Joseph Kosinski, uomo del mistero, chi sei veramente? Esperto di effetti speciali, ti sei messo in luce grazie a un paio di trailer di videogiochi e una cosa tira l’altra ti hanno dato da fare quel paciugo al neon di Tron 2. Faceva schifo, ma era il tuo esordio. Al tuo secondo tentativo stavi già dirigendo Tom Cruise, in un film, anche qua, carichissimo di CGI. Poi la svolta: un corto minimale (in realtà uno spottone per una telecamera), semplice e stiloso, e un tour de force di 133 minuti di chiara ispirazione Wahlberg-Bergiana su VERI UOMINI che COMBATTONO IL FUOCO a MANI NUDE, un concetto che per sua stessa natura può essere espresso solo in maiuscolo. Sarà per questo che il presidente a vita di tutto ciò che è maiuscolo, Tom Cruise, ha di nuovo bussato alla tua porta, ti ha guardato intensamente negli occhi col suo sorriso dead serious e ti ha detto “Tony Scott è morto, ora Top Gun 2 lo farai tu”?
Chi sei Joseph Kosinski, chi sei veramente, quali circostanze ti hanno portato a dirigere Top Gun: Maverick e poi una roba come… Spiderhead?!
Sigla!
La colpa secondo me è di Netflix, e lo so che a sentire me è colpa di Netflix anche per i semafori rossi e quando finisce la carta igienica, ma sapete cosa vi dico? Dimostratemi che ho torto. Per quanto riguarda le serie, ok, ogni tanto qualcuna la azzeccano (sempre meno), ma sui film sono abbastanza sicuro che la mediocrità sia una precisa politica aziendale. Avrà a che fare col fatto che hanno deciso che il loro pubblico di riferimento è un adolescente con una soglia dell’attenzione di 6 secondi che guarda la tv col telefonino in una mano e un podcast di estrema destra nelle orecchie mentre si inietta il crack nelle vene. O che per 10 anni il loro modello di business sia stato dare soldi infiniti a chiunque per fare qualunque cosa e l’unico modo per restare a galla adesso è fare meno cose e col culo. Che ne so, non siedo nel consiglio di amministrazione di Netflix, quindi mi sento autorizzato a ipotizzare tutto il peggio possibile.

il CEO di Netflix, tipo
Non credo comunque di andare lontanissimo dalla realtà quando immagino un generatore automatico di Film Originali di Netflix™ a cui un inetto produttore esecutivo dà in pasto una manciata di variabili e questo gli caccia fuori sempre lo stesso film. Due, massimo tre attori di serie A. Un regista che stia bene alle star di cui sopra. Una coppia di sceneggiatori che abbiano perfezionato la tecnica di sparire completamente tra le pieghe del franchise di turno. Un genere a scelta tra “action senz’action”, “thriller high concept” o “Ryan Reynolds”. Voilà. Il resto sono una manciata di attori quasi esordienti o provenienti dalla tv, pochi set tirati abbastanza a lucido da sembrare più costosi di quanto non siano e la solita invadente, sbrodolante, vigliacchissima colonna sonora di hit pop che riempie ogni secondo perché boh Netflix ha dichiarato guerra al silenzio per qualche motivo.
Spiderhead appartiene al genere “thriller high concept”, senza andare a pescare chissà dove, è né più né meno un episodio di Black Mirror lungo due ore, e neanche il Black Mirror figo degli inizi per cui sono andati in fissa tutti i miei amici, ma quello sgraziato, instupidito e annacquato di quando se l’è comprato Netflix. Ci sono il fratello più famoso di Liam Hemsworth, da qui in poi per comodità semplicemente “Chris Hemsworth”, e una versione senza baffi di Rooster di Top Gun: Maverick, da qui in poi “Miles Teller”, che fanno rispettivamente carceriere e carcerato in una prigione modernissima e piuttosto elastica su temi come la sicurezza o le porte chiuse a chiave. In questo ambiente super chill e super minimal, che sembra più il dormitorio di un campus o una clinica di riabilitazione, i detenuti sono liberi di fare quasi tutto quello che vogliono fintanto che si prestano a fare da cavie per testare una serie di droghe sperimentali: c’è quella che incasina la percezione del brutto e del bello, quella che regola l’attrazione sessuale, quella che fa paurissima e quella che fa venire la ridarella… Se solo a descriverla questa situazione ha un che di strano e inquietante, le continue faccette di Chris Hemsworth fanno in modo che fin dal minuto uno sia chiaro, fuori discussione, assolutamente palese che QUALCOSA NON VA E NIENTE È COME SEMBRA.
Senza stare a spoilerare niente (non che vi consigli di vedere il film, eh) la cosa che Netflix non ha capito di Black Mirror, e che si sono assicurati di non capire neanche i due sceneggiatori di Spiderhead, è che la sua efficacia risiedeva nel raccontare futuri plausibili in cui il nostro rapporto con la tecnologia tirava fuori il peggio dalle persone e dalla società. Ci metteva a disagio e, suppongo, ci costringeva a riflettere su noi stessi perché portava alle estreme conseguenze, attraverso l’elemento sci-fi, situazioni e meccanismi sociali che in realtà sono già in atto nella vita di tutti i giorni. La versione per scemi di Black Mirror e tutti i suoi cloni malriusciti raccontano di persone evidentemente cattive che inventano tecnologie evidentemente spaventose, oltre che implausibili e sotto molti aspetti idiote e poco pratiche (un’app che gestisce il dosaggio delle droghe? wow sembra estremamente sicuro, non riesco a immaginare come qualcosa possa andare storto), e A SORPRESA succedono cose brutte. È per questo che non inquieta, non scomoda nessuno. Non sta riflettendo sul presente, non sta riflettendo su niente, sta solo dicendo “tecnologia brutta, futuro paura” mentre si sforza a ogni svolta della trama di trovare la soluzione più scioccante per il puro gusto di scioccare.

Blackmirroring
Nessuna pietà neanche per la messinscena di Kosinski, che non funziona quando pretende di fare il thriller psicologico con impostazione teatrale e non funziona nei rari inserti action che dovrebbero, per nessun motivo, movimentare un racconto che fino a un minuto prima era un duello intellettuale, una partita a scacchi tra i due protagonisti. Pasticcia con gli stili e sembra non sapere neanche lui cosa vuole fare, a partire dai titoli di testa rosa shocking, che nulla c’entrano con tutto il resto del film, fino al maldestro finale con voce narrante che salta fuori dal nulla e pare appiccicata posticcia per spiegare (non serve davvero) come è andata a finire la storia. Quale sia il suo elemento io ancora non l’ho capito, ma di sicuro non è questo.
Se qualcuno ne esce, beh, non dico vincitore ma almeno non ammaccato, sono Hemsworth e Teller. Non che tirino fuori chissà che interpretazione ed è abbastanza chiaro che questo è, soprattutto per Hemsworth, il progettino indie per poter dire di essere un attore completo che non fa solo blockbuster – eppure, o proprio per questo, è a suo modo rincuorante, in un panorama che passa senza soluzione di continuità dalla megaproduzione multimiliardaria al DTV, notare che esista ancora spazio per vie di mezzo di questo tipo, film a medio budget ma con ambizione, che abbiano voglia di stupire e di prendere strade non battute. Film che poi si buttano via perché sono fatti male, ma almeno non si buttano via per principio.

“Quanto cazzo sono completo”
Streaming-quote:
“Spiderhead, Spiderhead, does whatever Black Mirror can, ma peggio e 10 anni dopo”
Quantum Tarantino, I400Calci.com
Da come la metti non pare manco calciabile
Calciabile in senso puramente “action” c’è praticamente una sola scena (non spoilero), in senso thriller più d’una ma niente di che, c’è anche un po’ di sangue ma insomma il difetto più grosso è che non è un genere ben definiti, cerca di prendere un po’ qua e un po’ là ma non lo fa granché bene.
Da vedere solo in pausa pranzo mentre col telefonino scrolli Facebook o Instagram o le app che usate voi giovani
Noi Giovani usiamo solo il commodore
i veri giovani giocano solo a mazza e pindolo, there, i said it
Una delle pochissime volte che vedo un film prima che sia recensito da voi e niente, sono pienamente d’accordo con la rece. Non sono un gran masticatore di sci-fi ma questo dalla fantascienza prende solo il linguaggio e la “futuribilità” (esiste?), per quanto riguarda i temi trattati boh, senza spoilerare nulla alla fine la trama ruota intorno alla sperimentazione di farmaci, ma non dice veramente nulla di nuovo.
Come detto nel commento sopra il regista (che non avevo idea fosse quello di TG2) sembra prendere un po’ da diversi linguaggi cinematografici, horror thriller psicologico, fantascienza ecc ecc e ne fa una bella insalatona senza sapore… mi ricordo una scena di chef Barbieri che dice al concorrente di Masterchef di turno “questo non è cucinare, hai solo messo insieme degli ingredienti”, una cosa così insomma.
Al netto di questi difetti ci sono modi peggiori di passare un’ora e mezza e i due attori principali ci credono abbastanza (soprattutto Teller) da farti seguire la storia fino alla fine. Fine che boh, vabbè non spoilero dai, ma diciamo che fatta io forse avrei gestito diversamente.
Come ha scritto qualcuno prima di me, sono anche io finito malamente nella trappola di Spiderhead.
Netflix è effettivamente una sicurezza nel tirare sole, e il problema a mio parere è essenzialmente di scrittura.
Sembra effettivamente che una volta assicuratosi per un film un paio di star, e una location dignitosa, lo script debba poi adattarsi ad un pubblico di tredicenni.
E la cosa mi sembra anche strana, perché la sceneggiatura di Spiderhead era nella The Black List, cioè tra le migliori sceneggiature che non avevano ancora trovato un produttore. Immagino che almeno in origine la sceneggiatura avesse un suo spessore.
Ma allora che succede, Netflix toglie poi dalla storia tutto ciò che ha un minimo di mordente, polemica, inquietudine, colpo di scena che non sia telefonato per confezionarti un filmino anonimo e subito dimenticabile?
Che poi sta roba della Black List delle sceneggiature non e’ che sia sempre una garanzia eh, ogni tanto escono cose fighe (Promising Young Woman) altre robette (Saving Mr Banks) altre disastri (Trascendence).
Be’, insomma, nella black list ci sono state sceneggiature come The Millionaire, Babel, Miss Sunshine, il Discorso del re, Argo… La possibilità che lo script fosse buono c’erano.
Il finale del film è poi diverso da quello del racconto da cui è tratto, fuga dall’Aracnotesta di George Saunders, che era molto più cinico. Chissà se è stato cambiato da Netflix o gli sceneggiatori avevano già provveduto in fase di stesura.
La scelta di Chris Hemsworth come protagonista è stata poi pessima. È davvero credibilissimo come scienziato, ma anche genio, ma anche orfano che ha risalito la scala sociale con la pura volontà, ma che ha anche avuto il tempo di lavorare su manubri e bilancieri e tirare su un fisico da culturista.
Un po’ l’evoluzione di Aranzulla.
“Un po’ l’evoluzione di Aranzulla”
LOL
Un po’ come quando dico che Thor mi somiglia… quello panzone degli ultimi film però :D
sad trombone is sad :(
Tra le tante cose scemotte tipo il dosatose dietro la schiena che basta una botta e va in tilt, c”è ne è una particolarmente stupida: il siero che costringe a ingozzarti di cibo fino alla nausea con l’ovvia conseguenza di farti ingrassare. Ma chi cazzo se la comprerebbe quella roba lì? Santa polenta, vuoi far soldi e hai trovato il modo di alterare le percezioni? Ma allora sperimenta un siero che faccia assaporare come una delizia del palato una mezza carota lessa con il contorno di un’insalatina scondita. Se funziona, quello lo vendi alla grande…
Non ho visto il film e non ho nemmeno ancora letto la recensione (lo faccio ora) ma è successo che nell’esatto momento in cui ho cliccato su questo link la app di Netflix mi ha segnalato che era uscito Spiderhead
Spegni subito computer, cellulare e anche condizionatore e scappa via da casa! Non è un episodio di black mirror, è la realtà!!!!
Oh comunque a me succede davvero a volte che parlo di qualcosa e poi google me lo suggerisce tra i risultati…. paurissima o_O
Probabilmente è una trama più interessante di quella del film
applauso per la streaming quote…sui film Netflix “di Netflix” di solito il mio principio è questo…se c’è almeno un attore famoso allora è una merda…se son sconosciuti allora potrebbe essere guardabile… C H sarà grosso sarà simpatico ma non è che sia un granchè come attore..la sua migliore interpretazione ad oggi resta il manzo scemo in quell’abominio di gostbusters al femminile…su come sia stato scelto per fare un haker criminale per Mann resta un mistero…
Tra le poche eccezioni segnalo “Hustle”, che mi é piaciuto parecchio e consiglio.
Non so quanto sia calciabile, ma é un bel dramma sportivo in stile Rocky ambientato nell’NBA.
Il fatto che poi sia in quel di Philadelphia, visto che tratta dei 76ers, non lo trovo casuale.
Fatto bene coi dovuti crismi, pur non presentando nulla di trascendentale. E con tanto di training montage a regola d’arte.
Sandler si sta rivelando una vera sorpresa.
i film di adam sandler fanno genere a sé e sì, hustle è bello ed è letteralmente rocky dal punto di vista di mickey
Comincio a capire perche’ Mann lo voleva per Collateral.
E dire che l’idea mi faceva sghignazzare.
Eh, un corno. Aveva ragione lui, mi sa.
Con Retepellicole e’ finito il periodo di vacche grasse, punto.
Ora hai una concorrenza che ha colmato il gap in breve tempo, e contro la quale non puoi piu’ sbagliare un colpo.
I mezzi per risollevarsi ce li ha tranquillamente.
Meno roba un tanto al chilo al grido di MUOVERSI, CHE SIAMO INDIETRO DI TRE!! e piu’ roba di qualita’, anche se in numero minore.
Finche’ viene roba come “Hustle”, ok.
Roba come questo…per me no.
Hustle l’ho appena visto e si, è proprio bello. Sceneggiatura scontatissima, ma bella regia, Adam Sandler in formissima, come anche gli altri attori professionisti in realtà, fomento giusto nei momenti giusti, una gran messa in scena dell’ambiente del basket americano, traspare un grandissimo amore per la pallacanestro. Peccato che sia un film assolutamente incalciabile, ma direi che è la prova che Sandler dovrebbe smettere di fare il comico.
Lo scrivo qui perchè non so dove segnalarvelo, ma gli archivi non vengono caricati bene…cioè per esempio marzo e febbraio 2013, anche cliccando su “carica altri commenti”, visualizza circa solo la seconda metà del mese
Grazie, ci guardiamo. Sentiti libero per prossime eventuali segnalazioni di scriverci direttamente come indicato nella pagina dei Contatti.
Azzecca il tono tra il serio e il faceto ma finisce indubbiamente in vacca
Film che non vedrò mai.
Vi aspetto , al varco ,con Everything everywhere all at once.
eh, noi aspettiamo al varco i distributori italiani perché ce lo portino.
(poi se vuoi i miei due cent è un film estremamente divertente ma veramente poco calciabile)
Fun fact: Emma è interpretata da BeBe Bettencourt, figlia di Nuno Bettencourt degli Extreme
come film bello di netflix sono fermo ad okja di bong…e mi sa che non mi schiodo…
Oh dal trailer sembra 7ne live acción dell ippopotamo della pampers.. mi ispira!
Oh dal trailer sembra 7ne live acción dell ippopotamo della pampers.. mi ispira!