
Buon 4 luglio a tutti!
Ma come un’altra Purga ziə? – lo che da noi è Lo Sfogo, ma gli amici messicani del film la chiamano La Purga e su, diciamolo, è molto meglio. Ma com’è successo che ne fanno un altro di questi film qui? All’ultimo intertempo ero rimasto che nel terzo capitolo alla fine vinceva l’intelligenza, la quale (nonostante la laurea in scienze politiche) pure lei a un certo punto doveva ricorrere all’arte dialettica di comprovata efficacia nota come: sparare i neo-nazisti in della fazza; e poi nel quarto film si giocavano tutto con il prequelone che raccontava l’origin story dell’intera faccenda. Come la spieghiamo una quinta Purga ziə? Facciamo retcon? Reboot? Remake paro paro del primo, solo con un cast che parla in alfabeto farfallino? Ecco che per dirimere la spinosa questione interviene uno dei miei spiriti guida preferiti, James DeMonaco – tizio che secondo me c’avrebbe anche la voglia di fare qualcos’altro che non sia The Purge, ma c’ha addosso 24/7 un Jason Blum (a cui Michael Bay passa la cocaina avanzata a Don Simpson negli anni ’90) che dopo svariate insistenze l’ha già incastrato anche per un sesto capitolo in cui dovrebbe tornare Frank Grillo.

Frengo, ne facciamo un altro ti dico, FRENGO
DeMonaco decide di fare il J. J. Abrams senza soldi e fa quello che se ne frega dei film precedenti. E lo fa con tale tracotanza e spensieratezza e, per dio, mettendoci dentro anche del western, che alla fine non gli viene fuori nemmeno troppo male. Gli hanno dato un compito, a James DeMonaco, e lui lo porta a termine. La banalità del franchise. Lo Sfogo è stato cancellato dalla presidentessa furba, giusto? Bravi tutti, ma fottesega. Bisogna fare una quinta Purga e non c’è niente di male a fischiettare guardando dall’altra parte e facendo finta che il terzo film non sia mai esistito – o, nello scenario più ottimistico, che perda di senso e di utilità all’interno della saga. È pur vero che anche il mondo va così: un anno Trump è quello strano tizio con il toupet arancione che vende bistecche dubbie afferrando vulve random, l’anno dopo è presidente, ha in mano i codici delle testate nucleari e metà del mondo sta fischiettando guardando dall’altra parte. Ed è anche pur vero che qui, la Forever Purga è comunque uno sviluppo sensato – anzi, persino un po’ in ritardo se chiedi a me – della gimmick narrativa di DeMonaco. E ultimo ma non meno super vero, stiamo parlando di una versione contemporanea dell’exploitation e dunque siamo d’accordo, vale tutto e fare la punta ai membri è insensato. Però a me, che della saga The Purge poco o nulla è mai tangiuto (lasciatemi sognare, facciamolo esistere questo participio passato di tangere), il terzo film era garbato anche più degli altri. Però è anche lo stesso, non pensiamoci e gustiamoci la sigla con l’unica cover di Forever Young che il budget della Blumhouse potesse permettersi!
Adela e Juan si vogliono bene e scappano da un Messico che nel duemila e quasi cinquanta ha ancora certi problemi con i cartelli, non con quelli della strada nel senso che la freccia che indica il Sonora in realtà ti porta qui, ma con quelli della droca nel senso che ti ammazzano se sanno che ascolti i Sonohra. Nel frattempo, dopo otto anni di presidentessa No-Purga, fuori campo sono tornati al potere i Nuovi Padri Fondatori e hanno ripristinato Lo Sfogo. Adele e Juan arrivano negli Stati Uniti e, nonostante fossero a conoscenza delle cose scritte appena qua sopra, hanno l’ottima intuizione di mettere radici in Texas, lui come cowboy in una fattoria di proprietà di bianchi latifondisti la cui foto sta sul Devoto-Oli a fianco della voce “anacronismo”, lei come cuoca a Austin. Adela sceglie di abbracciare il sogno americano, quello di una terra ricca e sconfinata che è di tutti e per tutti; Juan invece non riesce a togliersi gli occhiali di Roddy Piper ed è troppo distratto dalla cinica realtà americana per riuscire ad avere fede nel sogno. Quindi ci sono i Nuovi Padri Fondatori che hanno ripreso il potere e ri-dato la stura ai balordi quelli cattivi. I quali si sono detti, sai cosa? Non mi convince mica tanto questa cosa che possiamo fare il cacchio che ci pare ma solo per 12 ore e poi ci ritroviamo una batteria di bazooka ancora carichi e un sacco di munizioni che avanzano e non sappiamo bene cosa farcene. Facciamo che inventiamo la Forever Purga, chi se ne frega delle sirene e dei limiti di tempo, e andiamo avanti finché non ci siamo sfogati SUL SERIO. La situazione si fa talmente situazione che la guerra civile è pronta per partire, e milioni di rifugiati americani cercano protezione in Canada e in Messico. Ah, l’ironia della sorte. La percepite? Se non la percepite ci pensa il film a urlarvela nell’orecchio, comunque continuando a farsi volere abbastanza bene.

Farsi volere abbastanza bene
Mi sembra che finalmente, dopo tre film e un prequel, i ragazzə giù alla Blumhouse abbiano deciso di fare quattro chiacchiere con l’elefante nella stanza. Ovvero: mai nella vita che prendi da parte i violenti, gli arrabbiati, gli spostati, i frustrati, i razzisti, gli psicopatici, i cazzicorti, le clitostorte, i fascisti, gli hooligan, quelli che guardavano Sarabanda senza ironia, i blecchebblocche, e poi a tutto ‘sto popolo qua ci dici che hanno 12 ore all’anno, solo quelle, per fare il cazzo che vogliono e questi allora si accontentano e quando suona la sveglia la mattina dopo la Purga pigiano l’interruttore e tornano normali, pronti a stare 8 ore in ufficio spalla a spalla con il negro frocio ebreo ciccione zingaro strabico muslim messicano bangla valdese che la sera prima volevano tanto ammazzare ma non sono riusciti a trovare. Non esiste. Dai. Chi ci crede? È chiaro che questi fanno magari due giri di prova per vedere di nascosto l’effetto che fa, abbozzano un attimo e fanno ok con il pollice quando la psichiatra chiede se va tutto bene, ma ora della terza Purga son lì che si dicono “Col cazzo che quest’anno finisco quando suona la sirena. Fottesega della sirena. IO SONO SANTA RITA DA CASCIA E POSSO FARE QUELLO CHE MI PARE”. Rimane vero, come diceva Dolores Violetta nella rece del prequel, che la realtà ha raggiunto (se non, per certi versi, sorpassato) The Purge e che “Se domani un governo mondiale proponesse una roba simile al Purge per tenere buona la rabbia del cittadino medio, credo che ci sarebbero le prevedibili contestazioni, credo che scatterebbero un po’ di status indignati, ma credo che il provvedimento alla fine passerebbe, e che un sacco di gente sarebbe contenta di uscire di casa e sparare al primo che capita gridando “lunga vita ai Nuovi Padri Fondatori!”. Sono d’accordo. Oggi, almeno mezzo mondo sarebbe filosoficamente d’accordo con una Purga. Ma secondo me, almeno metà di questo mezzo mondo non si accontenterebbe mai e poi mai di 12 ore. E qui lo dico e qui lo nego: il prossimo passo, per The Purge, è accettare questo mistero, lasciare che La Purga distrugga Los Estados Unidos, ribattezzare il paese Nuova Australia e creare un crossover con Mad Max.

MAD PURGA
La notte del giudizio prima degli esami per sempre si fa vedere serenamente. James DeMonaco ha il superpotere di saper scrivere sceneggiature corrette, attente alla coerenza dei dettagli interni e iper-funzionali al budget e alle esigenze. A dirigere, lui che sono ormai un paio di Purghe che non c’ha tanta voglia di curare anche la regia, ci ha messo un bravo guaglione messicano (Everardo Valerio Gout) già aduso alla tv americana (Banshee, Luke Cage, The Terror, Snowpiercer) ma all’esordio sul grande schermo hollywoodiano. Gout se la spassa anche abbastanza a navigare i vari cambi di registro di DeMonaco, che gli scrive un film itinerante in senso sia geografico (dal Messico agli Stati Uniti e ritorno) sia narrativo, con i toni che passano dal prologo western alla parte centrale classicamente Purgante (e anche un po’ Call of Duty: El Paso e zombi che escono dalle fottute pareti), fino all’ultimo atto che è letteralmente indiani e amici degli indiani contro cowboy matti e con le maschere degli Slipknot. C’è gente, in America, che s’è incazzata a vederlo perché è un film vagamente politicizzato e questa cosa, poverini, ha rovinato loro la visione. Altra gente ancora, da entrambe le curve dello schieramento a priori, che si è lamentata di come questo atteggiamento vagamente politicizzato fosse troppo caciarone e grezzo per avere dignità. Ora però ripetiamo tutti insieme: è un film di exploitation, non di impegno civile. E non è colpa sua, della saga di The Purge, se ha già previsto il futuro una volta e se la realtà è ancora più caciarona e grezza di lei. Lasciatele fare il suo mestiere: far morire male una frotta di gente. E lasciate che lanci nell’etere la sua catarsi: ogni persona che sceglie di vedere The Purge nella maniera corretta – è un film, non un documentario né un tutorial né un consiglio – rappresenta un matto di quelli che vorrebbero davvero Lo Sfogo in meno.
Locandina gigante al drive-in quote:
«Non ci libereremo mai della Purga, ma almeno saremo sempre regolari»
Toshiro Gifuni, i400calci.com
Questa serie poteva essere di una violenza inaudita ma inspiegabilmente è sempre stata violentina. Continua sulla stessa strada o stavolta fa i conti anche con l’elefante delle teste che esplodono?
film divertente, giustamente strizza l’occhio alla cronaca recente con i bianchi razzisti come cattivi però sceglie di volare basso limitandosi a una sfida bianchi vs messicani
peccato non abbiano osato uno sfondo di anarchia con blm/antifa vs polizia vs bianchicattivi, ma capisco che col clima attuale sarebbero stati massacrati
Sì, però la schwa infilatevela intersezionalmente su per il culo.
Baci!
Toshirə nun è intersezionalə marescià, è nu wagliunə onestə, ca tiene famigliə
Based
ALL’IMPROVVISO QUESTA RECENSIONE E’ TROPPO POLITICA
Ovviamente me lo vedrò, ma mi chiedo perché sta cagata? Potevano giocarsi la carta della contemporaneità. Mentre nella notte del 2° capitolo succedeva il bordello tra Grillo, la tipa latina e Big Daddy, da un altra parte degli Stati Uniti… E là potevano raccontare una storia differente, con protagonisti differenti e un bordello differente. Il livello di violenza potevano settarlo come cazzo volevano a seconda della zona dove si svolgeva la vicenda e teoricamente potevano ricavarne storie infinite!
Non c’ho voglia di sbattermi a controllare, ma se non ricordo male la PURGA è durata 15 anni (o 20?). Sai quante storie di violenza in giro per gli States potevano ricavarne? Magari potevano fare lo spin-off indonesiano o giapponese, con gli asiatici che hanno provato ad applicare lo stesso sistema made in USA con risultati ugualmente violenti.
Based
Io sono uno di quelli che si aspettava la cover di elio. E ne vado fiero
“sei una acca che non ha né senso né destinazioneeee, messa a cazzo di cane proprio nel mezzo del nomeeee”
Però c’è una cosa da dire: prima di diventare un franchise e svaccare un pochetto, il concetto originale (quello del primo film con Ethan Hawke per intenderci) verteva proprio sul fatto che tra i partecipanti allo Sfogo ci fossero, oltre ai “violenti, gli arrabbiati, gli spostati, i frustrati, i razzisti, gli psicopatici, i cazzicorti, le clitostorte, i fascisti, gli hooligan, quelli che guardavano Sarabanda senza ironia, i blecchebblocche” (cit. dalla recensione) proprio persone normalissime.
Era quella l’idea di base, una critica della classe media USA, poi coi film successivi si è dato sempre più spazio ai freaks con le maschere degli Slipknot.
Quindi l’idea che lo Sfogo durasse solo quelle 12 ore e poi tutti amici come prima ci stava ai tempi del primo film
Il problema è che funzionava nel trailer, già dopo 10 minuti del primo film ti rendi conto che con un concept del genere questi deficienti decidono di raccontare una storia chiusi dentro quattro mura con protagonista una famiglia borghese e capisci subito che hanno sbagliato tutto. Poi nei film successivi (ho resistito, a stento, fino al terzo) provano un po’ a correggere il tiro, ma l’impressione rimane sempre la solita: hanno avuto un’idea sulla carta fichissima, ma non hanno idea di cosa farci.
Mi ricordo che andai al cinema a vedere il primo capitolo fomentatissimo, il trailer faceva vedere una sorta di footage delle telecamere di sorveglianza, scene di guerriglia urbana… erano i titoli di testa. Poi ripeto quelli dopo non sono nemmeno malaccio, ma mi ritrovavo sempre a pensare… cosa avrebbe tirato fuori Carpenter con un’idea simile?
Poteva essere un bomba atomica invece è un raudo…il problema è che ciarlano troppo sulla rava e la fava di come sia giusto o meno fare sta notte di sfogo con implicazioni politiche, sociali, religiose manco fossimo a di martedì, gente che parla e straparla per mezzo film…come se in fuga da new York avessero appesantito il tutto con mezz’ora di discorsi a vanvera sul fatto se fosse più o meno giusto mettere i detenuti lì e bla bla vari…hanno perso il Focus del discorso.
Ogni volta che James DeMonaco sforna un film della serie penso sempre metta questa maglietta:
https://images.app.goo.gl/VHxH7rEiB5tRTGJe9
Off topic @Nannibal ma per tutti:
Titane palma d’Oro.
Non viviamo in un mondo bellissimo?
Minchia, ti basta così poco, frə’? ❄