Sweetie, You Won’t Believe It di Yernar Nurgaliyev è innanzitutto il genere di film per il quale poi venite nei commenti a chiedermi dove lo si trova e dove lo potete vedere. Vi rispondo subito: a Gorizia, il 28 novembre, serata conclusiva del Be Afraid Horror Fest. Andateci: inizia il 24 e finisce appunto il 28, c’è tanta bella roba, e se non vi fidate di me fidatevi del Capro di Satana. E poi come dicevo le celebrazioni verranno chiuse da questa delizia kazaka che potrebbe essere contemporaneamente il film più divertente che ho visto quest’anno (o comunque se la gioca) e quello che contiene il miglior omicidio dell’anno (o comunque et cetera).
Il guaio di Sweetie, You Won’t Believe It è che il pubblico, soprattutto quello di certi generi, è talmente abituato alla roba americana (o alla meglio giapponese) che di fronte a un film kazako passa tutto il tempo a ragionare di geopolitica e di quanto sia sorprendente vedere uno slasher non ambientato a Nowheresville, Ohio e si dimentica del film kazako che sta guardando. È un po’ la versione globalista del “non sembra fatto in Italia”: “ehi guardate, anche nei posti dai nomi buffi fanno il cinema dell’orrore! Che deliziosa curiosità etnica!”.
Non sto dicendo di essere un grande esperto di cinema kazako, una scena della quale ho visto finora un solo film che si intitola Sweetie, You Won’t Believe It. Solo che il rischio che il film faccia aprioristicamente simpatia perché viene dal Kazakistan c’è, mentre sarebbe bello e corretto dare a Nurgaliyev quello che è di Nurgaliyev: è bravo a fare il cinema, e ha delle idee non banali, di messa in scena e anche di scrittura. È anche, non perché lo conosca personalmente ma perché è l’impressione che ricavo dalla visione di questa sua opera, uno scemopazzo, ma uno scemopazzo sapiente che sa che il genere dev’essere uno strumento al servizio della storia e non viceversa, e che se la storia ti porta in direzioni assurde tu devi assecondarla e non forzarla, anche a costo di fare il panino con tutto. Sweetie, You Won’t Believe It è un eccellente panino con tutto. Sigla, con anche sigla alternativa che il titolo del film mi ha ficcato in testa!
Cosa succede in Sweetie, You Won’t Believe It? Qual è questo “it” al quale l’assertiva Zhanna non crederà mai? L’aggettivo scelto rischia di dare l’idea che SYWBI sia un film delicato e pieno di nuance; non lo è. Zhanna è incinta e ha un caratteraccio, la tipica moglie-stereotipo che vessa il marito e non fa altro che lamentarsi di qualsiasi cosa lui faccia; e lui, Dastan, è altrettanto stereotipicamente un marito sottomesso e arrendevole (“zerbino” lo chiamano gli amici). Almeno finché non sbrocca e decide di scappare dalla città la vita l’amore le vacche con gli amici Arman e Murat, entrambi sorprendentemente al primo film in carriera.
I tre vanno a fare una di quelle cose pazze che possono venire in mente solo a tre scapoli senza un bebè: vanno a pesca. E per loro sfortuna lo fanno in un tratto di fiume occupato anche da una famiglia mafiosa che sta per commettere un omicidio, al quale i tre ovviamente assistono. E quindi vengono inseguiti dai criminali, e nella fuga investono un povero cane, che appartiene a un maniaco serial killer con un occhio di vetro che decide di farli fuori tutti. E dunque Sweetie, You Won’t Believe It è un horror per accumulo, una piramide di morte alla base della quale stanno tre sfigati che volevano solo pescare due trote e bere delle birrette.
Dico horror perché SYWBI è un film di gente che muore male e spesso con grande creatività, ma è anche e forse soprattutto una commedia. Perché i tre protagonisti sono degli imbranati, e il loro rapporto che all’inizio sembra un classico idillio da bro subisce con il passare dei minuti un’evoluzione e una disgregazione che fanno da motore della storia tanto quanto il fatto che c’è un pazzo con il falcetto che vuole ammazzare tutti. Immaginatevi se (chiedo scusa a Nurgaliyev per il paragone ma è ahimè curiosamente adeguato) in Una notte da leoni i quattro idioti si fossero trovati a vivere in uno slasher invece che in qualsiasi cosa sia quell’obbrobrio che è uscito al cinema: SYWBI parla di Dastan, Arman e Murat tanto quanto parla di squartamenti, vecchi pervertiti che si masturbano e sì, anche scorregge.
È un film in costante crescendo, che è il complimento migliore che si possa fare a un film scritto per essere un costante crescendo. E Nurgaliyev conosce il mestiere: quello che all’inizio sembra uno stile semplice ai confini del minimalismo, e molto russo con tutti i suoi campi lunghi e immoti e certi movimenti di macchina lenti ed eleganti, aggiunge via via di spunti da altri generi e altri registi, senza mai cadere nel citazionismo becero* ma arricchendo il linguaggio – un’escalation che culmina nella più inaspettata scena di botte e arti marziali dell’anno. Una lode in particolare va al modo in cui il nostro nuovo migliore amico kazako gestisce gli spazi chiusi, e a quante idee diverse riesca a cavare fuori da una singola stanza.
Mi piacerebbe tanto raccontarvi tutte le scene più pazze di Sweetie, You Won’t Believe It, e discutere con voi di questa o quella follia, di questa o quella morte o di quanto bella e variegata sia la fauna (della quale la mafia e il maniaco ciclope sono solo una parte) che popola questo angolo di Kazakistan dove è stato girato. E trovo bellissimo che avrò modo di farlo almeno con una parte di voi, o così spero: il rischio che un film del genere una volta uscito dal circuito dei festival diventi introvabile in Italia c’è (anche se il fatto che abbia trovato una distribuzione americana fa sperare che magari possa arrivare da noi per le infinite vie traverse delle piattaforme di streaming), per cui se riuscite a fare un salto al Be Afraid e godervelo come andrebbe goduto, con birra, pop-corn e il buio della sala, fatelo. Ci sarà da smascellarsi.
Ah ah. L’avete capita? Smascellarsi. No, non l’avete capita perché non avete visto il film.
Be’, fatelo comunque. Ve lo chiede lui:
Chissàcosa quote
«Un ottimo panino con tutto»
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
*a dire il vero una citazione chiara c’è, e anche abbastanza clamorosa visto che viene da La storia infinita.
Horror comedy kazako di menare? Devo vederlo, grande stanlio che tiri fuori queste chicche. Tra l’altro è un’ottima occasione per farsi un po’ di cultura, dato che l’unico link che ho con il kazakistan (e penso la maggior parte di noi) è borat.
Comunque il titolo della prima canzone l’ ha scitto uno smascellato che cerca di dire “Chiama aiuto”.
Ho scritto qui ma non volevo scrivere qui. Sorry.
Non vorrei chiederlo così, ma sto esattamente per farlo: ma quanti non potranno recarsi a Gorizia o in Kazakistan come altro possono deliziarsene?
@Stanlio cinque altissimi e rispetto *a profusione* per il titolo.
Una notte da leoni è un capolavoro. Punto.
Bravo
Io il tempo di andare a Gorizia per vedere un film che da casa mia sono 638 km andata e ritorno non ce l’ho, per cui vaffanculo ti odio.
P.S. non è vero, ti voglio bene :). Ma vaffanculo uguale.