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A spasso nel tempo (e nello spazio) con Adam Driver: la rece di 65

Terrence Maverick
di Terrence Maverick | 02/05/202315

O era più divertente “Io sto coi dinosauri: la rece di 65”?
Non so, avete presente la locandina di Io sto con gli ippopotami?
Avete presente quella di A spasso nel tempo?
Cosa vi fa più ridere? Immaginarvi Adam Driver al posto di Bud Spencer che sputa acqua dalla bocca a mo’ di fontanella con sulle spalle Ariana Greenblatt al posto di Terence Hill, o Driver e Greenblatt al posto di Christian De Sica e Massimo Boldi che discendono le rapide in mezzo ai dinosauri e alle tette di Raichle Watt?

Per me non c’è partita.

Una scena di 65

Ad ogni modo, un po’ lo attendevo questo 65, da noi distribuito col titolo 65 – Fuga dalla Terra, nel caso a qualcuno guardando il trailer sfugga cosa mai dovranno fare Driver e Greenblatt. Lo attendevo da quando George, Luotto e Cicciolina ne avevano parlato in live osservando giustamente come oggi se vuoi fare un film coi dinosauri non puoi proprio fare a meno di confrontarti con quel famoso film coi dinosauri. Non solo tranquillizzando tutti dicendo che ritroverete i vostri sauri preferiti, quelli che avete scoperto di amare grazie a quel famoso film, ma riproponendone pure gli stessi suoni, gli stessi versi con i quali ormai siamo abituati a identificarli, sempre grazie a quel famoso film, e soprattutto lo stesso aspetto, la stessa pelle da rettile, le stesse squame, nonostante sia ormai risaputo che i sauri non erano esattamente come vengono mostrati in quel famoso film.

Anni fa Zerocalcare parlò per molti di noi

Tutto questo nonostante tu non sia Colin Trevorrow o Juan Antonio Bayona, non stai cioè girando uno dei capitoli di Jurassic World; in quel caso capirei, voglio dire, saresti abbastanza costretto a seguire i dettami di quel seminale famoso film. Ma sei, o meglio siete, Scott Beck e Bryan Woods, quelli che hanno scritto A Quiet Place e il suo sequel, e 65 è un progetto tutto vostro.

Eppure anche qui i dinosauri sono sempre quelli.

65 rappresenta quindi per certi versi il livello definitivo di consapevolezza da parte delle produzioni hollywoodiane che i dinosauri al cinema non possono non essere come quelli di Steven Spielberg. Il suo tirannosauro è ormai una star al pari del nome di richiamo che riesci a coinvolgere per far vedere la luce a progetti “piccoli” come questo, cambiarne i connotati sarebbe come rendere irriconoscibile al pubblico Adam Driver e poi voglio vedere come diamine lo vendi sto film.

Ciò detto, a Beck e Woods di tutto questo interessa poco, anzi, sembrano essere pienamente consapevoli del fatto che se non assecondassero l’immaginario collettivo un film come 65 non avrebbe alcuna possibilità di esistere, per cui va benissimo così perché nel frattempo, zitti-zitti, quatti-quatti, con 65 portano avanti dopo A Quiet Place un’idea di cinema di sopravvivenza che è molto interessante ed efficace. In questo caso poi riuscendo laddove tutti i Jurassic World hanno fallito: nel creare della palpabile tensione per la presenza di sauri intorno a noi.

«Cucù»

Tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana, più precisamente sul pianeta Somaris, i cui abitanti sono in tutto e per tutto uguali a noi, Adam Driver è un pilota spaziale e sta per intraprendere un viaggio di due anni per poter guadagnare i soldi necessari a pagare le spese mediche per curare sua figlia, gravemente malata di un male ignoto ma sicuramente letale: ha la tosse. E la tosse al cinema è sempre sintomo di qualcosa di letale. Sfiga vuole che durante il viaggio interstellare l’astronave di Driver si imbatta in un’inaspettata pioggia di meteoriti e il nostro deve dunque effettuare un atterraggio d’emergenza sul primo pianeta che gli appare sulle mappe. Dopo lo schianto su questo pianeta sconosciuto dell’intero equipaggio sopravvivono solo Driver e la giovane Ariana Greenblatt, la navicella si spiezza in due e la metà funzionante che può farli tornare a casa si trova su una montagna. Driver e Greenblatt devono quindi raggiungere quella montagna. C’è solo un piccolo problema: il pianeta sul quale si sono schiantati è la nostra Terra. 65 milioni di anni fa. I due devono quindi affrontare la giungla del cretaceo in una corsa contro il tempo poiché, come se non bastasse, la pioggia di meteoriti contro la quale si sono imbattuti è proprio quella famosa pioggia di meteoriti.

«Aiutame a dì bucio de culo…»

Amici, 65 è tutto qui: Driver e Greenblatt che devono 1. andare dal punto A al punto B sopravvivendo agli attacchi dei sauri, e 2. levarsi dalle palle prima che i grandi sassi spaziali diano il via ad un’estinzione di massa. E nel suo essere “tutto qui” sa benissimo dove vuole andare a parare e cosa gli interessa, azzeccando più di un godurioso momento di tensione, impreziosito sicuramente dalla qualità delle interpretazioni: Driver dà il massimo come sempre, ma pure Greenblatt è bravissima, entrambi riescono a dare spessore a personaggi che palesemente sulla carta non erano pensati per essere così convincenti. Intendiamoci, qui e là ci sono momenti scritti col pennarellone – penso alle registrazioni dove si vedono le condizioni di salute sempre più allarmanti della figlia del pilota -, ma in generale grazie a Driver e Greenblatt non è così stucchevole l’idea di questo padre a un passo dal suicidio che vede nella missione di salvare questa bambina la possibilità di rimediare ad un errore, ad una mancanza, ad un fallimento.

La cosa interessante di 65 è proprio questa: altrove sarebbe un film da cestone fatto e finito. Tipo il famigerato After Earth, di cui vi abbiamo parlato recentemente in live e con il quale 65 presenta più di un elemento in comune. Invece qui tutto è apparecchiato con scrupolo e precisione, persino la computer grafica non proprio bellissima con cui sono presentati i sauri passa in secondo piano nel momento in cui Beck e Woods sembrano aver capito meglio di tanti altri la lezione di Spielberg sull’uso della pioggia e del buio per nascondere i difetti delle loro creature e creare ancora più tensione. E se come a me vi trasmettono una sensazione di soffocamento e claustrofobia i luoghi bui dove da un momento all’altro potrebbe crollarvi tutto addosso e morireste lì sotto lentamente, bloccati in uno spazio angusto, c’è tutta una scena ambientata in una grotta che fa la nostra gioia.

Quale immensa gioia

Giocato molto sui silenzi e sull’incomunicabilità, 65 ha il sapore del progetto modesto, sperimentale e personale, un film che dal punto di vista produttivo non è proprio il massimo su cui puntare perché non lascia aperta nessuna strada ad un possibile sequel e quindi allo sviluppo di un franchise – e sapete bene quanto nel 2023 questo sia un requisito fondamentale -, un’avventura di sopravvivenza spericolata la cui tagline doveva essere “nel posto sbagliato al momento sbagliato” e non quella cazzata sulla ricerca di un nuovo mondo.

Alcuni di voi lo troveranno mediocre e bruttino, già lo so.
Io spero che Beck e Woods ne facciano sempre di più di cinema così.
Sempre di più. E sempre meglio.

Ci ho pensato io. Non ringraziatemi

DVD-quote sulle note del tema musicale di George of the Jungle:

«Adam, Adam, re del cretaceo!»
Terrence Maverick, i400calci.com

>> IMDb | Trailer

Terrence Maverick
Autore del post: Terrence Maverick
"Visto che non posso buttare giù questo film di merda divertiamoci un po’!"
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15 Commenti

  1. VandalSavage 02/05/2023 | 08:47

    Ma sul pianeta Somaris ce stanno gli asinis?

    Rispondi
  2. Lorenzo Pigiamas 02/05/2023 | 08:50

    Probabilmente sono le dinamiche genitoriali da film per famiglie ad aver stancato o ad essere fuori luogo considerando il target adolescenziale (fantascienza sommata a dinosauri).
    65 avrebbe funzionato lo stesso, probabilmente meglio, se Adam Driver fosse stato l’unico personaggio in scena, piu’ All is Lost e meno Lost in Space.

    Rispondi
  3. Darthcoso 02/05/2023 | 12:11

    Al di là del bello o brutto, ma un T-rex con quelle braccia lì io in Jurassic Park non l’ho mai visto

    Rispondi
  4. Gigos 02/05/2023 | 13:08

    “Zerocalcare parlò per molti di noi”
    Come spesso accade, aggiungerei.

    Su come è cambiata l’iconografia dei dinosauri negli anni c’era questo bell’articolo:
    https://www.iltascabile.com/scienze/ritratti-di-dinosauri/

    Rispondi
    • Ubik 02/05/2023 | 19:47

      Interessantissimo, grazie!
      Sapere che Chicken Park è più vicino alla realtà di Jurassic Park mi incasina anni di certezze…

    • Kit Carson but can change if unappropriate 13/05/2023 | 14:52

      grazie!

  5. Sbronz 02/05/2023 | 18:01

    “la tosse al cinema è sempre sintomo di qualcosa di letale”
    Da discreto fumatore sta cosa mi ha sempre fatto prendere di un male…

    Rispondi
  6. Nozzy 02/05/2023 | 21:14

    Io ti amo Terrence. Me la fai tajà. Fammi tua. <3

    Rispondi
  7. Ruper Tevere 02/05/2023 | 22:10

    Aspettavo questa recensione. Ma poteva essere molto più breve: è un film di merda indifendibile e telefonato in ogni secondo, ridicolo per di più. 65 milioni di anni fa prima degli esseri umani (così l’incipit) ci sono…gli esseri umani! che hanno proprio i problemi degli americani di oggi: pagare le cure mediche della figlia. E non parliamo del concetto di fisica che ha il regista: niente ha alcun senso. Indifendibile.

    Rispondi
    • Norton Antichrist 02/05/2023 | 22:49

      Io invece mentre uscivo dal cinema pensavo proprio al fatto che a parte il primo Jurassic Park e tre quarti del secondo non c’è stato un solo film sui dinosauri, compreso questo, che non li abbia trattati come dei giocattoloni con i quali imbastire scene scemissime. Non è possibile che solo Spielberg (che ok, è Dio, però insomma) abbia la capacità o quantomeno la posizione contrattuale per renderli cinematograficamente consistenti e che tutti gli altri sono degli incapaci che mirano a un pubblico di idioti, mi rifiuto.

    • Norton Antichrist 02/05/2023 | 22:50

      Non so perché ho lasciato il mio commento sotto quello di un altro utente 🙁

    • Mel Riggs 03/05/2023 | 15:12

      Hai presente il film Disney “Dinosauri”? Uscì nel Natale del 2000
      Lo metti fra quelli che imbastiscono scene scemissime?

  8. avdf 03/05/2023 | 12:49

    Allora, sul film poco da dire: non mi è piaciuto per nulla.
    Però è interessante notare come nella live, ancora all’oscuro della trama, si pensava al classico “umano del futuro che si trova in un pianeta sconosciuto e…twist: non è sconosciuto, è la terra ma preistorica”, e invece dal primo fotogramma vengono messe le cose in chiaro: gli umani vengono da Somaris (e qui si capiscono tante cose :D)
    Il che punta ad altre due considerazioni:
    la prima facile, è stato davvero Adam(Driver) il primo uomo sulla terra
    la seconda: a sto punto mi aspettavo il finale coraggioso con fallimento della fuga, sopravvivenza al cataclisma, e appena la ragazzina ha qualche anno in più se la bomba dando via alla razza umana, novelli adamo ed eva.
    ci stava.

    Rispondi
  9. Shakira Kurosawa 03/05/2023 | 18:53

    A me ha preso male già prima dell’inizio, quando c’è la soggettiva della nave che viaggia nello spazio, passa attraverso i gas di una nebulosa (e fin qui ok), poi fuori dalla nebulosa emerge una galassia spirale… che è grande quanto la nebulosa! :( …il tutto con le stelle sullo sfondo!
    Ecco, per chi non mastichi di astronomia, le nebulose si trovano DENTRO le galassie, nei bracci spirale, e il rapporto di scala è 1:1000 (in casi estremi 1:100). Poi ho visto il film, che è più o meno tutto altrettanto sbagliato, dalla dinamica degli eventi alla forma dei dinosauri… con l’apoteosi finale del ‘tirannosauro quadrupede’. Driver ce la mette tutta (ovviamente, non sapendo cosa emergerà dal green screen…), ma ‘sto film è una roba insalvabile.

    Rispondi
  10. Gianni Puzza 08/05/2023 | 04:55

    E’ nella mia persoale collezione di volti più brutti del cinema fin dai tempi in cui ricopriva il ruolo poco credibile di figlio di Han Solo, con quella faccia da patata patbon-patbon allungata e la’ssoluta mancanza di carisma, ho sempre pensato fosse destinato a ruolo di caratterista. Anche se meno dotato artisticamente di Salvatore Baccaro, potrebbe fare una rivisitazione di qualche suo film, ad esempio la bestia in calore e sicuramente qualcuno in america potrebbe apprezzare (non conoscendo l’originale).

    Rispondi

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