nuova Bonnie Rotten, e invece :-(
Idem ahahaha
Bella rece: parte che sembra una stroncatura, e invece va in crescendo e mi ha incuriosito.
Non amo gli horror, non sono il mio genere, ma è da mesi (anni?) che guardo merda, e l’idea di vedere un bel film quasi quasi…
Molto bellino.
A me ha ricordato Angel Heart.
Lo devo riguardare, per capire se il rigore formale è tale anche nella scrittura, o se invece dietro la confusione si nasconde solo il fumo di un prestigiatore.
L’orsetto di pezza merita una menzione ai premi Sylvester.
Angel Heart anche secondo me
Venduto a “epica lovecraftiana” e finito di vedere proprio ora. Per me un grande film. Dale ha la faccia giusta, i primi venti minuti ci stanno tutti. Ma
SPOILER
Non ho ben capito il collegamento tra il boogeyman e il Tulpa.
Se Amanda e i suoi amici fanno il gioco della bottiglia e poi schiattano tutti, a che pro creare il Tulpa? Quando l’hanno fatto? Come si incastra l’apparizione del Mostro con il piano dei cultisti?
Alcune cose sono poco chiare (e va benissimo, in questo tipo di storia), ma l’angoscia e il malessere ci sono tutti. Approssimando, è una versione di True Detective 1 in cui però le suggestioni soprannaturali si realizzano e non vengono lasciate appese. Ci vedo poco Angel Heart (adoro il genere “investigatori privati hardboiled che finiscono nei cazzi col soprannaturale” perché quello è più marcatamente cattolico, qui invece siamo nel lovecraftiano spinto (“ci sono altre menti”)
Da come l’ho capita io, il boogeyman è l’endgame mentre il tulpa è il catalizzatore delle robe. Cioè l’idea è che sempre più gente chiamerà l’empty man e morirà male, e dall’altro lato ci sono i cultisti che invece investigano i misteri delle altre dimensioni ecc.
In sostanza è un doomsday cult che invece di ammazzarsi fa ammazzare chi sta fuori dal culto.
Forse, eh, quando lo rivedo magari ci capisco di più.
Applausi! Vedendolo mi risuonava qualcosa ma non ricollegavo: The Yellow King! Decisamente un True Detective con la parte horror. Ottimo film perché ti lascia quella voglia di rivederlo, di capirci di piú. Evitabili le ridondanze con i tipi lobotomizzati in cerchio o disposti simmetricamente. Un bel pizzico di grottesco alla Get Out nella scena della “corsa in gruppo” cristologica.
Stanlio, sono stronzo io o i primi 15 secondi sono Raiders of the Lost Ark?
Ormai mi è chiaro: se il film è lento e non ci si capisce un cazzo con ripresa monocromatica e attori stile Muccino questa pagina spende 1345 battute per dire “è un film del cazzo ma ci dobbiamo atteggiare ad esperti”