Sta per uscire il quarto Matrix. Come stavate messi a scommesse? L’avreste detto? Lo aspettavate prima? Pensavate che ormai ci avessero rinunciato? Quante cose sono successe nel frattempo. Insomma, ci sembrava il caso di ripassare la trilogia originale e arrivare preparati. Seguiteci:
Il pezzo di Nanni Cobretti
Ah, Matrix, che brutto rapporto che abbiamo.
Per tanti, è dove iniziano i film d’azione.
Per me, era dove finivano.
Per tanti, un indubbio dato da citare come pregio era il fatto che la sua influenza fosse durata almeno dieci anni su tutto il cinema mainstream.
Per me il problema era esattamente quello, perché le belle lezioni che si potevano imparare da Matrix erano tante, e invece il cinema mainstream imparò solo quella cosa di vestire la gente di pelle e farla menare appesa a cavi, anche se il protagonista si chiamava Jet Li e il film era un normalissimo poliziesco.
Ma ecco, l’ho odiato più dopo che durante, ci mancherebbe.
Ero andato il primo giorno, totalmente pre-hype, ed ero uscito soddisfatto dicendo “sicuramente meglio che Johnny Mnemonic“.
E non voglio farla troppo lunga con le note biografiche, ma che altro si poteva pretendere da me?
All’epoca avevo già scoperto John Woo, e non voglio nemmeno fare la figura dell’intenditore snob elitario, perché John Woo l’avevo banalmente scoperto col suo primo film americano, il mitico Senza tregua con Van Damme. Fu quello ad essere lo spartiacque per me in materia di cinema action. Fu quello a spalancarmi la mascella con le coreografie e lo stile visivo. E nei sei anni (sei) che lo separavano da Matrix avevo fatto in tempo a recuperarmi il resto, A Better Tomorrow, The Killer, Hard Boiled. Van Damme aveva fatto in tempo a portare in USA, con meno successo, anche Tsui Hark e Ringo Lam. Robert Rodriguez aveva riportato in Messico il mexican standoff con Desperado, con Antonio Banderas e Salma Hayek e il supporto di Quentin Tarantino. John Woo aveva fatto anche Face/Off. Che impressione volevate che mi facesse quel manichino di Keanu Reeves appeso a un cavo che spara facendo la ruota su una mano? La ruota su una mano, santa pazienza. Sembra l’idea di John Woo che avrebbero avuto in Hot Shots. I miei amici mi ripetevano “Sei come quelli che dicono che i Maneskin non sono rock, non capisci Matrix perché non hai 20 anni!!!”, e io nel ’99 rispondevo “Ma io HO 20 anni! E chiccazzo sono i Maneskins???”. Inoltre non riuscivo a levarmi dalla testa che quello di Neo pareva un ruolo scritto su misura per il povero Brandon Lee, che ci aveva già lasciati.
Oggi c’è una cosa che riconosco a Matrix più di ogni altra, e che come tante cose belle acquista più valore col tempo, quando ti rendi conto che sono passati 22 anni e nessuno ci è mai più andato così vicino manco per sbaglio: era dai tempi di Guerre Stellari che qualcuno non scriveva una cosa così Guerre stellari, e con lo stesso potenziale impatto estetico/culturale di Guerre stellari, senza copiare niente di Guerre stellari che non fossero i più scheletrici e minimali elementi di base.
Quali sono questi elementi scheletrici e minimali?
Beh, il viaggio dell’eroe ovviamente. L’eroe che si stava facendo i cazzacci suoi più o meno frustrato finché non viene tirato dentro a un’avventura più grossa di lui, in cui deve imparare nuovi incredibili superpoteri e accettare le responsabilità del predestinato. Ma fin qui son buoni tutti.
Poi c’è la filosofia e l’estetica rubata all’Oriente: le Wachowski avevano rubato a John Woo come Lucas aveva rubato a Kurosawa. Ed entrambi avevano preso una bella fetta da lì per mescolare in realtà le influenze più disparate, ed erano riusciti a creare un mondo tutto loro, chiaro e universale. Tradotto, semplificato, lucidato e colorato, ma intrigante e affascinante. Se chiedete a me personalmente qual è il momento top di Matrix io vi rispondo che è tutta la sequenza che inizia subito dopo quella cazzo di ruota su una mano in quel blando corridoio con le colonne, ovvero da quando Trinity frega l’elicottero a quando lo abbandona dopo un tripudio di distruzione e vere trovate coreografiche – lì è il picco di ispirazione cinematica del film, ogni inquadratura un’idea e una visione chiara. Ma a parte quello: come non applaudire al discorso dell’Agente Smith sulla razza umana paragonata a un virus e sugli umani incapaci di accettare un mondo perfetto, da cui l’idea di simulare la merda che già conoscono? O l’Oracolo che gioca di psicologia inversa, forse uno dei “superpoteri” più sottovalutati di sempre? Sono piccole chicche che aprono mondi di significati. Era lo stesso trucchetto che aveva capito James Cameron per vendere Avatar, con i suoi spunti new age rubacchiati qua e là dalle più disparate correnti spirituali, che spalancavano tanti temi senza approfondirne uno ma restituivano con successo l’idea di un mondo sfaccettato e diventavano micce, punti di partenza da cui cogliere metafore e intraprendere i percorsi più disparati (mi ritrovo nel paradosso di parlare del maggiore incasso nella storia del cinema come di un film che è rimasto un passo indietro dall’avere l’impatto culturale di Matrix, forse anche questo uno strano senno di poi, ma tant’è – spunto di discussione per quando usciranno i sequel).
Poi ovviamente le novità tecniche, le idee visive che hanno lasciato il segno. I completi di pelle e gli occhiali scuri – questi ultimi creati appositamente per il film – furono un colpo magistrale dal lato fashion che, rispetto a Guerre stellari, rimediavano al fatto di non avere tutte quelle astronavi. Dopodiché è noto che lo spunto iniziale delle Wachowski fosse il famoso bullet time (il barbatrucco con cui si scollega la cinepresa dallo spazio-tempo dell’azione dando l’effetto di ambiente tridimensionale), e di come stessero già vendendo in giro il film sulla base di quell’idea tecnica prima ancora di aver ragionato sulla trama. È del resto questa la loro cifra come filmmakers: lo si è capito forte e chiaro con il loro primo progetto post-Matrix, ovvero Speed Racer, ma a quel punto avevano già perso l’equilibrio fra le parti che nel primo Matrix era inattaccabile. Ma c’è sempre bisogno di gente come loro, che apra piste che poi magari diventa compito o merito di qualcun altro intercettare, limare, riadattare e riproporre in forma migliore. Potrei anche dilungarmi su come Inception o Tenet fossero partiti esattamente allo stesso modo di Matrix ma senza rubargli tutti i trucchi.
Continuo personalmente ad avere problemi con Matrix: tutti quei superpoteri non meglio specificati e utilizzati a piacere che tolgono tensione, gente che chiaramente non sa menare che si affida ai miracoli di Yuen Woo-Ping, la love story appiccicata con lo sputo e senza un vero motivo (imposta dall’alto? Approfondirà Xena qui sotto).
Matrix fu il film che convinse definitivamente Hollywood che l’action poteva essere fatta chiunque, ma non solo: pure chi sapeva già fare action andava trattato e ripreso come se non la sapesse fare (povero Jet Li).
A volte però succede che la storia trova un modo per farsi perdonare: è proprio sul set di Matrix che Keanu Reeves conosce Chad Stahelski, la sua controfigura. È proprio su quel set che Chad si infortuna mentre gira il combattimento contro l’Agente Smith: prese da sensi di colpa, le Wachowski lo invitano a seguire il montaggio del film, ed è grazie a questa esperienza che nasce in Chad il tarlo per diventare filmmaker. Quindici anni dopo, Chad e Keanu creano la saga di John Wick, ovvero quella che finalmente rimediò ai danni di Matrix riportando al centro della scena mainstream l’azione vera, fisica, in cui anche chi non sa menare se la deve sudare.
Ma alla fine Matrix è e rimane un classico: un classico arrogante che fin dalla prima scena si comporta come tale, e soprattutto un classico originale.
E la verità è che là fuori il mondo ha un bisogno fottutamente disperato di un nuovo Matrix.
Quel nuovo Matrix, ovviamente, non sarà Matrix 4.
P.S.: magari là fuori ci sono 20enni che snobbano John Wick perché ancora troppo sotto l’effetto sbalorditivo di The Raid o La notte su di noi per apprezzarne la pur onestissima traduzione mainstream. Se ne conoscete, date loro il cenno di approvazione di Cobretti.
Il pezzo di Xena Rowlands
Avrete sentito parlare, immagino, della Great Resignation, o Big Quit, o Grandi Dimissioni: quel fenomeno in corso per cui un sacco di gente, soprattutto in Usa e in Europa, sta mollando spontaneamente il proprio lavoro. È un effetto della pandemia, apparentemente controintuitivo, ma predetto da qualche economista già all’inizio di quest’anno: c’è grossa crisi, qualcosa si è spezzato (dentro e fuori), le condizioni di lavoro fanno sempre più schifo, i salari sono sempre più bassi, c’è una maggiore generale probabilità di lasciarci le penne, il mondo sta finendo, sai che c’è, quasi quasi preferisco starmene a casa a farmi i fatti miei o tentare disperatamente di cercare un impiego che mi piace invece di uno che mi ammorba, mi sfrutta, mi opprime. È una forma spontanea di protesta contro un sistema che non funziona, insomma. Non che voglia battere sempre sullo stesso tasto, ma c’è poco da fare, si va a parare sempre lì.
Anche alla fine degli anni 90, almeno a giudicare da diversi film del periodo, un sacco di gente non ne poteva più del proprio lavoro, soprattutto se si trattava di un impiego d’ufficio. Da American Beauty a Fight Club passando ovviamente per Impiegati… male!, si moltiplicavano quelli che oggi vengono chiamati “cubicle movie”, e che sostanzialmente raccontavano del tedio irrimediabile dei cosiddetti “bullshit job”, di un’esistenza caratterizzata da giorni sempre uguali in minuscoli cubicoli sempre uguali a svolgere mansioni sempre uguali insieme a colleghi sempre uguali vestiti con completi sempre uguali. Per certi versi assomiglia al sentimento odierno, per altri ne é sostanzialmente l’opposto: non derivava da una crisi, ma dal suo contrario, da un periodo di relativa prosperità che si trasformava però spesso in noia, in delusione esistenziale. Oggi un sacco di gente molla il proprio impiego perché non ne può più di lavorare troppe ore al giorno per una paga misera e senza alcuna certezza sul proprio futuro; all’epoca i protagonisti dei cubicle movie sognavano di mollare il lavoro perché si annoiavano mortalmente e non riuscivano più a trovare un senso alle cose. E l’apice di questo tipo di narrazione è proprio Matrix: un film il cui protagonista si rompe talmente tanto il cazzo di fare l’informatico qualunque in una mega multinazionale qualunque da finire per scoprire che la realtà in cui vive non esiste e che nella realtà vera lui è il messia.
Sia chiaro, non sto facendo cubicle movie-shaming, anche se dalla posizione deprimente di millennial precaria (per non dire di quella dei teenager e dei ventenni d’oggi la cui prospettiva è direttamente l’apocalisse) la tentazione di deridere gli annoiati dal posto fisso un po’ c’è. Ma non voglio farne una questione generazionale, perché il mio punto è proprio un altro: quell’insoddisfazione di cui parla Matrix, quel senso di straniamento, di non riconoscimento del reale, quella domanda che inizia a perseguitarti appena raggiungi l’età adulta, che ti porta a chiederti “ma davvero è tutto qui? Davvero non c’è nient’altro? È davvero questo il senso della vita, dell’universo e di tutto quanto?”, è transgenerazionale, universale, collettiva. Ed è uno dei motivi per cui Matrix, secondo me, è stato un tale successo all’epoca dell’uscita, e uno dei motivi per cui continua a reggere, solidamente, ancora oggi, 22 anni dopo.
L’anno scorso Lilly Wachowski ha confermato pubblicamente quello che diversə criticə e studiosə avevano iniziato a ipotizzare fin dal coming out di sua sorella Lana: che in Matrix, così come in tutto il cinema delle sorelle, si possa infividuare facilmente una lettura transgender. Non è difficile, da vedere, oggi, in dettagli più o meno espliciti di Matrix: l’insistenza con cui l’agente Smith si ostina a chiamare Neo “Mr. Anderson”, per esempio, negando la sua vera identità; gli specchi deformati come elementi ricorrenti (nella scena in cui Neo sta per essere scollegato dalla matrice per la prima volta, uno specchio fratturato si ricompone davanti ai suoi occhi); nella scissione esplicitata tra soggettività e corpo fisico; nella pillola che può far accedere al vero sé. Etc. etc. (qui un riassunto più esaustivo e anche molto più bello di quello che potrei fare io).
Ma, per quanto quest’interpretazione possa dar fuoco a transfobiche code di paglia, la forza di Matrix sta, come dicevo, nel rendere quest’esperienza specifica un’esperienza universale: molti di noi vivono in un mondo dissonante, dentro una realtà esteriore che non si allinea con la propria interiorità, in un sistema che non sembra costruito per noi ma per qualcun altro, o che appare semplicemente “sbagliato”. Qualcuno potrebbe dire – legittimamente – che la “metafora” di Matrix è abbastanza vaga e al grado zero da far sì che ci si possano rispecchiare dentro tutti (e il fatto che la “red pill” sia stata appropriata da ambienti misogini e alt-right lo conferma – un’altra spiegazione, che non mi sento di escludere, è che gli ambienti misogini e alt-right non capiscono generalmente una cippa lippa); a me piace pensare che risponda a un sentimento universale, a qualcosa che ci unisce più di quanto ci divida e che – è la sfida lanciata alle macchine da Neo alla fine del film – potrebbe portarci a costruire un sistema migliore piuttosto che continuare a barcamenarci nell’insoddisfazione (quando va bene) o nella sofferenza (negli altri casi) causata da quello che c’è già.
Tutta questa spatafiata metaforico-filosofico-politica (e non è che sono io a farmi le pippe mentali, è Baudrillard che è citato direttamente nel film, e più di una volta) è il ripieno di un film di menare e di splosioni. Ma non è che Matrix sia un canonico “film d’azione col messaggio”, con le parti divertenti messe lì per far digerire allo spettatore la moraletta noiosa. No, da un lato Matrix è un film di menare e di splosioni felicissimo di essere un film di menare e di splosioni, al punto – come è stato più volte detto, e come spiega benissimo il capo Cobretti – da rubare/omaggiare con entusiasmo il meglio del cinema di menare e di splosioni del periodo, e non solo. Fin dai primi dieci minuti – che son dieci minuti portentosi, un Matrix-concentrato, una lezione su come spiegare già tutto senza rivelare niente – è chiaro che quel che più preme alle Wachowski è fare qualcosa di davvero molto figo, a livello di tecnica, di effettistica, di composizione dell’inquadratura, di coreografia, di tutto ciò che compone la materia del linguaggio cinematografico. Di ciò che fa cinema d’azione, nel senso più puro del termine.
Dall’altro, la “metafora” (se vogliamo chiamarla così) è un’altra delle leve spettacolari del film, un altro dei suoi efficaci effetti speciali. E per questo, visto che giustamente dell’azione, del kung fu, del bullet time, del ralenti tamarro sulla pioggia di cartucce, etc. etc., si parla sempre diffusamente (ché son cose ormai fissate nella retina dell’immaginario collettivo), vorrei soffermarmi anche un attimo sul fatto che pure la sceneggiatura di Matrix sia una bella bombetta. Non nel senso che non ci sono buchi di sceneggiatura – se c’è una cosa di cui non mi importerà mai nella vita sono i buchi di sceneggiatura. Ma nel senso che Matrix è un film pieno pienissimo di spiegoni, almeno tre volte tanto il livello medio di spiegoni presente in un film d’azione medio. Si potrebbe dire che Matrix è un film spiegone di come si fanno gli spiegoni senza che sembrino spiegoni, o, in caso sia evidente che sono spiegoni, rendendoli appassionanti, piacevoli, perfino esaltanti. Ci riesce perché, appunto, ha una bella sceneggiatura, a livello di scrittura, ma soprattutto di struttura: il primo atto è tutto una domanda, un rilanciare la nostra curiosità tenendoci incollati allo schermo, assetati di spiegazioni; il secondo atto (che è anche il più lungo) è un mega giga spiegone, solo che è sempre accompagnato dall’azione, è un’unione perfetta di show & tell; il terzo atto è una serie di climax sempre più spettacolari, perfettamente edificata sui precedenti spiegoni, potenziando e ottimizzando e raccogliendo tutto ciò che abbiamo imparato finora. Screenwriting 101? Certo. Ma al suo meglio. Già nei sequel (che io personalmente rivaluterei pure rispetto alla pessima fama che hanno, ma non è questa la sede), quest’equilibrio si perde, la magia si rompe, gli spiegoni si rivelano impietosamente come tali, etc. In Matrix, tra i tantissimi pezzi che si incastrano al posto giusto nel momento giusto, c’è anche questa cosa qua (un’altra è la coincidenza tra quello che le Wachowski vogliono dire/mostrare e quello che la maggior parte del pubblico dell’epoca ha voglia di sentire/vedere, una coincidenza che, a oggi, non si è più davvero ripetuta).
Quanti altri, prima e dopo, hanno provato ad accalappiare la nostra curiosità seminando indizi e rilanciando misteri e costruendo mondi, per poi crollare miseramente al momento di tirare le fila, di portare a casa il risultato? Matrix ci riesce proprio perché il suo senso profondo e la sua “filosofia” sono perfettamente integrati nell’azione, nella sua coolness, nel suo linguaggio cinematografico. Perché la “rivelazione”, la risposta alla domanda (sulla vita, l’universo e tutto quanto) per una volta non delude le aspettative; anzi, intercetta qualcosa che per molti spettatori corrisponde almeno a un fondo di verità.
Recensioni interessanti come sempre. Comunque un grande film, si rivede sempre con piacere. Grazie, ciao.
Come sta il wisent?
Il corpo umano non produce energia, la consuma (cibo) e la rilascia in forma degradata. E anche oggi il Nazista della fisica ha fatto la sua porca figura…
La cosa più bella di Matrix 4 sarà questo ciclo di recensioni qua. VVB.
Detto ciò, avevo 14 anni all’epoca e un film così era quello che volevo vedere per epica, effetti speciali, figaggine e quant’altro. Non posso non vederlo ogni volta con quegli occhi. Resta sempre bello anche se ne vedo i limiti
Nonostante l’abbia visto un sacco di volte, ogni volta che Morpheus spiega a Neo che ha vissuto in Matrix e non nella realtà, è come se fossi lì con lui e ogni volta mi cade la mascella come a lui… Welcome to the Real World!
E’ un film che non stanca mai ed è sicuramente il più valido ed iconico dei 3 fatti fino adesso. I sequel valgono più per l’azione con una scena iconica a testa (nel 2 l’inseguimento in autostrada e nel 3 l’attacco delle sentinelle a Zion).
Immagino che farete le recensioni anche dei sequel.
I trailer del 4 non mi fanno ben sperare, non ho visto nulla di nuovo o attraente.
brav* tutt* ottimo ripassino. In effetti mi trovo d’accordo con entrambe le recensioni, Matrix 1 è un film della no donna che ha lasciato dietro di se una scia di imitatori e due sequel non all’altezza.
brav* tutt* ottimo ripassino. In effetti mi trovo d’accordo con entrambe le recensioni, Matrix 1 è un film della no donna che ha lasciato dietro di se una scia di imitatori e due sequel non all’altezza.
Sono andato a vederlo al cinema quando è uscito, spinto dall’entusiasmo di tutti i miei amici. Mi è sembrato una cagata inarrivabile, condito da alcune scene simpatiche.
Il problema più grosso è che tutta la storia sostanzialmente non aveva il minimo senso. Non parlo di piccoli buchi di sceneggiatura, ma proprio dell’ossatura logica di quello che succede nel film.
Punto 1: perché le macchine tengono in vita gli esseri umani? Perché esiste la Matrice? Uno si fa mille domande, si appassiona, si intriga, e poi la risposta è “Perché le macchine usano gli esseri umani per CREARE ENERGIA”, che è la più colossale stronzata termodinamica che la mente umana possa immaginare.
Punto 2: perché un normale essere umano dovrebbe decidere di lasciare la sua comoda e soddisfacente vita nella matrice per finire in un posto orrendo governato da macchine assassine in cui non si vede la luce del sole? Alla fin fine viene da dare perfettamente ragione all’Agente Smith e al tizio che tradisce i Ribelli perché gli piace il vino rosso e il controfiletto.
Mancando completamente le motivazioni di base, restano solo delle scene di gente che si picchia in maniera molto coreografica, ma con superpoteri casuali che appaiono e scompaiono a seconda delle esigenze di sceneggiatura (es: possono saltare da un palazzo all’altro ma quando scappano salgono e scendono le scale trotterellando).
Non ho mai avuto il coraggio di vedere i sequel, e purtroppo mi dovrò subire nei prossimi giorni un’altra ondata di commenti e di occhiali scuri e spolverini di pelle.
Nei sequel qualcosa si spiega, ma io a 15 anni non sapevo che un corpo umano ha bisogno di energia e non ne produce, per l’epoca mi sembrava una buona trovata, oggi mi dico “boh é un film e comunque avranno trovato il modo di “ciucciare” un po’ di volts da quelli che fanno battere i cuori di millemila umani coltivati”. Si lo so non regge. Ma mi basta.
92 minuti ininterrotti di applausi!
Al riguardo, se non ricordo male, l’idea iniziale era totalmente diversa.
La storia degli umani batteria fu usata, sapendo che era una cagata siderale, perché l’idea di usarli come rete neurale “non sarebbe stata capita dal pubblico”.
chi si fa ste domande guardando Matrix di solito se le fa guardando ogni film…il che non è un bene … o forse sì… chi può dirlo
Nei sequel viene spiegato come mai ci sono dei ribelli :)
Ovviamente il cervello umano è usato per la potenza di calcolo.
Laggente in matrix ha degli stimoli precisi e controllati, il resto del cervello è usato dalle macchine come extra cpu.
Una cosa semplice da capire oggi, ma nel 1999 non tanto.
E poi prima regola del cinema è la rule of cool, morpheus che “trasformano gli esseri umani in questa (mostra pila duracell)” è infinitamente piu cool di morpheus nerd obeso che mostra un processore
In realtà noi a temperatura di 23 gradi, ad esempio, con i nostri gradi corporei produciamo calore che può essere anche convertito in energia elettrica. Anche alcune aziende stanno da tempo lavorando a questa forma di produzione di energia, per la ricarica di piccoli strumenti elettronici a ricarica.
Il corpo umano non produce energia, la consuma (cibo) e la rilascia in forma degradata. E anche oggi il Nazista della fisica ha fatto la sua porca figura…
Mi fido. Però in rete ci sono un bel po’ di articoli di aziende che studiano il fenomeno e lo usano per fare cose ricaricabili. Ma saranno bufale, allora, oppure ho frainteso io.
Ha ovviamente ragione ThermoHimmler: l’energia che un essere umano può rilasciare è sempre di molto inferiore a quella che consuma mangiando, che è sempre inferiore a quella usata per generare il cibo, ecc ecc.
In sintesi, le macchine potevano mettere delle belle celle solari ad alta efficienza invece di trovare il modo di far arrivare abbastanza sole per far crescere delle piante da usare per cucinare il cibo da usare per alimentare gli esseri umani ecc ecc.
Ma anche supponendo che abbia senso generare prodotti alimentari, è comunque più efficiente usarli per fare una centrale a biogas invece che darli da mangiare a delle persone e poi estrarre l’energia dalla loro attività cerebrale.
(mi fa molto ridere dover cliccare su “non sono un robot” per postare un commento qui)
La mia esperienza è simile a quella di Nanni, ma la mia delusione, già all’epoca, non partì tanto dall’azione, che trovai tamarra ma figa, ma dalla fantascienza. Come Nanni aveva già scoperto John Woo, io avevo già scoperto Mamoru Oshii, che sull’impossibilità di distinguere fra realtà e finzione stava portando avanti un discorso assai più stimolante (e non solo in Ghost in the Shell, che non a caso le Wachowski citano esplicitamente, ma già in quel gioiellino di commedia onirica che era Beautiful Dreamer, il secondo film dedicato all’aliena coi cornini Lamù). Matrix aggiungeva figaggine visiva a palate e un setting comunque interessante, ma dal mio punto di vista, già allora, il potenziale fu in gran parte sprecato da quella scorciatoia ingiustificabile dell’eroe predestinato che in fondo risolveva tutto grazie alla forza dell’amore e del “perché sì”, come un Dragonball qualunque.
L’impressione fu esacerbata da un episodio che ancora mi ricordo bene. Quando lo guardai la prima volta un errore del proiezionista finì per tagliare le ultime scene. Mi scazzai non poco, e visto che allora si poteva, rimasi nel cinema per una seconda visione. Saltò fuori che l’unica scena che mi ero perso era lui che volava via come un supereroe qualsiasi, e tanto bastò per farmi uscire dal cinema ancora più incazzato.
Guarda, non mi volevo dilungare con gli aneddoti biografici ma, spinto dall’insolito entusiasmo di amici che non necessariamente frequentavano quel genere di film, all’epoca feci la mossa allora molto inusuale per me di tornare in sala a riguardarlo. Ne uscii perplesso uguale. Poi lo riguardai una terza volta in tv. Poi basta, fino a ieri l’altro.
Ahahah e io che di anni ne avevo 15 nel 99? A 20 sei già un ometto finito, a 15 sei tipo La Cosa nelle sequenze finali, non hai ancora scoperto sesso alcol & co. il mondo é un succoso mistero che ti aspetta, insomma sei terriccio universale dove fare mettere radici a film epocali. Che bomba. Mi ricordo le facce degli amici all’uscita “e se fosse così davvero?” praticamente l’esistenzialismo ci aveva tolto la verginità.
La storia metteva angoscia sincera, le sequenze di tozze a vederle oggi dovrei mettere pausa per respirare e per capire cosa ha fatto chi dove e perché, ma all’epoca avevo tutti i neuroni lucidi e nuovi, ormoni a mille, tifo da stadio quando ferma la raffica alla fine.
e 22 anni sono qui che aspetto di vedere il nascituro, frutto dell’embrione Matrix nell’utero di Paura E Delirio A Las Vegas.
Ostetrico: John Wick.
O almeno, dal trailer l’idea era quella.
Che bello.
Nanni cobretti, tu di Matrix non hai capito un cazzo. E’ un film di fantascienza, non un film di menrare. Tu guardi il dito che punta alla Luna e non la luna. A parte che poi la tua correttezza politica è imbarazzante: Le Wachowski, le chiami. Non lo erano allora, cazzo! erano uomini ( e lo sono ancora e sempre lo saranno: non è che diventi donna perchè dici di esserlo. Rispetto per le donne!). Matrix racconto bene, espresse bene, un inquietudine del nostro tempo: l’alienazione. Ma tu pensi ai calci in faccia. Sei ridicolo…
Pier, non ti agitare.
Ma é un commento vero o trolli e sei amico dell’autore?
Troll : chi interagisce con una comunità telematica (es. newsgroup, forum, social network, mailing list, chatroom) tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente stupidi, allo scopo di disturbare gli scambi normali e appropriati. Beh, se avere un opinione fuori dal coro è essere un Troll…allora chiamami Troll.
Pier, la risposta seria è la seguente: Matrix è un film di fantascienza e azione che contiene un gran numero di sequenze di menare per le quali si sono disturbati a chiamare il miglior coreografo di tutti i tempi. Ma nonostante i suoi miracoli, non le trovo un gran ché. E in più hanno finito per influenzare in negativo, per parecchi anni, anche le sequenze di menare di film veramente di menare. Per cui parlo di questo perché è l’aspetto che mi interessa di più. Ne si può discutere anche serenamente, se fai dei respiri profondi.
Nanni (ma anche l’uso di questi pseuodonimi è frusto), un film , come qualsiasi opera d’arte, deve darti un emozione. Va considerato nella sua interezza. Ci sono film tecnicamente perfetti e aridi. E film sbagliati e di culto. O no? Limitarsi a vedere Matrix per le scene d’azione mi sembra un pò sintomo di una personalità ossessivo compulsiva: E’ un film. Una Storia. Una narrazione. Io detesto la camera a mano e i lens Flares etc. Brutto cinema. Matrix non invecchia non solo perchè le scene d’azione reggono col tempo. Ma perchè il tema del film è sempre attuale. Siamo nella matrice? Questa è ottima fantascienza.
Pier, su Matrix sono d’accordissimo che è uno di quei film su cui si potrebbe scrivere un libro intero bello denso perché di cose da approfondire ce ne sarebbero a valanga. Anche Xena nel suo pezzo ne sfiora altre che non danno per forza il quadro completo. È uno dei pregi che gli riconosco: è un misto di una marea di influenze e dettagli che formano un quadro coerente e interessante. Mi sono solo dilungato su uno di questi aspetti, quello che – per ciò di cui tratto da anni su queste pagine, ma anche per il feeling complessivo che mi diede all’epoca e che mi dà ancora – sento più vicino.
E sia chiaro. Gli altri Matrix ( 2 e 3) fanno schifo. Talmente brutti da uccidere in parte la bellezza dal primo. E I wachowski non hanno mai fatto altro degno di essere visto. Non avevano più cartucce da sparare. Ma una l’hanno sparata. Io, manco quella. Animatrix è un film d’animazione meraviglioso. Da vedere, accanto al film.
@Pier te lo dico in massima serenità e senza fare quello che punta il dito (non mi piace quando si litiga pure su queste cose dando per scontato che l’altro dovrebbe saperle), ma quando si parla di persone trans è buona norma riferirsi a loro nel genere di identificazione sempre, indipendentemente da quando e se si sia fatta un’operazione, quindi riferirsi allE Wachowski come ha fatto Nanni è corretto.
P. S. Ne approfitto per battere forti le mani per la rece di Xena.
Djenco. Non è che se crei una parola (Trans, in questo caso) cambi la natura, l’essenza di ciò che chiami. Esistono i maschi e le femmine, biologicamente. Io posso anche andare nudo per strada con tatuato Batman sul petto, ma non mi chiameranno supereroe, bensì coglione. Poi ognuno faccia ciò che crede. Ma la correttezza politica è nemica della verità.
Pier, sei in un sito di cinema, non dal dottore, che è l’unico posto dove te ne dovrebbe fregare qualcosa della biologia. Chiusa qua, grazie.
Cos’è sto tono da ducetto? Ti da fastidio che dica che i wachowski siano biologicamente MASCHI? Sei tu che hai deciso di chiamarle femmine. E femmine non sono.
Mah, in realtà è a te che evidentemente dà fastidio che io usi il femminile anche se sto parlando di tutt’altro e senti il bisogno incontenibile di intervenire a sproposito, ma fa lo stesso. Sei tu che fai migliore figura a chiuderla qui, quindi non insisto.
Io ho risposto a Djenco. Non a te. Lui mi ha letto, ha scritto, ho risposto. Se a te non piace ciò che ci scriviamo è un problema tuo. E siccome sei intervenuto: si mi da fastidio che tu usi il femminile. Un uomo e una donna sono due esseri diversi. Un Trans non avrà mai l’utero. Ognuno faccia ciò che vuole, viva la libertà! Ma se tu in un tuo pezzo chiami i maschi wachowski come fossero femmine, io, se fossi femmina, mi offenderei. Molto. (E siccome vi nascondete tutti dietro pseudonimi… Sei proprio sicuro che io non sia femmina?)
Molto bene, allora il mio mestiere qui è fare il possibile per farvi rimanere in tema con il pezzo, e stavate uscendo. Per il resto – spiace se per caso ti sto rovinando il Shyamalan Twist – mai usato pronomi mentre ti parlavo.
Pier, esistono i maschi, le femmine, e tanta altra roba in mezzo. Esistono ‘maschi’ (corpi con cromosomi XY) i cui organismi, per disfunzioni genetiche, non producono testosterone, e sviluppano genitali femminili (ma non le ovaie, né l’utero). Esistono maschi che non producono testosterone per le disfunzioni suddette che iniziano a produrlo nella pubertà, e si vedono crescere un pene sopra una vagina scoprendo all’improvviso di non essere femmine. Esistono persone (di questo alla fine parliamo) con un doppio cromosoma X (XXY), e perfino con un doppio cromosoma Y (XYY). Se ti interessa approfondire l’argomento in rete si trova molto materiale. Se hai tempo è letteralmente illuminante il ciclo di lezioni del prof. Sapolsky su “Human Behavioral Biology” messe su Youtube dalla Stanford University: https://www.youtube.com/watch?v=NNnIGh9g6fA&list=PL848F2368C90DDC3D
Grazie Per il suggerimento, Mammifero Bipede ( mi vien proprio da ridere a chiamarti così, non volermene). Tu parli giustamente di biologia. Di natura. Che crea persone infinitamente diverse l’una dall’altra. Con relativi problemi, anche psicologici. Il mio nervosismo è stato indotto proprio dalla leggerezza con la quale, oggigiorno, si pensi di “scegliersi” il sesso. E’ un argomento profondo. E nel dubbio io apostrofo le persone per il loro sesso di nascita.
Mi sono espresso male. “sesso di nascita” è una frase sbagliata. Il tuo sesso, la tua biologia, te la porti dietro tutta la vita. Poi puoi camuffarti. Ma la tua natura esiste ed è lunica verità.
Pier, è bellissima questa tesi. Allora io ti chiamerò Pierino e ti tratterò come se tu avessi ancora i denti da latte. Vieni qua bello de zio, fatti strapazzare di coccole
Ma niente, sarò che non riesco a spiegarmi. Anche se il discorso mi sembra molto chiaro.
Ti sembra chiaro perché non l’hai approfondito. Se appena ti avvicini un po’ alle questioni scopri ordini di complessità che a distanza non sono semplicemente visibili. Non credere che “oggigiorno si sceglie il proprio sesso con facilità”. Niente è facile. Cresci e ti trovi dentro un corpo sbagliato, perché magari in qualche fase di differenziazione prenatale il tuo cervello è andato in una direzione (gender) e il tuo corpo in un’altra. E l’unica maniera di diventare quello che senti nel profondo di essere è passare attraverso anni di psicoterapia e interventi chirurgici. Non c’è nessuna leggerezza nel finire sotto i ferri. :/
Approfondisco per l’ultima volta una cosa che, ripeto, mi sembra peraltro chiarissima. Che non è un opinione ma un fatto. Con un esempio semplicissimo. Se i wachowski facessero un incidente in auto (cosa che non auguro loro) e dovessero essere portati urgentemente all’ospedale, il dottore per curarli chiederebbe se sono maschi o femmine. Cioè se hanno l’utero o la prostata. Questo è quanto. Poi ognuno la vede come vuole ma tant’è (che anche ciò che hai scritto tu di biologia è un fatto. La psiche è insondabile. E gli organi interni non si fabbricano. Io posso dire di essere donna o uomo a mio piacimento ma…il mio cervello dialoga o con l’utero o con la prostata. E finisco con una barzelletta. un geometra sa che 2+ 2 fa 4 perchè gliel’hanno detto. Un ingegnere sa che 2+2 fa 4 e te lo può dimostrare. Un architetto sa che 2+2 fa 4…ma gli da fastidio. :)
Pier, l’opinione sta nel sostenere che tu ti debba rivolgere a qualcuno, anche in una recensione di cinema, a seconda dello storico clinico che dovrà spiegare al dottore in caso di incidente. Comunque mi sembra che si sia divagato abbastanza adesso, no?
Sono d’accordo, abbiamo (ho) divagato. Torno su una cosa allora. La storia della ruota. Come mi sembra abbia detto qualcun’altro, a me diverte. Proprio come il bullett time, etc. Sta proprio a dire: siamo nella Matrice, in un sogno, Neo (l’eletto) ha preso coscienza e capacità di modificarla, di modificarne anche lo scorrere temporale (ho la propria percezione di questo). E’ nei film con pretesa di realismo che ti cadono quando poi in effetti fanno quelle cose. Cioè in quel ti di action la ruota mi sospende..la sospensione dell’incredulità, perdona il bisticcio. A me i Fast and Furious non piacciono ne mi divertono. Ma ho sentito uno che finita una visione la prima cosa che ha detto è stata:” si vabbè, adesso un salto in macchina tra grattacieli”. e io penso: ” ah perchè il resto invece ci stava?”. :)
Grazie. Il problema della ruota – c’è un commento simile qua sotto, quindi evidentemente non sono stato abbastanza chiaro – non è il “realismo”, perché ovviamente il contesto la giustifica. Il problema è che è proprio brutta, poco fantasiosa, quasi parodica. Tutto qui.
Capisco. Il vero problema Wachowski (così me la cavo :) ) è che questa parodia, come la chiami, l’hanno trasformata in ben due seguiti. Cioè, per esmpio, gli umani si liberano dalla schiavitù e cosa fanno…sono un branco si coglioni in discoteca! E mandano tutto in vacca. E qualcuno, mi sembra, si perde la suspension of disbelief quando vede che gli uomini servono a creare energia. Mi sembra una metafora dello sfruttamento di piante e animali, che consumano ma ci danno indietro qualcosa ( ossigeno, carne…). Sempre bella fantascienza ( e azione), per me. Un bel What if?
Come ho scritto male. Cioè l’originale bello e significativo, gli altri parodia di se stessi.
Nanni, te la prendi troppo con Keanu attaccato al filo che fa la ruota su una mano. Voglio dire, sono in Matrix, possono fare quello che vogliono. Ben piú grave, se parliamo proprio di menare fatto bene, é il cinema anche pre-Matrix in cui uomini possenti ricevevano in fazza un calcio a uncino e svenivano , o una spazzata sui piedi e volavano via come se avessero pestato una mina. Anche quello é brutto cinema di menare, o meglio é cinema dove chi sa menare e ha fatto un po’ di box, king bossing, muaitai, giugizzu se la deve mettere via e abbozzare un sorriso. Ecco, per me é piú credibile Keanu che fa la ruota in un mondo dove la mente puó far fare al corpo quel dick che vuole. Mi scombussola meno dei calci in spaccata di JCVD, per dire.
Non è questione di credibilità, è che è proprio coreograficamente un’idea del cazzo. Preferisco le spaccate di Van Damme che 1) hanno un vago aggancio pratico e 2) almeno le fa davvero.
Ecco chi lo aveva detto, condivido. E poi Matrix era uno dei primi film occidentali di grande successo ( o sbaglio?) ad abbracciare la classica tradizione orientale del “wire fu”, dell’azione assistita da cavi. Il primo autenticamente orientale che fece molto successo da noi, in questo senso, era “La tigre e il Dragone”. Di wuxia prima non ne avevo praticamente visti.
In realtà il mio commento é un disutile pippone che si basa sull’ enunciato “Nanni trova inverosimile la ruota”. In realtà Nanni trova inutile, brutta, pacchiana la scelta della ruota. Il tutto rende l’ enunciato un fraintendimento , anche se a me la ruota piace. Forse perchè la facevo sempre per schivare le ciabatte di mia madre. Aggiungo una cosa: chiama le persone come vogliono essere chiamate. Se due fratelli ti dicono che vogliono essere chiamati sorelle, non insistere a chiamarli fratelli. Ho un amico , giuro, che si chiama Andrea. Lui vuole essere chiamato Gigi. Se m’ impuntassi a chiamarlo Andrea, perchè così sta scritto sui documenti, non farei altro che ferirlo , il che mi renderebbe una brutta persona. Una volta capito questo, hai capito la vita.
Haha. Se guardi appena sopra ho scritto altre cose sulla ruota, riferendomi a te. Ma ho promesso di chiedere l’argomento off topic, anche se la tua risposta chiude simpaticamente la discussione. E sulle ciabatte: mia mamma andava direttamente di Jeet Kune Do ( Bruce Li). A mano, Velocissima e Letale. :)
Chiudere no Chiedere, niente…refusi a gogo
Vuoi sapere qual è la scena più ridicola in Matrix? Te la svelo ma tienila per te. Morphinus, Tricipity, Neon e un altro o forse due che non ricordo arrivano in auto. L’ auto si ferma e scendono. Ma gli occhiali da sole rendono Tricipity praticamente orba. Si vede chiaramente Ella che cerca a tentoni la porta per chiuderla.
Mò deraglio e vado completamente fuori tema. Ma è una cosa che mi tengo dentro da una vita e mi sfogo come dallo psicanalista. Tanto non mi legge nessuno. Hulk di Ang Lee è forse, dico forse, il miglior film di supereroi. E’ piacuto a me e ad altri due. Perchè? il montaggio motion comic. La colonna sonora del solito Danny Elfmann (che mi piace anche in moltre altre cose compreso lo Spider-man di Sam Raimi, l’unico Spider-man. Cioè un film senza telefonini non incecchia. E qui mi perdo nell’off topic dell’off topic). Gli effetti speciali incecchiati bene. Ma è l’anima del film quella che tiene. Hulk non è un supereroe. E’ un mostro. E’ jekyll e hyde. E Ang Lee ha voluto fare un film maturo. Adulto. Un giallo, un trauma, un mostro che non lo vuole essere, la violenza che c’è in tutti noi, un padre che abusa di sè irresponsapible verso le conseguenze. Ha venduto poco. Bene: riduciamo i supereroi a coglioni in pigiama. Solo due cose inguardabili: La scena dei cani ( ma perchè tecnicamente non si colgono le proporzioni). E Quel cane maledetto di Josh Lucas, che quasi sputtana tutto il film (addebito il problema alla barriera liguistica,al non capire che quando parla fa ridere, o alle raccomandazioni, che anche se solo guardi le smorfie di Lucas… Niente). Ho detto la mia. Da allora, ad hollywood si è deciso di abbasare il livello.
Film visionario e spartiacque che sarebbe dovuto restare unico e senza seguiti.
Film visionario e spartiacque che sarebbe dovuto restare unico e senza seguiti.
Lo rivedo sempre volentieri, mentre gli altri due li evito ed il quarto in uscita mi suscita pochissima curiosità.
Tipico esempio di come i franchise possano svilire l’opera originale
uno che critica la ruota sulla mano non poteva che mettere la foto di materazzi
“E la verità è che là fuori il mondo ha un bisogno fottutamente disperato di un nuovo Matrix.
Quel nuovo Matrix, ovviamente, non sarà Matrix 4.”
Bravissimo Nanni Cobretti.
@Giumbo, ovviamente mica volevo risponderti, è che ogni tanto con ‘sti semafori e trattori per commentare si fanno dei gran casini :D
Vidi il primo a poco meno di vent’anni, coi soci di allora, in una replica in un cinema estivo, un arena all’aperto. Fu un epifania, uscimmo storditi. Da allora e per anni, ogni volta che accendevamo un torcione partiva il filmino che era tutto finto, che eravamo nella Matrice, e che il cannone era la pillola rossa, Ça va sans dire.
Il secondo e il terzo mi hanno fatto cacare a spruzzo.
Questo me lo vado a vedere, ma solo per l’amore incondizionato che ho verso il primo, e per l’affetto che mi ispira Keanu Reeves.
Ho letto solo ora la recensione di Xena Rowlands. Ottima. I miei battibecchi con Nanni erano inutili: aveva già scritto tutto lei. :)
…ah ecco, mi pareva. Mettici anche che ovviamente ci siamo coordinati per non scrivere le stesse cose.
Che poi la fantascienza televisiva e cinematografica tutta, riprende da The Twilight Zone di Rod Serling. 156 episodi, la serie classica. Matrix in effetti riprende l’episodio “Dreams for sale” della serie anni ottanta. Questa era una pallida imitazione della classica, ma aveva ancora qualcosa da dire.
E niente, io me lo son fatto piacere solamente per il fatto che ci abbiano schiaffato questo easter egg:
https://whatculture.com/film/12-matrix-easter-eggs-probably-missed?page=4
Quando lo vidi al cinema non me ne accorsi, leggendo i titoli di coda dopo la visione su DVD vidi qualcosa tipo ” ‘The Prisoner’ footage courtesy of…” e praticamente mi riguardai il film fotogramma per fotogramma per scoprire dove fosse nascosto questo benedetto ‘footage’… :-)
Grazie, Jean Luc.
Adoro la serie il prigioniero. Una delle mie serie preferite di sempre, assolutamente folle e dadaista. Patrick Mcgoohan è un mio mito personale, e quando lessi che al termine della serie una folla inferocita di fan si era radunata sotto casa sua scontenta del finale e lui fu costretto a fuggire mi venne da ridere. Cosa ci vuole di di più per sancirne la genialità e l’originalità?
So che la serie non è molto calciabile, ma se posso ,chiederei a Nanni di includerla in un post classificandola quale eccezione meritevole e di trattarla collegata a Matrix nell’ambito delle ucronie.
Cambio argomento. Il miglior Bond? Ne ho due in testa. Ma alla fine il miglior Bond è quello sbagliato: On Her Majesty’s Secret Service. Senza parlare della sigla: l’unica senza voce. Un pezzo classico.
@ Pier se parli di Lazenby l’unica cosa sbagliata è che non fece più Bond, oggi lo vedremmo con occhi diversi… almeno fece Al servizio segreto di sua maestà che è un film essenziale, quindi chi non si è visto “quello col tizio tra i due di Connery” è monco nella conoscenza di Bond. Il migliore? Forse, io ho sempre preferito Solo per i tuoi occhi, quello è Fleming puro.
Non voglio andare totalmente off topic con Matrix però: che ne pensate di Animatrix? Per me un capolavoro, escluso l’inutile episodio iniziale. Metà di questi corti animati dice più di Matrix in dieci minuti con sole immagini che la trilogia di Matrix stessa.
Nella valanga di commenti ti sei, gustamente, perso un mio commento su Animatrix. Bellissimo film d’animazione. L’unico che può, anzi deve,accostarsi al film.
E aggiungo, seguendo il filo del tuo ragionamento: The man from Hong Kong. Il B-movie Austrialiano dove Lazenby faceva il cattivo. Grande!
Comunque Xena potranno farci tutti i film che vogliono ma la risposta alla vita l’universo e tutto quanto sarà sempre e solo 42! 😂
Eheh bella lí!
ai tempi visto al cinema dell’oratorio… aspettative tra il nullo e il boh, pubblico inesistente (per Stargate c’era il pienone)..età sui 15 quindi boh già il telefonino era una novità… qualcuno si era infoiato per lo stile zarro, altri per la gnagnaggine di Trinity, altri per i codici che scorrevano…io fino all’elicottero che si squaglia stavo pensando “cazzo è un documentario? dove sono le cose di menare ?” un po’ alla Jeff in Jurassic Park chiuso nella macchina prima dell’arrivo del T rex..e poi il T rex è arrivato…grosso cattivo e supercool …i seguiti sono una sbrodolata senza capo ne coda. Terminator 1 e 2 li ho visti e capiti dopo ma il mondo uomo contro macchina, se vogliamo metterla così, lo aveva già inventato e realizzato meglio James, poi Matrix l’ha reso più cooltamarro e con l’internet…in ogni caso ultimo film del xx secolo o primo del xx1 resta un capolavoro (di genere ma non in generale, per me, soprattutto con i pessimi seguiti)…del quarto non so chi ne sentisse il bisogno.
Film che mi ha sempre lasciato tiepido, tanto da farmi ignorare completamente i sequel (forse le vostre rece saranno finalmente lo stimolo giusto per recuperarli).
Il mio problema è che nel ’99 avevo 10 anni, quindi il film l’ho visto qualche anno dopo. E Matrix ebbe un’influenza talmente enorme che veniva citato o parodiato DOVUNQUE. La scena del bullet time credo sia presente in ogni parodia uscita nei 10 anni successivi (per dire, era citata in Shrek e in Scary Movie, due film che ricordo di aver visto all’uscita, e uscirono appena l’anno dopo!). Alla fine quando arrivai a vedere il film da adolescente pensai semplicemente… tutto qui? Bello sì, per carità, però mi sembrava già roba vecchia. Comunque sia per me anche a livello visivo non è invecchiato benissimo… per dire, Blade Runner per certe cose sembra girato ieri, Matrix sembra addirittura più vecchio dei vent’anni che ha.
E comunque anche io pensavo a Nolan mentre leggevo il pezzo di Nanni… ripensandoci da questo punto di vista, la filmografia di Nolan mi sembra quasi una sequela di tentativi di fare il “suo” Matrix.
Mi piace la idea nella recensione di Xena di Matrix come deriva della striscia di Dilbert. Ricordo che erano anni in cui al cinema erano diversi i film sul ” nothing is real” come The Truman Show e Pleasantville. Le sorelle W. sono state sceneggiatrici di comics, per esempio di racconti di Clive Barker e all’inizio di questo secolo Grant Morrison denunciò il plagio dalla sua serie Invisibles. L’autore scozzese disse che le registe chiesero agli attori di leggere la saga degli Invisibili in lotta contro i reali poteri dietro a tutto ( nel fumetto alieni, Lovecraft, Voodoo ed ogni teoria del complotto sono vere ) per entrare nel mood. Anche allora non era possibile fare un film che non partisse da un fumetto…
Siccome Matrix rimischiava (secondo me bene) un sacco e una sporta di idee preesistenti è divertente come negli anni un sacco di gente si sia stracciata le vesti dicendo “Ah! Hanno copiato tutto da me!”.
Il mio preferito è Stefano Disegni che millantava, non o quanto seriamente, che gli avessero copiato Razzi Amari, fumetto satirico carino e misconosciuto in cui i politici della prima repubblica facevano vivere tutti gli italiani coattamente in una realtà virtuale perché non si accorgessero di essere poveri (perché i politici si erano rubati tutto credo); ovviamente il protagonista scopriva tutto stile Essi Vivono (o meglio stile caverna di Platone). Diceva Disegni che addirittura chiese a un avvocato se c’erano gli estremi per denunciare (!), ma poi lasciò perdere.
Menzione speciale per Hammer, fumetto italiano di fantascienza bellissimo il cui primo numero in effetti trattava il tema degli umani tenuti in coma nella realtà virtuale.
Gigos hai ragionissima, personalmente ho rinunciato in partenza a fare il completista dei riferimenti. È impossibile. Altrove mi segnalavano, giustamente, anche Il corvo e Dark City.
Pleasantville film bellissimo e un po’ dimenticato ingiustamente
Dark City, la versione nobile di Matrix
Concordo con il giudizio su Hammer, un fumetto che ha mantenuto pressoché intatta la sua freschezza a 25 anni dalla pubblicazione. Tra l’altro pare che gli autori, nello scrivere il primo numero della serie, avessero a loro volta preso spunto da un romanzo pubblicato all’interno della collana Urania a inizio anni 90, intitolato Ai due lati del muro. In pratica, come già ampiamente evidenziato, con Matrix si è di fronte a un continuo gioco di rimandi.
Ma siamo sicuri che l’estetica non l’abbia presa anche da Blade dell’anno prima?
In pratica nel ’96 girano Bound, da cui proviene Joe Pantoliano e come dimenticare Gina Gershon e Jennifer Tilly prodotto da Joel Silver il nume tutelare dell’action e secondo me consiglia Keanu Reeves per via di Speed e da 65 milioni di dollari ai/alle Wachowski per fare Matrix non un budget altissimo all’epoca.
I Wachowski oltre a Yuen Woo-Ping, chiamano John Gaeta l’uomo che crea il Bullet Time ispirandosi ai replay di Tekken 3, poi le citazioni all’animazione giapponese come le scritte in verde da Ghost in The Shell.
La scena del deja vu è ispirata proprio a Lamù Beatiful Dreamer, anche se la fonte più prossima è il libro Simulacron 3.
Il bullet Time e diventato di uso comune nei videogiochi vedi Max Payne.
Belle recensioni, mi avete messo voglia di rivederlo con sguardo più analitico.
Unica aggiunta sulle fonti di ispirazione delle Wachowski, come mai nessuno cita Philip K. Dick? Ricordo un suo intervento, forse ad una conferenza a Metz, in cui praticamente descrive la distopia di Matrix.
Tornando al film è l’unico dei 3 che può stare in piedi da solo, con la scena finale messianica quanto basta che consegna il futuro all’immaginazione di chi osserva e Wake Up dei Rage Against The Machine come ciliegina sulla torta di un soundtrack che più tamarro era difficile.
Attendo le prossime recensioni e ho fiducia nel quarto capitolo!
Io lo vidi solo due anni dopo in VHS di Panorama. Grazie al cielo non ci avevo capito niente sulla trama,lo spot tv mi faceva pensare a una cosa tipo Nathan Never che si connette per entrare nel cyberspazio con tuta stlile il tagliaerbe. E meno male direi,mi avevano attirato le esplosioni e qualche scena di Kung fu e questo mi bastò, lo vidi e booom,ero come Neo,lui non ci capiva un cazzo,io non ci capivo un cazzo,lui scopriva la verità,io scoprivo la verità,e ad’entrambi cadeva la mascella. Entrambi ci siamo presi una cotta per Trinity ed’entrambi guardavamo storto Cypher e cosi via… ,fu fantastico,e nel giro dei primi due anni l’avrò visto una ventina di volte forse più,non mi è mai capitato prima ne dopo di essere cosi frocio per un film,e si che prima e dopo Matrix, di film che mi piacciono più di questo ne potrei riempire una carriola.
Riuscire nell’ignobile scopo di superare a destra persino CinemaSins e senza nemneno usare il suono della campanita.
Complimenti, non era facile.
Riuscire nell’ignobile scopo di superare a destra persino CinemaSins… e senza nemneno usare il suono della campanita!
Complimenti, non era facile.
Film che ha sdoganato gli sciroccati del web… ha fatto più danni che altro.
In effetti. Il suo messaggio vagamente esoterico ha raggiunto le masse ed, assieme a farenheit 9/11, ha suggerito/sdoganato il pensare che lo svolgersi di una quotidianità (matrix) o un “fatto” (f9/11) siano in realtà parte di un disegno Altro architettato a tavolino dai Potenti. Internet è stato poi il megafono che ha distorto il messaggio.
un esagerato numero di sfigati (detti anche “scemi da bar”) si è fatto le seghe mentali su sto film che con il Bimby® a manetta ha mescolato un po’ di tutto, compresa l’asfissiante rottura di maroni dell’insoddisfazione e del senso della vita della generazione X (e qui si aprirebbe tutto un pippotto, che banalizzo in “abbiamo/avete perso una quantità di ore vergognose sul web, qualcuno ha scopato, altri no. Abbiamo/avete rotto il cazzo”)
Secondo me i danni più grandi da quel punto di vista li ha fatti un altro film in cui hanno messo le mani i/le/comepareavoi Wachowski, e cioè “V per Vendetta”.
Una trasposizione che non ha capito praticamente nulla dell’opera originale e ci ha regalato una marea di mitomani con la maschera di Guy Fawkes
@Bald
Sì anche! In Italia ci hanno pure regalato i fantastici pandistelle 🙄
A me del team W è abbastanza piaciuto Sense8, il resto ‘nzomma… Un discreto numero di soldi probabilmente portati via a chi ne avrebbe fatto un uso molto più soddisfacente
X-Files ha preparato il terreno, Matrix ha dato il colpo di grazia e V per Vendetta ha fornito il simbolo-icona ai complottisti.
Dei Wachowski rivaluterei anche Cloud Atlas, ovviamente come film drammatico-filosofico, non come film d’azione, anche se vedere Tom Hanks che sgozza i cannibali fa comunque effetto.
Guarda, alcuni pezzi di V per Vendetta li riguardo sempre volentieri, soprattutto il combattimento finale con i pugnali che mi gasa a bestia, ed è un film per certi versi ancora attuale (se fossi un complottista con una pandemia e il governo autoritario ci andrei a nozze), anche se effettivamente il film ha travisato il discorso reale del fumetto.
Per Moore la contrapposizione non è tra dittatura e democrazia, ma tra dittatura e anarchia.
@Maybe: esattamente.
Il V di Moore riprende l’archetipo dell’Unico di Max Stirner, per chi non l’ha mai letto è insomma un anarco-individualista per farla molto breve. Uno a cui delle masse e del “popolo” non potrebbe fregare di meno.
Il film stravolge completamente il personaggio e l’opera nel suo insieme.
Imperdonabile
Cloud Atlas l’ho visto, non me ne ricordo un frame…
Sono d’accordo con voi, tutta una serie di film che purtroppo sono stati presi alla lettera da un troppo vasto pubblico di complottisti. Complottisti che per un po’ sono stati confinati dentro ad improbabili blog, siti, fora. Ed in fondo erano “quasi” rispettabili perché, poveri sfigati, se ne stavano lì a menarsela fra di loro. Galvanizzati anche da eventi reali molto seri, prima bolla hightech, 9/11 e così via. Poi è arrivato il delirio di Facebook, all’inizio utile social dove ritrovare il/la fidanzato/a delle scuole superiori e farci un po’ di sesso, rovinare qualche matrimonio, rendere ricchi e felici molti avvocati. Ma la cosa è durata poco e complice un uso molto scorretto della piattaforma eccoli alla luce del sole, ad irretire gente che la termodinamica non ha idea di cosa sia e soprattutto tutta quella folla di gente assolutamente non avvezza all’uso dello strumento web che si è fatta circuire nel giro di un paio di post.
Concordo, V per Vendetta è un bel film alla fine, il mostro di Frankenstein creato dal governo che lo combatte fino alla morte, credo possa essere interpretato anche come una metafora degli ex militari traumatizzati dalla guerra, esperienza più vicina a noi rispetto agli oppositori politici usati come cavie.
Cloud Atlas l’ho apprezzato soprattutto per l’attenzione data ai vari generi-registri narrativi delle linee temporali, ognuno è curato nei dettagli e potrebbe quasi essere un film autonomo.
Avete detto più o meno tutto, quindi mi limiterò a raccontare la sensazione personale che ebbi uscendo dal cinema la prima volta che lo vidi, e che è sostanzialmente quella che ho ancora oggi. Un gran mischione di tanta roba fichissima (è vero, era il periodo del “la realtà non è quella che credi”, al quale in pratica apparteneva anche “The Truman Show”), mescolata bene. Cioè non si è inventato niente ma tutto quello che ha preso l’ha messo insieme molto bene, ottenendo un equilibrio che poi i sequel non hanno replicato.
OT: quotone a Killing Joke per il giudizio su “V per Vendetta”
Uno dei film più importanti che ho visto, anche se non tra i miei preferiti. Ancora oggi se lo ribecco lo riguardo tutto.
Visto al cinema il giono di uscita.
La cosa bella di allora era che, in linea di massima, non avevi una idea precisa di che film avresti visto dato che Internet era embrionale rispetto a oggi e non c’erano millemila trailer e rumors. Sapevo che era un film di fantascienza con il karatè e effetti speciali ganzi.
Quello che non sapevo era quanto bene era girata l’ azione, e qunto fottutamente figa era raccontata la storia. La scena di Trinity all’ inizio che secca i poliziotti e tutti gli addestramenti di Neo dentro Struttura mi staccarono la mandibola dalla faccia.
Condivido la recensione di Nanni, anche se sono più positivo di lui.
E’ vero che John Woo era il nume di tutetare di quel film ma l’ anno dopo lui stesso gira Mission Impossible 2 e il film non è entrato nell’ immaginario colletivo come Matrix.
Il grande merito di Matrix fu anche secondo me ibridare molto bene il film action USA con delle idee e degli stili asiatici/orientali, e il risultato fu nettamente superiore alla somma delle parti.
A me vien da sorridere quando sento qualcuno che dice ancora “Io non l’ho capito.”
E che c’e’ da capire? A meta’ film ti spiegano tutto!!
Lo ammetto: ai tempi mi ha folgorato. Tanto quanto mi hanno schifato i due sequel.
Ancora adesso lo considero una delle cose piu’esaltanti capitate tra il vecchio ed il nuovo millennio. Ma al contempo una delle piu’ tremende delusioni.
Al punto che del 4 non ne voglio sapere piu’ niente, grazie.
Ho gia’ dato, tra occhiali neri e spolverini.
Questo aveva un suo perche’, prima che trasformasse tutto in una macchina mangiasoldi senz’anima.
Vi e’ piaciuto il film? Ora beccatevi i corti. E poi i fumetti. E poi il videogioco. E poi i due sequel.
E poi basta, che mi sono anche rotto.
Avrebbero fatto meglio a fermarsi qui.
Questo aveva un suo perche’, prima che trasformasse tutto in una macchina mangiasoldi senz’anima.
Vi e’ piaciuto il film? Ora beccatevi i corti. E poi i fumetti. E poi il videogioco. E poi i due sequel.
E poi basta, che mi sono anche rotto.
Avrebbero fatto meglio a fermarsi qui.
Eppure, Matrix per me non sara’ mai un classico.
Perche’ non inventa nulla. Di fatto rifrulla tutta roba gia’ esistente. Ha il solo merito di proporre il tutto in chiave patinata e ultra-stilosa.
Ma i sequel hanno dimostrato che non puoi basare un intero film su una singola scena.
E’ stato bello finche’ e’ durato, comunque.
Ma per me basta cosi’.
Alle considerazioni sui sottotesti trans (comprensibili oggi col senno di poi ma forse insospettabili all’epoca) aggiungerei che:
1) Effettivamente era bizzarro che in un blockbuster d’azione l’unica donna con un ruolo importante fosse talmente castigata negli abiti (maschili), nell’acconciatura (cortissima) e nelle movenze (da soldato) da apparire come la quintessenza del donnuomo, pur trattandosi a ben guardare di una bellezza sfolgorante (Carrie-Anne Moss aveva un passato da modella, in Memento fa la femme fatale e si stenta a riconoscerla).
2) L’altra donna della squadra, Switch (nomen omen), originariamente doveva essere un maschio che cambiava genere quando entrava nel matrix, prevedibilmente la Warner cassò l’idea.
Sarò impopolare ma mi ha sempre fatto cagare sto film.
In primis a causa di quel fastidioso filtro verde. In secundis per l’odioso e abusatissimo effetto rallenty.
Viva gli impopolari! A me il filtro verde piaceva e anche il rallenty. Ma vivaddio che tu hai un tua opinione!
Complimenti. Il discorso sulle colpe è sicuramente centrale, mi risulta sempre difficile indicare di chi sia veramente la colpa. Perché un film (e chi lo dirige) di grande successo (per alcuni generazionale) che dirotta i gusti del decennio successivo può avere solo meriti, che piaccia o meno quell’estetica. Nel senso che secondo me l’appiattimento di “tutti in pelle, al rallenty” è colpa di chi ha prodotto e diretto i film successivi. Le Ws dal punto hanno intercettato alla perfezione davvero sia il gusto estetico che narrativo. Il fatto che sia visibilmente derivativo in questo caso credo sia un pregio, proprio per come viene gestito tutto. Nel senso; ogni film è più o meno derivativo, ma come?
Cicciolina, condoglianze per tua nonna Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spanol von Braueich. Ho appena saputo.
Ce ne ha regalati tanti. Difficile ricordarla con un titolo. Io la voglio ricordare con “Film d’amore e d’anarchia”. Con la Melato (Buonanima) e Nannini. I suoi preferiti.
Giannini. Refuso.
Io di Matrix rispetto il Loop che guardi il terzo e dici è uguale al secondo che è uguale al primo. Ma il primo non è uguale al terzo.
Io in matrix (il primo) ci vedo l’evoluzione (anzi derivazione) del cyberpunk, un po’ come la new wave col punk. Lo chiamerei cyber New wave: estetica dark e impatto ben più mainstream. Ho detto la mia, ciao.
Per me Matrix è la Madonna (intesa come la cantante) del cinema: non ha inventato nulla, ha preso pezzi e componenti da tante altre fonti… ma lo ha fatto con uno stile e un gusto al quale non puoi non annuire con piacere. A distanza di oltre vent’anni le sorelle riuscirono a fare un film che era un condensato di tutto quanto era “hip” all’epoca.
Pensiamo alla colonna sonora: tolto il truppone industrial metal ci sono già due dei generi che avrebbero di fatto definito i primi anni 2000: il cosiddetto big beat (Propellerheads, Prodigy) e il Nu-Metal (Deftones). Si potrebbe obiettare che come generi erano l’uno già affermato e l’altro ai nastri di partenza per il grande lancio, ma fu Matrix ad intuirne le potenzialità per il grande pubblico e non solo per gli appassionati.
Limitiamoci al big beat e pensiamo ad una delle scene più belle della storia del cinema, e cioè quella sequenza della Madonna (la figura della religione cristiana) che è la sparatoria in discoteca di Collateral. Senza Ready Steady Go! di Paul Oakenfold in sottofondo non sarebbe stata la stessa cosa. E l’influenza di Matrix si misura anche da queste cosette.
Insomma, manca l’originalità? Ce ne faremo una ragione.
Commento perfetto
Vero. Che poi parliamone di mancata originalità, perché pur pescando qua e là non direi che manchi originalità in Matrix.
Mi complimento con la rece di Xena, che si focalizza su uno degli aspetti meno discussi relativamente alla saga di Matrix.
Mi rendo conto che la metafora dell’alienazione lavorativa possa lasciare freddi quelli che lavorano nell’aziendina di famiglia, che hanno una dacia duster dal compimento dei 18 anni, che votano i loro rappresentanti politici perchè difendano il loro diritto di non dare più di 400 euro mensili (in nero) alla loro colf full time di colore e il cui più grande turbamento è quello di avere sbagliato la squadra al fantacalcio. Non è colpa loro, è il mondo che è stato troppo benevolo con loro a non aver loro fatto un grande favore.
Riguardo al film, l’ho visto al cinema ventenne e uscito dalla sala ero stravolto sensorialmente e cognitivamente. Non mi sono posto il problema della verosimiglianza delle scene di menare nè che il film avrebbe dato adito a chissàquanti futuri complottisti*, mi sono goduto il momento.
*Ma a voi non suscita ilarità il fatto che moltissimi di quelli che sbeffeggiavano l’idea che l’11 settembre sia stato un inside job si ritrovino oggi in piazza a manifestare contro il “complotto Yes-Vax” perchè si cagano sotto al pensiero farsi iniettare il vaccino?
Non so. Io non scendo in piazza perchè non mi cago addosso per il vacvino, ma mi cago addosso per il freddo. Sono delicatino. La rece di Xena forse tocca anche i figli di papà, perchè comunque l’ alienazione lavorativa magari ti viene anche se fai un lavoro strapagato. Tutti i giorni la stessa cosa, le stesse facce, finchè morte non ci separi. O pensione. Ma esiste anche l’ alienazione da pensione: tutti i giorni niente da fare di prestabilito, le solite facce al bar , finchè morte non ci separi. La rece di Xena per me è centratissima nel riassumere lo stato di Neo con la frase “tutto qui?”. Una rece che ha toccato un tasto che per Matrix personalmente non avevo mai premuto. Chapeau da parte mia.
Weltschmerz. I tedeschi hanno questa parola (Cfr. Wikipedia). (Ma l’ho letta qui o dove?).
Figli di papà con la dacia, che sfigati… Si è abbassato così tanto il livello de “i figli di papà”?
Comunque, anche se statisticamente irrilevante, gli unici ventenni dell’epoca che conosco e che dopo la visione di Matrix si sono sentiti “rilevati” erano figli di papà (che giravano in Delta Evoluzione o Escort Cosworth, non improbabili minisuv)
Neo trascende le leggi della fisica virtuale di Matrix e vola via, un Cristo versione Superman che anticipa di anni l’epica di Zack Snyder, ma giunge in ritardo rispetto al visionario Rob Liefeld.
Finale aperto memorabile, con il dubbio che si tratti di una fantasia lisergica di un programmatore travet frustrato, lo specchio nero del monitor spento che non distorce nulla, anzi riflette fin troppo nitidamente una immagine di una vita noiosa e senza prospettive.
I déjà-vu sono una metafora del Giorno della Marmotta, forse principale fonte di ispirazione delle registe, che tuttavia avrebbero dovuto fermarsi al primo film, prima di trasformarlo nel miglior live action – ad oggi – di Dragon Ball Z.
Mi rendo conto di essere invecchiato e diventato piu’ cinico quando rifletto con tristezza circa il fatto che, con il passare degli anni, ho capito e rivalutato Cypher.
Credo che il team Cypher sia più esteso di quanto immaginiamo..
E comunque i Maneskin sono quanto di piu’ riciclato, inflazionato e ripetitivo si sia mai visto negli ultimi 20 anni. Dopo la dissenteria da febbre gialla chiamata trap questa generazione aveva bisogno di una bella resettata e hanno pensato bene di ripescare dal passato qualcosa che i 15 enni non conoscessero ma nemmeno i loro genitori, ovviamente il tutto fatto in chiave supercommerciale, politically correct e dozzinale come di moda oggi.
Nanni ne capisce poco, ma non è una novità. Per fortuna, come spesso accade, corrono in suo soccorso i collaboratori.
Il film, manco a dirlo, è meraviglioso. Il secondo lo guardi, adesso come allora, e rimani a bocca aperta.
Il terzo è indifendibile.
In realtà TVB ma non si può dire.
In realtà TVB ma non si può dire.
Talmente TVB che il commento esce doppio ;)
Io preferisco di gran lunga Dark City. Che non ha il bullet time, ma è ben altro film.
“un’altra spiegazione, che non mi sento di escludere, è che gli ambienti misogini e alt-right non capiscono generalmente una cippa lippa”
O che forse, dico forse, la butto lì eh… la narrazione della “red pill” e del risveglio sia molto più adatta agli ambienti che tu definisci “misogini” e “alt-right”.
D’altronde, come diceva una persona molto più acculturata di me ma molto più sboccata, quando hai dalla tua parte politica, media, magistratura e multinazionali, sei un rivoluzionario per una cippa lippa di niente.
Per il resto sono abbastanza d’accordo con la recensione. Esteticamente e spiritualmente la trilogia di Matrix è sempre stata legata alla fine degli anni ’90, assieme ad altri titoli legati alla “pre-millenium tension”, oltre che ovviamente allo spleen tardo borghese della società capitalistica del XX secolo. Ecco perché ben prima del rilascio del primo trailer avevo intuito che il rilascio di “Matrix Resurrections” sarebbe stata sostanzialmente un’operazione fallimentare incapace persino di funzionare nelle prerogative nostalgiche.
criticare il primo Matrix è come criticare Guerre Stellari, ma davvero?
ma che siete tutti matti?