uando uno come David Cronenberg decide di chiudere un cerchio della sua impareggiabile carriera riprendendo spunti e titolo da un suo cortometraggio degli inizi, è il segnale per far partire la retrospettiva. E noi, puntualissimi, rispondiamo. Seguiteci nella seconda parte del nostro imprescindibile speciale: Le basi – David Cronenberg.
Gli anni ’80 volgono al tramonto; David Cronenberg ha appena avuto un buon successo commerciale con La mosca; ma riposare sugli allori non gli viene molto facile, e allora col suo film seguente decide di andare ancora più a fondo nella sua indagine sul corpo con un film ancora più malato e sgradevole – allo stesso tempo, tuttavia, staccandosi dagli stilemi del body horror che lo hanno reso famoso. Le differenze sono sostanziali: mentre ne La mosca le anomalie e le brutture fisiche venivano esternate nella metamorfosi di Jeff Goldblum, e addirittura il corpo della povera scimmia-cavia veniva “rivoltato come un calzino”, in Inseparabili l’attenzione del regista punta direttamente verso l’interno e lì vi rimane, rispettosa e solenne (ed è una direzione che tutti i suoi film successivi confermano, fino all’approdo alla psicanalisi di A Dangerous Method).

Vediamo che cosa c’è dentro questa paziente
In senso letterale, la storia parla di un’indagine sull’interno del corpo femminile, naturalmente, ma anche dell’interno dell’anima, dell’identità: due livelli semantici e narrativi che si compenetrano e si fondono di continuo, fin dalla famosa battuta sui “concorsi di bellezza per organi interni”. I gemelli Elliot e Beverly Mantle sono ginecologi tanto intellettualmente geniali quanto emotivamente immaturi: il primo, più spigliato e narcisista, conquista le pazienti e poi le passa al fratello più timido; è il “volto pubblico” del duo, si sente a suo agio sul palco per ritirare premi guadagnati grazie anche alla ricerca del fratello. I due vivono e lavorano insieme, funzionano in tandem perché, in definitiva, sono uno: il fatto che appaiano come due esseri umani distinti è l’aberrazione originale da cui discende tutta la rovina a cui i due vanno incontro. Da notare che la trama del film ricalca da vicino la vera storia dei gemelli Stewart e Cyril Marcus, anch’essi ginecologi, anch’essi morbosamente attaccati l’uno all’altro, anch’essi morti insieme in circostanze poco chiare.

Il miglior split screen degli anni ’80
L’unione psicologicamente “siamese” fra i gemelli Mantle si incrina quando entrambi iniziano una relazione con una paziente speciale, l’attrice Claire Niveau; Claire, che ospita all’interno del suo corpo un rarissimo (e inutile a fini procreativi) utero triforcato, affascina i fratelli dal punto di vista medico ed erotico; ma quando si insinua fra loro dal punto di vista emotivo, nessuno dei due è in grado di reagire in modo maturo: Beverly se ne innamora pazzamente, Elliot la umilia. Ma Claire è un’attrice, quindi sa come gestire la/le identità: ha un corpo anormale ma una mente solida. I gemelli il contrario, come messo in chiaro dal prologo: fin dall’infanzia i due pullulano di curiosità scientifica e ginecologica, pensano come un cervello solo, ma non hanno nessuna empatia per la piccola vicina di casa a cui chiedono di punto in bianco di fare sesso con loro (significativamente, la stizzita risposta della ragazzina dimostra che in realtà non hanno neanche alcuna reale conoscenza della materia).

No, grazie
Non a caso, quando la mente di Beverly vacilla, comincia a vedere le donne come mutanti: Claire è la mutante per eccellenza, ed è colei che vede chiaramente il lato morboso della vita speculare di Elliot e Beverly e vuole spezzarla, innamorandosi solo di uno dei due; è quindi una minaccia. I famigerati “strumenti chirurgici per operare donne mutanti” che Beverly fa realizzare a un artista non sono solo strumenti di tortura (assolutamente non indicati per il corpo femminile), ma anche la manifestazione di una mente che non riesce più a comprendere che cosa c’è dentro di sé e dentro l’altro da sé. L’unica possibile salvezza sta nel rimarginare la ferita inferta da Claire all’anima dei due fratelli, suturare il trauma della separazione: quando Beverly diventa tossico, Elliot sente che per salvarlo deve “sincronizzarsi” a lui, cioè percorrere il suo stesso sentiero di allucinazione.

Non è arte, è scienza!
Naturalmente è una strada senza uscita, proprio come la vagina e l’utero a cui i gemelli Mantle hanno dedicato le proprie vite. Claire nota che “Beverly” è un nome femminile; ma alla fine è il più virile Elliot a diventare la vittima, la “femmina”, e si lascia squartare dagli strumenti ginecologici per donne mutanti. E’ un ribaltamento inaspettato che mette in luce un altro strato di complessità; e Beverly che si aggira cantilenando “Ellie… Ellie…” (Jeremy Irons è gigantesco) è uno dei momenti più tristi della storia del cinema. Mentre La mosca si concludeva con la fusione fra Seth Brundle, mosca e capsula, Inseparabili si conclude con una separazione ugualmente letale.
A livello di pura messa in scena, il film è quasi interamente girato in interni, praticamente senza mai un raggio di sole; spesso ci sono finestre, ma la luce del mondo esterno (la potenziale salvezza) è sempre bloccata da tende e tapparelle che rendono il film claustrofobico e opprimente: merito della produzione di Carol Spier, collaboratrice di Cronenberg di lunghissima data, che fa entrare lo spettatore in un labirinto visivo senza uscita. Fra il buio e il grigio, il colore rosso compare a sprazzi, ma soprattutto invade lo schermo nelle sequenze di chirurgia: per far assomigliare i gemelli a dei cardinali, nobili e arroganti, la costumista Denise Cronenberg, sorella del regista, li veste in camici scarlatti inconfondibili e indimenticabili; visto oggi, Inseparabili ha mantenuto intatta la sua carica disturbante e poetica.
Cofanetto quote:
“La vecchia carne che marcisce dall’interno”
Cicciolina Wertmüller, i400Calci.com
Probabilmente il miglior horror psicologico di sempre, una di quelle combinazioni perfette di regia magistrale, scrittura ispirata e recitazione superlativa (Irons da doppio Oscar, il fatto che non sia stato nemmeno candidato dimostra quanto poco valgano quei patetici pipinotti), a cui capita di assistere una volta nella vita. Difficile qualcuno possa fare di meglio, anche se un buon adattamento del ragazzo sveglio di King sarebbe un ottimo candidato.
Uno dei film più belli di sempre.
L’ho visto la prima volta da ragazzino, è stata un’esperienza incredibile.
Grande Ciccy che mi hai citato i cardinali. Questo film nella mia mente bacata l’ ho visto sempre (anche) come un riferimento alla doppia moralità ecclesiastica. Da una parte il fratello che dice Messa e fa public relations, dall’ altro quello più impacciato che ha un rapporto morboso/nascosto/infantile col sesso. Sono due ma potrebbero rappresentare uno, due facce della stessa medaglia. Quando trovano una donna strana, una “strega”, ne sono affascinatissimi, ma allo stesso tempo la devono “guarire”, di fatto torturandola con strumenti orribili. Film bellissimo e disturbante come pochi.
Nonostante adori Cronemberg, ammetto che questo film non sono mai riuscito a finirlo.
Non so dire perchè, ma a una certa mi addormento. Credo mi annoi la faccia di Jeremy Irons, poi qui ce ne sono addirittura due, di Jeremy Irons.
Cicciolina chirurgica come sempre.
Caption alternativa alla foto di Irons col camice potrebbe essere “A24 puppa la fava”
Bellissimo articolo Cicciolina! Non vedo l’ora di leggere quello sulla seconda collaborazione con Irons: M. Butterfly, film per me sottovalutato.
Poche palle, uno dei film che più mi ha inquietato da ragazzo: freddissimo spietato, asfissiante come la messa in scena.
Anche io della squadra M Butterfly capolavoro sottovalutato.
Questo film l’ho sempre confuso con quello di Greenaway coi gemelli appassionati di decomposizione, senonché ho rimosso quello di Cronenberg in quanto l’ho trovato il più noioso dei due, wtf?
Visto anch’io da ragazzina, lo ricordo come un film maledettamente inquietante (diciamo pure pauroso) e dolente, con un Jeremy Irons immenso. La quote con cui uscì (‘La separazione può essere MOLTO dolorosa’) me la ricordo tutt’ora… E comunque da allora quando un dottore tira fuori uno speculum io comincio a sudare freddo…
Uno dei film piu’ agghiaccianti e disturbanti che abbia mai visto, e senza che poi succeda tutto sto granché’: solo atmosfera e messa in scena essenziale. Non e’ il mio Cronenberg preferito ( e, ovviamente IMHO, nemmeno il suo apice, anche se poco ci manca). ma adesso mi tocca rivedermelo.