
Prima del vostro intervento / Dopo il vostro intervento
Buongiorno.
Vi dò il benvenuto su Terra 616, la variante di Universo parallelo in cui esiste un film chiamato “Cocainorso”.
Ho la mia parte di responsabilità per questo: da completista degli Orsetti del Cuore mi sembrava strano che il loro cineuniverso non partisse da Tenerorso o Allegrorsa, o anche Mattacchiorso, bensì da un personaggio minore e piuttosto controverso come Cocainorso, ma la cosa grave era che inizialmente sul poster avevano scritto “Cocain orso” staccato e hey, sono stato zitto tante volte, ma quando si tratta di cause importanti come questa non posso chiudere gli occhi come se niente fosse.
Poi ho scoperto che il film in realtà trattava di tutt’altro, ma ormai avevo scatenato la campagna virale e “la dinamica del branco”, e il danno era stato fatto…
Si tratta comunque di una vicenda complessa che procede su una strada piuttosto dissestata.
Seguitemi.
SIGLA!
Questo Cocainorso, salta fuori, è tratto da una storia vera, e a quel punto mi sono informato a modo.
La storia vera, in sintesi, fa pressappoco così: è il 1985, e c’è questo trafficante di droga di nome Andrew C. Thornton II che ha un giro incredibile fra la Colombia e il Kentucky. Un giorno, durante uno dei trasporti, incappa in imprevisti che lo spingono a buttarsi dal biplano su cui viaggia.
Insieme a lui, getta anche due borse ripiene di panetti di coca: roba purissima, e in quantità da decine di milioni di dollari.
Capita però un ulteriore imprevisto, che risulta in Thornton che viene ritrovato spiattellato in pieno quartiere residenziale a Knoxville, in Tennessee, col paracadute che non si era mai aperto. Una delle due borse di coca è con sé.
L’altra borsa viene invece ritrovata qualche giorno dopo nelle montagne della Georgia: è vuota. Ci sono alcune tracce di panetti aperti e contenuto sparpagliato. E c’è il cadavere di un orso. L’autopsia conferma quello che tutti pensano: l’orso ha assaggiato la merce.

Nell’episodio finale della prima stagione, Cocainorso viene cacciato perché tutti gli altri preferivano l’LSD
La storia di Cocainorso si può quindi raccontare in due modi.
Il primo è narrare le avventure di Andrew C. Thornton II, che – va detto – sono assolutamente cinematografiche e interessanti. Ci sono diverse similitudini con Barry Seal, e per darvi un’idea del livello c’è anche il fatto che il cadavere di Thornton fu trovato con un orologio che sparava gas come nei migliori film di James Bond. E in più, per il lato gossip, tra i personaggi coinvolti nelle sue vicende figura anche Charles Harrelson, killer prezzolato e (storia vera, non una gag) padre del più noto Woody. Ovviamente il problema di questa versione è che Cocainorso è solo una comparsa, la gag finale prima dei titoli di coda.
Il secondo modo è concentrarsi sull’orso, e il film in oggetto sceglie questa via.
Voglio quindi settare subito le giuste aspettative: Cocainorso non è un film biografico in senso rigoroso.
Tanto per cominciare, come è solito succedere a Hollywood, l’orso del film assomiglia fisicamente poco a quello originale ed è più attraente in senso classico.
Poi: l’orso del film non fa l’accento delle Georgia come l’originale ma tiene il classico ringhio animalesco neutro da telegiornale, immagino per nascondere le sue vere origini.
Infine il tradimento più grosso: nella realtà l’orso originale dopo aver ingerito la cocaina era morto sul colpo; nel film lo vediamo invece che sopravvive e, alterato dagli effetti della droga, va in giro a fare danni! Vi rendete conto? Una mancanza di rispetto incredibile. Io appena ho visto la scena in cui ingoia la cocaina ho pensato “beh adesso qua è dove gli viene un infarto, muore, il film finisce e torniamo tutti a casa” e invece no! Da lì in poi prosegue per circa un’ora e 40 ed è tutto inventato di sana pianta. Ma è mai possibile, signora mia??? Secondo me lo fanno solo perché l’orso originale è morto e non ha potuto contrattare il controllo sui diritti e su una rappresentazione fedele.

Cocainorso, ormai pienamente inserito nel jet set, introduce un Premio Oscar insieme alla regista Elizabeth Banks
Sto ovviamente scherzando.
Il secondo modo sarebbe quello di farsi suggestionare dal concetto di un orso strafatto di cocaina e inventare appunto una storia di sana pianta facendo un film demenziale/surreale, come giustamente suggerisce l’intera campagna marketing.
Ed ecco – non so voi, probabilmente sono io che sono strano – la parte che mi interessa di un titolo del genere è proprio quella in cui c’è un orso fatto di cocaina. No? “Sono l’unico?”, come certa gente ama dire sui social ogni volta che vuole esprimere un opinione che si percepisce come vagamente impopolare, tipo “sono l’unico a preferire la montagna al mare?”, o “sono l’unico a preferire i film divertenti a quelli noiosi?”.
Secondo me, negli studi di Hollywood, al momento di votare per alzata di mano se si preferiva un film sulle avventurose vicende di Andrew C. Thornton II o le fantasiose vicende di un orso strafatto di cocaina, ha vinto ampiamente la seconda opzione. E non solo perché tra i dirigenti Universal c’era anche un orso strafatto di cocaina (uno che ha saputo dosare le porzioni con criterio).
Ma quello che è realmente successo alla fine, è che il team dietro la realizzazione di Cocainorso ha scelto una terza opzione.
O più precisamente: una terza opzione camuffata da seconda.

Il minimo
Qui è dove la regista Elizabeth Banks mi viene incontro con una dichiarazione rilasciata a Valentina Ariete: “ho fatto il film che avrei voluto vedere“.
Non c’è assolutamente niente di male, in linea di principio.
Il problema è che Elizabeth non la racconta tutta.
Il problema è che in realtà Elizabeth Banks, in primo luogo, chiaramente non voleva vedere un film chiamato “Cocainorso”.
E allora ha fatto il film che avrebbe voluto vedere se qualcuno l’avesse invitata a una festa, e avesse chiesto “Volete vedere Cocainorso o che ne so, Ave Cesare! dei Coen?” e tutti per alzata di mano avessero votato Cocainorso (incluso un orso strafatto di cocaina) mentre lei in realtà voleva vedere Ave Cesare!. Ha fatto del proprio meglio affinché Cocainorso assomigliasse il più possibile a Ave Cesare!: un film corale dai tocchi demenziali raffinati, una commedia quasi interamente incentrata sulle interazioni fra un gruppo di strambi personaggi, con un ruolo da mattatore per Alden Ehrenreich.
Chiariamoci: trovo che Alden Ehrenreich sia sottovalutato. Sono l’unico a pensare che Alden Ehrenreich sia sottovalutato? Secondo me sinceramente gli è andata di sfiga: in Ave Cesare! era una vera e propria rivelazione, ma Solo non era il ruolo per lui – magari lo era nella versione abortita di Lord & Miller (qui non a caso produttori) che lo vollero originariamente, ma come minimo di sicuro non lo era nella versione finale di Ron Howard.
Ma, per quanto si possa fare il tifo per uno come lui, non si può uscire da un film chiamato “Cocainorso” dicendo “la cosa migliore è Alden Ehrenreich”.
Non si può, proprio eticamente e filosoficamente.
Non esiste nessun Universo parallelo in cui la migliore versione di Alden Ehrenreich in stato di grazia sia meglio di quello che uno si immagina da un orso strafatto di cocaina in un film chiamato “Cocainorso”.

Questa la sapevate già
Voglio però essere positivo e suggerirvi un modo per godervi Cocainorso al meglio.
Il concetto vi fa ridere, no?
Bene: cominciate a ridere già da casa.
Partite col primo paio di birrette, immaginatevi il film ideale nella testa, e iniziate a ridere.
Arrivate al cinema che state già ridendo.
A quel punto, l’incipit del film è impeccabile: si vedono due personaggi ridicoli, Cocainorso che si muove buffo e li aggredisce.
Poi il film inizia a presentare i personaggi. Sono mille, eh? Si aprono svariate sottotrame come in un ensemble di Robert Altman. Ma sono tutti simpatici, e interpretati da bravi attori. Se state già ridendo, manterrete il ritmo.
C’è poi uno dei pochi guizzi riusciti: un regazzino che prova la cocaina. Ah signora mia, se state già ridendo lì vi cappottate proprio. Mantenete l’inerzia della risata.
Cocainorso continuerà poi in un eterno frustrato crescendo: lunghi tratti dedicati ai personaggi, e quelli che sembrano finalmente momenti propizi per una gag micidiale si risolveranno un po’ in ordinaria amministrazione. Ma se la vostra rincorsa è stata corretta starete ancora ridendo un pochetto.
Ci sono infine un paio di momenti che stavate aspettando dall’inizio: la scena dell’ambulanza (che nel film usa Just Can’t Get Enough dei Depeche Mode, più sobria/smorta rispetto al trailer che usava White Lines di Grandmaster Flash) e la scena dell’orso che collassa sopra a Alden Ehrenreich in quello che è forse il momento clou della carriera del povero Alden. Probabilmente in entrambi i casi vi cappotterete dal ridere di nuovo, fosse anche solo perché ve le ricordate entrambe dal trailer dove erano montate molto meglio.
Ridete. Ridete fortissimo.
Giocatevi il tutto per tutto e portate la vostra ridarola al massimo. Usate il gas esilarante se necessario.
Soprattutto: non fate caso al fatto che la gag di punta del film – Alden che dice “è un orso femmina! lo so perché ho la sua vagina sull’orecchio!” – non ha senso perché l’orso gli si è visibilmente sdraiato sopra in tutt’altra posizione. Concentratevi su “vagina sull’orecchio” che fa ridere di per sé. Giusto? Fa ridere “vagina sull’orecchio”? Se avete bevuto abbastanza, sì.
Da qui in poi le idee del film finiscono ed è tutta una lenta sfumatura verso il nulla ma, se mi avete dato retta, probabilmente avrete accumulato abbastanza buon umore che, tempo che arrivano i titoli di coda, vi ritroverete ancora un discreto sorriso stampato sulla fazza.
Avrete passato tutto sommato una piacevole serata.

Debunking
Tornando a casa però, vi renderete conto che avete appena visto un film che si chiama “Cocainorso” in cui gli effetti della cocaina sull’orso non hanno prodotto alcuna scena veramente degna di essere ricordata.
L’orso ha ammazzato gente. Ha inseguito un’ambulanza. Si è sdraiato su quello che faceva Han Solo. Boh, si è grattato la schiena su un albero.
Ha fatto qualche vaga faccetta: diciamocelo, il reparto CGI fa il suo sporco dovere.
Il resto? Il resto è ipnotizzarti con un pugno di attori in palla nella speranza che tu non ti accorga che, in un film chiamato “Cocainorso”, l’orso strafatto di cocaina non fa gran ché.
Io non ho fatto come vi ho suggerito, sono arrivato da casa sobrio, ma mentirei se vi dicessi che non ho riso: Alden Ehrenreich è in forma, Margo Martindale è una garanzia, Ray Liotta è un fuoriclasse, Aaron Holliday è una rivelazione e pure il regazzino 13enne Christian Convery è bravissimo.
Ho riso più di una volta, grazie a loro. Elizabeth Banks in regia mi è sembrata più interessante qua che in Charlie’s Angels e non parliamo dello sceneggiatore Jimmy Warden, il cui unico altro film in curriculum è Babysitter 2, porcamiseria, che se lo chiedete a me è letteralmente il singolo film più brutto degli ultimi 10 anni, per cui questo a confronto pare il Mel Brooks del ’73.
Il problema è che non esiste che io esca da un film chiamato “Cocainorso” raccontando che la scena migliore è quella in cui Ehrenreich e Holliday sfottono O’Shea Jackson mentre giocano a 20 Questions.
È una scena divertente, quella in cui Ehrenreich e Holliday sfottono O’Shea Jackson mentre giocano a 20 Questions.
Ma non può, non può essere la scena migliore di un film chiamato “Cocainorso”.

Si ok, ma io sarei qui per l’orso
Un film chiamato “Cocainorso”, per non saper né leggere né scrivere, dovrebbe partire da un brainstorming di idee su alcune cose pazze e memorabili che potrebbe fare un orso strafatto di cocaina, andare di creatività a briglia sciolta e senza paura, scegliere le migliori, e poi cercare una scusa qualsiasi per collegarle tra di loro.
Questo invece è partito dalla storia, dai personaggi, dal contorno. E poi non ha saputo cucinare la portata principale.
E l’idea che ti dà, a parte qualche occasionale schizzo di violenza, è che la materia sia stata approcciata con la mentalità snob di non rischiare soluzioni troppo sceme, di distanziarsi dalla viralità più grezza e facile, di usare una materia bassa per stupire con qualcosa di più raffinato di quanto le premesse suggerissero.
Aspirare a stupire con un film più ragionato e intelligente di quanto il concetto lasci a presupporre non è un problema di per sé: se ci riesci, sei il migliore. E non è che esiste solo il Dr. Stranamore di Kubrick e la Asylum: ci sono un sacco di vie di mezzo interessanti e validissime.
Il problema è quando rifiuti la gag facile e poi la tua alternativa alla gag facile è, uhm, niente.
Un niente che è pura indecisione, un’idea più chiara di cosa non si voglia fare che di cosa si voglia fare.
E se non ti viene in mente niente, secondo me tanto vale che fai la gag facile.
Altrimenti pare semplicemente di guardare una versione sdrammatizzata di Beast, con l’animale protagonista che presenta occhi extra-rossi, extra-polvere bianca sul muso, extra-prurito alla schiena, e nient’altro.
Dov’è la creatività? Dov’è il caos? Nel momento in cui entri a gamba tesa sul mercato con un concept folle, perché non mantieni la promessa e fai un film davvero folle? Nel momento in cui stai comunque facendo un film privo di qualsiasi riferimento medico/scientifico, perché devi normalizzarlo? Perché devi fare il moderato? Di cos’hai paura esattamente? Sei già, in partenza, oltre la soglia del rispettabile. Ti chiami Cocainorso. Hai attirato gente che vuole vedere un orso strafatto di cocaina e, fidati, nessun altro. Approfittane.
Detto questo però hey, se non vi interessano i film sugli orsi strafatti di cocaina magari vi piace!

La galleria di Reddit “If bears were your hiking buddies“, generata con Midjourney, è un prequel di Cocainorso che guarderei subito
Criterion Collector’s Edition-quote:
“Un normale orso killer, ma con extra-prurito alla schiena”
Nanni Cobretti, i400calci.com

Cocainorso si trova a tutt’oggi impagliato a Lexington in Kentucky, tranne che ci sono seri dubbi che si tratti davvero dell’orso originale.
Capo, togli il dò accentato. Non so per quale ragione, ma non ci va poichè dicono che il do non può essere confuso con altre cose. Evidentemente non conoscono il do musicale…Io, che ascolto musica jovanotta di merda, mica lo sapevo che White Lines non era dei Duran Duran. Pazzesco. Credo che il film qui in Italia sarà un flop in sala: molti hanno paura che si presenti Fugatti armato di fucile. Non so se lo sai, ma qui nel Belpaese si parla di Milan-Inter di Champions, di Fugatti a caccia di orsi e del video di promozione del turismo italiano con immagini comprate da un video di promozione di cantine slovene. Ah be’, si parla anche un sacco di 25 aprile e di come la gente lo festeggerà quest’ anno. Ma tipo che c’è un’ aspettativa pazzesca, peggio che a Capodanno, e Dumbolika per non sbagliare sta facendo le lenticchie. Insomma, si parla di un casino di cose, come quando si è strafatti di coca. A proposito: al quartiere popolare ogni anno facevamo un coca party ma usando la farina. Giravano bustoni da un milione di lire l’ uno, e il tutto veniva organizzato per far sballare lo scemo della compagnia. Lo facevamo bere un po’, poi gli facevamo pippare vari etti di farina, gli davamo anche del lievito di birra spacciandoglielo per pastiglioni da discoteca e attendevamo che l’ effetto psicologico facesse effetto. Da lì partivano vari scherzi, generalmente botte, che ” tanto non sento dolore!”. Una volta ci siamo distratti e lo abbiamo perso: era partito con la 128 a farsi un puttantour da solo, ma non avendo abbastanza soldi (la farina gliela facevamo pagare un pochetto) ha raccontato di essersi trovato in riva al lago e che ad un certo punto gli sono comparsi dall’ acqua Satana e Dio che giocavano a briscola su un tavolino. Dopo quella visione, si è addormentato. La cosa da ridere era che si vantava in giro di essere uno che la cocaina sì, gli piaceva, ma sapeva gestirsi benissimo; mica come quegli scemi che ne diventano dipendenti…
“Giravano bustoni da un milione di lire l’ uno”. Il valore venne stimato grazie ad un dialogo intercorso tra me e il festeggiato.
Festeggiato: “Dumbolik, quanto vi devo per la coca?”
Io: “Dammi 20.000 lire”
Festeggiato: “E basta? Sicuro?”
Io: “Dai, non rompere. Cosa vuoi che sia un sacchettio da un milione, l’ importante è divertirsi!”
‘sto film sembra il tuo amico che torna dalle sue vacanze e te le vuole racconta’, esordendo con:
“Aho, non puoi capire che mi è successo! Se semo spaccati dalle risate”
Poi, dopo che te le ha raccontate, di risate non si vede nemmeno l’ombra.
Di tutto il male che si può dire di Sharknado (e se ne può dire parecchio, eh) imbroccava, però, la cosa più importante: essere fedele alla propria premessa e portarla alle estreme conseguenze.
Pedal to the metal, e via andare.
Qui, sempre prendendo a prestito lo stesso predatore marino, sembra che abbiamo scelto l’approccio “Lo squalo”: usare una scheggia impazzita per raccontare il resto.
E dalla recensione, mi sembra chiaro che “il resto” in questo caso non sia minimamente interessante (al massimo simpatico).
“Un orso è stato visto in Piazza Aspromonte comprando 400.000 lire di cocaina” (cit.)
Capo, ma invece di Evil Dead Rise? (Ancora) nulla?
Pensavo che la recensione di questo lunedì sarebbe spettata a lui…
È uscito appena venerdì insieme a Cocainorso e purtroppo, siccome non pubblichiamo mai due recensioni contemporaneamente, dovrai aspettare ancora un paio di giorni.
Mercoledì quindi? ;)
Inevitabile, ma: “è previsto che si vedano degli orsi drogati nel suo film sugli orsi drogati?”
Sinceramente nemmeno io saprei come sviluppare un concetto simile. Hai un orso che per caso si imbottisce di coca, cosa gli fai fare? Ha un senso sia la gestione divertente facendogli fare gag divertenti che la versione horror/thriller (che sembra poi quella scelta dalla locandina). Se entro in sala attirato da quella locandina minimo mi aspetto un film violentissimo, uno slasher su un orso inarrestabile a cui provano a sparare tranquillanti senza fargli un cazzo perché è troppo strafatto e uccide tutti. Magari pure con la voice over dell’Orso perché a sto punto il Sin City di Frank Miller copiamolo tutto.
Già alla prima gag sarei stranito, se poi finisce che è una commedia magari mi diverto anche ma boh, ero qui per altro.
Aspetta, frena: la versione thriller non ha senso. Diventa uguale a un qualsiasi altro film di orsi assassini e hai solo cambiato la causa. E siccome nessuno conosce i veri effetti della cocaina su un orso (giustificatemi l’esperimento…) la commedia demenziale è l’unica. Qua si tenta la commedia, tranne che non viene in mente niente di particolarmente divertente da far fare all’orso perché, per motivi ignoti visto il concept di partenza, ci si è troppo preoccupati di non esagerare.
Esperimento: l’ orso va in semiletargo da novembre a marzo. Per farlo ha bisogno di immagazzinare scorte di grassi. Può un uso costante di cocaina accelerare il metabolismo, impedendo l’ accumulo di grassi, e quindi evitargli il semiletargo? Lo studio serve per capire come l’ assenza del semiletargo influisce sulla salute dell’ animale, in prospettiva del fatto che col surriscaldamento globale e l’ innalzarsi delle temperature, gli orsi non avranno più la necessità di entrare in semiletargo. Faccio richiesta immediata di fondi europei, che tanto questi al Governo hanno detto che i soldi del pnrr sono troppi e non sanno come spenderli.
Allora è meno fuorviante il titolo nel mercato ispanico, “oso vicioso”.
Andrò controcorrente: sono andato a vederlo il giorno dell’uscita e a me ha divertito parecchio.Azzarda anche un tasso di violenza che per un film dei giorni nostri di una major non mi sembra scontato.
Inappuntabile che non ci sia nessuna gag particolare da far fare all’orso ma quel che viene mostrato è fatto bene. Dei millemila personaggi l’unico che mi annoiava era quello del poliziotto sia nella gag col cane sia nel resto della sua story line.
Non mi vergogno affatto a sostenere che il film sia assolutamente da vedere, anche e soprattutto affinché si continui a produrre qualcosa di interessante (svegliatevi italiani!). Situazioni divertenti a iosa intervallate da azione, tensione e suspense, location fantastiche, variegati attori tutti in parte, un ottimo ritmo, musiche adeguate, un messaggio troppo urgente per essere ancora ignorato, amputazioni e esplosioni splatter da sbellicarsi dalle risate, inoltre – e forse basterebbe questo – strizza l’occhio a un periodo cinematografico e non solo dominato da quella dote oggi pressoché sconosciuta – se non addirittura bandita – che risponde al nome di fantasia. Infine incredibilmente, spericolatamente e stupefacentemente totally politically scorrect! Stracult!
So che è una precisazione da cagacazzi, ma quello di Thornton era un bimotore, non un biplano (che sono caduti in disgrazia dopo che Indiana Jones ci ha trovato dentro un pitone).
“l’aereo era un terrificante Savoia Marchetti 1915 in tela cerata”