Che devo dire, proviamoci anche così.
A un certo punto, se vogliamo arrenderci al fatto che in Italia sappiamo fare solo i drammi da tinello, proviamoci così.
Fuori dall’Italia funziona: fuori dall’Italia ci sono i film della A24 – che per ironia prende davvero il nome dall’autostrada Roma – Teramo – che sono fatti apposta per quelli che si vergognano a dire che stanno guardando un horror, sia mai che vengano scambiati per cavernicoli buzzurri.
E allora boh, proviamoci anche noi.
Siamo a novembre, vi parlo di Piove, la sigla vien da sé. C’è anche un po’ di dramma da tinello nel video!
Lo spunto base di Piove è lo stesso di The Sadness.
Che non è per dire che hanno copiato, eh? Lo spunto base di The Sadness tutto sommato è anche lo stesso di Ghostbusters 2.
Ma dove The Sadness era nato per essere uno sfogo di creatività splatter ed era diventato una specie di sfogo su tutti i livelli, Piove sembra partire dalla direzione opposta: e se si prendesse il classico dramma all’italiana – il nucleo famigliare in situazione difficile, ognuno che vive male i propri problemi personali, i rapporti da riaggiustare – e poi, invece che concluderla con un catartico litigio, si arrivasse a una violenta escalation di sovrannaturale follia omicida?
E il tutto è in mano a Paolo Strippoli, che non è uno che si “abbassa” a fare il film di genere per arruffianarsi le masse, ma è uno che ha esordito con l’horror, e che se deve dimostrare qualcosa quindi è proprio la capacità di gestire il lato drammatico.
Sapete che c’è? C’è che con un’idea così sarebbe facile girare tutto in parodia, in horror comedy, come horror comedy del resto era il precedente film co-diretto da Strippoli ovvero A Classic Horror Story.
E invece Piove è serio come la morte.
Piove, insomma, è qui per riportare la A24 dove gli compete: a Roma (prossima volta anche a Teramo, perché no).
Funziona cosī: sotto le fogne di Roma ci sono fumi chimici che ti annebbiano il cervello.
Vengono fuori con (vediamo se indovinate) la pioggia.
Proprio come lo slime di Ghostbusters 2, se i fumi ti contaminano… non è che diventi uno zombi, diciamo che diventi nervosetto. Diciamo che ti si amplificano le frustrazioni, inizi a soffrire di pericolose allucinazioni, la vista si confonde, le inibizioni si allentano, ecc… Avete capito, dai. È esattamente come negli anni ’30 descrivevano gli effetti della marijuana.

Davvero, ogni singola volta!
Thomas (Stefano Accorsi Fabrizio Rongione) è vedovo.
Ha perso la moglie Cristina (Giovanna Mezzogiorno Cristiana Dell’Anna) in un incidente per il quale soffre di sensi di colpa.
Gli è rimasto a carico un figlio adolescente, Enrico (Silvio Muccino Francesco Gheghi), che è preso da un’apatia tipica degli anni ’90: si sfoga 1) andando in giro col suo migliore amico Gianluca (Francesco Mandelli Leon de la Vallée), 2) facendo danni, riprendendoli e mandando i filmati a un loschissimo gruppo Whatsapp, 3) fra le braccia di una donna molto più grande che lo tratta come boy toy.
Gli è rimasta soprattutto una figlia di 9 anni, Barbara (Pierfrancesco Favino Aurora Menenti), che ha perso l’uso delle gambe nello stesso incidente in cui è morta la moglie, mettendogli i sensi di colpa davanti agli occhi ogni giorno.
È sufficiente?
No: Thomas deve anche badare al padre anziano (Orso Maria Guerrini no aspetta è davvero Orso Maria Guerrini!), e tenersi stretto il lavoro.
Questa è la storia che Strippoli ci vuole raccontare, mentre l’incipit ci mostra subito una vittima dei fumi misteriosi per tenerci sulle spine e prometterci l’orrore.
Questa è la situazione, il concentrato di sfiga apocalittica su cui ci viene chiesto di concentrarci mentre sullo sfondo appaiono i segni di una vera apocalisse di follia e noi attendiamo con pazienza.

Maledetto tinello…
Vengo da una visione abbastanza fresca di The Sadness, e prima ancora di Ebola Syndrome, per cui la storia che leggo in situazioni del genere è sempre la stessa: che succede quando la vita fa schifo? Che succede quando la vita fa schifo e magari hai anche un po’ di responsabilità? Che succede quando la vita fa schifo, magari hai anche un po’ di responsabilità, per cui è sempre più difficile trovare qualcuno che abbia voglia di capirti e darti una mano? Che succede quando la luce in fondo al tunnel pare troppo lontana, e si inizia a pensare che forse non vale la pena sbattersi per raggiungerla? Che succede quando perdi le motivazioni, quando perdi la speranza? Thomas non l’ha persa la speranza, ma per reggere la sua situazione sempre più tragica servono spalle probabilmente più grosse delle sue.
E poi ci si mettono pure questi strani fumi chimici a dare spintarelle nella direzione sbagliata.
La soluzione di Ghostbusters 2 era affidarsi al più becero patriottismo/campanilismo: la Statua della Libertà semovente che arrivava in città e scaldava cuori e risollevava lo spirito dei newyorchesi riuniti, sconfiggendo gli effetti del malvagio muco ectoplasmico.
Mentre in Piove… ecco, forse dovrei parlare un attimo di Roma.
Io sono emiliano, conosco Roma solo da turista e attraverso i racconti degli amici e di Madame Cobretti, nata e cresciuta in fondo alla Casilina.
Per cui quello che mi chiedo è: com’è che i film americani quando parlano di contagi sovrannaturali si rifanno sempre a improbabili incidenti, circostanze rocambolesche, coincidenze mostruose, mentre fra questo e Lo chiamavano Jeeg Robot è già la seconda volta che pare che a Roma i rifiuti tossico-magici siano a portata di mano, appena poco più in là della superficie, in un punto a caso nel Tevere o giusto sotto le fogne?
Ho come il sospetto che Roma, in questo Piove, possa essere la più classica delle città-personaggio, ma che non ci sia davvero tempo di approfondire, per cui sullo sfondo rimangono queste osservazioni comunque coerenti che aggiungono al dramma dei personaggi.
Piove non è The Sadness: il contagio rimane tutto sommato su piccola scala per mantenere la metafora in bilico e lasciarci concentrare sui protagonisti.
E Roma viene lasciata lì, a fare da retrogusto, come a dire “guardate, non fatemi iniziare sul contributo specifico della città a questo clima generalmente terribile che altrimenti faccio un film di quattro ore”.

Così va meglio
Piove è una mazzata, un po’ in tutti i sensi.
Prende su un ritmo lento, opprimente e impegnativo e si ostina a raccontarvi della situazione difficile di Thomas e Enrico centellinando il resto.
Il lato negativo: nonostante gli sforzi e una distribuzione oculata dei momenti sovrannaturali, reggere il dramma è una faticaccia. Rongione e Gheghi sono sinceramente notevoli e si caricano il film sulle spalle, ma è troppo poco per una storia che, senza l’elemento horror, non avrebbe niente di particolarmente nuovo da offrire.
Il lato positivo: quando scattano i momenti horror, sono chiaramente girati da qualcuno che sa quel che fa.
Per quanto se la prenda comoda e per quanto metta i personaggi al centro davanti alla trama, Piove è un horror: non si vergogna, non lo nasconde, non si fa lo scrupolo di andarci piano quando è il momento di scoprire le carte, ha la mano sicura e tira fuori più di un’immagine mica male.
Per cui, tutto sommato, siamo contenti.
Detto questo, non voglio fare quello che ogni volta che esce un horror italiano si mette a valutare se rivoluzionerà o non rivoluzionerà la scena locale: trovo che quella di Piove sia una strada sensata e potenzialmente interessante, non per forza quella per cui tifo di più anche al di là dei difetti che gli trovo.
Però va detta una cosa: il divieto ai minori di 18 anni, che ha messo grossi bastoni tra le ruote a promozione e distribuzione, non ha il minimo senso.
Non ha il minimo appiglio, se non che qualcuno magari si aspettava davvero tipo un film di Cristina Comencini e quando a un certo punto si è trovato davanti a una vecchia che si strappava la fazza si è cagato addosso e si è confuso forte.
E dispiace il doppio perché trovare il coraggio di rinviare le piattaforme e uscire prima in sala – dopo un passaggio a festival di genere come il Sitges, il Fantastic Fest e il Trieste Science+Fiction – era di per sé un bel segnale.
Tinello-quote:
“Passami il sale (sulle ferite)”
Nanni Cobretti, i400calci.com
> Perché è già la seconda volta che pare che a Roma i rifiuti tossico-magici siano a portata di mano, appena poco più in là della superficie?
Ma perché Roma è davvero così, Nanni. Spazzatura, ratti e merda ovunque, incendi tossici ogni cinque minuti, e nessuno alza il culo per fare qualcosa. Se c’è un’immagine che descrive perfettamente Roma e la sua indole di apatia e rassegnazione è proprio questa, e il non doverla giustificare con nulla ma anzi dando pure per scontato che queste cose ci sono (e sì, è colpa della mafia, della criminalità, dei politici corrotti, dell’ignavia dei cittadini) è proprio la soluzione più adeguata. Come poi il film usi questo nichilismo non lo so – e francamente non mi interessa, Horror Story mi aveva indignato talmente tanto che non credo che darò mai una possibilità a questo.
(Anche se era girato molto bene, e ho letto che questo è meglio, quindi boh vedrò)
Su Roma ti do’ ragione. È al capolinea. Il film per curiosità lo guarderò.
Sono una persona che ha odiato Classic Horror Story. Piove mi è piaciuto, dagli una possibilità, è molto diverso.
@Matteo grazie! era il commento che speravo. Tra l’altro, Horror Story è scritto da cinque persone e girato da due, quindi non è facile identificare le responsabilità :D
Se Piove è girato meglio siamo davvero messi male (non ho visto Horror Story). Statene alla larga ragazzi, non ne vale la pena. Questo è un drammino da tinello qualsiasi che ha voluto vendersi come horror per fare notizia, ed è pure mortalmente noioso e recitato da cani. Presente quando Battiston si lamentava degli attori che recitano alla “termosifone sfiatato”? Ecco. A sto punto meglio guardarsi Perfetti Sconosciuti che almeno fa ridere ed è ben recitato (a proposito di Battiston).
Ah, e comunque la Roma degradata qua è solo una scusa, a metà si scoprono gli altarini che era tutta (buhaaaaaa!) una gigantesca elaborazione del lutto. Ma andate a f…
Beh, no, allora dobbiamo trovare un punto di partenza comune su cos’è un “dramma da tinello”.
Perchè per me si può definire tale una storia basata su “first world problems” tipo:
– mia moglie mi tradisce/temo mi tradisca
– tradisco mia moglie e non se lo merita
– non ci capiamo/non scopiamo più
– non capisco i miei figli, il divario generazionale non ci permette di comunicare
Ecc.
Il dramma di questo film è un dramma importante e universale. Che ci siano scene ambientate in un “tinello”, cioè un normale appartamento di città italiana penso sia normale. Cioè, se ci fa proprio schifo l’ambientazione italiana un horror italiano non ci piacerà mai.
Sul punto di partenza sono d’accordo in parte: “dramma da tinello” è sì quello basato su quei problemi, ma che li tratta nella caratteristica maniera banale e superficiale. Per capirci, non ritengo drammi da tinello i migliori di Woody Allen, e nemmeno i vecchi horror all’italiana, perché nonostante molte ambientazioni casalinghe non era quello il focus.
Piove invece è un dramma da tinello oserei dire da manuale. A parte che l’ultimo punto “non capisco i miei figli”, c’è in pieno, forse il divario generazionale non è il problema principale ma c’è eccome. Poi io ci aggiungerei SPOILER
la morte del genitore, che è il dramma più abusato della storia dei drammi, dalla Disney ai supereroi non ci si scappa, e qui è fatto passare come la giustificazione di tutti i problemi nonché di tutte le cazzate che fanno i protagonisti, con un vittimismo terrificante.
Piove palesemente se la sentiva calda e ha voluto fallire nel dramma universale, quando avrebbe potuto essere un dramma sociale, “romano” o “italiano”, incentrato sui problemi che effettivamente ha queste paese. Invece no, abbracciamoci intorno al tinello e tutto si risolverà. Se non è un drammino travestito da horror Piove non so cosa lo sia.
L’uomo moderno é nervosetto, la vita media s’é allungata
Visto che l'”elevated horror” (brr) lavora tanto sul concetto che l’orrore sta in famiglia, era solo questione di tempo prima di avere un A24-tinello. Quello che manca, secondo me incomprensibilmente, è un maledetto slasher seriale brutale e senza compromessi basato sulla fissa italiana per la cucina e per gli insulti agli stranieri che ci provano, con killer che uccide ad es. chi fa la carbonara con la pancetta, chi mette l’ananas sulla pizza, cucina la pasta tutto in una pentola eccetera. Devo produrmelo io?
GRANDE!!! Me lo vedrei subito!
Strippoli non solo non si vergogna ma non ha intenzione di smettere. Ho visto una sua intervista recentemente dove gli chiedevano se dopo questo film avesse voglia di passare al drammatico abbandonando il genere e la sua risposta fu: “no, perché questo paese ha ancora bisogno che qualcuno spinga sul genere”. Che suonava tipo “qualcuno deve pur farlo, lo faccio io”.
A me sembra una cosa buona.
Però detto cosi sembra che lo faccia per dovere, non per ispirazione.
Per me è una cosa BUONISSIMA
E le bestemmie che volano perché dalle mie parti non ce n’è traccia. Vien proprio voglia di abbandonarsi alla (the) Sadness, ma sui distributori.
Horror Story non era malaccio..anche se sbracava sul più bello…ne uscissero una decina l’anno sarebbe già diverso l’approcio a questi film…così invece si crea sempre un’aspettativa che nessuno sarà mai in grado di soddisfare (ad oggi 2022 il film horror italiano low budget più carino che ricordi è ancora Al di là del fiume…ovviamente senza risalire troppo indietro nel tempo ed escludendo il remake di Suspiria che era roba grossa)
Al di là del fiume? Ho cercato per mero sfizio… di horror italiano low budget ho trovato “Oltre il guado”.
ah è quello mi sa ..ricordavo Across the river come titolo inglese
Ragazzi, sarò un barboso papà di 44 anni, però non ci vedo nulla di male in un divieto ai minori di 18 anni, per due ordini di motivi:
1) dà street cred. ad un film horror;
2) alla fine, oggi, l’adolescenza dura fino a 30 anni, e non sono proprio sicuro di volere che mio figlio di 12 si veda un film così.
Per il punto 1: se uno gradisce lo “street cred” (e conseguenti difficoltà distributive) di un film vietato ai minori, gira un film che si merita il divieto ai minori. Questo non è stato pensato così. Il divieto ai 14 ci può stare, ma quello ai 18 non ha il minimo senso, non saprei neanche iniziare a capire dove si sono confusi.
Per il punto 2: buuuuuuuuuuuuuuu (con affetto)
A 13-15 anni probabilmente tuo figlio ha già visto tutto. Noi siamo sopravvissuti a Zio Tibia su Italia Uno guardato a 12 anni e ridendosela. Ce la faranno anche loro. L’ horror serve anche a vincere la paure, esorcizzarle. È una delle cose più propedeutiche esistenti, secondo solo alla visione di Ken il Guerriero e seguito solo dai vecchi post di Pier. Lascia che il giovine esplori…Comunque metterlo vietato ai minori sega le gambe, c’è poco da fare.
Io avevo mandato anche la letterina allo Zio Tibia. Per Natale volevo il pupazzo di Golem (e Uan muto).
Oggi leggo i 400 calci, più propedeutico di così.
P. S. I miei sapevano che mi piacevano gli horror e a turno si sacrificavano vedendoli con me (incluso lo Zio Tibia Horror Show), sapendo che poi non avrei dormito. Credevano nel “se li vuole vedere che li veda, ma accompagnato”. Giusto per non far passare i miei per genitori snaturati.
>>>e seguito solo dai vecchi post di Pier.
@Nanni: ho riso oltre la morte, grazie. ma dubito che Piove mi impaurirà da morire. rispetto a CHS (che a me non spiacque pur non strappandomici a morsi i peli pubici), a livello di interlinea interpretativa come stiam messi?! Chiedo per quel me stesso che trovò indegno di un canile il parco attori di classique de gorenier.
Mi piace. Dopo “Le fate ignoranti” (che mi è piaciuto un sacco) , posso ancora dare una possibilità ai nostri horror. Comunque se volessero fare un film su acqua che ti fa diventare zombo, qui in Veneto abbiamo degli acquedotti che…Poi uno zombo che gira in mezzo al nebbione mentre sei lì che fai cacare il cane alle sei del mattino, diventa di una pericolosità pazzesca. Almeno escono da Roma e vedono il mondo.
Ho anche la scena madre: nebbione, uomo con cane che sta cacando. Un labrador, ecco. I labrador sono buoni e zombi friendly. Lo zombo arriva e addenta l’ uomo. L’ uomo è a terra, morente, il labrador scodinzola (sono cani sempre allegri). Lo zombo si allontana. Da una finestra si affaccia una vecchia: “Ehi, sporcaccione, raccogli la merda del tuo cane! Siam mica a Roma, qui!”. Capolavoro!
Finale epico!
Della scena madre, sì, concordo. Ma ho il finale finale. Lo zombo compie vari ammazzamenti brutti, finchè non viene arrestato. Lo interrogano, ma nessuno capisce i suoi versi. Chiamano diversi montanari dalle valli, ma nulla: non è neppure cimbro stretto, il più criptogrammico dei dialetti. Alla fine il commissario dice: “Questo non parla neanche sotto tortura o se parla non si capisce”. Grazie a questa capacità, lo zombo trova lavoro come prestanome per un ricco industriale, evasore da competizione. Mangerà filetto d’ operaio tutti i giorni.
Non ironicamente, una bomba che guarderei e spaccerei a chiunque
Ammetto che ci sono dei buchi di sceneggiatura. Tipo: lo zombo non finisce in carcere? Perchè trova lavoro? Come fa a firmare per il ricco industriale? Se ho voglia aggiusto, facendone un “Le ali della libertà” zomboso, altrimenti lo vendo a Netflix così com’è.
Io sono contento di questa nuova ondata horror del cinema italiano, anche se contaminata dal ‘tinello’,che difficilemente, sembra, riusciamo a scollarci di dosso. Quasi che sia una condizione necessaria per poter anche solo pubblicare il film, altrimenti non viene distribuito…ma, ripeto, son contento che si dia spazio a chi l’horror ( od il fantasy ), ha l’occhio per girarlo, quindi lo guarderò con curiosità sincera… Detto questo, non voglio rompere le palle, ma mi sbaglio o ‘Le basi: Cronenberg’, è fermo al film ‘La zona morta’?…non mollateci a bocca asciutta, please!
Mi accodo alla domanda. Ma ‘ste basi?
Temporaneamente interrotte perché mi sono accorto di avere un elenco lungo così di film che volevo coprire entro la fine dell’anno. Poi riprendono.
Noi ambientiamo molto nel tinello perché siamo un popolo che cucina
Concordo in pieno, a costo di passare per razzista.
E visto che ci siamo rincaro pure la dose ed estendo il concetto a livello nazionale.
Perche’ pure al paesello e’ la stessa cosa.
Gli intrugli che in genere ti trasformano in super, o in villain, o in mutante oanche semplicemente in mostro qui da noi sono user-friendly perche’ e’ cosi’, punto.
La gente scarica in giro di tutto, ovunque.
Tu prova a piazzare in un punto il cartello DIVIETO DI SCARICO, anche se non lo e’.
Per prova. L’indomani quel punto e’ diventato una discarica.
Sporcizia, degrado, incivilta’ e incuria ovunque.
E finalmente qualcuno che non si vergogna di mostrarlo.
Bravo. Per il coraggio di dire che le nostre citta’ fanno SCHIFO.
Per il resto sorprende, visto che l’incipit e’ di quelli da toccarsi le balle, per la sequela di sfighe.
Ma nonostante la premessa pare che abbia cavato fuori qualcosa di buono.
Veneto, periferia. Bidone piazzato fuori da un complesso di casette. La strada è quella che porta alla zona industriale, trafficatissima. La gente parte da casa per andare a lavoro, esce dalla tangenziale, passa da lì, scarica la monnezza. Arrivano da ogni dove. Ai proprietari delle case girano i coglioni. Primo tentativo: DIVIETO DI SCARICO. Secondo tentativo: AREA VIDEOSORVEGLIATA. Terzo tentativo: cartello rubato a una caserma, ZONA MILITARE, DIVIETO DI ACCESSO. VIGILANZA ARMATA. Alla fine la resa: MORITE TUTTI, LUAMARI!
Ora il bidone non c’è più. Gli ottimisti dicono che ora si fa la differenziata. I pessimisti che qualche luamaro, stanco di dovere scendere dalla macchina, si è fregato il bidone.
Voglio vederlo. Voglio vederlo però che palle (lo hai detto anche tu), non c’è mai un briciolo di originalità nelle premesse di questi film. Vanno bene i codici, vanno bene i tropi, però A24 sforna horror davvero originali (non dico Midsommar, dico .. Men). Al panorama horror nazionale non servono fenomeni, servono artigiani con le palle capaci di aprirsi al mercato con scelte selvagge, spregiudicate. Siccome l’horror non è quasi mai cinema per masse, tanto vale rischiare. Ciao Nanni, grazie di esistere.
grazie per la dritta, ne vengo dalla visione recente de il mostro della cripta quindi accolgo a braccia aperte la mortifera serieta´.
Con questi chiari di luna,è già un miracolo che i400 riecano a recensire un horror italiano all’anno…forse per il 2122 avremo riscoperto una nuova era dell’ora per i film di genere italici. O se nasce un nuovo Maestro dell’Horror (un Argento, un Fulci, un Bava), che ovviamente si affermerà prima all’estero che da noi…