Il pezzo di Xena Rowlands
Togliamoci subito il pensiero: era necessario fare Matrix: Resurrections? No, ovviamente no. Come ha scritto “Variety”: Matrix: Resurrections è un film abbastanza intelligente da esser consapevole di non aver alcuna ragione d’esistere. Al punto che, ormai l’hanno già detto tutti, di quest’insensata irrilevanza fa direttamente un plot point. No, neanche un plot point, ne fa proprio le fondamenta, il contesto in cui muoversi, da cui partire: la nuova versione della Matrice ha diegeticamente assorbito gli eventi della prima trilogia, li ha trasformati, oltre che in un videogame di grande successo, in meme, tormentoni, citazioni, chiacchiera da aperitivo, immaginario annacquato, trasversale cultura pop. Ha rimasticato all’infinito, e così reso irrilevante, il sacrificio di Neo, l’amore di Trinity, le profezie dell’Oracolo, la fede di Morpheus: il confine così difficile da individuare, tra realtà e finzione, tra verità e simulazione, è stato ulteriormente occultato trasformando la Storia in storytelling. E così – almeno per tutto il primo atto di Resurrections – Matrix invece che metafora è solo meta: è la voce di Lana Wachowski che ribadisce, sfacciatamente e ad altissimo volume, la non-scelta cui è obbligata. Ovvero: aggiungere un altro capitolo a una vicenda che lei e la sorella consideravano conclusa da quasi vent’anni, o lasciare che lo faccia qualcun altro, rinunciando a ogni minima possibilità di controllo sulla propria creatura e sul suo significato? Che scelta è?

‘spetta ‘n’attimo
Non serve probabilmente a niente, Matrix: Resurrections, se non forse a dirci, con la sua autrice, che questa pastoia di layer e ironia e strizzatine d’occhio e nostalgia in cui ci siamo gioiosamente tuffati negli ultimi vent’anni d’intrattenimento non solo blockbuster ci sta, neanche tanto lentamente, rincoglionendo: possiamo passare il tempo a lamentarci con la bava alla bocca di come le cose non siano più belle come una volta (come fa il Merovingio! Ve lo ricordate il Merovingio? Mai avrei pensato di sorridere rivedendo il Merovingio! E invece), oppure trangugiare con più o meno soddisfazione il rigurgito rimasticato della stessa nostalgica sbobba ricombinata in infinite, ma quasi identiche, variazioni prodotte da un onnisciente algoritmo. Che scelta è? Ovviamente in realtà, quasi sempre, lo spettro di possibilità è molto più ampio di così: una scelta rigidamente binaria (come il nuovo gioco cui lavora Neo nel nuovo Matrix, intitolato Binary) non è davvero una scelta, ma una trappola. Altre volte, aggiunge Wachowski, è solo effetto, solo teatro: sai già quello che devi fare, perché il punto non è cosa scegli, ma chi sei. Il cucchiaio non esiste: a piegarti sei tu.
Da Speed Racer in poi non c’è opera delle sorelle Wachowski che io non abbia amato, alcune (come Cloud Atlas e Sense8) smisuratamente. Sì, davvero, perfino, a suo modo, Jupiter Ascending. Uso il verbo amare perché alle stesse Wachowski piace molto (è l’amore, fin dall’inizio, anche la chiave di Matrix, che è comunque un film il cui culmine vede il protagonista resuscitato da un “bacio del vero amore™”), e perché è esattamente la sensazione che i loro lavori mi provocano: un mix irresistibile di adrenalina, gioia e tenerezza, la capacità non tanto di non vederne i difetti quanto di riuscire ad amare in qualche modo pure quelli, e anche un immediato istinto di protezione, di difesa. Da Speed Racer in avanti, i lavori delle sorelle Wachowski mi sembrano, tra le altre mille cose, proprio questo: indifesi. Ambiziosissimi e dolorosamente sinceri, tutti matti, imperfetti, a tratti proprio sbagliati, eccessivi, debordanti, inguaribilmente romantici. Drammaticamente esposti a una sensibilità collettiva per la maggioranza del tutto opposta alla loro: ironica, cinica, affamata di razionalismo, verosimiglianza, coerenza, “realismo”, funzionalità, misura. In questo senso, la prima parte di Matrix: Resurrections è – almeno per me – divertente nella sua inaspettata carica meta, ma anche un po’ spiazzante: non avrei mai pensato di vedere Lana Wachowski trasformarsi in una memer. È anche la parte del film che sembra più riuscita e compiuta, perché sfodera in effetti tutte le armi dei franchise resuscitati degli ultimi anni, da The Force Awakens a Il ritorno di Mary Poppins: il reboot che è sia sequel sia remake (Matrix: Resurrections inizia proprio con una scena identica all’incipit del primo film), la caccia al tesoro di easter egg, le iniezioni di nostalgia qua ancor più sottolineate da flashback/ricordi che sono prelievi diretti di sequenze della prima trilogia. Eppure mentre usa tutti questi strumenti ed espedienti, Lana Wachowski li decostruisce, li critica, li depotenzia, li sfotte (il nuovo Morpheus che prova e riprova la sua frase a effetto, e la pronuncia uscendo da un gabinetto, per fare solo un esempio), ci mette in guardia: tant’è che è uno schermo squarciato, dentro un teatro vuoto, su cui è proiettata una sequenza-memoria di Matrix a rivelarsi un portale verso la verità.

non accettare pillole dagli sconosciuti incontrati nei bagni fighetti
Poi il portale viene attraversato e il film comincia davvero, e qui, come ormai sempre accade con le opere wachowskiane, o accetti d’inseguirle fino in fondo dentro la tana del Bianconiglio, oppure ne verrai sbalzato sempre più fuori, mano a mano che progrediscono. Inutile dirvi che la tana del Bianconiglio di Matrix: Resurrections io l’ho esplorata volentieri, e paradossalmente, pur riconoscendone l’assurdità, la macchinosità, la pretestuosità, a tratti, è proprio in questa seconda parte del film che mi son sentita più a casa. Mano a mano che il film si popolava di invenzioni bislacche e di strategie inverosimili, accumulando i canonici spiegoni (nota a margine: per quel che mi riguarda, l’universo di Matrix è l’unico in cui non mi viene da lamentarmi degli spiegoni, visto che sono essenzialmente i mattoni di cui è fatto) e smantellando, un colpo dopo l’altro, le pretese di seriosità, di aulico contegno, di filosofica ragionevolezza. Mano a mano, insomma, che il tutto si rivelava, semplicemente e spericolatamente, un film sull’amore – e non tanto su un amore astratto e universale, per l’umanità o per la libertà o per la conoscenza o per la resistenza, no no, proprio l’amore specifico tra Neo e Trinity, due affascinanti signori di mezza età, un po’ tristi e malinconici, un po’ anche sempre sotterraneamente incazzati, comunque fighissimi, il cui unico obiettivo è stare insieme, liberi di essere se stessi.

oh, annamo a pija’ ‘n gelato?
In tutto questo, Matrix: Resurrections è un film con cyborg-animaletti pucciosi, bot-“zombie” che si gettano a testa in giù dalle finestre dei grattacieli, metà del cast di Sense8 (per il quale io provo affetto a prescindere) che fa cose risplendendo di figosità naturale, Jonathan Groff & Neil Patrick Harris che fanno moltissime faccette, un paio di sequenze che tra attraversamenti di portali e cambi gravitazionali dimostrano l’amore di Lana Wachowski per l’azione pura (anche in un film come questo che, bisogna dirlo, è purtroppo meno di menare di quanto avrebbe potuto), un paio di cose interessanti da dire sul cinema e sul mondo, più livelli di lettura di quanto sembra a prima vista, e una morale politica che, come sempre nelle Wachowski, è perfino radicale nella sua elementarità. Se devo dirla tutta, ciò che davvero mi ha un po’ deluso, più di tutto, e non l’avrei mai detto, è Keanu Reeves: ancor più spaesato e legnoso della sua già tipica spaesata legnosità, sicuramente in era John Wick me lo aspettavo più scattante, reattivo e disposto a menare, insomma, più pugni e calci rotanti e meno onde energetiche con le mani [poi un giorno magari vi espongo la mia teoria per cui John Wick è il vero sequel-remake di Matrix – a proposito: qui il nostro amico Chad Stahelski, oltre a coreografare le botte e gli stunt del film, interpreta il fastidioso Chad, il “marito” di Trinity nella Matrice, e casualmente (?) il suo nome è anche quello che gli InCel e i “redpillati” utilizzano per identificare gli odiati “maschi alfa”]. Che sia una scelta dettata da ragioni pratiche (alla fine questo è pur sempre un film la cui lavorazione è stata interrotta diverse volte causa pandemia, qualcosa ne avrà pur risentito) o contenutistiche (Neo è comunque un eletto “a metà”, e di mezza età), la sua performance è l’aspetto che più spesso mi ha… tirato fuori dal Matrix. Carrie-Ann Moss, invece, l’esatto contrario, e forse viceversa ho rimpianto che in totale ci fosse così poco.

la forza scorre così così in me
In definitiva: come sempre, con i lavori wachowskiani – e, come sempre nell’ultimo decennio, sono anche lavori di squadra: Lilly questa volta si è tirata fuori, ma nei titoli di coda ritroviamo nomi ricorrenti come quelli del romanziere David Mitchell (Cloud Atlas), di Tom Tykwer e di Dan Glass – riesco bene a prevedere perché uno spettatore possa faticare a entrarci, restare molto perplesso, sghignazzare sprezzante o perfino incazzarsi. Anche Matrix: Resurrections è incasinato, kitsch, eccessivo, sbrindellato, sentimentale, assurdo. E, come ho detto in apertura, è consapevolmente non necessario. Eppure, eccoci qui: sono contenta di averlo visto, sono contenta che irragionevolmente esista, sono contenta che mi abbia permesso di immaginare altre possibilità.
Il pezzo di Stanlio Kubrick
Su Matrix Resurrections, un film sghembo e per lunghi tratti sbagliato che sono felicissimo di avere visto, ha già scritto tutto Xena nei paragrafi precedenti. Mi accodo solo per rimuginare su un paio di cose che non hanno granché a vedere con i contenuti filosofici o gli spunti di riflessione – chiamali spunti: sono urlacci con il megafono – che stratificano questo film-cipolla, un po’ come Shrek insomma, ma sorprendentemente più meta- di Shrek, dell’intero franchise proprio, un risultato non facile da ottenere ma che Lana Wachowski porta a casa con inaspettata scioltezza e nonostante svariati momenti nei quali mi è venuto voglia di urlarle EH NO, DANNATA BOOMER o qualcosa di simile e similmente memabile.

FATALITY
La prima roba di cui voglio parlare è quel combattimento tra Neo e Morpheus nel quale Keanu Reeves ritrova i suoi superpoteri grazie al taumaturgico effetto dei cazzotti in faccia. Paragonata a certe megarisse della trilogia originale, la scena fa un po’ sorridere; ci sono piroette, cavi e colpi che mandano Neo a sfracellarsi contro una colonna come se fosse un Cavaliere dello Zodiaco a caso, ma sono trucchetti usati con parsimonia, e molto meno cinetismo rispetto a quanto succedeva soprattutto in Reloaded e Revolutions. Il motivo credo sia da ricercare nel fatto che Chad Stahelski era già impegnato altrove (ma sempre sullo stesso set), e da quello che mi pare di capire tutti gli stunt li fa il Keanu, reduce dall’allenamento di John Wick e non solo e voglioso di regalare al suo pubblico un’alternativa al wire-fu estremo della trilogia. È una scelta che funziona bene nel contesto del primo combattimento perché l’inevitabile legnosità di Keanu è diegetica; perde un po’ di impatto con il passare dei minuti, quando l’Eletto comincia ad abusare della Mossa dello Scudo Energetico per non dover fare tutte le evoluzioni e le capriole a cui ci era abituato (ho trovato adorabile la gag ricorrente sul volo). Ma è una piccola risposta a quello che qui sui Calci abbiamo sempre contestato al primo Matrix, e in un certo senso va controcorrente rispetto a tutto il resto del film e a quello che Lana Wachowski ci dice sui sequel usciti a vent’anni di distanza.

Matrix Resurrections S01E01
E a proposito di sequel usciti a vent’anni di distanza: un’altra roba che ho adorato di Resurrections è che decide di ripartire, in termini di ambizioni, proporzioni e world building, non dal primo film, ma da Reloaded. Ancora meglio: decide di ripartire dalla trilogia vista come un unicum, ignorando le tentazioni da storia in bottiglia del film originale per smarmellare subito con una nuova città sotterranea, nuove strutture politiche, un intero nuovo canone. Come capitava per i primi tre film lo fa con scarso riguardo per la logica o la coerenza, perché quello che interessa a Resurrections è l’impatto, e l’archetipizzazione di certe figure e di certi luoghi. Il punto è non farsi troppe domande su come certe macchine abbiano deciso di schierarsi dalla parte degli uomini e come le altre macchine non siano in grado di rilevare un ologramma a forma di muro in pieno stile ACME, non tergiversare troppo sulla fisica e la chimica dietro al fatto che Neo e Trinity sono due gigantesche batterie sufficienti a rifornire un complesso di creature sintetiche che fino a vent’anni prima avevano bisogno dell’intera umanità per produrre abbastanza energia.
Il punto è che ci sono dei paesaggi, dei luoghi da vivere, una nuova visione della post-apocalisse. Che essendo popolata da esseri umani è comunque, anche senza il ritorno di Neo e Trinity, lacerata da dubbi esistenziali e di direzione da prendere: è più importante conservare quello che già abbiamo oppure rischiare di perderlo per averne ancora di più? C’è tutto un altro film nascosto dentro Resurrections, nel quale una vecchia leader ormai passata di moda cerca di convincere un branco di sopravvissuti a smettere di lottare, a isolarsi definitivamente per creare quell’isola felice che l’umanità non era riuscita a costruirsi né durante la guerra contro le macchine, né con la successiva, teorica “pace”. NAIOBI è una leader cento volte più interessante di quel tizio di cui manco mi ricordo il nome, e il suo dilemma molto più sfaccettato e macchiato di toni di grigio.
(incidentalmente, le parti ambientate a Io sono anche quelle che visivamente fanno saltare dalla sedia, anche perché sono in netto contrasto con tutto un comparto botte che è invece molto, molto sotto il minimo sindacale)

Un’altra roba che ho apprezzato molto è la prestazione di Tiémoué Bakayoko.
Poi ovviamente Resurrections non parla di NAIOBI e delle sue menate e le relega abbastanza presto in secondo piano, e il suddetto dilemma lo risolve nel modo più prevedibile e frettoloso. Ma tutto questo era inevitabile, e figlio del fatto che Matrix Resurrections è prima di tutto un film su, cito, “Neo e Trinity, due affascinanti signori di mezza età, un po’ tristi e malinconici, un po’ anche sempre sotterraneamente incazzati, comunque fighissimi, il cui unico obiettivo è stare insieme, liberi di essere sé stessi”, e quindi ce lo teniamo così.
Poster di Matrix dentro il Matrix quote suggerita:
«Vi direi anche che è un bel film, Manon Serve», Xena Rowlands, i400calci.com
Neural link quote suggerita:
«Il film che ha ridato un senso al Merovingio», Stanlio Kubrick, i400calci.com
Qual e’ il nemico piu’ acerrimo della fantascienza? Il progresso. Il quarto Matrix non sfugge alla regola, nato vecchio, ricoperto da una patina di obsolescenza, superato sia dalla realta’ che dalla finzione.
Milioni di persone prendono ogni giorno la loro pillola blu per evadere da un lavoro sottopagato ed alienante, illudendosi nel recitare vite di fantasia in un social network o in un mmorpg.
In vent’anni le tematiche in parola, innovative all’epoca del primo lungometraggio, sono state sviscerate e sviluppate in numerose altre opere, non a caso la parte più riuscita di M4 e’ la prima ora, con Keanu Reeves, oscillante tra il Conspiracy ed il Sad, protagonista di una puntata di Black Mirror – del periodo Channel 4 – ricca di stratificazioni interpretative (significativo, alla luce della storia personale della regista, il videogioco in sviluppo chiamato Binary).
Coraggioso per un blockbuster criticare apertamente la Warner Bros che lo ha prodotto, prendersi gioco, in termini autoreferenziali, del merchandising, dei fanboys, della critica piu’ intellettuale. Sconvolgente, per gli odierni tempi di politically correct, vedere un personaggio che, seppur dopo un rimprovero d’ordinanza, si accende una sigaretta.
La regista e’ stufa, vorrebbe girare altro, e’ esplicitato, ma ai milioni di dollari non si puo’ dire di no tanto facilmente: la logica del capitale, o lei o qualcun altro, il film si fara’.
Capire se Neo sia recluso o meno in una realta’ virtuale non e’ piu’ il perno della trama, e’ Trinity la vera protagonista a questo giro, imprigionata nella gabbia della soccer mom, di un matrimonio infelice, in definitiva del ruolo che la società eteronormativa impone in base al sesso di nascita.
Se il film fosse proseguito su questa falsariga forse avremmo avuto una variazione aggiornata sul tema dell’autodeterminazione, in grado di lasciare il segno come fatto, a suo tempo, dal capostipite.
Invece c’e’ la tassa action da pagare, la richiedono i produttori e gli spettatori paganti. E’ il momento in cui il film deraglia, l’ispirazione latita, difficile replicare l’effetto sorpresa del bullet time, le pistolettate piu’ creative sono ormai appannaggio di altre saghe, forse l’assenza dell’altra Wachowski pesa piu’ di quanto ci si aspettasse.
Magari Laurence Fishburne o Hugo Weaving avevano chiesto troppo, oppure avevano veramente impegni pregressi – tali da rinunciare a riprendere i loro ruoli piu’ celebri? – comunque e’ poco credibile parlare di esigenze narrative per motivare la loro assenza, visto che il film si intitola Resurrections.
Il nuovo Morpheus e’ un dandy senza carisma, la versione 2.0 di Smith non inquieta, figuriamoci spaventare.
Le influenze orientali ci sono sempre, il combattimento contro gli zombi nel vagone che cita Train to Busan, Neo che non ce la fa piu’ a fare le mossette di kung fu e lancia direttamente le kamehameha, con la gestualita’ del compianto Mago Gabriel.
E poi le migliori nuove aggiunte, la riserva di Trinity con i capelli blu da personaggio anime, lo psicoanalista mistificatore – un altro messaggio tra le righe? – con il potere di rallentare il tempo come Dio Brando.
Tuttavia non basta, i cali di ritmo sono spaventosi, la colonna sonora non pervenuta, assordante il silenzio che fa da sfondo ad una moltitudine di scene e dialoghi. Impietoso il confronto con i flashback, anche Reloaded e l’ancor piu’ vituperato Revolutions svettano come giganti nelle parti d’azione.
Troppi i registri usati, quindi il risultato finale e’ un guazzabuglio emotivo che non soddisfa nessun palato. Commedia brillante che critica l’avidita’ delle major mostrando le dinamiche di una writers room che ricorda quella di Boris? Dramma metatestuale sull’emancipazione dal genere? Neo novello Adam Sandler che rischia la sopravvivenza della razza umana pur di far innamorare di nuovo la smemorata Trinity?
Manca del tutto il respiro epico dei precedenti lungometraggi, si accenna ad una Zion diventata fondamentalista e guerrafondaia ma non si capisce se valga davvero la pena preservare la comunita’ new age di Io, guidata da una scorbutica Jada Pinkett che, con il cosplay da hippy anziana, accoglie umani risvegliati, Terminator fluidi e robottini dei Transformers (ogni riferimento a persone e metafore non e’ casuale).
Si arriva stremati all’inseguimento ed allo scontro finale, non si avverte nessun vero pericolo, nessuna rilevante posta in gioco. Il momento piu’ basso, l’intermezzo comico stile Marvel con Neo che non riesce piu’ a spiccare il volo, quasi una involontaria allegoria del film. Inoltre gli anonimi costrutti virtuali, fatti saltare giu’ dai grattacieli ed usati come bombe, non colpiscono allo stomaco come dovrebbero, nonostante le immagini tragiche dell’undici settembre a cui rimandano.
L’eletta e’ Carrie-Ann Moss, ne ha preso coscienza lei e lo abbiamo capito anche noi, probabilmente doveva essere cosi’ sin dal primo film solo che i tempi non erano maturi. Ora pero’ lasciamola volare via, con Keanu al traino.
Proseguendo nel solco della transmedialita’, grazie alla nuova iterazione il materiale per una serie tv non manca, la straniante scenetta post credits, ad imitazione di altri universi finzionali, e’ li’ a dimostrarlo.
Adesso sarebbe opportuno che la Warner Bros la smettesse di tentare con proposte indecenti le Wachowski, lasciandole libere di stupire ancora una volta il pubblico come avvenuto nel 1999.
Svegliatemi quando ha finito.
applausi, non sono così negativo nel giudizio (come i venerabili recensori dei 400 calci) ma commento ricchissimo e che mi trova d’accordo su moltissime ose.
Non importa come ne parlano, purché se ne parli.
E lei, dottore, ne parla moltissimo.
“Adesso sarebbe opportuno che la Warner Bros la smettesse di tentare con proposte indecenti le Wachowski, lasciandole libere di stupire ancora una volta il pubblico come avvenuto nel 1999..”
Stupito l’han stupito eh, magari non proprio positivamente (un disastro pasticciato dietro l’altro – anche se ad alcuni gli si vuole bene)
Film di merda. Anzi di più. Semplicemente. E mi fanno sorridere queste due rece (bruttine e noiose stavolta) che ancora una volta cercano sofismi per profumare la merda.
Ma tu ti rendi conto che, anche se uno volesse essere d’accordo con te, non potrebbe? Ti sembra un commento utile dire “Film di merda” senza fornire un minimo di motivazione.
I commenti agli articoli servono pure a questo: ad ampliare e a sentire altre campane rispetto quanto detto da chi fa la recensione.
Così, invece, diventa solo il regno delle lamentele.
Pier è il classico tizio che non ha nulla da dire ma si trova casualmente un commentario web in cui scrivere qualcosa. E ci si accanisce come un cane con l’osso.
Ce n’è fin troppa di ‘sta gente che insozza la comunicazione via web.
i commenti di Pier sono diegetici alla tazza del cesso.
Io dì te, del quale ho letto fin troppi commenti nell’ultimo periodo, non capisco una cosa, ma se tutto fa schifo, le recensioni sono una merda bla bla etc etc, onestamente qui, che cazzo ci fai?
La cosa bella è che già era triggerato prima, me lo immagino seduto in sala, da solo (se l’ha visto davvero) incazzato come la merda che borbotta a caso
Prova a usare Instagram, lascia stare i siti voi commenti.
Pienamente d’accordo, film di merda con tutto il rispetto per la merda.
Sapete cosa mi fa capire questa doppia recensione?
Che anche voi millenial nati negli anni 80 ormai siete invecchiati.
Scrivete come fossero ancora i mitici anni zero, considerate automaticamente fichi paramentri che tanto fichi ormai non sono, siete un po’ stufi e smagati su tutto, ma poi vi vegono naturali questi atti di fede/arrampicate sugli specchi verso i vostri beniamini generazionali (ah, queste PAZZE sorelle che usano il mainstream per darci PAZZI messaggi quali “w la liberta’!” e “siate voi stessi!”).
Siete me 10 anni fa che mi incazzavo per la vostra recensione da giovinotti impertinenti con la marmitta scureggiante di “The Ward”, tra un po’ sarete me adesso, ancora convinto che “The Ward” sia l’Ultimo Messaggio Incompreso del Maestro.
Riguardo al film (visto a scrocco solo per far contenta la moglie che poi si e’ abbioccata dopo mezz’ora mormorando “Keanu, cambia parrucchiere.”) credo abbia settato un nuovo standard in fatto di narcisismo registico. La trovata metanarrativa alla base di tutta la storia (‘na roba di un didasacalico che manco col Manuale delle Giovanni Marmotte Cinefile) in cui la “vecchia trilogia” e’ vista come svolta rivoluzionaria della societa’ e del pensiero umano e’ qualcosa di talmente arrogante e pomposo che mi avrebbe fatto persino simpatia se avessero avuto il coraggio di andare fino in fondo. Ma come al solito le paraculissime sorelle (ok, qui una sola) gettano il sasso e nascondo la mano, qui dietro a un goffissimo e boomerissimo tentativo di autoironia para-marveliana.
Gli do atto di essere riusciti a farmi incazzare almeno con tutti quei discorsi (al solito molto adolscienziali) sulla liberta’ creativa che non deve cedere al conformismo del “matrix”. Roba senza vergogna proveniente da due miliardarie che le hanno tentate tutte per imbroccare un altro franchising con cui arricchirsi. E non ci sono riuscite, non perche’ troppo PAZZE per questo mondo di matusa nemici dei giovani come loro, ma perche’ hanno avuto una sola bella idea e se la sono giocata 23 anni fa.
Per altro, al di la’ della solita banalita’ semplificatrice con cui viene espressa, la retorica finale sulla massa “pecorona” e i “ribelli” non poteva cadere in frangente sociale piu’ imbarazzante stridente.
De gustibus, io il film l ho adorato, così come Speed Racer, Cloud Atlas e Sense8.
Direi che di idee ne hanno avute, e almeno hanno sempre avuto il coraggio di crederci fino in fondo, anche fallendo al box office.
Se poi si vuole andare a vedere sempre lo solite cose nessuno lo vieta, ma ben venga Lana Wachowsky, che con le sue mille imperfezioni ci mette sempre la faccia, e il cuore.
Mica ho detto che non mi piacciono i loro film. Non mi fanno certo impazzire (manco troppo Matrix 1), mi fa sorridere il loro mito di autrici fuori dagli schemi, ma le trovo sempre visivamente interessanti e potenzialmente intriganti. Ma puntalmente anche sempre molto meno interessanti e intriganti di quello che ogni volta potrebbero essere. Principalmente perche’ le W. sono tanto brave a girare quanto delle gran paracule (costantemente fregate dal loro narcisismo) nello scrivere, .
Il loro guaio, almeno del mio punto di vista, e’ che partendo da presupposti tutti matti, a furia di compromessi, finiscono sempre per fare prodotti che per me sono proprio le “solite cose”.
Per dire, a me ‘sto Matrix 4 ha dato l’idea che volesse essere una cosa un po’ alla Charlie Kaufman. Ma semplifica un po’ per il pubblico della Casa di Carta, semplifica un altro po’ perche’ tira la Marvel e mettiamoci le cosette Marvel, semplifica ancora un altro po’ per far posto al messaggio da spot progressista, e alla fine il Ben Stiller di Walter Mitty in confronto sembra Terry Gilliam.
@tommaso: rischiamo di andare OT, ma mi piacerebbe che approfondissi la parte su “The Ward”, mi ha incuriosito
uno che inizia con la scoperta dell’acqua calda spacciata per grande perla perde un po’ di credibilità…i millennials degli anni 80 sono invecchiati? pazzesco…se i film piacciono poco o per niente amen ognuno ha i suoi gusti …non ammettere il coraggio o appigliarsi al nulla per sostenere il contrario non so…di certo oggi un matrix non avrebbe spazio fra pigiami e reboot reload remix di film di 30 40 50 anni fa…questo probabilmente è solo un film inutile…ma non penso che lo si potesse recensire così e bon
@Killing Joke, ho citato The Ward un po’ a caso, non lo rivedo da anni, ma mi rendo conto che e’ un film perfetto come termine di paragone e non andare neanche troppo OT.
Carpenterone, da par suo, prendeva uno dei generi piu’ maschilisti di sempre, quello delle “femmine in gabbia”, e non solo gli toglieva “scandalosamente” le tette e l’erotismo, ma ne ribaltava i presupposti politici: restare e resistere in “gabbia” era l’ultimo baluardo della ribellione, il mostro (volutamente finto?) solo una maschera degli schemi prestabiliti della societa’ (ricordo un’inquadratura lampo sul taccuino del dottore dove tutte le personalita’ sono catalogate in modo “sociale”), l’anarchia della “follia” l’unica risposta possibile al conformismo. E infatti, il tutto si conclude con la genialata di un classico controfinale horror che diventa il piu’ paradossale degli happy end: la protagonista riposseduta dalla sua personalita’ ribelle. Probabilmente ridiventa matta come un cavallo, ma questo per Carpenter e’ comunque il lieto fine.
Ecco, sara’ che sono un ottuso maschio cisgender, ma per me QUELLO e’ un finale che prende una presa di posizione cazzuta e per niente riconciliata sul ruolo della donna e sulla societa’ repressiva.
Non Trinity che di punto in bianco si “ricorda” che il suo Vero Amore e’ quel tipo bellissimo che la guarda con occhioni romantici e non il marito brutto e stronzo. Non la vigliacchissima scelta di regia di liquidare la faccenda dei figli solo tenendoli fuori dall’inquadratura: neanche le palle di fare una scena in cui lei ci rinuncia e loro che spariscono… ecco, sono queste le paraculate che mi fanno dire che tanta parte della “follia” delle Wachowski e’ solo scrittura tanto sciatta che puo’ essere fraintesa per eccentrica.
Cioè dopo 10 anni non hai ancora capito che la rece di The Ward era ironica?
Beh certo, sono ironico anch’io.
Tra l’altro se non sbaglio fu da quella recensione che iniziai a seguire il blog.
Ah, e’ per quel “scandalosamente” riferito alle questione delle tette. Si’, li’ ero serio, ma non stavo pensando alla recensione dei 400calci. L’accusa di fare exploitation senza exploitation rimbalzo’ da parecchie parti all’epoca.
Per me il senso di questo film sta tutto nelle prime quattro lettere che compongono la parola ANALISTA.
Praticamente una dichiarazione d’intenti.
Io passo, gente. Non ne voglio sapere piu’ niente.
Allora, dico subito che non l’ho visto e non lo vedrò.
Però faccio notare che se parlate di una prima metà del film tutta “meta” (a mio parere un’altra piaga degli ultimi anni, ormai è tutto meta) è una coincidenza interessante che questa settimana esca un altro nuovo capitolo di una saga anni ’90, Scream, che del meta ha sempre fatto la propria bandiera (ma sin dal primo film). Però il meta in Scream non è mai forzato o pesante
un disperato tentativo di retconnare la serie dopo che nel tempo la pillola rossa è diventata sinonimo di qualcosa di opposto ai valori degli autori che nel frattempo son pure diventati autrici
la cover di wake up del tremendo gruppo della pisciona alla fine la ciliegina sulla torta, film beta cuck e bluepillato
Io credo che tra 5 o 10 anni voi coglioni che oggi scrivete robe come cuck, beta, blue/red pillato vi rileggerete. E piangerete dall’imbarazzo.
“… l’inevitabile legnosità di Keanu è diegetica…”
mah
Nella frase sostituisci “diegetica” con “fa parte del racconto” e nella frase di Xena “della Matrice ha diegeticamente assorbito gli eventi della prima trilogia” sostituisci “diegeticamente” con “all’interno del racconto”. Ma i due avevano voglia di usare la parolina nuova imparata e fare i saputelli e farci sentire stronzi. Come dicevo: sofismi per profumare la merda.
Pier sei un disagiato mica da ridere ma questa volta hai ragione, come l’orologio rotto che segna l’ora giusta 2 volte al giorno. Imparata la parolina nuova subito ad usarla per darsi un tono, come il latinorum.
Mediocritá.
oramai fate la punta al cazzo al nulla… mediocrità…siete semi analfabeti e vi lamentate?
Frasi ritrite e atteggiamenti da superiore ne abbiamo? Qui l’unico analfabeta e manco funzionale sei tu e tutti quelli che usano frasi ad effetto o parole da sofista della mutua come te. Trovati un lavoro e sparisci capra.
Diegetico il digestivo per analfabeti che se la credono, nei migliori distributori automatici del dams.
ma il dams dove…è già tanto che trovi le lettere sulla tastiera…se avesse scritto “fa parte del racconto” (come dice l’altro scemo) avreste scritto ” he ma si dice diegetico dai su”… non vi obbliga nessuno a scrivere vaccate nei commenti, anzi potreste aprire un blog vostro, io vi leggerei…
Ma quale blog vuoi leggere che sei un analfabeta funzionale, torna su onlyfans a segarti con le tardone varicose. Minus.
c’era tua madre ieri sera..mi chiedeva quando torni
C’è anche la tua, quella da cui sei uscito dal buco sbagliato il giorno che sei nato.
salutamela…
Potevano non farlo, nessuno avrebbe detto niente, invece l’hanno fatto nell’unico modo possibile, sfruttando bene il concetto di velo di Maia a effetto matrioska. Inutile, ma godibile. A me, non so perché, a riportato alla mente Robin e Marion! E pure Reeves stanco che mena meno mi è piaciuto.
“aggiungere un altro capitolo a una vicenda che lei e la sorella consideravano conclusa da quasi vent’anni, o lasciare che lo faccia qualcun altro, rinunciando a ogni minima possibilità di controllo sulla propria creatura e sul suo significato? Che scelta è?”
E’ una scelta e la risposta “Ma si fate un po’ il cacchio che volete, deciderà la storia” è assolutamente legittima e per me è un po’ meglio di “Lo faccio, ma lo faccio un po’ di malavoglia mettendo tutta me stessa dove mi interessa e buttando un po’ in caciara quello che non volevo fare”.
Alla fine anche la prima opzione avrebbe probabilmente prodotto un film divertente ma già dimenticato, con il 100% in meno di broncio e gomitini sui Focus Group che il secondo Robocop aveva messo in croce TRENTADUE anni fa (venendo inspiegabilmente ricordato come un film privo di mordente… boh?!)
La prima mezz’ora faceva ben sperare,poi tra scene di menare indegne(rispetto ai capostipiti)inseguimenti che ricordano squadra speciale cobra 11 e spiegoni imbarazzanti per lunghezza,contenuti e metafore di grana grossima,sono arrivato alla fine pensando che peggio di così era difficile. Invece no! mi sono anche dovuto sorbire la cover bruttissima di wake up di una che è più famosa per come piscia che come canta.
Ussignur, quando senti la canzone di coda pensi che finalmente la sofferenza è finita. E invece il peggio deve ancora arrivare.
credo festeggerò il quarto matrix guardando per la quarta volta Dune…tanto gli devo
Un film pieno zeppo di difetti (dura 20 minuti di troppo; pecca di eccessivi didascalismi, soprattutto nella prima parte; ha troppe trovate kitsch come il Merovingio) ma coraggiosissimo nel suo auto-sabotarsi: consapevole della propria inutilità (come perfettamente sottolineato da Xena), diventa una brillante riflessione sul “fare” e “rifare” arte. Pura teoria del cinema (anche troppo, in realtà) in nome della quale Lana uccide di fatto la propria opera. Le scene action molto al di sotto del minimo sindacale (come rileva giustamente Stanlio) non sono casuali, rientrano in quel processo di autoironia ed auto-sbeffeggiamento che fa parte della riflessione sul cinema di cui sopra e che riguarda anche il bullet time: ciò che vent’anni fa era rivoluzionario anche in termini estetici ora è classico, banale, scontato se viene riproposto identico (come le major vogliono fare). E, infatti, Lana Wachowski ci gioca sopra. Il fatto che Keanu Reeves risulti sottotono va nella stessa direzione, non è casuale, è una dichiarazione di resa dell’autore allo strapotere delle major (infatti, in termini estetici, il film non è per niente interessante e ‘nuovo’)
Per me è stato molto interessante constatare la sostituzione dell’Architetto con l’Analista: per l’industria cinematografica contemporanea, non conta più dare alla massa qualcosa di oggettivamente valido perché è molto più importante darle ciò che essa desidera anche se sbagliato (frecciatina ai prodotti blockbuster odierni in cui il fanservice ad ogni costo che va dritto alla pancia degli spettatori è talmente importante da poter uccidere qualsivoglia coerenza drammaturgica)
Insomma, un film profondamente imperfetto ma dalla sostanza teorica metacinematografica straordinaria, esattamente come la trilogia 1999-2003 di cui costituisce una sorta di remake autoironico più che un sequel. Avercene film blockbuster così!
Promosso convintamente
P.S.
E anche la scena post-credit volutamente idiota e senza senso rientra in questa clamorosa parodia dei franchise contemporanei
Non ho visto il film e mi incuriosisce anche il tuo commento, così come altri.
Però mi viene un pensiero spontaneo:
Invece di produrre film blockbuster che debbano ricorrere al metacinema per denunciare che i blockbuster di oggi fanno schifo…
Non è meglio dare spazio direttamente a IDEE INNOVATIVE??
In fondo si fece così per il primo Matrix…
Tutto questo mi dà quasi l’impressione che siamo arrivati al punto di non ritorno dei blockbusters, ma non vorrei essere troppo apocalittico. Troppo “matrix”.
Ti consiglio caldamente di vederlo perché sul grande schermo è un’altra cosa e anche perché dubito resisterà molto in sala, visto che è stato un fiasco al botteghino in tutto il mondo.
La tua osservazione è estremamente pertinente e molto probabilmente hai ragione ma Lana, a modo suo, con questo Matrix Resurrections tenta anche di celebrare un canto funebre di pessimistica resa agli autori che vorrebbero fare cose diverse ma vengono obtorto collo indotti dalle major a ri-vedere, a ri-visitare, a ri-fare ciò che è venuto prima, in nome di un passato nostalgicamente esaltato. L’elemento di novità è comunque presente in Matrix 4 ed è (non sto spoilerando) il superamento della logica binaria della scelta pillola rossa-pillola blu: ma tale novità (con relative implicazioni sull’identità di genere etc.) viene soffocata dalle major che considerano i film non come prodotti artistici bensì come prodotti d’investimento grazie ai quali fare soldi. E ri-esumare vecchi franchise è un investimento molto più sicuro rispetto alla promozione di nuove idee, economicamente molto più rischiose. L’industria cinematografica di oggi, sembra voler dire Lana, ragiona come se fosse la Borsa, come se fosse Wall Street, profitti e perdite, il resto non conta.
Troppo rischioso provare idee nuove. Perciò Matrix 4 esteticamente è così crepuscolare, così spento, così privo di idee nuove rispetto all’impatto devastante della trilogia originale: Neo che prende la pillola blu non è diverso dal Clint Eastwood che, in Unforgiven, non riesce a salire a cavallo o dal Daniel Craig che, in Skyfall, fallisce tutti i test fisici. Lana mette in scena una resa passiva all’industria, ecco perché è impossibile fare ciò che dici, cioè “dare spazio direttamente a idee innovative”. Perché queste idee vengono stroncate sul nascere, non è più tempo per gli autori, non in questo periodo storico quantomeno. Ha vinto l’industria e, paradossalmente, il grande pubblico è anche ben contento di “eat shit”, come recita l’insegna dell’hotel nell’incipit del film
“L’industria cinematografica di oggi, sembra voler dire Lana, ragiona come se fosse la Borsa, come se fosse Wall Street, profitti e perdite, il resto non conta.”
Che non fosse meglio un film ironico (ma di denuncia) intitolato PUBBLICO VS PRODUTTORI, allora? Qualcosa del genere?
Perché alla fine la suddetta denuncia si riduce a questo, mi pare.
Ma non vorrei straparlare…
Evidentemente Lilly Wachowski ha avuto il tuo stesso pensiero e se n’è tirata fuori…
Bravo Luigi bel commento. Condivido in toto le tue impressioni sul film che poi sono un giusto mix delle due recensioni.
Penso che la carica di significato di Matrix Resurrections dipenda molto dal tempo trascorso dalla chiusura della trilogia: fosse uscito subito dopo Revolutions ci sarebbe stata un insurrezione popolare, avessero aspettato altri 10/20 anni sarebbe un installazione al Moma.
che bello che qualcun altro l’ha notato. Tra l’altro coerentissimo anche col mondo del lavoro. Chi li vuole più gli architetti? Ormai sono 15 anni che l’edilizia è in crisi e quando si cerca un tecnico in tale campo si mette a pari livello il geometra, l’architetto o l’ingegnere. Cosa va un sacco invece? L’analista tempi e metodi, l’analista costi, l’analista finanziario. A chi servono le persone con le idee ormai? Servono le persone che analizzano per orientarsi efficacemente nel business! SOLDI! FARE SOLDI! DOVETE FAR FARE SOLDI! SCHIAVI! ALGORITMI!
@Vin Diesel30€grazie
@Arnold Feynman
Vi ringrazio, mi fa piacere che siate d’accordo!
Ciao Luigi, anche io sposo molte delle tue visioni, ma una cosa non la condivido affatto: che la Lana lì, denunci lo strapotere delle major contro gli autori, faccia il canto funebre etc. Le sorelle (peraltro noto come ormai siamo diventati tutti soldatini del politicamente corretto, mai una virgola fuori posto, siam davvero invecchiati) hanno avuto carta bianca mille volte, budget enormi, potevano fare quello che volevano. E non sono state affatto all’altezza. FLoppando mille volte
Ciao Ruper Tevere, grazie del feedback
In cosa secondo te il film floppa?
Io credo che il coraggio di Lana Wachowski sia stato proprio l’aver usato i soldi della Warner per parlar male della Warner e, per sineddoche, dell’industria hollywoodiana tutta. Fare queste cose in un progetto indipendente è un conto, farlo dall’interno dell’industria è un altro conto, molto più difficile secondo me. Infatti, a me piacerebbe molto parlare con i produttori esecutivi che hanno dato l’okay ad un tale suicidio artistico e commerciale (la mia bolla social, per quel poco che vale, ha disintegrato il film). Poi, io rigetto vigorosamente tutti i giudizi estasiati “capolavoro” “instant cult” “senza difetti” “film immortale” che pure ci sono stati perché è evidente che non sia così. Però, sai, in un periodo in cui sembra impossibile divincolarsi dalla dicotomia netta capolavoro-merda, è anche giusto ribadire la bellezza di prodotti meritevoli ma imperfetti come questo Matrix Resurrections.
Comunque, se ti va, ti consiglio di recuperare sia la recensione di Daria Pomponio su Quinlan sia la videorecensione di Inno al Cinema sia la recensione del direttore di Filmtv Giulio Sangiorgio che aveva a suo tempo condiviso anche su FB: sono ottimi contenuti complementari ai pareri di Xena e Stanlio
Ciao Luigi, secondo me il film è carino, né più né meno. Avevo voglia di vedere come andava a finire, ero affezionato ai personaggi durante la visione. Funziona. Ma è anche innocuo, ovviamente. Non ha la carica – tutta action sia chiaro – del primo Matrix. Tieni conto che te lo dice uno che apprezza ma non è ossessionato dal film del 99, non ci vedo tutta quell’originalità, sarà che bazzicavo fumetti videogiochi cartoni e film di fantascienza dacché avevo memoria. E anche la parte action era più o meno dragon ball alla fine. Però era figo.
Ti contesto la parte del coraggio, per me è una paraculata approvatissima da tutti. E’ un po’ come Schwarzenegger che in The Last Action Hero fa l’eroe Jack Slater – buono e caro come amiamo i nostri eroi siano – e poi interpreta sé stesso, e Jack Slater lo conosce e gli da dello stronzo. Ci vuole coraggio per Schwarzy a chiamarsi stronzo da solo in un blockbuster? No, è una paraculata per strappare dei sorrisi. Peraltro in quel caso molto più carina e meno tirata per le lunghe.
Ah, e nel caso di Schwarzy in Last Action Hero, era pure diegetica!
Capisco le tue obiezioni, non le condivido ma hanno un fondo di verità innegabile. De gustibus!
Tanti sofismi per giustificare un film tecnicamente ma anche concettualmente pessimo.
Ti lamenti di Warner Bros? Del sequel a tutti i costi? Dell’ hype?
E allora non farlo e invece di rovinare una saga intera solo per trasmettere lamentele da bar banali.
Immaginate se un Tolkien stanco delle aspettative avesse scritto l ultimo signore degli anelli ridicolizzando le aspettative dei lettori, con frodo un po’ coglione e stanco, Sauron che si interroga su come essere ancora più cattivo di prima, Gandalf vestito da giullare e trovate del genere…
Ci sono molti modi per comunicare una idea (ripeto, banale) del genere, questo é semplicemente il modo sbagliato.
Chiusa quindi la mia breve analisi dei sofismi fumosi del film passiamo al sodo, il lato tecnico.
Sequenze sconslusionate e debolmente collegate, trama flebile senza mai percepire un reale rischio o la reale posta in gioco, personaggi col carisma di un nano di gesso, ahimè Neo incluso, personaggi tirati fuori dal passato senza senso, tanto per (il merovingio barbone?). Ripetizione degli errori del passato, come l introduzione di personaggi nuovi senza reale scopo (l analista, come l architetto, il merovingio etc nei precedenti). Scene d azione pessime. Sonoro già dimenticato.
Un palese insulto al pubblico.
Anch’io uscito dal cine volevo trovare l’indirizzo della Wachoska su Linkedin per rigargli la macchina, ma poi se ci pensi altri pilastri come Alien o Terminator sono stati oltraggiati da sequels inaffrontabili e questo non ha minimamente scalfito il loro mito. Per i Rage Againist The Machine invece non c’è stato nulla da fare, ho distrutto tutti i CD ed MP3 in mio possesso ma non riesco ugualmente a rimuovere dalla testa il nuovo edit.
“se ci pensi altri pilastri come Alien o Terminator sono stati oltraggiati da sequels inaffrontabili e questo non ha minimamente scalfito il loro mito”
Io non ne sarei così certo, sai?
L’ultimo Terminator è stato un mezzo flop, vediamo cosa succede con la prossima serie tv di Alien ma è chiaro che stanno raschiando il fondo del barile con questi brand.
Hollywood ci sta sbattendo forte in faccia che il loro movente è solo la speculazione, senza uno straccio di soggetto davvero ispirato, senza che ci sia davvero una domanda del pubblico verso questi brand.
Diciamo che da parte del pubblico c’è sicura accoglienza, perché ormai sono brand entrati nella storia. Ma non credo che il pubblico si farà coglionare ancora così a lungo con queste prese in giro.
Specialmente col passaparola del web.
E il risultato al botteghino di Matrix 4 ne è la prova.
Intendevo il mito del film primordiale, non della saga, ammesso che un concetto di saga abbia ancora senso in un franchise come Terminator che ha avuto almeno 4 serie fra sequel, spin-off e reboot. Alien del ’74 era un capolavoro prima di Alien contro Raul Bova e resterà un capolavoro anche dopo. Nemmeno Alien contro Frank Matano potrebbe rovinarlo. E per quanto schifo mi abbia fatto Matrix Resurrection, Matrix del’99 resterà sempre un CAPOLAVORO. Punto.
La differenza con Terminator oltretutto sta che Cameron non ha fatto un terzo capitolo autoironico dove Arnold va dallo psicoanalista e si lamenta di come la vita sia dura, il pubblico vuole sempre robot nuovi ma con meno personalità eccetera (wink wink). Ha fatto i due che gli interessavano e basta (ok ha prodotto l’ultimo, ma non è la stessa cosa), nel rifiutarsi di spremere di persona la sua creatura già c’è il suo capolavoro. I dilettanti come la Wachowski li riconosci anche da come non solo prendono i soldi, se ne vergognano pure (“non è colpa mia, occhiolino, sono le major spregiudicate che non vogliono darvi nuove idee!”)
Mah, per me i sequels un mito lo scalfiscono eccome. È come se Miss Universo partorisse una figlia racchia che a sua volta partorisce un figlio strambo che a sua volta genera un krukmull. Uno vede la foto di famiglia e si dimentica della foto di Miss Universo che tiene nel cassetto.
Forse non si pensa che in fondo la trilogia non era un semplice film di fantascienza ma piuttosto una via di crescita interiore , una sorta di bussola del cammino dell’eroe …e che non fu scritto dalle sorelle ma da Sophia Stewart , che con il suo lavoro “il terzo occhio” diventato poi Matrix ,aveva intenzione di risvegliare gli uomini …. Se si pensa a questa interpretazione forse si apprezza a pieno l’opera …. Una sorta di divina commedia moderna , di favola di pinocchio del 21 secolo , una nuova odissea … Un percorso iniziatico
Sarò un povero stronzo, ma a me questi discorsi hanno sinceramente stufato.
Anche GIRO GIRO TONDO, se ci applichi sopra duemila filtri a posteriori, diventa l’odissea dell’uomo moderno contro l’ineluttabilita del mondo e della sua inevitabile caduta.
Kubrick aveva ragione, la gente che scrive va allontanata A CALCI da altri settori. Ognuno faccia ciò che sa fare.
Fine dello sbrocco.
BRAVO!!! BRAVOOOOOOOO!!!
Che dire, abbiamo chiuso l’anno vecchio con un film pessimo (voglio fare il buono per non ricominciare pure qua) e riapriamo l’anno nuovo con un film funziona solo come mero intrattenimento…e manco tanto dai, siamo onesti.
Ormai dei primi 30/40/60 min se n’è parlato abbondantemente, ed in effetti c’ero cascato pure io, sono andato in sala (da solo) non dico con tante speranze ma con un briciolo di fiducia di si. Almeno le botte me le godrò, mi dicevo…mai stato più lontano dalla verità.
Vedere Neo imporre le mani come un pranoterapeuta in cerca di una schiena da disincriccare mi ha messo addosso una tristezza che neanche i bot che si tuffavano di testa dai grattacieli sono riusciti a lenire.
Per me è un film che non aggiunge niente ma al contrario toglie quell’alone di “epicità” creato con la precedente trilogia, ha ragione Federico, più in alto, quando dice che se tanto Lana non c’aveva voglia di farlo ma che cazzo lo ha fatto a fare?
Ma a cosa serve, oltre che far incazzare chi ha pagato il biglietto sperando di vedere un ulteriore passo avanti, qualunque esso fosse.
E poi, francamente, i messaggi sulla binarietà, sulle pillole rosse, sulle transizioni e compagnia ballante, hanno rotto la minchia!! Alla fine, quando svolazzano nel ciel, mancava solo un bell’arcobaleno sullo sfondo poi il Pride era compiuto.
Beh, dicono apertamente che ci avrebbero pensato all’idea di dipingere tanti arcobaleni in cielo.
Eh si si, appunto.
Non commento quasi mai, ma questa volta i complimenti ve li devo proprio fare. Doppia recensione da applausi, in particolare il pezzo di Xena. Ho sentito davvero il “cuore”, soprattutto temi della saga che hanno sempre preso anche me. Ammetto che ho da poco rivalutato pure Revolutions perché nonostante gli sbadigli riguardo alla guerra ho trovato bellissimo il modo in cui sono gestiti Neo e Trinity. Il film non l’ho ancora visto ma ci sono tutti i presupposti che possa piacermi quanto il primo Matrix (che non è irraggiungibile: i maccosa si sprecavano, umani Duracell in primis).
Per chi dice che il film è una merda e Lana doveva tirarsene fuori: scelta legittima, ma il film si sarebbe fatto lo stesso e oggi qui leggeremmo una recensione molto diversa… e in quel caso è probabile che il film vi avrebbe fatto altrettanto schifo, ma per motivi più simili a quelli di uno Star Wars 7 o 9.
Bravo
Ma non potevano fare un reboot con Scott Adkins nei panni dell’eletto che mena agenti tutto il tempo? Non sarebbero serviti manco molti effetti speciali
190 milioni di budget (marketing escluso), due ore e mezzo di film, appoggio di una delle major più grandi del settore, per un prodotto in cui si spende metà del tempo a (s)ragionare su quanto sia inutile realizzare dei sequel e l’altra metà (ma anche meno) a mettere in scena male quegli stessi sequel perché, ehi!, bisogna sabotare dall’interno il sistema-capitalistico/mentale-hollywoodiano-sfrutta-franchise. Con parte della critica – non tutta, per fortuna – che ha abboccato e ha annuito compiaciuta al gioiellino citazionista-ma-non-come-crede-lo-spettatore, lodando la bruttezza di un film fatto apposta così, solo perché volontario nella propria bruttezza – impossibile che la Wachowski abbia diretto delle scene action così banali; deve esserci sotto qualcosa di molto concettuale e dunque molto corretto!
Ahn.
Chapeau a Lana Wachowski che si è fatta lautamente finanziare il progetto più autoreferenziale, elitario e snob del 2021/2022.
Vedo che l’indignazione scorre forte nella sezione commenti. Raga non è facebook
Non serve Facebook per osservare la stupidità umana nel web. E’ sufficiente un qualsiasi commentario.
Fammi capire, non si può più commentare negativamente perché si viene tacciati di essere sub-umani facebookari?
Attendo una risposta intelligente…
Non ho scritto da nessuna parte che non si può.
Ma non è detto che si debba
Forse non mi ero spiegato, chiedevo una risposta intelligente…vabbè dai.
Uno gioca a fare l’oracolo di Matrix, l’altro a fare catone il censore. Senza peraltro esprimere un pensiero che sia uno. Io ormai ci ho fatto il callo :) Cazzo, sono d’accordo con Takeshi. Incredibile :)
Ovvio che sei d’accordo con Takeshi.
L’unione fa il ricovero. :D
Ma sei tu il Maestro dell’Arte Gentile di cui parla Chuck?
Perché se non lo sei nel reale ne sei l’equivalente virtuale, cerchi con quelle 2 righe di merda di scagliare strali che puntualmente ti tornano indietro, ma per te hai vinto tu.
Non crucciarti Maestro, anche tu sei diegetico a questo commentario.
Blablabla.
Nel frattempo fatti una vita, sfigato.
J.J Bad: hai ragione. Su facebook la gente è più educata.
Beh, dicono apertamente che ci avrebbero pensato all’idea di dipingere tanti arcobaleni in cielo.
Mi dispiace del lungo copia incolla che segue ma DFW ha scritto meglio di me perche’ questi trucchetti di “essere consapevoli” sono meno intelligenti che ruffiani:
“…with the now-tired S.O.P. ‘meta’-stuff it’s more the dramatist himself coming onstage from the wings and reminding you that what’s going on is artificial and that the artificer is him (the dramatist) and but that he’s at least respectful enough of you as reader/audience to be honest about the fact that he’s back there pulling the strings, an ‘honesty’ which personally you’ve always had the feeling is actually a highly rhetorical sham-honesty that’s designed to get you to like him and approve of him (i.e., of the ‘meta’-type writer) and feel flattered that he apparently thinks you’re enough of a grownup to handle being reminded that what you’re in the middle of is artificial (like you didn’t know that already, like you needed to be reminded of it over and over again as if you were a myopic child who couldn’t see what was right in front of you), which more than anything seems to resemble the type of real-world person who tries to manipulate you into liking him by making a big deal of how open and honest and unmanipulative he’s being all the time, a type who’s even more irritating than the sort of person who tries to manipulate you by just flat-out lying to you, since at least the latter isn’t constantly congratulating himself for not doing precisely what the self-congratulation itself ends up doing, viz. not interrogating you or have any sort of interchange or even really talking to you but rather just performing in some highly self-conscious and manipulative way”
A me sta cosa del trollare la major mi è piaciuta. Mi è piaciuta meno quando ho capito che la zoccola ha trollato anche me. E adesso Arcobaleni con l’ Aspirina per tutti!
Colgo l’ occasione per tirarvi Distinchi Saluti.
Si può discutere sulla brillantezza dei risvolti “meta”, che la seriosità della trilogia andava smussata (con delle mascotte meccano-coccolose para disneyane???), etc. Ma il volerla buttare pedissequamente in vacca (e il Catrix finale è la goccia) resta un insulto a chi dalla visione di Matrix è uscito che l’aria gli sapeva diversa e si è trasformato la vita. E sono in molti.
Al matto del mio quartiere Matrix ha peggiorato la vita. Un giorno si presenta al bar dicendo che conosce il kung fu. Anzi, aveva addirittura imparato una nuova scuola, la cosidetta “arte gentile”. Passava le giornate al parco giochi a fare i kata di questa nuova scuola, i cui movimenti erano ispirati alla robot dance. Un giorno decide di testarne la potenza su uno di noi del bar. Lo assecondiamo. Ci arrivano dei calci circolari che si fermano alla spalla. Più in sù non riusciva ad andare. Il dramma è quando è arrivato a calciare un mio amico che faceva kick boxing. Egli incassa il calcio sulla spalla e poi chiede se può provare anche lui. Il maestro dell’ Arte Gentile si mette in posa di difesa ( non mi ricordo come cazzo fosse ) e gli arriva un calciazzo in faccia che gli porta via il berretto in lana. Mezzo rincoglionito e barcollante si avvicina al mio amico e gli dice “Bravino. Ma il Maestro sono io”. Poi un giorno ha portato la pistola a gas e ci ha chiesto di sparargli che tanto riusciva a schivare i pallini di plastica. Bravino. Direi un 20% di schivate riuscite. C’ è da capire se quel cazzo di film la vita a lui gliel’ abbia migliorata o peggiorata, e c’ è da chiedersi che differenza c’ è tra il matto del mio paese e i sani di mente che hanno visto un film da 8 in pagella ma poi ci hanno fatto una filosofia di arte e di vita. Ora pigio il tasto invia commento usando i poteri della Forza e porgo Vulcaniani Saluti.
Commento del mese. Grazie perché i matti di quartiere li abbiamo avuti più o meno tutti, ma la tua storia meritava davvero.
E proprio partendo dal finale del tuo commento sarebbe bello pensare che la sister W. resasi conto dei danni causati nella testa di certe persone (senza alcuna colpa, sia chiaro) abbia appunto smorzato i toni con questo Resurrection.
No, non credo. Semplicemente ha capito che cose che funzionavano 20 anni fa ora fanno ridere. Cioè, il 2 e il 3 sono films di arti marziali con le funi elevate al cubo rispetto al primo e invecchiati malissimo. Questo è un’ autopompa della Wasabi al fatto che non avere la pompa è bello. Sarà l’ età , ma rispetto a quei due filmacci trovo molto più spassoso guardare quelli di SPONSOR ALERT
Ediliziacrobatica
FINE SPONSOR ALERT
che stanno facendo i lavori davanti a casa mia.
-“Conosco il tufo”
-“Dimostramelo”
Colgo l’ occasione per porgere 400 calcinacci.
Questa storia è la mia gioia del mese
morto al tufo….applauso
É il 2022, io sono medioman, un mr. Anderson qualunque, posseggo almeno 4 identità digitali diverse, per ogni contesto virtuale o social network, una identità sociale, una professionale, una artistica e, volendo, pure una per trombare.Ho arredato casa sistemando i mobili virtuali in uno spazio reale attraverso un applicazione di realtá aumentata. Il mio barbiere parla della resa del suo portafoglio crypto e dell’opportunitá di validare o meno le elezioni in blockchain. Se mi annoio posso, attraverso un visore VR da 300 euro, giocare a ping pong contro un avversario pescato a sorte da qualsiasi parte del pianeta, o fare un allenamento di boxe colpendo bersagli virtuali con un programma di esercizi generato in intelligenza artificiale. L’algoritmo che segue le mie preferenze mi suggerisce potrebbe piacermi il video di una scimmia che gioca a pong col pensiero dopo che le é stato installato un neurolink. Nel frattempo Balenciaga e Moncler vendono abiti digitali a bambini ricchi per vestire alla moda i loro avatar su Fortnite. Volendo potrei provarmi delle sneaker gucci attraverso un app sul mio telefono. Faccio ogni giorno fino a quattro viedeochiamate di lavoro, collegandomi con altri Mr. Anderson qualunque in giro per il globo. Questo é il presente.La nuvola, sa tutto di me, dove sono stato, chi frequento, se sono in una relazione, che film mi piacciono, che cibo ordino, per quale azienda lavoro, quante volte vado in palestra, se commento su i 400 calci.Ecco, in questo scenario, il quotidiano del mr. Anderson (Medioman/Fantozzi) nel 2022, non posso tollerare un Matrix cosí sciatto, annoiato, privo di spunti, autoreferenziale e, tocca dirlo a malincuore, ignorante.Duole vedere una Wachowski cosí indietro, ferma nel passato a concetti di tecnologia e di virtuale antichi, vetusti, drammaticamente anni ’90. Lei stessa, esteticamente, ha un look da riot girl da centro sociale dei 90’s.Fa pena vedere il suo non saper che farsene degli infiniti spunti narrativi che il contemporaneo offre, senza per forza arrivare a Neurolink, il contemporaneo del navigatore sul tuo cellulare, dell’Io scisso davvero tra virtuale e reale. Il presente, cavolo, viviamo nel cyberpunk e la Wachowski non se ne é accorta. Capisce Lana, che la diversità della quale vuole goffamente erigersi a portabandiera, sarà per le future generazioni garantita dalla realtá aumentata? Che la Matrix renderá davvero possibile tu possa essere chi vuoi essere, quando lo vuoi essere? Con chi e Per chi esserlo? Che se vorrai vedere gli arcobaleni in giro potrai scegliere di farlo grazie ai tuoi occhialini Facebook(Meta)/Rayban, senza rompere la minchia al prossimo della tua scelta, quindi senza una Matrice ideologica dietro?Quindi di che vogliamo parlare? Davvero si vuole salvare questa pellicola? Non capisco come si possa anche solo pensarlo. Io onestamente non voglio andare a vedere un film dove un autore non solo mi prende per i fondelli ma lo esplicita pure, e lo fa anche male. Chi viene sfottuto non é la WB, ma il pubblico pagante. Da domani, solo pirateria per i prodotti Wachowski. Aspetterò un Metacaster di 14 anni che mi possa sorprendere con qualche idea veramente dirompente.La Matrix puó avere diverse facce, tecnologica ma anche culturale e ideologica.Qualcuno scolleghi Lana.
Ti devo un inchino commosso. C’è stato un tempo, nemmeno troppo remoto, in cui la fantascienza anticipava la realtà. Oggi non riesce nemmeno più a tenerne il passo.
Troppo buono Marcé! ;)
É il 2021, Free Guy la racconta meglio di Matrix 4.
Rendiamoci conto.
Frasi ritrite e atteggiamenti da superiore ne abbiamo? Qui l’unico analfabeta e manco funzionale sei tu e tutti quelli che usano frasi ad effetto o parole da sofista della mutua come te. Trovati un lavoro e sparisci capra.
Diegetico il digestivo per analfabeti che se la credono, nei migliori distributori automatici del dams.
“Diabetico” volevate dire, vero? O giochiamo a fare i professoroni qui? Poi tutte quelle frasi iniziate con la maiuscola? Ma chi vi credete i premi puzzer del giornalismo?? Gli Enrico Ghezzi di Lovere, eh??
I famosi premi puzzer, quelli che lasciano la strisciata marrone se ti partono grosse
Bah … zero evoluzione ma mica rispetto alla trilogia quanto al primo matrix.
Parassitismo infinito su una rilettura sfigata di una verità tanto semplice quanto evidente di per sé: In una popolazione la stragrande maggioranza degli individui sarà MEDIOCRE e per la stragrande maggioranza la pillola\supposta che mitigherà il dolore di quella consapevolezza sarà illudersi di essere il picco della curva e non far parte della MEDIA.
tutto rispetto al primo è solo supercazzola, brodo annacquato, millesimali variazioni sul tema, riletture finto illuminate\illuminanti, tirarsela come non ci fosse un domani, saccheggiare mezzo mondo filosofico\artistico per poi arenarsi nella millenaria solita solfa della crocefissione (ma con resurrezione, altrimenti non vale) salvifica di tutti e tutto.
Saccheggiato tutto il saccheggiabile si arriva al dunque e cosa si scopre?
che i nostri “mediocri” registi non avevano nulla da dire , nessuna illuminazione, nessuna lettura originale, solo barlumi, di qualcosa fuori da questa grotta infame e male illuminata, mutuati da altri di cui probabilmente non si sono comprese bene le parole ed i messaggi (le distanze prese da Baudrillard esplicano molto di questo) .
I “mediocri” registi diventano registe vincendo la loro battaglia contro un mondo in cui non si riconoscono e che non le riconosce, ma adesso che possono finalmente manifestare liberamente cosa vogliano dire e\o fare … flop… a parte la battaglia già vinta non hanno nulla, nulla di nulla da dire, se non ripetere stancamente ciò che dicevano PRIMA di cominciare la battaglia ormai vinta.
Eh..ma i binari sono più di due..
puoi essere quello che vuoi..
se ci credi nessuno ti fermerà
tutto è illusione (anche se sembra più mancata comprensione)
Ahhh, ma anche le pillole non sono solo due…c’è una farmacia di roba
e i bit non sono fatti solo di 0 e di 1 esiste anche la fuzzy logic…
ehmmm
cazzo ci posso mettere oltre?
ah sì!
le multinazionali, sì, loro che ci vogliono imbrigliare a noi alternativ*.
..cosa altro posso metterci dentro?
uhmmm
va beh…
Una decina di CTRL-C e CTRL-V dalla trilogia, tanto la roba figa non muore mai…e poi…poi… un po’ di pigiamoni che sono la nuova frontiera del cinema e poi cosa altro piace alla gente?
uhmmm
ah vero! F&F che ha macinato miliardi… e se riprendessi la scena di F&F 8 quando le macchine si gettano dai parcheggi ma con le persone\bot?
ma si dai..chi vuoi che se ne accorga: là sono auto qua persone che si buttano dai palazzi, vuoi mettere?.
ah , adesso che ci penso… ma che fighe le scene slow motion con Quicksilver in X-Man?
dopotutto a loro l’idea è venuta, di sicuro, grazie al mio bullet-time, quindi se la uso anche io non è rubare, né copiare, ma solo riappropriarsene.
Basta non farla troppo cazzona, togliere la musichetta e farla più simile a magneto che “insert coin” nella testa di Kevin Bacon..chi la riconoscerà mai?
e poi e poi…
e poi basta, sto film è merda sciacquarella allo stato puro sotto tutti i punti di vista. Capisco la nostalgia, capisco l’affetto, ma è indifendibile tanto poco ispirato e lettura estemporanea alla luce di tutti gli ashtag in tendenza di cui ci si ricorda….
altro che meta , pregnanza di significato , diegesi e puttanate varie…
Riporto le deliranti parole di quell’insopportabile Federico Pontiggia, recensore (?) il cui ego ipertrofico ne fa lo Scanzi del giornalismo (?) cinematografico:
“Film labile ma non precario, permeabile ma non colabrodo, materico ma non materiale, Resurrections ci chiama alla scelta, ci spalanca i ricordi – gli uomini che cadono dalle Torri del 9/11, qui fatti proiettili, e l’obiezione di coscienza e la libertà di cura, e il Covid… – e, appunto, i déjà-vu, intra e interfilmici.
Direte, tra ondivaga filologia, non fideistica filososfia e refrattarietà al narcisismo (e solipsismo), non si uccidono così anche i cult? Forse, ma così si fanno risorgere, di più, si risorgono i film.
Lunga vita, dopo la morte, dentro il Matrixverso, oltre il fenomeno dentro il noumeno, oltre la perfezione dentro la pascaliana scommessa, oltre il prodotto indietro agli ingredienti: ecco Resurrections.”
Ma vai a cagare, Pirla!
È chiaro che l’umanità non si sta evolvendo quando vedi che gente come questo recensore (citato da pier) viene pagata invece che derisa e liquidata in redazione con un coppino. Diverso il caso, secondo me, dell’ insofferenza verso l’uso del vocabolo “diegetico” nei commenti precedenti. Credo che le due cose non siano associabili. La recensione del Pontiggia mi pare poco più di una vanitosa, insincera e fumosa filastrocca . Il fastidio per il “diegetico” che leggo qui , invece, non lo capisco. Ma letteralmente, senza polemica. Possedere nel proprio bagaglio vocaboli che descrivono correttamente ciò che si sente deve essere un obiettivo di tutti. Se i vocaboli sono funzionali e contestualizzati, non vi è vanità. Il profilo basso (sempre opportuno) lo si può tenere nei contenuti semmai. Ma l’idea di dover interrompere un discorso per semplificare (nel senso di ridurre all’ elementare) il proprio linguaggio rinunciando ad un vocabolo corretto ma desueto per non far incazzare un estraneo è inaccettabile.
@Robert. La perplessità sull’uso ripetuto in due recensioni contigue della stessa parola “diegetico” ( e ancora più desueto o addirittura semi-inventato Diegeticamente) fu per primo espressa da altri. E’ un caso che due recensori utilizzino diegetico contemporanemente? non credo. Per lo meno, supponendo (generosamente) che sia il caso a fare usare loro una parola vetusta e di nicchia, è scarsa capacità di scrittura. Ma credo che non sia un caso. Mi è sembrata un’ingenuità da scolaretti del liceo. Inoltre la parola è inutile, non chiarifica il discorso e secondo me è pure stata usata a sporposito. Mimesi è l’attore che agisce ( es. apre la porta). Diegesi è il raccontare l’atto: ” Pier aprì la porta”. Le due parole servono, in una fase di studio, per comprendere la differenza fra ( detto male) il teatro e il racconto. Ma usarle in una frase è spesso dannoso e comicamente supponente. E’ fumo negli occhi. In un tema del liceo il prof te l’avrebbe cassato. Come se io dicessi a proposito del brutto tempo: ” che cielo corrusco”. E’ ridicolo. Sembra il cane Muttley delle Wacky Races che invoca “medaglia, medaglia, medaglia…” perchè è riuscito a infilarci la parolina complicata.
Ok. Chiaro e convincente. Alcuni chiarimenti: 1.”diegetico” ha colpito non solo te, infatti mi riferivo a tutti i commenti, non solo al tuo. 2. Se ha colpito più di un lettore, un motivo in effetti ci sarà, per carità, ma non tocca le mie corde dello sdegno. 3. Non le tocca perché quando non so chi dei 2 recensori ha scritto che la legnosita’ di keanu all’inizio è diegetica mi ha fatto capire perfettamente. Ho capito cosa volesse dire, ho capito cosa ha visto, ho capito dove voleva indirizzare la considerazione successiva su reeves. Non è che ho capito perché sono il primo della classe. Ho capito per merito di chi ha saputo costruire quella frase. Per questo non mi sembra affatto un tentativo studiato a tavolino, costruito in laboratorio, per sembrare coltintellettuali. Solo un tentativo riuscito di comunicazione. Tutt’altro campo di gioco della ridicola mitragliata di vocaboli fornitaci dal tipo che ci hai fatto leggere tu. Lui non vuole farsi capire, vuole farsi ammirare. Santo cielo, e’ l’invecchiamento del 20enne che fuma in modo artificioso blaterando sul tramonto per far colpo, facendoci intuire un chissà quale passato misterioso alle spalle ma che poi torna a casa e la mamma lo rimprovera perché la cena è già in tavola da 20 minuti. Per questo io sarò sempre un fan dei 400 perché, in un terreno minato e da me non tanto apprezzato come il parere sulle creazioni altrui, in cui spesso l’oggetto di critica diviene strumento per esibire se stessi, in questo sito si usa un’informalita’ che però non svacca mai, a mio parere molto funzionale alla spiegazione: di ciò che han visto, di ciò che pensano e delle argomentazioni a sostegno dei loro pareri. La combinazione di vocaboli seri che dimostra la loro formazione (e far capire che si ha studiato l’argomento di cui si parla non è mai sbagliato eh…) e l’uso di locuzioni gergali per strappare un sorriso o per dare tante sfumature in poche parole come a volte solo il gergo o il dialetto sanno fare la trovo vincente al fine di far comprendere. Oh, non posso farci nulla, son proprio un tifoso.
Mi son dimenticato di specificare che il mio ultimo commento è riferito a @pier. E gia che ci sono approfitto per scrivere che boba fett, visto l’imbolsimento di jake la furia che passeggia per le strade ad attaccare briga, a sto punto mi sarebbe piaciuto come sit com
Vabbè dai, “noumeno” non c’è nemmeno sulla Treccani.
Rapidamente per la cronaca: se ci scappa di usare un termine che non capite non c’è niente di male, son cose che capitano, ve lo spieghiamo volentierissimo. Vi spieghiamo chi è Marko Zaror (ad esempio), vi spieghiamo cosa si intende per “diegetico” (nonostante non sia la prima volta che lo usiamo). Siamo qui per questo. Lamentarsi nonostante abbiate capito invece è una cosa che sinceramente mi lascia un po’ perplesso.
Il problema non credo sia l’uso della parola in sé.. quanto l’uso alla Boris, cioè un espediente per non dire “smarmella tutto” e far sembrare che la smarmellata sia, in realtà, sopraffina rilettura di una realtà che gli altri non capiscono.
per capirsi la ricorrenza di quel termine, più volte, riferito a questo film richiama in tutto e per tutto questo…
https://www.youtube.com/watch?v=q7sFRA-tsdU
“Diegetico” però non vuol dire “smarmella tutto” e nemmeno “è bello”. È un termine tecnico che non ha connotazioni di qualità.
Ed infatti ho detto che non era l’uso della parola in sè il problema, quanto l’uso per coprire lo “smarmella tutto”.
In rapporto a questo film i “personaggi diegetici” sembrano voler togliere lo sguardo dalla parola “merda sciacquarella” che accompagna tutto in questo film che è una rilettura di qualcosa uscito figo 23 anni fa, cotto e riscaldato più volte, ma riproposto alla luce degli ashtag che vanno per la maggiore 23 anni dopo…e nulla più.
Ecco perchè quella parola colpisce così tanto…cela la matrice che cerca di ingannarci per non farci capire che la bisteccona succosa è solo poltiglia nauseabonda rimasuglio della cena di 23 anni fà.
Ma questa è un’interpretazione tua. Il punto di Matrix Resurrections (soprattutto lui, ma anche molto degli altri tre) è che si tratta di un film che gioca pesantemente, apertamente, sulla commistione fra la storia e la metafora che ti dice esplicitamente di voler raccontare. Quindi ci si imbatte in questo tipo di ragionamenti per forza di cose. Non voglio stare necessariamente io a spiegare io i pezzi di Xena e Stanlio, ma quando usano “diegetico” è solo per farti capire che una determinata scelta ha senso nel contesto. “Bello” o “brutto” poi è un passo successivo: loro hanno un’opinione e tu puoi tranquillamente dire “sì ho capito che ha senso ma mi fa cacare lo stesso”. Intanto però è interessante capire che ha senso, quando non è per forza ovvio.
Ho cercato di spiegare perchè ,secondo me, ha colpito, così tanto, l’uso di quella parola ma in definitiva si nota l’uso di quella parola per la mancanza di altre parole e pareri che , CREDO, siano abbastanza simili ai miei appunti sopra riguardo “minestra riscaldata male”, riproposizione para para di quanto già fatto e detto ma con l’occhio agli # , furto palese di scene considerate fighe da altri film (F&F8 e x-men) per non dover ciurlare sul bullet-time per l’ennesima volta, l’eletto che diventa appendice di una “femmina” che era una groupie sfranta e adorante dello stesso eletto…in piena e totale rilettura stile “cancel culture” se le ho notate io ste robe…e voi mi piazzate un “diegetico” , che mi fa andare fuori di testa, senza far caso al mammuth nella stanza…cazzo se inizio a gridare – è il demonio -,
– sono streghe – ..bruciamoli tutti ;)
detto ciò, non insisto più..evviva la diegesi..:D
E nella prossima rece mi raccomando: un bell’apotegma sull’agatologia. ;-)
@Akira: se serve spiegare cosa significa “diegetico” lo facciamo, altrimenti spero che l’equivoco sia chiarito. Se non sei d’accordo con l’opinione generale no problem, ma “diegetico” c’entra una sega e l’avrebbero usato in frase identica anche in caso di giudizio generale più vicino alle tue corde.
Ehm, raga, scusate ma è ovvio che vi state facendo trollare. Chiaro che il buon Pier ci è, ma sempre trollate sono, le sue. Magari non ci mette la malizia che ci aspetteremo da uno che trolla su un sito per giovani cinici postmoderni come questo, ma comunque le sue sono provocazioni. Vi dà così tanto fastidio imparare una parola nuova? O vi dà fastidio impararla da un sito di menare? Io dico che iCalci son titolati in fatto di itagliano, voglio dire, questo sito può vantare di aver dato i natali a dei nuovi vocaboli che, ci scommetto la mia collezione di dolcevita in cachemire, entreranno di prepotenza nel dizionario.
Se poi se ne fa una questione di giudizio sul film, mi permetto di far notare che questo è tuttora un luogo di opinioni controcorrente: lodare i vecchi action, sperticarsi per il piattume Marvel e alzare il sopracciglio per i batman di Nolan, sono ancora provocazioni belle e buone, se Dyo vuole. Coerentemente i nostri eroi stanno al gioco della Wachosky e ce ne mostrano quanto ha fatto col cuore (sia pure merda fumante). Voi per contro vi incazzate perché avendo messo le mani avanti, vi fa stare ancor più sul gozzo i difetti del prodotto. Ma allora ha fatto centro alla grande, semmai c’è da incazzarsi che lo svolgimento non sia all’altezza di una premessa così potente. Peraltro era il difetto anche di Matrix 2 e 3, anche se l’ho capito solo grazie ai commenti delle rispettive rece su queste sacre pagine; qualcuno qui ha spiegato la trama dei film in questione (incomprensibile guardandoli) e devo dire che era tanta roba.
PS Riguardo alla rece copincollata da Pier: boh, magari sono io che sottovaluto l’egocentrismo ritardato del giornalismo boomer mainstream, ma mi è sembrata ironica, autoironica e simpatica.
@bugo, è stato più di uno, se no figurati (poi magari con le stesse intenzioni, eh?)
madò e gli rispondete anche a sti disagiati puntacazzisti..oggi è diegetico domani è un altro blog e un’altra parola.. chissà Pier e l’altro genio cosa leggeranno a breve..
Che non capiamo? Te lo sei andato a cercare per darti un tono. Peggio dei pretuncoli anni 70 con il latinorum dei poveri.
Non è un dramma eh stai solo invecchiando Nanni, consiglio una zigulì al ravarbaro da masticare piano..
(pensate quando scopriranno che abbiamo usato “diegetico” in svariate recensioni nel passato e non era volata una mosca)
Ooopsm sbagliato commento.
Io adesso le ho notate e rimango della mia opinione. Esempio?
” la colonna sonora, con un tocco di anni ’90 sovrastato dal sottofondo diegetico di elicotteri e spari”. Il sottofondo è sempre diegetico a meno che un attore non suoni il piano. Risultato: eliminare la parola e il senso non cambia.
” tempo diegetico che si dilata o diminuisce a piacimento”. Diegetico = Del racconto. Più chiaro e lungo uguale.
Etc. Etc.
Niente mi toglie dalla testa che l’espressione sia “comicamente supponente”. :)
Pier, è come quella volta che hai visto Ben Hur, ti sei accorto dell’ orologio e hai fatto uscire tutti dalla sala perchè eri convinto che ci fosse una comparsa che rubava i gioielli al pubblico. Ti fissi su una cosa e ti parte la crisi di multipupillodistractomia. Non va bene per la tua distinta salute.
Un abbraccio.
Pier hai scritto così tanti commenti in così poco tempo e sotto a così poche recensioni , dicendo tutto e il contrario di tutto…l’unica cosa buona è che non hai iniziato prima…le recensioni che meritate voi stralunati dovrebbero essere così :
“questo film è una merda / bellissimo ”
fine, tanto poi il delirio parte comunque no?
Fatti un bel blog o un canale da qualche parte..io ti seguirei..
Quelle che meritate voi analfabeti fuzionali sono quelle di Aldo Krasso, almeno anche se non capite fa lo stesso.
ps: l’ha già scritto se facciamo la punta al cazzo? O, io ti seguirei?
Chiedo per una amico
un o una ?
Anche con sta menata di “chiedo per un amico” avete rotto le palle eh.
Razza di perditempo cronici.
Un po’ meno omologazione, grazie.
diegeticailoveyou cacca pupù, fai la punta al cazzo anche tu?
two girls one dams
non vorrei dire..ma, a parte aver mollato l’osso, non ero particolarmente preso dalla parola diegetico, ho commentato la rece ed ho detto al mia concludendo con:
“altro che meta , pregnanza di significato , diegesi e puttanate varie…”.
(riferito ANCHE alle varie recensioni in giro che provano a nobilitare sta ciofeca di film).
Se le risposte sono : disagiato puntacazzista, genio, troll, se non sai cosa significa diegetico te lo spiego, etc.
Il tutto senza nemmeno una singola contestazione alle argomentazioni che erano il 98.7% della critica al film e alla rece, credo di dover capire anche il significato della parola flame dato che non credevo assolutamente di stare trollando o flammando ma solo sfogando una delusione cocente e solitaria (anche su questo sito che credevo invece mi avrebbe rincuorato di non essere “solo”).
Tolgo le tende, buon prosieguo.
Fai quello che vuoi, eh? Ma se pretendi che si capisca che un tuo commento a una nostra recensione si riferisca anche alle recensioni degli altri, allora può essere che un commento sotto a una tua risposta non si riferisca per forza solo a te.
Io adesso le ho notate e rimango della mia opinione. Esempio?
” la colonna sonora, con un tocco di anni ’90 sovrastato dal sottofondo diegetico di elicotteri e spari”. Il sottofondo è sempre diegetico a meno che un attore non suoni il piano. Risultato: eliminare la parola e il senso non cambia.
” tempo diegetico che si dilata o diminuisce a piacimento”. Diegetico = Del racconto. Più chiaro e lungo uguale.
Etc. Etc.
Niente mi toglie dalla testa che l’espressione sia “comicamente supponente”.
In nessuno dei due casi il termine “diegetico” è ridondante, eh.
Il riferimento ad altri era la frase “puttanate varie” mentre diegesi, pregnanza di significato e meta era per la rece.
“puttanate varie” che non mi permetterei di riferire a voi dato che vi seguo da anni ormai.
Che ci sia una sorta di faida nei commenti è evidente e che in nome di questa sorta di resa dei conti sotterranea mi ci sia trovato in mezzo e riempito di epiteti è altrettanto evidente(da questo il mio fastidio).
Se non fosse che abbia argomentato abbondantemente e nel merito senza essere aggressivo, tirarla per i capelli o essere particolarmente provocatorio…
Boh, datevi appuntamento alla ricreazione.
Io vi saluto
Ma guarda che gli epiteti erano per me, credimi. E anche se fosse ricorda: gli insulti qualificano chi li esprime, non chi li riceve. :)
Il diegetico secondo Chuck. Io la parolina non la conoscevo. Sono talmente ignorante che l’ ho scambiata per dietetico , nel senso che credevo che Xena intendesse una legnosità che rende meno pesante il personaggio e le è scappata la g al posto della t. Poi la rivedo in Stanlio e dico “cazzo, hanno la macchina da scrivere guasta” , ma poi mi insospettisco. E scopro che è una parola che mi evita di scriverne almeno altre 4 per dire una cosa e che in ambito filmico e teatrale è abbastanza usata. Quindi non mi incazzo con loro, ma con la mia ignoranza. Userò diegetico da oggi nei miei discorsi? Probabilmente sì, ma solo con le persone che mi stanno sul cazzo nei contesti subumani in cui mi ritrovo. Sono cose che si danno e si ricevono, come quella volta che al bar :
– “Buon genetliaco, Chuck!”
– “To mare putana”
– “Vuol dire buon compleanno”
– “Ah, non lo sapevo”
Da quel giorno uso buon genetliaco sulle bacheche facebook di chi so che finirà per chiedersi se gli ho insultato un genitore o chissà cos’ altro. Certo, diffondo cultura, ma so che rischio di non prendere il like sotto al mio augurio. Il mondo è veramente bastardo, ma forse anch’ io.
Colgo l’ occasione per porgervi distinti grazie per la parolina nuova però andateci piano altrimenti non capisco un cazzo della recensione.
Ecco, ho invertito l’ uso della parolina tra Xena e Stanlio, per dirvi quanto cazzo ero convinto che fosse dietetico. Legnosità dietetica e assorbimento dietetico degli altri films. Non ci sta neanche male. Mi assumete? Secondo me no. Ma voglio tirarmela: vi sarò sapere.
Colgo l’ occasione per cogliere l’ occasione e porgere a tutti buon genetliaco ma anche vivalafiga.
Lollone, Chuck, 6 1 grande. Scusa se non ti vengo dietro a reggerti il gioco per far le burle, come ti avevo oltretutto promesso. Ne sarei molto tentatissimo, ma su questo sito così fico e frequentato dalla crema non mi sento di assumere un’ identità scherzona che mi precluderebbe altri tipi (non dico più proficui, eh) di interazioni.
Confidando nella tua compassionevole comprensione, con stima e ammirazione,
il tuo
Bugo Tognazio
Ma figurati. Però guarda che ti precludi molte interazioni per cui altri ucciderebbero. Come sai sono ignorante, ma mi ha ultimamente molto incuriosito l’ uso della ə. Ho letto attentamente a cosa serve ( come ho fatto con diegetico, che saluto ) e l’ ho usata per inviare una missiva elettronica:
“Con la presente sono a invitarLa a una festa per uomini molto muscolosi. So che Lei non è più muscoloso come un tempo, ma grazie a una nuova lettera che viene usata per essere inclusivi, mi sento di poterLa invitare, caro signor Ərzenegger. Mi faccia sapere, bla bla bla”.
Poi se viene e tu non ci sei, non lamentarti perchè sei rimasto a casa. Ti porgo distinti pensaci.
Post scriptum: cmq a me avere imparato diegetico ha fatto veramente piacere. Davvero. Non sarò mai in grado di usarla, ma del resto non è un caso se Loro recensiscono e io commento.
Porgo cordiali omaggi ai recensori. Sono bravi, probabilmente gli unici che hanno richieste tipo alla radio: “Mi fate la rece di un film che ho già visto, Ghostbusters? La dedico a me stesso”. Che fygata.
diegetico
Ho atteso con curiosità la vostra recensione, avrei preferito qualcosa di più analitico magari anche un minimo accenno ai nuovi demiurghi che risultano davvero una barzelletta rispetto al primo.
A me è piaciuto.a avrei finito il tutto non appena attraversato lo specchio con un bel bug che avesse fatto crashare il sistema.
I commenti sono più interessati davvero, grazie.
Comunque secondo il mio modesto parere i polemici stanno prendendo una cantonata, perchè il tutto si riduce a se non vi frega di Matrix, NON ANDATE A VEDERLO, potete continuare a smanettare con i cellulari credendo di avere un opinione che non interessa a nessuno, come la mia, quindi “non è questione di scegliere, sai esattamente cosa farai”
questa battuta del “simulacro” più giovane di Morpheus a Neo rappresenta la quintessenza di MATRIX ovviamente con i suoi limiti, d’altronde se con MATRIX REVOLUTION i Wachowski avevano completato un (in)soddisfacente arco narrativo in una trilogia che sembrava completare il cerchio in effetti non era così, almeno per me.
Poteva essere migliore la trilogia, forse o forse nel 2003 le tematiche erano diverse, sicuramente più semplici. Sta di fatto che RESURRECTIONS era necessario, soprattutto per risolvere il punto nodale di tutta la vicenda che è ovviamente se Neo e Trinity potranno FINALMENTE stare insieme, al di là degli inseguimenti, combattimenti a mani nude e sparatorie la storia si riduce a questo, due esseri umani che non vogliono essere condizionati e prevaricati nel vivere un esistenza CONDIZIONATA da quello che il SISTEMA ha deciso per loro, ovvero madre “felice” con figli e marito (la vecchia controfigura del buon Keanu nonchè regista del primo John Vick) mentre il Signor Thomas Anderson è SEMPLICEMENTE una star come creatore di videogiochi, tra cui appunto MATRIX. La storia si fà paradosso, ma appunto per questo motivo c’è qualcosa che non và, il de-javu è palese, così che anche Neo si accorge che questa è l’ennesima “vita” fittizia, l’idea del modale, tra spiegoni che comunque non annoiano e azione che quando esplode non fà certo rimpiangere la trilogia alza l’asticella quel tantino in più che dovrebbe portare il pubblico a farsi domande, sentire la storia e perchè no IMMEDESIMARSI.
Ma aimè al di là di HBO max ho la netta sensazione che il pubblico USA e getta abbia come al solito deluso le aspettative, per i bimbimi@@@a lobotomizzati da social e app sembra troppo difficile sintonizzarsi su di una STORIA, d’altronde hanno premiato FREE GUY giocattolino arraffalike e fan-service mode che fa girare i personaggi in tondo semplicemente per strizzare l’occhio a Gran Thief Auto.
Comunque anche il cast funziona, Jessika Henwick buca lo schermo, senza essere ruffiana, la coniglietta dai capelli azzurri e look androgino funziona, così come il cast originale, l’unica che proprio non funziona sia per il trucco che per l’atteggiamento alquanto contraddittorio è Jada Pinkett Smith nei panni di un anziana e mezzo rinco Niobe. Per il resto l’upgrade di Smith è interessante, così come i cameo di Christina Ricci e Priyanka Chopra. Colonna sonora in linea con il passato e un finale che (ovviamente) lascia aperta una porta per un sequel che non si farà mai, va bene così. Ovviamente Matrix cita se stesso, ma d’altronde funziona così, anche se non è citazionismo fine a se stesso come il semplice fan-service.
Scusate, mi raccontate la scena post credits? In sala ero da solo e hanno tagliato i titoli di coda.
Un gruppuscolo di giovani creativi della WB discutono del futuro del franchise e propongono video di gattini chiamati “Catrix”. Lo so cosa stai pensando ma ti giuro che è la pura verità.
Ho solo un appunto per Xena (adoro come scrivi e come argomenti a proposito) , il marito di Trinity/Tiffany non è Chad Stahelski, ma Daniel Bernhardt che mena (e viene menato tantissimo) anche su Nobody. Me li confondo sempre pure io.
visto su sky dopo mesi…film abominevole dall’inizio alla fine…e dura 2.ore e passa quindi ce ne vuole…
Riflessione a caso (e spoiler?)
Mi e’ piaciuto lo spunto sul riflettere su cosa sia la ”nostra parte” e il cambiamento del fronte di battaglia non piu’ fra uomini e macchine ma fra coloro che cercano il controllo e quelli che cercano la liberta’. Peccato quindi che oltre alle macchine buone non abbiano aggiunto anche umani cattivi, secondo me avrebbe rafforzato di molto il messaggio