Quest’oggi vi dovrei parlare di Nessuno ne uscirà vivo, ma, siccome è una roba di un generico che più non si può, la prendo larga. Vogliate perdonarmi. Sigla!
Sarete certo al corrente che c’è un’invenzione chiamata Netflix, e che su questa invenzione ci sono gli originali Netflix. Gli originali Netflix si dividono in film originali Netflix e serie originali Netflix. Il termine “originale Netflix” può voler dire tutto e niente: nel caso delle serie ha un pochino più peso, perché tendenzialmente una serie si fa solo quando ha un’emittente già a bordo. Coi film il discorso è un po’ più complesso: Netflix ne sta producendo sempre di più come studio vero e proprio, ma molti li acquista ancora a cose fatte. Quindi chiunque vi dica “Eh la roba Netflix è tuttuguale, sono filmetti per la TV” sta in parte dicendo una fregnaccia perché non tiene conto del fatto che Netflix non produce tutto da sé e che, oltretutto, non ha un unico target, ma fasce diverse di pubblico da accontentare. C’è l’abbonato che vuole la qualità, e allora si vede The Irishman, e quello che vuole “spegnere il cervello”, come suol dire quel vostro amico che si vede tutte le peggio cose e poi si lamenta che fanno cagare, e vedersi in santa pace un horror scemo che non duri più di un’ora e mezza e sia abbastanza poco teso da consentire qualche pausa per pisciare/preparasi una tisanina/controllare Instagram.
Archiviato questo discorso, possiamo ammettere che la cura che Netflix riserva alle serie e alle miniserie (la settimana scorsa mi sono visto Midnight Mass e, che ve lo dico a fare, recuperatelo ieri) è all’apparenza maggiore di quella che riserva, attualmente, ai film. Da un lato lavora con autori e produttori in prima persona per confezionare prodotti che si adattino perfettamente alle esigenze della piattaforma. Dall’altro compra robe con poche speranze di fare chissà quali incassi e le schiaffa a caso nella sua library.
Sono abbastanza certo che anche nel comparto serie TV ci sia tanta merda quanta roba buona, ma forse le serie riescono a ingannarci meglio perché, avendo a disposizione quel cazzo di gancio alla fine di ogni episodio, ci costringono a vedere tutto d’un fiato, ci tengono impegnati per un paio di giorni e tengono a bada l’inevitabile sensazione di vuoto pneumatico che proviamo dopo aver visto una cosa brutta. Arriva lo stesso, ma arriva dilazionata e dopo una scorpacciata di roba che ci lascia relativamente sazi. Un film invece è un affare veloce, pim-pum-pam ed è finito. E se è bello le endorfine fanno il resto, se è brutto ci fa incazzare e la sensazione di vuoto è istantanea e amplificata.
Prima che questa recensione si tramuti in “Il Dr. George Rohmer risponde”, passiamo al film in questione, Nessuno ne uscirà vivo (titolo in parte ingannatore, in parte furbetto). È diretto dall’Ing. Menghini Santiago dell’interno 6, esordiente alla regia dopo aver diretto una manciata di corti che gli hanno fruttato nomination e premi a svariati festival (Fantasia, SXSW, Sundance). L’Ing. Menghini ha certamente un discreto occhio per la messa in scena, altrimenti non avrebbe vinto quei premi. Come sempre, però, un conto è dirigere un cortometraggio, un conto è tenere in piedi la baracca per un film intero.
Alle spalle, Nessuno ne uscirà vivo ha un romanzo (di Adam Nevill), e dunque una “storia” dovrebbe esserci. Eppure lo stesso il film sembra un’accozzaglia di spunti slegati tra loro e accostati alla meno peggio per tirare fino a un’ora e mezza. Ci sono i #temisociali – immigrazione clandestina, female empowerment – ci sono i fantasmi che ti appaiono alle spalle e ti fanno “BU” e pure un mostro pe’ no fasse manca’ gnente. C’è addirittura un prologo found footage in cui ti raccontano come in un sito archeologico in Messico sia stato rinvenuto un artefatto, un cubo di pietra che pare lo scrigno di un’armatura dei Cavalieri dello Zodiaco, portatore di morbo della morte. E, insomma, Nessuno ne uscirà vivo è un po’ all over the place, scaglia una serie di palline di slime contro la parete del cinema sperando che almeno una ci resti attaccata.
La trama! Ambar (Cristina Rodlo) è un’immikrata messikana klandestina che, dopo aver accudito la madre sul suo letto di morte, si è trasferita a Cleveland. Con i pochi soldi che le restano sta cercando di comprare un documento falso che attesti che è nata in Texas, in modo che un suo lontano cugino le trovi lavoro. Nel frattempo, si trasferisce in una vecchia magione inquietante dove un padrone di casa inquietante aka James Hetfield dei Metallica (Marc Menchaca) affitta le stanze a donne povere in canna. È già tutto molto inquietante, se non si fosse capito, ma all’inquietanza non c’è mai fine: una sera, Ambar incontra nei corridoi della casa un tizio enorme e inquietante aka Mario Biondi Grosso (David Figlioli) intento a sbattere la testa contro una porta come se fosse l’ultima moda (è il fratello matto di James Hetfield). Ma non è finita qui! A un certo punto si scopre pure che per la casa si aggirano degli spettri – lo indovinate? – inquietanti.
Ora, qualunque persona sana di mente avrebbe fatto i bagagli cinque minuti dopo per levarsi sonoramente dal cazzo, ma se Ambar lo facesse perderebbe i soldi della caparra e – cosa ancora più grave – il film non potrebbe succedere. E così Ambar resta (EDIT: mi fanno giustamente notare che Ambar scappa prima che può, ma comunque sempre troppo tardi), sempre più inquietata, e scopre segreti sempre più inquietanti, fino a uno showdown finale che ribalta le carte in tavola, sovverte i rapporti di forza e ci lascia con un twist parecchio inquietante.
Nel mezzo c’è posto, naturalmente, per una riflessione sulle persone invisibili che si aggirano – un po’ come gli spettri che abitano la casa – in una sorta di mondo parallelo, mai viste, ignorate e dunque facili prede di una società che le sacrifica per il proprio tornaconto senza pensarci due volte. Il film si apre con un prologo (dopo la scena found footage, ve l’ho detto che Nessuno ne uscirà vivo è all over the place) in cui un’altra immikrata klandestina incontra il suo destino nella magione, tanto per rimarcare quanto le forze del male che albergano nella casa facciano vittime regolarmente e da molto tempo senza che nessuno se ne sia mai accorto.
Dopo il prologo succedono delle cose, si scopre l’inghippo piano piano, Ambar entra nel personaggio della final girl, affronta James Hetfield dei Metallica, Mario Biondi Grosso e un mostro molto brutto uscito dalla mitologia azteca, e poi il film finisce. A una certa c’è un colpo di scena che dovrebbe essere fondamentale per capire l’arco di Ambar, ma che ho scoperto andando a rileggere la trama del film perché non lo avevo capito. Forse sono stupido io (probabile) o forse è raccontato male.
Nessuno ne uscirà vivo sta al genere horror come il kebab con tutto che vi sparate alle 3 del mattino dopo una sbronza sta all’arte culinaria: un pastone senza senso con qualche spunto buono, che assolve la sua funzione senza infamia e senza lode. Analogamente, l’Ing. Menghini ci schiaffa dentro tutto, dai fantasmi ai criaturi, con la scusa del “tanto è una casa strana, succede la qualunque”, e spera che almeno uno degli ingredienti sia di vostro gradimento. Ma così finisce che niente risalta davvero, e alla fine sono solo sbuffi di cipolla fino alla mattina dopo.
Netflix and Chills quote:
“Ci vuoi la salsa piccante?”
George Rohmer, i400Calci.com
Il film è così così, però c’è un mostro bellissimo e ambar effettivamente scappa subito dalla casa, ci torna solo per recuperare la caparra al volo. Quale sarebbe il colpo di scena? La scena della madre?
Non hai tutti i torti! Sì intendo quella.
Ma quindi secondo te è stata lei? Perché anche io non ho capito molto bene. In tal caso somiglia molto a uno dei finali di silent Hill 2
“[…] She is the mother of Mixcoatl and is particularly associated with the moth Rothschildia orizaba from the family Saturniidae. […]”
…koincidenzeh?? IO NO KRETOH!!1!
(400calci e Netflix complici del grande Reset del piano Kaler5G del Mac del Cul Bisú)
Netflics ci ha comprato “The Trip” il nuovo film di Tommy Wirkola.
Avevo già intenzione di non vederlo ,tempo brutto , freddo e film dimmerda non vanno proprio d’accordo.
Sono ad inizio rece e mi fermo per dire che Dark è una serie orrenda sovrastimata solo per il fatto che l’hanno ingarbugliata oltre ogni limite. Lo so. Non c’entra nulla ma avevo bisogno di sfogarmi dopo che ne ho letto meraviglie per mesi, non me ne vogliate.
Ora finisco la rece.
Dark ho visto laprima stagione ma ci ho capito poco
Bravo. Attori brutti e teteschi: arridatece Renegade.
Posso concederti che la terza stagione è, narrativamente, quella più debole ma rimane una gran serie.
Forse questo può aiutare, almeno nella comprensione:
https://www.youtube.com/watch?v=ntHGykIWSjE
mi è venuta voglia di un Kebab serio mannaggia a te George….
Siccome dopo una rece cosí lapidaria non lo vedró mai, chiedo almeno uno SPOILER che confermi la scelta : qualcuno ne esce vivo? O é stato cannato pure il titolo?
Bello Midnight Mass! Flanagan ha proprio trovato il suo con le miniserie.
Concordo a pieno, ma deve imparare a far fare meno monologhi alla moglie, dio buono
Mamma mi a che spreco di tempo Midnight Mass. Poteva durare quattro ore meno senza tutti quei cazzo di monologhi infiniti. Idea ottima rovinata da una verbositá mortale, allla 180esima citazione dalla Bibbia ti rompi le palle.
Che spreco di tempo Flanagan: sopravvalutato come pochi.
eh si, anche a me ha fatto quest’effetto, peccato.
Non sono per nulla d’accordo e Nick Cave davvero bravo nella parte del prete
Non essere facile a irritarti nel tuo spirito, perché l’ira alberga in seno agli stolti.
(Qoèlet 7:9)
A proposito di serie originali Netflix, cosa aspettate a parlare di Squid Game? Se non è calciabile questa…