Dal 4 al 13 marzo, si terrà a Verona EXTRA sci-fi festival. Per l’occasione, abbiamo pensato di celebrare i quarant’anni de La cosa, che verrà proiettato durante il festival il 5 marzo.
Parlando de Il salario della paura, qualche settimana fa, cercavo esempi di capolavori incompresi dalla critica e dal pubblico all’epoca della loro uscita, e non mi è venuto in mente l’esempio più ovvio. Nel giugno del 1982, quando esce nei cinema americani appena due settimane dopo E.T., La cosa di John Carpenter viene dichiarato “noioso”, “spazzatura istantanea” e addirittura “la quintessenza del film per coglioni degli anni ’80”.
È stato stato detto e scritto molto sul perché il film abbia fallito o sia stato attaccato con così tanto livore dalla stampa americana: dalle sue immagini troppo forti per l’epoca (le creature progettate da quel genio assoluto del vincitore di Jimmy Bobo alla carriera Rob Bottin) al contesto sociale sfavorevole (una recessione, non certo l’occasione migliore per distribuire un horror disturbante e nichilista), da una campagna pubblicitaria poco convinta al fatto che, come accennato, La cosa uscì appena due settimane dopo che un alienino buono aveva conquistato i cuori di tutta l’America col suo ditino luminoso. Una serie di coincidenze infelici che possiamo riassumere in una sola parola: sfiga.
Sigla!
Per parlare de La cosa è impossibile non parlare del contesto in cui fu realizzato, che alla fine fu anche causa della sua disfatta (perché laggente non vogliono sentirsi dire quanto sia tutto una merda e preferiscono gli alienini). Nei primi anni ’80, gli Stati Uniti uscivano da un periodaccio orrendo: la guerra nel Vietnam e il Watergate avevano messo fortemente in crisi la sicumera a stelle e strisce, quell’idea, precedentemente intoccabile, che l’America fosse “la terra dei liberi e la patria dei coraggiosi”, un porto franco e una terra vergine da conquistare con il sudore della fronte e il genio imprenditoriale, popolata da uomini retti e sorretta da valori incrollabili.
Questa crisi si legge benissimo nelle differenze tra La cosa da un altro mondo, il film di Christian Nyby e Howard Hawks che per primo adattò il racconto Who Goes There? di John W. Campbell Jr., e La cosa di Carpenter. Da una parte abbiamo un classico film di fantascienza anni ’50, in cui il mostro è ben definito e, pur avendo una forma umanoide, è l’esatto opposto di noi, una creatura vegetale. È l’altro, il diverso, il corpo estraneo che va fermato. Il film esce nel 1951, a ridosso della Seconda Guerra Mondiale e prima della Guerra Fredda e del maccartismo. Il nemico è ancora Hitler, al massimo Stalin. Il nemico è la non-America.
La cosa rigetta tutto questo per tornare alla novella originale, in cui l’alieno è un mutaforma. Il nemico, dunque, non è più qualcosa di definibile, si muove tra noi di nascosto ed è impossibile da individuare, perché ci somiglia. È una spia comunista, anzi no: trattandosi di Carpenter, è più che altro l’idea che il tuo vicino possa essere una spia comunista. E dunque il nemico siamo noi stessi, che ci facciamo guidare dalla diffidenza e dalla paranoia e finiamo per scatenare delle guerre. La cosa è, se mi permettete, un film “di sinistra”, laddove La cosa da un altro mondo era “di destra”. Carpenter, come tutte le persone di sinistra, si fa mille pippe, cercando di comprendere le diramazioni del male, lo disseziona e lo esamina per trovarci solo zone grigie e nessuna risposta chiara. E di conseguenza i suoi personaggi non scopano e alla fine ci restano pure secchi.
È roba fortissima, con cui Carpenter intercetta il mood di un’intera nazione, e forse del mondo intero. Che però non ne vuole sapere, perché già le cose fanno schifo, devo pure sentirmelo dire al cinema? Eppure, se La cosa si riducesse solo a un film politico, a un instant movie confezionato come commento a un preciso momento storico, forse non sarebbe stato rivalutato, come invece è accaduto, e non verrebbe ancora oggi citato come uno dei più grandi horror/sci-fi mai fatti. Il motivo è che Carpenter fa quello che fanno tutti i grandi autori, cioè prende un dato contingente e lo eleva a tema universale, prendendo spunto dai classici per aggiornarne la portata al presente.
Anni fa, Guillermo del Toro ha tentato, senza successo, di realizzare un film tratto da Le montagne della follia di H.P. Lovecraft. Sarebbe stato bello se ce l’avesse fatta, eh? Ma in definitiva non serve, perché il film de Le montagne della follia esiste già, e si chiama La cosa. Carpenter avrà pure preso spunto da un racconto di Campbell, ma Campbell aveva sicuramente letto il romanzo di Lovecraft. Alla base di entrambi c’è la stessa idea del male antico, alieno e imperscrutabile che viene risvegliato dagli uomini dopo un lungo sonno nel ghiaccio, si alza con la luna storta e decide di riprendersi il suo posto nella catena alimentare. Carpenter avrebbe sfruttato altre volte le tematiche lovecraftiane (Il signore del male, Il seme della follia), ma questa è la prima volta in cui emergono con tanta forza nel suo cinema.
Dall’altro lato dello spettro c’è L’invasione degli ultracorpi e quell’idea di perdere la propria umanità ed essere assimilati da una cultura disumanizzante. Nel romanzo di Jack Finney, e nella trasposizione di Don Siegel, l’allegoria della Guerra Fredda e della paura del comunismo era evidente. Carpenter, come detto, fa il passo successivo e arriva a puntare il dito non tanto sulla realtà della minaccia, quanto sui danni che può fare il crederci. In mezzo a questi due paletti sta la struttura da whodunit alla Dieci piccoli indiani che tanto è piaciuta a Tarantino e che qui, grazie al clima paranoide che Carpenter tesse con enorme abilità, funziona da dio. Vedere questa roba dopo una pandemia fa ancora più impressione, ora che sappiamo bene che sapore abbia la paranoia da contagio, come ci renda sospettosi e irrazionali facendo, a volte, tanto male quanto la malattia stessa.
Piuttosto che essere “la quintessenza del film per coglioni”, La cosa è la quintessenza di John Carpenter, e lo è ancora di più se pensiamo che si tratta di uno dei pochi film formalmente da lui solo diretti. Dico “formalmente” perché, in realtà, Carpenter ha contribuito alla sceneggiatura di Bill Lancaster (sceneggiatore di, storia vera, Che botte se incontri gli orsi), modificandola all’occorrenza per meglio approfondire alcuni personaggi (Lancaster, secondo Carpenter, aveva esperienza con le storie corali, ma non sapeva mettere in luce i singoli) e apportando ulteriori modifiche al volo durante le riprese. Non solo: la colonna sonora sarà pure attribuita a Ennio Morricone, ma il regista ha raccontato di aver registrato di nascosto tracce aggiuntive con il fidato Alan Howarth perché l’Ennio nazionale gli aveva fornito delle musiche senza vedere il film, e per questo in alcuni casi erano inadattabili alle scene finite. Oltretutto il poco che Carpenter ha tenuto delle composizioni di Morricone (circa un’ora di musica, tra orchestra e synth, poi riutilizzata in parte da Tarantino per The Hateful Eight) è praticamente indistinguibile dalle sue colonne sonore.
È evidente che, anche all’interno del sistema mainstream di Hollywood, Carpenter stava percorrendo una strada tutta sua. Pur avendo chiesto lui stesso a Morricone di scrivere la colonna sonora, si dimostrò incapace di staccarsi dalla sua precisa idea di cinema, andando avanti a cazzo dritto. Un vero artigiano dei B-movie assurto ad autore, capace di cavarsela anche nelle situazioni più difficili e di fronte a ostacoli produttivi – budget risicati, location difficili – grazie a una capacità di adattamento che farebbe invidia a qualunque alieno mutaforma. Ad esempio, una delle scene più fiche del film, quella in cui il simulacro di Bennings viene catturato dal gruppo in mezzo alla neve e caccia un urlo agghiacciante, fu realizzata così perché la morte molto più articolata di Bennings era stata giudicata troppo costosa. La scena doveva mostrare sinteticamente come funzionasse la trasformazione della Cosa in essere umano: in sceneggiatura era previsto che Bennings venisse trascinato dall’alieno dentro un lago ghiacciato, rispuntando qua e là in varie fasi di trasformazione. La scena fu cancellata perché, per realizzarla, sarebbe occorso costruire un set complesso e dispendioso. Carpenter ci pensa su un attimo, rifila all’attore Peter Maloney due manone prostetiche (già realizzate per altre scene) e porta a casa lo stesso risultato a costo zero e in maniera forse ancora più efficace.
Mi piace pensare a La cosa come a uno degli ultimi grandi esempi di cinema horror artigianale, prima che l’avvento della CGI mandasse in larga parte in pensione gli animatronics e gli effetti pratici. Per me l’apice di questa forma d’arte sono due scene: quella del massacro nel laboratorio de La cosa, con la testa-ragno di Norris che sgattaiola via in mezzo al caos, e quella del nido di Aliens, realizzata da Stan Winston. Quest’ultimo, per altro, ha collaborato anche a La cosa, preferendo rimanere non accreditato per lasciare tutto il merito a Rob Bottin, eroe immolatosi all’altare del cinema di menare al punto da finire ricoverato, durante la lavorazione, per esaurimento, doppia polmonite e ulcera perforata alla veneranda età di 21 anni. Le sue creazioni per il film sono ancora oggi disturbanti e disgustose, figurarsi quarant’anni fa.
La cosa è un film profondo, lungimirante e incredibilmente attuale per come mette in discussione lo status quo e le certezze del pubblico. Compresa l’idea del maschio, dell’uomo vero che qui viene costantemente messo alla berlina per mezzo di un cast tutto maschile minacciato da un’entità cazzovaginesca che assimila le vittime penetrandole e spruzzando liquami. Qualcuno ci ha letto un altro tipo di paranoia: la paura di non essere uomini veri, di scoprirsi omosessuali. Lo stesso Kurt Russell, che pure emerge come l’eroe della situazione, è una specie di presa per il culo dell’eroe tutto d’un pezzo della Hollywood classica che si ritrova ad affrontare una situazione troppo complicata per lui. In questo senso, MacReady anticipa il Jack Burton di Grosso guaio a Chinatown, senza le derive grottesche ma con la stessa idea di un eroe che forse è solo un tizio convinto di essere l’eroe, e che deve affrontare una minaccia decisamente al di fuori della sua portata.
Il finale, perfetto, totalmente nichilista, è il testamento di un film che ribalta completamente l’idea dell’eroe senza macchia uscito dalla Seconda Guerra Mondiale: nel sacrificio non c’è piacere, anzi, morire fa veramente schifo. MacReady e Childs (quel manzo di Keith David) forse non sono infetti, forse Childs lo è, poco importa. Quello che conta è che, anche una volta che il Male è stato sconfitto, i buoni non hanno vinto davvero. Perché la paura ti infetta col suo germe, e non ti lascia andare.
4K Remaster quote:
“Rob Bottin, Rob Bottin, viva Rob Bottin”
George Rohmer, i400Calci.com
Per saperne di più su EXTRA sci-fi festival Verona, vi rimandiamo al sito ufficiale e alle pagine social:
boom!
Carpenter è sempre stato sottostimato ,come tanti pittore e scultori ,.
Credo che “The thing” sia il suo topo quasi…
Ma si parla sempre poco ,anzi per nulla , di “The Fog”. Altra ,se permettete , bomba .
premio sylvester ad honorem per Rob…manon serve… comunque miglior tema musicale ever per me …e infilarlo nell’inizio di hateful eight ..gran mossa Quentin niente da dire..il film è un capolavoro nient’altro da aggiungere..solo buon compleanno.
Di questo film (e di Carpenter in generale) ho sempre amato proprio l’aria “casereccia”. Saranno i pupazzoni e le protesi di gomma, e non a caso l’unico film recente ad avermi dato la stessa sensazione è stato The Void, sarà che alla fine i suoi film erano molto asciutti e andavano dritti al punto senza troppi giri di parole, anche quelli più simbolici come Essi vivono. La Cosa l’ho visto ormai troppi anni fa, da ragazzino, e mi fece abbastanza disgusto (lo vidi in combo con La Mosca di Cronenberg, tant’è che nella mia memoria sono film quasi paralleli, e dopo quella serata credo di non aver mangiato per qualche giorno…), ma lo ricordo pure come uno dei film più ansiogeni che abbia mai visto.
La cosa
Il seme della follia
Il signore del male
I tre capolavori di Carpenter
Essi Vivono da aggiungere
Fa ridere perché qua a Londra sono andato a una maratona Carpenter dove facevano esattamente quei tre.
caliamo il poket con Distretto 13, pliz.
Andiamo di manita con Halloween e aggiungiamo pure come bonus Big Trouble in Little China che è stato un precursore incredibile di generi fusion (altro film incompreso all’ epoca dell’ uscita e oggi stracult)
Carpenter maestro assoluto che manca tantissimo al cinema odierno
Il fatto è che questo sant’uomo di capolavori ne infilati ben più di tre, contemporaneamente inventando o redifinendo 3 o 4 generi.
Non ce n’è tanta, di gente così.
Sottoscrivo su tutta la linea.
Su questo film ho un aneddoto divertente:
Avevo tipo 7 o 8 anni e guardavo la tv con mio padre. Lui cambia canale, trova questo film, e dopo un po’…
“Ah ma é la… cosa”
io: “cosa ?”
“la… la cosa!”
“ma che cosa!?!?”
“LA COSA! IL FILM SI CHIAMA LA COSA!!!”
Ah, poi non ho dormito per tre giorni.
Per fare un paragone, è invecchiato peggio il prequel di tipo 10 anni fa (filmetto veramente inutile con della CGI brutta) che questo. Era anche carino il gioco (credo PS3) che era un sequel del film.
Confermo, il gioco (in realtà della generazione precedente, ps2, xbox) era un collocato come sequel del gioco. MacReady veniva anche reintrodotto nel finale e il gioco iniziava con una spedizione militare per indagare sugli eventi del film.
il prequel in effetti bruttino…qualche sequenza azzeccata ma è quasi impossibile con un budget decente fare male La Cosa. Ci hanno infilato il personaggio femminile alla Alien e pedalare…infatti credo sia stato un megaflop
“La Cosa” = best animatronic ever, picco massimo raggiunto dalla disciplina.
Sul tema ripreso da Tarantino, ricordo quell’anno le similitudini emerse con un momento della O.S.T. di John Williams per “The Force Awakens” e l’intro di “Nuvole rapide” dei Subsonica :D (Ovviamente non tirerei tendenzialmente mai in ballo la parola “plagio”, alla fine era una – interessante – successione di 4 note che ha avuto particolare fortuna).
una bella sorpresa questa recensione, grazie.
per quanto mi riguarda molto azzeccato il paragone con Lovecraft su Le montagne della follia.
Ricordo tutto, anche il fatto di Rob Bottin ricoverato per esaurimento nervoso che avevamo letto su Cinefantastique io e la cumpa dell’epoca. Ricordo la visione in quel cinema del 1982, di cui non esiste più nemmeno l’edificio, con tre militari in libera uscita nella fila davanti con i quali rischiammo il litigio perché a titoli del film già iniziati non la smettevano di fare casino per decidere dove andare a mangiare la pizza dopo il film. Poi iniziò il film, e i militari non parlarono più, e secondo me non ci andarono, dopo, a mangiare la pizza.
Contrappasso.
Sì, l’ho sempre letta così anche io la vicenda.
…la scena iniziale con i cani, dove vengono spruzzati da chissà cosa, e quei tentacoli finisssimi che si muovono velocissimi è una roba che nn riesco mai a guardare hahaha…
È impossibile rispondere alla domanda “Qual è il tuo film preferito?”. Ma quando me la fanno, questo è il primo che mi viene in mente.
la cosa stessa è il film: come sempre accade ai migliori, si attaglia perfettamente a qualsiasi ottica e prospettiva gli si vuole attribuire; ciascuna è assolutamente vera e va oltre l’intenzione dell’artifex. di poche opere si può dire altrettanto. e ancora oggi è micidiale e funziona alla perfezione anche bonificato da ogni sovradeterminazione intellettiva, come mero ariete sensoriale e stimolatore corticale.
per quanto concerne lo stivale, non ricordo critiche impietose se non da parte dei soliti due-tre togati (che erano più perplessi o moderati che fustigatori, e gli riconobbero comunque la sua dose di grandezza): ricordo una recensione entusiastica ed elogiativa su l’espresso prima ancora che approdasse da noi, da parte di un inviato che lo vide in ammerega, che chiosava definendolo un film da attacco cardiaco; ghezzi non mancava mai di portarlo in trionfo ogni volta che apriva bocca o metteva mano alla macchina da scrivere, su testate laterali (filmcritica, segnocinema etc) ne scrissero mirabilia. tv sorrisi e canzoni arrivò a dedicargli uno speciale-cineracconto.
anche il battage pubblicitario, in italia, fu tutt’altro che poco convinto: il trailer era un tormentone onnipresente che ti perseguitava su ogni canale a ogni passaggio orario delle strisce anica (e faceva anche più che discretamente cagare in mano). e anche quanto a incassi, da noi ebbe il suo discreto riscatto, stazionando nelle sale circa tre settimane.
confermo sottoscrivo corroboro un po’ tutto: dal suo essere quintessenziale (mi spiace non vederlo in tal senso appaiato a Distretto 13, calciabile quant’altri mai) e lovecraftiano (come tutto l’horror di gianni) all’intendimento di george. aggiungo che è anche apicale: dopo questo, il suo cinema non sarà mai più così duro e inesorabile (per quanto sempre Cose più o meno grandi). occorrerà attendere le fauci della follia per poter uscire dalla sala con l’eureka in bocca e nervi neuroni sistole e diastole a soqquadro.
infine, concordo assai meno sul fatto che anche essi vivono vada per le spicce senza troppe circonlocuzioni parafrasi e perifrasi: mai carpenter è stato così inutilmente verboso e didascalico.
in ogni caso, lancio in aria il cappello per i suoi primi 40 anni qui onorati.
Ci aggiungo un’ altra paranoia, che a me è venuta guardando il film per la prima volta in epoca di pecora Dolly : la clonazione umana. Non ditemi che non ci sta come tema, che non spaventa, perchè la mucca che ha assistito alla nascita di Dolly pochi anni dopo e impazzita. E sto andando a memoria, ma cani pucciosi con alieni minacciosi sono in La Cosa, Alien3, Aliens vs Predator 2 e basta? O ho l’ Alzheimer?
E tu chi cazzo sei? Impostore!
O clone?!
Quando la paranoia è oltre 9000 l’approccio diplomatico si fa con la dinamite a portata di accendino
Bella disamina. Il film l’ho visto troppo tempo fa.
Allora mi vado a vedere ( e consiglio) il documentario “The Thing: the terror takes shape” (1998).
https://www.youtube.com/watch?v=iaZ1iopdKVs
Questo piace pure a me che non amo l’horror.
Ma la didascalia “aAAaaAAAAAAaa” sotto la penultima immagine è una citazione del tema de Il Buono, il Brutto, il Cattivo per caso?
E parlando di Morricone, l’altra sera ho visto al cinema il documentario sulla sua vita diretto da (scusate il termine) Tornatore. Diverse cose le sapevo ma molte altre no, e comunque la parata di leggende che fanno a gara a lodare il maestro è incredibile. Forse un poco troppo agiografico ma molto interessante.
Non lo è.
Film che anch’io, come molti, vidi l’ultima volta secoli fa e poi mai più. Un po’ schifato, un po’ attratto dal gioco al massacro dei “10 piccoli indiani” in mezzo al ghiaccio. Eppure ricordo con lucidità le scene chiave e la paranoia che contagia anche noi, su chi era o non era il mostro. Carpenter non viene mai ricordato abbastanza…
Capisco che i critici o i piu navigati leggano un film oltre che per la trama in superficie,anche x i parallelismi con l epoca in cui esce.
Ma che un film sia bocciato perchè non allineato col mood dell epoca, perchè come sottotraccia dice un determinato messaggio mi fa pensare.
Ci credo, tuttavia un pubblico generico che guarda La Cosa con tanto di pop corno e voglia di meravigliarsi, non capisco come possa non apprezzarlo.
Sembra quasi che chi guarda un film non debba esser urtato perchè in quel momento non se la passa bene o che, non so se mi spiego
Un film è una storia prima di tutto, raccontata come il regista vuole.
E le storie belle lo sono a prescindere dal contesto dell epoca, Star Wars e Indiana Jones li puo guardare ogni generazione.
La Cosa bocciato per il contesto mi fa strano, ma mi fido di voi regaz!
ehm vivi su questo mondo o su un altro?
al di là delle battute …ci sono stati un’infinità di film che han preso spunto dal mood di un certo periodo storico per fare un’opera ..a volte super pessimista a volte il contrario…a volte con un messaggio esplicito a volte magari con uno sottotraccia o addirittura involontario ma inconsciamente forte. Sono pochissimi i generi che possono andare dritti per dritti nel mondo dell’intrattenimento puro …come appunto Indiana Jones e Star wars o Et, con i loro eroi inscalfibili e messaggi universalmente accettati, potevano uscire negli anni 30 come negli anni 2000, in sè per sè poco cambiava.
Se un film invece inquieta, come un horror fa o dovrebbe fare (indiana jones star wars et non lo sono mi pare), beh insomma…se stai bene puoi anche inquietarti..ma se è ansia e pessimismo a dominare forse non è il tipo di film che può essere accolto a braccia aperte …poi siccome è un capolavoro assoluto del cinema tutto ci si guarda indietro e ci si chiede ma che cazz…
Che poi basta chiedersi… andresti a vedere un film di guerra ambientato nell’est Europa in questi giorni? Se sì quei pop corn li mangeresti uguale uguale?
@Mariachi, sono supposizioni, come per ogni flop è sempre difficile capire esattamente cosa l’abbia causato. Ma il flop c’è stato, quello è un dato oggettivo qualunque sia stata la ragione.
Il richiamo all’ironia (tra le righe) del machismo nel film mi ha ricordato lo spassoso cappellone da cowboy di Mac durante l’escursione alla base norvegese….. Film immortale
La mia preferita e’ quella in cui gli danno del PORNOGRAFO DELLA VIOLENZA.
A Carpenter! Che avra’ mostrato quattro gocce di sangue in tutta la sua carriera, se va bene (di cui uno qui)!!
Lui l’orrore lo ha sempre cercato altrove, piuttosto che nelle scene efferate.
Capolavoro di genere e pezzo di storia del cinema, che rivedo sempre volentieri.
E ogni volta penso a cosa possa essere andato cosi’ terribilmente storto, ai tempi.
O meglio, come diavolo ha fatto ad andare storta?
E dire che sulla carta aveva tutti i numeri per sfondare.
Ne sono state dette di mille, e tutte condivisibili.
Prima tra tutte il fatto che usci’ nel momento sbagliatissimo.
Non e’ mistero che Carpenter ce l’abbia a morte con le case di distribuzione, e che le ritenga la causa prima delle sue sciagure al botteghino.
Di sicuro ci ha messo anche del suo.
E’ un film suo, nel bene e nel male.
Ha messo giu’ per intero la sua idea, senza compromessi.
Fedele da sempre al suo motto di non spiegare nulla, non mostrare nulla e non sforzarsi di essere troppo chiari.
Ha realizzato un film a basso budget con lo spirito di una produzione a basso costo.
Se non puoi permettertelo, fallo intuire.
E cio’ va bene per gli appassionati dell’horror e della sua filmografia in generale, non a caso venne rivalutato sin dal suo approdo in home video.
Oggi e’ insindacabilmente un classico.
Ma tutto cio’ va un po’ meno bene se si tratta di una mega-produzione che dovrebbe trascinare al cinema migliaia di persone. Che spesso non vuol fare nemmeno lo sforzo di capire quel che accade su schermo.
Anch’io, in principio, ho dovuto rivederlo piu’ volte, perche’ in certi punti l’avevo trovato piuttosto criptico e oscuro.
Volutamente, immagino. Dato che vuole comunicare il senso di spaesamento dei personaggi alle prese con qualcosa che non riescono a capire fino in fondo.
In “Alien”, giusto per fare un confronto, la minaccia e’ una. Concreta, tangibile.
Qui c’e’ gente che non l’ha ancora capito, questo film. E sta ancora a chiedersi chi era l’alieno.
Abbiamo a che fare con un micro organismo. Un insieme di esseri unicellulari, se non addirittura di batteri o di virus. Che si introducono nell’ospite anche mediante un brevissimo contatto, e una volta dentro invadono l’ospite a livello cellulare prendendone possesso e riplasmandolo a piacimento con effetti mostruosi.
Tira in ballo roba come la clonazione e l’alterazione genetica. Cose che magari erano vagamente note ma su cui si poteva approfondire solo ricorrendo a testi specifici.
Non argomenti sulla bocca di tutti, almeno allora.
Giusto per citare un altro commento, la clonazione divenne di dominio pubblico solo grazie ad un certo ovino…
Per la cronaca, anni dopo usci’ “Leviathan” che e’ sulla FALSARIGHISSIMA di questo, e ne riprende in parte le tematiche.
Soprattutto sul fatto che le vittime subiscono una trasformazione mostruosa e finiscono per inglobarsi tra loro fino a formare un mostro gigantesco. Proprio come fa la Cosa nel finale…
Ma li’ e’ fatto come Hollywood comanda, e quindi nessuno si e’ lamentato.
O forse…lo hanno capito perche’ prima hanno visto il film di Carpenter, non capendo lo?
Non sarebbe la prima volta che qualcuno riprende le idee lanciate da lui e le sfrutta meglio.
Anzi, parlando di Carpenter e’ la prassi.
Proprio vero quel che dicevate tempo fa: ha sempre fatto i film per gli altri.
Non è un microrganismo, ma un alieno bello grande che prima divora e poi muta. Assorbe il codice genetico e lo usa per replicarsi nel divorato. Almeno così si vede nel prequel.
Ah, ok.
Ma proviamo a basarci solo sull’originale, visto del prequel ho una scarsa considerazione.
Io ho ipotizzato che un alieno all’inizio ci fosse, dato che qualcuno sta per forza pilotando il disco volante che piomba sulla Terra.
E poi i norvegesi tirano fuori un corpo dal ghiaccio.
Ma presumo che l’alieno fosse defunto in seguito all’impatto.
Ora…e se l’alieno stesso fosse a sua volta contagiato e portatore del micro organismo, e che quindi agisse sotto il suo controllo?
Anche se morto, un minimo di attivita’ cellulare doveva essere rimasta, pur se quasi impercettibile a causa della temperatura glaciale.
Gli bastano poche cellule per sopravvivere, a parer mio. Anche una goccia di sangue.
E non appena quelle cellule si sono riattivate, hanno ripreso a contagiare tutti.
Per quanto ne so il cane, potendo agire indisturbato, ha infettato gran parte del gruppo sin dall’inizio.
Prima che mi dimentichi di nuovo, ne approfitto per una menzione d’onore al grande Rob Bottin (gia’ apprezzatissimo dal sottoscritto per L’ ULULATO di Joe Dante) per gli straordinari effetti speciali.
Credo mai come in questo film il termine RACCAPRICCIANTE sia piu’ adatto.
Per rivedere roba simile ho dovuto attendere LA MOSCA di Cronenberg, ad opera di Chris Walas.
Mmm…Dovrei rivedere il prequel, che ho visto tre volte ma la vecchiaia è tremenda. Ma da quel che ricordo, il cane viene ucciso dall’ alieno, salvo poi utilizzarne al momento buono la carcassa per inglobarla e prenderne la forma. Comunque per me il prequel è un bel film, non distante dal primo per le tensioni che crea e gli schifosi mix uomo/cosa. Ovviamente è una minestra riscaldata, una copia del primo, niente di originalissimo, ma l’ ho apprezzato proprio perchè ne resta fedele. Avrebbero potuto stuprare il primo per inventarsi chissà quale cazzata , invece sono stati bravini.
E comunque cinque alto per la citazione a Leviathan. Gran film da prima serata Italia 1, sono secoli che non lo vedo passare. Avevo Mediaset Premium e passavano a volte Virus, quello con gli uomini mixati ai pezzi di metallo, altra chicca vomitosa fine anni 90: trama scontata, il solito buon vecchio Donny nella parte del cattivo, mostri spaventosi quanto basta.
Oh, ma invece sentite questa: all’inizio del film i norvegesi praticamente spiegano tutta la trama ai mericani dicendo tipo “c’è un mutaforma che ammazza tutiii” e quindi spoilerone. Ma tanto non si capisce perché parlano in norvegese. E chi cazzo lo parla il norvegese? Hahahahaha! I norvegesi lo parlano! E lassù NON doppiano i film (bravi ragazzi) e quindi mi sono sempre chiesto: ma come hanno fatto i distributori norueghi a evitare di spoilerare la trama nel film nei primi cinque minuti?!? Li hanno dopppiati in urdu?! Boh
Nella versione norvegese li hanno ridoppiati in ciociaro spacciandoli per migranti di Frosinone finiti lassù per errore mentre cercavano di vendere cosmetici porta a porta, quante risate.
Mi pare dicano agli americani STATE ATTENTI A QUELLA CREATURA! SEMBRA UN CANE MA NON E’ UN CANE…
E anche li’, Carpenter non perde occasione per far rimediare ai suoi connazionali l’ennesima figura di palta.
Per prima cosa…sparano. E a chi?
Al norvegese, eh. Solo perche’ era entrato alla loro base senza permesso.
Invece di provare a capire che sta succedendo, seccano il tipo e risparmiano il cane.
Tipico. Ci mancava solo che lo sfottessero come McClane col crucco dicendogli SCUSA, MA NON CAPISCO QUEL CHE DICI.
Logico, no? Non so cosa vuoi, quindi per prima cosa ti ammazzo. Giusto per stare sul sicuro.
Ok la violazione di proprieta’ privata, secondo la quale se entri in casa mia e io non ti ho invitato per me sei un nemico. Ma…qui si esagera.
In realta’ Carpenter segue la vecchia ma sempre valida lezione di Romero.
A decretare la fine dei protagonisti e’ la loro diffidenza.
Si stanno gia’ sulle palle a vicenda prima ancora che arrivi la Cosa a far precipitare la situazione.
Non cooperano, non trovano mai un’intesa e sbagliano le mosse per tutta la durata del film, una dietro l’altra.
Vorrei infine citare un ultimo esempio, a proposito di film di Carpenter non capiti.
FUGA DA LOS ANGELES.
Gia’.
Inizialmente l’ho bocciato. Mi sembrava solo un incomprensibile quanto malriuscito mix tra un remake e un sequel.
Poi qualche anno dopo gioco a METAL GEAR SOLID 2. E di colpo capisco tutto.
Capisco che di quel film non avevo capito niente.
E forse e’ stato proprio grazie a quel film che ho potuto capire cosi’ bene il sottotetto metareferenziale del gioco di Kojima. Che e’ un fan di Carpenter, tra l’altro.
In quel film, Jena Plissken non scappa dalla citta’ degli angeli.
Scappa dal film. Scappa dal seguito in cui c’è lo hanno letteralmente infilato dentro a forza, e che non ha nessuna intenzione di fare.
Scusate.
Sottotesto, non sottotetto.
Sì, il mio film preferito, poco da dire
Film stupendo e politico, come molte cose di Carpenter. Io per esempio il test del sangue lo farei volentieri a tutto il M5S e al Gruppo Misto.
Uno dei casi che il seguito è uscito come videogioco, ambientato 20 anni dopo in cui nel finale torna MacReady a salvarti in elicottero segno che nel film si salva visto che nel gioco c’è pure un cameo dello stesso Carpenter
Per me uno dei 5 film più belli di tutti i tempi. Voto 10. Il remake (o reboot) non era malvagio ma fu un flop cocente. Bob
Remake, reboot, sequel, prequel. Non inizia per erre e un sequel non è. Soluzione a pag.46
Un grande Capolavoro del Maestro Carpenter ai suoi massimi livelli. Cinema con la C maiuscola.
uno dei miei horror preferiti! un film difficile da dimenticare una volta visto.
Ancora oggi non puoi non impressionarti alla vista delle metamorfosi… ricordo che mentre lo guardavo la prima volta, stavo mangiando un uovo al tegaminino..e proprio quella volta l’uovo non era cotto abbastanza! mi disturbai e non mangiai piu’! e io non sono uno che si disturba facilmente con gli horror etc…
Cmq capolavoro! Carpenter è Carpenter! punto.
“NON SI BATTE IL CLASSICO!”
Il sito non funziona bene
Ode a Carpenter e a Majakovskij.
Il mio film horror preferito, ai tempi in cui lo vidi in tv (troppo gggiovane per averlo visto al cinematografo) non riuscii a mangiare per giorni.
Rivederlo oggi in età adulta sicuramente mette meno ansia ma resta una opera senza eguali.
Clonate Carpenter
Curioso il fatto che sia uscito in sala negli Stati Uniti nello stesso giorno di Blade runner, altro mezzo flop diventato cult. Secondo me le principali ragioni del suo insuccesso commerciale furono il tono generale del film, in particolare il finale nichilista, e l’artigianalità più o meno latente. Perché il pubblico avrebbe dovuto preferirlo a film più ottimisti e più spettacolari?
Analogamente, non è un caso che i produttori imposero a Ridley Scott diverse modifiche a Blade runner, tra cui la famosa aggiunta di scene già girate per Shining e donate da Kubrick, allo scopo di rendere il finale più ottimista.
La scena in cui MacReady accusa il computer di barare a scacchi è il simbolo della mia relazione pluriennale col mondo dei videogame, mi vengono sempre i lacrimoni quando la rivedo.