Eddai, Roar Uthaug, ma perché non ti impegni seriamente? Con un nome così dovresti essere il nostro regista prefe di tutti i tempi a mani basse, il nume tutelare dei 400 Calci per eccellenza, ma dove lo troviamo un altro che si chiama “ROAR”? Cioè, ti chiami come l’onomatopea che viene usata nei fumetti per – cito testualmente dal Treccani – «riprodurre il ruggito di una bestia feroce o il rombo di un motore», ma ti tendi conto? Fai pure il cinema che ci piace, grande Giove, sei perfetto, sei l’eletto, sei colui che da sempre attendiamo! E l’horror, e i vichinghi, e lo tsunami, e Tomb Raider. È tutto perfetto sul CV e allora mi chiedo: ma com’è che non hai ancora fatto nulla da meritare un posto d’onore nella nostra Sala dei trofei?
Voglio dire, capisco che con progetti come per l’appunto Tomb Raider puoi farci poco, magari lo hai visto unicamente come il lasciapassare per entrare nel giro grosso degli ammerigani e purtroppo non è andata. Peccato, anche perché Alicia Vikander ci credeva fortissimo e si era fatta un culo così tra palestra e arti marziali, come ci raccontò a suo tempo la nostra Xena Rowlands. Peccato, ok. Però quando il progetto lo senti più tuo, quando parla del folklore della tua terra, la Norvegia, e quando hai modo di mettere mano alla sceneggiatura per evitare cose dimenticabili come, appunto, Tomb Raider… e metticelo un po’ più di impegno, su!

Basta fingersi impegnato, impegnati sul serio!
E invece niente, ancora una volta ci tocca invidiare quella dimensione parallela dove il nostro Roar ruggisce davvero, magari da quelle parti ora sta girando Fast X dopo l’abbandono di Justin Lin. Direte voi: ma come, e Louis Leterrier? Tranquilli, perché in quella dimensione quel gioiello di Dark Crystal – La resistenza non è stata cancellata da Netflix, quindi il nostro Louis, dopo aver diretto tutti gli episodi della prima stagione, ora è nuovamente immerso tra le creature della Jim Henson Company per la seconda. Eh sì, è un non-luogo dove siamo tutti contenti quella dimensione: non esiste crisi economica, la pandemia non c’è mai stata e Sonia di Super3 è il primo presidente donna. Invece qui da noi il sistema capitalistico sta collassando, il coronavirus è ancora per le strade, il presidente è… beh, non è Sonia di Super3, e il nostro Roar ha scritto e diretto Troll, da qualche giorno su Netflix.
SIGLA!
Dovre, Norvegia. Ammirando le montagne un padre racconta alla giovane figlia dell’esistenza di creature che vivono nascoste in quei boschi: i leggendari troll. 20 anni dopo quella ragazzina è diventata paleontologa e viene chiamata dal governo per aiutarli a investigare in merito a strani segni sul terreno apparsi in seguito ad un incidente avvenuto durante la lavorazione di una ferrovia ai piedi di una montagna. L’incidente sarebbe che le esplosioni per creare il tunnel dove passerà la ferrovia hanno risvegliato un enorme troll e quando la nostra paleontologa suggerisce che quei segni sul terreno sono inequivocabilmente delle gigantesche impronte, tutti prontamente le ridono in faccia. Da qui in poi il tono del film è chiarissimo: Troll è un pigro b-movie con qualche soldo in più nel budget, e fa piacere almeno vedere che quei soldi sono stati impiegati per realizzare un mostro grosso dignitoso anziché spenderli in star di richiamo, ma per il resto ci troviamo di fronte alla brutta copia di qualcosa che abbiamo già visto mille altre volte. Voglio dire, c’è persino il bicchiere che vibra di Jurassic Park per annunciare l’arrivo del troll, una roba che se la vedo in funzione di parodia comica mi va benissimo, ma non posso proprio accettare di vederla in un film che si prende sul serio, a meno che non sia Jurassic Park.

Ma che veramente?
In Troll troverete caratterizzazioni che pensavamo di esserci lasciati alle spalle almeno 30 anni fa:
- il nerd esperto di tecnologia che riesce ad hackerare qualunque sistema informatico, ma questa volta è femmina e non usa alcuna chiavetta USB
- il ministro della difesa che pare uscito da Mars Attacks!
- la spalla comica della protagonista che ohssignorepietà
- il giovane militare con #notallcops tatuato sulla fronte
- un rapporto padre-figlia con lui che sembra proprio matto, guardatelo, va in giro in mutande col fucile in mano, ci credo che la figlia si vergogna di lui per quanto gli possa voler ben..no, aspetta, non ci credo, il vecchio non è matto, i troll esistono davvero! Questo cambia tutto, scommetto che adesso il loro rapporto si risanerà e lei ritroverà gli occhi della tigre
- un confuso messaggio ambientalista che quando si fa vivo viene sottolineato con il pennarellone, con i manifestanti bravi bravissimi contro la costruzione della ferrovia cattiva cattivissima per bucare la montagna bella bellissima

Guardatelo come gode nel mostrare sfacciatamente ai manifestanti il telecomando che aziona le cariche esplosive. Ma come si fa a essere così malvagi?
Il tutto portato avanti con un tono che non sceglie mai un registro preciso. Forse è proprio questo il vero problema di Troll: è talmente pieno di personaggi macchietta e situazioni già viste che pecca di enorme ingenuità se pensa di stupirci. Anzi, è proprio noioso quando ci crede fortissimo, quindi cosa fa? Vira verso la commedia, ci infila a forza quella che René Ferretti chiamerebbe “la linea comica” per smorzare un po’ la, uhm, presumo tensione e a quel punto diventa imbarazzante. Lo avete visto anche nel trailer: a un certo punto viene davvero detto “hey, ho, let’s go” prima di passare all’azione. Ma quanto può essere sfigato un film che pensa di creare fomento con una scena del genere? Ma ve lo immaginate se lo avessimo sentito qui:

«HEY! HO!»

«Let’s go»
Io ho capito cosa voleva fare il nostro Roar. Voleva fare il Joe Dante dei tempi d’oro, quello di Gremlins. Quello che trova l’equilibrio perfetto tra avventura col mostro e umorismo talvolta anche becero, che vuole sì raccontarti un episodio ai confini della realtà però vuole anche lanciarti un messaggio bello amaro da mandar giù. Purtroppo Troll non fa nulla di tutto questo e per di più presenta anche il grosso problema di quale dovrebbe essere il messaggio da cogliere, visto che alla fine, stringi-stringi, non è che gli eroi della storia arrivino ad una conclusione tanto differente da quella dei militari brutti e cattivi.
Insomma, no, caro Roar. Non ci siamo. La strada è ancora lunga per diventare il nostro regista prefe, non basta avere il nome più da 400 Calci di sempre, bisogna dare di più, si può dare di più. Non va affatto bene se l’unico merito di questo tuo film sui troll è quello di averci ricordato dell’esistenza di un altro film sui troll, molto più bello del tuo, girato 12 anni fa da un altro regista norvegese. Sai bene di quale film parlo. Ricordati che André Øvredal non ci mette nulla ad andare all’anagrafe e farsi cambiare il nome in Roar Øvredal, che è un nome ancora più cazzuto del tuo perché ad un primo ascolto sembra Roar Overdrive.
ROAR OVERDRIVE. Ma ti rendi conto? Stai attento. Stai molto attento.
DVD-quote:
«Aridatece Troll Hunter»
Terrence Maverick, i400calci.com
Al confronto, in materia di troll, e’ piu’ figo “Hilda”, sempre su Rete pellicole.
Ed e’ un cartone animato, vedete voi.
Concordo persino sulle virgole.
Poi mi chiedo: ma perché per tutto il film non si può dire Troll? Perdonatemi, protagonisti, ma potete negare l’evidenza davanti all’orma gigante, va bene, ma quando vi trovate sta creatura di pietra alta come un grattacielo come volete chiamarlo? “Coso” di pietra alto come un grattacielo? Gigante? Mah.
Un Gozzilla che non ce l’ha fatta.
Eh, va anche detto che chi vuole portare i troll al cinema deve vedersela con un grande classico indimenticato.
https://www.youtube.com/watch?v=CkNB0w1fYKk
Ma che cazzo è l’IPERNATURA??!?!!?
E lo scrive sul bloc notes! Che poi riapre quando sente odore di scoregga di troll al fine di leggere quello che ha scritto mezz’ora prima! Ma io veramente.
Ma poi dai!!!
[OCIO SPOILER]
“È bellissimo, è la natura!”
“Ammazziamolo!”
“Ha salvato un bambino: è un tenerone!”
“Ammazziamolo!”
“Vuole solo tornare a casa, poverino! Gli hanno sterminato la famigghia!”
“Attiriamolo con il teschio di un baby troll, che probabilmente era suo fratello! (E poi ammazziamolo)”
“Noooo! Sta soffrendo! Lasciamolo andare!!”
“Oh cazzo è morto… LOL”
spero che abbiano pasticciato coi sottotitoli perchè in effetti ha dei dialoghi che non sentivo dal secondo Godzilla, il film con la trama più idiota che ricordi in tempi recenti….che poi tutta la menata del piano per sparaflesharlo e dopo 5 minuti sorge il sole e crepa…
Come mai non avete recensito “The Menu”? L’avete trovato troppo poco calciabile?
Non è sicuramente un capolavoro ma me è piaciuto, forse in effetti non troppo calciabile
Che occasione sprecata! E sì che il troll è fatto bene bene. Ma bastava saperlo scrivere sto film….
Ma non eravamo rimasti che il regista con nome più calcistico era Olivier Megaton?
nah, è decaduto dal ruolo dopo che si è scoperto che il vero nome è “Olivier Fontana” :/
Nome da figlio sfigato di un presidente di Regione
“IL CORONAVIRUS E’ ANCORA PER LE STRADE”!!! Moriremo tutti! Ma allora che senso ha guardare questi film che “ricritineno i bimbi” e leggere queste recensioni del cazzo? Non sarebbe meglio SCOPARE?
Sono anni che leggi e commenti tutte le nostre recensioni, che bello assistere a questa tua improvvisa svolta!
Sai, per alcuni di noi non è troppo tardi.
Sono contentissimo per te, anche un po’ commosso. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri e torna quando vuoi!
devo scoprire cosi di justin lin e LOUIS godfaust LETERRIER.
che brutta giornata
Lo vedrò alla prima pausa serale dai mondiali o da Twitch. Certo che, se hai un mostro montagna, e non sfrutti l’ idea che scavando per fare il tunnel gli creano un buco di culo sul ginocchio o, meglio ancora, una lobotomia che fa dire al troll solo cose insensate tipo “Carciofioccupabilifare”, sbavando abbestia, parto già indisposto. Ciao Terenzio, fai il bRAVEheart.
Nella prima parte è indipendence day in norvegia
Praticamente è Godzilla in Norvegia, ed infatti se lo dice anche da solo quando si vede il servizio della TV giapponese sugli eventi, con in più tutte quelle cose belle che fanno tanto felice l’Algoritmo, come le quote rosa (tra cui la protagonista) e le quote minoranze, che bella la scena nella quale il soldato biondo con gli occhi azzurri e quello nero musulmano si chiamano fratelli!
Roar Overdrive nome DEFINITIVO
Dumbolika mi ha tenuto sveglio dal minuto 50 in poi con scosse sui testicoli. Sono arrivato alla scena dell’ inseguimento del teschio del nonno e Dumbolika si è impegnata a raccoglierle da terra. Tutto già visto e il non visto rasentava il ridicolo. Due palle così. Troll fatto molto bene, però nessuno nel film lo nomina mai, forse perchè aspettano che sia lui a presentarsi. Per me è stato sempre Gianni Troll.