Serve un motivo per fare una retrospettiva su William Friedkin? No. Ma noi ce l’abbiamo: il motivo è che non avevamo ancora coperto praticamente niente di suo. E quindi ora copriamo tutto. Seguiteci nel nostro nuovo, imprescindibile speciale: Le basi – William Friedkin.
Sigla!
Come era ben noto a un tizio coi baffoni e molti problemi sessuali, se guardi a lungo dentro l’abisso, anche l’abisso guarda dentro di te. Ma ogni tanto ti accorgi anche che non è un abisso – è una voragine, è un orifizio spalancato e appartiene a un ragazzo che si sta facendo fistare da un altro ragazzo in un club gay del Meatpacking District (nomen omen, il quartiere dove avveniva lo smistamento della carne a destinazione commerciale) a New York nel 1980; i ragazzi sono felici, lo sono anche tutti gli altri ragazzi intorno a loro, chi guarda, chi lecca, chi accarezza. Ma due minacce incombono: la prima è il centro della trama del film, cioè il serial killer che cerca le sue vittime fra gli avventori dei leather bar; la seconda è una malattia sconosciuta che comincia a intaccare le comunità gay – col senno di poi, mette angoscia guardare Cruising e pensare che molte delle comparse sono morte di AIDS; ma mentre Friedkin stava girando, il senso di rischio reale si sommava a un altro tipo di problema, quello della ricezione del film da parte della comunità gay mainstream.
Che poi in realtà lui il film non lo voleva neanche fare. Su insistenza di Paul D’Antoni, il produttore de Il Braccio Violento della Legge, aveva letto il libro omonimo di Gerard Walker ma non gli era piaciuto; prima D’Antoni e poi Jerry Weintraub avevano cercato di convincerlo a girarlo ma lui non era interessato. La sceneggiatura era passata a nientemeno che Steven Spielberg che però (per fortuna, francamente) aveva rinunciato. La prima stesura della sceneggiatura, semplicemente, non era un granché; Friedkin non aveva nulla contro l’ambientazione gay sadomaso, era la storia in sé a non convincerlo. Poi però il caso ha fatto accadere vari episodi che hanno rintuzzato la sua curiosità: un vero serial killer ha cominciato a uccidere ragazzi gay nel circuito dei leather bar; intanto, molti gay cominciavano a morire per la malattia di cui sopra, quindi l’ambiente cominciava a essere intriso di un mistero interessante. Nello stesso periodo un suo amico poliziotto, Randy Jurgensen, una delle ispirazioni per Il Braccio Violento della Legge, è stato mandato in incognito nei leather bar proprio come Al Pacino. Infine, e soprattutto, l’assistente radiologo de L’Esorcista, Paul Bateson, è stato arrestato per avere commesso un paio di omicidi nell’ambiente gay; naturalmente, Friedkin è andato a intervistarlo e Bateson gli ha fatto una rivelazione importante: la polizia gli aveva promesso uno sconto di pena se Bateson avesse confessato di avere commesso un’intera serie di omicidi dei quali in realtà non sapeva nulla. Vedasi la lezione di Fritz Lang (cioè vedasi il mio pezzo sotto quello di George Rohmer): se vuoi fare film, devi ammanicarti sia coi criminali sia con la polizia.
Infatti Friedkin era anche amico di un mafioso che era il padrone di un leather bar, e da lì ha cominciato a conoscere l’ambiente: ha frequentato i bar, ha osservato la clientela col suo occhio documentaristico, ha capito che se voleva girare questa storia doveva attenersi il più possibile fedele alla realtà e lasciare che prendesse vita da sola. Ha assoldato sostanzialmente tutta la comunità S/M gay newyorkese, che ha accettato con entusiasmo; ha descritto il progetto del film, pagato tutti come comparse e ha detto loro di comportarsi come al solito, di fare quello che facevano ogni volta che entravano in quel bar, senza dare loro alcun limite – lui avrebbe filmato ciò che vedeva, punto e basta. E che cosa ha visto? Un intrico di giovani corpi, belli, muscolosi, che celebrano bellezza, lussuria, emozioni; un caos armonioso di cazzi, bocche, culi, mani, pettorali, sudore, cuoio, denim, fruste, droga; un coraggioso rifiuto non solo della sessualità etero, giusta e perbene, ma anche della sessualità gay “vanilla”, spesso tenuta segreta come un segreto vergognoso. Per fare un parallelo con The Boys in the Band, i clienti del leather bar sono l’irriverente Emory e il promiscuo Larry, non i tormentati Hank e Michael, e non certo il represso Alan.
Fermiamoci un attimo: in tutto ciò, dove sta l’omofobia di cui Friedkin è stato accusato? Non c’è niente di moralista, accusatorio, giudicante, in un regista etero che si immerge senza difficoltà nei leather bar e filma pompini e fisting senza spettacolarizzazione, senza estetizzazione; anzi, il suo sguardo documentaristico è garanzia di pulizia morale. E dove stanno lo squallore, il degrado? Se l’ambientazione nel Meatpacking District turba le anime belle (a un certo punto viene inquadrata un’insegna che promette “Primal and fabricated beef cuts”), consiglio la visione del devastante documentario We Were Here, una testimonianza della comunità gay di San Francisco degli stessi anni, costretta a incontrarsi nella notte a bordo dei camion dei macellai, fra carcasse, sangue e ganci, e condannata in gran parte a morire di AIDS fra l’indifferenza generale; in confronto, i ragazzi di Cruising fanno una vita facile.
Il male messo in scena dal film non sta certo nelle attività piacevoli e consenzienti della comunità gay S/M, bensì nella polizia che quella comunità dovrebbe proteggerla, e invece la sfrutta, la ricatta, la violenta: nella sequenza iniziale, due poliziotti misogini e omofobi minacciano di mettere nei guai due travestiti ed estorcono pompini; più tardi, viene mostrata la loro inequivocabile, intoccabile impunità. Quando le membra di corpi maschili cominciano ad affiorare nello Hudson, le forze dell’ordine sono ben felici di insabbiare la faccenda e/o di cercare la soluzione più facile; se non fosse per il sovrintendente Edelstein (Paul Sorvino), che convince il giovane investigatore Steve Burns (Al Pacino) a mimetizzarsi fra le potenziali vittime e fermare l’assassino. Il quale, non a caso, si rivela essere uno studente vessato da un padre autoritario e che non ha mai accettato la propria omosessualità (oppure, secondo un’altra lettura, è lo stesso Steve Burns, spaventato dall’attrazione che sente per gli omoni seminudi) – insomma, il male di Cruising è rappresentato da chi non si diverte nel leather bar!, ed è paradossale che un film con questo messaggio sia stato accusato di essere tutto il contrario di ciò che è in realtà.
I problemi sono iniziati durante le riprese, quando gruppi di attivisti gay mainstream hanno cominciato a irrompere sul set, disturbando le riprese audio (molti dialoghi sono stati ridoppiati in studio), minacciando fisicamente Pacino; è sorprendente che non ci sia stata una migliore comunicazione fra i gay S/M, che come ho detto sono stati ben felici di partecipare al film perché sapevano di che cosa parlava, e i gay “esterni”, quelli che si sono sentiti offesi a priori dal film perché non sapevano di che cosa parlava – un altro paradosso. Si potrebbero scrivere pagine sull’intolleranza, la vendicatività, l’ardore censorio di coloro che si sentono oppressi; basti sapere che gli stessi attivisti che ostacolavano Cruising, ogni tanto si sbagliavano e andavano a fare casino sul set accanto: nello stesso isolato, infatti, Nancy Walker stava girando Can’t Stop the Music, una docufiction sui Village People. Che sbadati.
Friedkin si è sempre detto sorpreso dalle proteste: per quanto lo riguardava, lui stava solo girando un thriller, una ambigua storia di crisi di identità (sessuale e generale), senza alcun intento polemico; sapeva però che Cruising si sarebbe incuneato fra i due maggiori filoni della società omosessuale e che ne avrebbe fatto esplodere le contraddizioni e le ipocrisie. Del resto, lui ha da sempre sguazzato nella complessità, nell’ambiguità morale, e si è sempre divertito a rendere gli spettatori parte integrante della sua indagine sul male; questo male che i suoi film illustrano senza fronzoli, col solo effetto di fartelo venire in faccia ancora più forte. Perché se guardi nell’abisso, nella voragine, nell’ano fistato di un adulto consenziente e ci vedi il male, poi l’abisso guarda te perché quel male è dentro di te. Non certo dentro di lui.
Versione integrale in DVD-quote:
“Il male prima è dentro di te, poi ti viene in faccia”
Cicciolina Wertmüller, i400Calci.com
Postilla! Se il mio articolo vi ha interessato, oppure se al contrario volete di più, leggetevi questo agile volume di Eugenio Ercolani e Marcus Stiglegger, una raccolta di saggi sul film che ne parlano da punti di vista diverdi dal mio.
BONUS: Pollice da scasso (1978) – di Jackie Lang
Gli anni ‘70, che erano stati il regno del delirio di Friedkin, quelli dominati dal suo cinema che aveva imposto uno standard diverso di tensione, violenza e adesione del cinema alla realtà senza rinunciare al meglio della finzione (il più grande piede in due staffe possibile), si chiudono per Friedkin con Pollice da scasso. È un film che in questa retrospettiva Le basi si becca solo un paragrafetto per “inconsistenza calcistica”, anche se è un film di rapina e, ormai non vi stupirà più, un film che racconta una rapina vera.
Friedkin con Il braccio violento della legge scopre le possibilità che arrivano dall’ispirarsi a qualcosa di vero, proprio il trucco del “manoscritto ritrovato” di molti romanzi dell’ottocento, il fascino della possibilità di esagerare lavorando con il cervelletto dello spettatore in cui si agita il pensiero che “è accaduto sul serio”. Era un espediente che aveva raggiunto l’apice di paraculaggine con L’esorcista, ma che poi in un modo o nell’altro ha cercato di non abbandonare più. Così Pollice da scasso racconta una vera clamorosa rapina, e lo fa con toni da commedia leggerissima (altrimenti era calciabile eccome!): un film tutto in mano a Peter Falk e al suo carisma che era in realtà un progetto di John Frankenheimer, fatto di italoamericani che sì parlano tra loro in italoamericano. Si ricicla anche il set design di Quella notte inventarono lo spogliarello. Un lavoro di transizione di lusso tra Il salario della paura e Cruising.
A me The Brink’s Job è piaciuto troppo. La ricostruzione d’epoca perfettamente sporca, il migliore Peter Falk di sempre, un classico Heist movie ma tutto da ridere. Fortissimo.
Vorrei far notare che abbiamo appena letto la miglior quote dei 400 calci.
Grande piccola perla scoperta una decina di anni fa, sempre ad cazzum (sia metaforicamente che metadentricamente) cercando e allargando le conoscenze sia per regista che per attore. In questo caso per attore (Al Pacino in versione supercafonal) senza realizzare, immediatamente, che fosse di Friedkin.
– Alla scena della spiegazione dei colori delle bandane nella botteghina, un altro cazzotto in faccia: la scena di Ranxerox 2 con Ranx che si imbosca l’ero nel fazzoletto rosso e se lo mette nella tasca destra del jeans. Pura estasi !! –
Ovviamente ha preso posto permanente nell’empireo della cartella ’70 del mio hard disk e nonostante sia dell’80…..la sua anima risiede stabilmente nella basura del decennio precedente.
Che cazzo fai, mi tocchi il culo? Ranx… sempre raffinatissimo
Causa entusiasmo rece mi sono poi fiondato sul fumetto.
Era la tasca sx, porcaputt* , memoria bastarda.
La faccia a quell’altro, cmq, gliel’ha frullata l’istess.
Ma un cazzo di film italiano su Ranxerox, anche d’animazione, no eh? Facciamo sempre fare agli altri che nella nostra cultura pop non c’è niente
Non ricordo se lo vidi -un secolo fa- più per completismo di Friedkin o di Pacino.
Lo ricordo più per il carattere exploitation che non per il thriller in sé.
E in epoca pre-internet, non potevo poi confrontarmi sul dubbio finale….
SPOILER
….. Pacino era in realtà il killer o no?
FINE SPOILER
Col senno di poi credo Friedkin abbia voluto lasciare il finale aperto ad interpretazioni… Comunque credo che chi non lo ha visto, ad oggi, può lasciare tranquillamente perdere.
Credo però che la comunità gay “ufficiale”, pur equivocando le intenzioni di Friedkin avesse le sue ragioni per preoccuparsi. In quell’epoca era già difficile essere omossessuali di per sè, credo volessero evitare che si propagasse ulteriormente l’equazione gay=perversi e strani, tenendo presente che l’accettazione del fatto che anche determinate pratiche, tra adulti consenzienti, non sono nulla di male era parecchio di là da venire.
Due parole su “Pollice da Scasso”.
A me era piaciuto, piu’ che altro per Peter Falk.
E dai, il tenente Colombo…come si fa a non volergli bene?
E adesso passiamo a “Cruising”.
Film che scateno’ un polverone. Piu’ che altro perché Friedkin si fece suo malgrado portavoce di un’intera categoria.
Peccato che nessuno gliel’avesse chiesto. Quelli della suddetta categoria in primis.
Lo hanno accusato di presentare i gay come dei depravato dediti a ogni genere di eccesso.
In realta’ Friedkin e’ intelligente, e per me aveva capito tutto.
Cosa ci vede, dietro ai comportamenti libertino e senza freni?
Solitudine. E tanta disperazione.
Sono reietti, costretti a vivere la loro sessualita’ di notte, al buio e nascosti nei vicoli o in locali sordidi, quando il resto della gente definita “normale” dorme o e’ in casa, in modo da sottrarsi alla loro vista e al loro giudizio.
La trasgressione e’ l’unico modo che hanno di esprimersi. Tipo la pratica del cruising, appunto, che e’ letteralmente darsi via al primo che capita.
Una sorta di prostituzione spontanea, senza neanche farsi pagare.
Logico che in condizioni simili sia davvero difficile accettarsi per cio’ che si e’. Con tutte le derivazioni anche sociopatiche che ne scaturiscono, come provare odio per se’ stessi e i propri simili. Al punto da diventare serial killer.
Persino Burns scopre un lato di se’ che non conosceva. O che forse conosceva benissimo, e che ha sempre cercato di reprimere ad ogni costo.
Ora, scommetto che Pacino non lo ricorda volentieri. E se gliene parli, fischiettando e si allontana.
Per me e’ e’ uno dei suoi ruoli migliori. E non potevano scegliere attore piu’ adatto.
Arriva dai panni di un altro celebre quanto scomodo sbirro, ovvero Serpico. Che pure lui era stato tacciato di omosessualita’ a scopo di denigrarlo. E tutto perche’ non voleva stare al gioco dei suoi colleghi immanicati e traffichini.
Qui c’e’ lo stesso tipo di polizia.
Demotivata (come quella di papa’ Doyle), corrotta, menefreghista e opportunista.
La scena delle sevizie subite dal poveretto in centrale lascia davvero il segno.
In realta’ non si interessa, degli omicidi. Non se ne cura, non indaga e a momenti arriva addirittura a coprirli.
In un certo senso anticipa i futuri orrori di Milwaukee, dove si scopri’ che il cannibale Jeffrey Dahmer avrebbe potuto essere fermato molto tempo prima di dare il via all’agghiacciante carneficina che lo ha reso tristemente famoso.
Ma sapete com’e’…per gli sbirri sono cose da finocchi (giusto per usare un termine in linea con l’epoca). E finche’ si ammazzano tra loro, nessun problema.
Forse ci fanno pure un favore.
Qiluesto film lancia poi iconografia a pacchi, con tutto quell’uso di bluastri e neri. Una fotografia che da li’ in poi verra’ impiegata praticamente in qualunque thriller.
E fateci caso: un bar gay non e’ piu’ mancato. Fosse anche solo per riderci su.(PAPPARAPPAPPAPPAAAA’….)
E poi, come da tradizione, finale anti-climax in piena regola dove scopriamo che Burns e Doyle si intenderebbero a meraviglia. E che tu hai fatto il tifo per un altro emerito figlio di puttana.
Da riscoprire. E comunque…oggi fa parte ed e’ esponente a pieno diritto della filmografia gay, a quanto ne so.
Scritto BENE e interessante punto di vista. :)
No, in realtà Cruising non gode di tutta sta gran fama nella collettività LGBT+, nemmeno oggi, rimane molto problematico per molti motivi lunghi da spiegare (se e quando viene ricordato tout court) ma essenzialmente ce ne frega molto poco di questo film anche a voler essere benevolenti (peraltro Friedkin l’ho anche conosciuto e pobirino tanta tenerezza, però ecco non che questo mi permetta di essere tenero anche con Cruising)
P.s. “Prostituzione spontanea senza neanche farsi pagare”? lolwut?
Ohibò, che film!
Un film, non ho capito se bello o no, ma che parla di pratiche sessuali mica da ridere, che però sono in verità da riderne e da goderne e ne sono rimasto di stucco. Nel leggerne, scrittone dalla disinibita (buonissimo per lei!) Cicciolina, sono rimasto di stucco all’accorgermi che me la bevevo tutta e la capivo tutta ragionevole e logica e onesta. E sì che sono un gran represso. E infatti mi stupivo, nel leggerla, che non mi assalisse qualche sgrisolìo alla schiena o allo stomaco, che son zone molto innervate – secondi e terzi cervelli, le si dicono anche. E un dieci o anche cinque anni fa (questo mi dicevo leggendo le parole della disinibita Cicciolina) quelle parti del mio corpo mi avrebbero fortissimamente gridato che qualcosa non andava: che, mentre una parte più primigenia di me scalpitava, una parte più conculcata si imbazzariva di smania censoria.
E invece oggidì la musica è cambiata. E mi sento di dire che ciò non si deve soltanto a un biologico maturar del corpo e biografico maturar dell’animno: ciò, io credo, si deve anche ad uno storico maturar dei tempi.
Scuseranno lorsignori il linguaggio involuto; non sono ancora tanto disinibito quanto (buon per lei!) la pettoruta Cicciolina; da parlarne come delle faccende terra terra che sono.
Non ancora eccitato come meriterei vi saluto, eroticamente vostro,
Bugo Tognazio
Così però svegli il Pier che dorme che ti ringhia e latra che scrivi di merda.
E allora ti dico che alla sua parte maso risponderemo con quella nostra sado
A me Cruising non è mai piaciuto, l’ho sempre trovato una mezza palla.
C’è, però, una delle mie scene preferite: il mandingo che esce nudo dallo sgabuzzino, tira uno schiaffo che ribalta Al Pacino e torna con indifferenza nello sgabuzzino.
Per me è un film che non richiede tante spiegazioni. Come per l’ Esorcista, è una pellicola girata per disturbare la quiete psichica del medio borghese americano. La trama poliziesca è solo un pretesto per colpire lo spettatore con immagini crude e personaggi spaventosi, che siano poliziotti che abusano o uomini vestiti di pelle che fanno cose che il medio borghese non poteva immaginare. È di fatto un horror, e un finale con l’ arresto dell’ assassino e il vissero tutti felici e contenti sarebbe stato troppo rilassante, facendo correre il rischio alla pellicola di essere ricordata come un poliziesco classico. Troppo banale per quel matto di W.F. Meglio lasciare intendere che il mostro non sia ancora morto, che sia ancora vivo e che non si possa sconfiggere.
Ma in base a cosa secondo alcune teorie Pacino sarebbe il killer?!?
@Killing Joke
SPOILER
Non ricordo, KJ. L’ho visto un sacco di tempo fa e, sinceramente, mai avuto la tentazione di rivederlo.
Nei frame di cui ho memoria Burns / Pacino compie una sorta di discesa negli inferi e alla fine ne esce cambiato (o forse è solo venuta fuori parte della sua vera natura). Il finale è ambiguo, forse è il killer, forse è “uno dei” killer, o forse è destinato a diventare lui stesso un killer.
Comunque classico finale aperto.
FINE SPOILER
Che poi, da quanto sopra, per chi non lo ha visto potrebbe sembrare una figata -non originalissima, una figata-, ma si tratta imho di un film dimenticabilissimo e per certi versi superficiale.
Sì sì, quello certamente, che alla fine del film sia un uomo totalmente cambiato è sicuro.
Ma sul fatto che possa essere lui il killer non vedo appigli
Stesso coltello del vero assassino. Ma se non ricordo male la lama gli viene data dal suo collega. E poi lui che si guarda allo specchio e gli omicidi che ricominciano. Tutte pippe colossali. Come quelle che vedono l’ assassino come metafora del virus dell’ hiv. Nel 1980 non si parlava ancora di pandemia, i casi erano pochissimi e si comincerà a parlarne diffusamente solo 2 o 3 anni dopo. Se W.F avesse voluto lanciare un messaggio del genere, sarebbe stato capito da pochissimi. Tutte le dichiarazioni che fece dopo, per me, furono solo un modo per rifarsi una reputazione con la comunità gay. Che secondo me aveva anche un po’ ragione: dopo Boys in the Band, questo che cazzo vuole ancora?
Comunque Cruising è un film interessante sotto molti punti di vista, al di là dell’ambiguità di chi sia l’assassino è interessante l’interpretazione di Al Pacino. che userà parte di quella fisicità per Scarface tre anni dopo. Friedkin ha il pregio come al solito di non scegliere MAI progetti facili e di aderire totalmente alla storia. Il nostro ha oramai appeso la cinepresa al muro ma ci lascia un eredità non trascurabile di uno dei registi più iconici della storia del cinema. Killer Joe è non per niente di 11 anni fà.
Però pubblicare il link della versione censurata di Gay Bar è una piccola caduta di stile
Io mi sono fatto rapire dal testo. Sono le tre di notte e sto bevendo una pinta di popper in braccio ad un certo Gayvino detto “Il braccio violento glielo regge”. Grazie Ciccy Werty!
In questa versione, a “let’s start a war, start a nuclear war” sono state sovrapposte le scudisciate. Si era in piena guerra in Afghanistan post 9/11, dice molto su quel periodo.
Credevo che la versione censurata fosse censurata a livello di immagini, tipo il video censurato di Relax (che qui su questo film calza a goldone). Mi stai dicendo che hanno censurato quella frase? La follia.
Di quella volta che sono stato al cinema porno e ho visto del cruising.
Svolgimento:
Nel 1996, in sesta superiore, mi reco in pizzeria con 4 compagni di classe. Conto separato e si parla solo di figa. Si parla di figa perchè eravamo tutti brufolosi, fintamente non vergini, e con una media davanti e le sigarette sul tavolo ti senti in obbligo di…Fatto sta che uno di noi (o forse più di uno di noi) decide che quella sera bisogna infiocinarne almeno una a testa, possibilmente una “divorziata” . E quando parlo di divorziate degli anni 90 chi c’ era sa a quali leggende metropolitane mi sto riferendo. Già, ma dove trovarle le divorziate? È a quel punto che io, di questo son sicuro, esclamo: “In un cinema porno. Sarà pieno di vogliose!” e vengo preso sul serio. Finiamo le pizze, saliamo nella macchina di mio papà e ci schiaffiamo dentro al cinema. Il titolo era “Prendilo tu questo cazzo amaro” o qualcosa di comunque lungo (il titolo), e cominciamo a guardarci attorno per sederci vicino alle divorziate. Che ovviamente non c’ erano. “Saranno in ritardo” , ci diciamo tra noi. Ci sediamo e iniziamo la visione, con un occhio sempre buttato all’ ingresso. Dietro di me sento un rumore di cintura che si sfila, zip che si abbassa e poi dei versi che conosco bene. “Ma qui vengono a farsi le seghe!” , schifato, dico al mio compagno che per privacy chiamerò Alessandro D.B. Lui mi risponde che forse se ne fa una anche lui e mi chiede un fazzoletto. Gli dico che non ce l’ ho e lui rinuncia. Ma è nervoso e ha voglia di fumare. Tira fuori una sigaretta, si accovaccia, accende l’ accendino e parte un bestemmione collettivo. I sedili davanti erano ricoperti da una patina bianca, formatasi perchè in assenza di fazzoletti la gente le mani se le deve comunque pulire. Optiamo per andarcene, ma ho un’ ultima intuizione: faccio notare a tutti che molti si alzano e vanno in bagno e tornano dopo molto. “Le divorziate saranno in bagno!”. Quindi mi reco nel peggior cesso della Scozia e assisto a scene di cruising. Torno dai miei compagni e gli dico che dobbiamo scappare, perchè “siamo giovani e prede facili” (ormai ero in paranoia). Usciti dal cinema, spiego tutto. Per farmi perdonare offro un puttan tour in macchina lungo la statale. Un mio compagno, che per privacy chiamerò Luca T., non è soddisfatto: tutte quelle che importuniamo a detta sua sono brutte. “Vi porto io da una veramente gnocca”. Mi fa fare inversione a u e dieci chilometri circa tra le vie del centro storico. “Eccola! Ferma, ferma!”. E niente, era un travestito, solo che lui la vedeva tornando la sera da nuoto col motorino , il casco in testa e poi era timido per mettersi a fissarl* bene. “Questa storia resta tra noi. Non la si racconta in classe” ; firmiamo un patto di sangue con una canna condivisa e li accompagno in stazione alla fermata dei bus.
Nel 1998, sotto naja, scoprirò che le divorziate si trovavano nelle balere. Era così semplice…
Fine.
HAHAHAHAHA. Per la storia del trans ricordo qualcuno che diceva “siamo eterosessuali per approssimazione”. :)
Nella versione qui sopra, a “let’s start a war, start a nuclear war” sono state sovrapposte le scudisciate. Si era in piena guerra in Afghanistan post 9/11, e dice molto su quel periodo.
perché due volte, oh benedetto sito, quando m’hai rifiutato la prima con un errore? sorry.
Attenzione anche alla strepitosa colonna sonora, con tra gli altri Willy De Ville; Stracult la scena in cui Pacino sniffa diosolosacosa da un fazzoletto rosso e il gay bar prende vita.
Gran film, ambiguo, magnetico, malsano e torbido, Pacino se potesse lo cancellerebbe dalla filmografia.
Sniffa popper. Aumenta il battito cardiaco, dilata i vasi sanguigni e ti rilassa il muscolo del bus del cul.