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“Stai per dirmi che se non ho figli non posso capire, vero?”
Ormai sta diventando un genere, e io ne sono felicissimo.
Parlo ovviamente dell’AirBnB horror, e nello specifico dei film di andare in vacanza con altra gente e poi pentirsene. Anche questa volta ci sono dei bambini di mezzo, ma appartengono a una sola delle due coppie protagoniste: There’s Something Wrong with the Children è un film sull’avere figli, sulla paura di avere figli, sul momento giusto per fare figli, su tutto quello che devi sacrificare una volta che hai fatto figli, sul fatto che se non hai avuto figli non puoi capire. Cosa? Un po’ tutto, in generale: quello di Roxanne Benjamin è anche un film sull’esistenza di due mondi paralleli, quello della gente adulta che ha fatto figli e quello della gente adulta che non li ha fatti, che al massimo si diverte a passare un paio d’ore con un moccioso ma non si sognerebbe mai di trasformare un hobby in una professione. Mondi paralleli che convivono a fatica e inevitabilmente friz… friggono? hanno frizioni, che poi si rivelano essere in realtà muri invalicabili, abissi insuperabili di incomunicabilità, un sacco di roba da tinello insomma.
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“Eh, il tinello è il tinello”
Per fortuna, anche se ci mette un po’ ad arrivare al punto, There’s Something Wrong with the Children è anche, come promette il titolo, un film di bambini orribili, alla fine del quale ci si trova o a tirare un sospiro di sollievo, o ad armarsi e prepararsi alla guerra (si scherza, amici e amiche con prole, genitori 1 e 2, lo so che la vostra creatura è la cosa più bella che sia mai esistita e non è posseduta da un demone delle foreste). Un film dell’orrore che prima ancora di cominciare sta già urlando fortissimo “Carpenter!”, tra synth grossi così e filtri verdi, e anche “Stephen King!”, come vi vado a dimostrare:
Tanto, tantissimo Stephen King. La storia è sua (non nel senso di “scritta da lui” ma di “scritta che sembra lui”), certe atmosfere sono sue, come lo è la struttura del racconto e anche la capacità di tirare fuori il peggio da tipi umani che sembrano perfettamente innocui ma che proprio in quanto tali nascondono tanto schifo, che non ha necessariamente a vedere con la trama ma che contribuisce ad arricchirla e darci qualcosa per cui investire su questi personaggi. Non è però un film anni Ottanta, non troppo almeno: non insegue la nostalgia, al massimo un po’ di innocuo citazionismo, ma è chiaramente un’opera girata e soprattutto pensata nel 2023 – un giusto aggiornamento di certe storie che King si inventò quarant’anni fa e che per funzionare non devono per forza rimanere ancorate a quel periodo.
Poi, cosa vi devo dire?, sarà l’età, sarà questo buco dell’azoto, ma a me questi character studies (scusate il forestierismo: “studi sui personaggi”) che per mezz’ora e più si limitano a farti passare del tempo in compagnia della futura carne da macello approfondendone la psicologia molto di più di quanto servirebbe a un normale horror con il mostro piacciono. E There’s Something Wrong with the Children lo fa particolarmente bene perché gioca con il gaslighting (scusate il forestierismo: “manipolazione psicologica maligna”) e lo fa fare a delle creature che di questa pratica sono maestre: i bambini. Mi sto per mettere a fare i capricci perché voglio un gelato quindi vi risparmio l’imbarazzo con questa bellissima SIGLA!
Non ve l’avevo ancora detto ma There’s Something Wrong with the Children è un Blumhouse, e non uno di quelli che faranno scrivere articoli tipo “Ecco il film per il quale il re del basso budget Jason Blum ha fatto un’eccezione!”. Non so quanto sia costato, credo 7, che non è per forza un problema per un film di tensione psicologica e vedo-non-vedo che tiene gli effetti speciali sotto al minimo sindacale e per il quale la spesa più cospicua è stata probabilmente affittare i due bungalow nel bosco dove si svolge tutta la vicenda. Però è fuor di dubbio che la sovrabbondanza di dialoghi e il tempo che ci mette ad arrivare al punto e a far succedere cose sia figlia sì di una precisa impostazione artistica, ma anche delle limitazioni economiche che hanno costretto Roxanne Benjamin a concentrare tutta l’azione negli ultimi venti/trenta minuti di film. Questo per mettervi in guardia: è uno di quei film lì, che non succedono proprio, almeno fino a quando non succedono. Magari è una roba che vi rompe immensamente i coglioni. Ci sta: uno slasher medio infila il primo omicidio già prima dei titoli di testa.
Se avete pazienza, però, la storia di Margaret e Ben ed Ellie e Thomas e di Spencer e Lucy, i figli di Ellie e Thomas, vale la pena di essere seguita. Sono in vacanza insieme e ovviamente dietro la facciata di amicizia e divertimento si agitano storie e storiacce che vi lascerò il piacere di scoprire: mi hanno sorpreso perché non sembrano pescate dal classico cestone dei traumi. C’è poco trauma in generale, un’altra novità rinfrescante per il genere: l’unico a esserne affetto è Ben, i cui passati problemi di salute mentale riaffiorano qui e là e lo rendono peraltro il bersaglio perfetto per la manipolazione psicologica maligna messa in atto dalle due creature. C’è un po’ di The Empty Man, e quindi di nuovo di Stephen King, nel modo in cui il soprannaturale entra a gamba tesa nella vacanza di questi sei poveracci, e There’s Something Wrong with the Children funziona particolarmente bene quando gioca con il metaforone: Ben e Margaret non hanno figli e non li vogliono, e guardano quelli altrui come creature incomprensibili e forse anche pericolose; e quando questa cosa smette di essere metaforica per diventare reale è dove esplode l’incomunicabilità tra i due mondi paralleli che dicevo sopra. È tutto molto elegante, molto organico, senza scarti o forzature; tutto ciò che succede nella parte horror di questo film horror è diretta conseguenza delle azioni ma anche delle differenti visioni del mondo dei quattro protagonisti adulti.
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Le due visioni del mondo: la madre guarda preoccupata l’amica, la non madre guarda nel vuoto.
Sto rimanendo vago perché There’s Something Wrong with the Children è altrettanto vago; non succede granché, ci sono conversazioni, birrette che volano, canne, ma è la storia di una vacanza e come una vacanza si comporta. La ciccia vera arriva quando la promessa del titolo viene mantenuta, ma anche quando si entra nel vivo dell’azione e il film spinge con decisione sul pedale del soprannaturale il legame con le tematiche familiari rimane fortissimo e non viene mai sacrificato in nome dello spettacolo. E credo sia una cosa bella al di là del puro valore cinematografico del film, perché credo che sia la prima volta (o una delle prime, se mi sono dimenticato qualcosa fatemelo sapere) che un film americano arriva non dico a prendere le parti di, ma quantomeno a provare a comprendere e ascoltare chi si trova dal lato “niente figli” della barricata. È un film sulla genitorialità che non giudica né fa la morale! Lo trovo apprezzabile.
Ovviamente un film di bambini orribili funziona proporzionalmente a quanto sono orribili i suoi bambini. Sono felice di testimoniare che Briella Guiza in particolare è già lanciatissima verso i prossimi Sylvester, visto che prende anche troppo sul serio il ruolo che le viene assegnato e sfodera una prestazione esemplare e inquietantemente più adulta della sua età in termini di consapevolezza dei propri mezzi comunicativi e capacità manipolatorie: non si vede tutti i giorni una bambina così piccola capace di sprizzare una tale genuina strafottenza da ogni singolo sguardo. Suo fratello, David Mattle, si gioca invece la carta del bambino inquietante ma svampito ed enigmatico: gli viene molto bene, 8.5 al risultato finale, ma è chiaro che è la sorella a condurre i giochi e a caricarsi a un certo punto tutto il film sulle spalle, eclissando anche il resto del cast (tra cui la pur bravissima Alisha Wainwright, MVP tra gli adulti).
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Qui è dove ti dice che fai cagare senza neanche guardarti in faccia.
Un’ultima cosa. There’s Something Wrong with the Children è un film ben girato e pieno di soluzioni visive interessanti, il che potrebbe anche essere interpretato come “There’s Something wrong with the Children è un film fighetto”. Non me la sento di smentire in pieno quest’ultima affermazione, ma stiamo d’altro canto parlando di un film quasi privo di jump scare (scusate il forestierismo: “spaventerelli improvvisi”) e che costruisce la sua tensione giocando con le inquadrature e non con le inaspettate botte di suono. Per cui ben venga la fighetteria, ben vengano i carrelli e i Dutch angles (scusate il no ci rinuncio) se aiutano a tenersi a distanza dalle soluzioni più dozzinali.
Alla fine della fiera quindi il più grosso problema di TSWWTC (come il portiere della Juve) è solo di pesi: troppo dilatato all’inizio, un po’ frettoloso sul finale, quando deve tagliare corto su certe cose credo più per ragioni di budget che di volontà creativa. Ritmo ineguale, accelerata tardiva, un po’ quello che si può dire del 90% degli horror di questo tipo usciti negli ultimi vent’anni: forse è arrivato il momento di smentire quanto dicevo all’inizio e ammettere che non sono difetti o limitazioni ma cifra stilistica. È un fim di gente che parla, e se non vi interessano le cose di cui parlano potrebbe non andarvi giù. Per me le azzecca quasi tutte, il ritmo, il non ritmo, le asimmetrie, quelle scene circolari che ti fanno pensare “mi sta forse facendo perdere tempo?” finché non ti rendi conto che hanno un senso e perché. E quando accelera e decide di fare l’horror si abbandona al carpenterismo (e dopo al raimismo) e nel mondo torna l’armonia.
Bella l’armonia, no? E allora viva There’s Something Wrong with the Children, e viva la nuova coppia da battere nel Campionato dei Bambini Orribili!
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“Guarda! Guarda bene! Leggi lì! C’è scritto che fai schifo al cazzo!”
Quote suggerita
“Scusate il forestierismo: citazione per fascetta suggerita”
(Stanlio Kubrick, i400calci.com)
Quanto vorrei potermi fidare di Stanlio, invece ormai lo so che ci sa spacciare lucciole per lanterne, ovvero (scusate la metafora) è capace di trovare l’ago in un pagliaio, esalta la pagliuzza (gli elementi interessanti) e riesce in qualche modo, pur senza nasconderla (sarebbe d’altronde impossibile) a farti dimenticare la trave che hai in culo (la palla al cazzo che sono i film che tipicamente recensisce e ci vende lui). Poi però è impossibile ignorare l’elefante nella stanza quando te lo trovi di fronte in carne ed ossa. Qualcuno potrebbe dire: perle ai porci, però una rondine non fa primavera, e per quanto con rosso di sera bel tempo si speri, l’elefante tende a far danni in cristalleria.
Riguardo invece al tema figli mi spiace dire al caro Stanlio che è un suo problema: è chiaro, o tu che (lo si evince dai tuoi scritti preclari) sei ormai avvezzo di psicologia, come è giusto che lo si sia alla nostra età, quando giunge il tempo di diventare grandi e capirsi; è chiaro, dicevo, che su questo tema tu te la vivi come i carnivori con vegetalivori vari: seppure certamente ce ne siano molti che “te lo sbattono in faccia”, “che te ne devono parlare per forza” etc (moltissimi sono gli ottimi meme che potrei postare a illustrazione del concetto), sebbene ce ne siano a iosa, coloro che non vedono che questi lo fanno perché sono loro ad avere un problema: non dico un trauma, ma un qualcosa di non risolto. Di che si tratti è presto detto, del conflitto interiore che non vogliono affrontare: per mangiar carne bisogna uccidere degli animali e chi fa scelte vegetariofluid ci costringe a pensarci e a non far finta di niente.
Insomma, che i tuoi amici figliomuniti non parlino d’altro è sicuramente vero, anche perché come i vegefroci sono costretti a far ruotare la loro vita intorno alla loro scelta, ma il problema è tuo, e non dei (metafora on) ricchioni che te lo sbattono in faccia invece di limitarsi a far le cosacce in camera da letto.
Ciò nulla toglie al fatto che le coppie con figlie sono insopportabili (specialmente quando anche gay, vegane e cattoliche, IMHO).
Peraltro non far figli è la scelta migliore, ma d’altronde se lasciamo che a farli siano solo coloro che non si pongono il problema…? Dilemma mal posto, le dinamiche di popolazione non dipendono da questioni di scelte individuali, ma da fattori economici; senza nulla togliere alle motivazioni individuali, la somma di questa dà un risultato che dipende da leggi di altro ordine – come spiegavo a mio figlio mentre cercavo un asilo con mensa bio vegana gender trans.
leggere questi commenti aumenta la mia autostima
Madonna ma che voglia deve avere uno di scrivere pipponi per scriverne uno così alle nove e zerodue del mattino?
Mi stavo proprio chiedendo se Mereghetti si sentisse migliorato bell’autostima nel senso che guardare lo spettacolo di minorati tipo grande fratello ci fa sentire più in gamba, e tu mi hai fatto capire che è così. Sob. Non posso che mandarti a quel a paese e ritirarmi a ricostruire la mia di autostima, sigh.
autostima in salita..continua pure
Vegefroci però è bello
per mio parere personale no, nel caso qualcuno se lo chiedesse
Ultimamente gli incel, probabilmente per motivi anagrafici, sono nella fase chioccia e scassano i coglioni a destra e manca con figli, legami di sangue e riproduzione – che interpretano sempre nella variante eugenetica a loro familiare, tanto per non perdere rodaggio.
che cazzo sono gli incel?
Ti ho risposto sotto
“Non puoi capire se non hai figli” però non vuol dire “non puoi capire perché non ci arrivi”. È invece come uno di colore che dice ad un bianco che non può capire perché è bianco, o uno su una sedia a rotelle che spiega che non puoi capire perché ti funzionano le gambe.
Stai davvero paragonando avere dei figli a un handicap motorio e a una discriminazione socio-culturale che uno subisce dalla nacita fino alla morte?
Avrebbe potuto dire “spiegare a uno senza reflusso gastroesofageo cos’è un reflusso gastroesofageo e quanto si sta male sotto sforzo quando corri, e quello senza reflusso non lo capirebbe poichè non ne soffre” , e mille altri esempi. Non ha scritto “avere figli è come avere un handicap motorio”. Elasticità, cristo figlio di un d’Io.
Avere figli è un dono, non avere figli è un’opportunità. Se hai figli è come rivedere il mondo nel modo corretto ed hai l’onore e la responsabilità di fornire ad un nuovo essere umano gli strumenti migliori per orientarsi nel mondo. Se non hai figli hai l’opportunità e la responsabilità verso te stesso di far fiorire al massimo la meravigliosa macchina che è il nostro psicosoma: tanti sport, viaggiare, studiare, vita piu aperta all’improvvisazione e quindi alla scoperta. No contrapposizioni. Io sono padre ma parlare di figli mi fa cadere i coglioni. Scusate se non c’è alcun riferimento cinematografico ma all’argomento ci stavo pensando poco prima della rece di Stanlio, come sempre acuto osservatore
I singoli per “scelta”. Sai va di moda usare sti nuovi termini che sono utili come il cazzo alle vecchie.
Da quel che so è tutto fuorchè scelta. Fondamentalmente è gente incazzata perchè rivendica il diritto di avere un partner ma non lo trova .Da qui un odio contro chi un partner ce l’ ha e contro quelle persone che li rifiutano. Fosse per scelta, mica si incazzerebbero così tanto da fare stragi. Aiutiamoli.
Una cosa che trovo estremamente interessante degli autoproclamati “incel” è che, pur nella loro aberrazione ideologico morale, hanno sviluppato una delle ultime, rare, internet culture interessanti. Tocca dire che lo stesso vale per l’alt-right. Tutti questi disadattati, proprio perché ghettizzati in spazi propri (leggi: forum: ossia spazi virtuali “autogestiti” e dove i contenuti RIMANGONO, non sono parte di un flusso in tutto e per tutto gestito dalla piattaforma) sono stati costretti a creare un gergo, un armamentario concettuale, dei meme se vogliamo (nel senso originario di Dawkins che ha coniato il termine) che solo poi sono percolati nei fottuti social, intercettando la rabbia sociale delle classi di riferimento (i tipici boomer che hanno aderiscono al trumpismo e stronzate varie, nel caso dell’alt-right; tardo adolescenti al limite della malattia mentale nel caso dell’incel-redpillismo).
Mi ero ripromesso di non commentare più su questo sito di reazionari (cit. Southern Comfort-1983)/rompicoglioni/onanisti/sputasentenze del cazzo, ma me le tirate proprio fuori: Bugo Tognazio sei quasi ipnotico nei tuoi deliri inutili ma avvincenti; ti leggerei per ore. La faida con Meneghetti, poi, mi ricorda la terza elementare: che bei ricordi! Grazie a tutti di cuore.
Ah sì, Raimondo Vinello: evidentemente non conosci Sally D’Angelo. XD!!
Birbantello di un VandalSavage, ti piacciono i miei deliri, eh? Buongustaio. Ebbene, dato che ho infestato queste pagine abbastanza a lungo da trasformarmi in villain (è il destino di noi eroi) voglio omaggiartene uno fresco fresco di zecca, fragrante come un buono del tesoro appena sfornato:
ma tu, esimio Vandalsavage, non sei mica un commentatore della silver age della sezione commenti di questo sito? (Per me, mi spiego, la Golden Age sarebbe l’epoca primordiale, quella in cui per intendersi scriveva Dolores, l’epoca mitica e originaria, ma in fondo meno memorabile di quella successiva, la Silver Age, l’epoca della piena maturità in cui però c’erano ancora la sorprendente novità e la freschezza che hanno fatto deflagrare nell’internet – anzi nella blogosfera – questo sito, l’epoca, in due nomi, di Schiaffi e di Ciobin)
Se è così (ma per la verità se anche non lo fosse rileverebbe poco ai fini del prosieguo di kuesto mio delirante pippone) non posso fare a meno di domandarti di elaborare riguardo al proponimento che dici di aver fatto di non più commentare. Sono specialmente perplesso riguardo le motivazioni che porti: riguardo al fatto che qui scrivano degli onanisti, personalmente non ti nascondo che spesso e volentieri una pippetta me la concedo (se ti interessa mi regolo come insegna questo blog: https://rispostecristiane.blogspot.com/2012/06/conservare-lo-sperma-per-non-peccare.html#more), ma che tu accusi i400calci di essere un sito di reazionari mi stupisce non poco!
Negli ultimi anni mi ero abituato a leggere gente che si lamenta che questa è diventata una cricca di woke politically correct genderswap coccolanegri, tu invece sostieni il contrario.
Fammi sapere, grazie, in cambio prometto di continuare a deliziarti con deliri mesmerici e battibecchi da prepuberi.
Dunque: “reazionari” era un omaggio a “I Guerrieri della Palude Silenziosa” di Walter Hill dove il termine era usato a cazzo e spesso (come in questo caso) per indicare l’esatto contrario del suo significato originale. Ebbene sì, sono un nostalgico della Golden e della Silver Age dei calci, prima che il sito si ergesse a baluardo di coccolanegri, ermafrociti e tutto quanto il resto che hai giustamente citato. In quanto ai tuoi “deliri”, credo di averti ispirato perché quest’ultimo è davvero ben riuscito. Un abbraccio.
E sì, ho commentato per anni, smettendo per amor di decenza quando molto di quanto compare in queste pagine è diventato incommentabile grazie al politically correct, al fester uncle gender, wakanda forever e helter skelter.
ok, claro, ma il problema ermafrocito (lol) è a monte, cioé è la minestra che passa il convento. Loro continuano a servirla nel migliore dei modi: francamente non mi interesserebbe una rece dei calci che recitasse: questo è un film de mmerda pieno di ne*rə e fr*cə. Loro ce la servono su un piatto d’argento, sta a poi ai commentatori, se del caso, prendere la minestra, seppellirla di pernacchie, cagarci dentro e farci un filmino scat. Se poi il problema è che quando la cosa rischia di degenerare e trascendere nel bestiality o nella pedopornografia Nanni interviene, non so che dirti, io trovo che continui a farlo di puro carisma e che sia uno spettacolo.
Beninteso, parlo da lurker storico, ma, senza nulla togliere ai calci attuali, l’equilibrio della vecchia sezione commenti tra cazzate e competenze era un qualcosa di incredibile: certo all’epoca c’era anche l’effetto sorpresa di trovare tante teste fini a cagar perle per generi filmici che, diciamoci la verità, al 99percento sono pane per trogloditi semianalfabeti.
@VandalSavage grande la Sally, anche se io preferisco Rita Daniels <3
Ah, che bei discorsi che mi ero perso. Vedo che ci sono degli eroi che ci infastidiscono con le loro opinioni scomode.
Tipico cinema da combattimento.
Boh, io non so piu’ che vi è preso ragazzi, una volta vi leggevo con piacere e mi fomentavo, ora la maggior parte di recensioni che vedo sono di film che sono una rottura di coglioni incredibile.
Dov’è finito il cinema da combattimento ? il fomento ? O il bollywood esplosivo ? Dai cavolo ragazzi.
Commento un po’ estemporaneo, però vorrei sottolineare quanto mi piacciano le recensioni di Stanlio, che insieme a quelle di Toshiro e Casanova sono le mie preferite. Piacevoli da leggere e molto divertenti.
Se ho colto giusto l’ironia dello “scusate il forestierismo”, il mio apprezzamento cresce ulteriormente.
Recuperererererò questo film anche a questa pregevole rece. Volevo segnalare anche the lodge, film con bambini di merda e produzione Hammer.
Già coperto: https://www.i400calci.com/2019/11/goodbye-mommy-the-lodge-e-i-titoli-delle-recensioni-tutti-in-inglese/
Briella Guiza frizzante già dal nome