Eh, un altro remake, sai che novità. Giusto?
Ah signora mia, ma le idee originali? Non ce le ha più nessuno? No? Ma non potrebbero inventare delle cose nuove, tanto per cambiare? Hahahahaha (rido perché quel “tanto per cambiare” era sarcastico).
Sigla:
Guardate, mi sono un po’ stancato e vi rispondo una volta per tutte.
Siete pronti?
Via:
ELENCO TOTALE DEI FILM ORIGINALI ENTRATI NELLA TOP 20 DEL BOX OFFICE MONDIALE NELLE ANNATE 2009-2022
(no sequel, no reboot, no libri, no fumetti, no videogiochi, no eventi storici o biografie di gente famosa, no adattamenti di brand qualsiasi già conosciuti)*
- 2022: The Lost City, posizione 19, 190 milioni; Smile, posizione 20, 189 milioni (annata ancora in corso).
- 2021: Free Guy, posizione 14, 330 milioni.
- 2020: Tenet, posizione 5, 365 milioni.
- 2019: nessuno (il primo è C’era una volta a Hollywood, posizione 24, 374 milioni).
- 2018: nessuno (il primo è A Quiet Place, posizione 32, 340 milioni).
- 2017: nessuno (il primo è Split, posizione 34, 278 milioni).
- 2016: La La Land, posizione 17, 447 milioni.
- 2015: San Andreas, posizione 16, 473 milioni.
- 2014: Interstellar, posizione 10, 677 milioni; Lucy, posizione 18, 458 milioni.
- 2013: Gravity, posizione 8, 723 milioni; Pacific Rim, posizione 16, 411 milioni.
- 2012: Ted, posizione 12, 549 milioni; Django Unchained, posizione 16, 425 milioni.
- 2011: nessuno (il primo è Le amiche della sposa, posizione 22, 288 milioni).
- 2010: Inception, posizione 4, 826 milioni; Il cigno nero, posizione 16, 329 milioni.
- 2009: Avatar, posizione 1, 2 miliardi e 7; 2012, posizione 5, 769 milioni; Una notte da leoni, posizione 10, 468 milioni; Bastardi senza gloria, posizione 20, 321 milioni.
Fonte: Box Office Mojo
(*anche no film d’animazione, e no film cinesi che hanno incassato quasi solo in Cina, che in entrambi i casi le strategie commerciali sono completamente diverse)
Prego, prego, niente di che, ci ho messo 10 minuti. Davvero.
Oltre alla posizione ho messo anche l’incasso perché sapete com’è, un Marvel costa 200 milioni, se un film originale suda per incassarne 400 fai fatica a chiedere lo stesso budget.
Si potrebbero fare mille analisi del perché e del per come, ma il colpo d’occhio è desolante: quando va bene i film originali in Top 20 sono due, quando va male nessuno. Nessuno.
E i tentativi non sono di certo mancati. Stanno tutti sotto.
Fate un bello screenshot e tenetevelo da parte per le occasioni propizie.

Del remake turco di E.T. vi parlo un’altra volta
Insomma, spero sia chiaro una volta per tutte perché Hollywood produce una valanga di adattamenti/remake.
Anche a basso budget! Fa comodo pure quando hai pochi soldi e poche ambizioni.
Perché pensateci: ormai il fatto di essere un adattamento è un selling point già di per sé.
Cosa dice allo spettatore medio – non voi, voi siete attenti e avanzati – il fatto che un film sia un adattamento di qualcos’altro?
Se lo conoscono, bene: non hanno bisogno di niente, non c’è bisogno di spendere soldi a spiegare nulla.
Se non lo conoscono dice: “OH” (dice proprio così, “OH!”) “questa roba è tratta da qualcosa che è piaciuto! È per questo che la stiamo rifacendo! Non siamo dei pazzi furiosi che pretendono di proporvi qualcosa così a ufo, senza uno straccio di peer review, solo perché a noi sembra una buona idea: questa idea è già stata testata, e con un successo tale che abbiamo deciso di riproporla!”.
È una garanzia.
È una garanzia spesso puramente subliminale – non sei costretto a conoscere la fonte, non sei costretto ad essere attento a come sono andate le cose dietro le quinte, dove magari fumetto e film sono stati pensati contemporaneamente dalla stessa persona che ha nasato il trucco – ma sul pubblico casuale (e anche al momento di trovare finanziamenti) funziona.
Indipendentemente dal budget e dalle mire che hai, è una scorciatoia di marketing.
È come quando esce un film e in tempo zero ti fanno sapere che stanno preparando un sequel. Anche – forse soprattutto – se il primo weekend sta male. Loro annunciano “stiamo preparando un sequel” e qualcuno inconsciamente pensa “ah ma allora se ci credono così forte forse ho capito male e questo primo capitolo devo recuperarlo!”. Lo fanno sempre. Ma di che stiamo parlando, l’hanno fatto per Terminator Salvation! L’hanno fatto per I fantastici 4 di Josh Trank!!! Non cedono e non ammettono l’eventuale fiasco per almeno un anno.
Qualsiasi cosa vale.
Valgono ovviamente anche i piccoli successi di culto girati in lingua non anglosassone.
Oldboy, REC, Let the Right One In, Martyrs… Ce ne sono tantissimi, elencateli pure nei commenti che so che vi piace citare cose che io non ho citato, mi son fermato a quattro apposta per lasciarvi divertire.
Per il momento ci siamo ancora schivati The Raid, ma vi garantisco che ci stanno provando dal 2013, e hanno già cambiato un pugno di registi.
Comunque, questo per dire che non mi sarei stupito se avessero annunciato il più classico dei remake hollywoodiani per quella che, se chiedete a me, è una delle commedie più esilaranti degli ultimi vent’anni: il giapponese One Cut of the Dead (uscito in Italia con il titolo assolutamente random di Zombi contro Zombi).
E invece, oibò, l’hanno fatto in Francia.

Et voilà
Io già mi vedevo un copione offerto in lungo e in largo per gli studios grandi e piccoli di Hollywood, finché non veniva preso su da un giovane regista insicuro che pensa “in questo momento della mia carriera è più importante fare qualcosa di cui non vergognarmi o accettare un progetto qualsiasi tanto per fare due spicci e avere un minimo di visibilità?” e cede alla seconda opzione.
E invece l’hanno fatto in Francia.
E questa cosa smonta un po’ tutta la premessa, perché il mercato francese è roba che riguarda loro e non ha nulla a che vedere con le esigenze hollywoodiane. Mi risulta che ogni tanto fanno remake, ma che non sono così dipendenti da brand e properties come in USA.
Tranne che è successa una cosa persino peggiore: l’ha fatto Michel Hazanavicius.
“Ma come peggiore Nanni, Hazanavicius non è il primo pirla che passa, ha vinto gli Oscar per The Artist! C’hai i pregiudizi? Cioè lo capirei se avessi dei pregiudizi, non sono scemo, ti seguo da anni e so che The Artist non è il tuo genere e anche se lo fosse non stiamo esattamente parlando della nuova venuta di Billy Wilder o cose simili. Però oh, almeno è uno affermato che non si dedicherebbe a un’operazione del genere se non avesse una sua visione, una sua chiave di lettura, no?”
Hai ragione Fabrizio, e ti ringrazio per l’inattesa comprensione.
Prima di vederlo ero tranquillo e la pensavo come te, e il punto è che ora effettivamente sto parlando dopo averlo visto.

L’insostituibile Yoshiko Takehara
Ci sono due macro-problemi con questa versione di One Cut of the Dead.
Il primo è che l’originale è un low budget giapponese girato con mezzi semi-casalinghi il cui scopo è sostanzialmente esaltare lo spirito di sacrificio e creatività che emerge quando devi girare appunto un low budget e risolvere un numero insensato di problemi, spesso in contemporanea, con pochissime risorse; il remake invece è girato da un regista Premio Oscar con tutto il budget che vuole, con tutti i mezzi che vuole, con una lista lunga così di attori nazionali e internazionali che accetterebbero un ruolo anche alla cieca, e con un curriculum complessivo che nella più generosa delle ipotesi ricorda quella volta che Enrico Ruggeri incise Punk prima di te.
Questo film, per dire, ha aperto il Festival di Cannes.
Ha aperto il Festival di Cannes.
Il secondo problema è: in cosa consiste l’approccio autoriale dell’autore Premio Oscar Michel Hazanavicius all’adattamento del pre-esistente cult giapponese low budget One Cut of the Dead?
Semplice: l’ha fatto uguale.
Ma proprio uguale.
Ma letteralmente uguale.
Lo stesso concetto, la stessa struttura, gli stessi personaggi, lo stesso svolgimento, tutte le stesse situazioni e sottotrame, tutte quante le stesse gag, lo stesso finale.
È la fotocopia, e faccio prima a elencare le differenze.
Differenza n.1: gli attori non parlano in giapponese, ma in francese. Avete visto One Cut of the Dead e vi siete detti “mica male, ma mi chiedo come suonino le stesse gag in francese”? Ho una grande notizia per voi: siete stati accontentati.
Differenza n.2: quasi tutti gli attori sono diversi. Quasi, perché giustamente pure Hazanavicius si è accorto che un’altra con una fazza incredibile come Yoshiko Takehara non la trovi facilmente, per cui ha tenuto direttamente lei.
Differenza n.3, quella più macroscopica: per qualche ragione il film si pone come specie di sequel di quello giapponese, e la cosa non ha il minimo senso. Cioè: dopo un incipit identico, la trama consiste in Yoshiko Takehara che, sempre nei panni di Madame Matsuda, sarebbe rimasta talmente contenta dell’esperienza di girare un film di zombi in piano sequenza e in presa diretta da volare in Francia per fare la stessa cosa. Si accenna vagamente a un discorso di (in)traducibilità delle differenze culturali, che poteva essere la chiave vincente del progetto, ma in realtà non va da nessuna parte in particolare. Soprattutto però, si deve accettare che in questo film succedono esattamente le stesse cose, gli stessi incidenti, le stesse problematiche della versione giapponese (il regista che strippa, la moglie che perde il controllo, la comparsa che si ubriaca male, ecc… su su fino alla famosa inquadratura dall’alto nonostante la gru rotta) e a Madame Matsuda non viene mai uno straccio di deja-vu, anzi.
Differenza n.4: magari a questo punto vi state aspettando lo Psycho di Gus Van Sant ma non è proprio così. È ovvio che Hazanavicius cambia qualche dettaglino qua e là, se vogliamo essere generosi ci aggiunge il personaggio del dj che fa la colonna sonora in diretta, e ha la prontezza di riflessi di riadattare il protagonista maschile in una parodia di Timothée Chalamet, ma è tutto talmente ininfluente che mette solo tristezza. Ed è ininfluente nel migliore dei casi: nel peggiore, cambia in peggio smorzando la gag originale. Il caso più eclatante, che sfiora la mancata comprensione del testo, è appunto l’incipit (seguono vaghi spoiler sulla struttura di One Cut of the Dead ma, sinceramente, che minchia state leggendo fin qua a fare se non l’avete visto? Correte a recuperarlo). One Cut of the Dead parte con un piano sequenza di 37 minuti che è un horror di zombi che diventa il dietro le quinte di un horror di zombi che diventa vera invasione di zombi che si scopre poi essere un meta-film di zombi ambientato durante le riprese di un film di zombi: funziona perché, nonostante diversi momenti strani, ad ogni passaggio “ci caschi” e – nel contesto comunque di una horror comedy – pensi di stare assistendo al piano narrativo della realtà; funziona perché quando si arriva alla fine e vedi tutti i retroscena sai che comunque il fittizio “pubblico a casa” non ha motivo di sospettare nulla, perché tu eri uno di loro nella prima mezzora di film. Hazanavicius invece – madonna quante domande vorrei fargli – esagera da subito con le gag, leva immediatamente uno strato di significato e, dal minuto 1, capisci che stai guardando gente che sta cercando di girare un film meta-horror in cui diverse cose vanno platealmente storte. Anche senza tener conto del fatto che i personaggi interpretati da attori francesi mantengono i nomi giapponesi dell’originale – gag che viene spiegata solo dopo e che di nuovo, non aggiunge gran ché.

Come con ogni low budget underground guerrilla movie che si rispetti, Hazanavicius e il suo cast inaugurano il Festival di Cannes
Non so, fosse stato il solito remake hollywoodiano appioppato su commissione a un giovane emergente in cerca di visibilità avrei lasciato perdere. Tutto sommato ha i difetti standard per un’operazione di quel tipo.
Ma il fatto che ci sia messo uno come Hazanavicius è mortificante.
Funziona, se non si conosce l’originale?
È un po’ una domanda del cazzo in un contesto del genere, ma la risposta è che suppongo di sì.
Ho visto entrambi i film al Frightfest: durante l’originale, ho assistito a una sala di 700 persone esplodere dalle risate a getto continuo a livelli che, vi giuro, non avevo mai visto in vita mia; durante il remake, ha riso una persona sola. Il mio vicino di poltrona. Gli ho chiesto “Dave, ma l’avevi visto l’originale?” “No. È per questo che ridevo solo io?” “È probabile di sì, Dave”.
E quindi per quel che mi riguarda il modo più generoso in cui la si può mettere giù è che Hazanavicius abbia creato un impietoso monumento alla bancarotta creativa.
Ma continuo a pensare a lui che ha i soldi per fare quello che gli pare, a lui che ottiene l’apertura del Festival di Cannes di pura reputazione, a lui che decide di prendere un cult giapponese low budget dalla distribuzione globale ma tutt’altro che massiccia e rifarlo identico. Penso a lui che cita esplicitamente l’originale per pararsi moralmente il culo. Ma quanti avevano visto l’originale, in sala a Cannes? E quanti l’avevano visto, tra il pubblico generalista francese che è corso in sala a vedere l’ultima opera di uno dei loro registi più titolati?
Penso al mio vicino di poltrona Dave che ride sguaiatamente da solo al cinema a gag che tutti gli altri avevano già visto altrove, da cui solo lui era colto di sorpresa.
E mi si insinua il pensiero che Hazanavicius abbia voluto arrivare primo alla corsa al remake per buttarsi su un film “facile”, e approfittare della maggiore visibilità per farsi subdolamente bello con trovate non sue.
Ed è un pensiero davvero stronzo.
Non ci voglio pensare. Non lo voglio sapere.
Io, da parte mia, ho guadagnato una risposta pronta alla domanda su qual è il film più artisticamente detestabile degli ultimi 20 anni, e sto.
Quote che avrei voluto mettere su volantini distribuiti per tutta Cannes:
“Il film più artisticamente detestabile degli ultimi 20 anni”
Nanni Cobretti, i400calci.com

Non fate incazzare Shin’ichirô Ueda
P.S.: no, tranquilli, non mi sfugge l’ironia sul fatto che pure l’originale di Shin’ichirô Ueda ha avuto problemi con accuse di plagio. È letteralmente impossibile trovare notizie su Ghost in the Box, uno spettacolo teatrale di Ryoichi Wada andato in scena fra il 2011 e il 2014, da cui si dice che One Cut of the Dead abbia tratto forte ispirazione. Ve lo giuro, letteralmente impossibile: ho scritto “ryoichi weda ghost in the box” su Google e mi sono spinto fino alla quinta pagina. La quinta pagina! Praticamente il dark web. Ma se ne parla solo come postilla ad articoli su One Cut of the Dead. Non sono manco riuscito a trovare una sinossi. Ueda aveva ammesso di aver preso ispirazione dalla struttura generale in cui prima vedi l’opera e poi vedi la sua realizzazione, ma sostiene che tutto il resto sia frutto totalmente indipendente della sua creatività. Si sa soltanto che alla fine è stato risolto tutto amichevolmente, con Ueda che concede il credit a Wada alla voce “ispirato da”. Ah signora mia, ma le idee originali? Non ce le ha più nessuno? No? Ma non potrebbero inventare delle cose nuove, tanto per cambiare? Hahahahaha (rido perché quel “tanto per cambiare” era sarcastico).
Hazanavicius mi sta sulle scatole da quando ha fatto “Il Mio Godard”. Ora che mi hai smontato questa “cosa” sono contento: ho un motivo in più per detestarlo.
Ma pure C’era una volta a Hollywood non è che fosse così originale… ci sono molti personaggi reali e parti della trama che riguardano fatti accaduti.
Quindi pensa se non consideravo buono nemmeno quello.
Originale non vuol dire totalmente di fantasia. Vuol dire che non rifà o si ispira a creazione artistica precedente. Che traga ispirazione in qualche modo a fatti reali non conta. Tanto più se li altera a piacimento.
Mentre leggero l’articolo mi turbinavano in mente dei nomi cosi a caso…non so se legati da qualche concetto… uno dei più grandi registi viventi, Martin Scorsese…The Departed…Infernal Affairs…chissà che c’entrano…
Il Dipartito non è del periodo preso in esame
Periodo in cui, evidentemente, il lupo di Wall Street non è finito nemmeno in top 20
Cito quel film perché, tolto l’Irlandese per netflix, a naso, è stato il suo ultimo successo commerciale
Ma neanche tanto evidentemente
Ah, ho fatto caso solo ora che sono tolte pure le biografie e le storie vere
Quindi forse il film su Belford non è stato considerato per questo
Confermo che non ho considerato Wolf of Wall Street perché tratto dal libro autobiografico di Belfort.
O perché era una merda?
@VandalSavage: il fatto che fosse più o meno una merda era irrilevante ai propositi della lista che stavo stilando, che è puramente sugli incassi.
Noto con piacere e divertimento che il mio post è stato colto esattamente al contrario rispetto a come lo avevo inteso. Citavo “The Departed” non perchè fosse un soggetto originale ma, esattamente al contrario, perchè (proprio come il film di Hazanavicius) è il remake di un film orientale (appunto “Infernal Affairs”, di Hong Kong) che probabilmente il 99% di quelli che hanno visto il film di Scorsese non conosce minimamente e quindi pensa sia tutta farina del sacco del regista americano.
@GGJJ: non per rubarti un’emozione, ma la risposta che hai ricevuto si riferisce al fatto che The Departed è del 2006 mentre io ho iniziato la mia tabella nel 2009
Ah aspetta… Ragazzi mi state confondendo abbestia. Forse ho capito dove vi siete confusi. Comunque se qualcuno su queste pagine non conosce la trilogia di Infernal Affairs ne approfitto per consigliare un bel boxset Criterion letteralmente appena uscito.
Che fosse il remake di “Infernal Affairs” era una cosa che veniva detta abbastanza spesso quando il film uscì
@Nanni: infatti io non commentavo la tabella ma la recensione in generale, perchè la situazione mi sembrava, appunto, quella di “The Departed”.
L’originale era davvero un film adorabile (commento poco calcista, ma lo dico con sincero affetto e senza ironie “post” di sorta- è un film che, effettivamente, mi ha fatto sentire leggero e sereno).
Nota di demerito a “Hollywood Party” di radio tre che ha lodato l’originalità dell’idea di Hazanavicius.
MACCOSA. Da loro non me lo sarei aspettato.
Hollywood ha comunque tutto il tempo di fare il remake del remake.
Come non ricordare “Io zombo, tu zombi, egli zomba” in cui Tullio Solenghi, pur morto, trombava, adducendo al rigor mortis un’impennata nelle prestazioni.
Bell’articolo, però mi sarei aspettato una seconda parte in cui ci racconti come hai scritto l’articolo, le difficoltà che hai dovuto affrontare, gli imprevisti, etc.
Ho messo quella parte in cui dico “ci ho messo solo 10 minuti”, e quell’altra in cui dico “ho cercato fino alla quinta pagina di Google”, ma se hai qualsiasi altra curiosità chiedimi pure che ti rispondo volentieri.
Tutto bello, tutto giusto, tutto condivisibile.
Ma parliamo di cose serie, ora.
Nanni, DOV’È LO SPECIALE APPROFONDIMENTO SUL REMAKE TURCO DI ET? XD
Ma anche no, eh… certe cose lasciamole agli youtubers con buon tempo.
Lo devo ancora guardare. Se merita ne parliamo, altrimenti lo consiglio a Yotobi.
allora mettiamo a posto due tessere. il remake turco ufficiale di ET è Badi. e dico solo che una delle sequenze più mapperché? della turksploitation tutta ha come ost a cazzo chichichicococo di pippo franco. e lì siamo ancora, nei limiti estremi, dalle parti dell’affrontabile e del guiltypleasuring più hardcore. la foto da cui hai tratto il frame è invece di Homoti, vale a dire il remake del remake di ET turco con variante-valenza transgender fatto con mezza lira turca e una scalucca handycam del 1988, il tutto permettendosi pure precisi sottotesti politici. dirò solo che a paragone la piemontelenovela Sogni d’amore è Breaking bad e che se non si è avvezzi a questa cine-cosmogonia è meglio accostarvisi previa assunzione di mezz’etto di maria rossa e due litri d’assenzio. son solo 79′, ma assicuro che paiono santantango rivisto in slow motion. Se ci aspetta qualcosa di scapocciato e scocomeratissimo dalle parti di Inanc, preparare le Gillette. @Nanni avvisato.
Insomma ho recuperato la versione della A24.
grossomodo. Zombi horror di Schnaas pare Athena, calcola. ha comunque i suoi 3-4 momenti da twilight zone percettiva e cognitiva da non prendere sottogamba, diciamo così. e senz’altro meglio del remake de quo (sono anch’io della parrocchia che non ha sopportato neanche l’originale). Resta comunque a tuo assoluto rischio. Zufola quando avrai scavallato il “Son” finale, ché son curioso come una scimmia di avere la tua.
I 400 calci: recensiamo quella bomba di Niente di nuovo sul fronte occidentale o un remake mediocre come scusa per un hot take su ramake/sequel del Capo?
Manco na menzione sulla Matilda nazionale?
La risposta è “recensiamo un remake mediocre come scusa per un hot take su remake/sequel del Capo”, e manco una menzione sulla Matilda nazionale perché è brava ma preferisco dimenticare che pure lei abbia fatto parte di ‘sta robaccia. Attendo con ansia Red Sonja.
Capo Nanni ma uno special tipo I Miei Primi 40 anni di uno dei film padri fondatori dei 400 ve lo siete dimenticato volontariamente o abbiamo speranza che arrivi?
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@SeipropriotuJohnWayne: temo tu debba essere più specifico, quest’anno c’è davvero una quantità abnorme di film fondamentali che hanno compiuto 40 anni, alcuni li abbiamo festeggiati, di altri abbiamo già scritto talmente tanto in passato che non ci è sembrato il caso di ripeterci. A quale ti riferisci?
Paradise? Fanny e Alexander? Gandhi?
Debbo ammettere che anche l’originale l’ho mollato dopo circa 45′, cosa che raramente mi capita di fare. Per questo remake ovviamente neanche mi scomodo, specie se fatto dai mangialumache
Capo, tempo addietro, discutendo su faccialibro con un intelligente scrittore Premio Urania, ci si interrogava sul futuro del cinema. Che novità, eh? La discussione nasceva dal netto successo delle serie. Al che io chiesi:”Ma non è che poi la gente con la testa si concentrerà su quelle e il cinema da sala calerà di idee, novità e anche qualità?”. Lui rispose che il rischio c’era, però tieni conto che la discussione la facemmo in concomitanza con l’ uscita di Interstellar, quindi il problema ci sembrava una paranoia. E invece, vedendo i dati che ci hai fornito, la paranoia diventa dubbio/certezza. È tutta colpa delle serie. Si sono alzate negli anni loro, mentre il cinema classico è sceso. Così la penso, poi magari dovrei ricontattare il Premio Urania e chiedergli se si ricorda di quella volta che…e capire se è d’accordo. Almeno non sarei solo…
Comunque che bello se tutti questi rifacimenti stessero indicando un futuro distopico del cinema: ogni film recitato nella nostra lingua preferita, coi nostri connazionali. Faranno uno Zombi contro Zombi italiano, tedesco, russo, polacco, spagnolo, etc. Forse uno anche interista, per la tua gioia. I sottotitoli diventeranno desueti e inutili, come il Televideo o il tasto di chiamata pedonale nei semafori. O almeno così mi ha detto il mio amico complottista che ce l’ ha con la lobby dei sottotitolisti. Non so se dargli ragione, però…Io finora ho sempre combattuto solo la lobby dei titolisti italiani, e ampliare lo scenario di guerra mi spaventa.
In realtà la via d’uscita c’è, ed è l’unica che sta funzionando: parti con un progetto di medie ambizioni e basso rischio, e se hai più successo del previsto vieni promosso a sequel/franchise a budget sempre più alti. Tipo John Wick. Però ecco, i 200 milioni ai film completamente originali li danno solo a Nolan, o ai film di Netflix (che hanno altre esigenze).
beh pare che Perfetti Sconosciuti avesse stracciato ogni record di rifacimenti internazionali….rifacimenti che guarderò prima dell’originale italiano solo per capire il design dei tinelli stranieri
Eh, ma è più o meno sempre quello che hanno sempre fatto: progetti a basso rischio che hanno fatto il botto o comunque la critica osannava, che elevavano il regista a cult e a progetti ambiziosi. Nolan ha iniziato così, per dire. Solo che poi il regista continuava a sfornare idee nuove, ad affiancarsi sceneggiatori cazzuti, ad avere appunto “ambizione” artistica; oggi invece come dici tu si va di reboot/marvel/spinoff del sequel. Che poi vabbe’, ci sono registi come Nolan o Scorsese o il peggiore degli Scott che restano vittime di loro stessi. Ma è il male minore. Poi aggiungo una cosa: sono in Netflix da cinque mesi. Ma cazzo, quando mi dicevano che i film avevano dei buchi di sceneggistura da paura rispetto a quelli Amazon, mica ci credevo. Ora ci credo. Non che quelli Amazon siano capolavori, ma un qualcosina meglio mi sembrano. Comunque, la povertà di entrambe le piattaforme sul cinema classico è riuscita a farmi virare sulle serie. Cosa che non avevo mai fatto in vita mia. Il meccanismo funziona.
Scusa Capo, ti ho tirato un pippone senza capire bene l’ esempio di John Wick che mi hai fatto. Sì, è una soluzione salvacinema, ma che comunque ti rifarà fare una classifica come quella che hai fatto oggi senza poter citare John Wick 2 o 3 o 4 o 5, perchè comunque sequel di sequel. Incassi a gogo, sale salve, ma torniamo al punto in cui le novità vere non ci sono. Sono tutti a far le serie, ‘sti bastardi! :-)
Sì, sostanzialmente è quest’ultima cosa che dici. Si impegnano solo quando sei una garanzia, l’unica strada è avere un successo sopra le attese a fronte di un primo investimento poco rischioso. Moltiplicami cinque pani e due pesci e la prossima volta ti dò molti più pani e pesci.
“ a lui che ottiene l’apertura del Festival di Cannes di pura reputazione”
Leggendo tale frase ho fatto una riflessione: non sono un esperto, ma così su due piedi avrei detto che a Cannes i film di apertura sono tali appunto solo sulla base della reputazione del realizzatore.
Allo spettatore ingenuo piace probabilmente pensare che, oltre alla reputazione, a Cannes guardino anche il film con un minimo di anteprima e abbiano un’idea se sia davvero meritevole o meno, per cui per sicurezza ho pensato di specificare.
dopo aver visto Titane e altre amenità francesi (quello dei due scemi che addestrano la mosca a fare cose..parliamone qualcuno lo ha spacciato per un filmone..) posso quasi digerire anche questo (il fatto che molti poi siano fieri del disprezzo per Nolan è un indizio sul perché i pigiami e sequelscemi vari siano i dominatori dell’universo)
Io Nolan non lo disprezzo. Direi che è stato il mio mito da Memento fino a Interstellar. Però lo vorrei vedere fare altro e scindere, una volta per tutte, le sue opere dallo spremere il concetto del tempo. Pure in Dunkirk ce l’ ha messo, cazzo. L’ unica volta che non si è autoincensato è stato con la trilogia di Batman, ossia la rivisitazione di una cosa già pronta e apparecchiata.
Io disprezzo Nolan e lo detesto anche (Memento è un capolavoro inarrivabile e anche il secondo film di Batman spacca non poco). Se a metà Interstellar, annoiato a morte dal niente con le onde e il robot fatto di parallelepipedi, ho telefonato a un amico e ipotizzando la stronzata più becera ho predetto per filo e per segno la seconda parte, non è colpa mia.
Neanche quella cagata di Tenet è colpa mia.
Nè la fine della Bat-Trilogy.
ma Nolan vi può fare schifo eh…viene tirato in ballo perché unico con incassi dignitosi… mi chiedo solo quanto conti la differenza di target e quanto invece l’incapacità di valutare con gli stessi occhi la sbobba marveldcsequelosa e i pochi film con un briciolo di dignità (seppur calciabili e quindi qui commentati)…però i 400 calci non sono in ogni caso un campione abbastanza ampio quindi amen.
Gli incassi dei pigiamoni non rispecchiano un rincoglionimento ma piuttosto il target o meglio il bacino d’ utenza. Se ci pensi, hanno funzionato da sempre. Al cinema ci vanno bimbi, i genitori che li accompagnano, adolescenti fumettari e pigiamisti, adulti a cui piacciono i pigiamoni perchè pieni di ritmo e luci e splosioni e mostri grossi, etc. Poi se il pigiamone è una merda dopo una settimana si perde per strada fumettari e adulti pigiamisti e fa il floppone.
di base è così ma dopo un ventennio di rincoglionimento aggravato da netflix/prime/disney plus e meno comincio anche ad avere qualche dubbio
Vabbe’, la noia può venire. Io ad esempio dopo Endgame ho praticamente mollato tutto. Mi è sparito l’ effetto wow. Se invece il pigiamone viene snobbato a prescindere, da sempre, è un altro discorso a cui posso solo rispondere “che te lo dico a fare”.
E mi sa che non ti sei beccato l’intervista a Hazacoso sul Venerdì di qualche mese fa, perché se no avresti avuto il dente ancora più avvelenato. Breve accenno fumoso all’originale giapponese, chiaramente totalmente sconosciuto al giornalista che, ci scommetto, deve aver ipotizzato lo stesso rapporto che c’era tra Bastardi senza Gloria e Quel maledetto treno blindato, cioè trashata smontava e nobliitata da Grande Autore. Seguiva infatti intervista con domande al Grande Autore in cui gli si chiedeva del perché di certe scelte narrative, da dove gli erano mai venute certe idee, quale significato si doveva dare a quell’intersecarsi di piani narrativi, col Grande Autore che generosamente rispondeva.
A questi livelli produttivi non ricordo un altro mix tanto desolante tra ignoranza giornalistica totale e disonestà intellettuale.
Ecco, esattamente il tipo di storia che preferivo non sapere. Non mi piace urlare “malafede”, ma mi sa che se non lo urlo per questo film non lo urlerò mai più.
Sono uno spettatore semplice, fanno un film francese di zombie, ripenso a La Horde.
Cio’ detto, non ricordo grandi risate con l’originale giapponese, discorso diverso per l’intersecarsi, nonostante l’evidente poverta’ di mezzi, dei vari piani dieget… ok, mi fermo.
Strano inoltre che, vista la carenza di idee per le sceneggiature, ancora non sia arrivato il remake occidentale del demenziale Zombie Ass: Toilet of the Dead.
Comunque, invece delle copie carbone, per rimanere sbigottiti da trashate giapponesi doc propongo un recupero delle produzioni della Sushi Typhoon.
Considerando che dopo The Artist ha diretto solo cessi fallimentari al botteghino, il fatto che goda ancora di prestigio tale da poter aprire Cannes con ‘sta monnezza forse spiega bene a cosa serva vincere un Oscar.
Capo Nanni, in Amerrega il 22 ottobre usciva First Blood, lo so che sui 400 ne avete scritto e ne abbiamo commentato
a tonnellate negli anni…
Articoli multipli e pure un libro… L’abbiamo segnalato sui social tre settimane fa, più di così non mi è sembrato necessario.
Prendendo in esame il campione di incassi di ogni anno che va dal 1960 al 1979, quello che per molto di noi è il periodo d’oro, la situazione non cambia molto: sono solo due i film originali/non appartenenti a saghe:
1966 Hawaii
1976 Rocky
Per il resto, in mezzo c’è di tutto: personaggi storici, trasposizioni da teatro/romanzi/racconti (compreso il tanto amore per L’esorcista e il Padrino).
Mi viene spontaneo domandarmi: perché di recente tutto questo casino?
– Siamo, forse, più consapevoli quando un film deriva da qualcos’altro?
– Ignoriamo questa cosa che è sempre avvenuta in passato?
– Abbiamo troppo tempo libero e degli strumenti che ci permettono di lamentarci?
O forse, più semplicemente, è un problema di qualità e sovrapponiamo causa ed effetto?
Bho, sinceramente non capisco…
è veramente qualcosa che esiste dall’alba dei tempi: cacchio, pure l’Eneide e l’Odissea sono degli spin off dell’Iliade, come dei CSI qualsiasi!
cacchio pure l’Iliade sarà ispirata da qualcos’altro che è venuto prima ma che solo noi sappiamo che è venuto prima magari…pazzesco
@redux: urca, meno male che all’ultimo ho tolto il paragrafo dove affermavo che gli adattamenti erano stati inventati nel 2010…
Scherzi a parte, sono contento quando approfondite. La spiegazione che chiedi è semplice: gli adattamenti si son sempre fatti e fin qui non ci piove, ma una volta c’era il cosiddetto star system, per cui ce la si cavava molto più spesso anche con soggetti originali perché a contare erano gli attori e non le properties. Ma soprattutto, in generale, c’erano molti meno sequel/franchise rispetto a oggi, e quindi – soggetto originale o meno – c’era più impressione di varietà.
Immagino che inserire nel listone “Django Unchained” sia una sorta di inside joke fra voi raga della cumpa. Ed il primo che alza il ditino per far notare che Django non è proprio originalissimo come personaggio, venga bersagliato da perculamenti fra frizzi e lazzi, un po’ come nella vecchia barzelletta della mucca che entra nel colorificio.
D’Altronde Tarantino è il king dello sciacquare i suoi panni ovunque ci sia una fonte… anche “Bastardi senza gloria”, mi dicono i miei elfi, sembra ispirarsi ad una storia vera, al di là del caleidoscopio di citazioni, omaggi, camei che sciorina al sole il solito Quentin…
Ti giuro che non ho capito la tua posizione su Django Unchained. Ma, aldilà di quello, il mio era un listone per dare un’idea della situazione alla grossa, non per entrare nei meriti dettagliati caso per caso, altrimenti ci sarebbe qualcosa da ridire su quasi ogni titolo. Non è che cambia molto se non cito Django ma ne cito un altro che ha incassato un po’ meno, anzi. Sei d’accordo?
Mi sembrava solo strano che nessuno lo facesse notare. All’inizio della lista avevo letto “no adattamenti di brand qualsiasi giá conosciuti”. Se Django non è la brandizzazione dello Spaghetti Western allora chiedo venia, colpa mia.
Django Unchained è la solita operazione alla Tarantino in cui cita un sacco di cose ma ne fa un collage tutto suo. Non ha niente a che fare con il Django di Corbucci, se non nel nome del protagonista (che però è un personaggio diverso) e qualche altro dettaglio sparso. Non si pone né come remake né come parte dello stesso universo. La sceneggiatura è accreditata unicamente a Tarantino e nessuno ha contestato*. Avessi dovuto contare anche omaggi e ispirazioni varie, avrei marcato con un bel “nessuno” tutte le annate da qua al 90% della produzione mondiale. Spero che lo scopo della lista sia comunque chiaro.
*ok, tranne Kanye West la settimana scorsa, ma ovviamente era del tutto fuori strada
Django NON è la brandizzazione (cosa vorrebbe dire poi boh) dello spaghetti western, quindi puoi chiedere venia e scontare le tue colpe serenamente
C’è un racconto di Borges dove uno scrittore dell’ottocento riscrive il don Chisciotte. Non lo traduce, lo riscrive da capo. Cerca la stessa disposizione d’animo del de Cervantes, gli stessi riferimenti, si immedesima e si mette all’opera. Riesce talmente bene nell’impresa che i due romanzi risultano identici.
Solo che uno è del fine ‘500, l’altro è scritto in piena rivoluzione industriale. Quello che era una sagace ironia contro la società cavalleresca che tramontava, diventa un disperato urlo contro la disumanizzazione della macchina (ecc ecc)
Non me lo ricordo alla lettera, ma qui non potremmo essere in un caso simile?