Verso ottobre dell’anno scorso, a più di un mese dall’uscita del primo Diabolik, si sparge una strana voce per “l’etere”: che Luca Marinelli, alla domanda “Quando sei libero per girare Diabolik 2 e 3?” abbia risposto col gesto dell’ombrello di vandammiana memoria, costringendo i Manetti Bros. a sostituirlo con Giacomo “Grey’s Anatomy” Gianniotti. Una strana voce, dicevo, perché in effetti era bizzarro che, prima ancora dell’uscita del primo film, l’attore protagonista fosse stato rimpiazzato. Dove per “bizzarro” intendo che non era esattamente il migliore biglietto da visita possibile per la saga. Eppure Gianniotti era stato visto sui set bolognesi del film e Marinelli era totalmente uccel di bosco. Flashforward allo scorso aprile, quando la notizia diviene ufficiale: Giacomo Gianniotti, attore italo-canadese bilingue, è stato scelto per sostituire Marinelli nel ruolo del ladro delle Giussani.
Intervistato da Esquire all’epoca, Gianniotti indossa la migliore delle sue facce da culo e dichiara: “È un po’ come quando c’è un nuovo James Bond. I film sono diversi e richiedono cose diverse. Per esempio, la storia del primo film aveva meno azione, mentre quella dei miei due ne ha di più, quindi ci sono molti più stunt”.
Ecco, no. Non so se magari c’erano scene d’azione aggiuntive tagliate al montaggio, ma ne dubito. Sta di fatto che in Diabolik: Ginko all’attacco! praticamente di azione non ce n’è, e quella poca è confinata nel primo e terzo atto del film. Il problema è la parte centrale, dove per un’ora abbondante non succede quasi nulla e Diabolik è pure lui uccel di bosco. Un commento sferzante sull’assenza di Marinelli? O semplicemente una sceneggiatura scritta col culo? Scopritelo dopo la Sigla!
Da sempre, come credo molti, ho un rapporto conflittuale con i Manetti. Mi stanno simpatici, sono bravi guaglioni col cuore nel posto giusto, che hanno sempre creduto nel cinema di genere anche quando in Italia non se ne faceva. Ho persino apprezzato alcuni loro sforzi recenti, soprattutto Ammore e Malavita, che secondo me era onesto e riusciva a cavare un’ottima performance da Claudia Gerini. Il problema dei Manetti è che, in quanto a dirigere le scene d’azione, non sono proprio capaci. Ci provano da sempre, ma non ci sono mai riusciti. Vedere il seppur buono Song ‘e Napule che, in quanto commedia, funzionava abbastanza, ma si sfaldava completamente nell’istante in cui tentava di fare il poliziottesco.
Nonostante tutto questo, ho avvicinato il primo Diabolik con il beneficio del dubbio, per ritrovarmi alla fine a ridere come tutti della scena in cui Diabolik si nasconde nell’armadio. È anche l’unica cosa che mi ricordo davvero del film, quella e l’inseguimento in auto più lento della storia. Tranquilli, però, perché stavolta di inseguimenti lentissimi e pedinamenti a passo d’uomo ce ne sono uno sbrego. D’altro canto è quello che si vuole dai sequel: more of the same, giusto?
Ma veniamo a Diabolik: Ginko all’attacco!, che parte a cannone con il Nostro impegnato in un furto al museo da manuale. Dopo aver rubato MacGuffin n. 1 dalla stanza più impenetrabile del mondo, eludendo la sorveglianza di un gruppo di guardie inette, Diabolik fugge in deltaplano e si ricongiunge con l’amata Eva Kant, atterrandole in auto. Siamo in medias res: non c’è più bisogno di presentazioni e si può partire direttamente con il cold open bondiano. SMETTETELA NON L’HO MICA EVOCATO IO BOND, è stato direttamente Gianniotti. E mica ha sbagliato, perché subito dopo il cold open cosa arriva? Eh, cosa arriva? Cosa arriva, Fabrizio? MA LA SIGLA! È ovvio. Occazzo forse avrei dovuto metterla qua la sigla.
Comunque. Ci sono i titoli di testa bondiani con le ballerine che ballerinano sulla base di un brano originale di Diodato, dopodiché c’è subito un altro colpo da maestro di Diabolik, che, mascherato da guardia di sicurezza, rinchiude in un camion le suddette ballerine, portatrici di gioielli preziosi, e sfreccia via con Eva Kant alla guida. Praticamente si ripete due volte la stessa scena nello spazio di dieci minuti. Il che, vabbè, è un rischio che si può correre in un film che parla di un ladro infallibile, per cui, ancora, diamo ai Manetti il beneficio del dubbio. Poco importa che persino le coreografie delle ballerine che ballerinano siano concepite da un tizio che passava di là e aveva visto qualche puntata di Ballando con le stelle. Tiriamo avanti! Dopotutto c’è almeno Valerio Mastandrea che, con classe infinita e una pipa, ci ricorda quale fosse l’intenzione originaria dei Manetti, ovvero ricreare l’atmosfera pulp/noir senza tempo delle storie delle Giussani. Mastandrea MVP.
A questo punto, però, proprio sul più bello, proprio quando Ginko fa il colpaccio e riesce a trovare il nascondiglio di Diabolik, costringendolo alla fuga, succede il patatrac: il ladro si dà alla macchia e ci resta per la seguente ora, apparendo tipo per tre secondi in una scena che prelude al plot twist più telefonato sin dai tempi di Don’t Worry Darling (oddio, non è passato poi tanto). E il film si spegne lentamente.
È un problema di scrittura o di regia/messa in scena? Grazie per la domanda. Penso si possa rispondere democristianamente “un po’ di entrambe”. Da un lato, c’è un problema di equilibrio della narrazione: è chiaro l’intento dei Manetti, spiazzare il pubblico approfittando del fatto che Diabolik non deve necessariamente apparire come Diabolik sullo schermo. Dall’altro, però, c’è sicuramente un problema di ritmo che non è dato solo dalla scrittura, ma anche dal montaggio. È sempre la solita storia coi Manetti: un divario tra le intenzioni – un raffinato e tesissimo gioco al gatto col topo pieno di sconvolgenti colpi di scena – e la realizzazione – un film lento e raffazzonato, che vaga senza una direzione precisa a suon di svolte prevedibilissime e dialoghi talvolta imbarazzanti.
Entro brevemente in territorio SPOILER, perciò saltate il seguente paragrafo se non volete rovinarvi il film.
Il Grosso Colpo di Scena, ovvero che uno dei due Agenti Coi Baffi – sì, ce ne sono due, sono identici. È fatto apposta per confondere le acque? È pura pigrizia? Di nuovo, beneficio del dubbio – è in realtà Diabolik, lo si evince nell’esatto istante in cui lo scontro tra Diabolik e l’agente di cui ruba l’identità viene lasciato off screen. “Chissà come mai”, si chiede lo spettatore della Russia zarista che è appena giunto a Mosca dalle steppe per vedere il suo primo cinematografo, “i registi avranno fatto questa scelta straniante?”. Il secondo colpo di scena – Diabolik non ha realmente tradito Eva, era tutto concordato – lo capisci invece perché non ci credono neanche i Manetti. Diabolik ed Eva corrono su una scogliera per sfuggire alla pula, Eva si accascia, “Ahi! Mi sono fatta male! Diabbolik, non abbandonarmi!”. “Fottesega, donna!”, le risponde lui (potrei stare parafrasando) prima di sparire per sempre dietro l’angolo. Tempo tre secondi e una ferita Eva Kant, la stessa che fino a un attimo prima era incapace di camminare, si alza in piedi sulla scogliera e si getta nel fiume. Eh vabbè raga, dai, sono buoni tutti a farlo così.
FINE SPOILER.
E insomma, torniamo alla questione di prima, quel divario tra buone intenzioni e realizzazione. Più ancora del film precedente, Diabolik: Ginko all’attacco! pare un fan film girato da un gruppo di amici cosplayer senza esperienza nel cinema, quando invece è una produzione da milioni di euro girata da due registi con un curriculum ormai quasi trentennale. Si vedano i suddetti inseguimenti in auto, che dovrebbero essere il pezzo forte di ogni film d’azione che si rispetti, ma che qui denunciano solamente la totale mancanza di velocità, adrenalina, brivido e gusto del pericolo che sono le basi di ogni thriller che si rispetti.
Ma che ci dici degli attori, George? Ancora grazie per la domanda. A parte Mastandrea, fanno tutti il minimo sindacale, ma non è nemmeno colpa loro. Miriam Leone ha davvero pochissimo screen time, Gianniotti, incredibilmente, ancora meno. Ci vuole coraggio a pronunciare seriamente battute come “Diabolik non va in vacanza”, gliene va dato credito. Ma il nuovo Diabolik, per quanto fisicamente perfetto, migliore di Marinelli (che pure a me come scelta piaceva), è legnoso, e probabilmente è colpa della direzione degli attori (intenzioni: algidità noir, risultato: piattume). E poi c’è lei.
Monica Bellucci entra nel film come un fulmine a forma di Monica Bellucci, tenta (credo) un accento esotico che però si confonde con il suo accento umbro per generare qualcosa di indefinibile. Forse sono prevenuto, ma la Monica nazionale mi fa salire la Fremdschämen; ogni volta che apre bocca, in qualunque film, mi raggomitolo a feto sulla poltrona e chiudo gli occhi nella speranza che sparisca. La sottotrama di Monica Bellucci nel film la ritroviamo alla voce “Che ce mettemo pe’ fa’ numero?”, non ha alcun peso nell’economia del racconto e serve solo a farci raggomitolare a feto sulla poltrona e chiudere gli occhi nella speranza che sparisca.
Peccato. Le location sono molto belle, così come è bella e lodevole l’idea di creare una città fittizia usando parti di città italiane (Bologna, principalmente, ma anche Trieste). Nei suoi momenti migliori, il film trova il look giusto, al punto che ci si resta male pensando a cosa ne sarebbe potuto venire fuori se il progetto fosse stato affidato a un Mainetti qualunque.
Peccato davvero. Il progetto italiano di genere più ambizioso del momento – tre film prodotti sulla fiducia, ancora prima di vederne l’esito – è anche il peggior biglietto da visita possibile, che non rende assolutamente giustizia ai passi da gigante che il nostro cinema di genere ha fatto negli ultimi anni.
Ultimate Diabolik Blu-Ray Collection quote:
“Fottesega se non andate a vederlo, li abbiamo già girati tutti!”
George Rohmer, i400Calci.com
“un accento esotico che però si confonde con il suo accento umbro per generare qualcosa di indefinibile”
Grazie per le risate al lunedì mattina :)
Ho visto il primo provando a crederci e mi è bastato, persino il mio OCD completistico sui film tratti dai fumetti si ferma davanti a questo adattamento. Peccato, però.
ma a sto giro manco la pubblicità hanno fatto? aspetto con ansia le bad reaction alla recensione dei portatori di caffè..
Quel “more of the same” è ormai diventato un meme per i sequel: sottintende un riferimento a videogiochi AAA ambientati nel pantheon norreno, di recente pubblicazione, o mi sono fatto io un filmone (con scene d’azione lentissime)?
@George RE: Monica Bellucci, ma più o meno cringe della performance in “Memory”? perché per quello ho dovuto sviluppare una tecnica fulminea di “mute+attiva sottotitoli” ogni volta che entrava in scena, mentre la SoD si girava dall’altra parte facendo “na na NAAAAAAH” con le mani sulle orecchie.
Non ho visto Memory, ma, insomma, Monica è sempre Monica.
Fremdschämen. E’ sempre bello imparare parole nuove. Devo solo trovare ora il modo di inserirla in qualche conversazione.
Sui Manetti si è già detto tutto lo scorso anno. Su Diabolik idem. Mi pare poi che effettivamente questo secondo film stia passato un po’ sotto traccia. Non noto una particolare promozione.
Per ora sai che lo puoi usare parlando di Monica Bellucci
Diabolik era una merda sulla carta e sarà una merda per sembre come il 95 perciento dei prodotti nostrani. L’unico autore, pardon, Autore degno di questo nome era Hugo Pratt, ma purtroppo si è trasferito nel Walhalla un sacco di tempo fa. Attendo la trasposizione cinematografica dell’opera omnia di Jacovitti a opera dei Manetti Bros con Claudio Bisio (l’originale, non il clone fan-servizievole del cazzo (lo possino ammazza’) nel ruolo di Cocco Bill.
Cocco Bisio
Ma il clone di Claudio Bisio sarebbe Dwayne Johnson?
No, è il Claudio Bisio degli esordi, un autentico genio, sostituito prontamente, non appena divenne popolare, da una copia senza cuore nè cervello, tanto meno senso dell’umorismo.
Non è certo stato il primo. Ogni volta che metto a confronto Berlinguer ti voglio bene e Johnny Stecchino devo respirare in un sacchetto di carta (o Televacca e le romantiche letture di Dante, per quel che vale).
Concordo e sottoscrivo.
@Kylo
Cioè consideri Johnny Stecchino già parte del declino? Sono stupito, di solito si parla di La Vita è Bella come spartiacque, spaccandosi tra chi lo ama e chi lo disprezza ma comunque convenendo che Benigni era sicuramente bollito dal 1998 in poi. Per me almeno fino a Il Mostro e Tuttobenigni 95/96 si vola alto.
Il piano diaboliko di cambiare attore per permettere a L.M. di muoversi nei cinema e rubare i gioielli al pubblico ha funzionato. Diabolik 1 mi ha rubato il Pop Swatch che mi regalò mio zio nel 1995. Quell’ orologio era tutto per me. Mio zio finì in carcere nel 1983, e aveva il suo primo Swatch. Per non farselo prendere dalle guardie, lo nascose dove si può immaginare. Lo tenne nascosto due anni, finchè non scoprì che anche un altro detenuto stava facendo la stessa cosa. Mio zio e l’ altro iniziarono quindi a collezionarli, facendoseli portare da fuori e nascondendoli nel solito posto. Nel 1987 in tutta la penisola la moda degli Swatch dilagò, e all’ interno del carcere c’ era uno scambio pazzesco di orologi. Di notte si sentiva un tichettio fortissimo, eppure nessun orologio era appeso alle pareti. Le guardie sapevano, ma lasciavano correre perchè anche loro ogni tanto uno Swatch a qualche detenuto lo passavano. Nel 1991 i collezionisti si fecero più esigenti: i modelli con la scatola valevano di più. Mio zio portò per anni modelli di Swatch inscatolati ben nascosti nel solito posto. Ormai era una celebrità, lo chiamavano “Il gioielliere”. Nel 1994 si ammalò e venne messo ai domiciliari. Poco prima di morire, nel 1995, andai a trovarlo in ospedale e mi disse alcune cose che non dimenticherò mai.
“Ciao nipote. Non ho mai avuto figli e sono senza soldi, per cui quello che ti sto per dare è la più bella cosa che uno zio possa dare a un nipote: questo Pop Swatch, con scatola, è stato nascosto nel mio sedere per tre anni. Non l’ ho mai scambiato con nessuno all’ interno del carcere. Lo presi per la tua cresima e ora finalmente te lo posso dare. Conservalo sempre in mio onore. Dai una pulitina alla scatola, magari”. Non l’ ho mai tolto da allora, neppure quando in ufficio tutti si facevano il Rolex e io sempre con il Pop Swatch viola e nero. Mi ci sono pure sposato, con quel cazzo di Pop Swatch viola e nero. Vorrei solo che mi fosse restituito. Grazie.
Il film non è male: è uguale al fumetto.
Cioè una merda. De gustibus…
Appellandomi al sacro Pippo Baudo, rivendico i diritti del nome Dumbolik: L’ho inventato IO!
Col piffero. Dumbolik fu coniato da Chuck Sigirah. Io c’ ero.
SPOILERINI
Bof, per me ci stava. 6- via. Mi rendo conto che sono buono, per quanto nobilitato dalla sala è proprio un prodotto da fiction Rai.
C’è da dire che trasporre Diabolik così fedelmente richiede comunque una discreta sospensione dell’incredulità per cui un certo punto mi sono chiesto se non sarebbe stato più credibile una versione animata.
Nel primo la protagonista era Eva, nel secondo Ginko, nel terzo chi sarà?
Promossi:
– Mastandrea
– Leone a prescindere
– Scenografie e costumi 60s
– Sigla bondiana, però diegetica, idea carina dài
– Andrea Roncato versione CAPUFFICIOPÀCCHI! ormai in pensione (*)
– Roller e quella povera poliziotta, forse i più veri di tutti
No no:
– Bellucci (con luci smarmellate)
– Un po’ tutte le comparse macchietta
– “Diabolik non va in vacanza” (Provocazione: è il nuovo “Machete don’t text”?)
– La scena “mi sono fatta male” con Diabolik che allarga le braccia “è andata così! se è, ti chiamo io, cià!” e scappa con una corsetta da anziano è effettivamente degna di un video di Yotobi del 2011. (Unica attenuante: stavano facendo finta, quindi forse doveva sembrare un po’ finta? Ma poi no perché quei due stanno semmpre a impersonare altra gente quindi dovrebbero essere bravi attori…)
P.S. Rohmer, apprezzo “fremdschämen” ma sappiamo entrambi che ti vergognavi a usare “cringe” perché inflazionato e hai scelto l’opzione hipster.
(*) A proposito, che bello sarebbe stato un Fracchia contro Diabolik con Luc Merenda? O in generale un Diabolik con Luc Merenda?
Bravissimo sul “cringe”, anche se in realtà devo ammettere ci al momento non ci ho proprio pensato che sono la stessa cosa, mi è venuto dopo. Volevo proprio usare “fremdschämen”, anzi era un pezzo che cercavo quella parola.
D’accordissimo anche su “Diabolik non va in vacanza = “Machete don’t text”.
Ma scrivere “imbarazzante” al posto di cringe o fredbattelapesca faceva così schifo?
È arcinoto che l’unico film in cui non si provi ” imbarazzo nei dialoghi della Bellucci sia Dobermann.
Ma se scriveva “imbarazzante” poi non veniva fuori l’ immagine del buon George rannicchiato sul sedile del cinema, che mi ha fatto ridere. Anche perchè il buon George mi sembra altino, quindi difficoltà elevatissima. Ora che sai questo, puoi anche puntare 20 euro su “over 2,5 Stati Uniti-Galles”. Io so tutto. Poi non serve che mi ringrazi.
Devo dire che la Bellucci non mi è dispiaciuta in “Ricordati di me” ma capisco che è il film meno calciabile tra i meno calciabili.
Sono alto 1,75! Totalmente nella media.
@Raimondo, ma perché? Non vuol mica dire la stessa cosa. E poi ho fatto copia/incolla perché non lo so scrivere, non è che improvvisamente sono diventato un intellettuale!
Il tedesco si cita da una vita e non per tirarsela ma perché ha quella meraviglia della “parola concetto”
Negli shorts di YouTube vedo cosplayers più convincenti delle foto che vedo qui, ed impersonano personaggi più difficili
Insomma, per come se ne parla, i film di “Batinthesun” sono fatti meglio
“È un problema di scrittura o di regia/messa in scena? ” Di tutti e tre i comparti e per tutti i loro film tranne Piano 17 che è l’unico che per culo hanno imbroccato. Sono simpatici i Manetti ma sono veramente incapaci. Non comprendo come siano riusciti a trovare i soldi per questo secondo capitolo (e per i film in genere) ma le dinamiche del cinema romanocentrico sono misteriose.
Il film è stato girato ancora prima che uscisse il primo, ed è stato girato insieme al terzo. Quindi i soldi sono stati stanziati tutti subito con l’idea che sarebbe stato un successone senza dubbio.
Romanità. Persino per un film basato sul fumetto creato da due sciure milanesi che più meneghine non si può.
Grazie del chiarimento. Come sempre è importante sapersi vendere bene.
Certo che, tra una trilogia girata di botto tuttanzieme che deve uscire per forza anche se gli occhi degli spettatori sanguinano senza pietà e un Batgirl ucciso senza nemmeno dargli uno straccio di possibilità, viviamo davvero in un mondo strano.
E poi Mainetti, Manetti, Marinelli… Quanta confusione.
Boh a me questo è piaciuto un botto più del primo che mi aveva annoiato a morte. Non si perde tempo in costruzioni psicologiche brutte (il primo se era un corto andava meglio) e si va dritto verso la caccia all’uomo. Il giochino si capisce al secondo 3, ma è tutto molto divertente nonostante i Manetti (che qua fanno molto meglio del primo ma l’azione è sempre tragica) e la Bellucci grazie a un ritmo molto serrato (non ho avvertito grossi cali nella parte centrale onestamente) ma sempre con quello stile fumettistico che ormai hanno intrapreso i due registi (qui meno marcato del primo o forse ero più abituato, sicuramente non ci sono scene ridicole come quelle dell’armadio) Mastandrea e Leone si divorano il film tra capacità attoriali e di stare in scena. Pure la canzone di Diodato è azzeccata.
Chiedo scudo, il mio primigenio appellativo fu Orecchiobolik…poi ingentilito da Chuck in Dumbolik.
Adolf, dato che Galles Stati Uniti è finita 1 a 1 è giusto dire che non ci hai preso? E George, in questo caso è giusto dire che provo tanto Fremdschämen per Adolf? Per completezza ci tengo poi a ribadire a distanza di un anno che Diabolik come fumetto non mi è mai piaciuto.
WELTSCHMERZ:
Ma cosa vuoi che ti dica? Ogni mondiale, dal 1998, piazzo 20.000 mila lire o 20 euro su un’ unica partita. Una sola stracazzo di partita. Ho vinto una sola volta: nel 2006. Ormai quel Mondiale lo ricordo più per quella vittoria di 45 euro che per la vittoria dell’ Italia. Poi vabbe’, c’ ho anche ‘sto problema che ormai i fumetti di Dumbolik li compro per abitudine, che ormai leggerli è come fare sesso con tua moglie quando ha le tette alle ginocchia, ma comunque lo fai perchè ti ricordi di quando ti piacevano. 5 numeri fa, più o meno, Dumbolik ha smascherato due tizi che lo volevano incastrare, semplicemente perchè questi due si sono messi a raccontarsi tutto al bar. Ma una roba tipo:
-“Eh, Dumbolik non lo scoprirà mai che siamo stati noi due”
– “Esatto. Sei stato bravo a usare il suo costume per compiere il delitto”
– “Certo, e tu sei stato bravo a fare la chiamata alla Polizia e a nasconderti finchè non sono arrivati e io sono stato bravo a scappare ma facendomi vedere”
– “Bravi noi. Ah ah.Non ci scoveranno mai”
Zaaac: Dumbolik è lì vestito da vecchio ubriacone da banco e ha un registratore. Quando un eroe, per quanto antieroe, si scontra con dementi del genere, le palle ti cascano talmente tanto che su un altro sito c’è mia moglie che racconta di quando era bello fare l’ amore con me che avevo ancora i testicoli che non sembravano il cattivo di Robocop quello che muore finendo nell’ acido.
Dal 2006 faccio una vita da schifo.
E poi non ho ancora imparato ad aggiungere i commenti…
Quanti inestimabile ricordi… In quel torno di tempo, ben ricordo, il compianto Chuck, abile nel proporre soprannomi alternativi, suggerì che tu, Takeshi carissimo, avresti potuto un giorno tramutarti, da Kojak che sei, in Takeshi Paolo Turci. E poi c’era qualcosa o qualcuno, non so più chi, come se avessi dovuto rimuovere per andare avanti, ma mi sento come se mi avessero strappato un pezzo di cuore.
PS “l’atmosfera pul/noir senza tempo delle storie delle Giussani” imho altro non è che la pigra sciatteria di chi non si documenta sul mondo reale e non ha la creatività di inventarsene uno di fantasia, perciò ci propina un piatto sfondo generico per situazioni risapute, scopiazzate e rimasticate.
@Adolf, attento a criticare Diabolik, che se ti legge Chuck viene qui e ti fa il culo.
Chuck dorme il sonno dei saggi, della spieranza. Chuck direbbe forse le cose che dico io, perchè Chuck sa in cuor suo che il fumetto di Diabolik ormai è solo routine. Va in edicola, prende l’ inedito Dyd, poi il Dyd Old Boy e la copia di Diabolik. Tutta roba che ormai lo stimola poco, che non sarà mai quando era imberbe implume imbelle agli occhi del mondo. Ma è roba a cui vuole acora bene, glielo si legge sul sexy frontone. Probabilmente è anche andato a vedere il film e anche stavolta, uscendo a testa bassa dalla sala pensando a quanto sarebbe bello per i Manetti far inseguire Dumbolik da una Gig Nikko Turbopanther con tanto di tamponamento, sarà arrivato alla conclusione che se la Leone fosse americana sarebbe la stella più splendente del cinema mondiale. Una dea, da elevare ai livelli di Charlize Theron e in grado di oscurare perfino Ana De Armas, e che in molti questa cosa non l’ hanno capita. Ma egli dorme e forse è giusto così: altre battaglie lo spettano, chè la pieranza può sempre tornare.
Caro Bugo, Cip & Ciop sono ormai accoccolati l’un l’altro in un caldo abbraccio indotto dal letargo, sono bel lontani, per quanto perfettamente scolpiti nella mia memoria, quei momenti epici in cui tutto nacque dal buon cuore di Cip che, col suo fare ciarliero&buonista, volle difendere quell’immondo film!
Momenti di maledizioni, ingiurie e invettive furono…furono e non saranno mai più.
Com’è che dicono? Non piangere perché è finita, ma gioisci perché è sul cesso… Sigh, sarà, ma le lagrime, caro amico, scorrono copiose, e quanto sono acri…
Top mi ha fatto piacere essere presente in questo capolavoro
“Diabolik non va in vacanza” Is the new “Machete don’t text”?
Tra questo e uno degli ultimi Marvel cosa è guardabile senza strapparsi i bulbi oculari dalle orbite?
…sono solo queste le due alternative scusa..?
Visto ieri al cinema di dogliani dura poco fa ridere e sì non c è azione ma si lascia vedere per me è mia moglie voto 7 bob