Sigla!
In un raro crossover, come quando nella sesta stagione di X-Files facevano vedere le scene del film di X-Files, vado a ripescare un passaggio del mio pezzo su I falchi della notte pubblicato nella Guida da combattimento a Sylvester Stallone (che potete acquistare QUI! Messaggio promozionale!):
È sempre affascinante vedere i film prodotti al confine tra due decenni, in quelle zone grigie in cui le caratteristiche tipiche del cinema di una decade non sono ancora sparite del tutto e le innovazioni di quella successiva si stanno affacciando molto lentamente. È ancora più affascinante farlo quando si esaminano le filmografie di due decenni così agli antipodi come gli anni ’70 e ’80 americani. Da una parte c’è la New Hollywood col suo cinema urbano e realistico, con i suoi autori forti che dettano legge e riescono a farsi approvare un film sulla fiducia. Dall’altra l’era di Reagan, dei grandi film da studio, del cinema fantastico per ragazzi e del cinema d’azione muscolare.
Si può dire che Sylvester Stallone simboleggi alla perfezione questo passaggio. Da un lato è sceneggiatore e interprete di un dramma intimo come Rocky, il perfetto film della New Hollywood vincitore di Oscar, diventato successo stratosferico e apripista di una saga inaspettata. Dall’altro è Rambo, Marion Cobretti. È, insieme a Schwarzenegger, il portabandiera di un cinema d’azione per sempre legato agli anni ’80 della nostalgia. È l’unica figura di quegli anni a incarnare due aspetti diametralmente opposti: everyman e superman in un comodo pacchetto. Il superuomo qualunque.

DISCLAIMER: questo non è un effetto speciale.
Alla luce di questo, non dovrebbe stupire nessuno che Stallone, alla veneranda età di 76 anni, portati meglio dei miei 42, abbia deciso finalmente di interpretare un supereroe vero. Vero nel senso canonico, nel senso di tizio dotato di poteri sovrumani nati da un qualche strano fatto della scienza, che lotta con addosso un costume per proteggere una città immaginaria (Granite City) dalle forze del Male, nella fattispecie il suo acerrimo nemico Nemesis (wow! La fantasia dello sceneggiatore Bragi F. Schut, che pare un nome uscito da The Office, un giorno verrà studiata da degli scienziati di Zeta Reticuli quando ci saremo estinti da lunghissimo tempo). Va specificato, perché in fondo già Stallone era un supereroe negli anni ’80, quando falcidiava eserciti con l’espressione di chi lì non ci voleva proprio stare, lo sguardo triste e malinconico che ce lo ha sempre reso simpatico e i bicipiti gonfi e sudati delle grandi occasioni. Se i supereroi sono i moderni dei greci, Sly non era già forse un dio greco in Rocky IV, quando affrontava sul ring la sua nemesi e collega dio greco Dolph Lundgren? La risposta, prima che perdiate tempo a cercarla tra i vostri appunti, è “SÌ”.

Lo sceneggiatore di Samaritan al lavoro.
Ma sto divagando. Samaritan prende il via con un prologo scritto da Adulto Di Cognome Spiegoni, in cui ci viene detto che, un bel giorno di tot anni or sono, Samaritan è sparito nel nulla nel bel mezzo di un incendio causato da Nemesis, per l’appunto. Da allora, di entrambi non è rimasta traccia, se non l’occasionale graffito (entrambi avevano dei loghi pazzeschissimi, roba che devono aver passato più tempo a pensare quelli che a fare i loro rispettivi lavori di supereroe e supercattivo. Me la vedo proprio la scena: “Samaritan! Una banda di mercenari congolesi ha preso d’assalto il mercato ortofrutticolo! Solo tu li puoi fermare!!”. “Un attimo che sto cercando di capire come funzionano i vettoriali.”), perché in fondo sia Samaritan che Nemesis sono rimasti nei cuori daggente.
Stacco al “Present Day”, quando il piccolo e risoluto Sam (Javon Walton), che, nel caso vi fosse sfuggito, si chiama Sam in un film che si intitola Samaritan, scopre che forse il suo misantropico vicino di casa Joe Smith altri non è che il suo idolo. Allo stesso tempo, però, Sam, che vive in semi-povertà con la madre infermiera in un quartieraccio, è attratto dalla gang di Cyrus (Pilou “per tutti” Asbæk). Quest’ultimo è chiaramente un pazzo criminale con piani da supervillain – tanto che a un certo punto ruba la maschera e l’arma di Nemesis, un martellone che a confronto Mjolnir è Martellone, e incita la popolazione di Granite City alla rivolta come un Joker qualunque – ma è anche l’unica persona a trattare Sam come un adulto, a dargli dei soldi e una prospettiva di vita. Solo che ovviamente a una certa sbrocca duro in caso il film stia diventando troppo ambiguo.

“Ti spiezzo in due.”
Ecco, questo è un po’ il cuore tematico di Samaritan, l’eterna lotta tra bene e male raccontata però in maniera meno scontata e manichea di quello che ci si potrebbe aspettare da un film in cui il villain si chiama Nemesis. Anzi, diciamo che quest’ultimo dettaglio prende quasi la forma di un trappolone, un red herring piazzato a inizio film per convincerci che Samaritan sia tutto un bianco/nero quando invece è sul grigio andante. “Non tutti quelli che fanno del male sono persone cattive”, ci dice a un certo punto Sly, ed è esattamente questo il messaggio che Schut e il regista Julius Avery (quello di Overlord) vogliono farci arrivare con la sottigliezza di una martellata sui denti da parte di Nemesis. In questo, Samaritan è quasi un film politico, per come tenta di dimostrare come, a volte, soprattutto se non hai soldi in tasca e vivi ai margini di una società iniqua, darti al crimine è l’unica scelta possibile. E la soluzione non può essere, allora, uccidere tutti i criminali, perché il vero problema è a monte.
Samaritan è dunque un film che nasconde una complessità maggiore di quello che si potrebbe pensare, che non inventa nulla di nuovo ma porta avanti la sua tesi con onestà. È un film che parla di scelte e, intitolandosi Samaritan, ovviamente parla della responsabilità individuale di ciascuno di noi nel contribuire alla società, nell’aiutare il prossimo anziché tentare di sopraffarlo. Certo, Avery racconta tutto questo per mezzo dell’ennesimo eroe riluttante e disilluso costretto a tornare in azione, ma lo sviluppo non è poi così scontato.

Il male è dentro di noi. E ha una giacca favolosa.
Quello che invece è scontato, scontatissimo, è il Grande Colpo di Scena che dovrebbe farci rileggere tutto sotto un’ottica nuova, e che invece io, come credo chiunque abbia visto almeno un film nella sua vita, ho capito al minuto due, letteralmente. Forse a Schut e Avery non fregava poi tanto di tenerlo nascosto, forse ci hanno rinunciato subito per concentrarsi su altro o, forse, semplicemente sono due idioti del cinema (ripensando a Overlord, probabilmente Avery lo è). Resta che però, se avessero trovato un modo per nascondere meglio le carte, il Big Reveal, che poggia tutto sulle spalle quadrate di uno Stallone che in fondo un po’ ci crede, avrebbe avuto tutto un altro impatto.
In generale, vedendo Samaritan si ha l’impressione che, tra le pieghe di un film tutto sommato piacevole ma mediocre, se ne nasconda uno decisamente migliore, che magari avrebbe potuto emergere con un regista o uno sceneggiatore diverso e con più tempo per affinare la storia al di là dei temi. Ad esempio, non è chiaro quale sia il piano malvagio di Cyrus a parte far saltare la rete elettrica della città because evil. E questo toglie pathos a uno scontro finale che avrebbe potuto essere molto più apocalittico, se solo la produzione avesse avuto i soldi e la voglia di farlo meglio.

“Vez, non ho mica capito.”
Così com’è, Samaritan è comunque un modo non terribile per passare un po’ di tempo e rivedere un vecchio amico: Sly è perfetto come sempre nel ruolo dell’ex action man che deve ritrovare gli occhi della tigre, è la sua comfort zone e ci si muove con l’agilità consumata del grande professionista. Difficile dire se Stallone abbia messo mano, come suo solito, alla sceneggiatura, ma di certo è stata scritta per lui e su di lui, ed è quasi autobiografica sotto certi aspetti, come praticamente tutte le cose a cui Sly mette mano oggi.
Detto questo, probabilmente ci dimenticheremo di Samaritan dopodomani.
Prime Video quote:
“Tu sei il male, io sono il male minore”
George Rohmer, i400Calci.com
Mi spiace solo che, da quel che si sente in giro, il Nostro dal punto di vista economico sia messo malissimo.
Ma d’altra parte qualche sospetto m’era venuto.
Prima vende il villone, poi l’insistenza (piu’ disperazione, direi) con cui si mette a reclamare i diritti del suo personaggio piu’ famoso, infine il divorzio con la moglie che lo accusa di aver scialacquato tutto.
E cosi’, tra film e serie a quasi ottant’anni gli tocca tornare a lavorare come un mulo.
Spero non faccia la fine del vecchio Bob, che si era arrangiato a fare qualunque porcata purche’ lo pagassero bene. Perche’ si sa, essere Robert De Niro significa doversi pagare le trenta ville con piscina di Robert De Niro e le trenta ex mogli di Robert De Niro, ognuna in una villa diversa.
Devo vedermelo a giorni. Posso dire che leggendo la rece mi aspettavo qualcosa di piu’, perche’ in genere quando Sly affronta questi temi difficilmente canna.
Ovvero l’outsider, come lo erano Rambo e Rocky. Ma sembra che non tutto sia andato per il verso giusto, anche se non si capisce per colpa di chi.
Lo vedro’ lo stesso, perché allo zio Sly gli si vuol sempre bene.
Messo malissimo economicamente? Mah non credo. È sempre stato tra gli attori più bravi nel gestire o farsi il gestire il patrimonio diventando molto più ricco di molti altri colleghi. Fino allo scorso anno si parlava di un patrimonio di 500 milioni. Ha venduto una villa per comprarne una a Miami e recentemente ne ha ricomprata un’altra in California,(cosa che mi fa pensare che sto divorzio sia studiato da tempo dalla coppia)Sul discorso dei diritti ogni tanto se ne viene fuori perché secondo me gli brucia il fatto di essere stato pollo da giovane ma se la deve mettere via mi sa 🤣 ma sinceramente credo che i soldi non gli mancheranno mai del tutto. Col nuovo Tulsa king in uscita è riuscito ad ottenere 1 milione ad episodio ho letto. Come fa ad ottenere sti contratti nonostante il suo nome non sia più blasonato come una volta non lo capirò mai. Ma dal punto di vista finanziario scemo non lo è mai stato XD
Mah, alla fine credo sia tutta una questione di conoscenze.
Probabilmente Sly non e’ piu’ sulla cresta dell’onda come un tempo, ma continua a essere immanicato con un mucchio di gente. E credo che il suo nome conti ancora qualcosa, sia per il pubblico che per gli addetti ai lavori.
Anzi, per parecchie nuove leve del settore Sly e’ paragonabile a una leggenda.
Non va dimenticato che Sly e’ anche valido come autore e sceneggiatore (cosa che Schwarzie, tanto per fare un esempio, non ha mai fatto).
Si’, hai ragione. Con Rocky fu incauto. Classifichiamoli come errori di gioventu’.
Ma d’altra parte mettiamoci nei suoi panni: hai l’occasione della vita, stai per svoltare, logico che vuoi acchiapparla ad ogni costo. Anche a prezzo di qualche compromesso.
Magari lo scopo dell’osceneggiatore del duemila non é più scrivere pensando a un prequel o un sequel, ma scrivere pensando gia a un remake. Cosa che magari gli frutterebbe molto di più cambiando solo una pagina della sceneggiatura, probabilmente gia scritta.
Mi spiace dirlo (anche per le recenti traversie del nostro) ma la mia impressione generale è stato un grosso meh.
Premetto che venivo dalla visione di 13 Vite (imho l’eccezione meritevole dell’anno), un film dove succedono cose in modo incalzante e Samaritan che inizia con il Signor Spiegoni mi ha spezzato il cuore.
Satallone ha una fazza pazzesca e si vede che ci crede, è nel suo elemento di perdenti e seconde occasioni. La scrittura però non regge e ho trovato tutto l’insieme e il ritmo moscissimo.
Concordo pienamente con George sul fatto che sotto la patina si intravede un film che poteva essere migliore, meno frettoloso, meno manicheo e più ambiguo con comprimari sviluppati meglio.
Mi scuso: “manicheo” è proprio la parola sbagliata per un film che, di fondo, vuole mostrare una realtà grigia dove il concetto di “eroe” cambia molto a seconda del contesto. Il peccato del film (a parte la scrittura sciatta) è proprio di non essere abbastanza coraggioso e lascia solo intuire le tematiche più interessanti.
direi che uno dei due film ha un regista e l’altro no. mi sembra variabile principale.
SPOILER
che pena vedere sly ringiovanito cosi di merda, quando ormai fanno bene cani e porci….ma del resto da un film dove girano sempre intorno a 3-4 palazzi che ti aspettavi…una visione pomeridiana mentre fuori piove ci sta, ma niente più.
ho sgamato il final twist alla parola “gemelli” del sig. Giorgio Spiegoni (min 0.30)
Secondo me in generale funziona, nonostante il twist si intuisca subito non rovina il film che parla più di sopravvivenza che di redenzione.
C’è la scena di sommossa cittadina più scema di sempre, le scene d’azione sono carine con dei bei momenti.
Sarò ripetitivo, ma non posso farci niente: il problema sono queste piattaforme di streaming che sfornano “nuovi” prodotti a getto continuo affidandoli il più delle volte a persone che transita ano lì per caso.
Per fortuna le eccezioni ci sono. “tredici vite” è proprio una di queste. Non sarà capolavoro, ma è girato con sicurezza e mano ferma, professionalità e passione. Tutto al posto giusto, niente sbavature, gran bel ritmo, attori totalmente coinvolti. È chiaramente un film che gode di maggiore interesse da parte dei suoi produttori. Non è stato pensato come il solito film “mordi e fuggi”.
Ron Howard è il più apprezzato mestierante del cinema moderno. Il suo cinema non ha segni distintivi particolari, invenzioni di regia, virtuosismi o altro, però il suo lavoro lo sa fare con estrema facilità e sicurezza. Me lo immagino quando è stato chiamato per “Solo: a star wars…”. Lui arriva sul set e trova tutti allo sbando: pianti isterici, nervi a fior di pelle, grandi incazzature, panico totale insomma. Ma lui, con la sua faccia da maestro zen tranquillizza tutti. “Dai che adesso ci sono qui io e tutto si aggiusta”. Anche un prodotto medio nelle mani di Howard ci guadagna, non diventerà un capolavoro memorabile, ma ti lascia totalmente soddisfatto e ogni volta che ti ricapita per le mani lo rivaluti un po’.
Tutto questo per dire che se non c’è un briciolo di passione, quel che viene fuori è “IL NULLA”. A questi colossi dello streaming interessa solo riempire il proprio catalogo con “nuovi” che sono la copia carbone senz’anima di quello che va di moda.
In un certo senso è come essere tornati ai tempi della CANNON. Golam e Globus sfornavano film a ripetizione, talmente tanti che alle anteprime Golan confondeva i film; era alla prima di uno e credeva di star vedendo e un altro.
Questo avveniva perché erano due estremamente appassionati. Sempre entusiasti e sempre alla ricerca di nuove idee, nuovi film. Si sono rovinati pur di realizzare i loro sogni. Coinvolgevano star quando era possibile, ma sempre e comunque mestierante di livello se non addirittura professionisti veri e propri alla regia.
Avendo un fondo praticamente illimitato amazon può produrre e distribuire film e serie senza preoccuparsi realmente della qualità del prodotto finito.
Ho letto un articolo in cui si rifletteva sulle due serie fantasy del momento: “House of the dragon” è “Gli anelli del potere”. La prima, viste le difficoltà di HBO e riassetto vari potrebbe essere cancellata già dopo una stagione a dispetto di qualità e ascolti. La seconda, viste le risorse illimitate di Bezos, sarà prolungata comunque fino alla quinta o sesta stagione, sia che abbia successo o meno perché Bezos è un grande fan di Tolkien e perché questa spesa colossale non intaccherà di nulla il suo patrimonio.
Ecco l’articolo
https://www.google.it/amp/s/www.wired.it/article/house-of-the-dragon-anelli-del-potere-sfida/amp/
Ma cosa c’entrerebbe questo sproloquio con la rece?
Che il film puzzasse si poteva dedurre dal fatto che fosse stato girato quasi due anni prima.
Sly fa sempre il suo, imponente, minaccioso e massiccio anche a 76 anni, ma il film fa un po’ acqua da tutte le parti.
Davvero un peccato. Più che un film di supereroi a me sembra un western con il vecchio pistolero che ritorna per ancora una volta per chiudere i conti con il passato. Siamo dalle parti de Il cavaliere pallido o de Il pistolero con John Wayne. E si intravede che avrebbe potuto con un po’ di sforzo essere un grande film, qualcosa che sarebbe durato nel tempo. O per lo meno te lo saresti ricordato un paio di giorni dopo.
Ma l’ambiguità dei personaggi è appena accennata, i piani del cattivo risibili e derivativi, e siamo forse un po’ troppo dalle parti di Gomorra per essere credibile quale film sui supereroi.
Lo spiegone iniziale poi non si può sentire.
Visto con una discreta dose di aspettative insieme alle mie bambine, che sto cercando di crescere con i film dei giusti, ma già dall’intro mi ero piuttosto ridimensionato nell’entusiasmo.
Non posso farci niente, quando vedo un nuovo lavoro (ma anche i vecchi) di Sly divento una groupie senza nessun ritegno. La sensazione di occasione mancata trasuda ad ogni inquadratura, la mancanza di budget pure e il risultato è un filmetto che trova la perfetta collocazione nello streaming.
Concordo con chi ha accennato agli effetti speciali, fanno sanguinare il cuore.
Alla fine è un’ora e mezza che scorre abbastanza bene ma che lascia con l’amaro in bocca, per fortuna che ci sono le mie piccolette “Babbo, i film di Stallone ci piacciono tanto!”
Ma se entrambi indossano uno maschera e nessuno li ha mai visti senza, che bisogno c’è che siano gemelli?
E perché Samaritan dovrebbe votarsi alla giustizia dopo che gli hanno bruciato vivo i genitori?
Per finire: che c’ha di così speciale quel martello? Che poteri conferisce a chi lo impugna? Viene specificatamente detto che è intriso dell’odio di Nemesis… Che vuol dire? È stato forgiato con la magia? Senza di esso Nemesis è meno pericoloso?
Troppe lacune…
Però quei pochi secondi in cui vediamo uno Sly ringiovanito con la barba compensano ogni dubbio!
Pero va detto, ringiovanito peggio di come potrei fare io con photoshop…’na poverata anche quella..
L’unico motivo con cui si spiega l’agghiacciante battuta “four-get it” e’ che Stallone l’abbia fatta inserire per mandarci un saluto
https://ibb.co/HYdcRCh
E bellissimo BRAVO BEATIFULL mi piace e gli calza benissimo il ruolo
E bellissimo BRAVO BEATIFULL mi piace e gli calza benissimo il ruolo
La mia idea è che Sly avesse in mente di fare “Gli spietati” del cinema supereroistico
Se queste erano le sue intenzioni, avrebbe dovuto affidarsi a un regista e a un cast più solidi (di là Eastwood, Hackman, Freeman, Harris, di qua Stallone e….?)
Pensavo fosse uno di quei film scarsi ma piacevoli, invece leggere la rece mi ha proprio smontato l’entusiasmo, mi ha fatto pensare a quel film con Sly e Schwarzy in fuga dalla prigione che sulla carta doveva essere epico e invece è una roba che dopo 2 giorni te la sei già scordata. Comunque forse lo guarderò lo stesso per passare un pomeriggio.
Pilou Asbaek se non ricordo male era Batou nel film di Ghost In The Shell, una delle poche cose buone là dentro.
The Office non l’ho visto quindi Bragi F. Schut mi ricorda i nomi farlocchi visti in Death Note, cose tipo “Lind L. Taylor” o “Mail Jeevas”.
Prima o poi qualcuno farà una tesi di laurea sul livello di cagnaggine di cui è costellata la squadra dei registi che ha accompagnato la carriera di Stallone.
Potrebbe ambire al titolo di “film” più brutto di sempre, no, brutto non rende sufficientemente bene l’idea, è una merdata epocale.
Si capisce subito che hai visto pochi film in vita tua così.
Adoro Sly da sempre, anche nei momenti meno ispirati della sua carriera. Il vostro libro su di lui è tra i pezzi più pregiati della mia collezione. Sly o si ama o si ama!!! Stasera mi sparo questo!!! Thanks!!!😉
Lamentarsi di un film di Sly su questo sito (fra l’altro onestissimo e godibilissimo come Samaritan) è come dichiararsi astemi in un bar veneto il venerdì sera.
C’è azione, c’è Stallone che mena (non fa giusto il compitino come in Escape Plan… si vede che ci crede), c’è una storia sotto che è meno pallosa della solita pigiamata.
Ma infatti, credo, che più che di lamentele si tratti di delusione…ci si credeva tanto.
Condivido in pieno!
Condivido in pieno l’opinione di Cristoforo Nolano…
Grazie a Stallone il film si lascia vedere ma oltre ai molti difetti in termini cinematografici, va anche detto che siamo in territorio fascinema… la città come un cesso coperto di graffiti; tutto va a rotoli per colpa dello sciopero del perfido sindacato dei funzionari pubblici (la trasmissione televisiva nel background all’inizio); i cattivi che sono cattivi perché a) parlano di rivoluzione, b) parlano dei problemi dei poveri, c) sono tatuati e d) HANNO I CAPELLI LUNGHI. A un certo punto lo sgherro di Cyrus per fare paura si toglie il cappuccio in modo minaccioso per… svelare la sua capigliatura afro. Maccosa. Sembra di essere su Fox News. Visto da qui è divertente ma c’è tutta una fetta di popolazione americana rurale che pensa che questa sia una rappresentazione fedele della vita a Chicago o in altre città devastate dai sindacati e dai neri con i capelli lunghi…
Un film la cui morale di fondo “non tutto è bianco o nero, ci sono le zone grigie” non potrà mai essere fascinema.
Semmai gli si può contestare leggerezza e banalità nella rappresentazione estetico-sociale dei criminali.
Magari avrebbero potuto farci una serie, dando modo di rendere al meglio ogni background. Il film si lascia guardare, per chi come me è cresciuto a pane e Sly si fa andare bene di tutto o quasi 😉
Stallone fa salire il film di almeno un paio di voti, già solo con la sua presenza.
Il fatto è che anche così, non si va sopra un 6½.
É un prodotto senza troppe pretese, per passare un po’di tempo in leggerezza
Bello però come Samaritan salvi la situazione così che i poveracci tornino a morire in silenzio per le strade senza che “il sistema” faccia nulla a riguardo. Poi si stupiscono quando qualcuno dice che i supereroi sono tutti reazionari XD
Spoiler
“Samaritan” non salva nulla, a lui non importa nulla della città, salva solo il ragazzino perché è l’unico essere umano che sopporta
Il giudizio del pubblico è giustamente positivo https://www.instagram.com/p/Ch48XuXhupF/?utm_source=ig_web_copy_link
Questo è quello che conta…grande Sly, soprattutto nella seconda parte…
Ok.
È un B movie action anni 80 (forse anche C), con sceneggiatura a buchi come l’Emmenthal (il martello?).
Però…… è uno di quei classici film che non andavi a vedere al cinema ma se per caso lo trovavi alle undici e mezzo di sera su Italia Uno te lo riguardavi.
E poi c’è Sly, e a Sly gli si vuol bene.
Però magari il plot-twist lo si poteva preparare un po’ meglio.
A me è piaciuto. Tutto quello che dice la recensione è vero, il budget è da poracciata, gli effetti speciali non si possono vedere, qualcosa si poteva approfondire meglio e si capisce subito quale sarà il colpo di scena finale. Però Sly ci crede e quello che si vede basta per far qualche riflessione più interessante rispetto alle solite tematiche da film di supereroi, comprese quelle sulle motivazioni del cattivo (non è vero che non ne ha, vuole “semplicemente” fare la rivoluzione per cui forse sono sbagliati i suoi metodi, non i suoi scopi). Anche il fatto di comprendere subito la rivelazione finale non rovina il discorso, lo fa vedere tutto sotto un altra luce. E’ un’occasione sprecata? Forse si, con maggior cura e mezzi avrebbe potuto essere un gioiello, ma secondo me è godibile anche cosi. L’ho visto in gruppo, ed è piaciuto anche a persone alle quali normalmente non piacciono i film di supereroi.
Sembra un film su Ravage della Marvel 2099 sfatto di sgamo per non pagare i diritti
Amo i400Calci ma personalmente il film mi è piaciuto, anche se si vede che non c’è dietro il budget della Marvel… e sottoscrivo questa altra recensione https://gamelegends.it/samaritan-recensione-del-nuovo-film-con-sylvester-stallone/
Secondo me Samaritan è un prodotto concepito per un pubblico di preadolescenti (al massimo teenager), non si spiegherebbero altrimenti il ragazzino come coprotagonista, il colpo di scena telefonato, la totale assenza di profondità dei personaggi, l’insulsaggine delle motivazioni del villain, la morale piuttosto semplicistica. Considerato il probabile budget del film, gli effetti speciali sono tutto sommato accettabili, ma lo Stallone ringiovanito è proprio inguardabile: uno sviluppatore di videogiochi alle prime armi avrebbe fatto meglio. Mi è perfino venuto il dubbio che l’assenza di espressività sia volutamente cercata.
visto di peggio anche tra le più rinomate pigiamate