Serve un motivo per fare una retrospettiva su William Friedkin? No. Ma noi ce l’abbiamo: il motivo è che non avevamo ancora coperto praticamente niente di suo. E quindi ora copriamo tutto. Seguiteci nel nostro nuovo, imprescindibile speciale: Le basi – William Friedkin.
Che cos’è la paura? – Il pezzo di Stanlio Kubrick
Che cosa intendiamo quando diciamo che un film “fa paura”?
William Friedkin e William Peter Blatty non avevano alcuna intenzione di spaventare il pubblico* quando fecero L’esorcista, che da quasi 50 anni viene regolarmente citato ogni volta che si fa una qualche lista dei film horror più spaventosi di sempre, e che nove volte su dieci finisce al primo posto.
Eppure ai Double Bill (l’idea non è mia, è il titolo dell’intervista doppia a Friedkin e Blatty che trovate in coda alle ultime edizioni di The Exorcist, il libro definitivo sul film scritto da Mark Kermode) non fregava nulla di terrorizzare le sale; non volevano spingere la gente a vomitare, svenire, urlare, scappare, abortire. Volevano solo raccontare una storia, e farlo nel modo più fedele e cronachistico possibile. Non volevano inventare, né rivoluzionare nulla; erano solo due tizi che, ciascuno a modo proprio, avevano fede, e credevano che la vicenda di Roland Doe, esorcizzato dalla Chiesa Cattolica nel 1949 in Missouri, fosse perfetta per esplorare un rito antico e visto dalla chiesa stessa come una vergogna di cui non parlare più in pubblico, e intanto imbastire un discorso sulla spiritualità, sul trascendente, sulla presenza del soprannaturale nelle nostre vite, sull’eterna lotta tra il bene e il male che si consuma a spese nostre e nei luoghi più inaspettati.
L’esorcista è contemporaneamente il film più famoso e apprezzato di William Friedkin e una sorta di incidente di percorso nella sua filmografia. Arriva in mezzo a due thriller e tratta temi che il Nostro non toccherà quasi mai più in carriera, sfiorandoli a malapena in L’albero del male. Si porta addosso tutte le stimmate del suo passato da documentarista, nella regia e soprattutto nel montaggio, ma è anche un’accurata ricerca estetica su tutti i livelli, un mosaico di rimandi tematici interni che gioca a costruire costanti paralleli tra elementi apparentemente scollegati; e pure un paesaggio sonoro sperimentale e pionieristico, talmente avanti che quando Friedkin e Blatty rimisero mano al film per creare la versione che oggi è considerata “ufficiale” fecero proprio sul sonoro il lavoro più approfondito di aggiornamento.
È un film che è successo perché William Peter Blatty si convinse che William Friedkin era l’unica persona al mondo che avrebbe potuto trasporre al cinema il suo notissimo romanzo omonimo. È un film voluto da un cattolico praticante rimasto sconvolto da un fatto di cronaca, e offerto a un ebreo che però negli anni si è anche dichiarato alternativamente agnostico e grande ammiratore della figura di Gesù, e che in quell’episodio aveva visto la stessa cosa che ci aveva visto Blatty: una prova che nel mondo ci sono altre forze all’opera, che, per citare lo stesso Friedkin che a sua volta cita Shakespeare, ci sono più cose in cielo e in terra di quante ne possiamo sognare nella nostra filosofia.
Non è una fantasia, non è una storia dell’orrore, non è una metafora né un film che parla di qualcosa per parlare in realtà d’altro. L’esorcista è il racconto, romanzato esclusivamente per proteggere la privacy del soggetto, di un fatto realmente accaduto, un terribile episodio di possessione che trasformò un quattordicenne nel recipiente per un demone il quale lo portò a compiere gesti blasfemamente soprannaturali, e che solo un vero esorcismo riuscì a sconfiggere e scacciare dal corpo del ragazzo.
Girateci attorno quanto volete, inventatevi sovrainterpretazioni e molteplici livelli di lettura se vi fa stare meglio – per il sollazzo dello stesso Friedkin:
«Non credo che l’atmosfera dell’epoca abbia avuto qualcosa a che fare con il successo di L’esorcista. A dirla tutta, non credo che il film parli di alcun problema sociale. Quello succede dopo: quando la gente non sa più cosa dire sul film, comincia a descriverne le implicazioni sociali. […] Ho letto alcune teorie fantastiche su L’esorcista. Sono geniali – e non hanno nulla a che vedere con quello che avevamo in testa noi. Ho letto un’interpretazione secondo la quale il film è in realtà un sogno bagnato omosessuale sul rapporto tra due preti, che devono distruggere l’elemento femminile per poter consumare il loro amore. Bellissimo! Non ha assolutamente nulla a che fare con L’esorcista, ma è un’analisi perfettamente valida»
L’esorcista parla di un esorcismo. Non parla dei tumulti sociali degli anni Settanta, di Nixon, del Vietnam e della morte dell’illusione hippy. Non è una metafora sulla perdita dell’innocenza, le mestruazioni, l’ingresso nell’adolescenza e gli inevitabili conflitti tra madre e figlia. È un film su un esorcismo, punto e basta.
E, lo dico con il massimo rispetto per chi invece ci crede, gli esorcismi non sono reali, i demoni non esistono, nessuna persona ha mai manifestato reali poteri telecinetici o ruotato la testa di 360°.
Perché allora fa una paura fottuta?
Il modo più rapido per capire L’esorcista, o almeno per mettere le basi per cominciare a capirlo, è parlare delle differenze che ci sono tra la versione uscita al cinema nel 1973 e quella uscita nel 1999 con il titolo di The Version You’ve Never Seen, e di una differenza in particolare.
La storia è andata così. William Peter Blatty viene a conoscenza della vicenda di Roland Doe (vero nome Ronald Hunkeler, morto nel maggio 2020) e decide di scriverci un libro; romanza la vicenda per rispetto nei confronti della vittima, lo trasforma in una bambina, ricama un po’ sulle manifestazioni paranormali, e ne vende una gran quantità di copie. Decide di proporlo a William Friedkin, che nel frattempo vince l’Oscar per Il braccio violento della legge, convincendo così un’inizialmente riluttante Warner a ingaggiarlo al posto di Mark Rydell (nel frattempo, Stanley Kubrick, Arthur Penn e Mike Nichols rifiutano l’offerta).
Blatty presenta a Friedkin una prima bozza di script per il film. A Friedkin fa talmente schifo che si rifiuta di lavorarci. Impassibile, Blatty riscrive tutto quanto: Friedkin si innamora e cominciano le riprese – che dureranno più del previsto e faranno lievitare i costi, come da tradizione. Billy gira una versione del film da due ore e un quarto, e Bill approva, in un rarissimo caso di totale convergenza tra la visione dell’autore del romanzo, dell’autore della sceneggiatura e dell’autore del film.
Dopodiché Friedkin si spaventa: convinto di avere per le mani un film normale e dunque soggetto alle normali regole del mercato, si chiude in sala montaggio e comincia a sforbiciare, nella certezza che “dopo due ore il pubblico si stufa; magari il cervello è ancora nel film, il cuore anche, ma dopo due ore il culo ti pesa”. Blatty viene bandito dalle operazioni, perché Friedkin sa che non apprezzerebbe i tagli e insisterebbe per tenere dentro almeno certe scene.
Alla fine l’ha vinta Friedkin, e il film esce in una versione di due ore che, secondo Blatty, è stata tagliuzzata senza troppa attenzione alla continuità narrativa: lui odia in particolare la scena in cui Ellen Burstyn dice a Linda Blair “prendi le tue pastiglie come ti ha detto il dottore e andrà tutto bene”, perché è un riferimento a una scena precedente nella quale dette pastiglie venivano prescritte da detto dottore, e che Friedkin aveva tagliato perché secondo lui era ripetitiva, e non voleva che il film perdesse troppo tempo dietro alle questioni mediche.
E così ci avviciniamo al momento chiave. Una delle scene tagliate da Friedkin è questa:
https://www.youtube.com/watch?v=1t0QRlOifScIl motivo? Secondo lui è inutile, ridondante e soprattutto insultante per l’intelligenza del pubblico. È una scena chiave nella quale i due preti protagonisti dell’esorcismo discutono della possessione di Regan, e del perché Pazuzu abbia scelto proprio lei. “Il punto è portarci alla disperazione, Damien” spiega Merrin/Max von Sydow (che all’epoca aveva poco più di 40 anni e il cui invecchiamento è uno degli effetti speciali più sottovalutati e ignorati di un film che è stato rivoluzionario anche in questo campo). “Spingerci a vederci come animali, a rifiutare la nostra umanità – e quindi la possibilità che Dio possa mai amarci”.
È un brevissimo monologo che esplicita uno dei passaggi fondamentali della storia – Regan è vittima di possessione ma è solo uno strumento, le vere vittime a cui punta Pazuzu sono le persone che le stanno intorno – e che, secondo Friedkin, non è necessario.
«Hai scritto un dialogo bellissimo tra Merrin e Karras, che però secondo me era anche un modo per spiegare al pubblico come si doveva sentire e cosa doveva pensare, qualcosa che secondo me era già implicito nella storia che avevi scritto. È questa la differenza tra noi due: […] tu credi che ci sia una sola interpretazione possibile, un solo significato dietro questi eventi, e pensi che sia importante che il pubblico lo capisca. Anche per me c’è un solo significato, ma il pubblico dovrebbe arrivarci da solo»
È impossibile, soprattutto su queste pagine, non essere d’accordo con lo show don’t tell di Friedkin, con l’idea che al cinema debbano essere le immagini a parlare e non due personaggi a prendersi una pausa per spiegare e ricapitolare quanto visto fin lì. Discorso che vale doppiamente per il finale: stando a quanto raccontano Friedkin e Blatty, una grossa fetta del pubblico era uscita dalla sala convinta di avere appena visto un film che finiva male. Che Pazuzu saltasse volontariamente da Regan a padre Karras per ucciderlo. E questo nonostante la scena contenga l’effetto speciale più smaccato e anche rischioso dell’intero film, con la faccia di Jason Miller visibilmente contorta dalla presenza del demone che ritorna umana per quel poco che basta a saltare dalla finestra come aveva fatto, per tutt’altri motivi e con tutt’altre conseguenze, il povero Burke Dennings.
A ripensarci oggi, con un senno di poi grosso come la statua di Pazuzu in Iraq e con il bagaglio di interpretazioni e seconde letture che L’esorcista si porta dietro, dev’essere stato disperante per Friedkin e Blatty scoprire che così tanta gente non solo non aveva capito il film e il finale, ma aveva capito esattamente l’opposto di quello che era stato messo in scena in maniera così esplicita, quasi didascalica. Talmente disperante che il dialogo tra Merrin e Karras è uno dei tagli originali che ha ritrovato posto nella Version You’ve Never Seen, nonostante l’opposizione ideologica dello stesso Friedkin; crollata, va detto, nel momento in cui vide finalmente la nuova versione nella sua interezza e decise che sì, in effetti era la migliore possibile, ma questo è un cambio di rotta che lo stesso regista attribuisce al fatto di essere invecchiato, e di aver quindi cambiato idea su parecchie cose.
https://www.youtube.com/watch?v=FRemge0TYL4(non sulla citazione di Casablanca, presente in questo che è il finale originale tagliato e segata poi nella VYNS)
Mostrare o spiegare, illustrare o fidarsi? Quei famigerati trenta secondi di dialogo riassumono le due anime di L’esorcista, un film su una possessione demoniaca che ha un gran bisogno di esplicitare certi concetti per non rischiare di essere frainteso. “Tutto quello che state vedendo è successo davvero” ci dicono Friedkin e Blatty. “Il diavolo esiste, ed esiste quindi anche Dio”. È un film che, nelle parole degli stessi Bills, “finisce bene se sei credente e finisce male se non lo sei”. Curiosamente, tra le migliaia di reazioni scandalizzate seguite alla sua uscita, quella più azzeccata fu quella della Tunisia, che nel 1975 bandì il film dal Paese perché conteneva “propaganda ingiustificata in favore della cristianità”.
Si può discutere sull’aggettivo “ingiustificata”, ma il punto è che il governo tunisino aveva colto quello che per esempio in Inghilterra era sfuggito: L’esorcista non è fantasia ma cronaca, ed è quindi (anche) una celebrazione del potere della fede, anche se manifestata attraverso uno strumento medievale e superato come l’esorcismo. E Friedkin ha studiato ogni centimetro quadrato di pellicola per supportare questo messaggio. Si è parlato a lungo e spesso a sproposito dei famosi/famigerati frame subliminali inseriti già nella prima versione per terrorizzare il pubblico a un livello inconscio, e che nella versione del 1999 diventano più espliciti e impossibili da non notare, al punto che personalmente contesto la definizione di “subliminali”. Ecco, quei fotogrammi, presi da un primo test di make-up immediatamente scartato per la stunt di Linda Blair Eileen Dietz, sono solo la punta dell’iceberg, il volto pubblico del vero lavoro fatto da Friedkin per intridere tutto il film di un’angoscia strisciante.
Visivamente, e non mi interessa quanto Friedkin dica che non voleva fare un horror, L’esorcista usa e abusa una serie di trucchetti classici del genere, dai carrelli lentissimi che entrano in una stanza dove ci attende l’orrore alla valanga di controcampi sulle facce sconvolte di chi assiste alle gesta possedute di Regan, rigorosamente mostrati prima di farci vedere che cosa stia succedendo su quel letto. A livello sonoro Friedkin riempie tutto il film di stimoli ricorrenti, spesso usati in contesti diversi per creare richiami inconsci (fate caso a quante volte si sente in lontananza il suono di metallo su metallo), e quasi sempre visceralmente fastidiosi (l’onnipresente ronzio delle api). Il lavoro sul montaggio è ancora più straniante, con scene che finiscono un istante prima o un istante dopo di quanto sarebbe “giusto”, stacchi sul nero che arrivano quando meno te li aspetti, e altrove dissolvenze lentissime e trascinate oltre il dovuto – ma su questo vi invito ad acquistare il Manuale di cinema da combattimento e leggere il pezzo di Luotto a riguardo.
Tutto questo serve a insinuare in chi guarda il sospetto di stare assistendo non a un film, ma a qualcosa che può davvero succedere nel nostro razionalissimo mondo reale. E se questo ha indubbiamente un impatto notevole su chi crede in Dio, nel diavolo, nella possessione e negli esorcismi, ne ha uno ancora peggiore su chi invece non si crede, e si trova in balia di un’orgia dei sensi nella quale ogni dettaglio esiste per farti venire il dubbio – “e se fosse tutto vero?”, quando ovviamente non può esserlo, non ci sono spiegazioni logiche alla vista di una bambina che vola a due metri dalle coperte, che parla lingue sconosciute o che cammina come un ragno (incidentalmente, una scena che esiste solo grazie al fatto che nel 1999 avevamo finalmente inventato il modo per rimuovere i cavi in digitale), sono sicuramente dettagli inventati, gonfiati, abbelliti per fare spettacolo.
Lo stesso Friedkin ha per anni giocato con gusto con quest’idea di L’esorcista come “film maledetto”. Si è divertito a parlare di immagini comparse chissà come sulla pellicola e che non avrebbero dovuto esserci, ha sempre dichiarato di credere in tutto quello che ha girato, che una possessione di questo tipo sia perfettamente plausibile e che non ci sia nulla di strano nel fatto che un demone antichissimo possa entrare nel corpo di un essere umano e fargli compiere atti all’apparenza impossibili. E ha trasformato così L’esorcista, non solo in quanto film ma in quanto fenomeno culturale, nella più grande dimostrazione del potere della suggestione che sia mai stata messa in scena.
Oppure Pazuzu esiste, e tutto quello che si vede in L’esorcista non è altro che nuda cronaca. Se fosse davvero così sarebbe terrificante, no? Ma tanto non lo è, il diavolo è solo un’idea e il film un incredibile circo girato da un tizio in stato di grazia.
Vero?
Pazuzu quote
«I’m waiting for your call and I’m ready to take your 666 in my heart»
(Ville Valo, esorcista)
*una riflessione oziosa sull’argomento. Tutte le interviste che ho trovato nelle quali Friedkin sfiora l’argomento contengono una qualche variazione sul tema “I didn’t want to scare people”, mentre molto più raramente Billy usa la parola “fear” o “afraid”. Mi pare significativo, perché lo “scare” è la paura momentanea, è lo shock, la cosa che non ti aspetti e che ti salta metaforicamente in faccia dal buio. “Fear” invece è qualcosa che hai e che ti rimane dentro anche quando l’oggetto della tua paura è assente. Se a un certo punto dall’armadio dei biscotti esce fuori un grosso ragno peloso ti sei preso uno scare; se vivi nel terrore dell’esistenza dei grossi ragni pelosi che vivono negli armadi hai la fear. Friedkin non ha girato L’esorcista per gli scares: non è un caso se tutte le scene più tremende sono sempre introdotte, o almeno interrotte, da primi piani di varie facce sconvolte, anticipazioni esplicite del fatto che stiamo per assistere a una roba brutta. Questo non significa che non gli interessasse instillare fear nel pubblico – questo non l’ha mai negato, o forse non gli è mai stato chiesto nel modo giusto.
Il fascino reazionario dell’esorcismo – Il pezzo di Quantum Tarantino
Più passa il tempo più mi convinco che l’arte non possa prescindere dalla politica. Quando ero più giovane e ingenuo e mi cullavo nella convinzione che il mondo non fosse solo o bianco o nero, pensavo che “il film politico” fosse un genere come il biopic o il cinepanettone, una roba da gente con gli occhialietti e il maglione a collo alto agli antipodi rispetto al cinema che piaceva a me, quindi l’unica cosa che contava veramente, cioè quello di genere. Grosso errore. I film di genere sono i più politici di tutti, basta sapere dove guardare.
Capiamoci, dire “questo film è di destra, questo è di sinistra” è una ultra-semplificazione che banalizza, riduce ai minimi termini un discorso infinitamente più complesso e stratificato. Ma il più delle volte ci si azzecca. Prendiamo William Friedkin, per esempio. Essere un autore che ha fatto qualunque cosa per i soldi e che crede agli esorcismi non lo qualifica necessariamente come un uomo “di destra”, ma di certo non te lo vedi da giovane che si fa le canne nel liceo occupato mentre ascolta i 99 posse.
Il sospetto che L’esorcista sia un film “di destra” viene a circa un quarto d’ora dall’inizio. Il personaggio di Ellen Burstyn, Chris MacNeil, cioè la mamma di Regan, è un’attrice hollywoodiana; la troviamo che sta girando a Georgetown – l’università cattolica più prestigiosa d’America – un film che ha qualcosa a che fare con una protesta studentesca. (Nel libro si parla di un improbabile remake musical di Mr Smith va a Washington ambientato ai giorni nostri; nel film viene descritto con sarcasmo come “la versione Disney della vita di Ho Chi Minh”). Burstyn/MacNeil interpreta quest’insegnante vicina alle posizioni degli studenti, ma che ne rifiuta la violenza e, nel mezzo della rivolta, agisce come forza calmante. Nella scena che la vediamo girare, il personaggio di MacNeil si fa strada tra la folla di studenti facinorosi, afferra un megafono e mette d’accordo tutti ammonendo i presenti che “ok i diritti civili e tutta quella roba là, ma si è fatta una certa e bisogna fare lezione” e, non sto parafrasando, che “per cambiare il sistema bisogna farlo dall’interno”.
A conti fatti, sappiamo pochissimo di questo film nel film. L’unica scena che lo riguarda è questa, non dura più di due minuti e ai fini della trama non sarebbe né più né meno rilevante se al suo posto stessero girando uno space western o un musical su un pasticciere Trotzkista. Eppure sia Blatty, autore del romanzo, sia Friedkin scelgono di raccontare proprio questo. Studenti rompicoglioni messi al loro posto da un’insegnante. Il personaggio di Chris intona il mantra dei moderati: «simpatizzo con la vostra causa ma che mi venga un colpo se sono pronta a sacrificare il mio quieto vivere e le mie abitudini per questo». E alla fine cos’è L’esorcista se non un film sull’importanza di difendere e mantenere lo status quo?
Il romanzo di Blatty, scritto nel 1971, parla esplicitamente di come tutta questa controcultura ci stia allontanando dalla retta via. Di come nel momento in cui smettiamo di rispettare le regole, in cui deviamo dal sentiero che i nostri padri hanno tracciato con noi, la società collassa: sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme, ragazzine che si masturbano coi crocifissi. E quando la situazione precipita ciò che viene in nostro soccorso non è la scienza né la filosofia, ma un’istituzione millenaria che ha deciso che il suo mestiere è dirci con chi dobbiamo andare a letto e che tutto quello che ci piace è sbagliato.
Non stiamo scoprendo l’acqua calda, eh. Sono 50 anni che L’esorcista è sottoposto a ogni tipo di lettura allegorica (e come spiega il compagno Stanlio, tutte puntualmente smentite da Friedkin) e anche questo tema è già stato sollevato da parecchia letteratura. Il fatto è che non credo si tratti di allegorie o di metafore, non credo si possa parlare (anche se è un ottimo titolo clickbait) di un “significato nascosto”. Non è nascosto, è assolutamente esplicito! L’esorcista semplicemente riflette il punto di vista dei due uomini che l’hanno scritto e diretto, due uomini che:
- credono negli esorcismi
- credono in Dio, in Gesù, nella dannazione e nel diavolo che non è un concetto metaforico ma qualcosa di concreto e tangibile che ha come top priority #1 romperci il cazzo
- sono dei reazionari di ferro.
Se il film di Friedkin si chiude con un prete e uno sbirro che si allontanano a braccetto verso l’orizzonte, il libro di Blatty si apre con una citazione sugli orrori del comunismo.
Tema particolarmente caro a Blatty – alcuni critici leggono l’intero libro esclusivamente alla luce di questo – è quello delle figure paterne e della famiglia tradizionale, o più precisamente della sua dissoluzione. In L’esorcista il dramma si consuma in una casa in cui non ci sono uomini, in cui una donna “porta i pantaloni” (Chris è un nome da uomo!). I genitori di Regan hanno divorziato e Regan, che pure cresce immersa nel dolce dolce privilegio dei ricchi, cresce senza un padre, con una madre che fa un lavoro totalizzante (e ambiguo) come quello dell’attrice. Attenzione: Friedkin e Blatty non ce l’hanno con le donne che lavorano o con le madri single. Chris è un personaggio assolutamente positivo, privo di qualsiasi ombra, il suo amore per Regan è fuori discussione ed è il motore dell’intera vicenda.
Il problema sono quei maledetti liberals che hanno voluto il divorzio facile.
Nel 1970 in America era passata la legge del No-fault divorce che permetteva, con grande disappunto della Chiesa, alle coppie sposate di divorziare semplicemente perché lo volevano, perché non stavano più bene insieme, senza bisogno di dimostrare una colpa (adulterio, violazione dei doveri coniugali, complotto contro l’imperatore) da parte di uno dei due. Just like that, marito e moglie si stanno in culo? Boom, divorziati. Inammissibile, no? Specie per una corporation il cui brand è che la vita è un’eterna penitenza. Specie se ci sono di mezzo i bambini. I bambini devono crescere con una mamma e un papà, lo sostengono tutti i miei politici preferiti. Quando non succede: SATANA.
Non è un caso che a risolvere la situazione siano poi due padri spirituali, i preti, che, dando la propria vita per salvare quella di Regan, cancellano le colpe del suo vero padre e ne prendono il posto. Casomai non fosse chiaro, l’ultima cosa che fa Regan prima di uscire di scena è baciare sulla guancia un terzo prete (interpretato da un vero prete!), il primo atto di tenerezza dopo due ore di vomito a spruzzo, come a sancire il fatto che ogni prete ora è suo padre, che nella fede possiamo ritrovare quello che la sinistra ci ha tolto.
L’altro elefante nella stanza è che questa possessione demoniaca è molto esplicitamente la versione esagerata e hardcore di ciò che la maggior parte delle persone passano durante la pubertà. Regan risponde male agli adulti, dice le parolacce, ha scatti d’ira incontrollata, sfascia la cameretta e, in una maniera ovviamente distorta e malata, scopre il sesso – o meglio, utilizza il sesso come un’arma impropria per ferire e scandalizzare chi le sta attorno. Per tutta la prima parte L’esorcista ha la stessa struttura di quei film per la tv sulla famiglia messa alla prova quando la figlia adolescente precipita nella spirale della droga e della musica del diavolo, solo con in più il diavolo.
Ancora una volta, quando si affronta l’argomento possessione = pubertà si parla spesso di “interpretazione”, ma c’è un piccolo particolare che secondo me porta il film appena appena fuori di metafora. Quel particolare è che Regan letteralmente si masturba con un crocifisso – come se qualcuno stesse cercando di scrivere con un pennarellone molto grosso che o c’è Dio o c’è la sessualità, le due cose insieme non possono esistere, ma quando si rende conto che il pennarellone non è abbastanza grosso, fa masturbare una ragazzina con un crocifisso.
Nel famoso dialogo tra padre Merrin e padre Karras, la chiave di volta che a seconda di quando lo chiedi a Friedkin serve o non serve a capire l’intera faccenda, è che la vera vittima della possessione demoniaca non è Regan, ma chi la circonda: lo scopo del diavolo non è semplicemente torturare una bambina innocente, è gettare i suoi cari nella più assoluta disperazione, metterli di fronte a uno spettacolo talmente orrendo e raccapricciante da far vacillare la loro fede. Questo spettacolo orrendo e raccapricciante ha a che fare con la nozione che i nostri figli sono creature sessuali. Hanno fantasie, desideri e impulsi e a un certo punto, molto prima di quando sia elegante ammetterlo, iniziano a masturbarsi. E dà da pensare il fatto che, se nella vicenda “reale” che ha ispirato il romanzo di Blatty, il posseduto era un ragazzino, nel libro e nel film diventi una bambina. Certo, “alcuni particolari sono stati cambiati per proteggere la privacy delle persone realmente coinvolte”, ma mi sembra abbastanza lampante che se vuoi raccontare del diavolo che mette in pericolo la cosa più sacra e pura che possiamo immaginare, una bambina bianca e bionda è una vittima molto più efficace.
Naturalmente, la pubertà è una tappa fondamentale della vita che non si può evitare, solo un matto o ogni singolo genitore mai esistito sognerebbe il contrario. Ma gli adolescenti ribelli si possono e si devono domare. La pubertà va imbrigliata, controllata, perché se lasciata libera di fare il suo corso porta a conseguenze disastrose. Questo è un compito che non spetta agli scienziati, che prescrivono pigramente il Ritalin a una dodicenne che ha le convulsioni e parla in latino, ma ai preti addestrati a vedere oltre il mondo sensibile e a curare i mali che affliggono lo spirito.
Ma L’esorcista non è un film necessariamente antiscientifico. Padre Karras è anche uno psichiatra e la sua esperienza è trattata con il massimo rispetto; come Hannah Montana, Karras vive the best of both worlds, quindi è solo logico che sia lui l’eroe che riporta la vittoria finale sul Male. In questo senso, anche se L’esorcista descrive i medici come degli arroganti incapaci, non sminuisce il valore della medicina, semplicemente è fermo nella sua convinzione che quando l’uomo di fede incontra l’uomo con lo stetoscopio, l’uomo con lo stetoscopio non serve a un cazzo.
Resta un’ultima questione da affrontare.
È la più spinosa, apparentemente la più stiracchiata, probabilmente mi darete del pazzo visionario, ma lasciatemi arrivare fino in fondo. Ha a che fare con il conflitto di classe. Per come la vedo io, Padre Karras paga con la vita il fatto di non essersi integrato in una società capitalista.
Mi spiego. Innanzitutto, Padre Karras è l’unico personaggio del film appartenente alla classe operaia. Tutti gli altri personaggi sono benestanti, professionisti, celebrità, astronauti, membri altolocati del clero, Karras invece è figlio di immigrati, viene dal nulla, è potuto andare all’università solo grazie alla Chiesa. E avrebbe potuto fare una brillante carriera, sia in ambito accademico che religioso, ma ha scelto di restare umile. Addirittura ha fatto un voto di povertà.
Nella prima parte del film, parallelamente al manifestarsi dei primi sintomi del morbo del maligno in Regan, seguiamo la vicenda di Karras e di sua madre, una donna anziana, affetta da demenza, che muore di lì a poco, sola, dopo essere stata rimbalzata per mesi da prontosoccorsi sovraffollati e squallidi ospedali psichiatrici. Karras, che già sta affrontando una crisi della fede, è schiacciato dai sensi di colpa: vorrebbe esserle stato più vicino, vorrebbe essersi preso più cura di lei. Questa cosa lo ossessiona per tutto il film (e il diavolo la userà per tormentarlo): il suo cammino è quello dell’uomo in cerca di redenzione. La troverà, alla fine del film, sacrificando la propria vita.
Nel frattempo, inizia il pellegrinaggio di Chris e Regan, che si girano ogni fottuto medico del Paese nella speranza di capire cosa diavolo (eheh) affligga questa povera bambina. La parte degli esami a cui è sottoposta Regan è assolutamente spaventosa (l’ha raccontato molto bene Luotto nel nostro Manuale di cinema da combattimento), nondimeno è evidente che si tratta di tecniche all’avanguardia, in strutture private, costosissime, presiedute da luminari.
Si configurano quindi due scenari opposti: da una parte una madre ricca che non bada a spese per la salute della figlia, dall’altra un figlio povero che non può permettersi cure migliori per la madre. Fosse tutto qui sarebbe solo l’amara considerazione che i ricchi possono curarsi meglio dei poveri, ma poi Friedkin aggiunge un giudizio personale. E il giudizio non è “il sistema è una merda” o “la sanità dovrebbe essere accessibile a tutti” ma “che babbo padre Karras, avrebbe potuto guadagnare di più e invece non l‘ha fatto”. Se Karras fosse stato più ambizioso, più egoista, avrebbe potuto garantire cure migliori alla madre. Non avrebbe avuto la sua morte sulla coscienza.
Può sembrare una sovrainterpretazione, ma sappiamo invece che è un tema carissimo a Friedkin. Sappiamo dalla sua biografia che i soldi gli sono sempre piaciuti e che disprezzava suo padre perché non ne faceva abbastanza. Il sacrificio di Karras rimane comunque un atto nobile, eroico oltre che necessario, tutto intriso di altissimi valori cristiani – ma Karras non è un personaggio friedkiniano. È un pesce fuor d’acqua, un uomo che si è intestardito su certe posizioni e non è stato capace di adattarsi in un mondo che lo voleva diverso: più elastico, meno intransigente (quanti film del cazzo ha fatto Friedkin prima di iniziare a filmare la roba che gli interessava davvero, quanti compromessi ha accettato?), più furbo, più “squalo”.
Fa ridere che i megacattolici dell’epoca abbiano platealmente frainteso e boicottato questo film, perché non riesco a immaginare un pubblico più in linea con quello che ci racconta L’esorcista di una classe di bianchi benestanti e arrivisti che rimpiangono gli anni 50, non si fidano del tutto della scienza e sotto sotto sono convinti che il posto delle donne sia in cucina o a prendersi cura dei figli. Questo fa di L’esorcista un brutto film? Ma neanche per idea. È un film che parte da presupposti discutibili – nell’ordine: le rivolte studentesche sono una pagliacciata, l’unica famiglia che conta è quella tradizionale, fede batte scienza e se sei povero sono cazzi tuoi – ma non ne fa le sue tesi. Si parla per comodità di “messaggio” reazionario all’interno del film: è dannatamente reazionario, ma non è un messaggio. Friedkin non vuole convertire nessuno, forse anche perché non lo ritiene necessario, per lui le cose stanno così e basta. Non è che ci deve convincere di qualcosa. Il suo bagaglio ideologico non è il punto d’arrivo a cui portare lo spettatore attraverso una parabola educativa, è il mero punto di partenza. Se Blatty vedeva il proprio libro come uno strumento per evangelizzare le masse, un modo per far riavvicinare la gente alla religione e far aumentare le iscrizioni ad Hogwarts, tutto quello che vede Friedkin è l’occasione di raccontare una storia pazzesca. È qui la sua grandezza. Che poi lui agli esorcismi ci creda davvero, non è un problema nostro.
DVD-quote:
“Dio ti ama, ma il diavolo fa quella cosa col crocefisso che fa svenire la gente in sala”
Quantum Tarantino, i400calci.com
BONUS: Il diavolo e Padre Amorth (2017) – di Nanni Cobretti
Friedkin, che con la religione ha sempre avuto un rapporto complesso che lo porta a cambiare spesso idea sul suo stesso lavoro fatto sull’Esorcista, mette in piedi il documentario quando gli viene data l’occasione inedita e irrifiutabile di riprendere un vero esorcismo in diretta, e non se la fa sfuggire. Ma dire che quello che ne esce fuori è deludente è poco. All’apparenza ci sono alcuni degli errori più gravi che un documentario possa compiere, ma è possibile che questi errori vengano da uno come William Friedkin, uno dei più grandi uomini di cinema di sempre che aveva passato gran parte della propria gavetta a girare proprio documentari, dai quali aveva poi derivato lo stile che lo rese famoso? Come giudicare la scena dell’esorcismo platealmente manipolata in post-produzione? Come giudicare le sue insistite interviste a tesi, condotte con furia fino a trovare soggetti deboli come il prete che ammette di vacillare e lo scienziato che, con ingenua e controproducente obiettività, ammette che non si possono escludere a priori ipotesi di cui non si hanno inconfutabili prove contrarie? Come giudicare la gigantesca faccia tosta con cui Friedkin racconta un personale incontro sovrannaturale avvenuto casualmente quando aveva “dimenticato” la cinepresa? Ci sono gli estremi per la trollata. O quello, o l’opera di uno che ci crede così tanto da tirare consapevolmente uno dei più grandi “fottesega delle formalità” mai urlati a mezzo cinema.
Salve, grazie per i bei contributi. E sono totalmente d’accordo con Quantum. L’esorcista mi è sempre piaciuto, ma l’evidente côté tradizionalista, reazionario e dogmatico me l’ha fatto apprezzare in maniera abbastanza fredda e distaccata, mai fu vero amore. La prima volta che l’ho visto, e avrò avuto 16 anni, mi diede l’impressione che Chris fosse stata punita con la possessione diabolica della figlia perché non solo rappresentava tutto ciò che un destrorso non supporta, ma anche per la sua incuranza e disprezzo per la religione. Chris bestemmia da matti all’inizio del film!
*sopporta
Anch’io l’ho sempre vista come te. E ricordo che mi restò molto impresso il cristonare (bestemmia velata) di Chris. E per la sua blasfemia fu “punita” da Pazuzu che si impossessò della figlia.
Se non ricordo male, nel libro (che dovetti leggere per farmi passare la paura del film – come feci con IT) è abbastanza chiaro che Chris non è che sia blasfema o manchi di rispetto. Semplicemente è atea e non gliene frega assolutamente niente. Nessuna punizione o che – eddai, avremmo il 90/ 95% del veneto fatto da posseduti in quel caso
Secondo me i veneti sono posseduti
Dio cristo! Lo dice a raffica. A posteriori mi son reso conto che il film (ed il libro, in cui il personaggio di karras è molto approfondito) mi turbava perché era una storia scritta da un credente. Di solito il demonio lo vedo rappresentato da allegri atei e risulta spesso un freddy kruger. Ne “l’esorcista” vedo il Diavolo.
Eppoi il film secondo me invecchia bene perché è elegantissimo. L’uso del sonoro è talmente artistico da esser senza tempo, dettagli come la pendola che si ferma, financo l’uomo che scrive in arabo… Fa così lontano, misterioso, ben oltre i jump scares che infatti sono telefonati perché non ingrediente principale. Film di gran carisma come apocalypse now. Il passare del tempo non toglierà alcuna potenza a queste opere
Complimenti perchè i due pezzi mi hanno colpito. Il pezzo di Stanlio si avvicina di più alla mia analisi del film fatta da sempre. Un film che ho sempre classificato come horror quando ci credevo, salvo poi sminuirne il valore mano a mano che il film invecchiava e io smettevo di credere. Quello di Quantum mi ha dato un’ altra chiave di lettura che non posso archiviare alla voce cazzate, perchè ci calza a pennello. La versione del 99 la ricorderò per la camminata da ragno. Quella scena mi fece stringere le chiappe parecchio, più che altro perchè improvvisa, veloce e il jump scare ci fu alla grande. Non guarderò mai più un film in cui un prete vestito da prete combatte con un demone, perchè ormai ne hanno abusato e più o meno sono sempre la solita solfa, e quando non sei credente è un po’ come guardare un documentario animalista mentre orgogliosamente indossi una pelliccia di panda. Il film di Blomkamp mi aveva incuriosito proprio per la presenza di preti armati e volevo capire dove si finisse a parare. E si è finiti lì: la scena più memorabile , in tutto quel dimenticabile, è solo la camminata da ragno. Pazuzu, in un modo o in un altro, non è ancora morto…
Credo che con sto pezzo avete aggiunto la pietra miliare dei 400 calci. Grazie.
Azz! Sgamella! Tu ci dovevi, me lo ricordo bene, una rece del Diabolik post visione. C’è la deliveri o no?
Pezzo bellissimo. Lascio stare ogni possibile analisi del film in quanto inutile, primo perchè non avrei gli strumenti per farla come si deve, secondo perchè stiamo parlando di una pellicola che è palesemente una pietra miliare della storia del cinema. Mi interessa invece particolarmente il pezzo di Stanlio, poichè introduce un motivo di discussione molto interessante, ovvero: L’Esorcista finisce bene o male?
Nel pezzo Stanlio sostanzialmente dice che da un certo punto di vista, chiamiamolo per comodità “cattolico”, finisce bene in quanto i preti protagonisti, seppur a costo a della vita, riescono a fregare il demonio. Ma secondo me non è esattamente cosi. Secondo l’ordine cristiano delle cose il Demonio, ancorchè esistente e potentissimo, è cmq inerentemente sottomesso a Dio, ed il suicidio, per quanto possa essere fatto per un buon motivo, è cmq un peccato gravissimo, senza giustificazioni possibili. Un esorcismo fatto bene, da uomini di fede che seguono le regole, come da procedura, finisce con l’espulsione del diavolo senza conseguenze cosi gravi. Non a caso la vicenda “vera”, quella di Roland Doe, seppur molto complessa è finita con la liberazione del ragazzo senza morti, similmente alla conclusione della vicenda che ha ispirato “il braccio violento della legge”, con un finale molto più hollywoodiano se vogliano di quello della trasposizione sceneggiata.
Se uno degli obiettivi di Friedkin e Blatty era quindi quello di propagandare una certa visione del mondo, perchè quindi aggiungere questo tipo di caratteristiche al finale? La mia risposta è proprio nell’elasticità rispetto al mondo che Friedkin cercava. Cioè va bene girare un film in un certo senso reazionario, va bene farne un capolavoro, ma dato che per vendere biglietti deve avere un certo tasso di drammaticità aggiungiamo anche qualcosa che l’aumenta onde gonfiarci ulteriormente le tasche.
E non c’è nulla di male in questo.
Da un lato quello che dici sul suicidio et cetera è giustissimo, dall’altro ti lascio un paio di elementi da considerare.
Il primo è che durante la famosa intervista doppia che cito nel pezzo i due a un certo punto scherzano sul fatto che secondo loro è chiarissimo che il film finisce bene e la gente non l’ha capito, e Friedkin dice “forse avremmo dovuto mettere un breve filmato a fine film in cui compari tu [Blatty] e dici ‘gente, il film è finito bene, non deprimetevi!”.
Il secondo è il finale alternativo scritto da Blatty ma mai girato, nel quale padre Dyer incontra un tizio che fa jogging e si mette a chiacchierarci sul senso della vita e dopo un po’ capisce che sta parlando con Karras il quale viene illuminato da una luce divina, e Dyer piomba in ginocchio ringraziando Dio.
Questo per dire che l’aspetto del suicidio l’hanno preso in considerazione e poi hanno deciso di ignorarlo in favore del fatto che comunque Karras sconfigge Pazuzu e non viceversa.
Dopodiché è un film per il quale vale davvero tutto e il contrario di tutto, per cui se mi dici “per me mica finisce bene” io non posso che dirti che hai ragione anche tu.
Guarda, è molto interessante quello che dici, mi fa piacere che tu me l’abbia detto perchè non conoscevo questi aneddoti e sicuramente chiarisce quella che era la visione degli autori.
Però il dubbio di base mi resta. Io di certo non sono un teologo cattolico, e nemmeno un prete, e quello che scrivi definisce con assoluta certezza il fatto che per Friedkin e Blatty il film finisca “bene”. Ma credo che per un teologo cattolico o un semplice prete no, non finisca bene, pertanto credo che il fatto che propagandi un certo tipo di visione del mondo forse vale ad un certo punto.
Per me personalmente nemmeno il film finisce cosi bene, ma per lo stesso motivo per il quale non finisce bene bene nessun film nel quale l’eroe si sacrifica per salvare degli innocenti, ti lascia sempre un pò di amaro, tipo la storia del personaggio di Bruce Willis in “Sin City”.
@GGJJ
Il “martirio” (anche sotto forma di suicidio) e il “sacrificio” (anche sotto forma di suicidio) sono valori portanti del Cristianesimo.
Pur non concordando al 100% con la visione ottimista di Blatty/Friedkin -il film è loro, decidono loro, comunque- il suicidio in questo contesto non rappresenta un’infrazione del dogma, semmai ne è la più alta rappresentazione.
@Anonymous to Differ: credo, anche se potrei sbagliare, che dogmaticamente per un cattolico il suicidio è assolutamente fuori questione. Il martirio significa essere pronti ad affrontare la morte per portare avanti i propri valori, ma non provocarla attivamente. Insomma, una cosa è se ti uccide qualcun’altro, un’altra è se ti uccidi da solo.
E proprio per questo il finale è particolare. Credo, e di nuovo potrei sbagliare, che per un cattolico vero per esorcizzare un demone non ci deve essere bisogno di uccidersi. Facendo le cose come si deve e basandosi sulla Vera Fede ™ il demone se ne va inevitabilmente
Nella finale del film padre Merrin ha fede ma muore perchè non riesce a sostenere fisicamente l’esorcismo. All’opposto padre Karras si getta dalla finestra perchè sta soccombendo (ha aggredito fisicamente a sganassoni Regan e ha sfidato il diavolo ad impossessarsi di lui poi dopo che c’è il passaggio e sta per strangolare Regan ha un lampo di lucidità e per salvarla si getta dalla finestra anche a costo di mandare la propria anima all’inferno sul colpo. Non credo sia un film sui dogmi del cattolicesimo ma sull mistero della fede, del sacrificio e del perdono. Cosa significa finire bene per il film?C’è un ritorno all’equilibrio iniziale ma con la maggiore consapevolezza di tutti. Il lavoro per cui si stava impegnando il diavolo è stato annullato perchè tutti i coinvolti sanno che esiste il diavolo ma la fede può sconfiggerlo.Poi c’è una parte del finale che forse tu non ricordi….ma padre O’Malley prende per mano padre Merrin moribondo in mezzo al sangue e lo assolve da tutti i peccati. Per commettere peccato mortale ci vuole il deliberato consenso e la piena avvertenza (scelta consapevole e volontaria)…quello non s’è ammazzato …era sul cornicione a combattere con Pasusu nell’anima e si sono sfracellati insieme nel corpo…questa è la versione sfumata che secondo me hanno usato per fare immaginare al pubblico il suo possibile Purgatorio….
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su chiesa & suicidio: la fede cattolica condanna il suicidio, ma quando una come caterina da siena digiuna fino a crepare la chiamano “lotta contro le tentazioni della carne” e la fanno santa. quindi diciamo che c’è come minimo un po’ di ambiguità.
Diciamo che suicidarsi e sacrificarsi sono due cose diverse. Ma anche qui ragazzi, non avete fatto la scuola? Non vi ricordate che Dante mette Catone Uticense (che si suicidò quando Cesare prese il potere) in purgatorio e non all’inferno ed il perché?
Allora, diciamo che quanto scritto da nando e citato da Quantum è estremamente chiarificante, cosi come interessante è quello scritto da Rupert Tevere.
Cosi come l’Esorcista non è un film sui dogmi del cattolicesimo, anche la Divina Commedia non è un testo di teologia, per quanto ci voglia assomigliare. Continuo a ritenere che, SECONDO ME, per un vero cattolico il finale non è cosi positivo, sia perchè in realtà per quanto possa essere ambigua per la fede cattolica la differenza tra sacrificio e suicidio nel caso del film siamo in presenza esplicitamente del secondo, che perchè appunto un esorcismo portato avanti con fede e seguendo non può portare alla morte dei protagonisti, per nessuna ragione (Dio è più forte del Diavolo, una situazione di parità ed incertezza non è nemmeno concepibile).
Ovviamente per tanti aspetti da voi giustamente ricordati per una persona che invece non sia cosi “fissata” il film si può considerare finisca bene (anche se per alcuni, come me, la morte dell’eroe lascia cmq l’amaro in bocca) però credo sia indiscutibile che questo faccia pensare ad una visione del cattolicesimo da parte degli autori…come dire..personale, ecco!
Stanlio: una storia reale e cruda, non una fantasia né una metafora
Quentin: ODDIOH LA FAMIGLIAH TRADIZIONALEHEHE!!!!!!!!
Battute a parte mi ha fatto un po’ sorridere l’abbrivio del pezzo di Quentin dopo la lunga disamina di Stanlio, perché sembra proprio una contrapposizione ricercata.
Sono due pezzi eccezionali, davvero bellissimi. Personalmente, rigetto completamente la lettura di Quentin, che trovo ideologicamente “storta” (la lettura, non le opinioni che la guidano). Mi sembra che la la sua visione sia talmente personale da non avere da dire quasi niente di oggettivo sul film, e penso che sia un problema non perché io non sia d’accordo con le sue idee (che sticazzi), ma perché questo modo di vedere toglie tantissima forza al film stesso. Però forse non ho capito bene il suo pezzo, perché l’ultimo paragrafo sembra smentire tutta la premessa: il film “non ha un messaggio reazionario”, “il suo bagaglio ideologico non è il punto d’arrivo ma il punto di partenza”, e allora perché mi hai fatto tutta una lettura ideologica lunga 15000 battute se poi “è solo un punto di partenza”?
Dopo questa double-feature (più bonus) eccezionale, aspetto ancora con più trepidazione mercoledì prossimo, quando si parlerà (spero) di Sorcerer. Credo che là ci sia *tanto* strascico dell’Esorcista, a partire da certe immagini demoniache e da tutto un discorso sul “male” presente e non scacciabile. Aspetto sulla punta della sedia.
Bravissimi.
L’ osservazione sul bagaglio ideologico è giusta. È un film che per Quantum non ha nulla di reazionario poichè essere conservatori ( Dio, Patria, Famiglia Tradizionale) negli anni 70 era più “normale” rispetto a oggi e quindi non vuole lanciare un messaggio di ribellione. Al contrario, è tutto all’ inizio dove si vede una famiglia in cui la figlia è seguita da una madre atea, il padre non c’è, la figlia è seguita poco a causa del lavoro della madre e qui Dio non c’ è, anzi si insedia il Demonio: è un totem al conservatorismo.
da quel che ho capito io ..è quel che succede nel film ad essere reazionario, conservatore e chiamiamolo come si vuole.. però non c’è alcun giudizio di valore o opera di convincimento interna al film…poi il film finisce e pone le basi per come si racconta un storia vera(vero-simile) di possessioni, ma è pur sempre “una” storia, magari in un universo alternativo c’è un Esorcista che tratta della possessione all’interno di una famiglia operaia … (e mentre scrivo mi viene in mente quel gioiellino di The WITCH, che mi sembra faccia cose simili ma ovviamente in piccolo).
Cazzo, ho riletto quello che ho scritto, poi ho riletto bene il pezzo di Quantum, e niente: mi sa che non ho capito neanch’ io. Chiedo venia per la risposta frettolosa.
TRANQUILLI RAGAZZI AVETE RAGIONE TUTTI
per amore della chiarezza, nel senso che probabilmente non sono stato abbastanza chiaro io: quello che cercavo di dire è che l’esorcista non ha un messaggio reazionario pur essendo stato scritto da persone che hanno idee evidentemente reazionare. friedkin & blatty (ma soprattutto blatty) pensano che in un mondo in cui si sono perduti gli antichi valori si creano crepe che permettono al demonio di entrarti in casa. ma il film non dice mai “chris è stata punita perché ha divorziato” o “le malattie si curano con la preghiera”. dice, più sottilmente, che abbiamo perso il nostro contatto con i valori cristiani ed è un male, ma questa è una colpa non dei singoli ma della società. è un punto di vista che ovviamente non condivido, ma è un punto di vista da cui poi scaturisce un film bellissimo, non un film a tesi che dice schematicamente “prega dio o il diavolo si prende i tuoi figli”
“abbiamo perso il nostro contatto con i valori cristiani ed è un male”
se posso, dice più precisamente (secondo me)
“abbiamo perso il nostro contatto con i valori cristiani ed è pericoloso”
Proprio per quello che hai appena scritto. Non è una pedagogia, è una visione del mondo.
Ragazzi che bomba questo filone! Vorremmo Luotto su Sorcerer e il paragone col Vite Vendute di Clouzot, grazie.
è normale, corretto ma anche a volte estenuante, dovere o provare a trovare significati “politici” dietro alle opere riconosciute come capolavori, che si tratti di cinema, arte “classica”, musica ecc. (di solito tra l’altro le opere dichiaratamente politiche fan piuttosto cagare, chissà come mai)
La fortuna di opere di questo tipo è che ci si può accontentare della messa in scena senza arrovellarsi troppo (e magari finire a chiedersi perchè l’artista ha messo un estintore rosso appeso alla parete…) e io da sempliciotto preferisco vederlo così…
L’ho visto da ragazzino senza spaventarmi granchè per poi ripescarlo anni dopo inquietandomi non poco…purtroppo le ondate di film a tema hanno un pò intaccato l’effetto sorpresa di un film che andrebbe visto prima dei vari “Esorcismo di Emily Rose” (per citarne uno che non era malaccio) and company.
In ogni caso già solo l’inizio di questo film è qualcosa di inarrivabile…
Sempre big love per voi
Adoro questi speciali i400caldi: esce il meglio come letture, interpretazioni e retroscena, punto.
Rispetto al Braccio violento della legge: amato a prima vista, poi un po’ malcacato, poi riscoperto, piazzato nell’Olimpo e rivisto tipo due giorni fa, L’esorcista non è esattamente il mio film, visto una prima volta, spaventato un bel po’ e messo da parte.
Un po’ perché sono un cuor di leone e non mi piace l’horror, un po’ perché le successive letture e interpretazioni che hanno tirato fuori me l’hanno fatto considerare più un “caso” che un’opera.
L’ho ri-guardato in modo più sereno (ok suona strano) dopo il pezzo di Luotto nel libro. Non mi ha conquistato al 100% ma lettura del film come “sconfitta della razionalità” l’ho trovata molto forte, un’angoscia che mina quella che pensiamo la sia la nostra essenza di esseri umani (religiosi compresi).
Detto questo apprezzo e amo leggere due interpretazioni quasi agli antipodi come quelle di Stanlio e Quantum.
Tra l’altro, un paio di anni fa, m’imbatto per caso al Louvre nella statuetta del caro Pazuzu, un mese dopo aver rivisto L’eretico. Pazuzu è davvero caruccio, bisogna dirlo. E a quanto pare è un demone utile e protettore contro ben più terribili minacce. Un po’ dispiace che the Billies l’abbiano infangato e che ora sia più conosciuto come il cornuto tormentatore di fanciulle rotanti che dildeggiano con crocifissi appuntiti.
Pazuzu è il nome del gatto di un mio caro amico…
Cazzate a parte, anche es sono passati 8 anni, ci starebbe un bello speciale su Pazuzu da parte di Klaus Schicchi, no?
Di nuovo grazie.
Per alzare l’asticella della ‘critica cinematografica’ con i controcazzi, dovreste fare una rubrica fissa da qui all’infinito e metterci dentro più registi possibile (cominciando, dopo Friedkin, da Cassavetes?).
Abbiamo il nanni ateo che non crede,non rendendosi cobnto che promulgare questa idea in un sito di cinema non aiuta l ateismo ne migliora la vita sua. Quando non si crede in qualcosa e’ giusto perche’ lo e’..ma perche fare un apologia da chiesa degli atei..in un sito di recensioni?
e come se mel gibson mettesse riferimenti a cristo ” tanto per ” in arma letale..nessuno si convertira’, anzi renderebbe il film ” BAH “..cioe’ una narrazione interrotta..io leggo una recensione e mi trovo uno che nega il trascendente..azz fai la recensione? ma fatti uno shampoo..l unica cosa certa e’ che sei calvo non che l esorcismo sia un invenzione.
Scrivete quello che volete ma vi chiedo Non Parlate di religione.
Grazie
È un film rivolto soprattutto a chi non crede.
Ma fin dall’incipit si respira questa tensione tra religiosità e pensiero razionale: si parte dall’Iraq, dal mondo arabo islamico dove la fede conta ancora, per spostare poi la vicenda nella benestante America della contestazione.
Questi temi sono stati sviscerati ulteriormente nel discusso seguito, che comunque è a mio parere una pellicola a suo modo interessante.
Anche la serie televisiva di pochi anni fa è fatta molto bene a mio parere
E io godo quando le recensioni, o analisi in questo caso le fate così.
Mi piace proprio leggerle. Il film in sè non mi è mai entrato dentro, ma questo è irrilevante. Sono bei pezzi. Bravi.
Poi le opere più interessanti sono quelle aperte a molte letture (che sia voluto o no dall’autore). Suggerisco il documentario “Room 237” sulla molteplicità di significati che un gruppo di appassionati trova in Shining ( che credo proprio, Kubrick non abbia intenzionalmente messo).
Ah che belle le vostre retrospettive! Adoro! Grazie
Il primo giorno un Dio del cinema disse a Friedkin FAI UN INSEGUIMENTO.
Il secondo giorno un altro Dio forse gli disse FAI UN HORROR.
E meno male che il terzo giorno nessuno gli ha detto FAI GUERRE STELLARI.
Analisi impeccabile di un capolavoro, a cui mi sento di aggiungere poco o niente.
Se non che questo film non me l’ha mai contata giusta, e negli anni e alle visioni successive quest’impressione ha preso sempre più corpo.
Sostanzialmente é un western, all’inizio. Con Padre Merrin, il pistolero più veloce di Santa Madre Chiesa, che entra in scena vestito come Indiana Jones e che viene invitato dal suo vecchio rivale LO DIMONIO per un ultimo duello.
Abbiamo un dramma famigliare, con una madre che vuole un bene sconfinato alla propria figlia anche se si rende conto che quella NON E’ PIU’ SUA FIGLIA.
Abbiamo la parte thriller, con un omicidio avvenuto in circostanze inspiegabili e un ispettore (Kinderman) chiamato ad indagare.
Quando poi entra di nuovo in scena Merrin, e di fatto arriva un nuovo sceriffo in città, il film assume quasi le dinamiche di un buddy movie.
Una commistione di generi a dir poco esplosiva, e gestita alla grandissima.
E adesso mi voglio togliere un piccolo sassolino.
Non é uno degli horror della mia vita, anche perché se devo citare degli horror davvero spaventosi allora mi butto su SUSPIRIA o sul primo NIGHTMARE.
Più che spaventoso l’ho trovato davvero inquietante, questo sì.
Purtroppo, dal punto di vista delle scene ad effetto, il tempo su questa pellicola é stato davvero impietoso.
Colpa anche delle parodie, che adoro ma che nella maggior parte dei casi finiscono per fare davvero un pessimo servizio all’originale.
Chi può più spaventarsi con L’ESORCISTA, dopo che ha visto RIPOSSEDUTA?
E in effetti, quando l’ho visto al cinema in versione restaurata, la gente rideva a crepapelle.
Un vero colpo al cuore, considerando il putiferio che scatenò ai tempi tra malori, svenimenti e persino sua Santità che gli fece pubblicità indiretta andando forse a dire che dopo un film simile LO DIMONIO magari esiste sul serio.
L’unico sobbalzo é stato quando in penombra si vede l’immagine de LO DIMONIO giusto per un istante. Quella ha funzionato ancora alla grandissima.
Le scene che non hanno invece perso nulla sono quelle dove la povera Regan viene martoriata con decine e decine di analisi invasive tra sonde, tubicini e schizzi di sangue.
Per il resto nulla da dire. Un horror con la acca maiuscola, realizzato finalmente con un budget importante (che per un horror era un evento) e girato in modo magistrale.
Interpreti perfetti. Von Sydow é un gigante, la Blair bravissima. Pure troppo, visto che rimarrà per sempre legata a questo personaggio e la rivedremo in ben poco altro.
Ma soprattutto pongo l’accento su Padre Karras. Un personaggio davvero complessissimo.
Ha degli scheletri nell’armadio spaventosi, ed é tormentato dal rimorso. Al punto che quando non lavora si ritrova al pub a sbronzarsi o a tirare pugni al sacco.
Forse con un prete così non sarei scappato a ripetizione dall’oratorio, ai tempi…
Uno di noi. Ma anche una vittima ideale per LO DIMONIO, dato che le sue debolezze non può minimamente opporsi ai suoi tentativi di manipolarlo.
Ed infatti, almeno all’inizio, quando arriva Merrin viene relegato al ruolo di tragica comparsa. Quasi di garzone, il cui unico compito é quello di “bagnare le corde”, come il Rat – Man di ortolaniana memoria.
Se non che…come da tradizione di Friedkin che al momento giusto ci piazza il classico montante al fegato anti-climax, Karras si ritrova a ricoprire il ruolo di protagonista giusto un attimo prima del finale. Con un grossissimo problema da risolvere e pochissimo tempo per decidere sul da farsi.
E quando sei con le spalle al muro…si ricorre ai cazzotti.
Sugli esorcismi, da quanto ne so, prima di ricorrervi é necessario superare una trafila lunghissima.
Nella maggior parte dei casi (se non la totalità) si tratta di gravi casi di schizofrenia o di turbe psicologiche, se non addirittura di suggestione autoindotta.
La chiesa stessa é ormai molto restia ad autorizzare tale pratica, e lo fa come fate notare anche voi solo nel caso possa avere qualche valenza a scopo terapeutico.
Senza entrare in merito, la psiche é una faccenda molto delicata. Diciamo che se uno si fissa di essere posseduto, e inconsciamente pensa che un esorcismo possa aiutarlo a liberarsi dell’entità che é convinto di avere dentro di sé…allora in extrema ratio potrebbe funzionare.
Come ho scritto sotto, non sono d’accordo sugli effetti. Sono innegabilmente “old school”, è evidente quando al posto della Blair c’è il pupazzone, ma cazzarola i mobili che camminano, il letto che balla, secondo me ancora oggi fanno il loro lavoro, artigianali ma efficaci. Tra l’altro se non sbaglio la Burstyn nella scena dei mobili a momenti ci lascia la schiena. Sicuramente il discorso delle parodie ha influito di più, e per parodie intendo anche gran parte del filone “esorcismi” venuto dopo.
Ci vorrebbe qualcosa del genere “esorcismo” ( ma al contrario) su Paolo Brosio. Ma la chiesa ( per ora) è restia ad autorizzare tale pratica. :)
Uno dei pochi film che ogni volta che rivedo mi ridà la stessa emozione (o quasi) della prima volta. In questo caso un gran malessere. La parte che mi ha sempre impaurito di più, forse perché più realistica, forse per via del mio carattere, è il senso di colpa di Karras nei confronti della madre, l’ho sempre trovato quasi insostenibile.
Per il resto è uno di quei film talmente “esatti” che non invecchia, non c’è una cosa fuori posto, gli effetti reggono ancora alla grande, la tensione è alta dall’inizio alla fine.
L’unica cosa veramente negativa che si porta dietro è l’ondata di film sugli esorcismi che ha generato e che ogni tanto ancora produce qualche rigurgito. Qualcuno sufficiente, la stragrande maggioranza vera immondizia.
No vabbè, Quantum, mi hai fatto spisciare! Quante perle.
Nessun commento su “Tubular Bells” di Mike Oldfield usata come colonna sonora?
Che poi se non sbaglio nel film si sente una o due volte, per pochi secondi, no? Eppure è entrata nell’immaginario collettivo.
Il disco di Oldfield è meraviglioso.
con le foglie e vento..epico
Gran bel pezzo, questi sono i 400 Calci che adoro.
“Tu morirai lassù”
Io vi amo
“Friedkin non vuole convertire nessuno, forse anche perché non lo ritiene necessario, per lui le cose stanno così e basta. Non è che ci deve convincere di qualcosa. Il suo bagaglio ideologico non è il punto d’arrivo a cui portare lo spettatore attraverso una parabola educativa, è il mero punto di partenza. ”
Già. Ma allora perché avete messo le mani avanti tutto il tempo? Quando si parla di arte e politica, bisogna stare attenti. Da un lato si può certo dire che tutto è politica, ogni gesto lo è, figurarsi l’arte e un arte grossa grossa come il cinema. Dall’altro, bisogna stare attenti ad estremizzare i concetti, stiracchiati troppo perdono di significato. E l’attribuzione delle intenzioni andrebbe verificata. Ho letto tutto avidamente ma mi sono anche sentito particolarmente provocato. Inoltre, giusto per, destrorso, reazionario, fascista e conservatore (e aggiungiamoci anche cattolico) non sono affatto sinonimi.
Fascista no di certo,gli altri vanno a braccetto
no, fascista e cattolico non sono sinonimi ma se fossi un nazista alla fine della seconda guerra mondiale che deve scappare diciamo in sudamerica per evitare di essere processato, ti rivolgeresti ai 99 posse o a un prete?
a parte le battute, come ho scritto poco più sopra, il discorso che cercavo di fare è: friedkin e blatty partono da un punto di vista molto a destra. questa cosa compromette il film? no, perché non fanno un film a tesi, non lo usano per convincere nessuno, non impongono la loro visione del mondo a discapito del racconto. però quelle idee ci sono e trovo interessante parlarne.
Ti rivolgeresti ai tuoi amici Nazisti che sono al potere, dopo essersi tolta la casacca militare, e che ora governano la nuova Germania.
E sulla Chiesa che si fa uno stao PER non pagare le tasse: la chiesa uno stato ce l’aveva già e bello grosso, ma non per non pagare le tasse. E in America se fondo la chiesa del Santo Panino, non pago le tasse, in quanto chiesa. Ecco il proliferare di sette.
Quantum, limitatevi a parlare di Cinema invece di scrivere castronerie. Fareste più bella figura. Ne gioverebbe alla vostra credibilità. Politica e religione sono territori minati. Piuttosto che scrivere banalità, tacete. Lasciate a noi il compito di scrivere cazzate.
Eccerto, anche per me è interessante parlarne! Apposta sono qui a farti le pulci.
“no, fascista e cattolico non sono sinonimi ma se fossi un nazista alla fine della seconda guerra mondiale che deve scappare diciamo in sudamerica per evitare di essere processato, ti rivolgeresti ai 99 posse o a un prete?”
Eh, ovviamente se devo tirare a sorte, andrei dai 99 posse – statisticamente scommetterei che siano più corruttibili loro di un prete. Basta fare una ricerchina per scoprire come le parti cattoliche della Germania sono quelle che hanno resistito di più al nazismo proprio perché i preti cattolici erano più difficili da ricattare e corrompere. O per stare più in tema, vedere l’ultimo film di Malick.
E poi le pulci enormi che sto cercando di farti – ma non è che sia proprio tutta tutta colpa tua – è il tuo uso del termine “di destra” applicandolo indistintamente a conservatori, liberali e fascisti. Non è colpa tua perché così funziona, a mio modesto parere “la sinistra”, che decide che tutto quello che non è sè stessa è destra ed è sporco brutto e cattivo. Ma cazzo Mussolini era ed è rimasto tutta la vita un socialista ateo, cazzo c’entra con un Churchill (liberale conservatore) o con De Gasperi (cattolico – quindi no socialismo ma sì dottrina sociale della chiesta). C’è anche una destra esoterista (Evola e quelli lì), il panorama è molto variegato. E poi uno può avere una certa visione conservatrice della famiglia e però contemporaneamente decidere che la libertà sia un valore supremo. Se vuoi – ma sicuramente lo conosci – c’è un bellissimo podcast con Roger Scruton che spiega cosa vuol dire essere conservatori.
E sotto quando parli della chiesa come una multinazionale…vabbè dai è un’analogia, te la passo, sai benissimo anche tu che non è vero :)
C’è anche un motivo un po’ più personale per cui insisto su questo: io amo venire qui, amo questo sito e sono ormai affezionato al Capo e alla sua banda di mercenari. E quando mi trovo tra persone che stimo intellettualmente, mi viene da condividere le mie idee, come ci sono arrivato, perché X mi sembra più giusto di Y.
Bravo Ruper! Aggiungo, se posso permettermi, che cristianesimo ≠ cattolicesimo ≠ Chiesa Cattolica, mentre oggi si tende a fare un calderone in cui tutto vuol dire una cosa sola, e i preti sono tutti una cosa unica. Il cristianesimo ha duemila anni di storia ed è ovvio che si è trasformato: i primi cristiani erano veri rivoluzionari, una minoranza perseguitata. Oggi non è più così, e per causa (colpa) della chiesa identifichiamo il cristianesimo come fortezza di valori reazionari, cosa che è difficile da smentire.
Tutto questo per riflettere su come anche nel guardare un film del genere, in cui si parla di male, di bene, di diavolo, di preti, non è facile scremare fra gli infiniti strati che si sono formati nei secoli su questi concetti. Quando si parla di “diavolo” di cosa si parla? Se vediamo un “prete”, che tipo di persona ci aspettiamo? La sua fede, che cos’è? E via così.
@Rupert
Bah, liberali, conservatori, fascisti, diverse versioni della stessa minestra a seconda delle circostanze. Quel che accomuna tutti questi destri (oltre all’attitudine a frignare che i sinistri li perculano e dunque i sinistri sono i veri destri) è la sostanza: sono tutte correnti politiche che APERTAMENTE rappresentano e difendono gli interessi della classe dominante e delle sottoclassi e ceti attigui (professionisti, quadri e dirigenti vari, pretume, pennivendoli, professorame e via dicendo).
Quando c’è la necessità del bastone – e ci stiamo arrivando – la classe dominante (a me piace chiamarla borghesia, tu chiamala come ti pare, sei libero anche di fare i più raffinati distinguo se ti piace) getta la maschera e abbraccia il fascismo. In tempi più tranquilli anche la destra è più pacifica e anzi preferisce che sia la sinistra (cioé i partiti di sinistra della democrazia parlamentare) a far gli interessi del capitale, mentre difende a parole i “valori progressisti” e finge di litigare con la destra.
Sono invece sinceramente stupito dell’idea che hai del pretume. Non so che preti conosci tu, ma per conto mio si tratta di un personale umano di scarsissimo valore, soprattutto per via della pervasività dell’ipocrisia che ne caratterizza l’esistenza. È ovvio che se vivi nell’ipocrisia dalla mattina alla sera non puoi che corromperti fino al midollo, a meno che non fossi corrotto sin dall’inizio. Preti gente viscida e smidollata e falsa da morire, per quel che ne conosco io.
Spero di non averti offeso nonostante la diversità dei nostri giudizi.
@Bradlice
Per me il testo migliore sul cristianesimo delle origini è Origine del cristianesimo di Kautsky, purtroppo introvabilissimo. In quel testo viene spiegato bene come il cristianesimo originario, pur apparentemente rivoluzionario (e certamente tale in confronto a quello via via sempre più istituzionalizzato in cui si trasformava man mano che diventava religione di stato dell’impero romano) rivoluzionario in senso proprio non lo sia mai stato. C’era sì l’invettiva verso il ricco, che nell’impero romano era se possibile ancora più scandaloso di quello odierno; c’era sì lo stile di vita comunistico delle comunità cristiane; ma non c’era affatto l’intenzione di rovesciare il potere, di condurre la lotta politica contro l’aberrante sistema.
D’altra parte, se così non fosse stato, non si spiegherebbe come potesse venir adottato (sia pure edulcorato quanto ti pare) dagli stessi miliardari romani.
@Bugo. Bisogna essere obiettivi nelle cose. Capisco che ai Comunisti ragionare con la propira testa sia sempre risultato difficile, ma ci si può provare.
I comunisti italiani, quelli che chiamavano le brigate rosse: ” I compagni che sbagliano”. Pensa come ervate avanti! Democratici voi! Le peggio merde umane, oggi libere, e mai pentite: I COMPAGNI CHE SBAGLIANO.
Poi i comunisti sono figli di una lunghissima tradizione DEMOCRATICA, non vedi? I bolscevichi che distrussero i menschevichi e la giovanissima democrazia russa con l’orrore. Stalin, Pol Pot, Mao. Tutti Santi. Citami un paese comusta, UNO dove abbia mai prosperato un briciolo di LIBERTA’. Negli anni 70 le destrre e le sinistre, uguali nella loro totale ignoranza e violenza, hanno messo ferro e fuoco questo paese. E sono i vostri COMPAGNI CHE SBAGLIANO del cazzo che hanno ammazzato Moro.
Ma voi niente, vi credete eredi di una tradizione DEMOCRATICA.
Com’è che dopo il 45 prima erano tutti fascisti poi sono diventati tutti contro?
Questo è il paese del cazzo dove uno che con un estintore voleva uccidere un carabiniere è stato santificato.
Ma ragionare con la propria testa no? sempre fedeli alla linea del PARTITO? Non hai mai conosciuto grandi preti? Io sono allibito da tanta ignoranza.
Vabbeh, dài Pier, che livello, su. Mi son permesso di alimentare l’OT perché trovavo interessanti gli appunti di Rupert e gli spunti di Bradlice e ho buttato lì la mia, cercando, nei limiti delle mie capacità, di dir qualcosa che alimentasse una discussione. Ma se dobbiamo degenerare su ‘ste becerate ( da 0 a 100 in 0,1 secondi, poi! tutto il repertorio in una botta) chiudiamola immediatamente. Un po’ di rispetto per chi ci ospita, avanti.
Cos’è, lanci il sasso e tiri via la mano? Adesso ti appelli al fatto che siamo Ot?
Dici “pretume”, così. Ma vatti a nascondere, và. Bugo, sei ignorante.
Il pretume e le chiese ha già provato a distruggerli il tuo amico Stalin.
Sei un ducetto. Ecco cosa sei.
Cordialmente, (non tuo) Pier
Ciao Bugo,
tanta roba a cui risponderti (ovviamente non mi offendo – ovviamente se uno si dice cristiano non è un povero bigottino indifeso che piange se qualcuno bestemmia).
“Quel che accomuna tutti questi destri (oltre all’attitudine a frignare che i sinistri li perculano e dunque i sinistri sono i veri destri) è la sostanza: sono tutte correnti politiche che APERTAMENTE rappresentano e difendono gli interessi della classe dominante e delle sottoclassi e ceti attigui”
Con la premessa che non sono un fan dell’analisi marxista (e che mancherebbe la definizione di classe appunto nel capitale), è un filo più sottile di così. Se usi una tale definizione (funzionale e non sul contenuto) avresti che l’URSS è stata governata dalla destra: chi era infatti la classe dominante se non il partito e i suoi dirigenti? E non difendevano forse APERTAMENTE il partito? Mi potrei controargomentare da solo, per carità, ma quello che voglio dire è che in tal modo ottieni una definizione in cui automaticamente: sono potente e lo voglio rimanere (costi quel che costi?) –> destra. Difendo gli interessi dei poveri ultimi e reietti –> sinistra. Da cui ottieni esattamente lo stesso identico clima di ipocrisia che attribuisci (non del tutto scorrettamente) alla chiesa, con le medesime conseguenze a mio avviso. Da cui il disastro attuale (ho saltato un po’ di passaggi): mondi chiusi che non comunicano.
Da conservatore ed entrando un po’ più nel contenuto obietterei anche che è impossibile (o perlomeno molto improbabile) una società priva di alcuna gerarchia, l’esistenza della quale ovviamente determinerà le priorità nell’uso delle risorse. Un tizio saggio una volta ha detto, rispondendo alla domanda “perché la maggior parte dell’intellighenzia tende ad essere di sinistra?” che questo avviene perché la sinistra offre un approccio intellettualistico alla politica e pretende di potere individuare in tal modo tutte le soluzioni ai problemi che di volta in volta identifica. Ma, dice questo filosofo conservatore, se uno approfondisse ancora oltre, tornerebbe indietro, perché tale approccio non è possibile e genera a sua volta altri problemi. Che è anche vero: le ho pensate anche io le cose che mi stai scrivendo, ora le trovo formule un po’ di comodo.
Però penso che su una cosa possiamo concordare: che l’unica vera (sostanziale) battaglia politica è poveri vs. ricchi con tutto quello che ne consegue – però nota come di questi tempi progressisti sia un filo in secondo piano, a favore di battaglie che sono divisive all’interno dello stesso fronte dei poveri.
“Sono invece sinceramente stupito dell’idea che hai del pretume.”
Ho abbastanza una pessima opinione dei preti anche io e questo mi sembra cosa buona e giusta. Il buon cristiano deve diffidare dai preti. Ma questo è strutturale: quando ci si proclama forieri di grandi valori si attirano gli ipocriti. Questo vale per la chiesa ma vale tanto anche per la sinistra. E infatti quelli che proprio dell’ipocrisia han fatto una ragione di vita non han resistito e abbiamo avuto i catto-comunisti.
Però al netto di questo ho conosciuto anche dei preti fenomenali, sia per testa che per azioni. Gente che veramente ha sacrificato la sua vita per il prossimo. Pochi? Pochissimi. Ma tu quanti eroi conosci nella vita normale?
“ma non c’era affatto l’intenzione di rovesciare il potere”
Anche qui premessona: abbiamo pochissime fonti e pochissime certezze su quel periodo. Intendo sull’antichità tutta. E in più abbiamo la cesura del medioevo. Ciò detto, tu dai per scontato che rovesciare il potere sia cosa buona e giusta ma vi sono almeno due problemucci: 1) devi fare scorrere un sacco di sangue. Va bene questo? E non sarà mica tutta gente cattiva a morire eh. Né sai come sarai arrivato tu alla fine del processo; 2) e una volta che hai rovesciato il potere?
Si può dire però che l’economia del mondo antico si basava moltissimo sugli schiavi e questi il cristianesimo li ha eliminati (al netto di tantissime obiezioni sostanziali che si possono fare, ovviamente).
@ Ruper
Urgh… con un OT del genere ci andrei a nozze, però…
Permettimi di spiegarti perché non posso tuffarmici a pesce.
Il primo motivo è che ritengo perlopiù inutile discutere di queste cose e a maggior ragione online. Ma vabbè, se è tanto per chiacchierare, senza pretesa che chiacchierarne significhi far qualcosa di concreto, non ci sarebbero problemi.
Il secondo motivo è che non vorrei associare la mia identità sui Calci con delle posizioni politiche. Anche tu ti sei esposto in questo senso e francamente non è stata una gran mossa. E la ragione ha a che fare col terzo fondamentale motivo.
Il quale terzo motivo è che queste discussioni si traducono in diatribe infinite che degenerano in merdai di cui il post di Pier più sopra è l’esempio perfetto (nelle versione più schiettamente boomeresca), e che hanno due effetti. Uno è quello di rompere i coglioni agli altri utenti e insozzare il sito. L’altro è di inchiodare chi partecipa a questi dibattiti ai ruoli in essi ricoperti e ai rancori in essi creatisi. Rancori che poi covano, riesplodono ciclicamente, insozzano ulteriormente il sito, stufano gli altri utenti conducendoli ad allontanarsi, attirano rompicoglioni, che abbassano ulteriormente il livello della discussione e la cultura del sito, il che porta a nuovi flame in un circolo vizioso letale che vorrei tanto risparmiare a questo luogo magico.
Per cui, se sei d’accordo, io non mi sottraggo, a patto però che anche qualche altro utente (capace beninteso di intendere e di volere) intervenga e si mostri interessato a un OT del genere. Altrimenti meglio chiuderlo qui.
As you wish, anche io ad andare OT mi imbarazzo un po’ ma in verità fino ad un certo punto: parliamo dei temi centrali del film. Poi certo, se si offrono spunti e ci si arricchisce e ci si diverte bene, se è una battaglia di ego anche a me non interessa.
Però su una cosa meglio essere chiari: non è vero che ho espresso le mie posizioni politiche. Potrebbe sembrare, ma non è così. E comunque non mi interessa farlo. Quello che volevo fare l’ho detto “fare le pulci”, sgombrare il campo da quelli che a me sembrano equivoci. Chiacchierare :)
P.s. sul terzo punto hai detto una cosa giustissima ma francamente qui in tanti anni ho sempre visto una certa attenzione da parte di tutti (a parte rari casi) a non degenerare, la magia di questo luogo ha anche a fare con l’attenzione che gli avventori ci mettono nel preservarlo. Continueremo in una prossima discussione eventualmente
Singori e signore. Il signor Bugo può insultare chi vuole, bestemmiare, scrivere “pretume”, scrivere “focomelici” come insulto etc, etc,.
Poi sono GLI ALTRI ad insozzare, se osano, reato di lesa maestà, a fargli capire che è solo un povero pirla.
Ossignur….
Pier, maledetto te e chi ti ha fatto così irrimediabilmente stupido! È proprio per via della tua imbecillità che non posso far due parole con Ruper! Sei talmente cretino da siglare un CVD grande come una casa sotto il discorso che ho appena fatto riguardo i rompicoglioni della tua specie. La tua sfiga ti sorpassa coglione a pedali! Ma lo sai che tutti noi normodotati digitiamo ormai su queste pagine pregustando l’agre sapore di merda che ci toccherà se per (purtroppo probabilissima, tanto sei sfigato fallito e incontenibilmente diarroico) sventura i nostri discorsi dovessero suscitare il bisogno d’intervenire al tuo fragile ego di narcisista bipolare? Piantala di rompermi le palle; interagisci con qualcun altro, a me non devi rivolgere la parola né più mai, bimbo boomer che non sei altro!
Uno che scrive “pretume” e “Preti gente viscida e smidollata e falsa da morire, per quel che ne conosco io” non sa che…io potrei essere un prete! E da prete ti dico: la merda smifollata bimbomibkia che si nasconde nel sito a insultare i preti sei tu. Poi però sei andato o no al funerale del nonno? o hai mandato affanculo il prete? e poi che prete? di che religione?
Tu normodotato? TU NORMODOTATO? ma sei solo un bambino immaturo.
In una rencsione di un film di orrore di preti…Cosa hai capito del film? UN CAZZO! cosa hai capito di come sono stati ritratti da Friedkin? UN CAZZO.
Se ti stanno sul cazzo i preti tu, sottodotato, non IMPESTARE le discussioni altrui. Io sono intervenuto solo per le tue miserabili stronzate (e anche quelle di Quantum).
Com’è che sono tutti sempre coglioni per te? Ma hai 16 anni? Bisogna che qualcuno ti rimetta in riga a te.
“Quel che accomuna tutti questi destri (oltre all’attitudine a frignare che i sinistri li perculano e dunque i sinistri sono i veri destri) è la sostanza: sono tutte correnti politiche che APERTAMENTE rappresentano e difendono gli interessi della classe dominante e delle sottoclassi e ceti attigui (professionisti, quadri e dirigenti vari, pretume, pennivendoli, professorame e via dicendo).”
Tutti coglioni per Bugo. Professionisti ( cioè tutti), quadri e dirigenti (tutti di ogni azienda del modo), Pretume ( di ogni religione), pennivendoli (tutti i giornalisti, unico puro LUI che scrive stronzate AGGRATIS), professorame ( tutti e infatti si vede che lui non ha studiato molto) e Via dicendo ( alè, un non meglio definito resto del modo). Tutti, tranne lui.
Ti dai del pirla da solo Bugo. Leggere cosa scrivi farebbe incazzare un santo per l’idiozia totale che porta con sè. Però uno che te lo dica ci vuole: sei un povero pirla. Dovrai andare a lavorare un giorno…povero pirla.
Questo ot è interessantissimo!
Per quanto riguarda Pier bugo puoi sempre fare come me, se leggo quel Nick passo al commento successivo (il primo che non sia sempre suo ovviamente visto quanto si parla addosso)
Bella Dan, allora mi ci provo, e rispondo
@ Ruper
Se il “thread” (meglio sarebbe dire l’OT) si rianima cerchiamo di star sul civile, che non vuol dire non combattivo, ma vuol dire evitare di cadere nelle provocazioni da quattro soldi – e magari evitare anche di farle, seppure per me ci stiano.
Riguardo al PCUS: no! scusa ma è evidente: certo che fa e difende i propri interessi, ma apertamente proprio no! A parole è tutto un difendere il proletariato, la rivoluzione, combattere le borghesie (comodamente identificate nell’imperialismo – che è solo ed esclusivamente quello straniero, ca va sans dire). Io seguo la sinistra comunista italiana, il cosidetto bordighismo, che era maggioritario nel partito comunista italiano delle origini, prima che l’internazionale stalinizzata imponesse la direzione di Gramsci e Togliatti: la sin. com. italiana ha denunciato sin da subito, sin dai primi tempi di Stalin, addirittura forse già all’epoca di Lenin, che in Russia si andava costruendo un capitalismo di stato e che il PCUS si era trasformato nella dirigenza della macchina mostruosa di un tale stato, capitalista, imperialista e sfruttatore al più alto grado.
L’equivoco nasce dal fatto che non sono stato chiaro; quel che volevo dire è che al di là delle sfumature le varie destre fanno l’interesse delle classi dominanti apertamente, mentre le varie sinistre lo fanno fingendo ipocritamente l’opposto. Questo perché secondo me (e secondo colui alla cui dottrina – notato che termine uso? – m’ispiro) si tratta di organizzazioni borghesi, organizzazioni della classe dominante, che le utilizza per le proprie lotte interne, per spartirsi il bottino, il famoso plusvalore, nel frattempo, già che c’è, confondendo e ingannando le classi subalterne. Le quali, secondo la dottrina di cui sono convinto, saranno costrette a far la rivoluzione, piaccia o non piaccia. Non è questione di volerla, la questione è che le leggi individuate da Marx nel Capitale descrivono un inevitabile inasprirsi della lotta tra borghesia e proletariato per la spartizione del plusvalore, e più in generale del prodotto sociale, della roba, insomma, che nel capitalismo è quasi tutta prodotta capitalisticamente, cioè da lavoratori salariati il prodotto del cui lavoro appartiene ai capitalisti (magari di stato), diversamente da tutte le altre epoche della storia umana. Epoche, anzi modelli sociali, in cui il prelievo di prodotti del lavoro delle classi subalterne, pur palese, a differenza che in quella attuale, tendenzialmente non provocava grandi crisi e lotte di classe. Dici che nel Capitale manca una definizione delle classi? Non saprei, comunque le classi, nelle varie società, Marx le individua in base a come entrano in possesso dei prodotti del lavoro sociale. In questa nostra società i salariati, sopratutto operai, producono la roba, mentre i capitalisti ne sono i proprietari. Intorno ai capitalisti in senso stretto sta la borghesia, che è la classe dominante, con tutto il codazzo di servidorame e ceti intermedi che ho evocato prima per scandalo del cretinetti che mi ha risposto più sopra. Intorno agli operai invece c’è il proletariato. Tra borghesia e proletariato c’è un gran movimento, la famosa mobilità sociale, ovviamente più nel senso della proletarizzazione della borghesia che viceversa.
Riguardo ai preti eroi ti sei risposto da solo: se sono eccezionali eccezioni che caspita contano ai fini del nostro discorso?
Sullo schiavismo la vedo ovviamente all’opposto: lo schiavismo era di per sé (economicamente, diremmo, consci che “economicamente” significa “socialmente”) insostenibile, e il cristianesimo è stata l’ideologia che è sorta sul fatto sociale che questo veniva abbandonato – non viceversa.
Scusa se non sono stato chiaro e ho dato magari per scontato che tu conosca bene il gergo che uso, immagino possa accadere anche a te col lessico cattolico.
Filmone che vidi da ragazzino e oltre a turbarmi mi fece cagare sotto. Ricordo ancora i brividi quando per quel brevissimo istante si vede il faccione bianco di Pazuzu.
Nel corso delle numerose ri-visioni ci ho sempre trovato qualcosa di più rispetto alla volta precedente. Mentre il senso di malessere è costante, la prima volta mi hanno impressionato gli effetti schifosi (vomito verde, testa ruotata di 360°,…), poi quelli li ho assorbiti ed è subentrata l’angoscia per la situazione di famiglia normale che precipita (della serie: può capitare a chiunque!). Fino a stare male per il rapporto di Karras con la madre anziana. Il suo senso di colpa e la voglia di rifarsi fino al sacrificio finale. Film incredibile, un classico che ha ridisegnato il genere tracciando il solco tra “pre” e “post”.
Premetto che non so niente del libro di Blatty, ma ho un dubbio: perché alla fine dell’introduzione sulle brutalità dei comunisti ci sono i nomi di tre campi di sterminio nazisti? Mi sembra un po’ strano…
Comunque grandi pezzi, molto interessanti.
Nel libro sono citati fatti orribili vari, non solo le cose fatte dai comunisti, per indurre il lettore a riflettere che certe cose possono essere soli fatte da uomini posseduti. Qui è fraintendibile poichè i nomi dei campi di sterminio sono vicini a quelli del dottore, il quale non fu mai un nazista in un campo di sterminio. I comunisti di cui parla il medico erano i vietnamiti.
Solo un’osservazione pedante: la scena dello spider walk è possibile che sia stata girata ex-novo. La versione originale è presente nel vecchio DVD americano del film, quello che includeva anche il documentario The Fear of God. La versione inclusa nella TVYNS è diversa e, ripeto, forse rigirata appositamente. Per il resto, gran bell’articolo
Ho fatto una breve ricerca: pare abbiano girato già all’epoca due versioni dello spider walk, una con le linguacce e una (quella finita nella TVYNS) “bloody” corretta in CGI
Io non leggo riviste.
Io non leggo blog.
Io leggo I 400 CALCI.
Grazie per questi articoli.
Fuck yeah!
Avevo letto che il primo film sulle possessioni sarebbe “Il demonio”, film italiano del 1963, e che ci sarebbe una scena stranamente molto simile alla spider walk de L’esorcista. Qualcuno lo ha visto? E saprebbe dirmi se è plausibile che Friedkin si sia ispirato a quel film?
Se Friedkin l’abbia visto, non lo so. Ma la scena che dici è questa, giudicate voi:
https://youtu.be/XB25Y_EvudE
Ottimi pezzi, grazie, che mi hanno aperto a interpretazioni diverse di questo capolavoro.
Io l’ho sempre considerato (e mi ricordo di averne parlato in questo modo anni fa quando tenni una lezione in un cineclub che aiutavo a gestire) come un film d’azione camuffato da horror religioso. La scena in cui i due padri si preparano prima di affrontare l`esorcismo e li vediamo vestirsi ed equipaggiarsi, e` una scena di di un film di combattimento dove il villain e’ il diavolo. Un altro aspetto di Friedkin che mi ha sempre affascinato e’ come mostra i suoi personaggi scivolare nella follia e oscurita’ (basti vedere Popeye in The French Connection). E’ vero che Friedkin ha diretto solo due film appartenenti alla categoria horror, ma l’elemento della follia, del male che categoria esistenziale, dell’oscurità e’ sempre presente (guardatevi Cruising e To Live and Die in LA).
Grazie della rece, ottima e interessantissima. Aspetto tutto il resto di questo Le Basi.
Grande film, la rece dei calci non delude.
Anche se non lo vedo da un po’ rimane uno dei film più subdolamente angoscianti che ricordi, uno di quelli che ti fa stare male bene, grazie anche al trattamento documentaristico che, come ben detto dalla redaz.,
non lo fa sembrare “solo” un horror, ma un dramma che espolode nel sovrannaturale.
Bravo Friedkin anche se sei cattolico
Lo ripeto ancora, quando decidete di far vedere chi comanda non ce n’è per nessuno. Siete favolosi <3
Avviso agli utenti: preparate i fazzoletti perchè mercoledì prossimo si sborra copiosamente
(Chi ha visto il prossimo film sa di cosa parlo, cough cough scena del ponte tibetano cough cough )
Nell’analisi della figura di Karras emerge la differenza inconciliabile tra la sensibilita’ politica europea e quella americana.
Oltreoceano padre Karras incarna i valori repubblicani che, saldi fino alla morte, prevalgono sulle istanze liberal della madre single ed atea, non in grado di proteggere sua figlia.
Uno spettatore europeo aggiunge un livello di interpretazione ulteriore, identificando in Karras un proletario che si prende la sua rivincita non solo sulla ricca famiglia dell’indemoniata ma, soprattutto, sul borghesissimo collega Merrin, gesuita ancorato al passato, non a caso archeologo, danaroso giramondo che, con ogni probabilita’, avrebbe considerato anche il Concilio Vaticano II una manifestazione del demonio.
Qual e’ dunque il vero avversario del prete lavoratore Karras?
in un mondo perfetto sarebbe l’unica multinazionale che esiste da 2000 anni e che si è fatta uno stato apposta per non pagare le tasse
Ragazzi, che vi devo dire, adoro questi pezzi. Scritti da Dio e pieni di perle, di informazioni, di note a margine, di spunti di riflessione.
Detto questo sposo la tesi di Quantum. In toto. Il film è un horror reazionario, che Friedkin ha realizzato consciamente o inconsciamente.
La famiglia di Regan se l’è davvero andata a cercare, perché Chris non ha rispettato le regole della buona americana. Le regole del quieto vivere. Le regole del devi-sapere-quale-è-il-tuo-posto.
Chris è una donna libera e indipendente, che fa un lavoro da attrice, un lavoro che un tempo veniva accostato a quello della prostituta. Non quello della segretaria, dell’impiegata o della commessa. Un lavoro in cui ti esponi pubblicamente senza ritegno. Non rispetta il precetto di S. Paolo, donne, siate sottomesse ai vostri mariti.
Sovverte il suo ruolo sociale.
Chiaramente doveva essere punita. Essendo però benestante, e ascrivibile quindi alla classe dominante, quello che è stato sacrificato, quale agnello da immolare per estinguere il peccato, è stato padre Karras. Personaggio così pieno di contraddizioni, dubbi, sensi di colpa… e povero. E sì, tristemente e colpevolmente povero.
Nell’antica Grecia c’era il rito del pharmakos. La polis si prendeva cura di alcuni indigenti che venivano foraggiati e alloggiati; quando sulla città si abbatteva una sciagura di qualche tipo come una peste o una carestia, venivano sacrificati a qualche dio per ristabilire la normalità. Padre Karras è l’equivalente, un reietto che diventa un salvatore.
Chiudo ricordando che il tema dell’indipendenza femminile era un tema molto sentito all’epoca e cito un film del ’75, La fabbrica delle mogli, in cui mogli troppo libere venivano sostituite da figure femminili molto più disponibili ai voleri dei mariti.
A me pare che le eresie le state dicendo in parecchi qui, dandovi di gomito. Nel film e nel libro (che vale citare perché Blatty poi ha appunto lavorato anche al film) non c’è assolutamente niente di tutto questo. La madre di Regan, in caso, è senza protezioni di fronte alla manifestazione della possessione. Ma non se l’è affatto “andata a cercare”, nessuno lo pensa, lo dice, lo adombra. Tutto al contrario, è una brava donna, in gamba, moderna ma anche in questo caratterizzata positivamente. E’ proprio questo uno dei temi (del film, della religione, della vita in generale): perché? E’ giusto? Perché proprio a questa bambina? E non serve certo andare nel soprannaturale per farsi queste domande di fronte agli eventi cui assistiamo dalla culla alla tomba.
Siamo sempre dalle parti del Joker e di Batman. Joker è il maligno, non ha nulla di diverso del demonio e anzi ne è una possibile caratterizzazione alla fine. E cosa dice? Che il mondo è ingiusto e quindi tanto vale bruciarlo. Ovvero che la creazione è sbagliata e le creature destinate a soffrire senza motivo, (ergo il creatore è cattivo – il grosso omissis di molta arte recente). Al contrario Batman risponde che è nostro compito fare giustizia, che anche se vi sono ingiustizie, il mondo è bello e gli esseri umani capaci di essere grandi.
Nessun cristiano potrebbe pensare ad una punizione (e quella punizione poi!) per qualcosa perché sta scritto “non giudicare” e questo un cristiano non completamente rincoglionito lo sa.
“Nell’antica Grecia c’era il rito del pharmakos. La polis si prendeva cura di alcuni indigenti che venivano foraggiati e alloggiati; quando sulla città si abbatteva una sciagura di qualche tipo come una peste o una carestia, venivano sacrificati a qualche dio per ristabilire la normalità.”
Questa scusa dove l’hai letta?!?
Premetto che l’interpretazione che ho dato de L’esorcista è la mia, discutibile come tante altre, suscettibile di essere rigettata totalmente, mi preme solo sottolineare:
Uno dei cardini del cristianesimo, di cui ho avuto un dotta educazione e di cui sono stato catechista della dottrina prima di diventare agnostico è che: (immagino che non si debbano mettere dei puntini dentro dei puntini, ma vabbè):
1) Soffri perché Dio vuole testare la tua fede. La nota pazienza di Giobbe in cui Dio e il Diavolo si sfidano sulla pelle di un uomo.
2) Soffri per un bene superiore di cui non sei a conoscenza.
3) Se soffri bene e accetti la cosa avrai il Paradiso.
I sacrifici umani ci sono sempre stati. Nell’Iliade per partire per Troia mi sembra venga chiesto il sacrificio della figlia di Agamennone. Nella Bibbia c’è il sacrificio di Isacco.
Il rito greco ricordo di averlo letto anni fa Nel ramo d’oro di Fraze, e l’ho citato così come me lo ricordavo.
hmmmm, non direi, il discorso sulla sofferenza è molto complicato, ma il messaggio generale è quello di non perdere la fede di fronte alla sofferenza (da cui Gesù che muore in quel modo atroce). Ma al netto della teologia spicciola, riconoscerai che pensare che per gli autori Chris se l’è cercata è forte e solo una persona spregevole può desiderare qualcosa del genere. E’ Satana a fare soffrire GIobbe, non Dio
Sui sacrifici umani altro discorso molto complesso (anche per questioni di fonti), ma in generale erano limitatissimi tra romani (che fanno l’ultimo dopo la sconfitta a Canne contro Annibale, e già era una cosa in disuso, Tito Livio racconta la cosa con certo imbarazzo) e i greci (di cui francamente non ho memoria di uno specifico – ma sono anche episodi su cui si tende a glissare). Però la storia del pharmakos (che è anche come viene chiamata la cicuta che uccide Socrate…intendi dire che li avvelenavano?) non mi torna e andrebbe circostanziata (quale polis e quale tempio – ovvero per quale Dio – faceva questo)?
Non vedo perché dovrei immaginare che l’autore dovrebbe essere una persona spregevole, supponendo fantasiosamente che la visione di William Friedkin coincida con la mia.
Dio e Satana fanno una scommessa.
Il ramo d’oro di Frazer. Mi sembra di ricordare che ci fosse un capitolo dedicato ai capri espiatori. Se non ricordo male i prescelti venivano condotti fuori dalla città, una volta che si erano caricati di tutti i peccatti, scacciati e lapidati.
di recente ho giusto visto un’intervista a Padre Vincent Lampert, uno dei più importanti esorcisti americani ed allievo di Padre Amorth; parlando del film L’Esorcista diceva di averlo apprezzato perché è piuttosto fedele alla realtà di un vero esorcismo
Un piacere leggervi quando andate così a fondo, sul serio.
Film che mi ha fatto godere, già in tenera età . Quando a 8 anni mentre guardo Lady Oscar su Bim Bum Bam durante una pubblicità vedo una bimba saltare sul letto a ripetizione e poi quel sorriso .. così bello.
All’epoca non c’erano fasce orarie e scioccai…il panino con la Nutella rimase fermo lì davanti la mia bocca e la sera andai a dormire..ma non dormii.. perché i miei lo videro e si, ascoltai quella voce asessuata dalla mia stanza quella volta e altre 100 nei miei sogni.
E creai un mito che finì a 13 anni quando lo vidi e non mi fece questo grande effetto.
Anzi da allora trovai molto più forte ciò che si evince dalla prima recensione lassù… Il NON DETTO .NON VISTO, NON SPIEGATO E NON FATTO tengono il film a livelli stellari fino alla manifestazione vista con trucchi e maschera.
La pipì …. Il rumore in soffitta .. il sogno di Karrass.. quella stanza con la finestra aperta… Lei che inizia a fare cose strane… Quello ancora oggi mentre scrivo causa pelle d’oca. Dopo …. Il nulla. Un filo. Di mostri . Ma il nostro Friedkin ci ha fatto volare mezzo tempo con quella politica del non spiegare nulla per farti entrare in un territorio dove ciò che manca lo metti tu con le tue fantasie e paure…. Siamo in zona 2001 odissea nello spazio , nel finale della stanza … Ciò che manca lo metti te e , secondo me, solo i grandi riescono a fare cose simili così profonde per lo spettatore che segue con attenzione.
Una chicca.
A me, forse la scena più potente della storia del cinema è anche la più semplice seguendo il filone appena detto del non spiegato .
In Iraq si parla, si guardano i reperti e mentre si maneggia la statuetta che ancora oggi si può vedere al British Museum qua dietro… Un orologio fa un baccano, quello a pendolo che fa davvero casino.
Si cita la parola “evil” ed ecco che quel rumore si ferma come se la mano di qualcuno sia entrata nella stanza e abbia cambiato le regole di Matrix…brividi.
Questo è cinema, questa è arte.
Bel pezzo anche questo. Io dico solo che quando lo vidi ero un ragazzino e il film mi terrorizzò così tanto perchè il modo in cui è girato ti entra dentro come fosse una vicenda reale, in un momento in cui sei li che tra comunioni, cresime e catechismo è la fase della vita in cui la Cristianità ce l’hai addosso come il sudore dopo una sauna. E quindi alla fine della visione non ebbi mai risposta alla mia domanda: ma se è tutto vero, ed è evidente che lo è, come si fa a evitare di essere impossessati? Dio aiutami! Mi senti? Aiutami non voglio finire come Regan! cosa devo fare? Nessuna risposta. Da li il terrore (fear) che ti entra dentro e ci rimane.
Non volevano spaventare il pubblico ed è venuto fuori “L’esorcista”, mi immagino se avessero avuto intenzioni serie.
Il film è giustamente un classico, grande tensione, grande Mike Oldfield.
Interessante la questione sul finale buono oppure cattivo. Ragazzina guarita e due sacerdoti morti, per molti che conosco sarebbe un tripudio. Io non saprei, sono più per il mezzo e mezzo.
eh! a me è sempre sembrata un gran paraculata, nel senso che ha il merito di aver intercettato il mood del pubblico del suo tempo, ma l’ultima volta che l’ho scritto uno dei recensori mi ha dato del coglione quindi non lo faró mai piú. :P