– Come si esce da qui? COME SI ESCE DA QUI???
– Non lo so, NON LO SO!!!
– Devo uscire, non posso stare qui dentro, devo uscire, FATEMI USCIREEE!!!
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– Aspettate, qui c’è scritto qualcosa, forse è un indizio!
– Ma cosa significa, non ha il minimo senso!!!
– Bisogna fare qualcosa!!!
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– State calmi, STATE CALMI!!!
– Non abbiamo molto tempo a disposizione, bisogna provare qualcosa!
– Uscire da qui è impossibile, è IMPOSSIBILE VI DICO!!!
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– Calmiamoci, bisogna ragionare, analizziamo bene gli indizi!
– Io credo di aver capito, ora provo qualcosa!
– No! Stai attento, potrebbe essere una trappola! Pensaci meglio!!!
– No, bisogna fare qualcosa altrimenti rimaniamo qui a morire!!!
– Ma se sbagliamo e facciamo scattare la trappola siamo morti lo stesso!!!
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– Dobbiamo cercare bene dappertutto!!!
– State attenti, guardate ogni oggetto, cercate in ogni angolo!
– Non c’è tempo, frega un cazzo, io adesso provo!!!
– Non lo fare, non sappiamo ancora abbastanza!!!
– Non resisto, non ce la faccio più a stare qui dentro, io provo!!!
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– Ragazzi credo di aver risolto l’enigma!!!
– Stai attenta mi raccomando, non sbagliare!!!
– FUNZIONA!!! Fate tutti come ho fatto io!!!
– Forza, abbiamo poco tempo, il conto alla rovescia sta per finire!!!
– Sì ma io prima devo fare un’altra cosa importante, andate prima voi!
– No io non vado senza di te, ti aspetto!!!
– No! Non aspettarmi, salvatevi e continuate!!!
– No!!! Non voglio averti sulla coscienza, ci salveremo insieme!!!
– No!!! Andate, salvatevi almeno voi, è in–
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
– Non mi interrompere.
– Scusa.
– Stavo dicendo: salvatevi almeno voi, è inutile sacrificarsi in due se no poi la si dà vinta ai cattivi!!!
– …
– Ho finito, tocca a te.
– AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
La vita dello sceneggiatore non è facile come sembra: immaginate di dover riscrivere esattamente questo schema di dialoghi per cinque volte nel giro di 90 minuti senza fargli perdere di pathos, e poi di doverlo rifare uguale per il sequel.
SIGLA:
Ma partiamo dall’inizio.
Fra il 2017 e il 2019 sono usciti ben TRE film sul tema delle escape room.
Come si intitolavano?
Escape Room.
Esatto. Tutti e tre si intitolavano Escape Room.
Per cui cosa fa un sito di cinema serio come il nostro in una situazione complessa come questa?
È molto semplice: per evitare di confonderci, non ne abbiamo recensito nessuno dei tre.
Immaginate quindi la mia fazza quando è uscito Escape Room 2: sì, il sequel, ok, ma il sequel di quale dei tre???
Ho dovuto LAVORARE per scoprirlo.
Ho googlato per un buon cinque minuti.
È stato tutto sommato facile: stesso regista, un paio di attori in comune.
E poi, in un impeto di magnanima generosità, e nonostante il vago sospetto che i due attori in comune fossero i sopravvissuti della prima avventura che quindi mi ero già spoilerato, mi sono organizzato per guardarli entrambi.
Il primo ovviamente mi intrigava, mi chiedevo come avrebbero affrontato la premessa.
In generale è facile: è una versione alternativa e più aperta di Cube, la stanza con gli enigmi mortali che probabilmente nel suo piccolo già una fonte di ispirazione per le esperienze live.
Un primo ostacolo però è questo: immaginatevi Cube se i protagonisti fossero entrati tutti di propria spontanea volontà, pronti a giocare e mettere alla prova le loro abilità enigmistiche. Come dai il giusto crescendo alla tensione?
Il primo Escape Room la risolveva così: i protagonisti ricevevano un invito misterioso, non troppo losco ma comunque personalizzato, sufficientemente intrigante affinché si presentassero, ma – a parte Ragazzo Di Cognome Spiegoni – nessuno di loro ha anche solo la vaga cognizione concettuale di cosa sia una escape room, per cui tutti vanno in crisi isterica dal minuto uno quando i trabocchetti sembrano ancora tutto sommato regolari.
Ragazzo Di Cognome Spiegoni (figlio di Adulto) svolge con solerzia il suo ruolo di spiegare le regole delle escape room classiche a personaggi e spettatori, ma è inutile: se la gente non strippa il pubblico non sente la tensione, per cui la gente stripperà.
– Non avevo capito che il concetto di escape room includesse il rimanere chiusi in una stanza in cui l’ubicazione dell’uscita non è ovvia, FATEMI USCIREEEEE!!!
Per quanto riguarda il resto è facile capire cosa chiedere (ritmo, un minimo di creatività) e cosa non chiedere (originalità, personaggi simpatici).
Sostanzialmente si tratta di una specie di Saw senza l’ultraviolenza, nel senso di gente incastrata in enormi enigmi e trappoloni da risolvere in cui si rischia la morte ma non c’è tortura. Il tono è piuttosto quello di teen horror stile Final Destination.
Manca anche l’aspetto moralistico, o almeno manca in modo diretto come Saw: il piano del cattivo – lo posso spoilerare perché state leggendo la recensione del sequel, e quindi arrivati a questo punto dovreste già saperlo, o dovreste aver deciso che non vi interessa preservare la sorpresa – consiste nel radunare semplicemente persone che in un modo o nell’altro sono sopravvissute a incidenti o a situazioni ad alto rischio, e farle gareggiare tra di loro per vedere chi è il più dotato in senso darwiniano. Che però secondo me non ha senso, perché per superare un’escape room servono abilità abbastanza specifiche nell’enigmistica che non hanno necessariamente a che fare con il modo in cui i partecipanti si erano salvati dalle rispettive tragedie, e per cui di colpo Bartezzaghi potrebbe avere più chance di Bear Grylls, che mi può anche stare bene ma sembra un po’ arbitrario. Il sequel da questo punto di vista (questo non ve lo spoilero) sembra voler aggiustare un po’ il tiro più che approfondire.
Insomma, il primo film se la cava.
Gli enigmi sono ok, i personaggi sono insostenibili ma nella media, le scenografie si mangiano tutto.
Il twist non sconvolge, il villain nemmeno ma chiaramente si punta/spera a un’escalation progressiva, a lasciarsi le porte aperte.
Il feeling alla Final Destination è presente, ed è proprio questo a scoppiare nel sequel, che si intitola Escape Room. Cioè no, si intitola Escape Room 2: Tournament of Champions (inutile che facciate quella fazza, viviamo in un mondo in cui il sequel di Halloween si chiama Halloween e il sequel di Scream si chiama Scream).
Del resto come lo organizzi un tournament of champions?
Non è che puoi semplicemente mandare un altro invito.
Non è che puoi dire “hey, ti ricordi quella volta che ti abbiamo invitato a una roba per ammazzarti e ti sei salvato per un pelo vedendo morire tutti gli altri intorno a te? Figata, vero? Ti va di rifarlo?”.
E qui va dato merito agli sceneggiatori – sono quattro, più altri due alla storia e un altro ancora a farsi pagare per aver scritto il film precedente – che scelgono di non giocarsi la pigra ed economica carta del rapimento collettivo ma ci accompagnano piuttosto in un mondo in cui qualsiasi location può diventare una escape room se riesci, in modi su cui è meglio sorvolare, ad attirare i tuoi personaggi, ad esempio, nello stesso vagone della stessa metropolitana nello stesso momento. Se i teenager scemi non andranno alla escape room, la escape room andrà ai teenager scemi.
Non c’è più bisogno di spiegoni, e nemmeno di perdere tempo in chiacchere: i vincitori delle precedenti edizioni di Escape Room sono di nuovo infilati in una specie di videogioco vivente dove dovranno urlare, affezionarsi, diventare isterici, risolvere enigmi, abbandonarsi al pessimismo apocalittico, analizzare forsennatamente ogni oggetto che capita a tiro, litigare, incoraggiarsi, urlare (l’ho già detto?), farsi cogliere da estemporanei lampi di genio, eventualmente morire in gran numero mentre chi ha la tempra morale migliore non si limita a vincere ma sferra un duro colpo all’organizzazione malvagia dietro a queste sadiche e contorte orchestrazioni. Jackie Lang, nella recensione di No Time to Die, vi spiegava come l’eroe sembri invincibile se non lo vedi preparare le sue trappole, ma umano e subdolamente fallibile se ti mostrano mentre le prepara: vi immaginate se mostrassero i cattivi preparare le loro trappole in un film del genere? Basterebbe un istante e crollerebbe tutto.
Escape Room 2: Champion’s League fa il suo mestiere, né più né meno: cura la parte importante che è quella di creare scenari intricati e fantasiosi, di mantenere il ritmo alto e di sacrificare inutili logiche e orpelli all’altare del dio severo ma giusto della rule of cool.
È innocuo, segue la sua bella formuletta consolidata e predefinita con il piglio del bravo secchione attento e diligente, va giù come un bicchier d’acqua e occasionalmente ha persino delle idee fighe (la metropolitana con l’elettricità scoperta ovunque, il quartierino neon con la pioggia acida).
Non lancia nessun talento particolare, ma non mi stupirei se Adam Robitel – che prima di questi due film dirigeva gli extra per i bluray dei film di James Wan – finisse un giorno per fare un film con Dwayne Johnson.
La scenografia si mangia di nuovo tutto.
In ogni caso, fossi in voi, una sera che vi annoiate gli butterei un occhio.
Quote su un cartello pubblicitario all’ingresso del centro commerciale:
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA”
Nanni Cobretti, i400calci.com
C’è un po’ di sangue?
Quantità irrilevanti
ora però vorrei vedere davvero una escape room con bartezzaghi e bear grylls….
Leggendo la recensione ho pensato pa stessa cosa.
Comunque #teambartezzaghi sempre e comunque :D
Quoto (e team Bartezzaghi anche perché avrei qualche chance di sopravvivenza in più…). Cmq so di aver visto il primo ma non so QUALE dei tre… Potrebbe pure essere la continuity giusta ma mi sa che passo…
Capo, hai scelto una sigla ben impegnativa.
È venuta da sé… La canticchio tra me e me anche quando entro all’IKEA
AAAAAAAAAAAAAAAAA
Escape Room: Superlega.
Io comunque introdurrei il personaggio del petomane, tanto ormai svaccato si é svaccato…
Ho visto che la questione è uscita anche su altri lidi, la propongo anche qui :D
Ai titoli di coda ero stupito del fatto che mettessero il nome di un’attrice del primo film che qui non si vede.
Così leggo la trama su wikipedia e il finale è completamente diverso da quello che ho visto io XD.
E’ strano che ci siano due versioni così diverse senza che ci sia una qualche spiegazione.
Scoperto dopo anch’io. Io l’ho visto al cinema. Ci sta a volte accorciare un film per l’uscita in sala e guadagnare qualche proiezione in più, ma qui in effetti cambia molto e ci sono proprio personaggi in più e in meno e scene sostituite, e normalmente non ci si disturba a così tanto solo per quel motivo.
Qui il confronto dettagliato: https://www.digitalspy.com/movies/a37592973/escape-room-2-alternate-ending-explained/
Rimane che il succo del film non cambia, cambia solo – anche se in modo sostanziale – la cornice. L’unica osservazione che faccio nel pezzo, ovvero che le motivazioni del primo film vengono sorvolate, è valida per entrambe le versioni.
Grazie!
Si, quell’aspetto viene subito spiegato nelle prime scene.
Non c’è solo più un tizio cattivo, ma un’organizzazione di ricchi che gode nel guardare questi giochi.
Un po’ come ne La notte del giudizio – Anarchia.
Secondo me il problema veramente vero è che gli enigni sono talmente arzigogolati e forzosi che fai fatica a seguirne la logica persino dopo che Spiegoni ha fatto il suo con solerzia, almeno nel primo erano un pò più realistici. A me non ha fatto schifo schifo ma mia figlia tredicenne che mi ha costretto a vederlo dopo essere impazzita per il primo capitolo ha detto che è una merda. Ed è un giudizio inappellabile.
Che noia solo a leggere il titolo del film
Meglio gli enigmi di play store
Non è che puoi semplicemente mandare un altro invito.
Non è che puoi dire “hey, ti ricordi quella volta che ti abbiamo invitato a una roba per ammazzarti e ti sei salvato per un pelo vedendo morire tutti gli altri intorno a te? Figata, vero? Ti va di rifarlo?”.
Solo io ho pensato a certi giochi coreani?