Comunque niente, anno 2021 e siamo ancora qua a fare i film alla Rocky.
L’underdog disperato a cui la vita offre un cambio di priorità e/o prospettiva, e che deve dimostrare prima di tutto a se stesso di avere ancora il fuoco dentro e non essere finito.
Quello che non importa quanti cazzotti dà, ma importa di più quanti cazzotti sa prendere riuscendo ancora a rialzarsi.
Menarsi su un ring come metafora di quella grande e continua scazzottata che è la vita.
Cosa c’è di più cinematografico?
Alla fine è così che mi si fanno bere i drammi.
Quante parole servono?
O meglio: cosa ci può essere di più efficace nel veicolare un messaggio di resilienza di un’attrice di tragedie, rom-com e occasionali blockbuster/cinecomics che di colpo a 55 anni sfoggia un fisico e un atleticismo della stramadonna che la rende sorprendentemente credibile per il ruolo di una lottatrice MMA che avrebbe 20 anni di meno?
Son tutti buoni a essere Donnie Yen quando ti alleni al kung fu fin da bambino e passi tutta la carriera a fare Iron Monkey e Ip Man.
Provateci ad esserlo dopo Monster’s Ball e Capodanno a New York.
Chiedetelo a Keanu Reeves.
Che l’ha voluta in John Wick 3, e poi le ha dato una parte piccola per non sfigurare al suo confronto.
Halle Berry segue le orme di Keanu Reeves anche in un altro aspetto fondamentale che ma rende immediatamente una di noi: dopo 30 anni di carriera in cui ha fatto un po’ di tutto, al momento di esordire alla regia ha scelto un film di menare molto forte.
Non è bellissimo?
Ve lo sareste aspettato?
È parte di un piccolo trend che sta spuntando di recente: attori “insospettabili” come Ryan Reynolds e Chris Pratt hanno sempre pubblicizzato il loro fisico scolpito/palestrato anche se nei loro film serviva fino a un certo punto, e pure Kumail Nanjiani ha immediatamente avvisato la stampa della sua nuova dieta per gli Eternals, ma quando sono spuntate le foto di J.K. Simmons coi bicipiti tiratissimi (per fare il Commissario Gordon???) siamo rimasti tutti un po’ spiazzati.
E ora è il turno di Halle Berry che di colpo, a 55 anni, mentre alle colleghe offrono solo ruoli da nonna, sfoggia una tartaruga che non si era mai vista prima. E noi che pensavamo che quando faceva Catwoman, gli X-Men e James Bond nei momenti topici lasciasse tutto agli stuntmen e si ritirasse in camerino come un Robert Downey Jr. qualsiasi.
Bruised è una storia costruita per appoggiarsi sulle stra-rodate capacità drammatiche di Halle, e contemporaneamente fare sfoggio arrogante di quelle fisiche.
La storia è quella di Jackie Justice, nome da fumetto, carriera promettente nelle MMA, fino a che non incappa non solo in una sconfitta imprevista (contro Heidi Moneymaker) ma proprio in una disfatta umiliante memorabile, in cui un attacco di panico fulminante l’aveva portata addirittura a tentare di scappare arrampicandosi fuori dalla gabbia ottagonale. Sly avrebbe mai portato un suo personaggio così in basso?
Jackie cade quindi immediatamente in disgrazia, e qualche anno dopo la troviamo che non riesce a tenersi manco un lavoro da donna delle pulizie perché reagisce male al figlio della cliente che la fotografa mentre si stava cambiando.
Poi il compagno, l’ex-manager ubriacone Desi (e se Rocky fosse sposato con Paulie?), la porta a tradimento a vedere un torneo di botte clandestine alla Lionheart, dove puntualmente viene riconosciuta e provocata e – l’abbiamo già vista più volte questa storia – capisce che Crom dall’altro della sua montagna l’ha mandata su questa Terra per menare e non può sfuggire al suo destino. Desi rimane comunque uno stronzo vero.
Ma serve dell’extra-motivazione, e questa arriva a forma di un bambino di 8 anni, Manny, nato da precedente rapporto, che le viene appioppato in quanto il padre è rimasto ucciso in una sparatoria. Manny non parla per lo shock e – l’abbiamo già vista più volte questa storia – la domanda non è se si riprenderà ma quando.
La nuova situazione è quindi che un promoter la prende sotto la sua ala per riportarla nel circuito delle MMA: Jackie deve dimostrare di poter recuperare la grinta e la forma da combattimento, e contemporaneamente gestire la nuova situazione con Manny e una convivenza sempre più complessa con Desi, mentre riaffiorano vecchi traumi irrisolti. Ad aiutarla c’è la sua nuova trainer, Buddhaken (Sheila Atim), esigente ma insolitamente empatica (e se Rocky trovasse Mickey attraente?).
Diventa inoltre chiaro che Halle Berry, 55 anni, sta interpretando un personaggio che ne ha almeno 20 in meno.
E, come un Donnie Yen qualsiasi, è credibile.
Insomma, è vecchia almeno quanto Rocky la combinazione tra film sportivo e duro dramma urbano dei bassifondi, e qui ci si gioca qualche variante ma niente di particolarmente innovativo.
Halle dirige con mano sicura senza cercare di strafare e racconta una storia che una volta le avrebbero offerto identica – che una volta avrebbero offerto identica a qualsiasi attrice – tranne che ad offrire la metafora del lavoro interiore, dell’allenamento verso l’obiettivo, della tenacia e della resilienza fino al momento della dimostrazione, non è, che ne so, il canto, o la danza hip hop, o l’arte, o [inserire stereotipo femminile qui], e nemmeno la boxe, ma le MMA.
Halle attraversa i suoi bei training montage stalloniani, e poi si butta letteralmente con tutto il suo corpo nella mischia: lotta, suda, le dà, le prende, sanguina copiosamente.
Il lato drammatico procede dritto e competente come ti aspetteresti da un’esperta del genere che conta pure un premio Oscar in curriculum, e non c’è niente di particolarmente degno di segnalazione anche se mi è piaciuto molto il modo in cui a un certo punto il film sembri suggerire che Manny possa avere un talento per suonare la tastiera e invece no.
È quindi quello sportivo a elevare la questione.
Jackie è specializzata nel grappling, le prese a terra, e quindi non le si concede nemmeno il facile colpo spettacolare, ma è tutto sudore e fatica con ogni singolo muscolo del corpo.
È qui che Halle utilizza la metafora dei combattimenti – anzi, chiamiamola col suo nome: l’arte e lo scopo del cinema – nel modo più pieno possibile.
E lo fa rispettandola: concedendo una dose scolastica di spettacolo ma mettendosi totalmente in gioco dal punto di vista fisico come oggi potresti chiedere a una ben più giovane Charlize Theron ma che col cazzo che avresti potuto chiedere a suo tempo a che ne so, Julia Roberts (che pure ha un anno in meno di Halle!).
E il motivo per guardare un dramma senza infamia e senza lode come Bruised, alla fine, è quello.
Netflix-quote:
“Sì, molto bene, ma ora date a Halle il suo spin-off di John Wick”
Nanni Cobretti, i400calci.com
Lo sto vedendo in questi giorni, e…mi sta piacendo.
Molto, anche.
Ma mica l’avevo riconosciuta, eh!
Al contrario di quanto avviene nel film, che invece la riconoscono pure i sassi. Mentre lei ne farebbe anche a meno, che vuol solo essere lasciata in pace.
Forse non sara’ il miglior esponente del genere, ma fa benissimo quel che deve fare.
Una vera sorpresa.
Buddhakan grandissimo personaggio, spin-off da prima di subito!
Comunque J.K. Simmons i bicipiti tirati li ha sin da quando interpretava Vern Schillinger in quella serie pazzesca che era OZ :)
Falso. Nella prima stagione era gnonfo. Poi ha acquisito una buona forma fisica, ma ben lumgi da massa, definizione e vascolarizzazione attuale. 60ties are the New 20ties: Stephen Lang docet.
Pienamente d’accordo su OZ a eccezione delle ultime due stagioni. Ci si vede in galera. ;)
Se non sbaglio Beecher lo atterra e… uhm, beh, sì, gli caga in faccia proprio mentre stava in palestra. Che robe quella serie!
Si, SI’! E poi lo chiamano Carta Igienica Schillinger per le successive due stagioni. Fantastico!
Visto ieri sera e ad un certo punto mi son detto “ma porca tr**ia! ma questa sarà mica Halle Berry?!?” era lei.
E stamattina sono subito andato a googlarla e quindi chapeau!
Grande Halle bella da sempre ed ora pure tosta.
Avercene di 55enni così!
il mio sogno di menare è veder euna diva italiana over 45 50 farsi il six pack e menare gente in un film di menare…no so Monica B. stupiscici dai!
Margherita Buy che prima sussurra, poi mette cinquine. Sarebbe certamente interessante.
Ho anche il titolo “Le date ignoranti”
non male.. Margherita sarebbe un po’ la nostra Meg Ryan di menare..che tra l’altro aveva tentato un film dove dievntava una specie di bad girl…film orribile e dimenticato da tutti credo
Puttan@ Ev@, ma che gnocca é ancora? Mi son visto l’ intervista che ha fatto dal successore di David Letterman, David Emailman, e sono svenuto. Sembra una trentenne veramente. Due anni di training per fare ‘sto film. Lo vedró senza dubbio anche solo per questo. Grazie per la segnalazione e la recensione.
Madonna che pezzo di figa clamoroso Halle Berry. È tutto quello che ho da dichiarare.
L’unico attore italiano di un certo richiamo che si è rifatto il fisico per non sfigurare è Daniele Liotti in nientepopodimenochè Un passo dal cielo, giusto per marcare la distanza dall’ottantenne Terence Hill.
Attori e attrici italiani non ce li vedo manco di striscio a passare 5-6 mesi a mettere su massa e definire i muscoli per interpretare un ruolo, troppa fatica e poi la cucina italiana, vuoi mettere?
Chissà, magari Sara Serraiocco se le ridanno una parte simile a quella che aveva in Counterpart non si limiterà all’addrestamento con le armi ma le farebbero mettere su qualche muscolo (ma lei da ex ballerina è avvantaggiata comunque…) oppure la nostra scream queen Matilda Lutz (che vedremo presto nel remake francese di One Cut of the Dead)…
In realtá anche Santamaria buttó sú 22 kg per fare Jeeg Robot. Solo che erano 22 kg natural buttati sú in poco tempo: quindi ci stava il fisico palestrato, ma anche la pancetta. Niente eccesso di steroidi come Hollywood comanda.
Certo che basta poco per eccitarvi ormai…
Il film non è male, ma neanche tutta sta roba. Quel che fa Halle in scena lo può fare praticamente chiunque sia appena normale.
La quota lesbo è scontata e fuori luogo.
L’autentica rivelazione è il bimbo, ma forse sono io che mi sto intenerendo con l’età.
In effetti al momento dell’allenamento con le prese con le gambe qualche dubbio sull’allenatrice mi era venuto, concordo sul bambino, bravissimo a recitare praticamente solo con gli occhi
Lo dico per amore di Halle e per amore del menare: questo è un filmone girato col cuore, con impegno, con scene di lotta credibili. Il miglior film di menare mai fatto da una donna e con una donna protagonista. E Halle non ha pure lesinato dal prendersi dei veri low kick (sicuramente non portati al massimo, altrimenti non avrebbe camminato per girare le altre scene) dalla Shevchenko. Sorprendente sotto ogni punto di vista.
La Berry è da tanto tempo fan delle MMA e si capisce, se non sbaglio da giovanissima era campionessa di kickboxing (potrei sbagliarmi eh), il film è fatto col cuore e funziona, poco da dire. La Shevchenko è una che allenandosi con lei disse che menava duro, quindi chapeau.
Per il resto non mi esprimo. La quota lgbt, lesbo nel caso in questione, che non aggiunge niente di niente era obbligatoria in quanto Netflix ed ormai ci si convive