L’altro giorno stavo ascoltando una puntata di The Rewatchable. Conoscete? Trattasi di podcast americano piuttosto famoso dove dei regaz discutono di vecchi film che secondo loro hanno lo status di “riguardabili”, vecchi e nuovi classiconi che fa sempre piacere rivedere. Una delle ultime puntate è dedicata a un film molto calcista, che compie già 10 anni, The Purge, non a caso prodotto Blumhouse, così come il film di cui andremo a parlare oggi. Anzi, come dice il signor Bill Simmons a inizio puntata, uno dei film che ha costruito le fondamenta della Blumhouse: idee semplici e immediate, 3 milioni spesi, 89 milioni guadagnati. Inevitabilmente, dopo aver detto tutto il dicibile sulla carriera di Ethan Hawke (e dopo che uno dei regaz di The Rewatchable fa finta di aver visto The Getaway, visto che lo cita come buon film della rinascita artistica di Hawke), il discorso cade sulla politica. E si evidenzia come se nel 2013 un’idea come quella alla base di The Purge (per i meno abbienti: crimine non perseguito legalmente per un giorno all’anno) fosse distantissima dalla realtà, oggi… Bè, oggi nessuno di noi si stupirebbe più di tanto se un politico di quelli che qualcuno si ostina a chiamare “nazionalisti” al posto di “stronzi fascisti” la inserisse nel suo programma elettorale. Insomma, il cinema di genere – e nello specifico l’horror – ha la capacità di saper leggere il presente e immaginare il futuro. Pensavo a questo alla fine della visione del simpatico film di oggi. Pensavo che, visto che elementi di contatto tra The Purge e questo Soft & Quiet non mancano (produzione Blumhouse, genere home invasion), potrebbe anche essere che tra 10 anni (ma anche cinque, dai, che le cose accelerano) magari ci ritroviamo a parlare di film usciti nel 2023 e diciamo una roba tipo: “Uè, ma ti ricordi Soft & Quiet? Era una roba fortissima all’epoca… ma sai che oggi non sembra così improbabile?”. E un po’ mi sono spaventato.

Oplà
Ora, non sapevo nulla di nulla di questo Soft & Quiet prima di cimentarmi nella visione. E quando nel film si vede la torta di cui sopra, mi sono abbastanza stupito. Insomma, non me l’aspettavo ma – hey – Soft & Quiet parla proprio di nazismo! Cioè, parla di un gruppo di stronze micidiali che nel tempo libero (lauto nel loro caso, visto che sono tutte delle stronze micidiali mezze fallite) si ritrovano per bere il tè con le ciambelline mentre berciano di quanto il mondo abbia bisogno di una bella pulizia etnica.

“Ma adoro! E poi li bruciamo tutti!”
Ah, oh, non mi guardare così, eh? Che ti devo dire? Son loro che c’hanno la testa bacata, mica io. Riporto solo quello che dicono. Tipo: “Hanno dato la promozione che mi spettava di diritto a quella solo perché è dominicana o chissà di dove!”, “La classe dove insegno è piena di questi ragazzoni neri che non rispettano le nostre tradizioni e mi mettono anche un po’ in soggezione”, “Questa è la nostra terra e si stanno portando via tutto a suon di progressismo inutile”, “Non dobbiamo essere femministe ma femminili!”. Ma dovresti sentire come lo dicono! Son lì tutte carine, e poi dicono delle bestialità allucinanti! Hanno anche mire imperialistiche, eh? Vogliono cominciare a fare una rivista dove: “ognuno possa esprimere liberamente le proprie idee senza che il politicamente eccetera eccetera”, vogliono raccogliere soldi con delle svendite di vestiti. Insomma, sono organizzate. Sono le…

Ma dite che ci chiudono il sito?
Soft & Quiet, come detto, è un film della Blumhouse. È un esordio, quello di Beth de Araújo, è stato presentato al SXSW22, è costato poco, guadagnerà (immagino) molto, ha una storia molto semplice che a suo modo rilegge/riflette sulla nostra società. Rumore di flashback! Il 25 maggio del 2020 il signor Christian Cooper, ragazzo nero, è a Central Park a fare quello che più gli piace: bird watching. A un certo punto, mentre è lì con il suo binocolino, gli si avvicina un cane. Strano, pensa, in questa zona del parco i cani possono stare solo al guinzaglio. Ma ecco che arriva poco dietro la proprietaria, Amy Cooper, una ragazza bianca. Ironia della sorte, stesso cognome. Chris chiede ad Amy di legare il cane, le spiega che è obbligatorio proprio per preservare la fauna. Lei sbrocca, perde totalmente la testa. Chris quando vede che questa è pazza fracica, comincia a riprenderla. E riprende Amy Cooper che chiama la polizia e dice, con voce sconvolta, che è in pericolo perché un afro americano sta minacciando lei e il suo cane. Tutto questo mentre Chris è semplicemente fermo immobile che le chiede semplicemente di non avvicinarsi a lui e di legare il cane. Il video diventa uno dei più gloriosi e cristallini esempi di Karen che il mondo abbia a disposizione. Il 25 maggio del 2020, altra ironia della sorte, è anche lo stesso giorno in cui George Floyd, ragazzo nero sospettato di aver usato una banconota falsa, viene assassinato da un poliziotto. Bianco.
Soft & Quiet ha preso quello che viene chiamato il Central Park Birdwatching Incident e ci ha costruito un film. Cioè, ha preso in prestito l’idea che il peggior razzismo oggi si nasconda dietro a quella bionda borghesia americana apparentemente innocua. Sì, in Texas ci sono ancora quelli che vanno in giro con i lenzuolini in testa, ma quelli davvero pericolosi sono quelli che mi abitano di fianco, in contesti del tutto normali. Forse alcuni di loro ancora non lo hanno nemmeno scoperto, ma dentro di loro c’è un piccolo Adolf Hitler che non vede l’ora di sfogare il proprio nazismo interiore.

“ragazze, vi saluto che alle 6 ho pilates con la personal”
Girato come un lungo e complessissimo piano sequenza, il film passa la prima mezz’ora (ciurlando un po’ nel manico) per farci vedere queste bionde naziste impegnate in monologhi agghiaccianti per poi far scattare la scintilla. Quattro di loro vanno a comprare dell’altro vino e com’è, come non è, riescono a litigare con le prime due ragazze non caucasiche che incontrano. Si fa in fretta: uno sguardo storto, una mezza parola, un insulto vero e proprio. Addirittura c’è chi perde la brocca e per una roba da niente, bum, esce il ferro. Madonna, ragazze, ma c’avete il sangue alla testa facile! Le due ragazze aggredite alla fine riescono a uscire illese dal negozio ma poi fanno l’errore di ribattere. Prima di andarsene, gli scappa l’insulto al fratello in carcere di una delle naziste. Nulla di che, eh? Gli fanno presente che siccome quello è dentro per pedofilia, probabilmente avrà problemi una volta uscito a compattare le proprie feci. Cioè, nel senso che probabilmente il fratello nazista pedofilo ha un’attività sessuale piuttosto intensa. Anche se passiva. E presumibilmente non consensuale. E le naziste della porta accanto non ci stanno. Soprattutto è la giovane peperina Leslie (la bravissima Olivia Luccardi, pazzesca) a caricare le molle alla peggiore di tutte, la maestrina delle elementari Emily, interpretata da questo incubo ambulante che risponde al nome di Stefanie Estes. Aiutate dal marito di quest’ultima, l’allegra combriccola decide che è cosa buona e giusta farla pagare alle due straniere! Ed è qui che mi scatta la home invasion.

E coi nazi finisce sempre ammerda
Mi fermo qui con la storia, dai. Il resto lo lascio a voi, alla vostra capacità di sopportazione. Sì, perché per certi versi Soft & Quiet è un film intollerabile. Ci sono quelli che fanno fatica a finirlo. E devo dire che in alcuni momento anche io c’ho avuto il mio bel da fare per mandare giù un boccone così amaro. Non perché ci siano quali scene così incredibilmente violente, eh? Qui siamo spettatori di mondo, abbiamo visto tutti di molto peggio (anche se, insomma, ‘sta roba della carota mi ha abbastanza segnato), ma Soft & Quiet è un film fatto apposta per irritare, per farti venire il prurito alle mani e mugolare dal fastidio. È una cosa programmatica. Ed è una delle cose migliori del film. Mi spiego meglio: avete visto il video della stronza lì sopra che se la prende col bird watcher? Soft & Quiet è studiato su quell’algoritmo lì: mentre lo vedi provi quella strana forma di imbarazzo e rabbia che rende il video un magnete per gli occhi. Vorresti spaccare lo schermo a testate, ma non puoi fare a meno di guardarlo, come ipnotizzato. Soft & Quiet fa lo stesso sporco lavoro di quel video, ma lo fa x 1000, portando quella situazione alle estremissime conseguenze.

Il nervosoooo
Come abbiamo detto, lo fa con la forma del piano sequenza. Un piano sequenza intricato, con dei momenti di cazzimma artistica notevoli, ma allo stesso tempo con velleità quasi documentariste. Ma soprattutto lo fa con una scrittura che funziona paradossalmente di più grazie ai non detti rispetto ai proclami che mette in bocca alle protagoniste. La parte della festicciola del tè, tolta la sorpresa iniziale quando sul tavolo viene appoggiata quella torta di cui prima, è secondo me la parte più debole del film: in una lunga sequenza, una dopo l’altra, le ragazze fanno il loro monologo/pezzo di bravura teatrale in cui sottolineano ancora il tema del film (il nazismo della porta accanto), con la camera che non sa dove andare, inchiodata solo sulle loro facce. Però quando poi scatta davvero l’azione, è proprio in quello che non ci hanno detto che ci sono le sorprese più sfiziose. Grazie alle vittime del film sappiamo che la protagonista del film ha il fratello pedofilo. Quando questa chiama il marito in soccorso, scopriamo che invece di un ragioniere di Tecnocasa – come sarebbe stato lecito aspettarsi dall’aspetto della donna – questa ha maritato un rifiuto white trash che secondo me gli mancano due o tre denti. Se guardi bene noti che ci sono evidenti problemi di alcolismo, personalità manipolatrici, manie persecutorie, ignoranza. Il tutto presentato suggerito sottovoce in un film la cui storia principale, quella che sta sul famoso tovagliolino da bar, viene urlata a pieni polmoni e girata in continuità di tempo. Insomma, non male.
Continuo a essere combattuto riguardo Soft & Quiet. Penso che si tagli un po’ le gambe da solo con questa imposizione del piano sequenza, ma dall’altra parte penso anche che quando hai delle attrici così ti puoi anche permettere di indugiare verso il teatrale. Penso che sia un po’ il film più A24 della Blumhouse e non riesco a decidermi se questa cosa che ho scritto sia un bene o un male. Penso che una storia del genere rischi per certi versi di risultare troppo didascalica, che qua e là si avvicini al caricaturale, ma poi riesce a stupirti con quelle piccole pennellate di sceneggiatura di cui sopra. Penso che forse si poteva pensare a una trama più articolata, ma poi quel finale mi è rimasto impresso. Insomma, per un film che immagino risulti polarizzante, che chiede allo spettatore di prendere una posizione (c’è chi ci perderà la testa e chi lo odierà) mi trovo un po’ a fare il democristiano. Ne riconoscono i pregi, ma non posso fare a meno di vederne i difetti. Ne vedo i limiti, ma al tempo stesso ne riconosco il valore.

Vederli qui che sorridono tutti felici fa un po’ impressione
DVD-quote:
“Quei film che rischi di spaccare tutto a testate dal nervoso”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
Carnage redneck invece che high-class. Direi che me lo avete venduto.
“Insomma, il cinema di genere – e nello specifico l’horror – ha la capacità di saper leggere il presente e immaginare il futuro.”
Sono completamente d’accordo a meta’ col recensore (semicit.): sicuramente il cinema di genere legge il presente e lo “amplifica” per immaginare un futuro, ma questo di regola e’ un lavoro per la scifi, e specialmente quella “sociologica” che andava molto negli anni 60/70.
Quindi GATTACA o Soylent Green si’, certamente. Ma di sicuro non L’Esorcista o Venerdi’ 13, suvvia…
Su Venerdì 13 ho i miei dubbi. Dammi tempo…
L’Esorcista aveva immaginato l’Esorciccio.
un briciolo di elasticità…l’horror a che fare con le paure dell’umanità ed escluse quelle ancestrali (il ragnone e il tigrone o il buione ) direi che si evolvono con noi…quindi è un genere che vede passato presente e futuro senza problemi
*ha…
dai su, non mi risulta che “ha la capacità di” significhi automaticamente “tutti lo fanno senza eccezioni”
Teso per la possibile semifinale? :D
Rispondo qui a Nanni perche’ non vedo un “Rispondi” sotto i commenti sotto il mio…
[dai su, non mi risulta che “ha la capacità di” significhi automaticamente “tutti lo fanno senza eccezioni”]
io volevo solo dire che il genere horror e le “previsioni/estrapolazioni del futuro” sono due concetti del tutto ortogonali, e quand’anche dovesse succedere (hmm… “AI”?) e’ una cosa che vale manco la pena di citare.
Sarebbe come dire che il genere “urban fantasy” per adolescenti ha la capacita’ di sfoggiare raffinatissime scelte cromatiche parlando di Twilight: sara’ anche vero [ https://www.pushing-pixels.org/2011/10/03/the-colors-of-twilight.html ] ma e’ proprio il caso di parlarne come di una caratteristica potenziale di tutto il genere?
Detto questo mi taccio – non era certo mia intenzione criticare ne’ il film, ne’ la recensione in se’.
Ciao @PaMar, innanzitutto hai risposto nel posto giusto.
Secondo di tutto: io non sono l’autore del pezzo per cui non posso che dire la mia senza per forza rappresentarlo, ma a me sembra che il discorso valga perché, come giustamente citi subito dopo alla fantascienza, l’horror è un genere che è molto più predisposto a visualizzare il futuro di altri (l’indagare sulle paure, la libertà di giocare contro le regole, ecc…). Per cui, a mio avviso: osservazione non sconvolgente, ma comunque interessante per il film in oggetto (dove comunque concedo anche la critica che forse si tratta fin troppo di “presente”), e mi è sembrato inutile fare le pulci a quegli horror che non prevedono nulla.
Tutto qui.
questo mi piace proprio!
Che belli i film che ti fanno venire il nervoso, poi se ci stanno i fasci partono le madonne sicuro. Venduto.
Un po’ di tempo fa avevo la fissa di andare su YouTube per guardare filmati sulle pazze Karen scatenate. Mi divertiva soprattutto quando scattava l’arrogante richiesta della Karen di turno di parlare con il capo del malcapitato.
Abbastanza divertente finché non ti trovi a subire le angherie di queste zotiche manipolatrici piagnone e non ti sei premunito di filmare il tutto con il telefonino.
Il soggetto del film chiaramente è molto attuale, e riflette chiaramente il clima politico americano, che è un po’ quello italiano, con una classe politica sovranista che mi pare abbia una voglia matta di fare coming out e gridare al mondo sì siamo fascisti e lucidiamo con orgoglio i nostri busti.
Un po’? Ieri il cognato di Giooorgiaaa! (la donna che vuole bene ai bimbi etiopi finchè non crescono) ha detto chiaramente che è in corso, cito le sue parole, una “sostituzione etnica”. Non so, ma era dai tempi di mascellone che…
Correggo… che è tanto tanto quello italiano.
Sarebbe interessante una disamina per trovare le similarità e le differenze tra le Karen americane e le sciure italiane che si informano su Rete 4 e che vengono spaventate e fomentate verso tutto ciò che non sia il loro vicino di casa. E si eh…
Sostanzialmente, a parte un certo divario di età, credo che le Kares siano violente e manesche, mentre le sciure siano passive aggressive. Giudicano con disprezzo mormorando e lanciando occhiate di sdegno verso il prossimo.
Un’annotazione. Ultimamente tendevo a sottostimare il potere della televisione rispetto ad altri mezzi, finché non è saltata fuori la storia dell’orso che ha ucciso un escursionista in Trentino. L’ho seguita distrattamente finché non mi sono accorto di quanto il caso stesse montando. Sono andato a controllare e ho visto che gli orsi hanno ucciso una persona in 10 anni, i cacciatori 200. Non mi pare però stiamo parlando di bandire la caccia.
Metteranno una tassa sugli orsi anche da noi? https://www.youtube.com/watch?v=JtgvWZuyYKc
1. Stessa cosa che ha detto Feltri quella sui cacciatori; 2. In Italia ha comandato sempre il PD negli ultimi 10 anni, con incursioni di Mario Monti e Draghi. Un filo di attinenza con la realtà non basterebbe. 3. In generale faccio sommessamente notare con fate un casino pazzesco (qui parlo ai recensori) sulle categorie politiche, e che non esistono solo i “buoni” e gli altri sono fasci. E che è possibilissimo essere contro (come nel mio caso) le politiche identitarie – ovvero quelle che definiscono la tua identità in base ad un gruppo di appartenenza annullando il singolo – senza essere fasci. E infatti a parte questi appunti che faccio e continuerò a farvi, il film me lo ha venduto il buon Casanova e ho proprio voglia di vederlo – come non lo so (nonostante gli sforzi del capo)
*non GUASTEREBBE
@Dumbolik come diceva una vecchia battuta sul mascellone nazionale “Non ce l’ho con lui, ma col cretino di fianco a lui che non lo butta giù dal balcone”.
@Maybe guarda sottoscrivo tutto (specie la parte finale sui cacciatori) ma essendo stato in Trentino anche recentemente, loro lì la paura degli orsi ce l’hanno davvero, sicuramente montata per convenienza ma è stata una delle prime raccomandazioni che mi hanno fatto mentre andavo a fare un giro, di stare attenti agli orsi.
Ps. Aggiungo che sabato scorso ore 11circa a Casalecchio mi hanno tagliato la strada numero 5 cinghiali (2 grandi e 3 cuccioli) a due passi dal centro nel parco cittadino… non è che le bestie selvatiche non siano un problema eh…
Io sono da sempre contrario alla caccia e diciamo simpatizzante animalista, ma non è che il problema non ci sia. Comunque direi che è abbastanza OT.
@Ruper
1. Se Feltri è d’accordo con me allora forse cambio opinione
2. Oggettivamente vero ma non c’entra nulla col discorso quindi non capisco perché lo tiri fuori. Anche l’America è un paese governato dalla “sinistra” ma non per questo non sono una manica di fascisti
3. Qua mi spiace ma purtroppo non si può far finta che quelli con cui si governa non contino nulla. Quando in passato il partito che avevo votato si è alleato con uno di ladri e razzisti io semplicemente ho cambiato. Finché ci sono i fasci come quello di cui sopra, se gli altri della sua coalizione non gli fanno una sonora pernacchia sono assimilabili a fasci anche loro. Il mio primo commento intendeva quello
Fine OT dai
Azz’ per impressionare un redattore dei calci cosa mi devo aspettare, da ‘sto film? Non so se avrò il coraggio di guardarlo.
Una cosa mi domando: ma negli USA , c’è una situazione analoga a quella italiana, dove il razzismo proletario e sottoproletario prospera in situazioni di oggettivo degrado e dove l’immigrazione e la delinquenza sono problemi reali, per cui personaggi alla Feltri che sbraitano di sinistra radical chic non hanno poi tutti i torti, oppure data l’urbanistica segregazionista le Karen e i bad nigga muthafacka non si incontrano mai?
Eh no, non so quanto sia un OT, la recensione parla di questo, il film parla di questo, la nostra società grida a squarciagola di queste cose giorno e notte. Ciò detto mi sa che non mi hai capito: sostengo che uno può essere contro come nel mio caso le identity politics, può trovarle pericolosissime e prioritarie da sconfiggere, e non essere fascio. Poi oh il sistema bipolare fa sì che qualunque centro si porti dietro gli estremi, ma mica è colpa di nessuno. Ma anche qui è piuttosto facile capire che i due schieramenti (semplifcando un po) quando si attaccano cercano di attaccare gli estremismi dell’avversario. Comunque detto senza alcuna acrimonia, just my point of view
No certo figurati neanche da parte mia nessuna polemica con te nella specifico.
Concordo che il sistema bipolare tenda a estremizzare le posizioni e a polarizzare (appunto) lo scontro e in alcuni casi renda difficile il dialogo politico sano. Però per evitare questa cosa basterebbe, che ne so, ad esempio che il PDC chiedesse le dimissioni immediate di quel politico del suo schieramento che ha detto o fatto una vaccata, nello specifico uno che parla di “sostituzione etnica” nel 2023 non si può sentire tanto quanto uno che parla dell’ uomo nero, entrambe invenzioni di fantasia per spaventare i bambini. Se ci fosse più “igiene” nei partiti, ne gioverebbe tutta l’Italia ( e l’America eh, visto che il film parla appunto di questo)
Ma si può parlare di “sostituzone etnica” in un contesto in cui spieghi che la soluzione al RdC è mandare la gente a lavorare così poi figlia? Non è che uno che prendeva 500 euro al mese di media, improvvisamente le aziende se lo contenderanno per un posto da 1500 euro che gli permetterà di accoppiarsi come un coniglio e sfornare figli color rosa antico! “Sostituzione etnica”: ma va a tortelo in culo, che siamo tra gli ultimi in Europa per numero di immigrati lavoratori e i clandestini di sicuro non vanno in giro a proliferare. Che poi gli africani, gli uomini neri, sono solo un 10% del totale degli immigrati…Ma ti sostituirei etnicamente il cervello con quello di un dugongo e ne gioveresti, ministro suocero! Sempre a promuovere la guerra tra poveri, come in America. Divide et impera.
Ah, la sostituzione etnica non è un articolo del Lercio?
Ahahah. Nonostante io non riesca a smollare 4chan, che è una delle fogne privilegiate su cui vengono spammate queste teorie balzane, non avevo mai approfondito questa stronzatona. Cioè, la teoria sarebbe che gli ebrei vogliono far entrare un sacco di immigrati per far sì che la razza bianca si imbastardisca, ciò che porterebbe a una diminuita intelligenza, cosicché i fu uomo-bianco risulterebbero più facili da controllare per i perfidi giudei! Il mondo va a puttane, masse immense sono costrette a migrazioni bibliche e loro se ne escono con queste storielle buone per i mujiki russi dell’800!
Vabbé che i politicanti di tutti gli schieramenti, se si vanno a vedere le politiche effettive, portano avanti la stessa linea di fondo, anzi spesso e volentieri sono i governi delle sinistre a farsi carico delle leggi più apertamente pro-capitale e antiproletarie, ma endorsare apertamente una roba del genere…
Cmq non bisogna ridere delle teorie del complotto, anzi bisognerebbe avere sempre la pazienza di rispondere, …”sì, hai ragione, ma secondo me…” per esempio in questo caso: “secondo me non sono gli ebrei, ma il cambiamento climatico causato dall’industria sotto il capitalismo (produzione per il profitto e non per i bisogni), e dall’imperialismo che fa guerra e crea instabilità (teorizzandolo anche apertamente) attraverso il e (per conto del complesso) militare-industriale”. Oppure nel caso dei cosidetti no-vax e affini : “sì, hai ragione, ma secondo me non sono tanto i vaccini, quanto il controllo a monte della ricerca scientifica da parte dell’industria della salute (farmaceutica e non solo) che poi a cascata si ripercuote in tutto l’approccio alla salute.” E così via.
È vero che i più convinti sotenitori di queste teorie del piffero sono nelle migliori delle ipotesi schizotipici e più spesso (e peggio) narcisisti patologici tipo Karenz, incelz e Q-anonisti vari, gente con cui non vale assolutamente la pena di parlare, ma il fatto è che bisogna intercettare tutti quelli che “non ci credo, però…”.
D’altronde a suo tempo i 5stelle avevano intercettato tutte quelle energie con potenziale rivoluzionario che si erano liberate post crisi subprime/debiti sovrani e le hanno fiaccate parte nella palude parlamentare e parte con le cazzate complottare.
Per la cronaca, visto che di sicuro qualcuno lo chiederà: sulle piattaforme all’estero lo si trova ormai da tempo, ma ho letteralmente appena scoperto che, apparentemente, arriverà su Netflix a maggio.
Che bomba grazie
Sai che due palle.
Caro titolista italiano , ti dò un’idea gratis: questo me lo chiami “Karens” (capito? per fare il verso a Heathers, nudge nudge, wink wink). Non c’è di che.
Però scusate ma c’è un punto che non mi torna nella vostra recensione, quello della futuribilità: cosa ci sarebbe di futuribile in questo film?
Cioè, Trump, l’alt-right e tutto il cucuzzaro sono fenomeni che cominciano ad avere quasi 10 anni, Trump ha già vinto le elezioni nel 2016, quasi 7 anni (minchia come passa il tempo).
Esiste sul serio qualcuno che nel 2023 si scandalizza perché in America esiste una fascia di popolazione sensibile a certi discorsi?
Per essere definito futuribile un film come questo sarebbe dovuto uscire nel 2013, 2014 o giù di lì, non certo oggi
effettivamente!
Sí, Karen pazze fottute, ma anche tutti sti pischelli hipsterini che mantengono l’aplomb e con sti telefonini sempre in mano che come intercettano un po’ di disagio provocano e riprovocano sapendo benissimo dove si va a parare mi fanno schifo.
Guarda probabilmente se appartenessi anche tu a una “categoria a rischio” magari gireresti anche tu sempre col telefono in mano per riprendere le malefatte del cretino di turno.
Senza neppure tirare in ballo il razzismo o il sessismo, banalmente ti basta girare in moto in una qualunque grande città per subire una discreta quantità di soprusi e pentirti di non avere una dashcam continuamente collegata…
Quindi si, forse c’è qualcuno che provoca di proposito ma molto spesso purtroppo non ce n’è assolutamente bisogno.
Appena successo: una vecchia che ho incrociato sul marciapiede mentre passeggiavo i miei cani ha dato una pacca sul muso a uno dei due (peraltro un cucciolo) solo perché secondo lei era troppo vicino. Per dire eh..
Questo è niente: una vecchia stamattina ha praticamente simulato un infarto (non scherzo) perché il mio cane le è passato troppo vicino (un metro). Robe da matti. Ma ancora una volta non è necessario ricorrere alla politica per spiegare queste cose: le teste di cazzo sono sempre maggioranza e tendono ad aggregarsi (chi si somiglia si piglia). Le categorizzazioni rendono il problema semplice e manicheo ma sono a mio avviso analisi sbagliate e se sbagli l’analisi del problema ovviamente sbaglierai anche la soluzione (ovvero non lo risolverai).
Ma una volta che hai filmato cosa hai risolto? Davvero pensiamo che serva testimoniare questo disagio? A che pro? Per farci compatire su internet? O già nell’ottica di intraprendere un processo? Dopo quanto vengono aquisite queste immagini e da chi? Pensate davvero che in un procedimento civile/ penale sia cosí facile e immediato far aquisire immagini filmate e scagionarsi/ difendersi/ dimostare qualcosa? Che ci si fa con questi video se non indignarsi di qualche vecchio pazzo o qualche isterica? Abito a Roma e non ho mai dovuto ricorrere a immagini filmate per difendermi da chissà cosa. Non voglio entrare proprio nell’ottica di avere immagini da visionare né a casa né in nessun altro posto, mi metterebbe piú ansia di quella che già ho. Secondo me la “ripresa preventiva” é un falso mito, la vita é merda e non possiamo prottegerci da nulla. Poi sul discorso dashcam ci potrei anche stare, ma a) in questi video spesso il contendere si intuisce ma la dinamica completa é ignota, b) molto spesso si percepisce il compiacimento della persona che riprende e quindi il mio schifo va a tutti indistintamente. Chiudo il mio pippotto qui.
@simon : in America non credo sia così difficile fare causa portando come prove delle immagini. In Russia le dashcam salvano il culo agli automobilisti dai tossici che gli si buttano sotto per intascarsi i soldi delle assicurazioni o dagli incidenti causati da gente che sulla neve fa i disastri. Insomma, a volte è meglio filmare che menare…
Il fatto che la recensione mi abbia fatto venire in mente “The Power” (Ragazze Elettriche il titolo italiano) è normale?
Cioè, gioca anche questo sull’esasperazione della minoranza fino ad essere fastidioso? O sono io che non ho capito nulla di The Power che forse voleva essere davvero un inno al Me2?
Sta cosa del film in real time tutto piano sequenza ha un pò scassato. Nel 90% dei casi gimmick inutile.
Ho visto il film e sono d’accordo con l’esito della recensione (quello “democristiano”, intendo).
Riguardo al discorso della rappresentazione della linia ideologica e all’adeguatezza al contesto politico passato e recente, attuale e futuro, posso dire che a poco serve enumerare i colori politici dei governi negli ultimi dieci anni, negli USA, in Italia o altrove: proprio da una decina d’anni a questa parte la politica è diventata direttamente sociologia e la rappresentanza precisa ai vertici ormai è solo un elemento fra i molti. Insomma, dopo dieci anni di vaselina populista e di bottom up politico, direi che siamo arrivati ad una sorta di extraparlamentarismo ventrale della classe media, di cui questo film è un’ottima rappresentazione (solo un po’ didascalica).
“ Insomma, dopo dieci anni di vaselina populista e di bottom up politico, direi che siamo arrivati ad una sorta di extraparlamentarismo ventrale della classe media, di cui questo film è un’ottima rappresentazione (solo un po’ didascalica).” questa è una bellissima osservazione
Sembra interessante, quando arriva su Netflix lo metto in lista. Il titolo mi ricorda “Soft & Cuddly”, arcaico videogioco per (credo) Spectrum che nonostante il nome era quanto di più grottesco e splatter (per i tempi ovvio) ci potesse essere. Certo, faceva anche cagare, però la canzone sul retro della cassettina non era male: https://www.youtube.com/watch?v=GxmAur6ag88
Off topic ma visto che è stato tirato in ballo…
The Purge – il primo – è uno dei film che in sala mi ha fatto incazzare di più in assoluto. Ma come, partorisci quell’idea fichissima e poi ti chiudi in casa con quell’home invasion da due soldi? A metà film ero tentato di andarmene e forse avrei fatto bene.
I seguiti mettono una pezza, per fortuna, pur non essendo comunque nulla di che.
Questo lo vedrò sicuramente.
… ci sono gli estremi per taggarlo come #fascinema? o il PdV critico lo squalifica?
(… Dolores, torna!)
Visto, bello e con i difetti perfettamente sottolineati da Casanova nella recensione. Unica cosa mi pare che il fratello fosse in galera per stupro non per pedofilia.
Però politicamente continuo a non trovarmici: perché un gruppo di ignoranti squilibrate dovrebbe rappresentare alcunché se non la loro stessa follia? Forse che gli stronzi squilibrati un motivo per fare male al prossimo non lo trovano sempre (non so, in Carrie han forse bisogno di motivazioni razziali per bullizzare la ragazza?). Inmagina un horror con protagonista una coppia gay perfetta perfettina che adotta un bambino e poi si scopre che sono due pedofili che hanno approfittato della legge per fare le peggio cose: dovrebbe forse tale ipotetico film rappresentare la vera posizione politica di chi si batte per queste cose? No, rappresenterebbe solo dei pazzi squilibrati.
Non ho capito in che modo ci sarebbe un’analogia col mostrare dei nazi che si dichiarano nazi e poi cercano di mettere in pratica delle cose da nazi?
Il film mi è parso politicamente schierato e la cosa “sporca” che fa è mettere ai nazi in bocca alcune cose (caricaturalmente) che non sono solo necessariamente nazi – fondamentalmente ti sta dicendo che se ti azzardi a pensare anche per un secondo certe cose sei un nazi. E allora ho pensato che uno può fare la stessa operazione al contrario volendo – ce ne sono di cose scabrose da raccontare sul
mondo liberal.
Quindi per quanto il film mi sia piaciuto, penso che farà più bene che male al
dibattito e incrementerà le tensioni già presenti. Il tutto scaricando le
responsabilità sulla
popolazione “normale” (qui un bell’esempio di white trash) invece che puntando il dito verso l’alto.
Continuare a tribalizzare la società spingendo l’acceleratore sulle identity politics, illudendo peraltro le masse che cosí si risolvono i problemi, mi da i brividi.
Ma non sta raccontando “i non-liberal”, sta raccontando specificatamente i nazi. E mi sembra sbagliato pretendere che i nazi dicano soltanto esclusivamente cose da nazi, proprio perché quello che il film vuole raccontare è che i nazi non sono soltanto gente che va in giro vestita da nazi che li riconosci al volo dall’uniforme. TI sta raccontando i nazi che stanno nascosti, quelli che “io e mio padre siamo nel KKK ma non mi conviene dirlo in giro” (dialogo del film). Un film che racconta che chi si fa droghe pesanti si fa anche qualche canna non vuole necessariamente dire che tutti quelli che si fanno le canne poi passano alle droghe pesanti. E qua si parte dritti dalle droghe pesanti.
Ok. Più che altro ho pensato che forse non avrei fatto questo commento se avessi solo visto il film senza leggere la recensione di Casanova. Condivido invece un corto circuito mio particolare: che quel dialogo sul KKK che hai citato, e tutto il tema dello stare nascosti, mi ha ricordato Rosemary’s Baby ed in generale come (forse) una certa tradizione (esoterica? pagana? sai te..) sia sopravvissuta stando nascosta. C’entra nulla ovviamente.
@Ruper: film così portano sempre ad esasperare il dibattito, poichè il dibattito è influenzato dai diversi punti di partenza di chi dibatte. Ti faccio un esempio: American History X. Da dove scrivo è una città covo di fascistelli, e te li ritrovi spesso al lavoro e così ci scambi qualche opinione politica. Orbene, un film come AHX, il cui messaggio è chiaramente “odio porta solo odio e non ti migliora la vita” , è stato interpretato da un mio collega come “a diventare buoni e tolleranti poi ti becchi un proiettile”. E lui non era l’ unico nell’ azienda a pensarla così. Tu pensa che difficoltà ci deve essere per chi scrive certe sceneggiature nel cercare di mettere una battuta o una scena il cui significato non rischi di finire distorto. Che poi chi distorce in genere lo fa spesso pro domo sua.
A tal proposito, American History X gli da 3 o 4 piste a questo film – ma per forza, è un filmone. Però non ci ho visto niente di furbetto in American History X, al contrario, va bene a fondo della questione. Ma non mi stupisco che i nazistelli dalle tue parti l’abbiano intesa così, essendo decerebrati. Per lo stesso motivo, i nazistelli non sono una preoccupazione politicamente (socialmente sì, essendo generalmente violenti – ma non sono i soli allora). A me fanno paura quelli belli carini e ben vestiti, carismatici e sorridenti, brillanti e glamour – gli incantatori di serpenti.
O sì certo, mi farebbe paura anche il nazismo se vedessi un partito nazista al 30% in germania, ma non lo vedo. O anzi forse sì, ma senza svastiche, senza baffetti e senza germania.
Ottima recensione che mi ha portato alle stelle l’orgoglio ariano (anche se di fatto io sono neruccio ma vabbè). Una mia opinione? Ok. Che cosa vuol dire essere una donna, essere una madre ed essere cristiana? Cazzo significa tutto! Sono le basi. Sicuramente significa difendere i giusti valori. Difendere una identità. Se perdi l’identità non sei più nessuno. Come direbbe Derrida siamo così saturi di identità da temere il baratro di ritrovarsi a contemplare noi stessi. Credo sia spaventoso svegliarsi in un mondo così traboccante di altre identità. Identità che rischiano di portarci alla involuzione, per poi perderci. Quelle figure che nulla hanno a che vedere con i nostri valori, la nostra cultura, il Rinascimento, la figa. Sono arrivati fino a casa nostra, paghiamo i loro soggiorni, con i nostri soldi paghiamo le loro case sporche, la loro istruzione (ma che ne sanno), la loro non integrazione. Fatti un giro a Roma e vedi come ci prendono pure per il culo. Non si integrano. Non si integreranno mai. Zingari, marocchini, cinesi, sudamericani. Vengono qui solo a spacciare, a sporcare, a derubarci e a fotterci. Per quanto uno possa accogliere non c’è spazio per tutti. Noi mica andiamo nei loro paesi a rubare il lavoro. Cosa siamo? Il mondezzaio dell’Europa? Vogliamo davvero che si mischino a noi? Vogliamo davvero che mangino nelle mense accanto ai nostri figli? Fossimo ricchi. Non fanno altro che rubare, sporcare, spacciare. Finiremo per perdere davvero la nostra identità, i nostri valori, la nostra cultura. Cristo! Forse è questo che vogliono. Onore alla identità, onore alle forze dell’ordine, ai presidi, alle guardie carcerarie, ai rappresentanti di classe e agli amministratori di condominio. Onore ai presidi della legalità. Onore a tutti quelli che non si piegano al politicamente corretto o alla moda della inclusività. E un applausone a film come Soft & Quiet. Dio, patria e famiglia? Cazzo sì. Il resto se ne vada a ‘fanculo. Mi hanno detto che qui spacciano. Come direbbero i Ramones The KKK took my baby away. Soft & Quiet è un “horror” davvero terrificante e attuale. Come racconta la regista il primo giorno di riprese è coinciso con la notizia di una sparatoria dove tra le otto vittime sei erano donne di origine asiatica. Visto il materiale che stavano per girare la regista ha detto “È stato così difficile, ma quell’evento ci ha ricordato perché volevamo raccontare la storia. Abbiamo pianto. Gli attori sono andati al trucco e si sono presentati da veri professionisti”. Soft & Quiet quindi, per una seratina leggera. E poi, non c’è niente di più buono di una torta preparata da una donna, madre, cristiana e bianca. ❤️
P.S. Ero ironico E sì, è vero, è davvero difficile non stoppare la visione per un attimo. Respirare, accarezzare il gatto, bere acqua, chiamare la madre e salutare il vicino. Quando ho terminato il film avevo bisogno di rilassarmi (scopare) e mi sono illuso di essere in un paese diverso, dove d’improvviso non ti tirano fuori la stronzata allucinante della sostituzione etnica in atto. Che schifo. Ciao.
L’ho visto immediatamente dopo aver letto la rece. Magico.
… La parte della festicciola del tè, tolta la sorpresa iniziale quando sul tavolo viene appoggiata quella torta di cui prima, è secondo me la parte più debole del film…
E’ la parte migliore a mio avviso, la piu’ terrificante nel mostrare la normalita’ con cui si sostengono posizioni politiche che una volta erano considerate estreme nel partito repubblicano ed oggi sono sempre piu’ accettate dal loro elettorato.
Mi ha ricordato le parole pronunciate nella serie The Boys, dalla supereroina dal non casuale nome di Stormfront: “People love what I have to say. They believe in it. They just don’t like the word nazi.”
Da questo punto di vista forse sarebbe risultato ancora piu’ efficace sfumare certe scene, che risultano forzate e quasi didascaliche, come quella del saluto nazista alla fine della riunione, tanto per non lasciare dubbi nel pubblico americano di riferimento.
Come gia’ avvenuto per il primo The Purge, il film teme di affondare del tutto il colpo a livello politico e lo si nota nel finale consolatorio. Se si fosse rinunciato ad una mezz’ora di troppo di home invasion si sarebbe potuta costruire una conclusione piu’ potente, erano molte le possibilita’ da sfruttare.
Ad esempio con le soccer mom indagate e che, come da loro previsto, la fanno franca negando tutto ed approfittando della loro condizione di pilastri della comunita’. Ci si sarebbe potuti concentrare sulla protagonista simil Gwyneth Paltrow, che riesce ad aprire la sua scuola materna per diffondere i suoi aberranti insegnamenti. E ancora, lei che rimane incinta con la fecondazione assistita, con inquadratura sul colore inatteso della pelle del bambino.
Da evidenziare infine, l’antifrasi tra le parole scritte sulla lavagnetta ed il profondo femminismo del lungometraggio, con la regista che mostra una vera parita’ dei sessi nel razzismo, nella crudelta’, nella scaltrezza criminale. Beffardo il ribaltamento di prospettiva, con il redneck voce della ragione, che cerca di dissuadere e poi frenare la brutalita’ delle donne, prendendo l’unica decisione sensata, dandosi alla fuga dopo aver intuito la mal parata.
Un ringraziamento per la segnalazione di un bel film che altrimenti sarebbe passato inosservato.