Ho voluto vedere questo film perché è diretto da Axelle Carolyn, la ex moglie di Neil Marshall prima che si mettesse con quel genio di Charlotte Kirk. Volevo capire se Marshall se le sceglie sempre tutte matte con ambizioni cinematografiche di dubbio valore o se magari questa qua ha qualcosa da dire; insomma, volevo vedere se The Manor è meglio di The Reckoning.
Chiaramente lo è.
Ha anche la decenza di durare 82 minuti, che non è affatto male e denota per lo meno un ego non ipertrofico. Solo che, ahimé, ciò non basta.
Mi rivolgo a voi, pubblico calcista: che cosa ha pubblicato oggi su Facebook vostro cugino scemo? Una citazione motivazionale. E quella tipa del liceo che si dava arie da intellettuale? Un link a un cazzo di TED Talk motivazionale. Che cosa ha scritto Walter Nudo? Una autobiografia motivazionale (il mondo è crudele, sì). Cosa diceva la maestra ai vostri genitori costernati e angosciati? “Potrebbe fare di più, ma manca la motivazione”.
Ecco, The Manor è uguale: i personaggi fanno delle cose completamente prive di motivazione. Inizia con Barbara Hershey, bellissima gilfona classe 1948, che decide, proprio di sua sponte, di farsi imprigionare in uno di quegli orribili ospizi-lager per anziani che purtroppo esistono davvero; è in forma, vitale, lucida, ma ha avuto un infartino e quindi via!, portatemi all’ospizio che voglio farmi umiliare fino a morire male!, non leggo nemmeno il contratto per cui non protesto quando l’infermiera sadica (perché non può non mancare l’infermiera sadica) mi porta via il telefono e quando scopro che le porte sono chiuse col codice e quindi gli ospiti dell’ospizio sono prigionieri della direttrice psicopatica (perché non può mancare manco lei).
Se avete superato questo minuscolo scoglio di credibilità, siete pronti a vedere Barbarona nostra che si presenta al resto dei vecchietti vestendo vasto campionario di magliette metal/sataniste che non hanno niente a che vedere col personaggio per come ci è stato descritto all’inizio, cioè una ex ballerina che insegna danza classica ai bambini. E come reagiscono i vecchietti e gli infermieri? Non fanno una piega. Questa donna arriva in un posto che chiaramente non è per lei, decide di rimanerci, e nessuno alza mezzo sopracciglio. Intanto suo nipote, che con la nonna condivide i gusti musicali e di abbigliamento e forse anche qualche canna, non ci vede molto chiaro – almeno lui, santo cielo!
Quando Barbara (che è bravissima e regge tutto il film sulle sue spalle) si rende conto che nell’ospizio c’è un’oscura presenza che fa morire la gente per scopi poco chiari, decide finalmente di tornare a casa; entra in scena la figlia con la faccia da triglia che si limita a sbuffare e dire che lei deve restare lì, “è per il tuo bene, mamma” anche lei senza addurre alcuna motivazione plausibile. Poi insomma la trama non sa bene dove andare, je dice culo che Barbara vede una certa foto in un diner e capisce tutto al volo, i vecchietti sono prigionieri nell’ospizio ma il nipote può introdursi nottetempo e nessuno di guardia che lo becca, c’è un mostro fatto di rami e corteccia che sembra il cugino brutto di Groot, twist finale, ciao. In tutto ciò, gli unici che sembrano sapere quello che fanno sono i cattivi; gli altri hanno la stessa coerenza della traiettoria del volo di una falena intorno a un lampione.
Beninteso, si lascia guardare. Non è noioso, è fatto bene (secondo i parametri Blumhouse), ben recitato; Axelle Carolyn non è un’incapace. Qua e là mette anche un soffio di denuncia delle condizioni degli anziani negli ospizi, la gestione della malattia mentale, la perdita di autonomia fisica – ma proprio all’acqua di rose, non abbastanza per rendere The Manor un film potente e commovente. Il problema è che nessuno degli snodi narrativi è minimamente credibile, quindi è impossibile provare empatia o interesse per i personaggi; e il mostro, che poteva essere un altro punto di forza, si vede pochissimo e al buio. Peccato! Almeno è meglio di The Reckoning, dai – magra consolazione…
DVD-quote
“Perché lo fai, disperata nonnetta mia”
Cicciolina Wertmüller, i400calci.com
L’ospizio e il mostro? Detta così ricorda molto “Bubba Ho-Tep”
Non mi ha fatto venir voglia di vederlo, fa piacere però sapere che la Hershey è ancora a giro, è brava ed è sempre stata
H
O
T
E nella filmografia di nessuno può mancare una pellicola come “Entity”, che se non fosse stato girato nel 1981 sembrerebbe un metaforone su Weinstein (la Miramax era stata fondata da pochi anni). Forse la sua miglior prova.
Ora mi ascolto Elio e le storie tese
Quindi, ricapitolando: la ex moglie ha recirato in A Reckoning, Charlotte Kirk in The Reckoning. Lotta nel fango! Lotta nel fango!
Iniziato a vedere tempo fa, ma nonostante Santa Barbara Hershey l’ho chiuso dopo mezz’ora. Il tema geriatrico era anche stimolante, poteva essere la versione angosciosa di Bubba Ho-Tep, ma la storia sembrava scritta dagli sceneggiatori delle fiction italiane e la regia una di quelle sonnolente quella di un qualche sonnolento film tv degli anni 70 e 80.
Invece mi avete fatto venire voglia di vedere Reckoning e trovarlo quasi sicuramente migliore di quanto si dice. Comunque ci vuole ben piu’ di un marchettone cinecomico (piu’ divertente e fantasioso della media), un film mal riuscito (da verificare) e una moglie antipatica per farmi ridimensionare Nellone.
“Verificato” The Reckoning… ehm, ok… imbarazzante ‘-‘*
In un mondo di cinefumetti terrificanti o fatti con lo stampino è comunque brutto e triste che Hellboy si sia fatto la nomea di “uno dei peggiori”. Caduta di stile quella del Marshall piccato che lo ha mezzo disconosciuto, è un film cazzone e sanguinolento di cui avrei visto più che volentieri un sequel. Invece ciccia, tocca pupparsi Venom.
ma secondo voi quel furbacchione di blum se aveva film-concept buoni gli “regalava” ad amazon prime o ci faceva l’ennesimo successo in sala…?
Evita Bingo Hell, se riesci. Blumhouse, Amazon, trama accattivante, film inguardabile.
Cosa si possa trovare anche di solo vagamente interessante in un obbrobrio di film del genere (granny già citata a parte) va oltre ogni mia capacità di comprensione.