Se c’è una roba che riguarda il cinema o se le serie tv di cui m’importa davvero il nulla cosmico sono gli spoiler. Oh, non sto dicendo che siete degli stronzi se vi danno fastidio gli spoiler – è una questione mia. Per me gli spoiler son quelle cose lì che i tamarri piazzavano sul retro delle loro Tipo e con cui volavano sopra Desenzano in direzione Number One. Fin lì ci arrivavo. Invece soffro per quanto riguarda tutta la parte del non riveliamoci a nessun costo neanche un pezzettino dell’aneddotica di una narrazione perché altrimenti basta, l’esperienza è rovinata, aver saputo (prima di vederlo) che in Avengers 16 – La ciolla del destino Occhio di Falco è il vero cattivo perché si è imbruttito dopo anni d’intolleranza al glutine trascurata ha completamente inibito le mie possibilità di godermelo. Sono uno di quelli che scriverebbero un lungo romanzo d’avventura solo per far dire a qualche pessimo personaggio cose tipo “il vero tesoro è stato il viaggio e le amicizie che ha creato”, e poi farlo mangiare da un alligatore. Per me gli spoiler sono come le bestemmie: capisco chi non approva e rispetto il suo desiderio di non sentirle. Però penso anche sia il caso di lasciare andare certe scaramanzie e sdoganare entrambe le pratiche. Alla fine ci si può sollazzare nel vedere un film anche se sai che a un certo punto arriva quella cosa, o quella bestemmia. Tutto questo per dire che, SPOILER nonostante il pippone, questo qui è un film in cui a un certo punto viene pretestuosamente ammazzato un canetto per il semplice motivo che bisogna portare la pancia del pubblico dalla parte di due anonimi protagonisti, di cui fino a quel momento ci è fregato tanto quanto a me frega degli spoiler; e quanto mi fa imbestialire quando si ricatta emotivamente lo spettatore uccidendo a gratis una bestiolina la cui unica colpa era di essere troppo bravissimo. Chi è un bravo canetto? Tu sei un bravo canetto. Che belli che sono i canetti. Per carità, sono tanto stupidi quanto gli executive delle major che prendono in mano film fallimentari di Doug Liman e li rimpastano per renderli ancora più cessi; ma di sicuro sono molto più belli di loro. Sigla!
Chaos Walking è un film un po’ insulso, fatto dal king degli insulsi Doug Liman. Uno la cui carriera è più che altro notoria per, nell’ordine: aver fatto credere alla gente, grazie al paragone con The Bourne Identity, che Paul Greengrass fosse un buon regista d’azione e aver quindi, in definitiva, sdoganato la malefica parkinson cam; aver messo insieme Brad Pitt e Angelina Jolie in Mr. & Mrs. Smith; Jumper, mamma mia; aver proposto a Emily Blunt, mentre erano sul set di Edge of Tomorrow, la possibilità di unirsi in matrimonio scientologico mangia placenta con Tom Cruise e aver ricevuto in risposta una sonora ginocchiata nei testicoli; aver fatto un film sul lockdown chiamato Locked Down, perché se sei stronzo lo sei fino in fondo. Qui Liman si cimenta con un centinaio di mijioni di dollari di budget per trasporre su schermo il primo libro (The Knife of Never Letting Go, in Italia uscito come La fuga) di una trilogia fantascientifica per ragazzi ben recensita e pubblicata da quel tizio anglo-americano, Patrick Ness, che già aveva scritto il romanzo Sette minuti dopo la mezzanotte, curandone anche l’adattamento cinematografico diretto da Juan Antonio Bayona. Ora, io i libri non li ho letti perché mi hanno detto che dentro non c’è nemmeno una figura. Allora mi sono fatto raccontare per bene la trama da Strassavio, il nano pettegolo di Val Verde che sa sempre tutto, ha sempre ragione e non sta simpatico a nessuno. Povero Strassavio. Il quale mi ha detto che nel romanzo è tutto abbastanza diverso. A partire dal protagonista, che non somiglia per niente al Tom Holland malvestito che c’è nel film, ma dovrebbe essere un tredicenne. Perché tanta della storia del libro si concentra allegoricamente sul passaggio all’età adulta, sulla perdita dell’innocenza e sull’elaborazione del senso di colpa. In questa fottuta, maledettissima ottica, la morte del canetto per mano di uno dei cattivi – un folle predicatore dalle motivazioni inizialmente misteriose – ha un senso e aiuta a sviluppare le caratterizzazioni dei personaggi. Nella versione di Doug Liman (o dei produttori che a un certo punto gli hanno preso il film dalle mani dopo i primi, fallimentari test screening) è solo un sacrificio sull’altare delle sceneggiature hollywoodiane pigre e mal scritte. Ed è folle, perché è pur vero che questo copione qui, durante l’allungata produzione del progetto (hanno cominciato a scrivere nel 2012, annunciato il film nel 2016, girato nel 2017, con riprese aggiuntive fatte nel 2019 da Fede Álvarez) è passato sotto la penna di chiunque – son partiti da Charlie Kaufman (wot?!) e quindi passati per una mezza dozzina di script doctor, fra cui Lindsey Beer, Gary Spinelli e John Lee Hancock – ma poi, dopo aver fatto tutto il giro, sarebbe anche tornato nelle mani di papà Ness, che ha firmato la sceneggiatura definitiva insieme a Christopher Ford (uno dei dieci autori di Spider Man: Homecoming. Andiamo bene).
Siamo un tot nel futuro, è il 2257, e qualche tempo prima l’umanità ha appoggiato una prima ondata di coloni su un pianeta alieno ribattezzato Mondo Nuovo. Mondo Nuovo ha due caratteristiche problematiche: la presenza di una specie indigena apparentemente (e correttamente) belligerante, gli Spackle; e un’aria frizzantina piena di un germe che uccide le donne e rende tangibili e percepibili agli altri i pensieri degli uomini (lo chiamano il Rumore), con l’introduzione di simpatiche dinamiche in cui i maschietti fanno gli sforzi per nascondere il più forte possibile le loro emozioni perché sono roba da donna (citazione più o meno letterale). Succede che l’avanguardia della seconda ondata di coloni faccia per atterrare su Mondo Nuovo con qualche anno di ritardo, quando la prima ondata si è ormai involuta ai tempi della Mayflower, solo con le pistolette al plasma al posto dei forconi. L’atterraggio della navicella va a ramengo, e sopravvive solo la giovane Viola (Daisy Ridley bionda e sempre poco carismatica) che si schianta vicino all’insediamento di Prentisstown. Qui abita Todd Hewitt (Tom Holland che ci mette tutto l’entusiasmo posticcio possibile). Sappiamo che si chiama così perché la sua tecnica per tenere sotto controllo il flusso di pensieri è di ripetere costantemente, ma almeno sette volte al minuto tipo, “Mi chiamo Todd Hewitt”. A Prentisstown non si vede una femmina dai tempi della nascita di Todd, che è anche il più giovane del villaggio. Il malvagio sindaco Mads Mikkelsen ci terrebbe a mettere le mani sulla nuova arrivata, magari con l’aiuto dello stolido figlio (l’inutile Nick Jonas). Tom Holland decide che è il caso di aiutarla a cercare un modo per comunicare con la nave madre e dare il via alla seconda ondata di insediamento. E basta. Tutto il resto sono lunghi inseguimenti nei boschi che se voglio vado a funghi in un terreno privato e c’ho più o meno la stessa adrenalina, sentenze a effetto piazzate qua e là, rese dei conti piuttosto anticlimatiche, e in generale la sensazione di avere appena visto una roba montata seguendo le istruzioni del Manuale per giovani executive che devono sistemare un prodotto fallato (ma magari con personalità) e farlo diventare un generico film d’intrattenimento senza arte né parte. Chaos Walking tocca con diligenza tutti gli intertempi del cinema spettacolare, eppure è uno dei fallimenti più tristi del cinema scritto e realizzato per algoritmi, riuscendo a trasformare una narrazione dalle idee ben precise in un vuoto esercizio ginnico a metà tra la circonvenzione di adolescente incapace di discernere il cinema dal pattume e la presa per il culo vera e propria. Bestemmie.
Dal vangelo secondo Strassavio quote:
«In verità in verità vi dico: no»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Il fatto che praticamente il 90% dei film recensiti negli ultimi, boh, mesi? anni? siano cacatine, comincia ad essere preoccupante. Speriamo che almeno A Quiet Place 2 sia decente.
Le recensioni oltre oceano di AQP2 si stanno attestando su “Mica brutto per essere un sequel!”.
Legge di Sturgeon: «il novanta percento della fantascienza è spazzatura; però, in effetti, il novanta percento di tutto è spazzatura.»
@Zaku: confermo assolutamente su AQP2.
Quanto avrei voluto leggerlo prima di vedere il film ma sopratutto la scena del cane porcoddio
Fin dall’inizio è la saga del WTF, tutti si comportano in maniera così irrazionale che sembra di essere in un film dei Monthy Pyton senza elemento umoristico…
Cordialità
Attila
Mio papà approva la parte sulle bestemmie, è ora di sdoganarle mannaggia a me!
Bella recensione
Infatti dopo il momento dello SPOILER, sai già che SPOILER morirà malissimo per quella legge non scritta del titolo del post.
Daisy Ridley continua a fare le faccette buffe ma bionda
Tom Holland ci prova ma si vede che non capisse metà delle scene e non convince.
Mads ci prova, come sempre, ma anche lui mi sa che non capiva e ha dato il minimo sindacale.
Per il resto, dinamiche sociali che non si capiscono.
Risultato: boh?
Non capirò mai perchè in Star Wars Daisy Ridley non abbia fatto la protagonista dello spin-off e Felicity Jones, che è sia più brava che più bella, la star dei film principali anzichè il contrario.
Perché, anche se non sembra, Felicity Jones ha 37 anni, all’epoca del Risveglio Della Forza ne aveva comunque più di 30, se vuoi rilanciare la saga con le vecchie glorie e i giovani devi prendere i giovani.
Quindi forse per un problema anagrafico
“Sono uno di quelli che scriverebbero un lungo romanzo d’avventura solo per far dire a qualche pessimo personaggio cose tipo “il vero tesoro è stato il viaggio e le amicizie che ha creato”, e poi farlo mangiare da un alligatore.”
Chi te lo pubblica?
Fai un firmacopie alla Feltrinelli?
Oh, c’è un tizio che è 20 anni che campa pubblicando un fumetto che finirà così, eh…
Chi ?
Io lo compro al day onehhh. Basta che non ci metta dentro “anticlimatico”.
Barbalbero, se ti riferisci a Oda ha espressamente detto che lo OnePiece esiste ed è tangibile, anzi gli girano la balle quando si trova di fronte a situazioni dove si scopre che “il vero tesoro è il viaggio”
Ora capisco perchè ci ho messo ben tre sedute per finire di guardarlo…
Mamma mia che pallottola che ho schivato ieri sera!
Stavo per iniziare a guardarlo, poi ho visto la durata e gli ho riso in faccia.
Voglio un mondo dove la durata standard di un film sia 90 minuti: oltre si può andare solo in casi eccezionali.
A me sono servite due sessioni per vederlo, il film causa narcolessia seria.
Adesso che so che è tratto da un trittico di libri mi spego anche il non finale con lei che pianta in asso lui con la faccia “forse te la do nel sequel”.
Ma non ci sarà nessun sequel a sta puttanata.. vero?
Apperò quando hanno ammazzato il canetto di John Wick dandogli un pretesto per essere John Wick non eri stranamente ancora iscritto alla protezione animali, vero?
sugli spoiler, magari è un problema generazionale, ma a me davvero è venuta in uggia questa paranoia collettiva, cioè va bene il gusto per il colpo di scena inesperta ma se il gusto per il cinema è solo quello mi chiamo fuori
anche a me! come se un film fosse solo il plot twist! Poi certi passaggi di trama li capisci solo se il film lo vedi, non e’ che e’ tutto spoiler!
E’ più brutto o più noioso? Ossia, è più noiosamente brutto o più bruttamente noioso? Ci si annoia per la bruttezza o ci si brutta per la noia? Bah… PS: Mads versione pellicciotto è comunque un bel vedere
C’è una super citazione di Mr. Croccodile Dundee
Io l’ho trovato invece molto divertente, mai noioso. La parte dei pensieri originale e ben gestita. Alcuni spunti di riflessione ci sono anche se son triti e ritriti. Io mi son divertito ed è quello che cercavo in un film in quel momento.