Quando uno come David Cronenberg decide di chiudere un cerchio della sua impareggiabile carriera riprendendo spunti e titolo da un suo cortometraggio degli inizi, è il segnale per far partire la retrospettiva. E noi, puntualissimi, rispondiamo. Seguiteci nella seconda parte del nostro imprescindibile speciale: Le basi – David Cronenberg.
Sigla!
Tom Stall è un uomo semplice, con un nome semplice. Un nome quadrato, di due sillabe, che evoca un’idea di solido, immutabile, una persona tutta d’un pezzo su cui puoi fare affidamento. Il padre di famiglia, il marito ideale, il barista saggio e tranquillo con cui puoi fare quattro chiacchiere la mattina mentre prendi il caffè. Tom Stall è però anche Joey Cusack, spietato killer della malavita di Philadelphia, uno che “lo faceva per soldi ma anche perché gli piaceva uccidere”. Nello stesso corpo albergano entrambe le persone e, nel momento del grande disvelamento, quando Tom ammette alla moglie di essere Joey, parla di quest’ultimo come se fosse altro da sé, una personalità distinta dalla sua. Tutto questo per dire che, anche se in superficie A History of Violence pare un film atipico rispetto alla filmografia abituale di David Cronenberg, in realtà mantiene molte delle sue ossessioni pur asciugando quasi (quasi) del tutto il gore e le visioni da incubo.
Tanto per cominciare, A History of Violence, tratto liberamente da una graphic novel di John Wagner (autore di Judge Dredd) e Vince Locke, è ancora una volta un film su una mutazione. Non si tratta di una mutazione esteriore, come ne La mosca, ma interiore: Joey va nel deserto, come Gesù, e torna che non è più Joey, ma Tom. Solo che, per quanto Tom si sforzi di mantenere questa facciata, non può impedire a Joey di percolare attraverso la sua psiche. “Quando sogni sei ancora Joey?”, gli chiede il fratello Richie (un William Hurt che ci ricorda perché ci manca) quando finalmente sono uno di fronte all’altro. Il conflitto tra esteriore e interiore, che da sempre ossessiona Cronenberg, diventa qui un conflitto tra apparenza e verità, tra quello che vuoi proiettare all’esterno e quello che si aggira al tuo interno. Il mondo, dopo tutto, è un palcoscenico, e ci sono attori più o meno bravi. Tom è senz’altro da Oscar per come riesce a negare l’evidenza a più riprese, ma infine deve cedere e affrontare una volta per tutte Joey, il suo passato, per ucciderlo definitivamente.
Cronenberg si traveste qui da regista standard americano, usa movimenti di macchina sinuosi, un montaggio rassicurante da blockbuster, una fotografia solare e le musiche orchestrali di un Howard Shore chiaramente ancora in trip da Signore degli anelli, per fotografare una Small Town America placida, idilliaca, un luogo che conosciamo molto bene, o meglio che crediamo di conoscere, per via di tanti altri film che l’hanno celebrato. Ma Cronenberg si inserisce in questo solco solamente allo scopo di ribaltare del tutto quest’immagine. E, infatti, quando la violenza esplode, torna a galla il “vero” Cronenberg: i dettagli gore e la morbosa curiosità per i fluidi corporei riemergono come da un livello onirico represso, e il loro accecante contrasto con la placidità di tutto il resto porta a casa il messaggio del film con estrema chiarezza e perfetta sintesi. Siamo certamente di fronte a un Cronenberg più controllato, e infatti l’unica scena davvero cronenberghiana – il sogno in cui Viggo fa fuori Ed Harris e questo risorge per sparargli – viene tagliata in favore di una maggiore compattezza della messa in scena. Qui, Cronenberg toglie, toglie, toglie, e mette solo quando gli serve e quanto gli basta.
Il risultato è un film perfetto sulla violenza e sulle sue ricadute, con cui un canadese mette bene in evidenza le contraddizioni di fondo della società americana. Tom Stall è un’allegoria dell’America, la cui “storia di violenza” è stata spazzata sotto un bel tappetone in favore di un’immagine pulita e rispettabile che, però, sotto la lente d’ingrandimento della Storia, non regge. Il concetto, come ha spiegato lo stesso Cronenberg, può essere però esteso a qualunque società. La cosa è evidente soprattutto nella scena finale, in cui Tom ammazza e torna a casa in tempo per la cena – la storia della vita di tutti i capitalisti.
Tuttavia, la cosa geniale di A History of Violence è come riesce a farci riflettere sul nostro rapporto con la violenza mettendoci proprio di fronte a esso: i compaesani di Tom, che lo elevano a eroe dopo che ha ammazzato dei cristiani a sangue freddo, siamo noi, che affrontiamo un film così con dei preconcetti ben radicati e delle chiavi di lettura ormai standardizzate. E sono proprio queste chiavi di lettura che Cronenberg vuole mettere in discussione, costringendoci a fare i conti con un istinto animale che ci spinge a fare il tifo, darwinianamente, per il più forte, il più abile con la pistola. Parlando delle conseguenze della violenza – ovvero, platealmente, le teste spappolate e le cervella di fuori – Cronenberg spiega:
In questo film, abbiamo un pubblico che decisamente applaudirà questi atti di violenza e lo farà perché questi atti sono presentati come giustificabili e quasi eroici, in certi casi. Ma io dico: “Ok, se puoi applaudire questo, puoi applaudire anche questo?”. Perché questo è il risultato di quel colpo di pistola alla testa. Non è bello. E, anche se la violenza è giustificabile, le conseguenze della violenza sono esattamente le stesse. Il corpo non conosce la moralità di quell’atto.
Di fronte a una tale lucidità, espressa in un film teso, essenziale tanto nella messa in scena quanto nella durata (95 minuti), cosa gli vuoi dire al David? Gli puoi solo dire grazie. Grazie di esistere, grazie di metterci sempre di fronte alle nostre complessità e contraddizioni, senza mai giudicare, ma sempre con enorme obiettività e una curiosità che pochi registi conservano così intatta per così tanto tempo.
DVD quote:
“Quando i canadesi ti spiegano l’America”
George Rohmer, i400Calci.com
Bonus: Cronenberg aveva previsto Watchmen di Zack Snyder.
Fin dalle primissime scene con l’omicidio fuoricampo della bambina si intuì immediatamente di un Cronenberg in stato di grazia, non so voi ma a me i due killer interpretati da quella fazza clamorosa di Stephen Mchattie e da Greg Bryk mettevano seriamente i brividi. Cast immenso, tutti, da un Viggo mai più così grande (neanche in Eastern Promises) passando ovviamente per un sontuoso Ed Harris fino ad un deliziosamente sopra le righe William Hurt.
Capolavoro di Cronenberg punto.
alla scena del dito medio allo stop mi son alzato ad applaudire
Ogni tanto devo rivederlo. E’ un film pazzesco.
Per me il migliore di Cronenberg insieme a La Mosca.
E, puntualmente, recensione meravigliosa. Bravo George!
Aggiungo anche il senso di invasività che provi come spettatore nelle due scene di sesso, sia che si tratti della tenerezza carnale della prima, sia nella violenta attrazione della seconda.
Due scene con lo stesso tema in due dinamiche completamente differenti e con lo stesso senso di essere di troppo stando lì a guardarle da tanto che sono crude.
Postilla di fancasting Lansdaliano: nella mia testa Hap Collins dopo questo film ha sempre avuto la fazza di Viggo Mortensen.
Si, veramente un film pazzesco, e bellissima recensione.
Aggiungo che in un certo senso è stato anche l’inizio di quella che è poi stata l’ondata di film sul “l’uomo che sembra normale ma in realtà non gli devi rompere il cazzo perchè è una macchina da guerra”. Da Viggo Mortensen ad Alessandro Gassman.
Insieme a Eastern Promises forma una specie di dittico western/noir, ma con comunque l’horror appena sotto la superficie.
Capolavorissimi.
Di History Of Violence mi fa sempre morire una sfumatura ironic e inquietante, che dice tanto del grandioso lavoro che Cronenberg ha fatto con/sugli attori: per tutto il film Viggo Mortensen mantiene un’aria infantile e da innocentino, da ragazzino americano con la fionda in tasca. Micidiale in particolare l’espressione stile monello che sa di averla fatta grossa che sfodera dopo la prima strage.
questo film ha preso a malapena 2 nomination agli oscar del 2006 (per attore non protagonista e sceneggiatura non originale).
non penso ci sia altro da aggiungere
sono andato a vedere gli oscar 2006 per curiosità…miglior film Crush con plurinominations per I segreti di Brokeback Mountain…passino King Kong e Walk the Line…Viggo manco nominato e come miglior film han trovato posto anche quelle palla al cazzo di Truman Capote e di Munich…misteri
Munich è un capolavoro, l’ultimo di Spielberg ma non vado oltre per non andare fuori tema.
sarà un capolavoro ma non è meglio di questo
Qui cronenberg inizia la collaborazione con Viggo e ci caccia una trilogia niente male con Mortenson come protagonista, dopo viene la promessa dell’assassino e OVVIAMENTE Crimes of the future. Ma riesce anche ad inserire Viggo come Freud in a Dangerus Method. Insomma nel 21 secolo Cronenberg RINASCE, ancora una volta è MUTA il suo cinema, che parla sempre di cambiamento e aberrazioni, ora mentali, il cui diventa secondo me dopo il profeta della nuova carne, il profeta DELLA NUOVA MENTE. Accidenti adesso mi devo andare a rivedere sia History of violence che la promessa dell’assassino. Assolutamente.
Film davvero fantastico che non rivedo da troppo tempo. Gli attori in stato di grazia. Probabilmente il mio Cronenberg preferito.
Ben poco da aggiungere a tutti i commenti: film clamoroso mascherato da, appunto, regia yankee standard.
Per me uno dei Cronenberg più inquietanti nella sua asciuttezza e nel raccontare la mostruosità interiore. Le scene sono rassicuranti, “dovrebbero” farti sentire a casa, intanto ti urla dento “no è tutto sbagliato!”
95 minuti e non manca niente…
Bel pezzo George. Non avevo pensato alla mutazione, stavolta dell’ anima ma sempre mutazione è, descritta da Cronenberg. Eppure era didascalico. Ci ho messo solo 18 anni e imboccato. Me tapino…
Gran bel film.
Cronenberg e’ ormai lontano dagli eccessi dei primordi, ma resta di livello altissimo.
Il fumetto me lo ricordavo un po’ diverso, ma non manca nulla. Anzi, ci aggiunge pure qualcosa a parer mio.
Tipo il sospetto che il figlio possa covare lo stesso problemino bipolare del padre.
Poi, per carita’, le zampate del dottor Cronenberg si notano tutte.
Sia nelle scene gore che in quelle di sesso.
Mi ricordo che una spettatrice durante il 69 ha abbandonato la sala.
Non sai mai che conseguenze aspettarti, durante i suoi film. Davvero.
In certe parti la tensione si taglia col coltello, anche quando alla fine non succede nulla.
Interpreti in stato di grazia, con un Harris che fa gelare il sangue nelle vene.
Un film che e’ ovviamente una riflessione sulla violenza, ma sul fatto che le luci della ribalta e l’attenzione della gente possono portare guai Seri.
Ma e’ anche un analisi sull’impossibilita’ di sfuggire al proprio passato, o da sw’ stessi.
Tocca fare i conti, prima o poi. Prima che siano loro, a presentarteli.
Ottima recensione per quello che per me è il film più inquietante della filmografia di Cronenberg, con un Mortensen assolutamente in stato di grazia.
Un film incredibile, un capolavoro. Uno di quelli che preferisco del Maestro Cronenberg.
Il mio preferito di Cronenberg e non ne ha fatti pochissimi di capolavori. Film clamoroso
(per fortuna che poi Ed Harris e Viggo hanno fatto pace in tempo per Appaloosa)
Leggendo i commenti mi pare di capire che sono l’unico a cui il film è piaciuto fino ad un certo punto. O meglio, fino all’apparizione di William Hurt. Parere personale, ma ho trovato gli ultimi 15′ quasi trash, il personaggio del fratello è talmente sopra le righe, e poco credibile, che sembra un finale scritto da Tony Scott, non da Cronenberg
Mi è piaciuto molto di più Eastern Promises
“finale scritto da Tony Scott”
APPUNTO
True John Wick
Maria Bello da urlo in questo film! Davvero una dea.
il finalone è Lynch purissimo, *ergo* meraviglioso. e mi riferisco in particolare alle abat-jour nella casa di William Hurt.
Anche se La mosca è più perturbante e viscerale, questo ha la perfezione di un capolavoro di cui non vorresti cambiare un’inquadratura, una frase, un volto. Non sarei proprio scegliere quale tra i due è il miglior film del regista. Grazie per la bella recensione, mi ha messo voglia di rivederlo per l’ennesima volta.
Film monumentale, recensione all’altezza del film, sigla degli Anthrax all’altezza della recensione.
Oggi 4 maggio 2023 questo articolo non è nell’indice https://www.i400calci.com/tag/speciale-david-cronenberg/: gravissima disattenzione !!!
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