Gennaio è ottimo per i recuperoni, ovvero per passare al setaccio i film non ancora coperti dell’anno appena concluso e vedere se si riesce ad infilare un pezzo tra le nuove uscite, le retrospettive, le divagazioni e le live. E quindi stavo ragionando se scrivere o meno qualcosa su Licantropus, visto che lo abbiamo menzionato più di una volta durante il nostro ottobre licantropino su Twitch, alla fine dal trailer sembrava una roba interessante anche se a tratti era come se la Marvel avesse fatto il remake de La croce dalle sette pietre, ma poi mi sono reso conto che non è nemmeno un film ma uno special televisivo quindi sinceramente sti cazzi.
Poi mi sono ricordato di questo Mr. Harrigan’s Phone tra le cose che mi ero segnato. Si tratta dell’adattamento di uno dei racconti della nuova antologia di Stephen King, If It Bleeds, da noi pubblicata da Sperling & Kupfer con il titolo Se scorre il sangue e data alle stampe durante il primo lockdown, o diciamo più verso la sua fine. Il film è stato distribuito da Netflix il 5 ottobre scorso e vede il coinvolgimento del giusto Ryan Murphy e dell’ancor più giusto Jason Blum tra i produttori, nonché dello stesso King; purtroppo però a scrivere e a girare c’è il molto meno giusto John Lee Hancock, uno che da queste parti abbiamo coperto in due sole occasioni: quando fece il buon Highwaymen – L’ultima imboscata e quando fece lo stupido Fino all’ultimo indizio. Uno che se lo chiedete a me l’unica cosa davvero degna di nota che ha fatto è The Founder, ma non per il film in sé o per Michael Keaton, ma perché sostanzialmente la storia di Ray Kroc è talmente interessante che devi proprio essere un impedito totale per tirarci fuori qualcosa di noioso.
Ora, io il racconto di King non l’ho letto quindi non posso sapere con esattezza dove ha sbagliato il nostro Hancock nell’adattarlo, però diciamo che si intravede sullo sfondo di questo svogliatissimo film qualcosa di valido da raccontare, qualcosa che probabilmente tra le pagine di King riesce a trovare un respiro più avvincente, ma che qui proprio no. Ve lo dico sinceramente: ero indeciso se scriverne o meno di questo Mr. Harrigan’s Phone perché il giorno dopo già vi sarete dimenticati di averlo visto, poi però ho pensato potesse essere utile parlarne più che altro per mettervi in guardia, per dirvi a cosa andrete incontro semmai deciderete di vederlo. Perché lo so che anche voi come me quando nel trailer avete letto “Ryan Murphy”, “Blumhouse” e “Stephen King” uno a fianco all’altro avete pensato: hey ma questo dev’essere un horror coi controcazzi; e invece è importante che voi sappiate innanzitutto che Mr. Harrigan’s Phone di horror ha ben poco. Talmente poco che se non fosse per il coinvolgimento dei tre nomi citati poc’anzi non troverebbe spazio qui su I 400 Calci, anche perché non stiamo parlando nemmeno di un’eccezione meritevole: per esserlo devi possedere appunto qualcosa di meritevole.
Quello di cui stiamo parlando è molto più un coming of age incentrato sulla figura del giovane Craig, incapace di affrontare appieno la perdita della madre, di tenere testa al bullo della scuola e alla fine anche di coltivare amicizie solide con i suoi coetanei; l’unica persona con cui riesce a instaurare un rapporto duraturo negli anni è il signor Harrigan, un vecchio uomo d’affari in pensione al quale Craig fa visita tre volte a settimana per leggergli classici della letteratura, come The Jungle, Delitto e castigo e Guida da combattimento a Sylvester Stallone. Se ci fossimo fermati qui forse avremmo avuto un dramma molto ben focalizzato, tutto giocato sulla singolarità di un’amicizia dove due mondi opposti e anagraficamente lontani si incontrano e contaminano, e magari concentrandosi di più su questo aspetto Hancock avrebbe tolto quel terribile e gratuito momento in cui il signor Harrigan ipotizza l’evoluzione di INFERNET negli anni e la voce narrante di Craig gli dà didascalicamente del profeta. Voglio dire: quanto è facile per persone del 2022 mettere in bocca supposizioni del genere a personaggi del 2003? Vabbè. Purtroppo però dobbiamo seguire il racconto di King e allora succede che a un certo punto il vecchio muore e sembra che inizi a comunicare dall’aldilà con Craig attraverso il suo telefono. A questo punto il film prende una piega inaspettata: se qualcuno sta sul cazzo a Craig il nostro non deve fare altro che lasciare un messaggio sul telefono del defunto signor Harrigan e il giorno dopo questo qualcuno sarà prontamente trovato morto. Tipo Death Note ma con la segreteria telefonica al posto del quaderno della morte.
Voi direte: quindi da qui in poi è una sequela di ammazzamenti uno più spettacolare dell’altro con un crescendo di intrigo e suspense finché ovviamente alla fine si scoprirà che le cose non sono quello che sembrano? Macché, magari. Da qui in poi una volta salutato l’immenso Donald Sutherland, che anche in robette raffazzonate come questa riesce sempre e comunque a dare intensità ai suoi personaggi, Mr. Harrigan’s Phone vaga senza meta reggendosi tutto sulle spalle del povero Jaeden Martell, che per carità gli si vuol bene dai tempi dell’It di Muschietti, ma qui ha proprio l’espressione di chi non capisce dove il film vuole andare a parare con il suo personaggio. Ma tranquillo Jaeden, non lo abbiamo capito neanche noi. Perché ve lo giuro che io non capirò mai questo tipo di soft horror semi-paranormale dove vengono disseminati indizi qui e là che non portano da nessuna parte ma che soprattutto ti fanno credere nel colpo di scena della madonna che alla fine col cazzo che arriva.
Magari Hancock non ha colpe, magari è proprio il racconto di King a non essere particolarmente ispirato, ma se in Stand by Me – Ricordo di un’estate, e quindi in The Body, il coming of age era palesato, centrale, emozionante e il ritrovamento del cadavere di Ray Bower era più un elemento perturbante che d’orrore puro, qui non viene replicato nemmeno per sbaglio quel perfetto equilibrio, lasciandoci così, da una parte con la sensazione di essere stati un po’ illusi da questo film e dall’altra con la certezza che nonostante le prediche infilate qui e là non getteremo i nostri smartphone nel lago.
Pare che in futuro e in separate sedi Ben Stiller, Darren Aronofsky e la HBO metteranno le mani sugli altri tre racconti di Se scorre il sangue. Ad ognuno il suo racconto del Re. Speriamo ci vada meglio che con questo.
DVD-quote:
«Al rogo i tecnologici apparecchi!»
Terrence Maverick, i400calci.com
Giuro di aver letto sia il racconto che visto il film il giorno stesso dell’ uscita e di non ricordare nulla (che sia questo il fine morale di zio Stevie?)… Ad ogni modo già la qualità dei suoi scritti non è più al livello da decadi ormai per cui anche le trasposizioni su schermo non possono che seguire…
Ad averne film come il dimenticatissimo Apt Pupil di Synger, quello si che inquietava lasciando segni e certificando la presenza dell’ hombre malo (cit. dal doppiaggio di Marked for Death….)
Apt pupil gran film… poi McKellen è sempre un gigante…
Questo Mr Harrigan’s Phone non l’ho letto né visto, ma da discreto lettore kinghiano concorso purtroppo sulla qualità della ultime produzioni.
Io ho trovato abbastanza avvincente la trilogia di Mr Mercedes, poi poco altro…. peraltro ho scoperto solo ora che ne hanno fatto una serie tv, chissà.
“Suoi?”. Per me le giornate di King sono state per anni così: lui in ciabatte e occhiali da uomo talpa che legge le notizie sul Maine, e attorno un’ orda di umpa lumpa della scrittura che ogni tanto lo disturbano per dei consigli:
– Maestro, le piace “il ragazzo venne avviluppato da una calda fiamma che gli provocò movimenti esagitati e urla disumane?
– Scrivi “John prese fuoco e il puzzo delle due carni si diffuse nell’ aria”
– Bello! Sembra Bachman!
– Poi ti spiego, giovin stagista…
Oggi in ciabatte e giornale c’è il figlio. Il Maestro, ahinoi, passa le giornate scrutando gli abissi del suo acquario.
Revival (2014) è molto bello. The Outsider (2018) e Billy Summers (2021) non sono niente male. Il resto della produzione recente è da mediocre in giù. Purtroppo con il fatto che vende qualsiasi cosa pubblichi, King non fa uscire solo quello che scrive quant’è veramente ispirato, ma ogni cazzata che gli passa per la testa.
Eh… tristemente è diventato un po’ come Bruno Vespa (con tutto il rispetto per stephen sia chiaro) che sai già che ogni anno uscirà con un nuovo libro, a volte più di uno. È impossibile mantenere un livello alto a quel ritmo, quindi il risultato sono un sacco di schifezze e qualche buona idea.
Recupererò Revival, grazie
Secondo me il suo editore gli ha fornito una A. I. tipo Skynet che scrive al posto di zio Stevie… Vedrete quanti romanzi postumi (che possa campare altri 100 anni eh) usciranno poi, come successe per Crichton, ma dove cazz li teneva sotto la piastrella del cesso o in uno scatolone in garage?
Il miglior King degli ultimi anni secondo me è quello di “Revival”, che tra l’altro si presterebbe anche ad una trasposizione cinematografica (mi pare ci fosse già un progetto poi saltato).
Libro bello tosto
Diario Argento, che forse necessiterebbe di un ghost director, disse anni fa che King (ex suo bff) aveva 5 umpa lumpa che scrivevano per lui. Verità? Invidia? Lotta nel fango tra maestri dell’ orrore che hanno bisticciato? Boh. Per me è impossibile avere ancora colpi in canna senza aiuti esterni, soprattutto dopo avere scritto per oltre 30 anni e con l’ età che avanza. Vero è che come Bachman sfornava un libro al giorno e ogni tanto tira fuori qualcosa che ai tempi non riteneva leggibile, ma aveva un’ altra età e si dopava come un cavallo dello zoo di Berlino.
Opinione personalissima (e quindi sicuramente sbagliata): l’ultimo grande lavoro di King è stato Cuori in Atlantide, che tra l’altro ha avuto un adattamento veramente bruttino; ai suoi libri successivi ho provato a dare una letta ma ormai non provo nemmeno più ad avventurarmici.
Non voglio fare il dietrologo del discount, ma “Stephen King” è un marchio esattamente come McDonald’s e coca Cola, quindi finché c’è domanda, ci dovrà essere una produzione. Come questa avvenga non sta a noi mortali saperlo (5 umpa lumpa, la IA, una schiera di scribacchini…)
Io dubito fortemente che lui si metta li alla scrivania col pc a battere sui tasti
È che sulla “giustezza” di Ryan Murphy ci sarebbe da ridire… ha prodotto cose interessanti ma anche pacchi assoluti (“American Horror Story” è trash allo stato puro)
Visto e niente…Parte bene, ha un 50 percentile di Apt Pupil, ma poi invece di arrivare ad un , che so, 80…scende a 20. Tutto carino fino ( come fai notare giustamente) al finale senza twist, che ti lascia lì come un pirla a dire “ho appena visto un film contro internet che forse avrei fatto meglio a perdere la serata su internet”. Comunque niente di nuovo: nel vecchio film “Due bare” , del regista polacco Vince Podolski e tratto dal romanzo di Robert Procineski , un anziano che all’ inizio ce l’ aveva con l’ avvento del telefono a sostituire il buon vecchio telegrafo, ma poi cambia idea abbestia, viene sepolto con a fianco una bara contenente una cabina telefonica.
Concordo totalmente con la recensione. Riguardo il racconto, che alla fine è trasposto in maniera tutto sommato fedele, posso dire che a parer mio è vera la seconda ipotesi, ovvero che sia stato scritto da un King non particolarmente ispirato. Io sono sempre stato convinto che il Re fosse uno scrittore da romanzi, non da racconti (diversamente ad esempio da H.P.Lovecraft, che era l’esatto contrario) ma in questo caso stiamo parlando di un racconto particolarmente non riuscito, esattamente per i motivi esposti nell’articolo e quindi non mi spiego perchè sia stato scelto per farci un film. Tra l’altro c’è una cosa che mi ha sempre dato un fastidio boia nel racconto (e quindi nel film) e che considero un enorme buco di sceneggiatura:
[SPOILER]
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Il riccone, ovvero Donald Sutherland è mostrato come uno in pensione che però continua ad investire in borsa i suo (enormi) risparmi. Quando il ragazzo gli mostra (tipo nel 2008-2009) che può farlo in tempo reale tramite iPhone e non dovendo leggere le quotazioni sul giornale o guardandole in TV e dando poi mandato ai suoi rappresentanti lui reagisce come gli indigeni del Borneo quando scoprono che esistono gli aerei. Ora, è vero che in quegli anni sono usciti i primi smartphone che consentivano di farlo via telefono, ma tramite Internet col PC potevi fare trading online già almeno da una diecina d’anni, ed era impossibile non dico che un miliardario non lo sapesse ma anche solo che non sapendolo fosse ancora miliardario. Sarebbe stato come combattere una guerra con armi di bronzo quando tutti ormai ce le avevano di ferro.
[/SPOILER]
Tutto spiegabilissimo: il suo “fidatissimo” broker, che prendeva il 10%, non gli ha mai detto un cazzo…
Certo, ma diciamo che questo porta il concetto di vivere in una bolla un pò troppo oltre!! Anche solo leggendo il giornale l’esistenza del trading online prima o poi dovrebbe arrivarti!! :D
Concordo. La mia era una battuta, ispirata dal mio broker assicurativo che si premura ogni anno di trovare nuove compagnie, salvo farmi spendere la stessa cifra dell’ anno prima (su cui prende il 15%). Il vecchio comunque è morto prima di scoprire le bellissime chiamate dall’ estero di call center che ti chiedono di fare trading online, con l’ aggancio infallibile “la chiame per fari tredin onlain, tu sai signore cos’è tredin onlain?”. Click.
ROTFL
Cos’è questa novità che si scelgono i film da recensire? Non li assegna più insindacabilmente il dictator Nanni?
Terrence agente del caos
pensate a recensire Babylon su,su….
Mi correggo: non hanno bisticciato. Argento se ne uscì così, gossippando sull’ amico, durante un’ intervista
Diciamo che sto gossip è la miglior opera del fu Dario Argento negli ultimi 30 anni abbondanti, forse 40….a meno di considerare le sue opere dagli anni 90 ad oggi (delle cacate fumanti) volutamente come comiche
Film uscito a Ottobre, recensito solo ora…negativamente.
Ma The Munsters lo recensite? È il film più cringe degli ultimi anni però è più sempre un Rob Zombie…
*pur
Temo di no, è una commedia piena, sarebbe come recensire Wednesday. Però me l’aspettavo persino peggio, sai? Quando riesce a infilarci il suo immaginario psycho-punk funziona.
Avendoti letto a suo tempo su Letterboxd non avevo capito se fosse calciabile, a me ha deluso abbastanza perché vale un po’ lo stesso discorso di Begos (intrigante esteticamente ma non mi puoi riprodurre quasi meccanicamente i toni dell’originale senza un minimo di rielaborazione). Certo che per uno come Zombie non finire sui 400 Calci è grave, per l’appunto non è Burton.
Dovrebbe essere legale poter picchiare i registi, a volte.