A corto di idee su come iniziare questo pezzo, ho fatto un po’ di ricerche sul personale coinvolto in Centauro, un film di correre con la moto in autostrada arrivato da poco sul Netflix. Ho scoperto alcune cose:
1) Il regista Daniel Calparsoro ha diretto un botto di film e serie TV (dei quali non ho visto nulla) e c’ha la fazza da profe di educazione fisica;
2) Il protagonista Àlex Monner appare nella celebre serie Netflix Élite;
3) Il film è tratto da un romanzo di Jérémie Guez.
Devo dire che quest’ultima mi ha sorpreso. Non solo perché, quando vedo un film incentrato sugli inseguimenti in auto/moto – la cosa in assoluto più cinematografica che ci sia, se lo chiedete a me –, tutto mi aspetto tranne che sia tratto da un libro. Ma anche e soprattutto perché il plot è talmente esile che pare concepito puramente come scusa per le corse in moto; di nuovo, la cosa meno letteraria possibile. I dialoghi, poi… non fatemi neppure cominciare a parlare dei dialoghi. A un certo punto, un personaggio dice una roba tipo: “Sai come li chiamava mio nonno quelli come te, che vivono la vita col culo attaccato alla sella di una moto? Centauri”. Grazie al cazzo, nonno.
Ma veniamo alla trama: Rafa (Monner) è un pilota di Superbike sul punto di sfondare. Ha una ex e un figlio, vive in una specie di officina/garage/loft superfico a Barcellona, credibile quanto l’attico di Xander Cage in xXx. Succede che la sua ex deve 200 mila euro a dei trafficanti di troca colombiani, e così Rafa propone loro un patto: vi faccio da corriere per due mesi con la mia moto brum brum, e voi cancellate il debito più velocemente di un D’Alema apostrofato da Jovanotti. Affare fatto: Rafa inizia a trasportare le sostanze stupefacenti per i cattivoni, ignaro, perché non ha mai visto un film in vita sua, che col cazzo che dopo due mesi lo lasceranno andare tranquillo. E infatti, puntualmente, le cose vanno a puttane non appena scade il termine.
Ora. Quando ho detto che Centauro tutto sembra tranne che un film tratto da un romanzo, lo dicevo anche perché, in teoria, ma molto in teoria, ma così tanto in teoria che so già di stare scrivendo una cazzata, quando scrivi un libro dovresti documentarti, o per lo meno avere delle conoscenze pregresse nell’ambito su cui stai scrivendo. E invece, a meno che il testo non sia stato notevolmente asciugato o stravolto, è chiaro non solo che Jérémie Guez di traffico di droga non sa assolutamente una ceppa, ma anche che al corso di scrittura creativa non stava attento. Perché la dinamica del traffico nel film è questa qua: Rafa viene caricato su un furgone, portato a Marsiglia, gli consegnano una moto, la borsa con i tudifandi e gli dicono “Hai due ore per arrivare a Barcellona”. Il che implica, ogni singola volta, violare i limiti di velocità e allertare le forze dell’ordine, cosa che a sua volta scatena una caccia all’uomo e rende le missioni di Rafa sempre più difficili.
A questo punto la domanda sorge spontanea: PERCHÉ? Perché mai dei trafficanti colombiani vorrebbero attirare l’attenzione della polizia in questo modo? Non avrebbe più senso dare il tempo al corriere di raggiungere Barcellona con tutta calma? Eh sì, direte voi, ma allora non ci sarebbero gli inseguimenti in moto! Vero, ma un minimo di sospensione dell’incredulità non guasterebbe.
Centauro è un film scritto talmente male che non riesce nemmeno a sfruttare pienamente le situazioni che imbastisce. Esempio: contemporaneamente al lavoro come corriere, Rafa sta facendo i provini per entrare in una grossa scuderia. In una scena, mette giù il telefono a uno dei narcos pur di fare un provino. Il narcos poco dopo si incazza, ma nemmeno troppo: io, te e Fabrizio sappiamo che, quando la situazione si ripresenterà, Rafa dovrà fare una scelta, altrimenti pianteranno un proiettile in testa alla sua morosa e al regazzino. E invece la situazione non si ripresenta. MAI. Manco quando Rafa deve fare il provino finale.
Centauro è un film talmente scemo che (SPOILER), quando la polizia arresta Rafa, anziché sbatterlo in galera per una decina d’anni gli propone di lavorare per l’anti-droga perché “Abbiamo bisogno di piloti come te”. Stacco: Rafa sta inseguendo un corriere in autostrada. I casi sono due: o in Spagna è abitudine trafficare la droga correndo in moto e facendosi sgamare, oppure gli autori di Centauro ci tenevano particolarmente a concorrere per il premio Maccosa ai prossimi Sylvester.
Centauro è anche un film che non lascia davvero il segno nell’unico ambito in cui potrebbe farlo, quello degli inseguimenti. Non che facciano schifo, ma usano trucchetti del mestiere che abbiamo visto mille volte, e contano molto sul montaggio e poco sugli stunt effettivi. A questo aggiungiamo che Àlex Monner ha lo stesso carisma di un cartonato sbatacchiato qua e là dalla brezza della Catalogna: il suo Rafa è un Forrest Gump che si trova nel posto giusto al momento sbagliato o viceversa, gli capitano delle cose, lui reagisce quel tanto che basta perché la trama vada avanti, e alla fine raggiunge una redenzione che non ha meritato, facendo una cosa di cui non è mica tanto convinto (lui voleva fare il Superbike!) per della gente che probabilmente gli sta sul cazzo.
Comunque, bella la fotografia.
Netflix quote:
“Sai come chiamava mio nonno un film così? Una cagata pazzesca”
George Rohmer, i400Calci.com
Non capisco la scelta di ringiovanire Natalia Estrada in CGI.
Premetto che non ho visto il suddetto e che la voglia di farlo è circa pari a quella di leggere il libro dal quale è tratto
Tuttavia, da inguaribile ottimista e forte dell’esperienza maturata guardando 5 episodi di “prigionieri di viaggio” (che a sua volta può essere suddiviso tra -poveri sfigati rapiti dai terroristi in zone disagiate del pianeta e -poveri sfigati che si fanno sgamare dalla polizia di frontiera con la trocca e si fanno qualche anno di carcere in paesi altrettanto disagiati) mi sento di supporre che il piano dei narcotrafficanti potrebbe essere quello di mandare uno sfigato in moto con 2 chili di drogaina ai 200 all’ora per attirare l’attenzione della stradale, mentre con tutta calma e rispettando i limiti di velocità fanno arrivare un autotreno con qualche quintale di robba a destinazione senza troppi impicci…
Ma sono davvero un inguaribile ottimista…
Non capisco l’eventuale “problema” di riuscire a indovinare la trama in un film che andrebbe guardato per vedere come girano gli inseguimenti, non per scoprire perché li fanno…
Molto insensato lo stesso, perché rischi di perdere chili di droga lo stesso e far beccare il corriere dalla polizia, che può comunque dare informazioni importanti alle forze dell’ordine. Dai non ha senso lo stesso
Per quanto mi riguarda il disinteresse verso questo film non è dato dalla trama, bensì proprio dalla recensione dell’ottimo George, secondo la quale nemmeno le scene d’azione sono tali da giustificarne i maccosa.
Per quanto riguarda invece il senso di mandare in giro un’esca con un piccolo carico di droga per proteggere un carico più corposo questa è una pratica abbastanza comune nel traffico di stupefacenti: il rischio di perdere qualche decina di migliaia di euro viene compensato dalla relativa sicurezza di portare a destinazione carichi milionari.
Se anche dovesse essere catturata, poi, l’esca non avrebbe motivo di fare i nomi (che cmq sarebbero ben al di sotto dei vertici dei cartelli) mettendo a repentaglio la vita dei propri famigliari in caso di ritorsione…
Ragazzuoli, questo film è mica il remake di Burn Out? Film Franco belga del 2017 (sono andato a controllare)
Wow, hai pienamente ragione, non me ne ero accorto.
Certo che già che fai un remake, scegli meglio la fonte
Se burn out merita ,guardo quello.
Ho la sensazione che sia quantomeno meglio di questo remake, dovendo scegliere
Quindi, in quel di Marsiglia, un tizio va velocissimo col suo mezzo fa cose illegali. Alla fine viene beccato e ingaggiato dalla polizia.
Più che di recuperarmi questo mi è venuta viglia di ripassare taxxi di Luc Besson
Se la moto si accende dicendo ninja mi vedo anche questo
Tanti cuoricini per Taxxi
Cosi sembra na roba scritta da un dodicenne, più che vedermi il film a sto punto mi verrebbe da leggere il libro per capire come sia stato possibile pubblicare una roba del genere…(ma no dai non può essere…DEVE esserci una qualche sostanziale differenza che renda credibile il concetto di “smerciare fattanza nel modo più casinaro/meno discreto possibile”)
@George a “i tudifandi” ho sentito a distanza la ola dell’Accademia della Crusca (e sto nel nord della Germania).
(nel seguito – questo autunno su Netflixb- Rafa cambia nazione ed identità e diventa Ministro degli Esteri in una prominente democrazia mediterranea.)
Minchia raga! Ma sapete che mio nonno chiamava quelli che stanno tutto il giorno col culo su un veicolo con 4 o più ruote, ma senza ali, “AUTISTI”?
Ma non sarà che io e gli autori siamo parenti?
Consigkio il libro ‘Il Mulo’ di D’Souza um gioiello
Che gioia Rohmer mi svolti la giornata
Avrei cambiato il titolo della rece, in “lo stai facendo male”