
Trailer sottilissimi e dove trovarli
Che Chloe Okuno fosse promettente lo si è detto da queste parti neanche troppo tempo fa, quando il boss ha recensito per voi V/H/S/94, un horror antologico di genere found footage a cui Okuno ha preso parte con il suo cortometraggio Storm Drain, dove una giornalista indaga su una misteriosa creatura che vive nelle fogne e dice di chiamarsi Rat-Man, senza rendersi conto di non avere in comune una caratteristica che sia una con il personaggio di Leo Ortolani.

Cioè, boh, non ha neanche Piccettino con sé
Nella recensione Nanni dice, a ragione, che «dopo 20 minuti di pazienza, il gore esplode abbondante, creativo e con splendido gusto da vero b-movie di una volta», e trovo interessante che tale passaggio si possa in qualche modo adattare anche per questo Watcher, uscito da qualche giorno nelle sale, prima prova di Okuno sul lungometraggio.
Senza fare spoiler, anche qui occorre pazientare prima di giungere ad una gustosa e quasi inaspettata impennata, ma tranquilli: l’intreccio tra horror e thriller psicologico è gestito benissimo. Il che significa che non siamo di fronte a qualcosa che per un pelo si salva dall’essere un’eccezione meritevole, ma che anzi Okuno (che qui scrive e dirige) ci trasmette efficacemente per tutto il tempo il terrore provato dalla sua protagonista, che non viene creduta da nessuno e potrebbe morire ogni volta che prende la metropolitana.
E come in Storm Drain è di nuovo una donna che indaga su un misterioso mostro.
Sigla!
La nostra Julia dunque si è da poco trasferita a Bucarest, in Romania, insieme a suo marito Francis, che è una testa di cazzo di prima categoria: non prende minimamente in considerazione il disagio che prova Julia a non conoscere nessuno in città, in quanto si sono trasferiti lì per il di lui lavoro; minimizza quando Julia si mostra visibilmente turbata dall’apprendere che nelle ultime settimane si sono verificati una serie di femminicidi che sembrano ricondurre allo stesso serial killer; non le crede quando dice di sentirsi spiata, seguita e perseguitata da un individuo sul quale ha inoltre tutta una serie di sospetti; e come se non bastasse, siccome Julia non parla rumeno, cosa fa lo stronzo? Ne approfitta per sfotterla con i colleghi di lavoro in sua presenza, tanto non capisce una parola.
Cari amici e care amiche, se volete un esempio di mascolinità tossica eccolo qua.

«Credo che mia moglie stia cercando di dirmi qualcosa… ma cosa?»
Watcher è un film dove nonostante i protagonisti siano in fondo due, ovvero una Maika Monroe in gran forma (già nota da queste parti per The Guest e It Follows) e una Bucarest inospitale e soffocante in ogni angolo di strada, supermercato e sottopassaggio, si parla tantissimo di uomini. La loro presenza è visivamente minima ma totalizzante dal punto di vista psicologico, le riflessioni su di essi nascono, scusate il gioco di parole, di riflesso ai turbamenti che siamo portati a provare per ciò che succede a Julia e per come lei reagisce a tutto ciò senza arrendersi mai.
Dal momento in cui inizia a sentirsi costantemente osservata da un uomo che abita nel palazzo di fronte – che a un certo punto si rivela avere la fazza clamorosa di Burn Gorman -, inizia un incubo fatto di luoghi del nostro vivere quotidiano che qui diventano inquietanti, perché li vediamo attraverso gli occhi della vittima. Siamo con lei quando ha il terrore di fare la spesa e Okuno vuole che siamo ancora di più con lei quando queste paure vengono banalizzate e archiviate come suggestioni, paranoie e fraintendimenti dalla polizia e da quella testa di cazzo di Francis.

Siamo tutti con te, Julia!
Ovviamente La finestra sul cortile è dietro l’angolo, ma Watcher ne ribalta le premesse per parlare di gaslighting, stalking e victim blaming. E lo fa senza appesantire la narrazione, senza fare la lezioncina ma tirando dritto, senza mai perdere il ritmo.
Watcher è, in sostanza, ciò che avrebbe voluto essere il recente Men di Alex Garland.
Nell’ottima disamina di Quantum Tarantino viene giustamente detto che «tra le cose che tu, maschio, puoi fare per combattere il patriarcato c’è accettare che certe cose non riguardano necessariamente te, che il tuo parere non è fondamentale come credi, quindi farti da parte e lasciare che siano le donne a parlare».
Ecco, mettere a confronto Watcher con Men penso possa essere molto utile per capire di cosa parliamo quando parliamo di sguardo diverso da quello maschile. In Men «Garland fa un film “dalla parte delle donne” e si dimentica di scrivere la protagonista, che è definita esclusivamente dall’essere circondata da una marea di stronzi (maschi)»; in Watcher questa marea praticamente scompare ma è sempre presente e Okuno ci racconta la sua protagonista attraverso le sue azioni, la sua volontà di scoprire se i suoi dubbi sono fondati, i rischi che lei corre e gli errori che lei commette.
Non a caso, nell’ultimo frame, dove sembra gridare “Adesso mi credi o no, testa di cazzo?”, il protagonista è letteralmente il suo sguardo.
Rivolto, sì, a Francis, ma anche a tutti gli uomini.
DVD-quote:
«When I’m walking a dark road, I am a woman who walks alone»
Terrence Maverick, i400calci.com
Avendo moglie rumena, una visione mi sembra quantomeno d’obbligo, non fosse altro per gossippare sulla resa realistica o meno della città e dei suoi spostamenti (vedi alla voce “giri assurdi e impossibili di Tom Cruise a Vienna in Rogue Nation”).
Dove si rimedia, questa piccola gemma?
Ok, “dal X Settembre al Cinema”. Dovrei guardare anche le figure.. *facepalm*
Nei soliti luoghi
C’è del Lost in translation in questo watcher, ovviamente in declinazione noir, ed è un complimento. Il disagio dell’essere fuori posto e il sentirsi smarrita è si adatta perfettamente al volto perennemente imbronciato e malinconico della sua protagonista. Se mi sento mediamente soddisfatto della pellicola, non posso dire altrettanto del finale troppo cinematografico a dire ” visto che avevo ragione?”. Julia avrebbe avuto ragione a prescindere. Lei è effettivamente osservata, quindi a disagio e conseguentemente si sente in pericolo. Ed è sola proprio perché il marito è quello che è. L’idea di una sorta di malinteso che culmina nella scena della metropolitana mi sembrava il giusto epilogo e soprattutto meno scontato degli ultimi minuti. Comunque un buon film
Scusate non era una risposta, sarebbe dovuto essere un commento indipendente.
La recitazione di tutti i protagonisti è piatta, roba da far rimpiangere Occhi del cuore. La sceneggiatura talmente di maniera che ti addormenteresti sulla sedia, se non fosse per i BUM! che ti fanno sobbalzare nei momenti topici. Ma riempire un thriller di BUM! è un giochino da poveretti. I personaggi- tutti – sono macchiette, senza un briciolo di personalità. E poi, vabbè, il doppiaggio che rende ancora più triste quest’ora e mezza di banalità. Boh, magari non capisco un’acca di cinema ma dopo averlo visto immaginavo che i400calci non lo avrebbero nemmeno preso in considerazione. “La vita è una serie di botte da metabolizzare con botte più forti”. Baci!
I film vanno visti in lingua originale.Ho visto NOPE doppiato ,mia moglie voleva assolutamente guardarlo al cinema ,e mi sanguinavano le orecchie.
Watcher in v.o è un altro film.
@Raimondo. Ah, Nope ( il pretenzioso vuoto pneumatico) era pure peggio dell’originale? Perchè molte volte un doppiaggio italiano salva attori americani di merda ( e sì, svilisce i bravi).
Ripetete con me “Doppiaggio, brutto, via!Doppiaggio, brutto, via!Doppiaggio, brutto, via!”
Ogni giorno, prima e dopo i pasti
Ogni volta che leggo “prospettiva femminile”, passo oltre e farò così con questo film. Difficile che una donna vestita faccia qualcosa di mio interesse.
Immagino che donne meravigliose attirerai con questo atteggiamento.
Magari sono gay, non ci hai pensato? Omofobo!
Rocco, i tuoi commenti ti fanno sembrare un povero coglione indipendentemente sia dal tuo orientamento sessuale che da qualsiasi rapporto tra verità e gag/provocazione fosse nelle tue intenzioni. Il mio consiglio da amico, sia a te che a Bugo, è non approfondire. Grazie.
“so’ stati i rumeni” (cit.)
Maschio e rumeno… Jackpot!
Non avete capito nulla di “Men”…
Per questioni legate al caricamento della pagina ho commentato per sbaglio a me stesso. Ci riprovo: Concordo. Volendo fare un confronto Men è nettamente superiore. Si muove su più livelli, su più tematiche, su più angosce irrisolte. Grande film.
Film come Watcher mi fanno subito pensare ad una cosa: “Ma le tende no?”. Ho pensato poi a tutta una serie di film (quelli ovvi) tra cui persino Flightplan con Jodie Foster. Persone, nello specifico donne, che vengono prese per paranoiche. Non sono mai stato a Bucarest, di solito in questi luoghi ci mandano un incazzatissimo Liam Neeson che fa fuori tizi vestiti col maglione che fumano seduti a piccolissimi tavolini. Non ci sono mai stato ma la Okuno ti fa passare la voglia di andarci. Tipo Roman Polanski che in Frantic riesce a rendere inospitale Parigi. A Bucarest fa tutto schifo. Palazzoni grigi, vicoletti lerci, tombini intasati. Persino in un cinema dove proiettano Sciarada di Stanley Donen dentro ci trovi solo viscidi che magari credono di essere negli anni ’80 quando proiettavano porno. Eh sì, Julia (Maika Monroe mi ricorda una Gwen Stefani dei tempi migliori) è costretta a seguire il marito in questa enorme stamberga. Il potere dell’ammmore. Ed ecco qui il film ci dice una cosa importante: “Quanto davvero conosci la persona che ami?”. Già, perché il marito è sì uno stronzo. Cara Julia ma accorgersene per tempo? Donne. Donne in difficoltà. Donne soffocate dagli uomini. E qui sì, il confronto con il Men di Alex Garland ci sta. E a mio malmostoso parere Men (nel suo essere mega metafora) riesce meglio a raccontare l’ossessione maschile e il trauma femminile. Per quanto mi riguarda nel film di Garland c’è anche molto altro. Con questo non voglio dire che Watcher non sia da guardare (triste gioco di parole ma dovevo). Senza fare spoiler gli ultimi minuti sono il giusto punto di arrivo (a livello di tensione) grazie alla costruzione del resto del film. Ma allo stesso tempo forse il finale è troppo “come te lo aspetti”. Io, che quando vado a fare la cacca mi leggo Thomas Ligotti, avrei preferito qualcosa di più oscuro. Ah! Pollicione in sù per Burn Gorman e la scena in metropolitana.
SPOILER:
per un killer che taglia le teste mi aspetto di più di un taglietto all’angolo del collo in un momento in cui lei sta per urlare. Capisco che sarebbe finito male il film ma lo avrei apprezzato di più.
sei il mio Doppelgänger..? Giusto ieri ho commentato così:
“Agostino Dublino • 20 ore fa
trama: la sosia di Gwen Stefani si trasferisce in un monolocale senza tende.”
mi sta salendo un po’ l’ansia….
😅
Concordo. Volendo fare un confronto Men è nettamente superiore. Si muove su più livelli, su più tematiche, su più angosce irrisolte. Grande film.
Questo mio commento era per il commento di Gaetano. Per problemi legati al caricamento della pagina è finito qui.
Garland mi ha talmente stracciato le palle con i suoi metaforoni che questo in confronto é acqua fresca.
Mi é piaciuto abbastanza, molto piacevole, ha una semplicità nella trama e nelle atmosfere disarmante eppure nonostante il finale non proprio a sorpresa mi ha tenuto incollato con la miscela di suspense e recitazione (in lingua originale) mai piatta o scontata. Un film senza troppe pretese ne troppi metaforoni, ne soldi buttati in inutili trovate.
“La finestra sul cortile” di Hitchcock, “L’inquilino del terzo piano” di Polański e “Omicidio a luci rosse” di De Palma, solo per citarne un paio: questo giusto per dire che quando prendi come esempio tre capisaldi del thriller come quelli, difficilmente sbagli il colpo. Chloe Okuno ha riadattato quelle idee in Watcher, con la giusta verve.