Speak No Evil vi farà venire voglia di disdire quell’appuntamento sociale che avete programmato per sabato e pure la vacanza – costosa sì, ma meritata dopo questo brutto periodo – in quell’agriturismo tra Toscana e Umbria. È la roba più crudele e anche imbarazzante che vedrete quest’anno, e uno dei migliori film del 2022. Parla di gaslighting, soprattutto quello che ci auto-imponiamo nel tentativo di non passare per gente che rompe il cazzo senza motivo. È anche un film di classe, di media-alta borghesia e di apparenze da mantenere, ed è quindi un film dal quale chi è più distante da certe dinamiche e da certe ipocrisie da quelli che benpensano potrebbe ricavare un certo perverso piacere.
È un film talmente stronzo che ti conduce per mano verso il victim shaming senza che tu te ne accorga, e quando finalmente capisci il suo gioco è troppo tardi e pure tu [redacted] (qui ci sarebbe dovuta essere una frase e a effetto basata però sul finale per cui nulla) E per finire questa lista di cose bellissime su Speak No Evil, è un film nel quale non succede un cazzo fino a un quarto d’ora dalla fine, quando all’improvviso succede tutto. È uno spoiler? Non credo, e vi assicuro che le intenzioni si capiscono fin dall’inizio, con una sequenza di apertura che parte come inquietantissima soggettiva dal cruscotto di un’auto che percorre un bosco isolato in piena notte accompagnata da musica carica di tensione e si apre poi a rivelare che la macchina sta percorrendo il vialetto di una villa in Toscana dove la famiglia composta dal padre Bjørn, la madre Louise e la piccola Agnes sta finalmente arrivando dopo un lungo viaggio dalla lontana Danimarca.
La dichiarazione d’intenti è quella dello slow burn, del thriller psicologico che si manterrà fino all’ultimo momento possibile sul filo sottile della tensione irrisolta. La differenza a questo punto la fa l’esecuzione più che l’idea: Speak No Evil non è tanto un prevedibile quanto ineluttabile, tipo la teoria del piano inclinato di Chiedimi se sono felice. Questa gente non è felice, e probabilmente non lo era davvero neanche prima che cominciasse il film, e questa è ovviamente una delle chiavi interpretative. Quello che voglio dire è che conta il viaggio, baby, non la destinazione: il modo in cui, con la lentezza inesorabile di un cancro, Speak No Evil prende una situazione tutto sommato normale e la storpia fino a farla diventare un incubo. Il misurino con cui rovina tutto goccia dopo goccia, senza mai strafare, senza mai alzare la voce fino a che non è troppo tardi e ora stai qui a prenderti gli schiaffi.
Ora vi parlo della Toscana, e poi dell’Olanda. SIGLA!
Dicevo che c’è questa simpatica ma vagamente frustrata famigliola danese in vacanza in Toscana. “Vagamente frustrata” perché, pur sempre nel rispetto della superficiale armonia che deve regnare quando in giro c’è una bambina di pochi anni con evidenti problemi di attaccamento, le interazioni tra Bjørn e Louise tradiscono quella sottilissima tensione alimentata ad abitudine e a darsi per scontati a vicenda che erode carsicamente tantissime coppie. Speak No Evil ci presenta una famiglia che è già sul punto di scoppiare pur senza rendersene conto, e alla quale è ovvio che prima o poi succederà qualcosa di brutto: un litigio a voce troppo alta, una tentazione di tradimento, che ne so, avete presente, no?, una di quelle robe che succedono prima di un divorzio doloroso.
Ovviamente tutto questo non ha tempo di succedere perché ai tre capita ben altro. E cioè: fanno la conoscenza di una famiglia olandese anch’essa in vacanza in Toscana! Se avete mai frequentato agriturismi e B&B dovreste sapere che otto volte su dieci è un campanello d’allarme potentissimo: si comincia cenando insieme, si organizza la gita del sabato tra un bicchiere e l’altro, e tempo qualche ora, quando però ormai è troppo tardi per sfuggire alla situazione senza creare un caso sociale, ci si rende conto di odiarsi. Ci si ritrova in quella spiacevole condizione per la quale ci sono dalle quattro alle sei persone che vorrebbero essere altrove ma che non possono dirselo perché nessuno vuole essere Han Solo e sparare per primo.
Sto esagerando ma forse non sto esagerando, e non è necessario immaginarsi in una lussuosa villa in Toscana per immedesimarsi nella situazione. Patrick e Karin, questi i nomi della coppia olandese che si porta dietro anche un figlio timido e taciturno, Abel, trascinano con la loro impareggiabile simpatia Bjørn e Louise in una travolgente due giorni tra le colline del Chianti (forse) (c’è gente toscana che ha visto il film e mi sa identificare la zona?); è chiaro che i danesi sono contemporaneamente attratti e respinti dalla spontaneità ai limiti dell’invadenza degli olandesi, e soprattutto che non hanno gli strumenti sociali per tenerli a distanza: sono ricchi, sono educati, devono essere sempre all’altezza.
E quindi succede che gli olandesi si prendono tutto il braccio, e una volta tornati a casa dalla trasferta li invitano ad andarli a trovare nella verdeggiante Olanda. E cosa fai, dici no? Ecco, “E cosa fai, dici no?” potrebbe essere una delle tagline usate per lanciare Speak No Evil, un film che prende tutte le frasi più stronze e passivo-aggressive senza l’aggressività che ci diciamo ogni volta che abbiamo a che fare con gente che vogliamo tenerci buona e le trasforma in un incubo. Non credo di sorprendervi se dico che la rimpatriata non andrà nel migliore dei modi, ma d’altro canto non voglio rovinarvi alcuna sorpresa perché, come dicevo, la cosa migliore di Speak No Evil è la precisione con cui usa un milione di piccoli chiodini per dipingere un ritratto che diventa chiaro, comprensibile e orripilante solo se visto da lontano.
Ma Christian Tafdrup, che ha diretto il film e l’ha scritto insieme al fratello, si diverte a depistarci e a buttarci fumo negli occhi. Si concentra sui dettagli per distrarci dalla visione d’insieme. Gioca con l’ambiguità di comportamenti e reazioni, ci fa vivere nel dubbio di stare assistendo a una storia diversa da quella che ci stanno raccontando, salvo poi toglierci il tappeto da sotto i piedi un’altra volta. Credo che Speak No Evil sia costato quindici euro e una scatola di pastelli a cera (più uno Smart Box per le riprese in Toscana), ma è un film che ha bisogno di pochissimo per mettere a disagio: una location azzeccata nella quale ambientare quasi tutto, un bel talento nella messa in scena e in particolare nell’uso di luci e ombre, un certo piglio artistoide ma non fastidioso che si riflette soprattutto nelle scelte musicali, e gente che è al 100% dentro il film e tira fuori la prestazione della vita – incidentalmente, Patrick e Karin sono marito e moglie anche nella vita, e questo aiuta spesso e una sequenza in particolare ambientata, per restare sul vago, in un ristorante.
Dopodiché, ehi!, se quello che cercate è un ritmo travolgente o una cascata di violenza tenetevi alla larga da Speak No Evil, che gioca nel campionato di, che ne so, The Invitation o anche mother! e in quanto a lentezza e sproporzione tra costruzione ed esplosione della tensione lo domina senza fare fatica – al netto di un finale clamoroso e di notevole violenza fisica e psicologica. È un film che vi vuole incollare alla poltrona, sì, ma per l’imbarazzo e non per il terrore. E forse è ancora peggio.
AirBnB quote
«Ma va’ a gira’ l’Ulanda che l’America l’è granda»
(Patrick, superhost)
La zona dovrebbe essere Montecatini Val di Cecina. Ho letto un articolo a riguardo. In alternativa c’ era Bugliano, il Comune del vigile Vittorino e del sindaco Buggiani, ma il circolo Arci si è opposto.
Tipico degli abitanti di Bugliano
Lol
Film segnato cmq
Il posto in Toscana è Volterra, l’ho trovato googlando il nome del ristorante dove pranzano insieme in italia.
Se “gioca nel campionato di The Invitation” me l’hai già venduto, che il film di Kusama mi era piaciuto tantissimo!
Mi è piaciuto fino a un certo punto, diciamo fino a quando SPOILER praticamente erano già belli che andati via ma decidono di ritornare e addirittura rimanere nonostante delle red flags gigantesche che avrebbero fatto levare le tende a praticamente chiunque. FINE SPOILER.
Mi butta fuori dal film quando i protagonisti fanno sempre la scelta più sbagliata.
Con le scelte giuste non ci sarebbero film ,credo in generale
Beh, esistono anche film con protagonisti che perlomeno si impegnano a non farle, fermo restando che poi ci rimangono secchi comunque.
Sono rimasti perché sarebbe stato scortese andarsene comunque dopo che l’altra coppia si era scusata dei comportamenti inappropriati. Cioè una tragedia perché non hanno saputo inventarsi una palla no dovevano sbattergli in faccia la verità
Film devastante. Non c’è da aggiungere altro.
Ah dimenticavo , finalmente a qualcuno date retta , vi fa onore.
Posso chiedere a cosa ti riferisci? Non ho notato nessuna novità
the invitation, come dicono i giornalisti sportivi d’oggi..”tanta roba”
Se lo mangia a colazione!
Ho appena visto il film dopo aver letto questa recensione e onestamente mi viene il dubbio di aver visto un’altra versione.–forse spoiler:
Dalla rece mi ero fatto una idea completamente diversa. Tanto per cominciare la parte in Toscana non dura nulla, da quando si conoscono a quando sono in Danimarca ci sono letteralmente 2 clip, sostanzialmente di loro che cenano allegramente-stacco- Danimarca e cartolina di invito. Quindi tutto il paragrafo dei tizi che si incontra in vacanza e che poi si è costretti a frequentare durante la vacanza anche se ci stanno sulle balle è proprio un altro film. Qui le coppie in vacanza stanno bene tant’è che arriva la cartolina è accettano l’invito benché non si conoscessero molto e ci fossero 8 ore di viaggio in auto. Arrivati sul posto quello che nella rece viene definito atteggiamento “passivo-aggressivo” non esiste, è semplicemente essere educati nei limiti del possibile, infatti superato questo limite esplicano chiaramente il loro disagio e senza tanti giri di parole, e siamo ancora a inizio film, quindi i momenti passivo-aggressivi, se ci sono, durano pochissimo. Vero è che nonostante l’ambiguità della situazione concedono un po’ troppo, anche se c’è da dire che la descrizione che viene fatta nella rece di una coppia super-educata che ha remore a dire di no è abbastanza fuorviante, vanno via dalla casa senza dire nulla per ben 2 volte e nel primo caso la situazione non era così grave da giustificarlo, tanto educati non sono. L’ultima parte è effettivamente esagerata, si sottolinea in maniera troppo smaccata la remissività della coppia. Nel complesso il concetto di fondo è quello esplicitato nella rece, viene ribadito nel film stesso durante il viaggio alla cava e in maniera molto goffa gli ultimi 20 minuti, talmente goffa che giustamente parteggiamo per gli aguzzini ad osservare tali livelli di sottomissione dei due. Il film sarebbe stato anche carino se avessero approfondito un po’ di più le motivazioni dei carnefici e dato un po’ più dignità alla coppia sul finale. Siamo tutti degli animali in una gabbia che ci siamo creati da soli, non c’è certo necessità di un film come questa per sottolinearlo, ma se proprio si doveva fare si poteva fare meglio.
Sei abituato troppo bene ,se avessi visto in sala nel 97 Funny Games, l’originale,forse avresti avuto un approccio diverso a certi film.
Funny games uno dei film più disturbanti visti al cinema. Mai voluto rivederlo. Mi pare che anche il Nastro bianco mi lasciò una sensazione simile.
In “Funny games” quando hanno il sentore di aver dato fiducia alle persone sbagliate è troppo tardi per fare qualunque cosa. Questi sono due stronzi che fanno giustamente la fine degli stronzi.
Parte bene, come atmosfere thrilling. Ma il finale è fantastico: si ride tantissimo
Non sono stronzi questi ma due vittime inetti che non hanno il coraggio di ribellarsi, non hai capito nulla easter
Tu scrivi “inetti che non hanno il coraggio di ribellarsi”, io scrivo “stronzi”. E’ solo semantica.
Spiluccato nella versione italiana, cercata e trovata ASAP la versione originale sottotitolata ED E’ BEN ALTRA POTENZA. Intanto si scopre una recitazione naturalissima, ma oltretutto certe incomprensioni tra le due coppie sono ben rappresentate dal fatto che non poche volte quella olandese si parla nella propria lingua davanti a quella danese che non capisce (altrimenti parlano tra loro in inglese). Già dall’inizio si capisce che non succederanno cose troppo belle, e la tensione cresce lentamente grazie a tanti piccoli gesti, parole… fino ad una decisa accelerazione nel finale che, se simbolicamente è forte, non è piaciuto per l’eccessiva arrendevolezza della coppia che subisce tutto.. .
Boh, bello lui ma SPOILER dalle musiche di paura nelle scene idilliache al bambino creepy senza lingua già si capiva alla grande dove si andava a parare. Per non parlare della prima fuga, dove la motivazione per tornare indietro è imbarazzante…più che depistaggi a me sono sembrati Deus ex machina grandi come colline toscane…
Francamente nemmeno a me e’ piaciuto molto, non e’ la questione di ignorare red flag o del troppo perbenismo (che tra l’altro hanno detto chiaramente e in faccia “sono unconfortable” quindi perbenismo e’ un po’ relativo), ma se SPOILER tagliano la lingua di tua figlia davanti a te un cazzotto o una mano in fazza la metti, poi magari ti finisce male, ma se sai che stai per morire non ti cambia troppo e provi, non ti spogli zitto. O magari non ho visto la pistola, ma non mi pare eh
Insomma, l’inettitudine dei protagonisti forzata in maniera innaturale per un messaggio abbastanza impacciato e retorico detto in una frase che bho, ci sta pure, ma almeno falli reagire davanti alla morte, fagli dire “ormai e’ tardi”
SPOILER
Condivido in pieno la frase dopo lo spoiler.
Saltavo sulla sedia dal nervoso, stavo per entrare nello schermo e farlo io per loro. Se c’era una pistola me la sono persa anche io ma, anche se fosse, ti ammazzano comunque, quindi dai, su.
Qui sopra si è nominato Funny Games ma, se non ricordo male, almeno loro poveracci ci provavano a reagire.
Non hanno reagito, nemmeno alla fine, e si sono spogliati senza problemi, perché sono una coppia educata.
you win!
Sono inetti non educati
Sono rimasti perché sarebbe stato scortese andarsene comunque dopo che l’altra coppia si era scusata dei comportamenti inappropriati. Cioè una tragedia perché non hanno saputo inventarsi una palla no dovevano sbattergli in faccia la verità
Gli olandesi in Toscana sono più infestanti della xylella, e sono pure convinti di essere simpatici ed educati
cit. da mia amica che lavora in una filiale del MPS in un paesino qui vicino Grosseto: “Ho dovuto conoscere uno svizzero per apprezzare un olandese. E ho dovuto conoscere un belga per apprezzare uno svizzero”.
Film che ho amato perché l’ho odiato, nel profondo e con un amarezza post visione tremenda. Perché? Perché i danesi sono io! Mi tagliano la strada, qualcuno salta la fila e la mia reazione è sempre troppo moderata, magari qualche fanculo a denti stretti o una lamentela col compagno occasionale “ma l’ho hai visto quello!?” e so per certo di non essere l’unico. Mandi giù e vai avanti, la risposta sagace arriva sempre dopo, quando ci rifletto, ma d’istinto prevale l’educazione, il non fare piazzate. Ok, non ho la più pallida idea di come veramente reagirei nel momento in cui la mia vita e quella dei miei cari venisse messa in pericolo, ma temo che sarei più opossum che leone, così come i danesi appunto. Bella la scelta di non farli reagire in modo cinematografico, bello che lottano si, ma giusto appena appena. si fanno più sopraffare dalle intenzioni che dalle botte, del resto stanno vivendo una situazione che non è realmente prevedibile e non sono certo sgamati come gli Olandesi che in quel mondo ci vivono sempre.
Frase madre: perché ci fate questo? – perché voi ce lo permettete. Boom
La recensione parla forse di quello che il film avrebbe voluto essere, di sicuro non di sto pastrocchio fastidioso che ne è uscito. Gli svedesi scritti male male che vuoi solo che qualcuno ponga fine in fretta alla loro inadeguatezza alla vita, gli aguzzini che tirano in piedi sto circo da chissà quanto tempo e con chissà quante famiglie per cosa? Bah
Buondì. Più di una recensione dice che nella scena di apertura si vede l’auto dei danesi, ma quella è l’auto degli olandesi.
Non capirò mai come si possa definire filmucolo un gioiellino del genere.
E avrebbero dovuto reagire, e avrebbero dovuto scappare, e dovevano essere più decisi, e dovevano avere più voglia di reagire…e che due coglioni.
Il film porta all’estremo l’incapacità di reagire, sia in senso fisico che dal punto di vista meramente dialettico, a chi ha quell’atteggiamento che l’educazione e il politicamente corretto ti fanno credere “sopra le righe” e che si rivela invece il gaslighting più bieco.
Gli ultimi 15 minuti sono un incubo vero e proprio, altro che prevedibilità.
Avevo già apprezzato Parents e A Horrible Woman, promuovo anche questo.
Ah, l’ambientazione toscana è Volterra :)
Volterra, esatto. Riconoscibile maggiormente quando il protagonista trova l’orsetto: lì si sta affacciando sul teatro romano
L’ho recuperato solo ora ma ci tenevo a scrivere la mia, soprattutto perché il buon Stanlio è quasi sempre il mio redattore preferito. Ma a sto giro non mi ha convinto.
Il film è TERRIBILE. Sono contento di aver letto dei commenti che provano a riportare la discussione sulla retta via, perché davvero non capisco come lo si possa definire un buon film.
Come ha già detto qualcuno, non c’è alcuna costruzione sottile della tensione (anche perché c’è una musica inquietante sparata a 1000 ogni tre minuti): vorrei che qualcuno mi spiegasse che senso ha mandare delle cartoline che possono fungere da prove in una successiva indagine – e tutto lascia supporre che ne abbiano inviate a decine. E poi vorrei che qualcuno mi spiegasse che senso ha tenere in bella vista una stanza piena di trofei delle precedenti coppie. E soprattutto vorrei che mi si spiegasse per quale ragione la coppia danese comincia a comportarsi da cretina al minuto 2, facendo di tutto per farsi voler male, dall’imporre solo cucina di carne alla moglie vegetariana, al guidare come dei pazzi con la musica a tutto volume, ecc. ecc.
Non mi spiego poi che senso abbia lasciare andare i danesi la prima volta dopo tutta la fatica fatta per farseli amici, viaggio in Toscana incluso.
E non mi spiego nemmeno tutta quella violenza sul finale – non che abbia problemi con la violenza in generale, ma qui mi è sembrata veramente gratuita. Voglio dire, lapidazione? Sul serio? E perché? Che senso aveva ai fini del piano? Non era meglio sparargli?
Mi rendo conto che forse il mio approccio è troppo raziocinante, ma mi è sembrato che il film abbia fatto di tutto per sfidare l’intelligenza dello spettatore.
Praticamente mi hai tolto le parole di bocca!!
Il comportamento degli olandesi troppo remissivo..mi hai appena preso mia figlia e inoltre tagliato la lingua ..e io faccio il cagnolino?!? Ma dai..lei avrebbe graffiato e tirato capelli senza sosta…invece di prendersela col sedile…e lui praticamente un tonto!! No no…troppo inverosimile..non siamo così sciocchi da poter solo per un istante pensare che una cosa così possa accadere proprio come il regista ce l ha spiattellata! Veramente sono deluso..potevo vedere un altro film.. era meglio.
Il film non ha una logica costruttiva, perché in realtà è una metafora ( sì, lo so: metafora? AAAARGH! ), ma è una metafora che funziona: rappresenta l’incapacità dell’occidentale medio di rispondere alla violenza, sia verbale che fisica, a causa dell’educazione democratica che ci viene inculcata fin da bambini. davanti alla violenza, rimaniamo basiti e incapaci di reagire. Incapaci perché non ne conosciamo le regole basilari. Non sappiamo quando è troppo o quando è troppo poco. se uno ci dà uno schiaffo, che dobbiamo fare? Ridarglielo? dargilene due? Tirargli un cazzotto in viso? Quali saranno le conseguenza del nostro agire? Peggioreremo la situazione? La miglioreremo? Rischieremo una coltellata? Perchè questo nostro non conoscere non ci permette nemmeno di valutare la reale portata del pericolo. E vale anche nell’ambito del verbale, della maleducazione e quant’altro. E il finale, ahimè, è in realtà terribilmente realistico: i due personaggi sono letteralmente annientati a livello psicologico dalla violenza e dalla disumanità dei loro avversari, al punto che rimangono incapaci di reagire, sia fisicamente che psicologicamente. Una volta anni fa, ho assistito alla scena di un tizio che senza motivo ha aggrdito un ragazzo e lo ha picchiato, in mezzo alla via piena di gente, senza che nessuno facesse nulla tranne guardare allibiti e sconvolti. e dico nessuno : giovani, anziani, uomini o donne. Ahimè, questa è la vita…
Gli horror con metaforoni o documentari e critiche sociali ci hanno rotto il cazzo.
Appena finito di vederlo, e molti dei punti che hai toccato me lo hanno fatto rivalutare. Ok che (SPOILER) mi ero spoilerato la lapidazione con le nomination dei Sylvester, ma tutta quella remissività innaturale (sì, anche per la persona più educata del mondo) e l’assenza di un qualsiasi modo per coprire le proprie tracce da parte degli olandesi mi danno l’impressione che il film deve andare così perché così vuole la sceneggiatura. Bravi gli attori, ben costruita la tensione (sai che le cose andranno male perché te lo spiattellano anche solo con la musica), ma tutto il film si basa su un modus operandi che non ha senso nella realtà, e di reale si imbeve di brutto visto che vuol portare all’eccesso un discorso sull’incapacità di reagire/farsi valere (che poi la moglie danese non è che se ne stia lì zitta e buona, almeno a parole)
L’immobilismo finale dei protagonisti per chi se lo fosse chiesto è ovviamente voluto. Ho provato sensazioni simili solo con Brightburn dove non esiste reazione effettiva al male subito ma solo resa incondizionata. Ho visto centinaia di horror senza lieto fine ma accettabili, godibili, quasi scontati. Qui non c’è quella classica stupidità da regia poco attenta (scappare da un killer inerme a terra per poi ritrovarselo alle spalle ad esempio) questo è il genere più odioso perché non bisogna guardarlo razionalmente ma comprenderne le motivazioni a monte. Se fossero stati armati non ci sarebbe stata ovviamente reazione, mentre così ci si chiede il perché. Non posso dire che mi è piaciuto perché non c’è nulla di piacevole, ma lo consiglierei.
In effetti se vogliamo potevano marcare maggiormente questa remissività al punto da renderla quasi fastidiosa allo spettatore e non solo sul finire. Abbiamo altri rari esempi sparsi: Il tipo che entra in bagno quando la tizia fa la doccia o quando l’altro si lava i denti, oppure l’assaggio della carne nonostante l’essere vegetariani (blasfemia per un vero vegetariano immagino) mi sembra un po’ poco in contrasto con il “toglietevi i vestiti” senza alcuna minaccia armata. Manca a parer mio un’ulteriore accettazione di azioni forzate come la guida in evidente stato di ebbrezza dopo la cena.
Ci sarà un remake, spero che tengano conto solo di questo fattore.
Messaggio del film : Popoli occidentali, permeati di buonismo e senso del politically correct sino al midollo, vi state rimbecillendo e indebolendo, non siete più vigili e capaci di reagire ai soprusi, e così facendo, verrete sottomessi, voi ed i vostri figli, da altri popoli aggressori, illiberali, dispotici, violenti e amorali, cui non saprete opporvi . La scena finale è emblematica di questa condizione di sudditanza nei confronti del più forte.
il film ha il suo perché e l’ho visto solo perché recensito qua altrimenti sarebbe passato inosservato nella marea di roba che propone prime …però ecco visto che viene citato…The Invitation è vagamente simile per costruzione della.tensione che esplode nel finale però insomma…qua succede roba ben girata tutto quel che si vuole ma non ha alcun senso…e non andrei troppo oltre sulla critica sociale perché un horror thriller che mi rappresenta una versione della realtà plausibile per quanto improbabile non può ridursi a un finale così surreale…solo i protagonisti del film probabilmente avrebbero reagito così poco e così male..e questo è un difetto di pensiero o di sceneggiatura…han scelto di farli agire così e amen ma han tolto valore a tutto il film al posto di aumentarlo. Capisco che il.campionato di regia e economia sia diverso ma si avvicina più a un Midsommar …solo che lì il surrealismo degli eventi è giustificato in qualche modo…qui sinceramente boh.
Mereghetti, quello che vedi come difetto è il senso stesso del film. Non è un thriller su una minaccia, è una satira (terrificante) su una categoria di persone che ha perso le basi di spina dorsale per affrontarla.
Il film parla di una coppia di inetti perché questo sono, le vittime non sono complici del vortice di orrore in cui cadono ma vittime.
Eh no Nanni, non è la categoria di persone ma sono tutti perché tutti per il quieto vivere e la non conoscenza di violenza passano sopra a cose a cui sarebbe meglio ribellarsi, anche lei, questo film vale anche per persone che non riescono ad uscire da situazioni tossiche pur sapendolo.
Però a livello narrativo il film vuole essere molto realistico e non lo è quindi un po’ perde
Devo dire: il film è fatto molto bene, gli attori e le attrici sono bravissimi, però sinceramente tutta quella sottomissione…..mah….vedi che fanno una cosa del genere a tua figlia…..mmmmahhhhh…..nel letto con loro nudi?!?!…..MAHHHHH…..per me molto inverosimile….subire subire subire……
Quando, ormai nudi, i due danesi chiedono: “perché ci fate questo?”, e gli olandesi rispondono: “Perché voi ce lo avete lasciato fare”, a me sono venuti in mente i nazisti e l’olocausto…
La maggior parte dei commenti lamentano l’inverosimiglianza del film. Perché non leggo nulla di simile per Godzilla, Fast & Furious o gli altri horror con zombie e mostri?
Il film è indubbiamente ben fatto e ben girato, con attori che, citando la recensione, hanno fatto la prova della vita. Quindi tutta la remissività della coppia danese è voluta ed esasperata. Potrebbe essere letta come una satira, ma non è così lontana dalla realtà. Andate a vedere gli scherzi dove un tizio vestito da assassino con un coltello in mano esce dal nulla, molti rimangono immobili ad aspettare le coltellate, una strategia contro l’auto conservazione, ma che esiste.
Inoltre la coppia olandese per tutto il film sposta sempre l’asticella, fino al finale.
Il neo più grande invece l’ho trovato nella prevedibilità del film, verso la metà avevo sgamato che si trattava di una specie di predatori di famiglie, ma il finale è stato comunque un pugno nello stomaco
Da proprietario di un b&b nelle Langhe, vedere questo film mi ha fatto uno strano effetto. In dieci anni ne ho viste parecchie di coppie appena conosciute durante le colazioni cercare di socializzare e organizzare qualcosa insieme, e ho sempre pensato che poteva finire in due modi, o a scambismo duro, o in torture botte sangue catene brutte maniere.