Sigla!
Ah, Paco Plaza! Un nome che si è già a suo modo scavato una nicchia nella storia del cinema horror europeo, a cui forse, un giorno, dedicheranno una piazza che si chiamerà come lui, Paco Plaza. Il nostro amicone sin dai tempi di [Rec], che poi avevamo ritrovato solista alla regia di [Rec] 3 (un film definito da Casanova Wong Kar-Wai “non male”) e che, di recente, ci aveva deliziati con un buon horror come Veronica, un film che avevo recensito io definendolo “non male” – no, non è vero, non l’avevo scritto, però il senso è quello. Mi preme estrapolare un paragrafo della mia recensione, in un impeto di autoreferenzialità a buffo, per martellare un concetto chiave di questa nuova recensione:
Veronica inizia un po’ come [Rec], ma senza found footage, e prosegue come il recente cinema di James Wan, ma senza la maestria nel farci cagare sotto. Vuole essere, in sintesi, un classico horror di possessioni demoniache, case infestate, tavolette Ouija, demoni e maledizioni. L’impianto è talmente classico che finisce per danneggiare un film fatto anche con un buon criterio, minando suspense e paura perché più o meno sai come le cose andranno (anche perché è raccontato in flashback). Però Plaza ne esce comunque a testa alta e Veronica resta un buon horror con diverse cose molto apprezzabili.

Lo spettatore che si avventura a vedere l’ennesimo film di Paco Plaza.
Ecco, la cosa incredibile, amici, è che le stesse identiche robe si potrebbero dire anche di La abuela. Un film che non è affatto male, a patto di accettare un finale banalissimo, telefonato sin dall’inizio e incapace di sorprendere. Se Veronica era raccontato in flashback, La abuela inizia invece con un prologo che denuncia già dove si andrà a parare, e non svirgola mai da quel percorso già scritto, anzi: lo abbraccia completamente. Una cosa molto da cortometraggio, più che da lungo.
Comunque. La abuela (che in spagnolo significa “La nonna”, non vedo l’ora di scoprire come verrà tradotto in Italia) racconta la storia di Susana (Almudena Amor), una modella che vive a Parigi ed è costretta a tornare a Madrid quando la nonna che l’ha cresciuta (l’ex modella Vera Valdez) viene colpita da un’emorragia cerebrale che la rende incapace di badare a se stessa. Da un lato ci sono le pressioni di una carriera che stava per decollare, dall’altro l’affetto e la devozione per una donna che è la sua sola famiglia. Susana pensa di restare pochi giorni a Madrid, giusto il tempo per trovare una badante a cui affidare la nonna. Ma ovviamente le cose si complicano perché, come dire, la nonna non è esattamente la santa che Susana pensava.
La abuela è uno di quei film di cui è praticamente impossibile parlare senza fare qualche spoiler, per cui facciamo come sempre: a una certa apparirà la scritta LA LINEA DELLO SPOILER – no, non questa, quella più sotto! – e… giassapete.

Finezze.
Il succo senza spoiler: La abuela è un grosso metaforone sull’invecchiamento, sulla cura degli anziani e su come possa risultare un inferno accudire le persone che ti hanno accudito, come la vita sia un beffardo circolo vizioso in cui, a un certo punto, perdi la tua indipendenza e torni a cagarti addosso mentre qualcuno ti deve pulire il culo, farti la doccia e darti da mangiare la minestra col cucchiaio. La abuela parla anche e soprattutto di come basti un niente per trasformare una persona che conoscevamo bene in un guscio vuoto, un sostegno in un peso. Un volto famigliare in una creatura incomprensibile, insondabile, imprevedibile.
Al di là e prima ancora di tutto il comparto horror sovrannaturale, La abuela è il calvario di una persona che, per amore e gratitudine, è costretta ad annullarsi e, sotto sotto, ma neanche tanto, vorrebbe essere da tutt’altra parte. È una cosa da cui sono passati tutti, e mi viene da dire che probabilmente La abuela è “un film molto personale” per il nostro regista con un nome topografico preferito, anche se non ne ho la prova. È un film che si pone delle domande importanti, non tenta, per fortuna, di dare loro risposta, ma preferisce sbattere in faccia allo spettatore lo schifo che è la nostra esistenza, quell’idea effimera di bellezza e successo e tutte le cose che crediamo importanti, ma che la vecchiaia può travolgere con tutta la sua ineluttabile cazzimma. E lo fa mantenendo alta la tensione senza spostarsi quasi mai dall’inquietante appartamento dell’adorabile vecchina (che, per altro, somiglia tantissimo a mia nonna, brividi). Per questo La abuela resta un buon film, nonostante quel finale telefonatissimo che dicevamo, e che preferisce portare a casa il metaforone – banalizzandolo, perché lo urla con un megafono dopo averlo gestito tutto sommato bene fino a quel momento – piuttosto che sorprenderci e fornirci una chiave di lettura inaspettata. E ora, amici miei…
LA LINEA DELLO SPOILER
Ok, se siete qui può voler dire due cose: a) avete visto il film, oppure b) non ve ne frega un cazzo. In caso siate b, pensateci bene perché adesso si spoilera sul serio. Pronti? Via. Pilar, l’adorabile vecchina di cui sopra, tanto adorabile non è: è una strega, letteralmente, e il suo piano è quello di sostituirsi alla nipote, prendendosi il suo corpo giovane. Un piano che è stato messo in moto molti anni prima, da lei e dalla sua amante: entrambe compiono sospettosamente gli anni nello stesso giorno delle nipoti, entrambe hanno eseguito un rituale molti anni prima e ora sono pronte per coglierne i frutti.
Il film inizia con un bel prologo silenzioso, in cui Plaza ci mostra il risultato del piano per quanto riguarda l’amica di Pilar, la quale consegna a quest’ultima una matrioska, un totem evidentemente fondamentale nell’incantesimo e già di per sé un indizio forte su dove andrà a parare la baracca. Plaza ce la inquadra un paio di volte, e gioca spesso con gli specchi per sovrapporre Susana e Pilar e sottolineare col fantomatico pennarellone la direzione che prenderà il film.

Metaforoske.
Il bello è che quel prologo me lo sono dovuto andare a rivedere a fine visione – non è che sia chiarissimo da subito, e col passare dei minuti te lo dimentichi – eppure avevo comunque capito tutto. E se ci sono arrivato subito io, ci arriverà chiunque. Questo per me è un problema, perché ok che vuoi raccontarmi questa roba qua, i vecchi che non vogliono mollare la presa e si sostituiscono ai giovani, però già me lo avevi mostrato nel prologo, non potevi mica tentare qualcosa di un po’ più originale nel finale? Non dico mica che Susana dovesse salvarsi, non è che mi sia mancato il lieto fine e capisco l’idea della storia circolare, ma La abuela arriva alla conclusione in maniera fin troppo dritta, senza scarti, senza un momento che ti faccia saltare in piedi o ti lasci perplesso. Senza ambiguità, insomma, e in una storia con queste premesse l’ambiguità dovrebbe essere chiave.
Resta comunque un film ben confezionato (ancora ne abbiamo da imparare dagli spagnoli, sotto questo punto di vista), che dice cose già sentite ma le dice bene, o abbastanza da giustificare una visione. Paco Plaza si conferma un onesto mestierante con le idee giuste, e nulla più.
DVD quote:
“E il premio miglior vecchio va a… Vera Valdez!”
George Rohmer, i400Calci.com
Ma quindi è più o meno la trama di “Skeleton Key” con Kate Hudson
quello non era male
Per il mercato italiano io scommetto su: “The Grandmother”, restando nel glorioso solco dei titoli in stile Giacomo Poretti english teacherS (impossibile fare meglio di Mientras duermes -> Bed Time).
Per la categoria freganulla del film: presente! Raccontata così, la trama sembra estremamente già vista pure a me che non guardo molti horror (per dire: i nonni fanno bruttissimo in Spagna dai tempi di Darkness…)
la recensione mi ha fatto venire in mente quell’episodio dei simpson dove il nonno ha bisogno di un trapianto e ovviamente homer fa di tutto per non dargliele. insomma questo film sembra un po l’action movie di quel episodio…
La cosa buffa è che ho rivisto giusto ieri sera uno dei primi episodi di Buffy con una trama molto simile.
film pallosissimo, tanto che mi chiedo che cavolo sta a fare qua su i 400 calci.
Ultimamente state scegliendo alcuni film che boh.
Da cinema da combattimento a boh, dai su.
Non sono proprio riuscito a godermelo per via dell intro/spoiler davvero troppo esplicito. Tutto accade esattamente come e quando mi sarei aspettato e alla fine mi sono annoiato. Peccato perché la qualità della messa in scena è davvero buona, così come la rappresentazione della vecchiaia davvero efficace e inquietante.
Mannaggia ai primi 20 minuti!
10 minuti, sorry