Lo so, lo so, speravate che si sarebbe occupato Stanlio di questo film, ma vi beccate me! Il mio livello di conoscenza in ambito videogiochini pew pew è quello che è. Mi piace molto giocare a Worms con l’iPad, vale? Su Uncharted non ne parliamo.
Fondamentalmente so due cose su Uncharted:
1) è un videogioco;
2) ci si gioca con la Play.
Ma, siccome sono un consumato professionista, ho fatto un po’ di ricerche, cioè ho aperto Wikipedia e letto i primi paragrafi, e in breve ho scoperto che Nathan Drake, il protagonista dell’amatissimo franchise videoludico noto come Uncharted, è “descritto come un cacciatore di tesori professionista con un background losco”, che il suo aspetto è ispirato a quelli di Johnny Knoxville e Harrison Ford e che è stato progettato per essere un uomo comune che “inciampa mentre corre, a malapena supera gli ostacoli quando salta e riconosce l’assurdità delle situazioni in cui si ritrova”.
Naturalmente il primo attore che viene in mente a tutti in un ruolo del genere è Tom Holland, un giovanotto dal look sbarbato e salubre, che probabilmente non ha mai inciampato una singola volta nella vita e sa fare parkour. Così, a naso, mi verrebbe da pensare che non c’entra un cazzo con l’avventuriero dal fascino ruvido protagonista dei videogiochi.
Ora, se da un lato un po’ capisco la mossa, perché il Nathan Drake originale era chiaramente ispirato a Indiana Jones e qui si voleva un po’ variare per non risultare troppo derivativi, dall’altro la scelta di Tom Holland mi ispira una riflessione sul diverso status dei film tratti da video game e da fumetti. Questi ultimi sono arrivati in una fase della loro evoluzione in cui si è capito che l’importante è essere fedeli al nucleo fondante dei personaggi, e per il resto ci si può permettere qualche tradimento qui e là per arrivare alle stesse conclusioni (vedi quell’altro film con Tom Holland uscito di recente). I primi invece non hanno ancora imbroccato una formula vincente e si arrabattano caso per caso.
Il problema, per come la vedo io – che, lo ribadisco, sono totalmente profano – è che i film tratti da fumetti non si vergognano più di abbracciare il materiale originario, mentre quelli tratti da video game un po’ sì. E cercano di ovviare non adattando il cinema al videogioco, ma il videogioco al cinema. Dunque vai di prequel, che è una delle formule più risapute per adattare qualcosa senza veramente adattarlo (vedi l’ultimo Tomb Raider). Vai di namedropping, vai di personaggi che non hanno né le caratteristiche fisiche né quelle psicologiche delle loro controparti. La scelta di Tom Holland la dice lunga: non è l’attore che si adatta al personaggio, ma il personaggio che viene modificato e adattato intorno all’attore, che è famoso e dunque porta culi al cinema. È lo stesso ragionamento che si faceva una volta con i fumetti: chi se ne frega se ricorda il personaggio, l’importante è che sia riconoscibile e becchi il target utile! Chiamami George Clooney! E portami un caffè.
Torno a Spider-Man, un po’ perché c’è lo stesso attore e un po’ perché mi sembra l’esempio perfetto della differenza tra i due generi: quei film cambiavano molti dettagli di superficie per arrivare al cuore di Peter Parker e del suo mondo, adattarlo al nuovo millennio e al cinema. Uncharted invece sembra un film di dieci, vent’anni fa per come fa l’esatto opposto: tradisce quasi tutto, salvandosi in corner con qualche strizzatina d’occhio per dire ai fan “Questa la dedichiamo a te, homie”. In sintesi: il money shot di Nathan Drake con la maglietta a maniche lunghe e le fondine sotto le ascelle c’è. Il “cacciatore di tesori professionista con un background losco” che ricorda Johnny Knoxville e Harrison Ford è rimasto a casa.
Poi c’è sempre il problema della differenza sostanziale tra cinema e video game: un medium passivo da una parte, uno interattivo dall’altra. Uncharted, il franchise di video game intendo, ha la fortuna di essere molto cinematografico a monte, cioè di essere costruito come una versione interattiva dei blockbuster di avventura alla Indiana Jones (citato direttamente nel film per far vedere che “sì, c’è consapevolezza, siamo un passo avanti a voi”). Questo per un videogioco può essere un selling point: torni a casa dal lavoro, ti schianti sul divano, accendi la PlayStation e giochi a fare Indiana Jones. Ma, se togli a questo l’interattività, ti ritrovi solamente con un clone di Indy meno interessante.
Non so se mi sono spiegato, non voglio assolutamente gettare fango sui video game. Dico solo che da una parte è l’immedesimazione interattiva a farla da padrona, e va bene anche se alcuni dettagli sono scopiazzati da questo o quel film, l’importante è che siano ben inseriti nel contesto di gioco e mantengano l’illusione che TU sei un cazzo di avventuriero raggedly handsome che se ne va in giro per il globo a sparare battute, conquistare belle donne e recuperare tesori. Un film ha bisogno di altro per far scattare l’immedesimazione, ed è più difficile farlo con personaggi generici e di seconda mano.
Per arrivare al film, Uncharted, seppur diretto da quell’infame di Ruben “passerò alla storia per Zombieland” Fleischer, fila abbastanza via liscio, al di là di una parte centrale un po’ appesantita e di caratterizzazioni che definire vaghe sarebbe un complimento. Tutti ricadono bene o male in uno stereotipo, specialmente i due protagonisti, Nathan e Sully (un Mark Wahlberg al minimo contrattuale, sia in termini di prestazione che di presenza in scena), che dovrebbero essere tipo Riggs e Murtaugh ma che, proprio perché hanno caratteri poco definiti e pochissimo diversificati, non funzionano come buddy movie comanda (oltretutto, come mi spiega un’amica gamer che qui chiamerò Jamie Lee De Curtis, nei giochi il loro rapporto è più padre-figlio che buddy cop). I personaggi di contorno sono funzioni narrative e l’unica bella sorpresa, un certo personaggio che incontra una brutta fine prima di quello che ci si aspetta, è rovinata da uno dei PG-13 più casti che si siano mai visti.
L’atto finale, bisogna riconoscerlo, è abbastanza divertente. Da quando Drake e Sully ritrovano il tesoro di Magellanovattelapesca (in una scena che sembra fare il verso ai Goonies), allo scontro aereo a bordo di antichi galeoni trasportati da elicotteri, il film si rianima quel tanto che basta per non farsi detestare.
Ma è tutto fast food, tutta fuffa. È quel tipo di film pensato per due tipi di pubblici molto precisi: da un lato i bro che vanno in massa a vedere qualunque cagata generica purché riconoscibile (e infatti al cinema con me c’era la classica cumpa di liceali, rigorosamente con la mascherina giù). Dall’altro i fan dei video game che, come facevamo un tempo noi fumettari di fronte ai primi, timidi cinecomics, punteranno il ditino e daranno di gomito all’amico di giocate a ogni namedrop, a ogni scena presa di peso dai giochi (mi dice Jackie Lang che ce ne sono diverse), a ogni cameo-che-solo-noi-capiamo (ce n’è uno).
Uncharted non è un film: è marketing, è IP, è una roba che fai perché ha senso da un punto di vista aziendale, non perché dietro ci sia un’idea. E, chiariamoci, questo vale anche per Marvel, Star Wars e tutta la baracca, ma ci deve essere almeno una scintilla creativa dietro, un barlume di crederci davvero che qui, purtroppo, è assente. Prova ne è il fatto che i trailer si erano giocati persino la scena dopo i titoli di coda, un tabù per qualunque cinecomic che si rispetti, pur di rassicurare i fan dei videogiochi su un certo dettaglio del look di un certo personaggio.
Ah, e la scena dopo i titoli di coda è anche la cosa migliore del film, ci credete? Archiviata la pratica della origin story, quei due minuti azzeccano il tono e il look del cinema d’avventura classico, tutto location esotiche e loschi occidentali in locali malfamati e umidi, meglio dei 110 precedenti. Quello era il film che volevo vedere e spero che, in caso di un sequel, Sony rinunci ai roboanti terzi atti in CGI e ci regali qualcosa di più concreto, tra zanzare, machete, panama e rispetto minimo sindacale delle leggi della fisica.
PlayStation Store quote:
“Tomb Raider + Arma letale, ma peggio”
George Rohmer, i400Calci.com
a sto giro anche no…ho provato anche a guardare l’ultimo Tomb Raider..annoiato dopo 20 minuti…anche lì attrice che non ha un senso per il ruolo…Angelina e il suo t.r. forse unico film sensato del genere
Beh, in realtà la Vikander è perfetta per interpretare la Lara Croft della trilogia reboot, sia per aspetto fisico che ancor più per capacità attoriali (laddove invece la Jolie è proprio non pervenuta).
Nathan
il primo T.R. aveva la risoluzione grafica che si poteva avere ai tempi …quindi l’unica cosa che si sapeva era che la protagonista dovesse essere magra mora e con le tettone…quelli dopo chi li ha mai cagati dai
Troppo derivativo e troppo legato all’azione il materiale di partenza, avrebbero dovuto veramente crederci tutti fortissimo per farne uscire qualcosa di buono. Se togli l’interattiva a Uncharted ti rimane solo la noia di uno che fa salti improbabili da 20 metri e atterra illeso mentre urla Nomi Storici Random per giustificare il prossimo salto della fede
(disclaimer: il videogioco, per me, è bellissimo e divertente, ma senza il pad in mano rimane ben poco)
Per chiarire, sono molto più fiducioso per l’adattamento di The Last of us perché, pur essendo anche lui derivativo, ha un lato narrativo più solido, mentre Uncharted punta tutta sulla spettacolarizzazione dell’azione.
Peccato, ma non credo che avremmo perso tanto in ogni caso.
Il paragone con la Marvel e SW secondo me è azzeccatissimo. Per quanto siano tutti prodotti “industriali”, dei marchi di casa Disney si occupa, almeno a tratti, qualcuno che è sinceramente appassionato del materiale all’origine di tutto, e quando non succede ce ne accorgiamo.
Qui no, è pura plastica.
Ecco, io invece ho giocato a tutti gli uncharted (capitoli secondari e spin-off compresi).
Devo dire che il film a me è piaciuto molto e sono stato con il sorrisone in faccia almeno da tre quarti del film fino alla fine.
Però uscendo dissi a mia moglie: “questo è un film strano, perché i non conoscitori dei vg non lo apprezzeranno a pieno, mentre i videogiocatori che si aspettavano una trasposizione fedele ne rimaranno delusi”.
Secondo me, in ogni caso, hanno centrato il punto riproponendo il materiale di partenza, ma variando quel tanto che basta per risultare simile ma non uguale.
Qua siamo dalle parti di iron man 3, per intenderci: io sono tra chi aveva apprezzato la svolta de Il mandarino “cialtrone”, perché settava il punto che l’mcu è ispirato ai marvel comics ma non ne è una mera trasposizione.
Questo film innanzitutto racconta una caccia al tesoro originale (lasciando da parte quindi le città perdute che caratterizzano i capitoli principali della saga: Eldorado, Shambala, Iram dei pilastri, Libertalia), ma lo fa pescando spunti trasversali da tutti i capitoli, così da raccontare le prime avvunture di nathan, non proprio trattate nei videogiochi.
Su questo aspetto potevano rischiare di cercare di fare un film canonico con i videogiochi, che si inserisse tra un capitolo e l’altro, ma saggiamente hanno evitato: economicamente avranno più spazio di manovra in caso di seguiti (e la scelta di un giovane drake punta a farne almeno altri 2 o 3, secondo me); transmedialmente parlando, anche: perché le probabilità che sbagliassero qualche dettaglio di backstory sono molto elevate, come dimostrano tanti altri film prima di questo.
Il videogioco però è molto action e con una forte componente di shooter in terza persona, qua quasi totalmente mancante: il kill count arriverà a circa 14-15 mercenari, dei quali nathan ne ammazza forse 5.
Nei videogiochi il contatore stimato medio arriva a numeri assurdi a 3 cifre, raggiungendo le 4 cifre se si sommano più capitoli insieme.
Tant’è che la frase “kill all the humankind” ironicamente descrive bene l’approccio di drake.
Sull’ispirazione ad indiana jones trovo sia un po’ più complessa la questione: dai film di indiana sono derivati alcuni videogiochi bellissimi; dai film e dai quei videogiochi è nata la saga di tomb raider che però stava stagnando verso la metà degli anni 2000; uncharted è, secondo me, più figlio di tomb raider e nipote dei vg di indy, mentre i film di indy sono una sorta di prozio.
Nota curiosa: dopo uncharted, tomb raider è stato rebootato in una (splendida) trilogia molto più simile ad uncharted… ed è questa versione che è tornata al cinema qualche anno fa, discostandosi molto dai vg anni 90 e dai relativi film con la jolie.
Sulla questione del cast: per fortuna che abbiamo scampato mark whalberg come nathan drake. Era stato il mio terrore per alcuni anni (inizialmente infatti doveva essere così, prima del passaggio al ruolo di sully: meglio, ma non benissimo).
Nathan Fillion satebbe stato un protagonista perfetto e questo fan film lo dimostra chiaramente:
https://youtu.be/v5CZQpqF_74
Infine a riguardo del cameo segnalo:
L’uomo sulla spiaggia che vede arrivare nathan e chloe, dicendo “anche a me è capitato una volta”, è nolan north, storico doppiatore videoludico (lui e troy baker sono probabilmente i più bravi e i più prolifici), nonché voce di nathan drake.
Comunque per me già solo scene come quella dell’abbordaggio tra galeoni volanti vale la visione del film e soprattutto la visione in sala!
Nathan
Grossomodo d’accordo, lo “spirito” del gioco c’è anche se depauperato della violenza (ma ci sta essendo il giovane Nate e non il genocida adulto), della trasposizione non mi va giù per niente come hanno adattato i personaggi (Wahlberg non aveva alcuna voglia di lavorare, forse lo disturbavamo mentre faceva le sue 356 preghiere giornaliere) ma Holland ha fatto un buon lavoro col materiale a disposizione. È un filmetto divertente che ti diverte per quelle due ore ma che poi ti scordi dopo una settimana, non credo avesse altri obiettivi.
Massì, è quello che cercavo di dire sotto con le mie solite duecentomila parole.
Nemmeno a me convinceva un cazzo Holland, invece per come hanno congegnato il tutto ci sta alla grande, e lui ha lavorato bene.
Riguardo al bodycount, credo che seriamente nessuno si potesse aspettare le triple cifre (perché quelle sono) della serie videoludica. Ma in nessun tipo di film, a parte il PG-13.
Si vabbe ma non vale riscrivere lo stesso commento che ho letto in un altro sito però.
Lo conoscevo già 😂
Io non posso che concordare con le considerazioni sul rapporto fra Film e Videogiochi fatte dal garbato recensore.
Per quanto non sopporti la faccia di Tom Holland, cercherò di vedere il film solo perchè mi piacciono le avventure. Sicuramente non sarà un buon film, speriamo non pessimo.
I film tratti da videogiochi hanno fallito tutti miseramente. Tomb Raider, il primo (che è un brutto film, intendiamoci) è forse l’unico con un qualche guizzo.
Credo che la situazione peggiorerà progressivamente.
I videogiochi ( forse a partire da Metal Gear Solid) hanno mutuato la grammatica cinematografica. E hanno a questa aggiunto la possibilità di essere protagonisti. E avanzando la tecnologia sono in molti casi diventati film interattivi con scarsa capacità di movimento per il giocatore ma in compenso totale immersività. Quindi il Gioco che si fa Cinema. Imita il Cinema, e ne imita le trame.
E poi il percorso inverso, che crea inevitabilmente un corto circuito: Gioco che ridiventa Cinema.
Cioè: un gioco si ispira a Indiana jones e poi il film che si ispira a quel gioco ritorna a essere cinema.
E qui il cinema non può che fallire. Come in ogni successiva registrazione da nastro a nastro introduce nuovo rumore, il passaggio Cinema-Gioco-Cinema riportando il gioco all’originale da cui si ispira non può che fallire miseramente rispetto all’ispirazione.
Inoltre cerca di dare UN volto ai milioni di volti che si sono identificati col personaggio. Cerca di aggiungere attributi umani ( i sentimenti) a droni mossi con la x e il O. Si perde in immersività e quasi mai si guadagna in Pathos.
Forse mi sono capito solo io con questa uscita.
Un po’ ci credevo perché nonostante ci siano intere sessioni in cui si spara a più non posso, tutti i giochi di Uncharted hanno quintali di roba che si poteva prendere paro paro e trarne un film. Apprezzo che abbiano scritto una storia nuova di zecca apposta per il film, ho apprezzato le strizzatine d’occhio e alcune scene sono effettivamente spettacolari. Ma il film purtroppo è veramente poca roba. Un’avventura random sulle origini di Nathan (e Sully) che può portare ad una serie di pellicole con Holland e Marky Mark. Troppo poco per promuoverlo.
Questo è stato il film del mio ritorno in sala da inizio pandemia, fondamentalmente perché il mio primo erede maschio si è mangiato sulla play la trilogia originale e gli è arrivata una bella pagella di primo quadrimestre… e allora andiamo.
Da bravo completista, sapendo da tempo del film in arrivo, mi ero fatto al volo tutti i VG anche io, così da avere un quadro chiaro.
E vi dico che non concordo in toto con la recensione.
Secondo me hanno fatto un bel lavoro, che piacerà al pischello occasionale che va al cinema a vedere Tom Holland come al vecchio calcista che va per Marky Mark <3 .
E guardando mio figlio col sorriso stampato in faccia mentre guardava le scene d'azione rocambolesche (azzeccato appieno il senso dell'azione del materiale di partenza), non potevo fare a meno di pensare a me davanti a Indy (non è ASSOLUTAMENTE un parallelismo, ci mancherebbe: è un elogio al saper divertire, che dovrebbe essere il fondamento di un film).
Dice però bene George che la scena che azzecca più di tutto il tutto è quella dopo i titoli di coda (la SECONDA :D ): atmosfera, personaggi, timing, battute. Lì c'è già tutto bello e pronto il secondo film e infatti non vedo l'ora di vederlo, e allora scusa, ma se uno è bravo a fregarmi col marketing, ma mi fa contento, io gli posso solo dire bravo, non è che posso incazzarmi.
Dicevamo, ecco, la scena che azzecca soprattutto la location. Perché il bello della saga di Uncharted è l'esoticità costante, è proprio una della cosa che dà il piacere di giocarlo al di là dello spara-spara in 3rd person e di "enigmi" da ritardati.
Qui invece si parte a Boston, ci si sposta a New York, per poi volare a Barcellona – che capisco possa essere esotica per l'adolescente americano medio, ma per noi è la più italiana delle metropoli europee.
Ecco, a metà film, come ha detto George, temevo davvero che saremmo rimasti inchiodati in location fichette dell'occidente per tutto il tempo, con credibilità di enigmi e tracobetti pari a zero. Salvataggio nei 40 minuti finali che, sono sicuro, saranno la colonna portante dei prossimi 2-3-4 film, ora che è stata archiviata la origin story.
Saro’ breve.
Gli Uncharted, soprattutto il 2, erano gia’ i migliori film di loro stessi.
Gia’ un fallimento annunciato.
Lieto di averci visto giusto.
Ecco, avrei scritto lo stesso commento, anche se non ho ancora visto il film. Per me è proprio sbagliata in partenza l’idea di fare un film su un videogioco che già di per sé è strutturato come un film, e che già di suo è una mezza copia di Indiana Jones + Tomb Raider, quindi non ha nemmeno un’identità così forte da potersi ricavare una sua mitologia al di fuori del medium di appartenenza.
I videogiochi comunque sono belli, caciaroni e rilassanti, durano poco, sono facili, ottimo passatempo.
comunque un film preso da videogioco che non mi era dispiaciuto nonostante non avesse niente a che fare col gioco in sè fu l’ormai impolveratissimo Final Fantasy…una roba costosissima in cgi e avveniristica per i tempi e che, nonostante il titolo acchiappone, fu un megaflop… vedo che dopo 25 anni non hanno ancora imparato che se vuoi trasporre un videogame l’unica via sensata è farlo tutto in cgi..(vedasi Warcraft, poi naufragato perché forse troppo ambizioso) infatti quando giocavi ai vari stracraft o warcraft dei primi 2000 (gli unici che ricordo ma.la grafica era quella che era e soprattutto erano giochi di ruolo con storie e tante personaggi “cinematografabili”) sbavavi davanti alle intro cinematografiche in grafica superiore tra i vari capitoli o alla fine del gioco…poi ricominciavi a giocare e ti instristivi davanti ai pixeloni. Adesso(da almeno una decina d’anni dai) i giochi hanno una grafica esagerata e non c’è più alcun scostamento tra la parte giocata e la parte cinematografata..l’unico modo per tornare a rendere brutto il gioco è appunto trasporlo con esseri umani e ambientazioni reali…ma è anche l’unico modo perché la versione cgi bellissima di un gioco già bellissimo… sinceramente cazzo ce ne frega?
mi autocorreggo per quel che vale..Warcraft non era tutto in CGI, avrebbe dovuto esserlo
Non ho ancora capito e mai capirò perché io a 8 anni riuscivo a immedesimarmi in un uomo di quasi 40 che cercava tesori ma oggi se non c’è un ragazzino di 20 i regazzini spettatori proprio non ce la fanno. In Indy si vedevano cuori strappati a mani nude e qui si vedrà si e no un coltellino svizzero. Il cinema è mezzo morto, quello per ragazzi è ancora peggio, una fogna a cielo aperto.
Sul rapporto tra videogioco e sua trasposizione cinematografica sono sostanzialmente d’accordo, ma sulla scelta dei personaggi…permettetemi, non c’avete capito proprio una fava. Almeno George lo ammette in apertura del pezzo che non ne sapeva nulla, ma voi altri che commentate (non tutti)…fiato alla bocca a vanvera.
Holland è stato scelto partendo dal Nathan Drake giovane preso paro paro dal VG, non solo ci somiglia ma ne ha anche le doti fisiche e atletiche per rendere al meglio quanto visto in game.
Stesso discorso vale per il Tomb Raider con la Vikander, ma per fortuna, qualcuno ha già fatto riferimento alle nuove versioni di Lara a cui è ispirato.
In ultimo, sentir parlare di scene più aderenti alle leggi della fisica, dopo aver esaltato (giustamente) Indy che fra cuori estratti ancora pulsanti a mano dalla cassa toracica, cavalieri crociati ancora in vita e [aggiungere scena a piacere], con la fisica ha ben poco con cui spartire, mi fa pensare che il commento sia strettamente fazioso e pateticamente nostalgico dell’epoca d’oro del cinema d’avventura che fu.
Non fa una piega. Quello della nostra percezione infantile, dell’imprinting cinematografico e del ricordo è sempre un tema insidioso. Ma forse, parlando di leggi della fisica da rispettare, il recensore si riferiva ad una credibilità interna. In indiana jones ci sono cuori strappati e templari viventi all’interno della componente fantasy. Nella componente avventurosa invece c’è una ben equilibrata gestione delle (forzature delle) leggi della fisica che comunque, se non “addomesticate”, non si ha cinema d’avventura ma l’ispettore derrick. In questi film di plastica si parla di numeri fuori contesto, a getto continuo, superpoteri fantasy in un contesto “verosimile”, senza aver l’arte di rendere credibile l’uso universale della frusta. Perché indy era Cinema coi controcoglioni, qua, come dice Pier, si entra nel ristagno del film derivato da vg derivato da film. Altro campo da gioco
Sulla superiorità di Indy, sotto ogni punto di vista, non c’è il minimo dubbio…il mio non era un paragone qualitativo.
Il mio intervento, forse troppo fumoso per esser chiaro, non era per sottolineare la ovvia superiorità di indy, solo un bambino interverrebbe per farlo.
Tra tutti quelli che mi è capitato di vedere, credo che il miglior adattamento VG – cinema sia ancora il Silent Hill del 2006. Purtroppo svacca un po’ verso la fine e purtroppo hanno fatto un seguito che ha distrutto il franchise (che poi è morto anche a livello videoludico), ma azzeccava esattamente il tono e la messa in scena. Diciamo, la prima metà di Silent Hill resta per me il miglior adattamento videludico al cinema, ecco.
bravo…silent Hill anche per me gran film alla fine dei conti…anche se il gioco l’ho solo intravisto e mai realmente giocato.
Concordo su Silent Hill, unica operazione VG/film riuscita.
Fatti un favore, anche se ti venisse la voglia matta di recuperare il gioco, resisti e passa oltre. Già all’epoca, per quanto potesse piacermi, soffriva di alcuni evidenti problemi tecnici…oggi, è invecchiato veramente ma veramente male.
Il primo sì, indubbiamente. Già all’epoca era legnoso e anacronistico. Graficamente poi oggi è inguardabile.
Il secondo è un capolavoro assoluto che ogni videogiocatore dovrebbe conoscere. Anche questo un po’ legnoso, ma a livello grafico è bello ancora oggi e in fin dei conti i combattimenti sono una parte marginale, è più esplorativo. Ma la trama (che non c’entra nulla con quella seguita anche dai film, è una storia a parte) è clamorosa.
Il terzo è già una deriva più action ma come horror puro forse è il migliore, il quarto un esperimento (per me) poco riuscito, da lì in poi solo monnezza purtroppo.
Scusate per l’OT.
Io però vorrei spezzare una lancia a favore del primo gioco Silent Hill anche se non ne ero appassionato). Fu un ideona: data la scarsa capacità di calcolo della playstaion 1 come fare a sfruttarne al meglio le potenzialità? Avvolgere tutto nella nebbia. Se solo ciò che si trova all’interno del cono di luce può essere visto, si può concentrare tutta la potenza di calcolo solo lì.
Ed ecco come “less is more”, proprio come qualche horror low budget che non può far vedere tutto ma basa la tensione sulla paura pura.
sul giocare no problem… non ho mai superato neanche mezzo primo livello del primo tomb raider, silent hill credo di essere sempre morto attaccato da una specie di pterodattilo o quel che era…ho finito solo i flinstones sul nintendo classico e le campagne di starcraft e warcraft…poi la mia carriera videoludica si è conclusa per palese incapacità.
@Pier;
Io invece l’ho trovata fin dall’uscita di SH1 un’idea molto paracula…
Di certo non stupida, ma se poi il 90% si basa su di essa e la “narrazione” commerciale fu quella di aver voluto fare un gioco di atmosfera, allora la sensazione è che stessero cercando di coglionarci: hanno iniziato a spacciare la soluzione molto pragmatica ad un problema tecnico, non come punto di arrivo pratico, ma punto di partenza ideologico attorno a cui costruirci il gioco prima e la saga poi…
Poi SH2 molto bello (l’unico che ho giocato dall’inizio alla fine, compresi i finali multipli), peccato che hanno dovuto spiegare solo anni dopo dove stava un certo cadavere, dopo averne confermato l’esistenza: nel gioco praticamente sono informazioni non esistenti.
Il primo film di Silent Hill, non solo è fatto bene, ma per me è un piacere riguardarlo di tanto in tanto, perché prima di essere un film tratto sa un vg è un solido film horror.
Comunque, oltre a Silent Hill e a questo Uncharted (perché sicuramente lo promuovo come film: non perfetto, ma soddisfacente), secondo me ci sono altri esempi di prodotti del genere onesti e promuovibili, verso cui la critica è stata fin troppo ingeneroso: il già citato Tomb Raider dei reboot, il film di Assassin’s Creed o, per passare all’animazione, la serie netflix su Castlevania.
Menzione la merita anche il film di animazione che si innesta nella continuity dei giochi arkham di batman (assault on arkham), ma in quel caso la trasversalità mediatica (almeno “fumetto – videogioco – film”, se non addirittura con passaggi più intricati) rende un po’ complessa l’attribuzione del film alla categoria “tratti da un videogioco”.
L’IP che realmente vorrei vedere al cinema è The Order 1886: un videogioco troppo film, per aver funzionato come videogioco (seppur visivamente ancora oggi spettacolare, nonostante gli anni alle spalle), ma per il quale hanno creato un world building, un’estetica ed un’iconografia che meriterebbero di non essere sprecate… gli spunti del cliffhanger per il seguito, secondo me, potrebbero benissimo essere ripresi e continuati con un film.
Nathan
The Order come gioco mi fece incazzare tanto (praticamente 5 ore e mezza di camminata e mezz’ora di sparatorie brutte) ma come film lo andrei a vedere di corsa…
@Nathan
Non sono d’accordo su Assassin’s Creed, malgrado si veda che ci abbiano voluto provare, è innegabile che la riuscita sia tutt’altro che apprezzabile.
Mi pare di ricordare che fosse, più o meno, basato sul primo della serie…quello cioè, dove per i tre quarti del tempo gioco si è in Terra Santa a sforacchiare i templari, ad arrampicarsi fino ad altezze folli per poi fare i salti della fede per sbloccare zone della mappa. Io non c’ho trovato niente di tutto questo, magari lo ricordo male, probabilmente la sabbia a schermo a ottenebrato pure la mia memoria oltre che le immagini durante il film.
Avevano per le mani un’IP della Madonna e l’hanno utilizzata per pulircisi il culo, a sto punto preferisco nettamente Prince of Persia con Gyllenhall.
Ecco, prince of persia invece per me è uscito male.
Comunque anche Assassin’s Creed raccontava una storia unica, non basata sui videogiochi: se non ricordo male l’antenato di fassbender era uno spagnolo del ‘400/’500, quindi semmai contemporaneo di Ezio di AC2.
Forse le atmosfere arabeggianti della spagna del periodo richiamavano le atmosfere di acri del primo videogioco?
Nathan
@Nathan
Mi sa che sull’ambientazione c’hai ragione tu.
il film di Assasin Creed in sè è una delle cose più abominevoli mai pensate e girate…e ci hanno infilato degli attori seri…incredibile
Vedere che nel 2022 si combinano le stesse boiate nei film tratti da videogiochi non mi fa ben sperare per quel progetto di portare al cinema Metal Gear Solid…
Più o meno concordo con George. Ho molto amato i giochi e quei personaggi, e questo film per certi versi si vede che vuole bene al materiale di origine, ma non va fino in fondo, non ci mette l’anima e lascia l’amaro in bocca: ci mette il grande cast, ma nessuno che convinca veramente del tutto (a parte forse Banderas, peraltro sprecatissimo); ci mette le citazioni e le strizzate d’occhio, ma sono così telefonate che sembrano quelli che vogliono fare una battuta ma per paura che non venga capita te la spiegano subito dopo (dopo averla raccontata male) o peggio, se è scritta, LA SCRIVONO IN STAMPATELLO CHE NON SI SA MAI; ci mettono origin story dei personaggi, ma se il livello è di quella di quel certo personaggio femminile grazie, ma faccio anche senza.
Sono uscito dal cinema che non ero né deluso, né contento, che è forse la reazione più brutta verso qualcosa che ti vuole offrire un contenuto. Per qualche fan sarà stato il giorno più importante degli ultimi tempi, per me era domenica.
Il problema è che i videogiochi proprio mal si prestano ad essere trasposti in un film. Hanno delle dinamiche narrative completamente diverse (e spesso di bassissima qualità). Come ha scritto qualcuno, i videogiochi di uncharted sono i migliori film di se stessi. E concordo che la cosa migliore vista al cinema tratta da un videogioco sia silent hill.
Sono però in disaccordo con la prognosi: non è questione di crederci, come lo era nel caso dei fumetti. Certo, per cose più cartoonesche lo diventa, ma è pino la fuori di giochi che vogliono essere iper realistici, a cominciare dalla trama. A mio avviso la questione è molto più semplice: prendi il soggetto e butta via tutto il resto. La genialità di un videogioco non è MAI nella trama (anche quando sembra che lo sia non è, sono trame che non hanno alcun ritmo peraltro, discorsi che vengono diluiti anche in 50/ 100 ore), casomai è nel gameplay.
Nel caso di uncharted, non ha alcun senso prendere le esagerazioni fisiche che Nathan affronta nel gioco, perché mentre lì funzionano bene (ANCHE perché sono esagerazioni – ma consideriamo che in un gioco si muore anche male mille mila volte), al cinema risultano ridicole e forzate nella maggior parte dei casi. Specie se non hanno giustificazioni.
Che bello comunque vedere che Indy rimane ancora l’unica possibile pietra di paragone e che nessuno ci vada manco vicino.
Visto ora e per me grosso sì. Tiene tutte le caratteristiche che amo del videogame (avventura, location wow e stunt inverosimili), limando la roba che apprezzi solo col pad in mano (lo sterminio). Io l’ho trovato divertente e, se posso, cento volte una roba così piuttosto che le auto attaccate alle liane dell’ultimo f&f.
Non è un film indimenticabile, ma per me fa il suo anche nel tentativo di intrattenere i ragazzini di oggi.
Spero forte la saga continui.
L’ultima cagata generica purché riconoscibile che sono andato a vedere col mio bro è stata Resident Evil: Welcome to Raccoon City. A questo giro però passiamo.
Oh invece visto ieri e mi sono divertito tantissimo, tanto amore per il prodotto originale e forse chi non lo ha giocato non può cogliere come tutto funzioni bene
Arrivo lunghissimo. Visto ieri e l’ho trovato carino, mi sono divertito molto. Forse complice il fatto che, non conoscendo il videogioco né informandomi preventivamente, mi ci sono approcciato senza preconcetti.
A tal proposito mi chiedo, è veramente importante la fedeltà all’opera originale per fare un buon prodotto? Perché così fosse allora dovremmo applicare lo stesso metro di giudizio a film derivati da fumetti, videogiochi, libri, personaggi reali o anche da altri film.