Fabrizio vieni qua, parliamone.
Ti ho sentito, sai?
Hai detto quella parola con la A.
Hai detto “americanata”.
Cosa stavi guardando?
Stavi guardando il trailer di Red Notice?
Santa pazienza, Fabrizio. Perché hai detto “americanata”?
Prima o poi questo argomento andava affrontato una volta per tutte, tanto vale che lo facciamo adesso.
Partiamo proprio dall’inizio: cosa significa “americanata”, Fabrizio?
L’hai detto tu eh? Non io. Se l’hai detto tu dovresti sapere cosa vuol dire.
Dammi la definizione.
Un blockbuster americano?
Un blockbuster americano scemo?
Un blockbuster americano patriottico?
Un blockbuster americano con gli inseguimenti e le splosioni?
Un film americano che è costato poco ma sembra comunque scemo, patriottico e ci sono almeno due splosioni?
E se un film ha tutte queste cose ma non è americano?
Che ne so, i film di James Bond. Non sono forse per tanti versi l’apoteosi dell’americanata?
Non pensare a quelli fighetti, pentiti e vergognosi di Daniel Craig: pensa a Pierce Brosnan, pensa a Roger Moore. Inseguimenti, splosioni, esagerazioni irrealistiche, battutacce. E, però, sono inglesi.
Dimmi che non hai pensato semplicemente alla solita variante moderna della formula classica di James Bond guardando il trailer di Red Notice. Certo, nello specifico si va un po’ più indietro, si va a quelli di Sean Connery, ma in effetti più precisamente si cercano spunti da Hitchcock, le avventure rocambolesche in mille location di Intrigo internazionale, gli amabili criminali di Caccia al ladr… Fabrizio svegliati, scusa, sono andato un po’ troppo indietro, colpa mia, mi son dimenticato che per te il cinema inizia con Guerre stellari e tutto il resto sono cowboy e pirati in bianco e nero. Non lo faccio più.
“Americanata”, stavamo dicendo. La definizione di “americanata”.
Non cominciare a dire “ma c’è Dwayne Johnson invece di Roger Moore” come se fosse una componente determinante.
Non so, sento che potremmo parlarne all’infinito: tu cambieresti un dettaglio, io ti farei notare che lo stesso dettaglio c’è in altri film che non definiresti “americanate” (che ne so, Pain & Gain è un tragicomico sfottò dell'”americanata”, e indovina chi c’è? Dwayne Johnson. E Mark Wahlberg, quello specializzato nelle biografie dei veri eroi. E chi l’ha girato? Michael Bay). Tu allora tireresti fuori un altro dettaglio, ecc…
Sapessi quante discussioni del genere ho fatto in vita mia, Fabrizio. Davvero, non ti disturbare: non se ne esce.
Penso di avere capito qual è il vero problema.
Il vero problema, aldilà dei sensi di colpa che ti prendono quando vedi un film che non ti vuole spiegare il senso profondo della vita, come se fossero i film a doverti spiegare il senso profondo della vita e non la vita stessa, è con una cosa per cui proprio gli americani (ok in realtà non lo so, diciamo gli anglofoni) hanno trovato un termine preciso: si chiama rule of cool.
Che significa rule of cool? Significa letteralmente “la regola della figaggine” (sì, suona meglio in inglese perché fa rima, poi ci torniamo).
È una regola molto semplice, e fa così: dato un problema in fase di sceneggiatura, davanti a due opzioni di cui una ha senso ma è banale, grigia, insipida, piatta, e l’altra invece non ha senso ma è figa, sgargiante, emozionante, spettacolare, nel momento in cui non è vero che la prima ha senso perché STAI FACENDO UN FILM, NON È LA VITA, tanto vale scegliere la seconda.
La rule of cool è il motivo per cui Batman indossa un ingombrante mantello.
La rule of cool è il motivo per cui ogni tanto Bruce Lee cede e tira un calcio volante in fazza al suo avversario invece che limitarsi a rapidi cazzotti sul naso.
La rule of cool è il motivo per cui ti lamenti, Fabrizio, della scena del frigo in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, ma non di quella del canotto volante in Indiana Jones e il tempio maledetto.
Vince la rule of cool, sempre.
Sapete quand’è che non vince la rule of cool? In due casi: quando la soluzione plausibile ha senso ma per coincidenza è anche figa e spettacolare. Ovvero: figaggine über alles. Oppure quando stai ostentando antispettacolarità come messaggio politico e/o mission aziendale, tipo che so, Pig con Nicolas Cage, il cui senso stesso di esistere è farvi credere di vedere un film di vendetta con Nicolas Cage e poi fare volutamente tutte le scelte più anti-spettacolari a disposizione per punirvi dei vostri peccati con cilicio e in ginocchio sui ceci, bacchettate sulle nocche, frustate sulla schiena. Salvo poi concedervi una scena in cui Nic fa un monologone dei suoi altrimenti giustamente cambiate canale (ha senso che lo faccia? no, ma è FIGO).
È questo che tendete a chiamare “americanata”: i film che seguono la rule of cool.
Vi prendo in scacco tutte le volte che volete: ditemi un film che ritenete “plausibile” e io vi “svelo” che in realtà ha seguito la rule of cool (non è una sfida, non fatelo nei commenti, c’ho altro da fare oggi pomeriggio, sono comunque sicuro che sapete rispondervi alla grandissima tra di voi). Guardate che ne so – vi faccio un esempio facilissimo – quello che ha fatto il vostro paladino Christopher Nolan in Tenet, praticamente il film manifesto del “voglio girare due/tre scene d’azione mai viste prima e mi ci invento sopra una scusa qualsiasi di due ore”. E ha fatto BENE.
Ci sto, Fabrizio.
Non vuoi smettere di dire “americanata”? Ok: chiamiamo “americanata” i film che abbandonano ogni ipocrisia e rispettano la rule of cool.
Faccio mie le parole che disse una volta il buon Wim Diesel: tu le chiami “americanate”, io le chiamo “film in cui succedono cose”.
Ma chiamiamole pure “americanate”, anche se vengono che ne so, dalla Francia, dalla Cina, dall’India, o da registi tedeschi (tipo Independence Day o Air Force One).
E va da sé che non è un aggettivo negativo, anzi.
Perché guardare un film, se non per vedere cose che non vedresti nella vita di tutti i giorni, e che quindi non ne seguono necessariamente le stesse regole?
Lo dico sempre, lo ripeto: per vedere Scene da un matrimonio, se sono abbastanza fortunato da non averle già in casa, mi basta avvicinare l’orecchio al muro e ascoltare i vicini. Sai che emozione.
C’è un’altra cosa che mi sta sempre sul gozzo, Fabrizio, ed è quando dici “film per staccare il cervello”.
Io non lo stacco il cervello. Non lo stacco quando guardo i Transformers, non lo stacco quando guardo Beavis & Butthead e non lo staccherò quando guarderò Red Notice.
Le americanate, come ogni cosa, vanno fatte bene.
Da una parte la rule of cool deve produrre scene effettivamente cool altrimenti cosa la si applica a fare, e dall’altra non può ovviamente esserci un’anarchia totale di coerenza perché il rischio è uscire completamente dal film e guardare solo un mucchio di lucine colorate. Ti accorgi della mancanza di plausibilità, o dei mitologici “buchi di sceneggiatura”, solo quando una scena – o l’atmosfera generale – non è abbastanza figa. La partita si gioca lì.
È un equilibrio difficile e bisogna essere bravi: esistono maestri, ed esistono somari.
Ma qualsiasi regista, attore, sceneggiatore, montatore, compositore, ti dirà la stessa cosa: le emozioni sono lo scopo, la plausibilità è un supporto (uno dei tanti).
Fabrizio, sai che ti voglio bene e in fondo ammiro la tua passione, anche se a volte tendo a essere esigente, severo, quasi felliniano, se vuoi.
Si potrebbe parlare all’infinito delle americanate: noi siamo qui per questo, e lo facciamo regolarmente tutte le settimane dal 2009.
Il primo passo è: non vergognarti.
Le americanate sono il cinema.
Se poi vuoi persino spingerti fino a rivalutare la pizza con l’ananas, Netflix è disposto a offrirtela. Questo è quanto ci credono.
Risposta facile e difficile, visto che l’A. è quando la sospensione dell’incredulità inciampa e si frattura il malleolo. Una delle cose più soggettive (e inevitabile causa di dibattito calcistico) che esista.
Perché se siamo (quasi) tutti d’accordo che gli incidenti stradali Chips con auto che devono obbligatoriamente volare ed esplodere sono pura A. e quindi diventano un meme di successo, mentre la versione Mad Max Fury Road sono lo Stato dell’Arte della coolness, c’è l’ampia zona grigia in mezzo, ed è e resterà sempre fonte di dibattito.
Ci sta.
Michele la penso come a te ma per favore, “ci sta” non si può più sentire. Ormai è tutto un “ci sta”, e ogni volta che lo sento/leggo il cervello mi si (in)cista.
Stacce.
Infatti mi è subito venuto in mente fury road: chiesero a Miller, perché c’è il chitarrista col lanciafiamme?
M: Nei tempi antichi si andava in battaglia con le trombe, nel mondo di mad max con le chitarre metal.
D: si, ma perché la chitarra sputa fuoco?
M: tutto, in questo mondo post apocalittico, deve essere un’arma.
Rule of cool + plausibilità: capolavoro.
La chitarra lanciafiamme non è tanto plausibile in quanto arma, più come simbolo esplicito di potere. Anche la macchina guidata da Nux lancia fiamme, e non serve ad andare più forte. Hai le risorse e ne sei l’unico giudice ed arbitro, tutti devono saperlo. Che nessuno ne dubiti.
Quindi sì, coolness + plausibilità = capolavoro
sciatteria + maccosa = svacco generico
sciatteria + maccosa + autocompiacimento/patriottismo = A.
Perfetta definizione, 3 righe.
Mi sarò lasciato trasportare dall’ultima immagine, ma mi sono arrampicato su un banco e ho iniziato ad urlare “Americanata, oh mia Americanata”
Una volta ebbi una accessissima discussione con una persona che diceva che “Face/off” era un’Americanata e io cercavo di spiegargli che era un film che smontava molti dei canoni classici dei film di azione americani prodotti fino ad allora.
Ma niente, lui irremovibile. Era un’Americanata.
Alla fine il problema era tutto là. Che non esiste una definizione univoca di “Americanata”.
Spoiler: 8 volte su 10 chi parla di “americanata” con ironico disprezzo parla per sentito dire, senza neanche essersi preso la briga di aver visto il film.
Hai voglia a spiegarglielo…
10 volte su 10 si masturba pensando a Margherita Buy (ma ogni tanto anche a Laura Morante)
11 volte su 10 si masturba.
Semplicemente perfetto… ci sara’ un motivo se vi seguo dal lontano gennaio 2009.
In quanto a me, quando incontro sottobosco intellettuale di tal calibro, annuisco, sorrido, accetto la loro opinione e me ne vado: non ho piu’ tempo per idioti nella mia vita.
Appena finito di vedere. Già dal trailer si poteva capire l’andazzo: una sana dose di risate (tutte le sequenze con dj vestito elegante), sospensione dell’incredulità (gal gadot 40 kg con i vestiti bagnati che stende dj e reynolds senza neanchè sudare), solito reynolds fesso, solito personaggio dj, montaggio sincopato e inquadrature sbilenche… e questo già si capiva solo dal trailer…
IMHO l’ho trovato pessimo per la serie “se sulla merda ci si mette le nocciole questa non diventa automaticamente torrone”
Per fortuna ci sono i trailer
L’americanata è come la pornografia secondo la Corte suprema americana: “I shall not today attempt further to define the kinds of material I understand to be embraced within that shorthand description; and perhaps I could never succeed in intelligibly doing so. But I know it when I see it.” Non si può definire, ma quando la vedi lo sai.
Qui è dove Nanni esplode l’internet ma lui è di spalle che procede e non si volta indietro
Questo post sul concetto di “americanata” è senza dubbio una “americanata”. Forse l’intero sito lo è. Per questo lo amiamo.
Per me americanata, per come lo uso io, é “quanto é figo essere americani, senz’ ombra di dubbio”. Elementi spesso ricorrenti: armi per tutti wow, soldati immortali o quasi wow, capitalismo wow, american dream wow, servizi segreti molto supereroistici nonostante quell’ intoppino dell’ 11 settembre wow. Esempi:
– Commando: super americanata
– Rambo : non americanata
– Top Gun: americanata
– Rocky : americanata a metà ( american dream ma anche tanti bassifondi )
– Rocky 4: super super americanata ( comunismo merda/ capitalismo wow)
– Nemico pubblico: americanata ma che ci ha visto lungo
– Lone Survivor: americanata
– Gli intoccabili: americanata
Uso del termine “film per staccare il cervello” : film con una trama che mi posso alzare, andare in cucina o al bagno, starci un quarto d’ora, tornare alla visione e riuscire a capire lo stesso quello che é successo senza dover chiedere cos’ é successo.
Poi c’ é anche “italianata” : personaggi molto ansiosi e molto amici di Margherita Buy.
Commento TOP, Chuck!
Grazie, ma alla fine è riassumibile semplicemente in “Fabrizio definisce americanata una cosa molto patriottica” . Ma non li schifo, il 99% delle volte. Maverick per me poteva non atterrare, arrivare fino a Mosca e lanciare dall’ aereo volantini con scritto “Gorbacev é un ciccione” e avrei goduto lo stesso.
Prima dell’ultimo link non avevo capito il senso del post. Chapeau
Dovreste creare una sezione FAQ (Fabrizio’s Asshole Questions) e metterci questa per prima.
La trilogia perfetta dell’Americanata: Independence Day – the rock – Con Air
Con Air SPOILER
Con Air dove muoiono solo i cattivi?
Piu americanata di cosi’……
Trovo che ti contraddica in modo abbastanza netto: nel momento in cui invochi la rule of cool come una forma di sospensione della ragione, un sistema per ovviare ad un buco di sceneggiatura che non va vissuto come una forma di senso applicato ma solo come un trionfo di emozioni e poi dopo dici che tu non spegneresti il cervello, guardando le americanate. Dovresti decidere una volta per tutte se per godere di certe soluzioni, delle americanate, occorra vedere il film con il cervello attivo o con il semplice fluire di quelle emozioni che non hanno necessità di essere supportate da ragioni e logiche. Inoltre dire che il cinema sia evasione dalla vita reale mi pare altresì un’ulteriore sciocchezza, o quantomeno sia discutibilissimo: che il cinema abbia modalità ed espressioni diverse dalla realtà pare ovvio, essendo una forma che al massimo analizza e ritrae un punto di vista singolo sulla realtà stessa ma, per esempio, allen ha fatto un film sulle vicende ascoltate attraverso la parete dei propri vicini di casa. Dire, o implicitamente intendere, che il cinema abbia la funzione di evadere dalla realtà, sembra davvero un po’ limitato. Quindi non capisco bene se l’articolo è scritto solo per fini “social” o se davvero voleva essere serio. Forse voleva anch’esso seguire quella rule of cool di cui non si spiega cosa sia l’essenze cosa renderebbe una scelta davvero cool – oltre alla mancanza di sensatezza.
Che per godersi la rule of cool vada staccato il cervello lo dici tu, non io. Il cervello per vedere se una cosa è davvero figa/fresca/interessante/mai fatta prima – e quindi funziona e valeva la pena applicarla a scapito del resto – io lo tengo acceso, sempre. Per distinguere appunto i maestri dai somari.
“… e l’altra invece non ha senso ma è figa, sgargiante, emozionante, spettacolare, nel momento in cui non è vero che la prima ha senso perché STAI FACENDO UN FILM, NON È LA VITA, tanto vale scegliere la seconda.” Come tu scrivi la rules of cool si baserebbe, secondo te, sulla mancanza di senso, scelta che vuole privilegiare la figaggine (su quali principi o fattori si baserebbe li figometro, non ti preoccupi di definirlo ma ok). LA mancanza di senso, a casa mia, implica la disattivazione, momentanea o perenne, del cervello. Per questo poi dopo cadi in contraddizione quando dici che non spegni mai il cervello, perchè nell’assunto che tu prima hai dato, sostieni che tale regola si basi appunto sulla mancanza di senso. In pratica dici che tutto sarebbe retto da un trasporto emotivo e istintivo (che poco ha a che fare con l’esercizio della ragione, attività archetipicamente associata simbolicamente all’organo cerebrale) che premia quel genere di film. Non sono d’accordo su molte delle cose che hai scritto nell’articolo ma quello ci sta, perchè si può pensare diversamente di molte cose – a parte che come mi sembra di averti già detto, altra cosa un po’ ridicola da scrivere per uno che si dovrebbe intendere di cinema è che ascoltare le conversazioni dei propri vicini sarebbe una cosa poco interessante (Hitchcock, Woody Allen ne hanno fatto film; le vite degli altri, altro film stupendo quindi non so davvero perchè tu debba dire una cosa che risulti tanto assurda) – ma quello che trovo più sbagliato, per rimanere solo al tema dell’articolo stesso è che tale rule of cool si baserebbe sulla mancanza di senso. Fai bene a non spegnere mai il cervello ma questo dovrebbe portarti a definire in realtà che un motivo e un senso esiste sempre, anche per quelle azioni che magari caratterizzano le “americanate”: in un film esiste una logica interna, che rende certe scelte coerenti e rispettose e altre invece del tutto idiote. E come lo si fa capire? non con le sensazioni, le emozioni, gli istinti o chissà quale astrusa capacità intangibile, ma appunto con il cervello. Se king kong venisse ucciso da un enorme tostapane piovuto dal cielo, per quanto figo qualcuno potrebbe ritenere quella soluzione di fine scrittura, sarebbe fuori dalla logica del film. Quindi il senso esiste anche nella rule of cool anche se tu scrivi che invece non ha senso. Ce l’ha senso, eccome. Ma non tutte le americanate sono bei film. Perchè esistono appunto americanate senza senso. forse è più chiaro adesso?
>> LA mancanza di senso, a casa mia, implica la disattivazione, momentanea o perenne, del cervello
Appunto a casa tua, ma non è quello che dico io, e la postilla del cervello acceso l’ho messa apposta per non confondere le due cose. La rule of cool tira semplicemente in ballo altri parametri che non sono per forza quelli della logica (spesso soggettivi ma non solo). Un enorme tostapane che casca dal cielo e ammazza King Kong magari non rispetta il tono che il film ha scelto fino a quel momento, ma in un contesto in cui le cose accadono spesso senza motivo – che ne so, uno showcase di creatività tipo i film dei Monty Python o una storia onirica alla Lynch – può essere un momento riuscito per svariati motivi anche se non ha il minimo senso logico. Oppure pensa, che ne so, alla pioggia di rane di Magnolia (e che Crom mi fulmini per aver citato il peggiore degli Anderson). Il successo di un film si gioca su quegli equilibri, ma non esclude nessun estremo a priori.
Appunto, quindi anche la rule of cool si basa su dei principi logici e non su un’assenza di senso, come invece tu scrivi. Principi logici che vengono creati dal film stesso nel suo interno, ovvero la logica interna, per cui nella poetica di anderson, la pioggia di rane è compatibile con il canto corale dei personaggi perchè in quel contesto da lui creato, non rompe il suo equilibrio, mentre invece un immane tostapane sarebbe fuori luogo. Perchè? non perchè siano più o meno fighi (che non si è ancora capito cosa voglia dire) ma solo perchè sono più o meno cretini, cioè sensati o meno. Anche la rule of cool risponde al senso, che non può essere eludibile. Questo per correggere il tuo assunto decisamente superficiale.
Non capisco l’astio, ma vabbè. Siamo tutti d’accordo, abbastanza banalmente, che la rule of cool funziona meglio quando è inserita con successo nelle regole interne del film. Ma il succo del pezzo è che se non riesci ad avere la proverbiale botte piena e moglie ubriaca e le regole interne ti portano a una soluzione piatta, è meglio cambiarle o trasgredirle. E che bisogna tenere la mente aperta al riguardo. Meglio Kong abbattuto dagli aerei. Ma meglio Kong ucciso da un tostapane gigante che Kong che si tranquillizza, scende con calma dal palazzo, rimette Fay Wray al suo posto, saluta e se ne va. Tutto qui.
no no…nessun astio. Anzi mi scuso se mi è uscito un tono astioso. Scambio robusto ma per me piacevole e interessante. Ancora le mie scuse.
Beh.. Nel trailer, a 1′.18″, direi che abbiamo un ottimo materiale per discutere di “Americanata – Rule of Cool”…
Sì, quando DJ si scansa dal portellone di un elicottero in volo per schivare un missile facendolo passare DENTRO l’elicottero stesso.
In pratica, il missile non stava mirando l’elicottero, ma direttamente DJ.
O forse l’ego di DJ, chissà.
Rule of Cool.
La definizione esatta non mi interessa granché, ma il concetto generale è più o meno “film scemo coi soldi”, con i due elementi (“scemo” e “coi soldi”) entrambi necessari. La retorica è al più un’aggravante della scemenza. L’associazione con l’America è dovuta al fatto che a lungo i soldi li hanno avuti solo loro, ma oggi si può tranquillamente dire “cinesata” con la stessa sfumatura.
La “rule of cool”, di per sé, non implica minimamente la scemenza.
Memorabile a tal proposito “the great wall” con gli attori americani ma assolutamente made in china… quella in effetti era una Americanata bella e buona anche se a beneficio degli utenti Cinesi appunto….
In effetti con “cinesata ” spesso si intende un’imitazione un po’ pezzotta di qualcos’altro di fatto meglio…in ambito filmico forse possiamo intendere come cinesata uno dei film generici di Netflix fatti con due attori famosi e trama inesistente. Beh in effetti Red Notice risponde a entrambi i requisiti
Approfondimento molto interessante, che ribadisce, nel finale “Il primo passo è: non vergognarti. Le americanate sono il cinema.” la filosofia che ha portato alla nascita del sito, sostituendo “americanate” con film cosiddetti di genere. Attendo, in futuro, una digressione sull’Italianata.
lascio ai 400 calci la definizione corretta e non oserei mai contestare…per me il termine ha senso solo come accezione negativa o positiva, come soggetto neutro fatico a inquadrarlo.
SIETE CRINGE,smettetela che avete ‘na certa.
Secondo me, quando il plausibile sfocia nell’improbabile per poi sublimare nell’impossibile e tutto ciò si mischia a dollaroni e “figaggine” è in quel momento che si può parlare di “americanata”.
Volevo dire che Fast & Furious è l’apoteosi dell’Americanata ma questo non ci impedisce di amarlo e riguardarlo 10 volte….
Per quanto riguarda Red Notice, visto ieri: si, è un’Americanata ma secondo me è fatto molto meglio di altre cose viste su N. Siamo più dalle parti di 6 Underground o film simili come produzione e cura dei dettagli (vabbè a parte il museo a Castel Sant’Angelo o il fatto che tutti gli attori italiani sono sudamericani o arabi e dicono tutti “checcazzo” gesticolando – questo si che è razzista, ma chi glielo spiega? ) e io ho apprezzato anche le citazioni abbastanza esplicite a film come 007 (le location) o Indiana Jones (a un certo punto RR fischietta proprio il motivo del film) o meta-citazioni come quando (minuscolo SPOILER) DJ domanda “come troviamo l’uovo?” E RR risponde: “prova a vedere se su una cassa c’è scritto McGuffin”.
Insomma un film che si rifà abbondantemente alla cinematografia “giusta” e secondo me si lascia guardare e fa anche abbastanza ridere… abbastanza dimenticabile, ma ho sprecato in modi peggiori 2 ore di vita!
Miglior articolo di sempre del blog
Mah, non sono convinto, ognuno ha un po’ le definizioni che crede. Per dire, una mia amica – che il cinema lo studiava e faceva la documentarista – definiva americanata Mystic River, capite?
L’articolo mi ha fatto riflettere su quello che intendo io per americanata (stupidità e semplicità a livelli parossistici, adesione ferrea a cliché e patetismi, ecc.) ma vedo che sarebbe una mia definizione e poco altro.
Diverso per Tarantinata, lì è più facile capire che cosa intende la gente.
Discussione interessantissima.
Personalmente credo che la cosiddetta “americanata” sia per forza di cose diversa rispetta a qualche decennio fa, soprattutto se la si intende come esibizione di patriottismo stars and stripes.
Mi spiego: oggi (soprattutto dopo Trump) un “Top Gun” come quello che abbiamo visto sarebbe improponibile (infatti sono piuttosto curioso di come sarà il nuovo).
Ma anche, per dire, scene anche un po’ ridondanti e gratuite come lo Spider-Man di Raimi che si mette di fianco alla bandiera USA.
Per come la vedo io, l’americanata attuale sono i film dell’MCU, nel senso che sono quanto di più lontano dall’ultrapatriottismo ma sono comunque accomunati da una morale di fondo
Leggendo articolo e commenti ne concluderei che “americanata” è tutto quello in cui le scene in cui è applicata la “rule of cool” non suscitano meraviglia o sorriso, ma solo un “maccosa”, o un “seeeh, vabbè”.
Il problema (?) è che questo è incredibilmente soggettivo.
A me ad esempio cadono le palle a terra quando partono i pipponi patriottici o di sponsorizzazione dell’American Way Of Life (specialmente se sponsorizzati dalla NRA), o all’ennesima volta in cui le regole (legali, ambientali, fisiche, etiche, whatever) si applicano diversamente all’eroe di turno e ai suoi antagonisti.
Ciascuno ha un suo lato Fabrizio, probabilmente.
Secondo me dopo il trumpismo faremo molta fatica a rivedere certi messaggi smaccati sull’American Way of Life, quella roba lì ne è uscita totalmente sputtanata.
Ma come scrivevo prima, se come americanata si intende il voler veicolare un messaggio o una morale di fondo, quella roba lì esiste ancora, semplicemente sono cambiati i messaggi da veicolare.
In questo senso anche i pipponi pseudo-filosofici visti negli “Eterni” potrebbero essere visti come un’americanata
tutto questo è molto italiano. non sento l’africa
Ringrazio per la riflessione. Per come la vedo io:
Una americanata è un modo per chiamare un film che nato con l’intento di intrattenere utilizza linguaggi, stili, situazioni e in fondo immagini derivate da una saturazione di questi linguaggi stili etc. tipico della ripetitività seriale di un mercato egemone dell’immagin(ario) cinematografico. Non nega allo spettatore la possibilità di investire psico-emotivamente con la storia, perché, ne ha una da raccontare. In generale però tende a saturare l’immagine per esautorare lo spettatore. In questo può essere efficace, per quanto fuorviante, l’utilizzo della analogia “staccare il cervello” in quanto ciò è il prodotto del distacco da immagini intercambiabili sempre uguali che scacciano indefinitamente loro stesse.
Quella che viene definita rule of cool, invece, è un reflusso del prodotto “americanata” che tenta di imprimersi da questo anonimo sfondo indistinto sfondando la parete e ammiccando direttamente con il pubblico e se lo sai fare bene lo fai come il cappello di Indy. Spesso questo però si estrinseca in un divismo narciso e logorroico che tenta di simulare il montaggio veloce. Al fondo di ciò c’è che film come Red Notice si distinguono come sequenze già viste, affastellate l’una all’altra dove il memorabile dovrebbe essere la rule of cool, senza storia. Si potrebbe definire “americanata per essere americanata”. Per rispondere ad altro esempio: non è un problema di non plausibilità nel frigo di Indiana 4, ma di come quella scena fosse sfilacciata dal resto, risultando depauperata dalla coolness stessa. E’ un problema di fluidità e forse risente della tante riscritture della sceneggiatura.
Veramente azzeccata e manco troppo scontata la citazione di nolan nell’articolo.
Nonostante la patina cerebrale che avvolge molti suoi film, secondo me è uno dei meio rappresentanti della rule of cool, con il monologo iniziale di caine in the prestige che ne è il metaforones lungo e la scena in cui hardy caccia il cannone in inception quello breve.
Non sono proprio convintissimo al 110%.
Un film come https://en.wikipedia.org/wiki/Seven_Psychopaths per voi è catalogabile come Americanata? A me pare che la Rule of Cool ci stia tutta, ma fatico a metterlo sullo stesso scaffale della maggior parte dei film che avete citato.
E se mi passate quello (magari sono io che applico male la Rule of Cool) ci sono altri film, tipo https://en.wikipedia.org/wiki/In_Bruges che mi pare abbiano le stesse caratteristiche.
Credo che il termine regga ancora quando si parla di patriottismo becero, quel “the greatest country in the world” buttato lì a caso a motivare le azioni in base ad un’idea di morale un po’ raffazzonata (6 Underground).
Può cinematograficamente funzionare comunque, ma a dispetto di quanto molti credano forma e contenuto non sono la stessa cosa.
Motivo per cui misurare Scene da un matrimonio col metro della rule of cool non ha molto senso. I film non giocano tutti nello stesso campionato.
Sarà che mi chiamo Fabrizio.
Vi ricordate quando anni fa Clint Eastwood alla convention del partito repubblicano fece un’imbarazzante performance mettendosi a discutere con una sedia vuota? Quando vi rivolgete a Fabrizio mi date lo stesso senso di disagio.
(Ma, come per il vecchio Clint, per il resto vi si vuole bene <3)
Cioè adesso non va manco bene Clint che parla a una sedia. Non vi ho insegnato niente…
Il problema è che la sedia lo seppellì con la sua mimica. (semicit.)
Se la parola americanata non avesse senso o non fosse comprensibile ai più, non esisterebbe. Quando una parola nasce ed è utilizzata, pur in assenza di una precisa definizione, un significato ce l’ha.
Viceversa questa analisi la si può applicare a tutte le parole (vedere Wittgenstein). E’ come cercare di dare una definizione formale al pacchiano. Ma che dico: al bello e al brutto!
Suggerisco di guardare “Team America”, il divertentissimo film d’animazione, per vedere Americani che prendono per i fondelli l’Americanata.
Americanata è quando la retorica non è supportata da una adeguata narrativa/regia.
Con l’aumentare dell’età il senso delle parole – sceneggiate – sembra sempre più vuoto.
Anche nell’ultimo spider-man, la scena sul tetto dei tre.
eh niente, beccati (con tanto di definizione!):
“E in effetti Driven è un film con un mare di difetti, che mettersi ad elencarli è frustrante. Il principale è quello di essere ciò che le più illuminate menti della critica cinematografica del novecento amavano chiamare “un’americanata”, nel senso di film barocco ed esagerato, saturato di musica pop a cazzo, brutta CGI e colori troppo sgargianti, in cui le esigenze spettacolari sconfinano spesso nella fantascienza e nel comico involontario.”