Dal 4 al 13 marzo, si terrà a Verona EXTRA sci-fi festival. Per l’occasione, siccome venerdì 11 marzo in particolare si terrà un’intera giornata di studi su Philip K. Dick, vi proponiamo l’opinione di Bongiorno Miike sui quarant’anni di Blade Runner.
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[QUESTA RECENSIONE ANDRÀ IN ONDA SENZA SUPPORTO DI IMMAGINI PER STIMOLARE LA VOSTRA FANTASIA. GAUDEAMUS IGITUR]
“Miike”
“Nanni?”
“Devi tornare a Valverde, Miike”
“Nanni sto cercando di trattare l’acquisto del Chelsea da Abramovich, non si potrebbe rimandare?”
“No”
“È una cosa così urgente?”
“Un lavoretto semplice, un po’ delicato, ma da fare subito”
“L’ultima volta che mi hai detto così, mi avete infiltrato nel governo inglese facendomi passare per il parrucchiere di Boris Johnson”
“E nessuno ti ha scoperto…”
“Sì, ma lo vedi come va ancora in giro quello? A distanza di anni!”
“Miike…”
“Va bene, Nanni. Ma è una cosa semplice?”
“Semplice – semplice. Una cosa da niente”
“Da niente”
“Da niente…”
Scrivere qualcosa di nuovo su Blade Runner.
(Ah.)
Scrivere qualcosa di nuovo su Blade Runner in occasione dei suoi 40 anni.
(Ah.)
40 anni. 40 anni sono quasi cinquant’anni. E cinquant’anni sono mezzo secolo. Ve lo immaginate un secolo? È un sacco di tempo Cioè. Io, per dire. Non me lo ricordo dove ero un secolo fa. E voi? Ci pensate mai agli scherzi strani che fa la nostra memoria? Tipo che ci ricordiamo benissimo dove eravamo durante l’11 settembre o quando abbiamo detto per la prima volta “Eh, va là, sarà solo un’influenza un po’ più forte”. Mentre dove eravamo nel 1922… niente. Buio. Guarda te che roba strana.
(Ah.)
Lo so. Lo so. State pensando che io stia tergiversando perché non so che dire su Blade Runner.
Beh, una cosa da dire io ce l’ho: Blade Runner è un casino.
***
(No, aspetta Miike. Se inizi così poi ti si fanno senza chiedere permesso e senza pulirsi le scarpe sul tappetino. E forse avrebbero ragione. Prendila lunga. Prendila con calma)
Blade Runner per me è come la pizza. Quando ho voglia di sentirmi al caldo, in una dimensione famigliare, protetto nella mia immaginazione e abbracciato da una felicità rotonda: me lo guardo. Credo di essere giunto da qualche anno ben oltre la doppia cifra e posso citare buona parte del film a memoria. Ho visto tutte le versioni uscite. Le ho amate ciascuna a suo modo. Con passione. Come un tenero amante.
Riconosco al film di Ridley Scott (non a quella di Philip K. Dick), anche grazie all’opera divulgativa e educativa condotta su di me da Stefano “Dr. Tenebre” Moscardini (dopo un’imbeccata di Quantum Tarantino), un ruolo pionieristico. Nello specifico, sono fermamente convinto -e non lo sono solo io, direi- che Blade Runner sia stato il primo primissimo iniziatore di quello che, solo alcuni anni dopo l’uscita del film, sarà poi definito il genere cyberpunk. Primo? Certo, primo. Guardiamo alle date: Blade Runner è uscito del 1982. Neuromante, l’opera chiave di William Gibson e primo pilastro del cyberpunk, è del 1984. E io sfido chiunque a dirmi che Blade Runner, con i suoi neon, le sue strade, il suo debito con l’estetica giapponese, le sue armi non convenzionali e la sua tecnologia biosintetica non sia purissimo cyberpunk. Un cyberpunk che non sa di esserlo, ma comunque cyberpunk. Attenzione però: qui non stiamo parlando solo di tematiche. No. Blade Runner è puro cyberpunk anche nel suo modo di approcciare la narrazione, prediligendo l’estetica al contenuto, la forma alla sostanza, lo iocus al ludus e il ludus al certamen. Come ha giustamente notato e fattomi notare Stefano “PlasmaTorch” Moscardini: «il cyberpunk è quel mondo in cui la gente potrebbe guarire da ogni malattia attraverso la tecnologia ma preferisce farsi gli innesti per cambiare a piacimento il colore dell’iride.». In questo, Blade Runner è un vero e proprio manifesto ante-litteram: non un film, ma un embrionale e inconsapevole iniziatore di un qualcosa che, da lì a poco, sarebbe nato e si sarebbe diffuso. Poco. Perché, diciamolo: il cyberpunk è tanto bello quanto di nicchia. E questo molto ci spiega del relativissimo risultato al botteghino all’uscita di Blade Runner. Perché il cyberpunk è una cosa che se la fai bene dà fastidio, se la fai male è semplicemente orrenda come dice Stefano “Il passo di Dio” Moscardini.
Questi sono tutti i motivi per cui Blade Runner rimane per me un’opera imprescindibile. Come la pizza. A cui mi concedo spesso e volentieri. Come un tenero amante.
Ma fuori dal letto.
Nessuna pietà.
***
In questo secondo atto torniamo all’inizio e diciamo che Blade Runner è un grande, grandissimo, enorme casino. Ma non nel senso di insieme contaminato, di pastiche, di pout-pourri, di helzapoppin. No no. Blade Runner è un casino nel senso di casino. Nel senso della tua camera da universitario, nel senso del primo appartamento che hai affittato in vita tua e che hai arredato un po’ alla volta, pescando tra mobili di recupero, arredamento Ikea e “se me lo porti via te lo regalo”.
Blade Runner è un casino come il terzo cassetto a partire dall’alto della cucina, come il ripiano dei “maglioni e altre disgrazie” dell’armadio, come la tua vita il giovedì mattina durante un brutto hangover.
Un casino famigliare, a suo modo omogeneo, ma sempre un casino.
(Eh.)
Volete sapere che penso a ogni visione? Penso che ancora oggi, a 40 anni di distanza dalla sua uscita, Ridley Scott non abbia ancora capito cosa diamine volesse raccontare con Blade Runner. Proprio per quanto abbiamo detto sopra, il buon Ridley sapeva di voler raccontare qualcosa, ma cosa, esattamente, no. Aveva delle istanze, ma quali fossero: nebbia. E non sto parlando delle settordici edizioni del film, una per ogni anniversario e due per ogni supporto fisico dell’home video, non sto parlando di finali alternativi presi di peso dai girati altrui, non sto nemmeno parlando dei resoconti usciti dalle prime visioni resi pubblici recentemente da Mr. Harrison Ford agli Oscar (“Were they all on drugs? Flashback dialogue is confusing. Is he listening to a tape? Why do we need the third cut to the eggs? This movie gets worse every screening.”). No. No amici miei dagli sfinteri sifolini.
No.
Io sto parlando del fatto che se premi play in un minuto a caso e lo fai andare avanti per un quarto d’ora, hai la sensazione che dietro la macchina da presa ci siano almeno due registi diversi. O tre assistenti alla regia. E tutti quanti fatti di LSD tagliata male con le Frizzy Pazzy.
Sì. Lo so. Lo so.
Certi assunti tanto trancianti abbiano bisogno di un supporto concreto fatto di un paniere di esempi e focaccine. Ma io sono qui per questo, no?
Quindi iniziamo:
- L’evoluzione dei personaggi: quale evoluzione dei personaggi? Lo chiedo seriamente. Quale evoluzione dei personaggi? Deackard, Roy, tutti gli androidi di contorno sono delle figurine in due dimensioni attacca e stacca. Degli NPC di un open world mediocre che agiscono per comportamenti scriptati al limite del ridondante. Rispetto alla crescita lungo il film di Deckard, il percorso fatto da Anulu in Chi Trova Un Amico Trova un Tesoro sembra essere uscito dalla mente di Terence Malick. E poi Roy Batty, l’androide spietato a cui non fa caldo né freddo uccidere a mani nude e senza motivo il povero J.F. Sebastian ma al contempo graziare il protagonista senza davvero alcun motivo che non sia “ci sta bene”. “Tu perdona mio figlio Roy… lui un po’ scemotto”. E via di titoli di coda.
- (E voi direte, piccoli amici miei dal manto peloso: “Ma se agiscono così un motivo c’è! Sono tutti androidi” e io annuisco amorevole. Se non fosse che credo, in cuor mio, che anche sta storia di Deckard androide sia un punto mai davvero chiarito a sé stesso da Scott, solo che poi ha funzionato bene e ci hanno menato il torrone fino al 2049 con il mistero del unicorno nella stagnola delle Brooklyn alla menta).
- L’omogeneità di tono: inesistente. A volte il film è drammatico, a volte cinico e asettico, a volte rom-com da fotoromanzo a volte comico. E poi, per esempio, la violenza. A volte è suggerita (il ferimento del collega di Deckard in apertura), a volte pornograficamente esposta (la morte di Zhora). Pensate sia un crescendo? Mah, non saprei. Roy spezza le dita a Deckard fuori scena. Ma subito prima si infila un chiodo in una mano in full frontal.
- La regia: sempre asciutta e a pancia in giù sulla narrazione salvo poi, de botto, senza alcun motivo, concedersi delle robe senza senso come quel un movimento di macchina a fini totalmente estetici del vicolo con le biciclette. O la scena delle tende che si abbassano prima del test Voight-Kampf alla Tyler Corp.
- L’indagine poliziesca: si arena quasi subito per entrare dritto nei binarioni. Da quando Deckard esce dalla casa di Leon Kowalski alla fine della pellicola non c’è più nulla di deduttivo ed è tutta una compilation di schiaffazzi che sbatte il protagonista di qua e di là fino a raggiungere il confronto finale. In mezzo però uno stupro in piena regola, gratuito e privo di qualunque finalità narrativo-descrittiva (sì sono cosciente delle dichiarazioni di Sean Young).
- I momenti fantasy: i momenti fantasy? Sì i momenti fantasy come l’unicorno al ralenty o come la colomba nelle mani di Roy Batty sul finale. Roba che sembra uscita dalla fantasia di Robert Plant all’epoca di The Song Remains the Same.
- Il monologo finale: Tutta la roba sui bastoni di Tannhauser è stata improvvisata da Rutger Hauer. Ora: io non ho niente contro le improvvisazioni. Niente. Tuttavia, vi chiedo, in tutta onestà: quale regista con una visione chiara di quello che sta facendo affiderebbe mai il climax del proprio film all’improvvisazione di un co-protagonista? Ve lo dico io chi: Peter Jackson che dirige Lo Hobbit. O qualunque altro regista a cui sia stato imposto Nicolas Cage.
[BONUS TRACK]
Il dannatissimo close up della mano di Roy: dovrebbe simboleggiare il decadimento dell’androide ma poi diventa metafora messianico-cattolica (la mano con cui Roy salva Deckard è quella con il chiodo dentro).
Questo per ribadire la mia tesi e cioè, a costo di essere pedante, che oggi, rivedendo Blade Runner, si ha la chiara e limpida sensazione che Ridley Scott non avesse la benché minima idea di che storia volesse raccontare portando sullo schermo gli “Androidi” di Philip K. Dick. Anche perché di quel libro lì, nel film, c’è pochissimo: non c’è il protagonista pancione e lì lì per la pensione del libro, non ci sono le istanze del libro, non c’è la cinica eleganza del libro, non c’è il mondo del libro e soprattutto non ci sono le dannatissime pecore elettriche del libro. Perché nel libro le pecore elettriche ci sono. E non nel senso che gli androidi – essendo finti – per dormire contano pecore elettriche. Nel senso proprio una pecora sintetica che pascola sul tetto di un palazzo e diventa il simbolo di come l’umanità può arrivare a distruggere tutto. Meno che il capitalismo.
La riprova della totale distanza tra il libro e il film ci viene offerta dallo stesso Dick che, in un’intervista, aveva rivelato di aver ricevuto l’offerta di mezzo milione di dollari per trarre un libro dalla sceneggiatura del film tratto dal suo libro. Ah, le magie del cinema.
***
E quindi? E quindi rivedetevi Blade Runner oggi e ditemi se non vi sembra un volo cieco che rimane in volo per qualche miracolo strano.
Certo non si può negare che questo strano accrocchio tenuto su con sputo sintetico possa contare su due immarcescibili pilastri: il primo sono le scenografie, il secondo è la colonna sonora di Vangelis che, per quanto possa farvi sollevare il sopracciglio con tutti i suoi ZWAAAAAAAAAN ZZZZZZWIIIIIIIN DUM DUM DUM, rimane compatta e monolitica. Ecco, permettetemi una piccola digressione sulla OST: sapete cosa introduce il main theme di Blade Runner? La voce di Deckard che dà gli input vocali al sistema di analisi fotografica. Quella roba lì. Come se fosse “IL FILM” quella roba lì. Quel passaggio lì. Come se il momento massimo di Blade Runner fosse Deckard che dice “Enhance 34 to 46. Pull back. Wait a minute, go right. Stop”. Ed è forse questa cosa qui, questa scelta apparentemente senza senso, che può gettare una luce sulla vera natura di questo film apparentemente incomprensibile. Blade Runner è Ridley Scott che vuole fare “una nuova fantascienza”.
Non un tipo di fantascienza, ma una nuova fantascienza qualunque cosa “fantascienza” e “nuova” vogliano dire. Che siano assistenti vocali, abiti in pvc trasparente, androidi che scambiano opportunismo per rivoluzione, extra-mondi abitabili, predominio delle corporation, macchine volanti, pioggia costante e città come enormi Chungking Mansions. Che siano impermeabili da Columbo e pistole a razzi, porte a scheda magnetica, nanotecnologie e globalizzazione esasperata, nanetti arraffoni che cercando di smontarti l’auto. Che sia tutto quello che non avevamo mai visto. E che avremmo forse voluto vedere.
Blade Runner è un enorme casino perché la spinta è raccontare un mondo e non una storia. Quello di Scott è un world building che si mangia trama e contenuto. E in questo funziona benissimo. E in questo è straordinariamente coerente. E in questo è eccezionalmente imprescindibile.
***
Non si può allora che pensare al cinema di oggi, quello che sembra uscito da laboratori dove si dosano minutaggi ed emozioni per creare opere “solide e divertenti”, dove i film che denunciano una qualche “visione d’autore” vengono portati in palmo di mano come capolavori inarrivabili (mentre tutto il resto è una “merda irricevibile”), il cinema in cui tutto deve essere chiaro, lineare, pulito, comprensibile a qualunque pubblico a qualunque latitudine e fuso orario e che mai deve darti l’impressione di stare facendo qualcosa spinto più da un’esigenza creativa che da un moto industriale. Il cinema che finisce sepolto da palate di hashtag e poi, una volta riemerso faticosamente dalla fossa, non è altro che uno zombie affamato di cervelli.
Penso a quel cinema lì, riguardo Blade Runner e alla fine sorrido. Perché è vero che è un grandissimo casino.
Ma è uno dei migliori casini che siano atterrati sul grande schermo.
Avercene.
Dvd-quote suggerita:
“Arrivare a 40 anni così ci metterei la firma”
Bongiorno Miike, i400calci.com
P.S. nei nostri archivi trovate anche il parere di Stanlio Kubrick
Tanto per fare il pignolo rompiscatole (già al primo commento!), prima di Blade Runner c’era stata una storia breve di Jean “Moebius” Giraud apparsa su Metal Hurlant
Alla cui sceneggiatura, se la memoria non mi gioca un brutto tiro, aveva partecipato Dan O’Bannon
Dici bene, The Long Tomorrow
Dici bene, The Long Tomorrow.
Età: 53.. Fantascienza:Urania da quando avevo sei anni e mio papà mi diede Pianeta Tschai di Jack Vance come storia da leggere assieme a Zanna Bianca.. Parere sul Blade Runner::l’unico film che è milioni di volte meglio del libro. Amo Philip K. Dick ma diciamocelo: sognano le pecore elettriche è una cagata pazzesca.. Non esistono a mio avviso film migliori dei libri. Guarda cosa hanno fatto al povero Gioco di Ender senza contare abusi come il titolo di Io Robot per il quale Asimov sta organizzando una causa dall’aldilà! Blade Runner fa eccezione e ci piace perché da visioni senza spiegarle.. e fa funzionare una capacità fortissima di noi ragazzi degli anni 80 che oggi si è persa: l’immaginazione.. nei buchi del film ci mettiamo quello che vogliamo.. È andato su Tannhäuser? Si ma come? Quando e perché? . e poi.. ma dove cazzo è Tannhäuser? E le sue porte come sono fatte? Ah ah ah splendida recensione.. come il film. Bravissimo. Un abbraccio a tutti i maniaci sognatori..
Da avido lettore (compresi Urania) devo dissentire, di film migliori dei libri ne esistono, per fortuna, perché esistono sceneggiatori capaci, anche se ovviamente non sono molti. Concordo in pieno con Marco, BR è molto superiore al casino del libro, ma Dick era appunto uno che aveva lampi di genio purissimi e poca capacità (e voglia) di metterli giù in modo coerente, non per niente non li finiva quasi mai. Ma solo prendendo spunto da BR me ne vengono in mente subito altri due: L’ultimo dei Mohicani, libro meno che mediocre trasformato in grandioso film (e accomunato a BR dalla recitazione strepitosa del protagonista, dall’ambientazione e fotografia visivamente strabiliante e dalle colonne sonore memorabili), e Shining, che come spesso succede alle storie di King nel libro si svacca un pò nel finale, che il buon Kubrik gestisce molto meglio, motivo per cui King lo ama poco. Ma sono solo i primi due che mi vengono in mente. Ce ne sono sicuramente altri. Non molti, ma ci sono.
First Blood ossia Rambo: lui nel libro è privo dell’ umanità che invece gli dà Sly nel film. Full Metal Jacket: tradotto malino, difficile da capire in alcuni tratti. Meglio il film. The Hours: meglio il film della rivista, che forse aveva troppe belle immagini e pochi bei dialoghi.
Applauso!
Hai scritto tante cose bellissime e interessantissime.
D’impusoo mi viene questo pensiero. All’epoca esisteva una pubblicità ambientata nel mondo di Blade Runner. Una città piovosa, scura, piena di gente. E ogni persona camminava dritta guardando un piccolo schermo, della dimensione di uno smartphone, installato su un casco. Non guardava la altre persone, non guardava la strada. E tutti si sfioravano senza tovvarsi. Come zombie, ognuno immerso nella propria realtà virtuale.
All’epoca quello spot ( non sono ancora riuscito a recuperarlo dopo anni) immaginava tale futuro distopico come asurdo.
Oggi è la realtà.
Servito
https://youtu.be/5rMI_aVYtR0
Ho passato i 60, l’ho visto quando uscì, l’ho rivisto e rivisto con tutti i suoi finali, posso solo dire che quando ci penso mi fa stare bene, quando lo rivedo….. beh che parliamo a fare, forse perché il casino della mia vita si mescola e confonde perfettamente nel casino di Blade, e in qualche modo perché penso che gli unici che si salveranno saremo noi, quelli che la guerra nn l’hanno fatta ma che dal 60 in poi ne hanno combattuto un’altra che oggi è più viva che mai è che sempre meno ti permettere di riconoscere il tuo nemico, AMEN.
Beh, e lo spot “ciribiribí kodak”?
Puttana Eva! Metallaro Cinefilo Grazie!
@Robert. Ma Chiribiribì (Davide Marotta) era più Blade Runner o Guerre Stellari?
World building blade runner secondocme , ma con la forza spostava i rullini, vero
Mi ricordo di Davide alla scuola media
Grazie mille, Miike per averci regalato spunti nuovi e non il solito pippone di robe che ormai conosciamo tutti…
E cmq tanto di cappello per aver messo a confronto Deckard e Anulu figlio di Mama (essere figlio un po’ scemongo): mi ha scaldato il cuore e mi ha fatto venir voglia di rivederlo (Anulu, ovviamente!)
Si, mi hai convinto su tutto, è un grandissimo casino. Ed è probabilmente impossibile capire come da questo caos sia uscito fuori un capolavoro immortale della storia dell’arte.
Notare la mancanza dell’aggettivo “cinematografica”.
Però cosi è.
Si però riparate il sito, chiamate il tecnico. Se invece il delay fra immissione del post e visualizzazione è voluto come deterrente alle stronzate di pancia….non credo funzioni.
Pezzone.
Chapeau.
io ho pianto quando ho scoperto come han fatto a girare la scena della città dall’alto coi fuochi ecc…a detta di chi fa cgi (io seguo quelli corridor’s crew) e fa video su youtube sul tema resta una scena inarrivabile.
Non leggevo spunti interessanti su questo film da anni.
Anche secondo me è un casino, sopratutto narrativamente, ma nonostante questo è un capolavoro.
Nota nerd: due mesi dopo l’uscita di questo film in Giappone pubblicano il primo episodio di Akira, con un world building impressionantemente simile. Anche quello è alla base del Cyberpunk. Scavando meglio, forse, troviamo le radici proprio nella narrativa di Dick.
Non leggevo spunti interessanti su questo film da anni.
Anche secondo me è un casino, sopratutto narrativamente, ma nonostante questo è un capolavoro.
Nota nerd: due mesi dopo l’uscita di questo film in Giappone pubblicano il primo episodio di Akira, con un world building impressionantemente simile. Anche quello è alla base del Cyberpunk. Scavando meglio, forse, troviamo le radici proprio nella narrativa di Dick.
Adesso devo dimostrare di non essere un robot per pubblicare questo commento.
Prego, accomodati…guarda qui e rispondi alle domande per cortesia.
Tutto molto vero, ed è il motivo per cui anch’io ho sempre trovato irrilevanti le pippe sulla storia, sulla versione “giusta” etc. Va anche detto che il world building che va di moda oggi, pulitino e con tutti i dettagli al posto giusto per far piacere ai nerd, non ha nulla a che fare con quello di Scott, che è puramente visivo, suggestivo, persino incoerente. Direi visionario, per una volta senza paura di usare l’aggettivo a minchia. E un mondo così è necessariamente abitato da una storia ugualmente frammentaria e confusa. In questo senso, Blade Runner è davvero l’erede spirituale de Il grande sonno.
Ecco, dopo anni e anni, qualcuno mi estrae finalmente dalla bocca il titolo del romanzo che mi stava sulla punta della lingua da tempi immemori in relazione a Blade Runner. Ed era pure facile, a pensarci, visti i debiti evidenti del film a Chandler. Grazie!
OT comunicazione di servizio: con Le Basi su Friedkin abbiamo finito?
Tornano dopo la pausa per affiancarci all’EXTRA
Miike mi sa che hai guardato troppe volte dentro Blade Runner, ora è lui a guardare dentro te ;)
Scherzi a parte sono abbastanza d’accordo. Film sconclusionato, noiosetto, spesso non si capisce dove va a parare, eppure è impossibile non seguire affascinati il suo percorso. AH, I FILM DI UNA VOLTA! (però è vero dai, che palle i film perfetti di oggi)
Noiosetto però avvolgente come pochi. Se entri nella bolla creata da ritmo, fotografia e (superba) musica non puoi che innamorarti
Nonostante Bluray edizione bla bla bla, lo hanno ripassato per l’enneisima volta su Sky e per l’ennesima volta me lo sono rivisto e per l’ennesima volta al monologo finale sotto la pioggia vi è venuto il groppone alla gola.
Non so veramente come spiegarlo ma a 48 anni suonati continuo a provare gioia, stupore, commozione e anche un pizzico di tristezza ogni volta che lo riguardo.
E mi ritrovo vecchiaccio a tifare ed empatizzare per Hauer…
I capolavori.
Poi è uscito il videogame di blade runner e tutti sono stati felici
Be’ è uno di quei casi in cui il film lo fanno più l’atmosfera e la messa in scena che la trama. A livello visivo, di sensazioni, è una roba talmente potente che avrebbe funzionato bene anche senza una storia. Tanto è vero che anche chi non lo ha mai visto ha in mente un’idea ben chiara di cosa sia Blade Runner. Il fatto che sia abbastanza confuso forse gioca a suo favore, lo rende ancora più etereo e misterioso. Il fatto poi che abbia – appunto – 40 anni e tutto ciò che si vede su schermo sia stato fatto a mano da dei tecnici straordinari è tuttora incredibile, forse è il picco del cinema pre-cgi.
A questo proposito io ho sempre apprezzato tanto anche BR 2049. Confrontarsi con quella roba lì senza sembrare un’imitazione non era per niente facile, il film di Villeneuve ha i suoi problemi (che in parte sono gli stessi qui descritti riguardo BR, peraltro) ma riesce ad essere fedele al tono e coerente alla visione. Almeno per me. Tra tutti i modi possibili per fare un sequel, riesce sia ad avere del sano fanservice sia ad essere comunque valido come film a sé stante. Non introduce niente di nuovo, non aggiunge, certo. Ma forse è un bene.
centro!!atmosfera musiche(suoni e rumori) ti fanno fare un viaggio ,un sogno in un giorno “qualsiasi” nel futuro ,ora sei herrison ford poi sei un replicante…i miei sogni sono sempre irrazzionali senza trama angoscianti e allegri..forse il regista si e sentito cosi leggendo il libro di KF Dik..e poi qualcuno a detto che i film sono la materia di cui sono fatti i sogni(..0 forse mi sbaglio!)
Non riuscirò mai a considerarlo un capolavoro della fantascienza
Per me sarà sempre un capolavoro del noir sotto le mentite spoglie della fantascienza
Si, avete detto qualcosa di nuovo, o almeno quello che ho sempre pensato ma non avevo mai trovato per iscritto.
Momento PDF.
E’ pur vero che “Blade Runner è uscito del 1982. Neuromante, l’opera chiave di William Gibson e primo pilastro del cyberpunk, è del 1984…” ma Neuromancer fu il primo *romanzo* di Gibson (che dichiaro’ di aver scelto una storia molto semplice e lineare proprio perche’ aveva scritto solo racconti, prima).
“Burning Chrome” fu pubblicato nel 1982. “The Gernsback Continuum” (ok, non e’ classicamente “cyberpunk”) nel 1981.
In altre parole, pur senza rigettare del tutto l’ipotesi, io dire che si tratta di “evoluzione parallela”: sia Gibson che Scott (o magari O’Bannon) hanno probabilmente colto lo zeitgeist e gli hanno dato forma, ognuno a proprio modo.
In ogni caso: https://gizmodo.com/how-did-william-gibson-really-feel-about-blade-runner-896472321
Il film che insieme ad “Alien” ha permesso al fratello scemo del TONY di campare di rendita vita natural durante.
Ho imparato ad apprezzarlo col tempo, visto che alla prime visioni finivo sempre per addormentarmi.
Non so spiegarlo. Ha insieme pezzi che non si incastrano l’uno con l’altro, ma che trovano una convivenza al di la’ di ogni spiegazione conosciuta.
E’ un mistero. Etichettatelo sotto MAGIA DEL CINEMA.
In effetti questi sono proprio giorni del dick…
Gran film. Ma non ho mai capito quelli che amano il primo ma sono rimasti delusi da 2049. Per me sono alla pari, ed è difficilissimo per un sequel azzeccare così tante belle cose, compresa l’ inespressività naturale di Gosling nel casting. Poi c’è Ana, che per me è oggi l’ attrice più bella al mondo…
Credo che J.F venga ucciso in quanto testimone dell’ uccisione del boss e per essere complice nell’ aver reso i sintetici mortali. Senza dimenticare che Roy è un sintetico militare, programmato per uccidere con una certa disinvoltura. La motivazione c’è.
Interessante analisi del mio film preferito, assieme ad Alien e un altro centinaio e rotti di pellicole. Comunque riguardo il film ALMENO una volta ogni 12 mesi. O anche due, è imprescindibile, come una droga. Il film si fa ammirare nella sua imperfezione che ne rappresenta l anima, senza florilogi e troppe seghe mentali che ci sono ma ampiamente sotto la media. Sarà che Scott ha incredibilmente azzeccato il tono della narrazione, sarà che il cast funziona e soprattutto il doppiaggio italiano non sbraca il tutto. Insomma per chi ha un anima o un ghost é quello che ci vuole. Le citazioni sono parte dei ricordi del film, qualche assaggio..
Avvampando gli angeli caddero.
Io voglio più vita, padre! Abbiamo I nostri limiti.
Bella esperienza vivere nel terrore, in questo consiste essere uno schiavo!
È comunque Deckard è un androide, preferisco il termine a replicanti come nel libro. Soprattutto il film ha il miglior sequel di fantascienza assieme ad Alien mad max e non é poco.
“film sconclusionato… Stupro..”? Talmente completo nel building (le cinture di sicurezza avevano scritte mai riprese e crearono persino la pubblicità di una marca di sigarette che di vede tipo per 1 secondo) che a 40 anni ancora lo copiano sfacciatamente e questa è l’analisi? Ragazzi vi voglio bene ma stavolta non c’avete capito un c@zzo!
Te l’ appoggio sullo stupro. Non lo è. È semplicemente lui che sfida lei a lasciarsi andare alle emozioni, a sentirsi umana, tanto che lei alla fine si lascia andare con slinguazzate lunghe un metro.
Grazie per l’appoggio! Questa storia dello stupro l(che viene da quel certo revisionismo estero ed è qui da noi solo ripresa “ad pappagallum) è chiaramente sintomo di non aver capito quello che succede a schermo perché si guarda l’opera con gli occhiali deformanti che vanno di moda ora.
Quindi non ci ho capito niente perché ho riportato un’ipotesi mossa da Sean Young. E dimmi, il tuo ruolo di insider nel film sarebbe…?
Tra l’ altro sarebbe il primo caso di stupro cinematografico con tanto di sottofondo musicale di sassofono…E ora mi sorge un dubbio: nelle pubblicità degli 144 degli anni 90, le donne mostravano volontariamente le zinne con sottofondo da sassofono o con musica da disco? Non avessi avuto la mano impegnata, me lo sarei appuntato.
@Miike: stiamo parlando di un’ attrice che solo perchè Scott ha detto a Ford di rifare la scena spingendola forte contro la rete, poi ha pianto per i giorni seguenti. Cazzo, ovvio che poi se ne va in giro a dire che quella è una scena di stupro. Ma se non reggi una spintarella, e peggio ancora non capisci il film che stai girando, cambia mestiere. Infatti non è che la sua carriera sia poi stata un successone.
@Bongiorno Mike: purtroppo Sean Young non è in se da decenni, come dimostra anche la sua fedina penale, e sei rimasto solo tu a darle fede. Insomma: non è che perché lo dice una donna è sempre vero!. Ed il mio ruolo è quello di uno che ha visto il film all’uscita e rivisto lo stesso in tutte le versioni, di lettore dei tutto quello che è stato pubblicato oltre a quello di membro dei maggiori gruppi internazionali di appassionati del film, gruppi di cui fanno parte anche alcuni degli insider che tu cerchi. E per dirla tutta: apprezzo molto il lavoro che fate qui ma questo revisionismo approssimativo ha pure rotto. PS Io ti immagino invece giovane
Anche secondo me, per quello che è il tema del film, la modalita’ di quell’ assalto passionale è atta a descrivere la volonta di deckard di insegnare a Rachel l’emozione, il trasporto, la passione. È anche vero però che si tratta di una volontà disperata e quindi rude, al confine col sopruso. Non c’è gioia. D. ha un disperato bisogno che lei impazzisca per lui, che usi le frasi che si dovrebbero usare tra un uomo ed una donna. Perché è un nostalgico. Del mondo che fu, dell’umanità che fu. Perché deckart è UMANO!
no?
Ciao, rieccomi,
Provate a guardare il film: Rachel è un androide a cui sono stati impiantati dei ricordi per controllarla. Ricordi di una femmina di ragno divorata dai piccoli e ricordi di un rifiuto a sbirciare nelle mutande del cuginetto.
Rachel è controllata dalla negazione del sesso, e non può accettarlo, nonostante sia innamorata e attratta da Deckart – e Deckart lo sa perfettamente.
Non è uno stupro: non la costringe ad avere un rapporto sessuale non consenziente. La costringe ad affrontare le proprie pastoie e i propri desideri, diversi da quelli che le hanno impiantati.
Anche per questo, in BR2049 la natura speciale di Rachel è la possibilità di procreare; non è un caso: è la prosecuzione logica del nodo centrale del personaggio.
Ah, questo credo dica anche qualcosa sull’evoluzione dei personaggi di carta velina…
È un film che andrebbe visto soltanto per godersi la colonna sonora di Vangelis, assolutamente straordinaria. Poi c’è tutto il resto. Quegli androidi disperatamente in fuga dalla morte e che uccidono il loro creatore perché non li può far vivere più a lungo siamo noi.
E hai detto poco. Applausi!
Strano, a me è sempre sembrato estremamente lineare. Cosa vogliono i replicanti è chiaro, ed è altrettanto chiaro il metaforone. E, a differenza del libro di Dick, che come sua abitudine se ne fregava di cosucce come coerenza interna e cura dei dettagli, ho trovato tutto molto coerente, ben dettagliato e sequenziale. Per questo non sentivo il bisogno di nuove versioni, che sinceramente non mi hanno aggiunto molto. Concordo invece sulla fantastica colonna sonora, una delle più memorabili della storia cinematografica. Un mito della mia giovinezza, che forse si chiuse proprio con quelle lacrime nella pioggia. Vederlo oggi con gli occhi resi più cinici dall’età (Artax, poraccio, però pure il mio criceto…) fa molto meno effetto, ma rimane audiovisivamente pura gioia. Con qualunque finale.
E comunque stima a Villeneuve, a BR 2049 non davo speranze, e invece solo la sequenza con Bautista vale il film.
Anche per me 2049 funziona. Con 20 minuti di taglietti nella parte centrale, funziona benissimo
film visivamente spettacolare..con appunto la scena iniziale e la parte nel deserto spettacolari…a me non ha fatto impazzire la storia d’amore virtuale e l’inutile Jared Leto…ma vabbè ha fatto anche un Dune da applausi quindi che gli vuoi dì…
Concordo con l’inutilissimo Jared Leto, che sembra da tempo fuori posto in qualsiasi film in cui lo infilano. La storia d’amore non mi è invece dispiaciuta, mi ha convinto meno Harison Ford da cui mi aspettavo qualcosa di più convincente, e soprattutto non mi è piaciuta Luv, che da freddo replicante esecutivo di ordini mostra in alcuni momenti espressioni di puro odio che ho trovato fuori posto. E quando sbagli i cattivi, il film ci perde pareccchio. Però mi aspettavo molto peggio, nel complesso. Film che pur rimanendo lontano dall’orignale ha momenti davvero memorabili. Spiace abbia floppato.
Ho passato i 60, l’ho visto quando uscì, l’ho rivisto e rivisto con tutti i suoi finali, posso solo dire che quando ci penso mi fa stare bene, quando lo rivedo….. beh che parliamo a fare, forse perché il casino della mia vita si mescola e confonde perfettamente nel casino di Blade, e in qualche modo perché penso che gli unici che si salveranno saremo noi, quelli che la guerra nn l’hanno fatta ma che dal 60 in poi ne hanno combattuto un’altra che oggi è più viva che mai è che sempre meno ti permettere di riconoscere il tuo nemico, AMEN.
Prima di tutto, complimenti per sito. Bella recensione, soprattutto per la citazione di Anulu. Ho sempre pensato che Ridley fosse un regista con le idee chiare, ma dopo aver letto le parole Miike, nulla sarà come prima.
Ho letto con piacere questa post recensione, calzanti molti degli spunti così come i commenti; si parva licet, da anziano amante dei fumetti, faccio presente che a suo tempo Tamburini e Liberatore quando uscì la pellicola dissero ,tra l’ammirato è l’incazzato, che il loro fumetto antecede Ranxerox era stato ispiratore di tutto, e mi sa che avevano piena ragione.
Non c’entra nulla o quasi.
Ma visto che avete questi momenti di retrorecensioni (che secondo me sono UNA BOMBA, nonchè uno dei pilastri dei 400 CC) ho un desiderata, che probabilmente e giustamente non vi cacherete, ma lo scrivo uguale.
Sarei eccessivamente curioso di leggere cosa pensate di Payback con Gibson, che invece è stato il mio comfort movie per anni. Ma vi vorrei bene lo stesso
Una cosa che avevo pensato anche io. Ci terrei a leggere un loro parere in merito, da quando lo vidi un paio di anni fa. Si segnala che è un film di cui esiste anche la director’s cut (quindi siamo in topic?), della quale si parla benissimo e che ha fama di spingere il film in territori ancora più neri e degni della tradizione hard boiled americana.
Vederne discutere qui sarebbe una bella cosa.
Inizialmente pensavo ad un test di moderazione dei commenti.
Oggi sono più convinto che stia scazzando un plugin di caching di WordPress.
Denis: veramente il film viene definito come technoir omaggiato tra l’altro proprio da James Cameron in Terminator infatti la discoteca si chiama Technoir.
Non ho mai capito se il barista che versa da bere a Deckard sia proprio Dick, perchè viene chiamato proprio cosi.
Amico Miike.
Io posso non essere d’accordo con la tua visione del film, ma al punto “uno stupro” ho ribaltato la questione: stai parlando di un film che hai visto, ma non hai guardato.
Amico Miike, non hai capito un durissimo cazzo.
Amico Miike, facevi una figura migliore a declinare l’invito di Nanni e dedicarti a impastare la pizza.
Sei liberissimo di non credermi, e di porti come critico cinematografico d’attacco, ma se vuoi, quando vuoi, ti spiego tutti i tuoi errori di analisi. Con calma, ma implacabilmente.
Fino ad allora, rinnega questa critica imbarazzante.
Cordialmente tuo,
Magari
Età: 53.. Fantascienza:Urania da quando avevo sei anni e mio papà mi diede Pianeta Tschai di Jack Vance come storia da leggere assieme a Zanna Bianca.. Parere sul Blade Runner::l’unico film che è milioni di volte meglio del libro. Amo Philip K. Dick ma diciamocelo: sognano le pecore elettriche è una cagata pazzesca.. Non esistono a mio avviso film migliori dei libri. Guarda cosa hanno fatto al povero Gioco di Ender senza contare abusi come il titolo di Io Robot per il quale Asimov sta organizzando una causa dall’aldilà! Blade Runner fa eccezione e ci piace perché da visioni senza spiegarle.. e fa funzionare una capacità fortissima di noi ragazzi degli anni 80 che oggi si è persa: l’immaginazione.. nei buchi del film ci mettiamo quello che vogliamo.. È andato su Tannhäuser? Si ma come? Quando e perché? . e poi.. ma dove cazzo è Tannhäuser? E le sue porte come sono fatte? Ah ah ah splendida recensione.. come il film. Bravissimo. Un abbraccio a tutti i maniaci sognatori..
Da profano, quel movimento di macchina nel vicolo rimane una delle cose più belle fatte nella storia con una macchina da presa.
Infatti riproposto paro paro pure nel bellissimo VG Westwood.
Segnalo ai (probabilmente pochissimi) interessati che e’ imminente l’uscita del Gioco di Ruolo (da Tavolo) di Blade Runner:
https://www.bladerunner-rpg.com/