Ciao amic*, benvenut* a un nuovo episodio di “L’albero genealogico con George Rohmer”. La scorsa volta ci eravamo lasciati con The Grandmother, ora tocca a The Mother. Dopo questa incredibile battutona, vi lascio alla SIGLA!
I film Netflix. Cosa ne pensiamo dei film Netflix? Tempo fa vi avrei risposto: “Non esistono davvero i film Netflix, perché Netflix acquista progetti preesistenti e li distribuisce e basta”. Questa cosa però sta cambiando, Netflix si pone sempre di più come un vero e proprio studio che compra pitch e li sviluppa, col risultato che, per quanto sia sbagliato fare di tutta l’erba un fascio (di merda), si stanno delineando dei “film da streaming” con una loro grammatica, una loro struttura, una loro estetica. Film che nascono con l’idea che tu non li vedrai in una sala, ma nel tuo salotto, li metterai in pausa per andare in bagno, ci parlerai sopra, guarderai il telefonino. Da una parte, ovviamente, ci sono i The Irishman del caso, dall’altra c’è la roba tipo The Mother.
The Mother nasce da Misha Green, showrunner di Lovecraft Country e uno dei volti della nuova Hollywood più inclusiva (almeno sulla carta). Green ha scritto il soggetto e contribuito alla sceneggiatura, mentre alla regia troviamo Niki Caro, che ha diretto il remake di Mulan. E poi ovviamente c’è lei, J.Lo, produttrice, star e motore dietro l’intera operazione. È stata lei a sposare questo progetto e a renderlo possibile, e si vede che ci tiene particolarmente. E lei fa anche il suo lavoro, si sbatte, anche se poi il risultato è quello che è.
The Mother è la storia di… The Mother (il nome della protagonista non viene mai pronunciato), una veterana dell’esercito che, dopo aver incastrato due suoi amanti (un Joseph Fiennes sempre più uguale al nostro Stanlio Kubrick e un Gael García Bernal che dove lo metti sta) per un traffico di esseri umani, finisce sotto la protezione del FBI ed è costretta a rinunciare alla figlia appena nata, in modo da proteggerla da ritorsioni. Quando, però, “la merda colpisce il ventilatore”, l’agente FBI che aveva gestito la pratica la richiama in azione per proteggere la ragazza e fermare i due brutti ceffi.
Questa è la trama in soldoni, anche se The Mother si dipana in maniera strana, ondivaga, con una struttura che sembra proprio studiata per le pause e la visione “a puntate”. Nella prima metà si consuma infatti un plot autoconclusivo: la madre, che nel frattempo si è nascosta in Alaska, torna in azione, sgomina uno dei due cattivi e salva la figlia rapita. Nella seconda metà, succede un patatrac, la madre decide di dover addestrare la figlia, se la porta in Alaska, parte un lungo training montage e poi c’è il confronto finale.
E sia chiaro, non c’è niente di male in questo, anzi. La struttura così particolare mi ha affascinato, come quando vedi un film che sembra finito, guardi quanto tempo rimane e scopri che c’è ancora una mezzora. Che cazzo racconteranno adesso? The Mother è un po’ così. Le buone idee non mancano, a partire dal tema di fondo: The Mother potrebbe definirsi un film a tesi, Green e Caro ci vogliono dire che nessun uomo, anzi nessuna donna, è un’isola. Che la solitudine porta necessariamente alla disfatta e che, al contrario, avere qualcuno che si cura di noi è la ricetta per una vita lunga e prospera.
The Mother è anche un film molto asciutto, che non si perde eccessivamente in smancerie, non cerca la lagrima facile e vorrebbe raccontare l’evolversi del rapporto tra questa madre e questa figlia estranee con le azioni, più che con i dialoghi. Dico “vorrebbe”, perché poi alla fine non ce la fa del tutto, e a un certo punto piazza lo spiegone, sotto forma di magica lettera ritrovata, per far atterrare il messaggio. Ma comunque ci prova, e questo è bene.
Peccato che Niki Caro non abbia idea di come girare l’azione, di come metterla in scena, di come creare setup e payoff soddisfacenti. Caro viene da La ragazza delle balene e North Country, e sì, ha diretto Mulan, ma sappiamo cosa vuol dire essere i registi di un film Disney oggi. La conseguenza è che quello che dovrebbe essere un thriller a lenta ebollizione diventa solamente noioso, e le esplosioni di violenza non sono esplosive come dovrebbero. A parte una decente sequenza centrale, quella in cui la madre si scontra con il gangster di Bernal, il resto è attendere un finale che, quando arriva, delude. Nonostante sia una grossa sequenza action sulla neve, piena di stuntman con le motoslitte in tenuta mimetica e una Jennifer Lopez in modalità Rambo, pronta a tutto per difendere la sua prole (come la lupa che abitualmente incontra, in quello che è di sicuro il metaforone più telefonato dell’anno). Non si ha mai davvero la sensazione che lei e Zoe, sua figlia, siano in pericolo di vita nonostante tutti i casini che capitano. Dovrebbero attraversare l’inferno, e così non è.
Non c’è neppure un vero crescendo, l’esaltazione che dovremmo provare nella parte dell’addestramento, quando una teenager di città viene trasformata in una guerriera in grado di sopravvivere a qualunque cosa. Questo fondamentale cambiamento in Zoe non si percepisce, forse anche per come è diretta l’interpretazione di Lucy Paez (un clone pre-teen di Sydney Sweeney), che passa da dodicenne lamentosa a dodicenne malmostosa.
Forse il problema di The Mother è che vorrebbe distaccarsi dai cliché ma non lo sa fare, e dunque si limita ad aderire ai cliché con la puzza sotto il naso di chi li schifa. Niki Caro inforca dunque quella via di mezzo, quel limbo tra autoriale e commerciale in cui non c’è né una visione particolarmente interessante e chiara, né la capacità o la volontà di sporcarsi le mani come un vero artigiano. Ed è un peccato, perché di storie così, raccontate da un punto di vista diverso, nel senso di storie su donne scritte e dirette da donne, ce n’è davvero bisogno. The Mother ci prova, non ci riesce fino in fondo, ma comunque azzecca qua e là qualche spunto abbastanza interessante. Dai, riproviamoci.
Un saluto a tutt*, car* amic*, e ci rivediamo per The Daughter!
Netflix-ma-davvero-non-posso-più-condividere-la-password quote:
“Yippee ki-yay, mother!”
George Rohmer, i400Calci.com
beh che netflix quote notevole!…al di là del film che è sicuramente un cestonissimo netflix …ma perché J Lopez sì e altre cantanti donne over 30 40 50 di successo no? tipo Adele che addestra piccole teen in crisi alla disciplina del menare non ci starebbe? Madonna ha mai dato al cinema calcista?
Così a occhio di calcista c’è solo Dick Tracy.
(Poi a me piacciono Ragazze Vincenti ed Evita ma mi sa che non si qualificano neanche come eccezioni meritevoli).
Madonna era una cattiva di uno 007 se ben ricordo, con duello di spade molto calcista
Madonna ha fatto grandi cose per noi adolescenti che volevamo menarcelo. Però non so se è valido come cinema di menare.
Four Rooms e Body of evidence
Nessuno dei due, imho, tecnicamente calcista, ma secondo me se uscissero oggi sarebbero coperti sicuramente su questo sito (specie il primo).
Bello spunto, ci tengo a dire due cose:
– se Madonna avesse ancora l’età, oggi avrebbe girato Atomica bionda al posto di Charlize Theron costringendo l’ex-marito a dirigerla
– provo tantissimo affetto verso Body of Evidence e magari un giorno lo coprirò io senza motivo di prepotenza
Ah, per @Spitefix: non era la villain, faceva solo una comparsata in La morte può attendere come maestra di scherma.
beh in effetti un’atomica bionda madonnosa sarebbe stata perfetta…meno cool e più glam forse..ma diretta dal suo boyfriend qualcosa di memorabile, nel bene o nel male, sarebbe saltato fuori
“Body ov evidens” lo hai già coperto su screenweek,
La trovai una lettura molto interessante, era un pezzo scritto bene
Peccato che non si sia continuato con i tuoi “seconda occasione “: erano molto belli
Belle queste storie fantasiose in cui le donne menano. Halle Berry, J Lo.
L’unica sequenza d’azione, peraltro GENIALE, in cui l’ho trovata credibile è alla fine…
SPOILER
…della prima stagione di SHADES OF BLUE, quando in accappatoio bianco e nient’altro, fa (letteralmente) annusare la passera all’ex marito violento/stupratore/pedofilo e mentre lui, in ginocchio a pochi millimetri dal paradiso, inala il divino afrore, gli spezza il collo con la mossa Kansas City di Bruce Willis.
FINE SPOILER
Niente male anche Ray Liotta, che si fa succhiare il cazzo da un veterano dei marine in un vicolo, mentre un cane randagio con la rogna lo fissa negli occhi tipo C’era Una Volta Il West…
Visto l’altra sera con mia moglie sapendo già che stavamo per guardare un film del ca77o ma nonostante tutto è stato anche peggio di come mi aspettassi…. no sul serio, la recensione in questo caso è troppo buona, a parte l’idea di fondo che poteva essere carina e qualche scena qua e là, il film è girato in maniera incomprensibile, con degli sviluppi narrativi “perché si” e un’interazione tra le protagoniste veramente ridicola…. Voglio dire abbiamo appena visto tutti TLOU e ci hanno spiegato come far vedere lo sviluppo di una relazione genitore-figlio tra due estranei…. in confronto i dialoghi tra le due sembrano scritti da un bambino…
Poi io con J.lo non ce la posso fare, avrà anche un gran fisico per essere una donna di 50 anni (multimilionaria, il che aiuta, ma vabbè) ma nelle scene action le manca la presenza e il carisma di una Theron (ma anche di una Sandra Bullock per dire) e ogni volta che parla mi parte un “cagna maledetta” in automatico.
Io ho finito il film per vedere se migliorava e se alla fine c’era qualcosa da salvare…. spoiler NO.
Un buon film da guardare mentre si usa un trapano, tipo, tanto i dialoghi si possono evitare tranquillamente
Ho una teoria secondo cui il vero Stanlio è stato rapito da Joseph Fiennes che lo tiene segregato da qualche parte in uno scantinato
Probabilmente esistono insulti peggiori che dire a uno che somiglia a Joseph Fiennes. Sul momento però non me ne viene in mente manco uno…
Lo sto schivando da un mese. Ma tipo che pur di non vederlo ho visto cose tipo “The silence” ( aka “A Quiet Place ma senza chiodo” ), “Sergente Rex” ( aka “Titolisti in tilt sono tiltolisti?” ) e “Come sono diventato un supereroe” ( aka “X-men ma anche X-women dappertutto” ). Ora provo questo, con la consapevolezza che “Nella neve, nessuno può sentirti gridare mentre ti tirano i capezzoli”. Poi torno.
Cedo. Dopo 50 minuti di cagnaggine, di inseguimenti a piedi, in moto (con lei che si infila il casco, abbassa la visiera e ci manca solo che controlli se la revisione è a posto)e in auto , dove tutto è calcolato per far volare in aria più bidoni e barattoli possibili; dopo l’ uomo a cui piantano 20 cm di lama nella schiena e lei lo cura con tre cerotti, cedo. Che cosa salvo? Il doppiaggio che ci tiene a farmi capire che è merda, ma merda tantissimo, usando tecniche d’ avanguardia.
Scena di bimbi che escono da scuola. Qualcuno dice: “È una bellissima giornata”. Dopo dieci secondi lo ridice. Dopo altri dieci secondi lo riridice. Cambio scena: parco giochi. E ancora la stessa voce:”È una bellissima giornata”. Lei che dice al socio: “Stacca la corrente. Ora”. E quell’ “Ora” è detto con l’ eco, a sancirne la solennità del momento. Solo che il socio ci impiega un minuto buono tagliando fili alla cazzo di cane. È merda, merdissima, ma ringrazio i doppiatori italiani che mi hanno subliminato col messaggio “È una bellissima giornata. Ora ora ora”. Esco.
(Perdonami, Stanlio.Tu sei stato bravo).
LOL la cosa del casco l’ho rilevata anche io con un “maccosa” urlato alla TV. Mi sono perso il messaggio subliminale della bellissima giornata, forse non ascoltavo più o forse mi si è impiantato nella corteccia cerebrale e tra due settimane compio un tentativo di omicidio urlando “è una bellissima giornata” stile shining non so.
Comunque sei una pippa, io ho resistito
“È una bellissima giornata” rientra fra i più conuni fattori di attivazione del programma MKUltra.
Dal minuto 19 in poi parte l’ “È proprio una bella giornata” show. Ricordavo male la frase. Quando lei invece accoppa tutti alla base con i Massive Attack in sottofondo, c’è l’ “Ora” con immotivato eco/riverbero. Comunque mi sono attivato. Io vi troverò, se mi date il numero di cellulare.
Jenny from the glock
Ahahah
“Waiting for the fight”
Per fortuna c’è Joseph Fien… Stanlio Kub….Zerocalcare!
Per fortuna c’è Zerocalcare!
Dalla “da sempre sopravvalutata” J.Lo non potevamo aspettarci grandi cose. Fin dai tempi in cui faceva finta di cantare a quando è diventata famosa perchè faceva finta di cantare oggi la ritroviamo solo più vecchia. Non c’è alcun merito nell’essere il prodotto di una ricerca di mercato che ad un certo punto: “dobbiamo integrare gli ispanici altrimenti non vendiamo più come prima”. Davvero, nessun merito. Che poi è la storia di tantittime e tantissimi altri pseudo attori/pseudo cantanti costruiti a tavolino o peggio, autoprodotti.
Si si, le vedo le vostre facce politically correct strizzate di risentimento verso chi il cervello lo usa e vorrei darvi ragione sul fatto che non eravamo ancora invasi dai social104 in autotune e relativi fans, ma se lei ha scelto di risposarsi Ben afflect, che sarebbe l’Accorsi nato nel posto giusto qualcosa vorrà pur dire… come si dice, chi si assomiglia si piglia ellloro si pigliano eccome.
Ah scusate il film, voto 3. E non perchè il tasto del 2 non funzioni più, ma proprio perchè a 0 metto i film di Accorsi, tutti, a 1 quelli di Moccia e a 2 quelli Disney/Marvel.
Boh vado controcorrente, per me lei è stata brava in questo film.