Era dal 2005 che Kevin Williamson non scriveva un film (e quel film era Cursed, per cui diciamo che era andata un po’ così, dove per “un po’ così” intendiamo Male). Decide di farlo nel 2022, a causa di quel Fatto Sociale Totale che forse anche voi ricorderete che è il Covid e tutto quello che ne è seguito. Ma cosa ne è seguito, papà? La Quarantena, figlio mio. L’isolamento. E l’isolamento è un ottimo pretesto per costruirci sopra un filmettino horror, uno slasher che non arriva neanche ai 90 minuti di durata, titoli di coda compresi. Me lo immagino quasi il Kevin, che dopo essere andato al supermercato con la mascherina si infuoca tutto e dice: “Massì, dai, che idea Sick che ho avuto!”.
A dirigerlo spunta il nostro vecchio amico John Hyams, che a questo punto, dopo una seconda parte di carriera di rara solidità, possiamo tranquillamente annoverare tra i nostri registi preferiti del momento. Sì, perché ancora una volta John capisce quello che deve fare e lo fa al meglio delle sue possibilità. Legge la storia di Williamson, ne intuisce i pro e i contro e costruisce il suo film su pochi elementi. Quelli giusti.

Gli elementi giusti di uno slasher
Si parte con dell’autocitazionismo: un ragazzo, Tyler, è in coda al supermercato. È appena partita la pazzia del covid, per cui sono tutti in giro con la mascherina, mezzi mascherati e mezzi distanziati. Tyler ha fatto la spesa (ha preso quello che è rimasto sugli scaffali) e si appresta a pagare. Mentre è in coda alla cassa gli arriva un messaggio da uno sconosciuto. È qualcuno che vuole giocare con lui, manco fosse Drew Barrymore all’inizio di Scream. Il copione si presenta quasi uguale: certo, non c’è il giochino sulla knowledge dei film horror, ma una provocazione un po’ moralisteggiante: “Uè, Tyler, ti va di partecipare a una bella festa piena di gente?”. Tyler non abbocca, non risponde alla provocazione e se ne va a casa. Dove ad aspettarlo c’è però un killer armato di mascherina e coltello.

Quando Williamson ha pensato: Eureka!
Passiamo al setting della storia: Parker e Miri sono due giovani. Vanno a scuola, hanno il telefono sempre in mano, pensano ai ragazzi, si divertono. Partono per chiudersi dentro alla casa di campagna di Parker, una sorta di baita/castello sul lago dove potranno farsi beatamente i cazzi loro durante tutto il lockdown. Fanno il bagno, stanno un po’ al telefono, bevono uno shottino ogni volta che qualcuno in televisione dice “Fauci”, stanno un po’ al telefono, mangiano… Insomma, il piano perfetto per sopravvivere al lockdown. Solo che. Sì, certo, raga, c’è un “Solo che”, altrimenti non è che stavamo qui a parlare di Sick su i400Calci, no? Pensavate che dopo averci fatto vedere Tyler ucciso dal killer con la mascherina nel cold open, ci saremmo concentrati sui piccoli problemi di cuore di Parker e Miri per i restanti 80 minuti? No.

Lei pensa a TikTok, lui a squartarla
Mentre tutti dovrebbero essere chiusi in casa, mentre Parker e Miri dovrebbero essere da sole… c’è qualcuno. Insomma, l’idea di Kevin Williamson (cioè, quella che possiamo dire senza spoilerare) è semplice: la classica home invasion del classico slasher diventa ancora più spaventosa nel momento in cui l’invasore è il virus, è il covid, è quello che mi hanno promesso non sarebbe mai entrato se mi fossi chiusi in casa. E invece le cose non vanno mai come ve le hanno raccontate, ragazze. Lo so, voi adesso pensate solo alle feste abusive che avete organizzato un attimo prima che tutti si chiudessero in casa, e a quel ragazzo che avete limonato quasi a casaccio l’altra sera, forse per fare un po’ di chiodo schiaccia chiodo visto che le cose con Dj proprio non vanno, forse un po’ per vivere un po’ un ultimo brividino… ma le cose non vanno praticamente mai come ve le hanno raccontate. Tant’è che adesso mentre voi camminate nei lunghi corridoi della baita/castello, c’è sempre uno con la mascherina e un coltello in mano che vi spia agli angoli dell’inquadratura, entra ed esce dal vostro rifugio come se nulla fosse, fa le scale, si nasconde dietro le porte…

C’è scritto #202sucksdonkeydick
Quello che potevamo dire dello script di Williamson lo abbiamo già detto. Qualcosa in più e si rischia di rovinarvi la sorpresa (sì, c’è una sorpresa e dell’altro autocitazionismo). Rimane uno bravo a trovare un’idea semplice attorno alla quale far girare un film divertente. Certo, forse rischia di risultare quasi nostalgico, come quelli per cui la musica è finita col post grunge, coi NIN e affini. Avete presente? Son stati dei giusti, ma poi si son fermati lì. E adesso con la loro magliettina dei Paradise Lost mettono un po’ tenerezza. Non gli puoi volere male, anzi… Però è come se fossero invecchiati senza accorgersene.

Che togo che sei, Kev
Quello che invece va detto è che John Hyams porta a casa un film, ancora una volta, senza volersi inventare nulla di nuovo ma gestendo al meglio i pochi elementi a disposizione. Se andiamo a togliere infatti la gimmick del Covid dall’equazione, Sick rimane un semplicissimo gatto e topo in una casa di campagna, con una ragazzina che scappa da un killer. Eppure, anche con una struttura così scarna, Hyams riesce a trovare un giusto ritmo: sa quando accelerare e quando rallentare, sa quando chiudersi in casa per sfruttare i campi stretti e quando invece conviene uscire per far respirare i set, sa come gestire la fisicità di uno come Marc Menchaca (che, lo ripetiamo, meriterebbe di più) e la faccia da pazza di Jane Adams, sa come far vedere che i giovani si divertono senza far finta di essere a sua volta un giovane e sa che un fuoco all’alba fa più impressione che un fuoco in piena notte. Insomma, è uno bravo, a cui volere bene, a cui guardare con ammirazione per l’amore che dimostra nei confronti della materia.

I <3 you, Marc
DVD-quote:
“John Hyams > Kevin Williamson”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Ah, Miri di nome fa Bethlehem Million, che direi che è un bel Jimmy Bobo.
appena visto. che dire, a me i registi che sanno girare che dio la manda (dimostrandolo soprattutto nella carica ferina delle fighting scenes) e cercano di farti credere che vogliono tenere dritta la barra della verosimiglianza ma al tempo stesso saturano la quasi totalità del metraggio di iperboli narrative che vanno contro ogni sforzo di sospensione di incredulità come se aderissero a una fatwah contro di essa fanno incazzare mille volte tanto più di quelli che hanno una buona idea ma la sperperano nell’asineria tecnico-formale. hyams m’ha in tal senso ricordato Revenge o What keeps you alive, techné cui fare tanto di cappello e sboronate di script che son tanto di cappella (più nel senso lato dell’errore, ma a questo punto mettiamoci serenamente anche quello più triviale). perdonerai/rete non ne posso davvero più di ricercata verosimiglianza poi sistematicamente sabotata a colpi di personaggi indistruttibili o villain che ti precedono al centro di un lago sferrando attacchi subacquei neanche avessero sei polmoni e la pinna di una sirena. poi a me aveva già fatto recere il giusto il covid usato come (metafora della) POVsessione demoniaca di Dashcam, applicato anche allo slasher parzialmente Screamato grazie ma proprio no.
Non ho capito niente
quando vedrai, ti sarà più chiaro
@Sbronz: a me i film dei registi che sanno girare film in cui si dimostrano bravi con la camera (soprattutto nelle scene di menare) ma poi rovinano tutto condendo la pellicola con iperboli che sono un attacco alla sopportazione della sospensione di incredulità, hanno rotto il cazzo tanto quanto quelli che vanno diretti senza tante iperboli ma non sanno girare. Questo film mi è sembrato come Revenge o What keeps you alive: comparto tecnico buono, ma script brutto. E non ne posso più di vedere agganci alla verosimiglianza poi rovinati da villain dotati di superpoteri/indistruttibili. E il Covid usata come scusa per la possessione mi aveva già fatto schifetto usato in Dashcam, se adesso lo usano anche negli slasher tipo Scream mi cadono i coglioni.
sei Adolf hit-Pier. parafrasare calciare combattere. mio edit pad di fiducia, grazie.
Giusto per capire:
1-dopo l’introduzione dove il tipo muore male in un battibaleno, il resto degli 80 minuti del film trascorrono vedendo un pazzo tentare di affettare due teenager da sole in una baita isolata?
2-il pazzo indossa la mascherina? Seriously? Il pazzo che fa a pezzi indossa la mascherina? Sarebbe il primo killer germofobico o virusfobico che sento. Il buon leatherface che indossava maschere di pelle umana e appendeva corpi ai ganci da soffitto, sotto quella maschera ora sta piangendo.
Spero il film sia più di così.
A proposito, questo lungometraggio si vede al cinema o in streaming, in UE oppure solo oltremanica dove mi dicono che dopo Brexit gli abitanti sono tornati al loro stato selvatico, al baratto e al cannibalismo?
Grazie per le risposte.
il film si può vedere facendo stile libero nel torrente
sicuro di volere risposte alle domande che poni? perché significa grossomodo invocare spoiler spessi quanto un mattone
posso in ogni caso dirti che l’inizio è interfacciato col sottofinale, che l’obbligo di mascherina anche all’aperto del serial killing ha un suo funzionale perché che trascende la germofobia e che sì, è sostanzialmente un home invasion di circa 70′ (e ho detto anche troppo)