La palestra dei 400 Calci è la nostra video-rubrica del lunedì in cui vi parliamo delle news più calciabili della settimana.
Certi lunedì le notizie, in una scala della succulenza, sono succulente 10. Certi altri lunedì – i lunedì brutti – sono succulente 1. Poi ci sono i lunedì come questo, in cui le notizie sono succulente 5+: non saranno le prime della classe, ma con impegno e costanza e applicazione possono aspirare al successo.
E allora noi ci applichiamo, voi vi applicate, ed ecco che tutti insieme riusciamo a portare a casa una densa serata a base di: progetti miracolosamente usciti da development hell lunghi decenni (Red Sonja, Il corvo), ennesimi capitoli (Hellraiser), nuovi progetti annunciati freschi freschi (William Friedkin), ennesimi chiodi nella bara della nostalgia anni Ottanta (My best friend’s exorcism) e notizie che scaldano il cuor (grazie a George Miller, ça va sans dire). Non vi basta? Beh, fatevelo bastare.
Animo, ché agosto è quasi finito!
I PROSSIMI APPUNTAMENTI SU TWITCH:
- Giovedì 1 settembre, ore 21: Raccolta differenziata – Super Mario Bros.
Un film che soffre da quasi trent’anni di un’ingiustificata pessima fama, e che invece andrebbe rivalutato anche solo sulla base del fatto che contiene dinosauri. Doveva essere il film definitivo sui videogiochi, è venuto fuori qualcosa che non si sa bene cosa c’entri con il franchise di riferimento ma che è talmente scriteriato e folle che a Valverde non amarlo è reato. - Lunedì 5 settembre, ore 21: La palestra dei 400 Calci
News, cazzeggio, le vostre domande, arrampicata sugli specchi, disperazione, abisso, altro cazzeggio. Ricchi premi e cotillons per chi si abbona e/o per chi ha il nick più bello!
Infine: un grazie alla videosigla di Christian Aliprandi e Dario Cogliati, all’inno Trenodia per le vittime di Val Verde di Ludwig Van Verhoeven e alla sigla 400 Calci dei Nanowar of Steel.
Non dimenticate di seguirci e abbonarvi, e non mancate!
O/T vi segnalo questa lunga e bellissima intervista a John Carpenter:
https://www.newyorker.com/culture/the-new-yorker-interview/john-carpenter-is-still-scary