Partiamo subito con le note antipatiche. Sarò breve, promesso.

Val Kilmer (Tom “Iceman” Kazanski) / Kelly McGillis (Charlotte “Charlie” Blackwood)
A sinistra: una forma fisica che Hollywood ritiene accettabile, e che pertanto farà acrobazie per tributare e mostrare con tatto e commozione.
A destra: una forma fisica che Hollywood ritiene non accettabile, ma proprio non ritiene neanche meritevole di una telefonata e anzi, porta alla cancellazione totale dallo script, manco una menzione o una foto d’epoca.
Val Kilmer non sta benissimo: ha avuto un cancro alla gola e non riesce quasi più a parlare. Lo sappiamo e c’è un incredibile documentario, girato da lui stesso insieme al figlio, che se vi interessa vi metterà in pari (e non è un boccone facile da digerire).
Kelly McGillis… Non sta benissimo neanche lei, mi pare di capire, ma sopravvive. Credo. È uscita da tempo dal giro di Hollywood, senza grossi rimpianti, ma lavora ancora. È lei a rivelare di non essere stata nemmeno cercata, ma fa anche sapere di non voler fare polemica, di non essersi aspettata nulla, e di rendersi pacificamente conto di non essere “appropriata” in un contesto del genere.
Sinceramente non mi aspettavo di vedere Val Kilmer, ma non è uno spoiler, era stato confermato da tempo e viene anticipato subito dai titoli di testa.
Ma se c’è lui, messo così, viene da chiedersi come mai non siano riusciti – pardon, non abbiano nemmeno provato – a fare qualcosa anche per Kelly.
E le motivazioni ufficiali di Joseph “Pinocchio” Kosinski non stanno in piedi manco un secondo.
Basta così, dai, andiamo avanti.

Tom Cruise (Pete “Maverick” Mitchell)
La recensione di Top Gun: Maverick è piena di trabocchetti, specie per me che ho passato gli ultimi mesi/anni a prendermela ammorte con i sequel/reboot cartacarbone sdraiati a terra con la faccia sotto i nostri piedi, senza nemmeno chiederci di stare fermi, a elemosinare nostalgia e soldi.
Top Gun: Maverick, ad esempio, di brutto muso, parte letteralmente uguale al primo.
Letteralmente.
Roba che sembra quasi una sfida ad affiancare i due incipit, senza leggere i credits per non barare, a vedere se riconoscete quale è quale.
Io vi giuro che perderei.
Ma a parte quello: è importante capire a modo le premesse.

Il Maestro Tony Scott e il giovane allievo Tom Cruise
Il primo Top Gun era un progettino con tante speranze ma senza eccessive pretese.
I produttori Simpson e Bruckheimer che – specie il primo – erano il prototipo del produttore arrogante, invadente ed egomaniaco hollywoodiano, venivano dai successi di Flashdance e Beverly Hills Cop e volevano proseguire nella scia di film che arrivassero al grande successo semplicemente indovinando temi ed estetica, usando talenti emergenti e niente megastar. Top Gun, il cui protagonista era un ragazzetto acerbo di nome Tom Cruise che si era fatto notare ballando in mutande in Risky Business, era perfettamente in scia. Ingaggiarono un regista che veniva dal mondo della pubblicità – Tony Scott, che aveva esordito con un film completamente diverso come Miriam si sveglia a mezzanotte – e insieme scoprirono il talento più abbagliante di tutti: il colore arancione. Fu l’inizio di una lunga love story: per Tony Scott durò all’incirca fino a Man On Fire, in cui tradì l’arancione con un partner più giovane, il giallo, e intraprese contemporaneamente una relazione bigama con il verde; per Bruckheimer – anche dopo la morte pirotecnica di Simpson sulla quale vi rimando direttamente alla nostra live su Giorni di tuono – durò letteralmente per tutta la carriera, in cui fu imposto a chiunque lavorasse con lui da Michael Bay (Bad Boys / The Rock) a Simon West (Con Air), Jon Turtletaub (National Treasure), Gore Verbinski (I pirati dei Caraibi) e persino Ridley Scott (Black Hawk Down).
Top Gun fu girato in modo rocambolesco: con soli due giorni di permesso per filmare le esercitazioni aeree, la sequenzialità e la trama stessa dei momenti d’azione fu creata da zero in fase di montaggio, e i dialoghi aggiunti successivamente approfittando del fatto che i piloti avessero comunque la bocca coperta.
Sopra a tutto questo, l’idea non era fare il classico film militare, ma ricalcare la struttura del film sportivo: il talento da sgrezzare, il cameratismo e le rivalità interne con la squadra, gli allenamenti, un “infortunio” che rischia di pregiudicare il “campionato”, la “partita” finale. Al posto dei gol, la gente uccisa abbattuta a colpi di missili di morte.
Al di là di questo è la saga dei cliché, ma eseguiti alla perfezione, con la dedizione e l’energia necessaria per coinvolgere invece che sembrare formulaici/pigri.
Ma il succo è: c’è poca originalità da difendere. Il motivo principale della sua riuscita era il suo essere semplice, al passo coi tempi, esteticamente attraente e con un cast in stato di grazia.

Una di quelle immagini, rigorosamente arancione, che così a colpo d’occhio non sapreste dire se viene dal film originale o da quello nuovo.
La prima cosa su cui mettersi il cuore in pace è quindi questa: non si possono pretendere stravolgimenti dal sequel di un film che già in primo luogo non puntava ad essere particolarmente originale. Specie se si è deciso che non si sta rilanciando il franchise incentrando il film su una nuova squadra di giovani – il senso stesso della scuola Top Gun è oggi ampiamente ridimensionato, vuoi con tutti quei droni e le diavolerie remote moderne – ma si sta mantenendo Maverick al centro, raccontando piuttosto la sua ultima occasione di risplendere prima che la tecnologia lo renda definitivamente obsoleto (“La fine è inevitabile, Maverick. La tua razza è destinata all’estinzione.” “Forse, Sir. Ma non oggi.”).
Poi oh, vedi quei primi cinque minuti assolutamente identici, con le campane, il cartello introduttivo, il titolo, la portaerei al tramonto, il Top Gun Anthem seguito da Danger Zone, e storci istintivamente il naso.
Ma è una dichiarazione di intenti chiara e inequivocabile, che serve a far mandare giù tutte le altre occasioni in cui allo stesso schema e alla stessa svolta si unisce spesso anche la stessa inquadratura. Ha ovviamente il suo senso commerciale, ha il suo senso strutturale/strategico, ha anche volendo il suo senso tematico nel momento in cui la trama ruota attorno al vecchio che si rivela ancora utile e che uno dei motori più importanti della vicenda – la paura che Rooster (“gallo”) faccia la stessa fine di suo padre Goose (“oca”) – ha appunto a che fare con il ripetersi delle cose. L’intenzione del film non è rinfrescarsi per il futuro, e nemmeno crogiolarsi a vuoto nelle memorie del passato: è semplicemente dire “siamo ancora qui, e siamo ancora utili”.
E lo dico senza emettere giudizio: il cuore mi fa schierare coi giovani; la carta d’identità mi fa schierare coi vecchi; la testa mi ricorda che a mostrare un veterano che corre più veloce dei regazzini il rischio di risultare patetici è dietro l’angolo, ma anche che in giro ultimamente accadono cose effettivamente interessanti.
Prendete il mondo dello sport, e guardate quanti veterani sono ancora al top della forma, molti più che in passato.
Prendete ad esempio la squadra attualmente più forte della Serie A e il suo insospettabile, inaffondabile leader, tornato a sorpresa alla base dopo una parentesi in un campionato minore in cui tutti giuravano avrebbe finito per svernare: mi riferisco ovviamente al 33enne Ivan Perisic.
Non è un “per favore, fateci sentire ancora importanti”: è “hey, guardate che c’è gente che invecchia meno di quanto state pensando”. E Tom Cruise lo sta dimostrando, coi fatti, da anni.
La scelta più indicativa in questo senso sta forse in colonna sonora: con l’eccezione della nuova ballad di Lady Gaga sui titoli di coda e dei OneRepublic sulla scena di beach rugby, il resto delle canzoni è pescato fra classici immortali di una generazione persino antecedente a quella del film originale: T-Rex, Foghat, The Who. Poi non so se qualcuno di voi abbia goduto quanto me nel vedere Hans Zimmer accettare un ruolo da manovalante di lusso, in cui sostanzialmente sforzarsi di nascondersi dietro una rielaborazione delle vecchie musiche di Harold Faltermeyer.

Miles Teller (Bradley “Rooster” Bradshaw, figlio/sosia di Nick “Goose” Bradshaw)
Il bello di Top Gun: Maverick, alla fine, sta proprio qui: fa poco, fa facile, ma fa bene.
E fa poco e facile fino a un certo punto, perché in realtà ripesca fuori dal cilindro quel vecchio modo spesso dimenticato di fare cinema in cui prendi una formula stra-nota e una trama semplice e lineare, e la racconti con tutto il mestiere e la concentrazione e la convinzione che serve per consegnare un’opera che risulti emozionante e coinvolgente senza contare su chissà quali svolte o complicazioni o colpi di scena.
C’è un contenuto gruppo di personaggi semplici ma funzionali: di ognuno viene mostrato per bene chi è, cosa vuole, qual è il suo problema, qual è la difficoltà che deve superare. C’è una missione difficile da compiere, ma facile da capire. Viene spiegato come si fa a portarla a termine, e perché lo si fa in quel modo. Assistiamo ad allenamenti che preparano alle manovre richieste. Il messaggio morale è altrettanto chiaro – e non è tanto la questione di rivalutare i veterani, quanto l’insistenza di Maverick a non dimenticare le persone che subiscono le conseguenze delle nostre azioni (che, come notava giustamente David Ehrlich, fa eco al leak dal set di Mission: Impossible in cui Tom s’incazzava ammorte col tizio che non aveva rispettato i protocolli anti-Covid). E si resiste alla tentazione di buttare dentro altre cose che rischiano di confondere, perché si ha piena fiducia degli elementi in ballo, e gli si dà il giusto spazio. Fine.
Top Gun: Maverick è puro, arrogante mestiere. Da manuale.
Il momento in cui ho capito che io e il film la stavamo pensando nello stesso modo è in una scena in cui un personaggio fa una domanda che implica una svolta drammatica, ma una di quelle tante svolte drammatiche che sappiamo perfettamente dove stanno andando a parare. E allora un altro personaggio la taglia breve e dice “È una domanda retorica”. Solo che lo fa al momento giusto: quel momento giusto che non è troppo presto, quando sarebbe parodia, o autoironia post-moderna, o eiaculazione precoce da insicurezza / paraculaggine che teme di non saper sfruttare un picco emotivo e quindi lo soffoca; e non è troppo tardi, a trattarci come scemi che rimangono in tensione anche sulle ovvietà.

La formazione a rombo, come insegna Maurizio Sarri
E poi ci sono le scene d’azione, e qui il sequel vince facile.
Vince facile perché ha alle spalle 35 anni di culto e di potenza di brand a confermare che non c’è bisogno di essere timidi e vale la pena investire il budget delle grandi occasioni.
Vince facile perché ha dalla sua la tecnologia moderna, che permette riprese che nell’86 erano fuori questione.
Vince facile perché ha dalla sua anche la più antica delle tecnologie (il corpo umano) nella più avanzata delle forme (quella di Tom Cruise).
Vince facile perché stavolta può permettersi di pagare, progettare e coreografare con calma tutte le scene di aerei che servono: la missione è chiara, gli allenamenti sono chiari, le manovre sono chiare. Ci sono gli abitacoli trasparenti, a mostrare cosa avviene in coda. E, ovviamente, ci sono le fazze dei piloti, specie quella di Tom, schiacciate e deformate dalla gravità, perché stavano davvero su un aereo in manovra.
Non gli si può dire niente.
Vi piacciono gli inseguimenti in aerei militari? Godrete.
Non ve ne frega un cazzo degli inseguimenti in aerei militari? A me non me n’è mai fregato un cazzo. Non è roba per me. Non so manco distinguere gli F-14 da “F4 = basito” di Boris. Godrete lo stesso.
Vi dico la mia però: la prima sequenza d’azione del film, quella in cui ci introducono Maverick come specie di Chuck Yeager moderno che passa il tempo a battere record su aerei sperimentali, per quanto mi riguarda è la migliore.
È quella in cui Joseph Kosinski – regista che finora mi aveva lasciato abbastanza perplesso ma che qui si supera – dà il suo meglio. È quella dove viene fuori il suo talento visivo in modo più netto, l’unico momento in cui è costretto a fare qualcosa di diverso dai binari classici.
Ed ecco: guardando questa scena non ho potuto fare a meno di pensare al Maestro Tony Scott, a cui il film è giustamente dedicato.
Tony era uno sperimentatore.
Avrebbe girato lui il film se fosse stato ancora in vita: i dubbi stanno a zero, era già in trattative quando era ancora vivo e stava già macinando idee.
Se dovessi speculare e tirare a indovinare come sarebbe stato Top Gun: Maverick con Tony Scott alla regia, io penso a un film che si annoia presto ad essere classico e ricalcare semplicemente il primo, non importa quanti buoni motivi ci siano per farlo. Tony, secondo me, avrebbe spinto per inserire in un modo o nell’altro molte più scene di questo tipo. Magari avrebbe finito per piacere meno. Chi lo sa.

Tom Cruise e Jennifer Connelly in una foto del ’94 – no aspettate, è da Top Gun: Maverick pure questa
Ci sono tocchi che fanno sorridere, in Top Gun: Maverick.
Ci sono gli anonimi piloti russi col casco integrale del primo film che vengono sostituiti dall’esatto equivalente, tranne che non si dice nemmeno che sono russi, non si dice proprio dove stanno e da dove vengono. Ho sempre trovato spettacolare che il Top Gun originale riuscisse a costruire un film indimenticabile senza avere un villain, e qui la cosa è ancora più estremizzata.
C’è il fatto che venga indirettamente omaggiato l’altro eroe dell’aeronautica più famoso degli ultimi decenni di cinema, il Presidente Thomas J. Whitmore di Independence Day, tramite la presenza nel cast di Lewis Pullman, il figlio di Bill.
E poi c’è Penny Benjamin, interpretata da Jennifer Connelly. Vi dice niente, Penny Benjamin? Il suo nome viene fatto due volte, nel film originale, come ex di Maverick.
Ho ripassato Top Gun due giorni prima di vedere quello nuovo.
Per l’ennesima volta ho trovato esagerata la lettura del sottotesto omoerotico tra Maverick e Ice, che è forse uno degli aspetti per cui oggi è più famoso.
Come già vi raccontavo dieci anni fa, al 90% sono soltanto gli eterni cliché del genere, né più né meno: il restante 10% sono un paio di momenti in cui effettivamente i due si parlano a distanza comicamente ravvicinata.
Ma soprattutto: tra i due non c’è abbastanza screentime. La loro rivalità è una delle tante sottotrame, e non una delle più importanti. Sarebbe stato interessante mantenerla come la causa principale dei conflitti del protagonista, ne aveva tutti gli elementi, e in più Val Kilmer era in forma carismatica strepitosa. Però sapete come funziona, all’epoca vigeva il conservatorismo spinto, per cui per questioni di moda e propaganda politico-morale il rapporto fra Maverick e Ice fu ridotto e al suo posto ci fu appiccicata sopra una storia sentimentale eterosessuale con un personaggio platealmente, goffamente inutile e fuori posto come “la consulente esterna Charlie Blackwood”.
Insomma, mi sento condannato a vivere con questa apparente contraddizione per cui non capisco se sia stato più stronzo aggiungere Kelly McGillis nell’86, quando narrativamente serviva zero ma commercialmente accalappiava/tranquillizzava un’importante fetta di demografica, o se sia stato più stronzo rimuoverla adesso, senza la minima spiegazione, come se non fosse mai esistita, proprio casualmente quando Kelly McGillis è in forma fisica diciamo non esattamente paragonabile a quella di Tom Cruise. Il fandom di Top Gun non è quello di Star Wars: la percentuale di gente a cui il nome “Penny Benjamin” ha fatto fischiare le orecchie è assolutamente ridicola.
Perché quindi Val Kilmer sì e Kelly McGillis no?
Scusate, mi è scappato di tornare sull’argomento, la smetto subito.
Comunque non vi preoccupate, era una domanda retorica.

Ciao amici aerei!
Offre davvero un sacco di spunti di riflessione, volendo, questo Top Gun: Maverick, ma direi che per oggi ho scritto un pezzo abbastanza lungo.
Vogliamo quindi chiudere su una frecciatina negativa?
Ma no, dai, tutto sommato non mi sembra giusto.
Chiudiamo quindi su una nota positiva: come spero risulti chiaro da tutto il resto della recensione, Top Gun: Maverick è, in tutta probabilità, uno dei film più belli che vedremo quest’anno.
Andate al cinema.
VHS-quote:
“Ancora lassù, con il meglio del meglio”
Nanni Cobretti, i400calci.com
P.S.: stavo dimenticando! Avete visto chi è che fa l’equivalente moderno del personaggio alla Iceman in questo sequel? Eh? Avete visto??? Glen Powell. QUEL Glen Powell. Chi ci frequenta da tempo se lo ricorda di sicuro: è stata la nostra nemesi per mesi, per via di essere stato l’unico attore senza uno straccio di curriculum ad essere entrato negli Expendables ai tempi del terzo capitolo, con tanto di character poster e calling card personale. Ma pensa te. E ora è rispuntato dal nulla con un ruolo importante in Top Gun: Maverick. E sapete cosa vi dico? È bravo. Incredibile.

Glen Powell (Jake “Hangman” Seresin)
Visto all’IMAX. Spettacolo.
L’ho visto, mi è piaciuto un botto, piaciuto un botto anche alla tipa (a cui fregava meno di zero) tutto giusto nella rece, l’unica cosa che ho trovato molto buffa/ridicola erano i baffi di Rooster che ce li ha uguali al padre come se il film non ci dicesse ogni tot minuti, con i dialoghi, con i flashback o altro che è il figlio di Goose (e come se appunto non fossero “fuori moda” oggi).
Ora si aspetta tutti trepidanti il grande riscatto di Glenn Powell.
Film ben fatto, perfettamente in linea con il precedente. Basato su presupposti sbagliati ( aerei di quinta generazione in esclusivo possesso del nemico è che a 9G un pilota militare svenga ) per motivare tanta ansia da prestazione ma comunque molto piacevole. Per chi ha visto il primo come il sottoscritto c’è un po’ di tristezza nel notare che , tranne in Tom, 36 anni sono “volati”.
Tre considerazioni su Cruise
1 Sono riusciti a dare una minima profondità al personaggio di Cruise, rendendolo interessante.
2 Sfoggia in continuazione quel maledetto sorriso che in faccia ad altri sessantenni sarebbe ridicolo e invece qui è incredibilmente coll.
3 All’inizio tutti a criticare Cruise, perché tardò le riprese per imparare a pilotare i jet… Aveva ragione lui, come sempre. Ci sono tante persone che gli dovrebbero delle scuse.
Visto all’imax, certe scene ti sembra che gli aerei ti stiano sfiorando
Io pure nemico acerrimo di sequel, reboot, remake, franchise ecc. che al 99% sono liquame (poi c’è l’1% che è Mad Max Fury Road). E però qua tanto di cappello a Tom veramente.
Già solo per il fatto di essersi battuto per far vivere questo film sul grande schermo, rifiutando la via dello streaming.
Poi è un film che a differenza di tante altre operazioni-nostalgia degli ultimi anni pur essendo pieno di richiami al primo non fa mai fan-service. Tutto è pienamente funzionale alla storia, anche il bellissimo cameo di Val Kilmer non è gratuito, anzi. Peraltro il personaggio di Kilmer nel primo qui è molto simile a Hangman, che una faccia da schiaffi PERFETTA per il ruolo.
Insomma, esci dalla sala che ti sei proprio divertito. Ma la cosa che mi ha fatto piacere è che si erano divertiti anche dei ragazzini che avranno avuto 14 anni e all’uscita dicevano tra loro che sarebbero tornati a vederlo un’altra volta, con un fomento che ormai sembrava essere riservato solo ai film dei pigiami con superpoteri.
Tom, hai fatto jackpot
Ah scusate, e dimenticavo due parole: ED HARRIS.
Lo vedrò,ma mi è sorto il dubbio : perché Kathleen Turner, Alla ricerca della pietra verde- il metodo Komisky, si e la McGillis no ?
Perché Il metodo Komisky è una serie che parla di anziani a forma di anziani, mentre Top Gun è una serie che permette soltanto agli uomini di avere la forma di anziani, se proprio insistono fortissimo.
Sarei più prosaico. E’ Hollywood. Se vuoi recitare e seiavanti con gli anni, o ti botulini (uomini e donne compresi, come il buon Tom) e mantieni una accettabile forma fisica, o reciti la parte dell’anziano. La signora McGillis porta malissimo i propri anni ( “solo” 65), non so se per problemi di salute o per abusi sul proprio corpo ( cibo/alcool). Sembra 20 anni più vecchia. Ovvero sembra la Madre di Tom Cruise, non la fidanzata. Come includerla nel film? Se lo avessero fatto forse sarebbe stata insultata sul web o ridicolizzata? Sarebbe stato peggio?. Se fosse stata in quelle condizioni per problemi di salute ( come Kilmer) la sua inclusione sarebbe stata doverosa e accolta ipocritamente come un omaggio. Invece è solo grassa, troppo grassa, come l’americano medio. Scusate se faccio il cattivo ma rispondo alla domanda retorica di Nanni.
Eccomi, appena ho letto il nome Penny Benjamin accanto a Jennifer Connelly ho pensato: non ci posso credere. Di tutti i personaggi che mi aspettavo di rivedere questo era veramente l’ultimo.
E poi un plauso a questo periodo che andrebbe tatuato sulla schiena di tanti registi odierni:
Il bello di Top Gun: Maverick, alla fine, sta proprio qui: fa poco, fa facile, ma fa bene.
E fa poco e facile fino a un certo punto, perché in realtà ripesca fuori dal cilindro quel vecchio modo spesso dimenticato di fare cinema in cui prendi una formula stra-nota e una trama semplice e lineare, e la racconti con tutto il mestiere e la concentrazione e la convinzione che serve per consegnare un’opera che risulti emozionante e coinvolgente senza contare su chissà quali svolte o complicazioni o colpi di scena.
Vado il 2 Giugno.
Tra l’altro il cinema di paese, incredibile visti i tempi dove per motivi di cassa un film rimane fuori giusto un week-end, ha deciso di tenerlo fuori per ben 2 SETTIMANE.
Ci credono tantissimo.
E pure io, ci credevo.
Grazie ragazzi, per aver confermato le mie speranze.
E grazie a Tom per non avermi deluso.
Ci andro’ con mia figlia, come i miei mi portarono all’epoca.
Il primo film “serio” e da adulti al cinema, prima di allora solo cartoni.
Idealmente il cerchio si completa.
Andiamo al cinema?
Cazzo, potete giurarci, che ci vado.
Sono completamente d’accordo con quello che dici sulla sequenza iniziale, vincerei la sfida nel distinguere il sequel solo perché hanno cambiato la moto la quale ha ringraziato per la possibilità di essere inserita nell’incipit come omaggio nostalgico, tuttavia non se la sentiva di affrontare l’intera lavorazione, essendo “a sua agio con la sua età”.
Calcisticamente parlando, nel senso di sport, penso a Benzema.
Che sta vivendo una seconda giovinezza, dopo aver buttato via la prima tra scandali e casini. Perennemente oscurato da fuoriclasse ben piu’ blasonati.
Beh, col gioco e la posizione giusti ha portato al trionfo il Real meno “galactic” di sempre, fimalizzando a dovere il gioco di tanti giovani talentuosi ma ancora acerbi.
Mi piace il messaggio, di questo film.
Maverick si diverte, continua a divertirsi e insegna agli altri come farlo.
A giovanotti sicuramente piu’ reattivi e svegli di lui, ma ormai omologati e fatti con lo stampino mostra i valori aggiunti della fantasia, dell’imporovvisazione, dell’imprevedibilita’ fuori dagli schemi e dalle logiche.
Ed e’ una situazione che riscontro spesso, oggi.
Non e’ un mistero che un quarantenne abbia molta piu’ fantasia di un ventenne.
Non e’ colpa loro, ma del periodo in cui vivono, ed in cui sono nati.
Noi la crisi l’abbiamo vista arrivare, loro ci si sono gia’ trovati in mezzo.
C’e’ da capirli.
Forse noi ex-giovani abbiamo trovato il nostro ruolo.
Quello che i vecchi ci hanno sempre negato, e che stanno negando pure alle nuove generazioni.
Perche’ sono con un piede nella fossa ma l’osso non lo mollano. Ma almeno i ragazzini di oggi glielo urlano dritto in faccia, anche se purtroppo si fanno solo ridere dietro dai vecchiacci.
E qui entriamo in gioco noi.
Ai tempi non lo abbiamo fatto, non gli urlava o addosso perche’ era inutile, non serviva. E poi, si stava ancora bene. O almeno cosi’ si credeva.
E allora servono i superstiti quei tempi in cui tutto sembrava piu’ facile, piu’ bello, piu’ leggero. O almeno ci si illudeva fosse cosi’.
A far capire che ti possono portare via tutto, ma non la voglia di farti strada e ritagliarti il tuo posto.
Puoi ancora andare la’ fuori a farti il mondo, o almeno continuare a tentare.
Perche’ e’ quando non ci provi piu’, o non ne hai piu’ nemmeno la voglia, che diventi davvero vecchio.
Si puo’ ancora volare, ragazzi.
Si puo’.
Forse era davvero il film che ci voleva.
@ Redferne applausi
SE l’idea era di fare quel solito mix tra sequel e reboot magari ci sta che Lui debba ripartire da zero pure sul fronte donzella (invece di avere moglie e figli). Ma personalmente ho sempre odiato che mi fai affezionare alla tipa per poi buttare tutto al cesso nel secondo film (es. Karate Kid). Un po’ come riguardare Aliens sapendo che tanto per Newt è tutto inutile.
Per la serie “a nessuno frega un cazzo che”, Kelly McGillis si fa i beati fatti suoi gestendo un ristorante di cucina caraibica a Key West ed è insieme a Michel Thoulouze, un ex tycoon francese tipo Berlusconi uscito bene che ha sfanculato un impero televisivo per mettersi a fare vino nell’isola di Sant’Erasmo a Venezia.
Kelly se la gode forte e duro.
Ma non era gay la Mecghillis?
Spettacolare, da guardare sullo schermo più grosso possibile; film dell’anno, al momento
Dalla prima slide si capisce che è il sequel perché hanno cambiato la moto (ha dichiarato che per lei non era un problema e si sentiva a suo agio con la sua età)lui è sempre senza casco d’altronde.
Dalla prima slide si capisce che è il sequel perché hanno cambiato la moto (ha dichiarato che per lei non era un problema e si sentiva a suo agio con la sua età)lui è sempre senza casco d’altronde.
Sarò onesto, da stra-fan dell’originale, non mi è piaciuto. In controtendenza, l’ho trovato un film “senz’anima”, affetto dalla sindrome di Hollywood degli ultimi anni intenta a girare reboob/remake, senza un guizzo di genialità alla Scott, senza quel testosterone e coolness-awarness. Colonna sonora molto magra, dialoghi imbarazzantemente semplici (l’adattamento in italiano mi è sembrato quantomeno discutibile), un paio di scene in cui la suspension of disbelief viene immediatamente giù, e parecchie occasioni sprecate. Quando entrano in scena Ed Harris e Val Kilmer ho esclamato anche io “toh guarda, un attore”. Carina l’idea di Penny Benjamin che rientra in scena, ma l’ho trovata “troppo” forzata. In merito alla trama, personalmente l’ho trovata meno “credibile” dell’originale, ceh si articolava attorno a un BARCAP ad una nave di soccorso, ed il nemico, figlio dei tempi, era platealmente russo. Qui ho trovato una missione ricalcata letteralmente da una vecchia missione di air combat per playstation (o forse ace combat 2 o 3), che tra l’altro contrasta proprio con la sturttura del film incernierrato sopra i piloti umani vs alta tecnologia UAV e stealth. Sulle riprese aeree: belle per carità, ma appunto prive (salvo un paio) di quei guizzi di genialità alla regia di scott. Chiudo su un problema narrativo a mio avviso importante: non c’è la crescita dell’Eroe, non c’è la vera “sfida” da superare, si ha la sensazione di avere di fronte Dio che gioca a fare il pilota. Tema di Lady Gaga francamente dimenticabile, come il film. Poi oh, sarò io.
Amen sul resto, ma qua la sfida dell’eroe non è tanto migliorare se stesso quanto convincere gli altri del proprio valore. Non a caso fa l’insegnante, non l’allievo. E, comunque, una lezione sul suo rapporto con Goose Jr la impara pure lui.
ecco, anche il rapporto con Rooster l’ho trovato francamente un po’ fiacco, avrei preferito avessero battuto paradossalmente sull’ovvio (cerco di non spoilerare) invece che tirar su questa ricostruzione. Cmq molto di quanto personalmente ho riscontrato è stato scritto molto meglio di me qui su RS (link: https://rollingsteel.it/pop-the-hood/top-gun-maverick-recentione-tom-cruise-tony-scott/ ), però anche di là è stato pesantemente apprezzato. Boh, devo meditare. Non sono neanche sicuro di volerlo rivedere, in realtà
Recensione un po’… a denti stretti.
Sbaglierò, ma la sensazione è che a Nanni il film stia un po’ sul culo, perchè gioca facilissimo (“vince facile”) e si colloca sui binari già tracciati a suo tempo (ma con minori risorse) da Tony Scott. Sia chiaro che la mia non è una critica al recensore; Nanni, essendo semplicemente il miglior critico su piazza, cerca di essere il più oggettivo possibile e alla fine riconosce i meriti, ma è un dato di fatto che lo ha colpito di più l’assenza di Kelly McGillis della
In realtà, non penso sia un film a cui “piace vincere facile”. E’ senz’altro vero per quanto riguarda intreccio e regia, ma il concetto alla base è stato, secondo me, un azzardo ai limiti della follia.
Questo non è Top Gun; questo è “Tom Cruise: the movie”. Non è soltanto il protagonista; è lui, inteso proprio come persona, l’oggetto del film.
Lo pensa, lo produce e lo butta fuori in un mondo che ha ormai masticato e digerito i divi del cinema; in un mondo in cui l’attrice coi maggiori incassi di sempre è Zoe Saldana, in cui si chiede ad attori di formazione shakespeariana di parlare a una palla montata su un bastone davanti a un green screen, in cui persino un Sam Raimi viene trattato come impiegato di lusso per un compitino piegato alle esigenze di una proprietà intellettuale.
Per questo, ho trovato adorabilmente diegetico il discorso di Ed Harris sui piloti e sui droni. Ed Harris nel film dice che i droni sono il futuro, che sapranno svolgere le loro funzioni meglio di qualsiasi pilota perché non hanno bisogno di “dormire, mangiare, pisciare”. Lo dice all’ultimo residuato della Hollywood dei tempi d’oro, in un’epoca in cui Disney ricrea la buonanima di Carrie Fisher in digitale e fa recitare gli ologrammi di Samuel L Jackson e Kurt Russell ringiovaniti di trent’anni.
Ecco, questo film si pone in una netta contrapposizione a tutto ciò; è il dito medio sollevato verso il mondo delle IP da un pazzo megalomane con un culto narcisistico di sé (ma anche, non va dimenticato, un amore sconfinato per il Cinema con la c maiuscola).
Prima di oggi, mi rammaricavo che la parte di Iron Man non fosse andata a Tom Cruise (lui E’ Tony Stark). Adesso, ho capito che era semplicemente impensabile. Non vedremo mai Tom Cruise in un Marvel movie, così come non lo vedremo mai su una serie Netflix o HBO.
Ti ringrazio per i complimenti. Sarei un folle a pensare che l’assenza di Kelly McGillis è il problema più grave del film, o anche solo che mi abbia colto di sorpresa: ci tenevo solo a sottolineare, perché so che non è ovvio, che nel momento in cui riesci a infilare Val Kilmer in un contesto iper-estetico simile (dandogli un’altra funzione, limitandone lo screentime, costruendogli attorno una scena specifica con estrema precisione e delicatezza) le scuse per non metterci anche Kelly stanno a zero. Il resto per me è profonda ammirazione per un vecchio modo di fare cinema realizzato con una professionalità che si vede sempre più di rado: la parte che descrivo come “facile” È facile (più budget, più mezzi, più consapevolezza), ma il resto concordo – e spiego anch’io – che non lo è. Ma, detto questo, non mi esalterà mai nel profondo come un qualsiasi altro film che tenta qualcosa di veramente diverso.
Amen
Caro Cobretti, bellissima recensione, però… Posso capire che di aerei non te ne sia mai fregato nulla. Ma due paroline sull’F14 Tomcat andavano dette nella tua recensione. Nel primo film è il protagonista principale dopo Tom Cruise: poco da dire, poco da fare. Tanto importante che in “Maverick” ricompare alla fine del film. Mitchell apponta proprio con un vecchio F14 alla fine della missione. Un vero e proprio tributo allo splendido aereo della McDonnell Douglas, che sinceramente non mi aspettavo e che ti dirò mi ha emozionato non poco. In Italia una cultura storico – tecnica non l’abbiamo mai avuta e lo si vede anche da queste piccole cose.
SPOILER
Neanche un cenno al fatto che l’ultima ora è episodio IV di Star Wars spintissimo, con la versione deluxe del “canale” e pure Glen Powell che fa il last minute rescue alla Han Solo?
Io non ho accennato a quel dettaglio perché mi è sembrato che il pezzo fosse già bello lungo così com’era e che il resto fosse più importante, però tu “SPOILER” potevi mettercelo subito…
A me è sembrato che in alcuni punti avessero fato la versione seria della sceneggiatura di Hot Shots. Di fatto
SPOILER
la missione finale di TGM sta a quella di Hot Shot molto più di quanto quella di HS non stia a quella di Top Gun. Anche Maverick che deve atterrare senza carrello e senza un motore (Topper atterrava quasi senza aereo, ma Topper è più figo).
Lo so, è un chikening-the-egg, o se preferite un discorso del cazzo, ma mi diverto con poco.
Comunque filmone, preso dall’hype salendo dalla sala ho pensato “meglio del primo” e non mi capitava da Fury Road.
Pensato non appena hanno spiegato la missione.
E quando succede l’altra cosa che hai detto, la conferma.
Ubilk, sì.
Il concetto è proprio colpire, scappare, tornare a casa rabberciati in qualche modo, come in Hot Shots.
E che Pete “Maverick” Mitchell è chiaramente inspirato a James Tiberius Kirk.
Tom rappresenta noi fighi. A vent’ anni non poteva non sedurre una donna militarmente più importante di lui, figa e più grande, per farci immedesimare. A 60 è ovvio che stia con una più giovane, figa e che gli lustra gli anfibi prima di uscire. Lui è noi. Insegnerebbe ai droni come ciulare, se glielo lasciassero fare. Sei il tom dei tom, Tommer.
Ahahha grande cit.
Nanni, innanzitutto complimenti per la recensione. Puntuale comme d’habitude. Ti lascio una suggestione e ti pongo una domanda bifida. Suggestione: mentre lo vedevo, TGM mi ha ricordato Rocky Balboa. Ho colto una tale sincerità d’intenti e trasparenza della messa in scena che mi hanno commosso. Questo sequel mi è parso talmente anacronistico da trascendere nel cinema classico fuori dal tempo, anziché scadere nella parodia. Come RB. Mi sono sentito come se Tom Cruise avesse imparato la lezione di Stallone sulla “bestia” e l’avesse applicata pari pari, senza compromessi e con la spavalderia di chi non ha nulla da perdere e dunque si gioca il tutto per tutto. Domanda: perché, secondo te, Cruise e la Connelly sono sostanzialmente asessuati – la scena a letto è ridicola nella sua pudicizia? Che sia qualche retaggio di un certo spirito politicamente corretto esasperato degli ultimi anni? Te lo chiedo al netto del super limone-con-lingua-controluce del primo film, tanto anni ’80 quanto iconico. Grazie.
Grazie per i complimenti. Il paragone con Rocky ci sta alla grande, Tom ha fatto mettere molto di (come vede) se stesso in questo ruolo, è un altro argomento su cui volendo ci si potrebbe dilungare parecchio. Per il resto penso semplicemente che uno degli scopi del film originale fosse fare arrapare lo spettatore, mentre qua gli scopi sono altri e la scena di sesso è puramente una funzione narrativa.
miglior film del 2022 indipendentemente da cosa arriverà in sala nei prossimi mesi.
C’è tutto quello che speravo di vedere più tante piacevoli sorprese.
Si tratta di un film perfetto? Ovvio che no, ma è perfetto nel portare a casa il suo scopo, quello di regalare due ore di azione e inquadrature spettacolari.
Spoiler:
La scena del DarkStar-Aurora era ciò che più mi ha incuriosito dai trailer e in sala son rimasto in apnea per tutta la durata.
Ho apprezzato molto il tuo riflettere sulla questione Val Kilmer sì Kelly McGillis no. Ci ho pensato anche io. Poi mi sono fatto trascinare dal film e dall’entusiasmo. Mi ha riportato indietro e avanti nel tempo. Tutto d’un botto. E mi son sentito altresì il vecchio che vuole dare una pacca sulla spalla al giovinastro. Vivamo in un momento difficile dell’umanità. Un momento delicato, forse di passaggio, chissà per dove. O forse definitivamente catastrofico. Gli schemi sono saltati, si nuota a cazzo in un mare di sterco protopatico. La trap ha preso il sopravvento, il reggaeton si ostina a sfrantumarci le palle, l’influencer governa le nostre esistenze facendoci passare per fighi balli di merda, tatuaggi di merda, vestiti di merda, libri di merda, genitorialità, lezioni di vita, ristoratori rompi coglioni, chef divinizzati, il rosa come colore per tutti (per quanto a me deprima) e i fenomeni musicali che han pochissimo di musicale e molto di fenomeni. Probabilmente siamo alla fine. La Belle Époque è terminata da un pezzo, c’è poco da fare. Comprendo benissimo quindi gli esaurimenti da andropausa alla Mughini e alla Sgarbi. In qualche modo li capisco: vorrei mi menassero, ci menassimo per poi abbracciarci in lacrime, per poi rimenarci. È normale che sia così, che tutto ci porti alla deriva. Ecco qui giovane, quello che ho appena detto è rappresentativo del mio essere vecchio. Sì, sono vecchio e sto affrontando questa fase finale (si spera) della mia vita con quel tipico atteggiamento da vecchio riassumibile con l’espressione “Eh, ai miei tempi…”. Ai miei tempi c’era roba come Top Gun di Tony Scott. Capisci giovane che tipo di genuina ingenuità c’era. Cioè io mi facevo le seghe con le ultime pagine del Postalmarket cazzo. Ora persino il porno è da boomer, c’è subito la pratica. Capisci che step? Che gap? Probabilmente tu manco sai cosa significa segarsi come se fossi Steve Vai. Te la dico tutta giovane. Sai con quali note mi sono approcciato alla chitarra? No, non con Smoke on the water ma con Top Gun Anthem di Steve Stevens. Non puoi capire giovane quante emozioni. Ricordo che alle elementari si spacciavano le cassettine con la colonna sonora di Top Gun. Dio. Ma non puoi davvero arrivarci giovane. Ora vai sul telefono e in un attimo hai tutta la merda… La trap, i “sono nato in periferia ho rischiato la galera la musica mi ha salvato” esticazzi e itum tum dengh dum che vuoi. Ai miei tempi era più facile far circolare cocaina che procurarsi nei sobborghi malfamati la cassetta duplicata dei tuoi idoli. Noi avevamo sempre un approccio iper materiale alle cose. Non si esce vivi dagli anni Ottanta e sui giovani d’oggi ci scatarro sù. Ma c’è un uomo che ce l’ha fatta, sì, proprio lui, Tom Cruise. Io lo stimo molto e non solo per via della Nicole Kidman anni ’90. Quelli come me ci sono cresciuti con Tom Cruise. Solo che poi noi siamo invecchiati e lui no. E parlo di modalità di esistere, di resistere, di gettarsi. Tom è un esempio per tutti. Scientology un filino meno. Tom è la via. In occasione del nuovo film (di cui sottilmente sto parlando) mi sono rivisto Top Gun. La prima cosa che ho notato nel mio rewatch (ma come parlo?) è che sudano per tutto il film. Questo per esprimere tensione. Si suda e c’è pergiunta una scena in cui Tom soffre in mutandoni appoggiato ad un lavandino. Poi c’è la scena limone con Kelly McGillis che quando ero un ragazzino mi imbarrazzava molto guardarla coi miei genitori. E lo capisco tutt’oggi giacché si bombano in modo lentissimo. Sulle note di Take My Breath Away. A proposito, tengo a consigliarti la cover tutta italica Toglimi il respiro di Cristiano Malgioglio. Si vola. Top Gun ci gasava un sacco e ci piaceva un sacco. Ma non ricordo perché. Eravamo scemi? A livello di cult Predator gli è superiore, per capirci. Ad oggi è una pellicola che regge il passare degli anni alla grandissima. Tuttavia Top Gun aveva un fascino misterioso per noi che dell’era reaganiana ce ne poteva fregare de meno. E quindi Top Gun: Maverick? È spettacolare. Tecnicamente pazzesco. Guardandolo ho pensato che il personaggio Maverick fosse il John Keating dell’areonautica. Persino il Socrate dell’areonautica. Laddove per Socrate l’istruzione non può passare solo per nozioni e concetti. Questa è didattica passiva. Maverick adotta il metodo socratico. Il film di Joseph Kosinski si verticalizza verso quella nozione di giudizio estetico tutta kantiana. In tal senso Top Gun: Maverick arriva a superare la fonte originaria. Top Gun aveva finalità patriottiche, e quindi per Kant (come ne scrisse all’epoca) non poteva avere un contatto con l’arte. Io ovviamente dissento da Kant perché per me anche il Top Gun di Tony Scott era arte. Il patriottismo era quasi irrilevante. Non a caso Top Gun: Maverick si apre con una esatta copia dell’originale. Poi fortunatamente il film sfuma e personalizza questi rimandi (inevitabili) e acquista una forza tutta sua. Top Gun: Maverick è un film di fantasmi e di doppelgänger. C’è un nuovo Goose, c’è un nuovo Iceman e c’è il sempre uguale Maverick che si ostina a superare se stesso e a non rispettare le regole. Seppur qui ci sono regole che anche se non le rispetti loro ci sono lo stesso. Da qui (non è spoiler perché era preannunciato) l’incontro tra Maverick e Iceman che nel suo piccolo dà una grande lezione di vita (nell’ottica di un’opera non alla Béla Tarr). Purtroppo sì, nei confronti di ciò che non possiamo controllare e mantenere c’è solo una cosa da fare. Ma andiamo alla ciccia. Capisci che il nuovo Top Gun è un film riuscito perché ti fa passare per plausibile una missione che ricalca quella di Luke Skywalker contro la Morte Nera. E tu soltanto dopo ti interroghi “Ma davvero questi sono così cretini da lasciare in bella vista…”. Tu su tutto ciò ci passi letteralmente sopra. Appunto perché il film vola (nel suo genere) alto. Sorvoli altresì (dentro quei jet – spettacolo puro! -) sulla giusta scelta di non dare una nazionalità al nemico. Ci sono ingenuità e tu non puoi che abbracciarle. Sai quale è l’unica cosa che mi ha fatto incazzare? Le regole del bar di Penny. Io non ci entrerei mai in un bar così. Ma invece una cosa che vorrei fare è rivedere Top Gun: Maverick libero dall’ansia delle aspettative. Sì, perché lo guardavo e pensavo “Adesso mi cade la sceneggiatura. Adesso mi svirgolano in una cazzata. Lo sapevo adesso scadono in una sciocchezza”. Per fortuna questo non è successo. Sì, Top Gun: Maverick è figo. 👍🏽 Scusate il pippone ma mi stavo eccitando nell’autocitarmi ma avevo bisogno di esprimermi ciao.
👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻
Vabbè, salto io, niente d aggiungere
Molto nostalgico, ma temo tu abbia ragione praticamente su tutto.
Applausi.
Leggendo i post (questo, il paragone con Rocky Balboa) si capisce che Tom ha fatto centro.
In pieno.
Gia’ pensavo che fosse il film giusto al momento giusto. E che avrebbe saputo toccare le corde giuste.
Ci speravo.
Perche’ come Stallone col suo personaggio piu’ grande, qui Cruise si stava davvero giocando tutto.
E lasciamo stare Ethan Hunt, anche se adoro Mission Impossible.
Era gia’ famoso, quando lo hanno ideato.
Ma Maverick e’ il ruolo che lo ha lanciato nell’olimpo.
Lieto di averci azzeccato, le vostre opinioni me lo confermano.
Non vedo l’ora di andare a vederlo.
A me è piaciuto molto.Non mi aspettavo granché soprattutto pensando che era il sequel di un film di 36 anni fa.E invece mi sono ricreduto.Cruise è ancora molto credibile (incredibilmente) e sono riusciti a dargli un minimo di spessore.Ma soprattutto il film ha davvero una sua ragione di esistere.Non è poco.
Ho trovato invece veramente superflua e inutile la storia con Penny (la mitica figlia dell’ammiraglio) ” è una sottotrama che non porta nulla.A parte l’odioso momento alla Pearl Harbour.
Ottimo Milea Teller che penso meriterebbe uno spunto off tutto suo.Anche io mi sono chiesto perché il personaggio di Kelly MacGillis sia stato completamente cancellato: neanche una menzione,una citazione.Nulla.Compare solo fugacemente in un flashback.Ma proprio fugacemente.Mentre invece Meg Ryan viene citata in un dialogo e ha diversi flashback in cui compare : uni addirittura tutto suo.
Menzione speciale per il prefinale nello “stato canaglia” che ha fatto battere il cuoricino.
@Jackson Pollon
Il film non sono ancora riuscito a vederlo ma il tuo commento me lo stampo e lo faccio leggere a mio figlio adolescente. Ti batto un cinque altissimo!
Ahah. Grazie. 😅
Grazie Jackson, parole bellissime che mi hanno emozionato.
Grazie a te uomo.
io al netto di tutto resto dell’idea che il buon Tom sia un attore sottovalutato..non è colpa sua se è un calcista vero (anche se non di menare menare in senso letterale)…e poi è immortale quindi fa quel cazzo che gli pare
Spoiler: Tom corre pure in questo
Scusa Nanni ma a me sembra che su KMG ti fai troppe pippe mentali: al di là di un discorso di forma fisica innegabile, non è che semplicemente non l’hanno richiamata perché lei dopo Top Gun non ha mai più fatto nulla di rilevante? [1] Se nel film originale ci fosse stata una Nicole Kidman, fidati che un ruolo glielo trovavano. Idem per una Jennifer Connelly o Winona Rider o qualsiasi attrice anni 80 che ha mantenuto una carriera ricca e di ribalta.
Non voglio dire che non esista un discorso di pesi e misure diversi, ma secondo me su Kelly McGillis esiste una spiegazione molto più semplice.
[1] Innkeepers non vale!
Che ha fatto Karen Allen di rilevante nei 15 anni precedenti al Teschio di Cristallo? Che ha fatto Hayden Christensen di rilevante prima di essere ripescato a fare Darth Vader? Miliardi di esempi.
Sí ma anche non ci fossero stati al pubblico non sarebbe fregato una minchia. Han preso loro per risparmiare e l’han venduta diversamente (“torna il cast originale..”)
Ma è proprio “torna il cast originale” che vende. Hai mai letto una discussione qualsiasi tra nerd e persino fans casuali, su qualsiasi saga, negli ultimi 10 anni?
Sí che vende, da cui la furbata. Un attore importante, in my opinion, vende però di più (ma nel caso di hollywood costa anche 10 volte tanto)
Penso che ancora più semplicemente, le abbiano fatto un favore più che un disservizio a non richiamarla, con buona pace degli animi sensibili e woke alla Nanni.
Thanks.
Recensione un po’ “politica” sul personaggio femminile e forse top gun al recensore sta un po’ antipatico. Oggettivamente fatto benissimo, citazione perfette ma non troppo malinconiche e smielate. Perfetto per i vecchi e nuovi fan. Qui la differenza rispetto agli altri sequel di vecchie saghe è che Maverick è ancora il protagonista principale, quello che tiene tutto il film. Tom guarda il passato del personaggio e il suo passato, in un futuro in cui ancora vuole esserci. Non è raccontare la stessa storia. Ma la storia evolve.
Starai scherzando spero, è uno dei pochissimi film che riguardo puntuale una volta all’anno…
Io per esempio ho goduto per l’inizio del film pari pari uguale al primo, le stesse inquadrature. Sai cosa? Forse hanno visto il casino dei sequel di star wars e hanno capito, anzi Tom ha capito, che devi rispettare le regole della messa in scena del primo, le regole del mondo top gun, poi aggiungi qualcosa, modernizzi altro, fai maturare il personaggio, infatti tutto si può dire ma non che non sia più profondo del primo, anche drammatico in certi momenti. È perfettamente equilibrato e amen per la Kelly, che tornava bianca e cicciottella a dirgli anche lei: “ehi Tom, lascia il passato alle spalle”..”ehi Tom sei vecchio per le storie d’amore”….no…sempre perché Tom ha capito, Top Gun è prima di tutto Cook, non un film sulle RSA…quindi coolness e momento emozionale al giusto
Ascoltate il riarrangiamento di Zimmer del tema del film, se non sbaglio nella scena del prototipo, ascoltabile nel video della Premiere MTV i primi 4 minuti. Grande Pathos, la sua firma…
A me è piaciuto molto.Non mi aspettavo granché soprattutto pensando che era il sequel di un film di 36 anni fa.E invece mi sono ricreduto.Cruise è ancora molto credibile (incredibilmente) e sono riusciti a dargli un minimo di spessore.Ma soprattutto il film ha davvero una sua ragione di esistere.Non è poco.
Ho trovato invece veramente superflua e inutile la storia con Penny (la mitica figlia dell’ammiraglio) ” è una sottotrama che non porta nulla.A parte l’odioso momento alla Pearl Harbour.
Ottimo Milea Teller che penso meriterebbe uno spunto off tutto suo.Anche io mi sono chiesto perché il personaggio di Kelly MacGillis sia stato completamente cancellato: neanche una menzione,una citazione.Nulla.Compare solo fugacemente in un flashback.Ma proprio fugacemente.Mentre invece Meg Ryan viene citata in un dialogo e ha diversi flashback in cui compare : uni addirittura tutto suo.
Menzione speciale per il prefinale nello “stato canaglia” che ha fatto battere il cuoricino.
L’ho visto. Da ultra fan del primo Top Gun, posso dire che questo ne ha carpito un bel po’ di roba, e facendolo vedere pure in maniera spudorata: quante inquadrature simili, così come certe frasi… e vogliamo parlare della sigla di testa e coda con gli stessi font di allora?
Ho apprezzato tanto che sia cinema fatto per il cinema, quello vero con poltroncine e grande schermo; ho apprezzato che la CGI apprezzato delle riprese aeree che rimarrano per un bel po’ un punto di arrivo per tanti. Ho apprezzato soprattutto l’omaggio a Val Kilmer. Riguardo alla faccenda della Kelly McGillis: ma davé davero fate? Mettiamo di averla inserita nel cast: tutti d’accordo nel farle rifare la parte della ex, o qualcuno storge il naso? Sono convinto che il 50% di voi è per la seconda ipotesi, e l’altro mente.
Bestemmierò, ma la Jennifer Connelly, con quegli occhioni di un colore inquietante ma pure un po’ spento, non mi sa proprio di niente. E la colonna sonora… è impossibile contrastare la potenza del tema dei Cheap Trick presente in tutto il primo film dell’86, e che infatti vince a mani basse anche adesso. “Top Gun: Maverick” è fondamentalmente un film di Tom Cruise, girato da e per Tom Cruise (di fatto è così), ma che stavolta decide il protagonista assoluto non è lui, ma una figura ben più ingombrante: il suo ego.
*Ho apprezzato tanto che sia cinema fatto per il cinema, quello vero con poltroncine e grande schermo; ho apprezzato che la CGI non sia onnipresente…” (pardòn!)
L’affaire Kelly McGillis mi ricorda quello più tragico di Francesco De Rosa: del tutto snobbato per Febbre da cavallo – La mandrakata del 2002 morirà suicida 3 anni dopo causa depressione, si dice dovuta soprattutto alla mancanza di ingaggi.
Boh col tipo c’è stata poi faccia quello che vuole. Sempre per la consueta rubrica l’ultima volta che l’ho vista recitare è stato in un cameo in Z Nation
Scrivo solo per segnalare che tra il cast tecnico del film ho visto uno splendido nome: Maschio Silvester.
Casomai interessasse per qualche premio Jimmy Bobo…
Top Gun: Maverick Il Risveglio della Forza. Mero aggiornamento del prototipo al mondo d’oggi, niente di più niente di meno. Nettamente superiore al primo ma non ci voleva molto
allora, prima le cose su cui sono d’accordo:
1- la prima scena è la migliore. senza dubbio. anche se è _OVVIAMENTE_ un “omaggio” a Yeager e a “The right stuff”, come fai notare anche Nanni. per inciso, quell’episodio è realmente accaduto.
2- il film funziona bene. belle scene di volo, ok l’aggancio col primo film.
una cosa “neutra”:
3- avevo notato nel “secondo finale” in cui SPOILER! devono far finta di essere i cattivi una certa analogia con la scena in cui i nostri eroi cercano di non farsi notare quando entrano nell’astronave madre di Indipendence day. Dopo che l’hai fatto notare qui, credo che il fatto che ci sia Pullman a questo punto non sia un caso.
una cosa “negativa” del film:
4- il film è zeppo di riferimenti e rimandi ad altre pellicole. finchè si tratta del primo Top Gun o di altri film aviatori, ok, ci può stare. quando però continuano a menarmela SPOILER! con le cazzatine alla Star Wars “usa la forza Luke” e “daje col canyon” ecco, no. male. male.
una cosa su cui non sono d’accordo con Nanni:
5- ok non c’è la McGillis e invece c’è Kilmer. La ragione per cui non c’è la prima è ovvia: non è in condizioni fisiche adatte per fare la spalla romantica. e sono d’accordo che la sua totale assenza, anche da un punto di vista narrativo, pesa. per dire, della Meg si dice, almeno, che non c’è perchè SPOILER! è morta. riguardo la Kelly sarebbe stato possibile almeno dire che fine aveva fatto, se si erano lasciati, se era andata altrove, se aveva fatto carriera. nella migliore delle ipotesi sarebbe stato eventualmente possibile farle fare due scene in cui era una dirigente al pentagono in stile M di Judy Dench, per dire.
non l’hanno fatto. vabbè. tuttavia il paragone con Kilmer non credo funzioni. sia perchè nel primo film Kilmer non era la “spalla romantica”, sia perchè alla fine SPOILER! qui Kilmer muore. quindi la “forma fisica accettabile” è una fesseria: è una forma fisica di una persona malata, malata anche nella vita reale anche se per fortuna con esiti migliori, a cui fanno fare l’ultima comparsata sul palcoscenico. Mettere sullo stesso piano Kilmer e la McGillis è come mettere sullo stesso piano una persona gravemente malata con una semplicemente “giù di forma”. portarla sullo schermo solo perchè “eh, ma hai visto, Kilmer c’è!” è come dire “vabbè dai, rinfiliamoci anche ‘sta poveraccia”.
insomma: forse il modo per farcela stare c’era, ma vai anche a sapere quali sono i rapporti personali dietro. non c’è. bon. non stiamo a leggerci sempre il sottotesto woke a caso, per favore.
l’unica cosa che oggettivamente manca, come ho detto, è una battuta che dica che fine ha fatto…
@Ugo, il fatto che tu stesso dici che Kelly manca perché non è in forma fisica adatta e poi insisti a chiamarla “poveraccia” è esattamente tutto il sottotesto su cui sto puntando il dito. Lo dici anche tu: nessuno la costringeva a fare la spalla romantica se proprio l’idea ci fa ribrezzo, ci sono anche altri ruoli e non deve per forza stare a schermo tutto il tempo come in quell’altro. Del resto manco Val fa l’asso dell’aviazione come Tom ma fa il generale in pensione.
Altra riflessione ad alcuni giorni dalla visione.
Questo film riesce esattamente laddove invece fallisce un altro progetto revival degli anni ’80, cioè Ghostbusters: Legacy.
Il nuovo Ghostbusters l’ho trovato un film che non riesce mai a liberarsi fino in fondo dell’ombra dell’originale e non solo, per me naufraga proprio nel nostalgismo quando nel finale compaiono i vecchi protagonisti.
Tutto il contrario di Top Gun: Maverick, dove gli agganci al passato sono fatti per goderti il film presente
premettendo che non ho visto questo film….ma se la tipa di Tom del primo T.G. era lì a uso e consumo dello stereotipo donna sexy di “potere” in ambiente casermoso che si invaghisce del giovane rampante blah blah blah…come avrebbero dovuto/poturo rispolverarla anta anni dopo in un contesto sociale “leggermente” cambiato, (almeno nelle apparenze) quando Tom è ancora un (non)giovane rampante? sinceramente trovarla dietro a una scrivania o simili (perchè bisogna anche trovarle un ruolo un minimo adatto alle condizioni fisiche attuali) e farla interagire con Tom sarebbe stato “buffo” e forse la cosa avrebbe fatto il giro e si sarebbe sfiorato il ridicolo…
A Hollywood da sempre, salvo rarissime eccezioni (Sharon prima con poche altre..Nicole e Charlize più recentemente), dopo una certa età (che ultimamente si è alzata, poi dipende anche dal magico chirurgo quando e quanto interviene) e prima di un’altra, le attrici, per quanto belle e famose che siano, vengano parcheggiate per qualche annetto in attesa di riapparire in ruoli e produzioni consone al loro aspetto più o meno decadente (cosa che ai maschietti ovviamente non accade mai)
E’ giusto? E’ sbagliato? In teoria no…ma se per anni l’aspetto è stato un quid in più innegabile per la carriera di un’attrice credo non si stupiscano granchè neanche loro di certe considerazioni da parte di produttori e/o registi…più che altro il “problema”, data la longevità generale e specifica dell’attore medio attuale, è destinato a riproporsi sempre di più a causa della fame di Hollywood per sequel prequel e ripescaggio di saghe nostalgiche… e a quel punto direi che se lo risolvano loro…non son tutte facili da ripescare come Janine dei Ghostbusters..per dirne una…
Ciao Mereghettitumifaimpazzire. Fammi premettere una cosa: la religione mi impone di non rispondere a chi inizia con “non ho visto il film ma”. Sembra una cosa buffa da dire “non ho visto il film ma”, giusto? Eppure, nonostante tutto, non sei il primo che non ha visto il film ma si sente comunque di avere un’opinione rilevante. Io, andando contro la mia religione, ho già provato a rispondere lo stesso a qualcun altro che era partito allo stesso modo. Non è andata benissimo. Indovina perché? Perché non aveva visto il film ed era partito con una serie di supposizioni che per coincidenza si rivelavano fuori luogo, o frutto di dati incompleti, e a un certo punto mi è venuto il nervoso.
Detto questo: ti giuro che mi sto sforzando, ma non riesco a capire per quale motivo sembra che per un sacco di gente Val Kilmer possa tornare e fare l’ammiraglio in pensione ma Kelly McGillis o rifà il love interest che mette di nuovo la lingua in bocca a Tom Cruise in controluce e viaggia romanticamente con lui in moto oppure (ma anche senza oppure) è “buffo”, “ridicolo”, “fuori luogo”. Ti giuro che questa proprio non la capisco. Narrativamente, ci sono miliardi di modi per spiegare come la loro storia possa non essere durata senza rovinare il tono e la mitologia del film. Ad esempio, il primo si chiudeva con Mav che annunciava trionfalmente di voler fare l’istruttore e questo si apre con lui che fa altro e spiega che la sua carriera da istruttore è durata due mesi. La situazione che si può capire senza aver visto il film è questa: hai due attori dall’aspetto non più hollywoodiano che ci si aspetta di vedere nel sequel di un film a suo tempo molto estetizzante. Non mi sarei stupito di non vedere nessuno dei due, perché è una cosa molto difficile da fare. Ma (e qui bisogna aver visto il film) se dimostri che – facendo le cose con un sacco di attenzione, curando i dettagli, costruendo un contesto, una scena e un tono apposta, lavorando adeguatamente di luci e trucco e tutto l’armamentario da kolossal – Val lo si riesce a mettere, allora le scuse per non mettere anche Kelly stanno a zero. Se lo volevano fare, il modo lo trovavano. Non chiamarla, non citarla nemmeno, e addirittura troncare corti quei flashback dal film originale in cui pure lei era in scena per non farla vedere, è segnale che non ce la volevano mettere. È proprio segnale di consapevolezza, di non volere nemmeno che la gente si ricordasse troppo di lei e si sentisse stimolata ad andare a controllare che fine avesse fatto. È quello che fai quando sai che stai pestando una merda e allora cerchi di capire almeno qual è la merda meno grossa. Niente Val, niente problemi: avrei pensato che il film era troppo patinato e non c’era posto per loro. Ma se metti Val, per di più con tutto quello sforzo, e con il contorno di tutte le altre citazioni che hai scelto di fare, mi stai dicendo che il problema era risolvibile e semplicemente sei stato tu a non volerlo risolvere. Fine.
no ma infatti ho precisato di non averlo visto perché sono d’accordo sul principio ma non sapendo il tono e il ruolo dei personaggi secondari ripescati facevo un confronto ipotetico col primo…tu giustamente ti chiedi come sia possibile escluderla del tutto..io dico che leggendo la sua risposta alla questione fisica (ho un corpo normale per una persona normale della mia età e ci sto bene) mi vien da dire che questo modo di fare cinema , nonostante abbia budget infinito o quasi, non ha saputo trovare la risposta ad una domanda semplice..in un mondo di finzione, in una storia inventata di avventura popolata da superuomini che invecchiano…che ruolo diamo ad una semplice bella donna invecchiata naturalmente? risposta: non siamo in grado e non vogliamo neanche affrontare il risultato della nostra incapacità (risultato che per me sarebbe stato sicuramente pessimo perché non sanno andare oltre lo standard del primo film…forse bastava chiederlo a lui cosa si sarebbe sentita di fare senza sentirsi ridicola).
No, non mi chiedo come sia possibile escluderla del tutto, lo so già. Il bivio ormai era invitarla, e metterci lo stesso sforzo che ci hanno messo con Val (ma anche meno, non è malata e parla perfettamente), o non invitarla e cercare di gestire il film in maniera che la gente pensi a lei il meno possibile.
*chiederlo a lei
Guarda, posso al limite concedere questo. Val ha dimostrato da subito sui suoi social la voglia matta di esserci. La situazione era delicata, ma almeno partivano sapendo che Val avrebbe collaborato e li avrebbe aiutati a trovare una soluzione. Kelly non ha detto nulla, e probabilmente ha lasciato a intendere, anche senza dichiarazioni specifiche, di non essere particolarmente fomentata. E allora magari, per non rischiare di perdere tempo o infognarsi in trattative delicate dall’esito incerto, non hanno nemmeno iniziato. Ma fa brutto lo stesso non aver nemmeno iniziato, che diamine.
eh appunto …penso che abbiano “scelto” la seconda …ma per me non sono proprio in grado di concepire una donna invecchiata in questo tipo di film…un po’ come quando hanno eletto prima un presidente maschio afroamericano di una presidente donna bianca…se me lo avessero detto quando è uscito il primo Top Gun non ci avrei creduto granchè..
“per me non sono proprio in grado di concepire una donna invecchiata in questo tipo di film”: nel caso, è esattamente ciò di cui sto parlando.
Da spettatore, contentissimo del risultato, non ci avrei scommesso (nonostante è risaputa l’abilità di Tom di farsi “produrre” con dignità): mi sarei però aspettato un qualcosa in linea con La mummia o Jack Reacher.
Invece, complimentissimi a tutti, filmone.
E che visibilità gli han dato a Cannes: in passato non sarebbe mai accaduto, ma evidentemente alla rive gauche oggi serve il cinema mainstream e altamente calciabile, altrimenti ben poco avrebbero da offrire.
Il colorgrading più triste e depresso del secolo (dopo underworld) incontra il sempre verde Tom Crusca. Il secondo batte il primo ma di misura, non penso vedremo un terzo episodio. Ciao
SPOILERSSSS!!!
Concordo con il grande Nanni sul fatto che è un film ben confezionato, ben fatto, ben tutto.
E: quoto Jackson Pollon praticamente su ogni cosa.
Aggiungo: questo Maverick mi ha fatto tornare alla mente – l’avete già detto? Gunny.
Il veterano tutto d’un pezzo che mette in riga quelli che potrebbero essere suoi figli, Gunny menando le mani, Maverick con flessioni e record della pista.
Mi domando: quanto questo film è fatto per noi vecchietti, noi Jackson Pollon, che nell’86 eravamo adolescenti, e quanto per gli adolescenti di oggi? Per chi c’era, per chi l’ha vissuto, a scuola arrivavano dozzine di emuli di (quel) Maverick con il giuMbotto, gli occhiali anche di sera, gli stessi modi con, per i più poveretti, il cinque alto e quello basso, gli altri col Ninja 900. Era più di un film, lanciava la moda, e anche perché il personaggio dell’86 era (quasi) “uno di noi”: ripescato per andare alla scuola top, sguardo e sorriso furbetto da scugnizzo, palesemente non WASP al contrario dello statuario Iceman. Questo Maverick 2022 è il cinquantenne, anzi, sessantenne in formissima, una leggenda, che per cercare essere un pochino, solo un pochino per carità, “uno di noi” non ha fatto carriera e si fa puntualmente salvare dal Santo (no pun intended…) in paradiso.
Insomma, il tipo che si spara la partita a calcetto del mercoledì correndo e vincendo sempre, che prende la bici e va da Bormio sullo Stelvio tre volte e te la mena pure.
Questo film lancerà la moda, sarà quello che fu per noi lo stesso per gli adolescenti di oggi? Chissà. Forse.
Sulla questione età: ok, Cruise a casa ha un ritratto che invecchia al posto suo, questo è palese, e chissà come è andata veramente con la McGillis (che ne so, magari hanno litigato, magari ci sono diritti e beghe legali, gli Ufo, la cospirazione, facciamo un sito gossip, boh), però… arrivaci tu come la Connelly a cinquanta anni suonati. Con i primi piani a 6K… ehm, le due dell’86 com’erano dieci anni fa? Cruise highlander meets she-highlander.
Infine: secondo me a ’sto giro Maverick doveva morire, tipo che si sacrificava per il figlio di Goose, saldava il conto, eroe alla memoria, bandierona a stelle e a strisce sul finale e tutto il necessario per dirlo alla Vasco. E invece no. Vuoi vedere che Cruise stia traguardandosi sull’inossidabile Clint?
PS musica dell’86 dieci a zero su questa.
Ciao! Grazie per i complimenti.
Ti rispondo a due cose:
1- come cerco di dire nel pezzo, questo film in fondo non fa manco finta di voler cercare di piacere ai giovani;
2- sono anch’io affezionatissimo alle canzoni dell’86, ma in tutta sincerità non le preferisco a T-Rex, Foghat e Who…
Anche io ero convito che sarebbe morto per Rooster, e secondo me sarebbe stato davvero molto ma molto bello.
ma soprattutto perchè c’è un F18 e non un F14
Per me Tom Cruise resta un mistero. La sua migliore performance fu in “Collateral”. Per me lui è perfetto nei ruoli di villain socio o psicopatico. Non a caso Christian Bale si ispirò a lui per “American Psycho”, chissà come sarebbe stato con “l’originale” come protagonista.
Anche in “Eyes wide shut” interpreta un personaggio disturbante (beh, in quel film lo sono tutti)
Un film che sbaglia quasi tutti i tempi filmici (anche perché non siamo più negli anni ’80). E’ scritto con rispetto e con decenza e gliene diamo atto ma, come già detto, privo di anima e anche viziosamente retrò. Le scene d’azione sono interessanti nella dinamica ma c’é sempre il paragone ingrato con gli inseguimenti automobilistici: soffrono dello stesso problema della trasposizione calcio/basket nei film a base sport. 10 anni fa sarebbe stato un 6 politico, ora non é sufficiente. Rinvio dell’obsolescenza rinviato.
PS Le inquadrature delle smorfie di Cruise che tira la cloche a destra e sinistra mi hanno ricordato l’ultimo Rafa Nadal.
Caro Cobretti, bellissima recensione, però… Posso capire che di aerei non te ne sia mai fregato nulla. Ma due paroline sull’F14 Tomcat andavano dette nella tua recensione. Nel primo film è il protagonista principale dopo Tom Cruise: poco da dire, poco da fare. Tanto importante che in “Maverick” ricompare alla fine del film. Mitchell apponta proprio con un vecchio F14 alla fine della missione. Un vero e proprio tributo allo splendido aereo della McDonnell Douglas, che sinceramente non mi aspettavo e che ti dirò mi ha emozionato non poco. In Italia una cultura storico – tecnica non l’abbiamo mai avuta e lo si vede anche da queste piccole cose.
Grazie per i complimenti, ma confermo che non avrei saputo dire nulla sull’F14 tranne “mi hanno detto che è quello del primo film e che ricompare alla fine di questo”…
HOT SHOOOOOOOTS!!!
scusate, quando sento parlare di portaerei al tramonto mi viene in mente solo questo :D
https://www.youtube.com/watch?v=kYw5NPSYFDY
maccchetttelodicoafffare!!!
Comunque il buon Tom ma soprattutto jennifer connelly reggono con intensità dei primi piani enormi. A me pare che in questo film lei illumini ogni scena in cui è presente.
“beach rugby” Made my Day…sigh
Appena visto, apprezzatissimo.
La sala era piena zeppa (soprattutto di ultracinquantenni), il che è allucinante per un film che è fuori da 4 mesi.
Sono andato a vedere le statistiche, e ha incassato UN MILIARDO E QUATTROCENTOMILIONI di dollari, quinto incasso di sempre nella storia del cinema.
Se li merita fino all’ultimo centesimo.
Note sparse:
– bisognerebbe fare una petizione per quel poveretto di Miles Teller, che non gli è bastato farsi fare il culo a sangue come studente batterista, adesso gli tocca anche rischiare la vita facendo lo studente aviatore.
– Eastwood come riferimento sia nel settore “vecchio istruttore incazzato che spiega le cose” che come pilota di aereo in Firefox
– nel vialetto di Penny ci sono parcheggiate SEMPRE E SOLO auto che hanno almeno 50 anni, tra cui un clamoroso Maggiolone