In questo caso è d’obbligo iniziare dalla SIGLA!
Al momento in cui scrivo questo pezzo, non ho ancora potuto vedere Lo chiamavano Trinità al cinema. Mi sento di poter azzardare un “Così non lo avete mai visto prima”, dato che parliamo di un restauro della Cineteca di Bologna. Un restauro che arriva in ritardo, ma l’importante è che sia arrivato. È forse un segnale che l’atteggiamento verso Bud Spencer e Terence Hill sta cambiando? Non lo so, riparliamone quando avranno restaurato Altrimenti ci arrabbiamo e I due superpiedi quasi piatti.
Rimane il piacere di vedere che, finalmente, da qualche parte, si sono accorti che non aver ancora restaurato quello che, in termini di biglietti staccati (e dunque senza tenere conto della variazione nel costo dei biglietti), è il quinto maggiore successo italiano di tutti i tempi (il quarto è …continuavano a chiamarlo Trinità, se per caso ve lo stavate chiedendo) era alquanto bizzarro. Ma parliamo del film.
Ho visto per la prima volta Trinità molto prima di quanto possa ricordare di aver visto per la prima volta Trinità. L’ho visto sicuramente in TV e, con ogni probabilità, con mio padre accanto che mi diceva qualcosa tipo “Oggi ti faccio vedere un bel film”. L’ho visto ben prima di scoprire cosa fosse lo spaghetti western e forse prima di qualunque altro western. Dico forse perché, come tutte le cose che fanno parte del nostro imprinting, i contorni si confondono in una nebbia indistinta di pomeriggi e serate davanti alla TV. Non sono nemmeno certo che Trinità sia stato il primo film di Bud Spencer e Terence Hill che io abbia mai visto.
La consapevolezza dell’importanza del cinema di Spencer e Hill, per me, è arrivata parecchio tempo dopo, quando, all’università, io e i miei coinquilini abbiamo iniziato ad atteggiarci da cinefili de stocazzo alla riscoperta del cinema “basso” – poliziotteschi in primis – e, dall’alto della nostra spocchia da ventenni arroganti che parlano di Jim Jarmusch ma poi al cinema vanno a vedere Batman Begins, abbiamo iniziato a discutere proprio di Bud e Terence, rivedendone i film (che, ovviamente, passavano regolarmente in TV) e rivalutandoli con lo sguardo di un adulto. Fu una rivelazione: quella nebbia indistinta, fatta di pezzi di film sovrapposti, scazzottate senza soluzione di continuità e musiche degli Oliver Onions, si diradò. Finalmente potemmo vedere quei film per quello che erano: delle oliatissime macchine di spettacolo, fondate sull’alchimia straordinaria di una delle migliore coppie di attori comici mai viste, capaci di gestire i tempi della narrazione, le gag visive e l’umorismo slapstick con maniacale perfezione.
Oltretutto, il cinema di Bud Spencer e Terence Hill è la cartina di tornasole del trattamento che il cinema di genere ha subito in Italia nell’ultimo mezzo secolo, la prova lampante della diffidenza che la critica nostrana ha sempre avuto nei confronti del cinema popolare. Anche dopo il grande recupero critico di western, polizieschi e horror, Spencer e Hill sono stati comunque spesso ignorati, derubricati a fenomeno di costume. Pochi hanno cercato di studiarli con un approccio critico, per capire le ragioni di un tale successo e valutarne seriamente i meriti. Sì, come ogni filone di successo del nostro cinema, Bud e Terence sono stati sfruttati fino all’ultimo, centrifugati in una serie infinita di film tutti uguali e non tutti allo stesso livello. Eppure esemplificano ancora oggi un cinema popolare fatto con immensa professionalità, conoscenza del mezzo e del linguaggio, inventiva artigianale.
Lo chiamavano Trinità fu l’inizio di tutto questo. Sì, lo so, prima c’erano stati i tre film diretti da Giuseppe Colizzi – Dio perdona… io no!, I quattro dell’Ave Maria, La collina degli stivali – ma sarebbe un po’ forzato parlare di una progressione. Vero, La collina degli stivali, con la sua ambientazione circense, puntava già a un western meno violento e più picaresco, ma quando uscì Lo chiamavano Trinità fu come se qualcuno avesse pigiato un gigantesco interruttore on/off. Nel film di Enzo “E.B. Clucher” Barboni, da lui anche scritto, c’è già tutto quello che verrà riproposto all’infinito nei successivi film della coppia, a partire proprio dalle caratterizzazioni dei due protagonisti – Hill scaltro, agile e imprevedibile, Spencer indolente, burbero e cinico, ma solo di facciata – passando per il canovaccio generale – c’è un boss cattivo da castigare e due opportunisti che si riscoprono eroi riluttanti – per finire con le inevitabili risse, piatto forte di ogni loro film da qui in avanti. In Trinità è tutto presente, anche se magari ancora un po’ grezzo. Per dire, la prima rissa non arriva prima del minuto 45, è molto breve e senza commento musicale. Quella finale, che vede scontrarsi i mormoni, guidati da Trinità e Bambino, e gli uomini del Maggiore (Farley Granger), è già più corposa, contiene alcune gag poi riprese (“l’eruzione” di Bud Spencer, Terence Hill che picchia la gente usando quello che trova in giro come Jackie Chan), ma si vede che era il primo esperimento e la perfezione delle coreografie di Altrimenti ci arrabbiamo era ancora di là da venire. Oltretutto, e questa è la dimostrazione più palese del work in progress, il tappeto sonoro di Franco Micalizzi, per il resto iconico, qui latita, con una musichetta spompa e ben lontana dai picchi futuri dei Fratelli De Angelis.
Al di là di tutto, però, rispetto ai film successivi della coppia, Lo chiamavano Trinità ha, come il suo sequel, una particolarità, che è quella di inserirsi in un filone preesistente, il western all’italiana. Non si tratta però di una parodia: l’operazione di Clucher è più o meno quella fatta, più di quarant’anni dopo, da Edgar Wright con la Trilogia del Cornetto; Trinità è una commedia western, che non ride del genere ma con il genere. Ne abbraccia tutti gli stereotipi con gli occhi dell’amore, li estremizza ma non li smonta, non li copre di ridicolo. Per altro non è che già di per sé lo spaghetti western si prendesse particolarmente sul serio: sull’esasperazione degli stereotipi, il cinismo esagerato e la coolness fuori scala, produttori e registi ci avevo costruito una fortuna.
Se mai Lo chiamavano Trinità è rivoluzionario per come riporta il superomismo dello spaghetti western a livello del terreno. Vero, Trinità è “la mano destra del Diavolo”, il pistolero più veloce del West e probabilmente dell’universo DC, la sua destrezza è volutamente esasperata fino al ridicolo. Eppure, quando entra in scena, lo fa steso su una treggia (grazie Wikipedia!) trainata dal suo cavallo. È sporco lurido e vestito di stracci. La prima cosa che gli vediamo fare è spazzolarsi una teglia di fagioli in un’osteria (il ritratto della fame: si dice che Hill avesse digiunato dalle 24 alle 48 ore prima della scena), prima ancora che un singolo colpo di pistola venga sparato. Trinità è un film di gente che mangia, rutta, suda tantissimo. È un film di bassi istinti, tarato su un pubblico che voleva riconoscersi sullo schermo. Mi è rimasta impressa, anche se non mi ricordo dove l’ho letta, una definizione dello spaghetti western come di un western non tanto italiano, quando prettamente “romano”. I personaggi di Sergio Leone, specialmente Tuco ne Il buono, il brutto, il cattivo, più che dal vecchio West sembrano usciti da Trastevere. C’è un cinismo dal cuore d’oro che fa parte del DNA di chi quei film li scriveva e dirigeva. Di Enzo Barboni si dice che pensasse i suoi film in romanesco per poi tradurli con fatica in italiano in sceneggiatura. In Trinità questo è evidentissimo.
Lo chiamavano Trinità è, insomma, il perfetto Sergio Leone entry level. Lo è anche visivamente, perché non dobbiamo dimenticare che Trinità è anche un film bello da vedere. La texture dei set, del trucco e dei costumi sono lassù con il meglio del meglio del nostro cinema di genere, e sarà davvero un piacere rivedere tutto questo su uno schermo molto grande. In linea con la sua forte italianità e romanità, il film è girato totalmente in Italia, tra Camerata Nuova (Roma), Campo Imperatore (la valle dei mormoni) e gli studi De Laurentiis lungo la via Pontina (il villaggio western). L’incipit, con Trinità che emerge dal deserto, fu invece girato in una cava di tufo in provincia di Roma. C’è insomma anche un grande occhio per le location, la capacità di trovare l’America – sia quella desertica da spaghetti western, sia quella più classica nelle scene con i mormoni – senza scomodare l’Almeria o altri posti esotici, ma facendo fruttare il budget con soluzioni intelligenti e che non puzzano mai di ripiego.
Lo chiamavano Trinità è anche un film di fazze da cinema, a partire dal grande Riccardo Pizzuti, in seguito presenza fissa in praticamente tutti i film della coppia e dello Spencer solista. Anche in questo, il film di Clucher si dimostra l’inizio di tutto, il momento in cui venne creata una grande squadra di professionisti al top della forma, in grado di portare a casa una sfilza di successi, realizzati a catena di montaggio ma senza mai dimenticare il cuore.
Trinità potrebbe essere considerato, a buon diritto, l’ultimo spaghetti western, la pietra tombale di un genere e l’atto di nascita di qualcosa di nuovo. Quando le pallottole lasciano il posto agli sganassoni, il film prende una strada completamente nuova, a cui le regole di un genere in particolare andranno poi strette. Spencer e Hill dovranno inventarsi un genere tutto loro per proseguire e prosperare. Trinità fotografa il momento del passaggio dall’uno all’altro. Una testimonianza audiovisiva della rivoluzione.
Blu-Ray 4K quote:
“Finalmente. E adesso voglio il cofanetto dell’opera omnia”
George Rohmer, i400Calci.com
Dite quello che volete, ma il poker di supereroi Trinità, Bambino, Faina e Timido sono molto meglio di qualsiasi Avengers o ancor di più Justice League.
– Trinità è l’eroe scaltro, con un costume umile, eroe romantico ma destinato alla solitudine (mai, mai, tu vivrai… giorni… felici…) perchè il richiamo della strada, della vita raminga, della polvere e del vagare per un deserto pre-apocalittico sono un qualcosa di intrinseco nel suo DNA
– Bambino è il supereroe naive, quello che sa di avere super poteri ma non vuole usarli. Eroe borderline tra la tentazione del Lato Oscuro e la sua inevitabile conversione alla giustizia, un Phoenix non a caso fratello di Trinità che interviene solamente “dopo”, ma il suo intervento, potente e inarrestabile, è sempre risultivo
– Faina è il supereroe cinico, senza scrupoli, una specie di sintesi tra i due ma tendente più al Trinità che al bambino. Prova un fondo di fastidio nei confronti dei deboli e indifesi, se ne approfitta e li aiuta esclusivamente per un tornaconto personale. Si schiera coi giusti più per convenienza che per reale vocazione.
– il Timido è il supereroe suo malgrado. Non provoca, non agisce per primo, non vuole combattere e se appena può non usa le mani, preferendo i piedi come arma di offesa e di distruzione. Gregario importante ma non fondamentale, il cui pedestre superpotere lo rende unico nel suo genere e di fatto completamente imprevedibile per gli avversari, abituati a parare colpi portati con pugni e ceffoni e di conseguenza completamente scoperti ai colpi portati dal basso.
Inutile dire che tutti e quattro siano meglio scritti del 90% dei supereroi del MCU e che i due film di Trinità, messi insieme, superano di gran lunga i due Avengers Infinity War ed Endgame per divertimento, drammaticità, battaglie ed effetti speciali. E in più sono autosufficienti ed autoconclusivi.
Nessuno autore di Hollywood di oggi saprebbe scrivere un’avventura così perfetta in ogni sua parte.
Oddio CHE PALLE! ma davvero non riuscite semplicemente ad amare qualcosa senza dover dire “questo è bellissimo perché quell’altro è merda?” Davvero siete così vuoti e primi di contenuto da dover abbracciare una tifoseria per mescolarvi in un gregge che nasconda la vostra mediocrità al grido di “siamo meglio noi?”.. ti manca qualsiasi capacità argomentativa per spiegare che i film di S&H sono belli per le loro peculiarità e non perché “gli altri fanno schifo mica come noi forza noi vi prego fatemi sentire migliore devo identicare qualcosa peggiore perché ho paura di essere io il peggiore”.
È mediocre svilente ed inutile…
E tu non riesci a criticare una persona direttamente dandogli del “tu” invece di scrivere invettive in seconda persona plurale?
boia, che post! davvero ben pensato! bravo!
L’anticipazione di quella che sarà poi la ricetta dei migliori film della coppia, ovvero la felice unione di professionalità ed improvvisazione, arte, artigianato e rigore.
Non è quindi troppo sperare che prima o poi si scriva dell’assoluto capolavoro di Bud Spencer e Terence Hill, ovvero “Più forte ragazzi”.
Per prima cosa, grazie di cuore per questo articolo
Sono un classe ’77, e come per chiunque della mia generazione, i film di Bud e Terence rappresentano l’ABC della cultura cinematografica. E proprio come scrivi tu, dopo alcuni anni di oblio, fu bellissimo riscoprirli all’università, e scoprire che si poteva benissimo amare la loro filmografia anche se nel frattempo erano apparsi all’orizzonte Takeshi Kitano e Fuori Orario di Ghezzi
Hai espresso benissimo il rapporto che abbiamo in Italia col cinema di genere. A Budapest hanno una statua di 3 metri dedicata a Bud Spencer, gli hanno dedicato un parco cittadino, ed ogni anno organizzano una due giorni in cui proiettano a rotazione una decina di loro film, in un grande cinema del centro (ne sono stato testimone). In Germania sono idolatrati, in Europe dell’Est idem, e ricordiamo tutti cosa disse Russell Crowe del loro cinema
Da noi ci facciamo le pippe su attori mediocri come Elio Germano ed esaltiamo Gabriele Mainetti come fosse il primo Ridley Scott, mentre non abbiamo tempo di ricordare una coppia che ha fatto la storia del cinema, e che prima di cadere in una (giustificabile) ripetitività, ha prodotto pellicole non solo di successo, ma anche di assoluto valore artistico, e che facevano spaccare dalle risate
In Germania hanno una linea di pizze dedicata a loro:
https://www.fireworld.at/wp-content/uploads/2020/11/Pizza20_1811_2.jpg
Del film (e della coppia) è già stato detto tanto, ma voglio aggiungere solo una cosa che, secondo me, non viene evidenziata abbastanza:
TERENCE HILL ERA UN FIGO ASSOLUTO
Grazie per l’attenzione
Sempre sia lodata la Cineteca.
Con la rassegna Sotto le Stelle del Cinema noi bolognesi abbiamo per due mesi film classici restaurati, su schermo supergigante, in piazza Maggiore, in lingua originale, gratis, e a volte introdotti da star di rilievo! Ma cosa vuoi ancora? Ti devono anche spazzare casa?
Negli anni ho visto Raging Bull introdotto da Martin e Apocalypse Now introdotto da Coppola, per dire. E quest’anno ci sarà Landis a presentare The Blues Brothers.
Sto refreshando da giorni la pagina in attesa del programma aggiornato. Lo schermo è già montato, si comincia domenica 19, ma al solito si sapranno i dettagli solo all’ultimo.
La cura dei dettagli è quello che mi stupisce sempre di questo film. Prendiamo la scena della pentola di fagioli: Trinità che con una mano si versa da bere e con l’altra continua a ingozzarsi di fagioli; il cacciatore di taglie che usa un pezzo di pane per alzargli il viso e girarlo verso il compare, mentre Trinità non smette un secondo di masticare. Cinema di volti e di gesti, spettacolo puro.
In “.. e continuavano…” c’è una scena che esemplifica alla perfezione quanto hai scritto. Partita di poker, carte a Trinità che fa le sue magie, poi arriva lo sgherro guercio e gli fa “dalle mie parti si usa tagliare”, sghignazzando per la drittata. Trinità lo fa tagliare, poi rimette il mazzo come prima, senza fare un plissé. E ciao
L’unico attore che mi fece scendere lacrime a fiumi quando lasciò questa valle di lacrime fu Bud Spencer. Quando morì mi passarono davanti le innumerevoli visioni dei suoi (e dei loro) film. Serate spensierate con mio padre e mio nonno, a ridere di gusto.
Grazie per questo articolo.
Era talmente importante nelle nostre vite, che alla sua scomparsa son stato male come avessi perso un parente stretto. Gli ho persino perdonato la candidatura in forza Italia.
Ma poi che vita oh, aver fatto metà delle cose che ha fatto Bud..
Dico solo che mi fa piacere vedere linkata la guida ai colpi di Bud Spencer, uno dei miei articoli preferiti del sito. Ora me la rileggo, già che ci sono.
Segnalo che la GIF “eruzione” nel pezzo di Jackie non funziona più, e questo mi rende immensamente triste.
Fate come vo pare ma a me fa ridere sempre.
https://www.youtube.com/watch?v=ZJEPh5cGLzU
E dopo aver disinfettato la lama per bene con fiamma e alcool….se l’asciuga sulla maglia lurida.
Sempre una gioia vedere ‘sto tocco di classe !!
@george è un film per un’italia che ha ancora fame dal dopoguerra.
l’adolescenza ed infanzia mia sto film
L’aspetto miserevole l’ho sempre considerato un ulteriore tratto distintivo dell’astuzia del personaggio (non a caso lo ripresero per Nessuno).
Trinita’ lo fa apposta, a conciarsi come uno straccione. Per non destare sospetti e passare inosservato.
Sei la pistola piu’ veloce del West, e quindi che fai? Te ne vanti in giro, come fanno i due beccamorti che affronta in seguito?
Nella sua ottica lo sai e basta, di esserlo. E cerchi di dimostrarlo il meno possibile.
Chi ha avuto la sfortuna di scoprirlo, lo ha fatto a sue spese. E non e’ piu’ vivo per raccontarlo.
“Vorrei vedere delle mutande.”
BANGBANGBANGBANGBANG
“CORRI!!! HA DETTO DIECI SECONDI!!!”
Eh, appunto.
Se ti metti in mostra come fanno quei due, lo fai capire a un chilometro di distanza che sei un gunman, un pistolero. E vorranno subito sfidarti.
A maggior ragione se sei famoso (è Trinita’ lo e’, anche se i piu’ lo conoscono solo per sentito dire).
Venire riconosciuti col rischio di finire uccisi da uno che ti spara alle spalle perche’ e’ in cerca di fama facile, come successe a Wild Bill Hickok?
Ma anche no, grazie.
Interessante teoria. Quindi Trinità è il Colombo del West?
Beh, in un certo senso si’, se si intende che il suo e’ il tipico atteggiamento di chi fa il finto tonto. O lo scemo per non andare in guerra, che dir si voglia.
Ma la mia idea e’ che sia un gran furbastro, e che alla fine abbia trovato un ottimo modo per scamparla.
E’ molto piu’ abile e micidiale di quanto lasci intendere.
Sa gia’ di essere il migliore, e non ha bisogno di dimostrarlo.
Ne “Il mio nome e’ Nessuno” (che di fatto lo considero un “Trinità” in versione western vero e proprio, senza sganassoni. Il vestito che Hill indossa e’ identico! ) il giochetto viene addirittura ampliato, dato che di fatto manda avanti il suo idolo e mentore Jack Beauregard a compiere l’impresa di far fuori il Mucchio Selvaggio da solo.
Dopo avergli dato i giusti suggerimenti, naturalmente.
Da quel che si può vedere, potrebbe far fuori il Maggiore e i suoi sgherri per conto proprio, se solo lo volesse.
Ma cosi’ facendo sì smascherebbe, e comincerebbe ad attirare troppo l’attenzione.
Perche’ farsi piu’ pubblicita’ del dovuto?
In tal modo Trinita’ alimenta comunque il suo mito.
Tutti ne parlano, nessuno sa chi sia.
E figurati se vanno a pensare che possa nascondersi sotto le puzzolenti spoglie di un vagabondo…
Alla fine, se fosse realmente esistito, scommetto che sarebbe uno dei pochi, pochissimi gunmen che potrebbe vantarsi di arrivare alla vecchiaia.
Ne “Il mio nome e’ Nessuno” di sganassoni ce ne sono eccome. Poi Nessuno indossa un soprabito bianco e pantaloni con le bretelle e non i mutandoni di lana, giusto un pochino meno barbone di Trinità, e non manda avanti Jack Beauregard a fare fuori il Mucchio Selvaggio da solo, ce lo spinge per farlo entrare nei libri di storia.
Sì, ma la parte importante, che riassume tutta la filosofia di vita del personaggio (e quindi di nTrinità, perché di fatto sono identici nel modo di pensare e di vedere le cose), la si trova nella lettera di commiato da parte di Jack.
“io, se potevo, i guai li evitavo. tu ti ci infili a capofitto. E se il guaio non c’é, te lo costruisci su misura. Per poi fare in modo che sia qualcun altro a prendersi la briga di risolverlo. Così lui si piglia tutti i meriti, e tu puoi continuare a essere Nessuno.”
bellissima rece… un solo errore … è Jackie Chan che “copia” , e mi pare l’abbia detto anche, Terence Hill … non il contrario :D …
Per quanto riguarda “il western romano” probabilmente l’hai sentito nel podcast del sito budterence.tk , sito a cui ho avuto l’onore di partecipare nel suo periodo d’oro!!!!
Ecco, vedi, non sapevo avesse detto questa cosa. Tutto torna.
Film che, a pezzi o tutto intero, avrò visto almeno 50 volte, grazie ai millemila passaggi televisivi. Un pezzo di cuore.
the revolution will be stir-fried /
the revolution will be stir-fried /
the revolution will be stir-fried.
La Cineteca di Bologna è uno dei motivi per cui vale la pena vivere
Se ci penso mi rendo conto che questi e gli altri film di Bud & Terence hanno accompagnato ognuno dei miei 44 anni di età da quando ne ho memoria, sono cresciuto con i loro film e i loro film sono cresciuti con me, ad ogni visione (e non ho ho perso un passaggio) ho imparato ad apprezzarli in un modo nuovo, cogliendo ogni volta dettagli che prima mi erano sfuggiti o battute irripetibili. Grazie ancora Bud e Terence.
Complimenti per il nickname
A oggi cucino e mangio i fagioli come qui si insegna. Lo vidi a casa di un amico delle scuole elementari, primi anni 90, previo consenso parentale.. fu La Svolta. Il Western, nostrano o no, era considerato cinema adatto ai minori nonché educativo a prescindere, John Wayne era un preside bonario e schietto, fumare faceva bene etc.
Qui si poteva ridere dei rutti, della puzza, delle sberle, imparare il cinismo dei ladri.. c’erano le bionde Sara e Giuditta, la pre adolescenza, ti sentivi “grande”.. forte come Bud, furbo come Terence.. ma il titolo dice già tutto, come Emiliano, fu una rivoluzione!
PS
Propongo una mozione per riabilitare il vituperato Pari O Dispari. Forse la fine di un’epoca.
È presente un altro tema ricorrente in praticamente tutti i film: la coppia riesce a sgominare la banda rivale ma non riesce mai a mettere le mani sul “malloppo”, sui quattrini, che spesso è il loro obiettivo principale, il motore del film. Il fatto che restino sempre a mani vuote credo fosse una scelta voluta pee mantenere alta la simpatia dei personaggi, e infatti l’unica volta che lo riescono ad ottenere (non c’è due senza quattro) si apprestano a farci sapere che se lo andranno a sperperare tutto prima di diventare dei damarini come i cugini. Vi faccio però un’osservazione: nel pezzo si evidenzia come siano stati snobbati dalla critica, però su questo sito di cinema di genere, che esiste da oltre dieci anni, questo è il primo film che viene trattato (sì sto provando a spingervi a fare più film della coppia ;))
Questo sito si occupa principalmente di action ed horror, generi ai quali, con tutta la buona volontà, è difficile associare Bud & Terence
Giusto ,si sarebbe dovuto chiamare I 400 Sganassoni .
Altri due filmetti ce li metterei comunque.
Il “menare sano” fa bene allo spirito.
Io la butto là: un “le basi-bud&terence”?
Non so, io credo rientrino nel target del sito, ma posso sbagliare.
Posso accettare di più come ragione il fatto che stringi stringi abbiano fatto mille varianti dello stesso film, e che quindi trattarli tutti diventa difficile.
È semplicemente una questione di film nuovi/film vecchi.
Qua si recensiscono film nuovi, più qualche retrospettiva fatta in occasione di eventi, sequel, riedizioni e cose così.
Bud e Terence difficilmente sono tornati nel discorso pubblico contemporaneo, e quindi difficilmente il discorso è stato introdotto qui.
L’unica volta che è successo è quando è morto Bud, e infatti c’è stata una piccola retrospettiva umoristica sul suo stile di botte.
Oggi che c’è Trinità restaurato è un’altra occasione di quelle.
Grazie per questo pezzo, e per il manuale dei colpi di Bud che ho riletto per la quindicesima volta. Ora che alcuni film di Bud e Terence sono sbarcati anche su Netflix, i tempi sono caldi per una retrospettiva calcista del loro cinema… Fateci questo regalo! Ve lo paghiamo almeno il doppio.
Concordo su tutto e aggiungo uno speciale plauso per L’ozio è il padre dei Virzì, perché anche io mi sono commosso quando il monumentale Bud ci ha lasciato.
E comunque un “Le basi” su Bud & Terence sarebbe una goduria inarrivabile: oh, se non è cinema di menare il loro…
Pace & Bene.
“Cinema popolare fatto con immensa professionalità, conoscenza del mezzo e del linguaggio, inventiva artigianale.”
Riassunto magistrale.
E ci aggiungerei anche senso del business, perché 60 anni fa questi facevano film tutti in inglese, con colonne sonore che boh, lasciano ancora a bocca aperta, location intelligentissime (per trasformare la provincia romana nel vecchio west ce ne vuole) e/o bellissime.
Oggi gente allo stesso livello nella scala di “importanza” nell’industria del cinema italiana fa commediole del cazzo con Raul Bova, che hanno come target giusto la moglie del produttore.
Recensione da pelle d’oca. Grazie.
Ed io continuo a sperare, e sognare, che in fondo a qualche cassetto tirino fuori il terzo trinità…
Girato magari 30 anni fa, in gran segreto.
c’è… ed è una schifezza… trinità e bambino adesso tocca a noi!!!
https://www.youtube.com/watch?v=lBn5_xOrkik
I Blues Brothers 10 anni prima dei Blues Brothers
In “.. e continuavano…” c’è una scena che esemplifica alla perfezione quanto hai scritto. Partita di poker, carte a Trinità che fa le sue magie, poi arriva lo sgherro guercio e gli fa “dalle mie parti si usa tagliare”, sghignazzando per la drittata. Trinità lo fa tagliare, poi rimette il mazzo come prima, senza fare un plissé. E ciao
grazie per la rece :)
Articolo meraviglioso e spero davvero che un giorno la critica italica, riesca a riconoscere quello che mezzo mondo (USA, Cina, Germania, Francia, Spagna, URSS, ecc) ha visto all’epoca in questi film. Da adulto ti accorgi, che sono si cinema popolare, ma hanno una qualità di scrittura (naturalmente semplicissima), costumi, coreografia e recitazione di un livello veramente alto. Quando ci sono dei film che raggiungono dei picchi nei loro generi, valgono quanto gli altri film che fanno lo stesso in generi più blasonati, esaudiscono semplicemente esigenze diverse.
Negli spaghetti western comici, i Trinità (ma forse anche i non western di Bud e Terence) sono sulla cima dell’albero, coma la stella di Natale. Cosi come nel cinema comico-demenziale in cima c’è “Una pallattola spuntata”. Così come negli action c’è Die Hard 1 e così via.
Spero davvero che un giorno la critica riesca a guardare oltre e capire cosa ha reso/rende straordinari diversi film della coppia e che il successo commerciale di quei film è molto diverso da quello dei cinepanettoni dei primi 2000 (non tocco quelli degli anni 80-90, perchè rappresentano un ottimo quadro sociale dell’Italia dell’epoca).