Ve l’ho già detto che da ormai un bel po’ di anni vivo negli Stati Uniti? Sì, immagino di sì. Tendo a ripetermi, lo so. Mia moglie insegna qui, ad Harvard (è quella intelligente di famiglia), mentre io posso continuare a svolgere il mio lavoro in Italia online, cioè dare lezioni di Pencak silat su Zoom. Qui negli States ci sono poche, pochissime vacanze. Una di queste è il famosissimo Spring Break, che vuol dire che son tutti ubriachi in costume da bagno in un posto caldo. Quest’anno siamo andati in Porto Rico, terra di Bad Bunny e Princess Nokia, che dista da Boston solo tre orette e mezza di volo. Una sera abbiamo dormito in un bellissimo alberghetto a San Juan, capitale dell’isola, e ho notato qualcosa di strano: eravamo dentro un compound, protetti dall’esterno da una serie di gabbiotti presidiati da guardie armate, con tanto di passaggio a livello e cancelli automatici. Molte della case della zona dove eravamo, vicino alla spiaggia, erano incredibilmente fortificate. Alcune avevano addirittura il filo spinato sopra il cancello d’ingresso. Una vista straniante: architetture basse, bianche, morbide, da vita da spiaggia… ma sicure come Fort Knox. Il Porto Rico, una colonia americana dalla storia piuttosto travagliata (è di base uno stato americano con tutti i doveri ma senza nessuno dei diritti), è ovviamente un posto molto povero, sfregiato dai fucking yankee che sono andati lì a fare un po’ il cazzo che volevano, un po’ come nella famosa Casa delle Libertà. Questo ha creato un dentro e un fuori. Dentro resort e benessere, fuori povertà e disagio. Vi faccio vedere un video di Bad Bunny dove alla fine si trasforma in una specie di delfino senza cacchio. Che è un po’ Cronenberg, a dirla tutta, no?
Infinity Pool, terzo film di Cronenberg Jr., dopo Antiviral e Possessor, parte proprio da qui. Alexander Skarsgard e Cleopatra Coleman (non brutta… ) sono una coppia di ricchi turisti in vacanza nell’immaginaria isola di Li Tolqa (il film è stato girato in Croazia). Sono in un bellissimo resort, al solito disegnato da uno studente all’ultimo anni di architettura particolarmente affascinato dal brutalismo. Lui è uno scrittore mezzo fallito in crisi creativa e in cerca di ispirazione, lei è ricca e paga tutto. Insieme si annoiano abbestia. Una sera Alexander viene fermato da una giovane lolita, Mia Goth (non brutta…) che lo riempie di complimenti per il suo unico libro pubblicato. Alexander, debole e meschino come tutti i creativi mezzi falliti, non vedeva l’ora di trovare una lolitina dal pesante accento british pronta a trattarlo come lui vorrebbe che lo vedesse il mondo, cioè da genio, e convince la moglie a passare del tempo con Mia e suo marito, una specie di Willem Dafoe dall’accento francese. La coppia è habitué del posto, vengono qui da tempo, conoscono l’isola. E dopo una bella cena, decidono il giorno dopo di andare a fare un picnic in una bellissima spiaggia fuori dal resort. Ma come?, chiede quella brutta ragazza di Cleopatra, guarda che l’unica cosa che ci hanno detto di non fare è proprio quella di lasciare la calma del nostro resort. Non lo sai che lì fuori è pieno di poveri che ce l’hanno a morte con i turisti? Ma Alexander è schiavo della figa, e non sarà certo un filo spinato a distoglierlo dal suo scopo.

Schiavo della.
I quattro passano una bella giornata in una bella spiaggia in una bella isola. Certo, di fianco a quell’acqua cristallina e a quella sabbia perfettamente levigata dalle onde del mare, ci sono delle carcasse di auto bruciate, ma – hey – this is capitalismo, baby. Mangiano, bevono, Alexander si fa pure fare un seghino da Mia e quando scende la notte, tudifadi, si mettono in macchina per tornare al sicuro del loro resort. Ed è qui che il film diventa per un attimo So Cosa Hai Fatto. Alexander investe un local ed invece di denunciare l’accaduto alle forze di polizie dell’isola, si fa convincere da Mia a tenere tutto nascosto. Qui si rischia grosso: non sai come sono le prigioni di Li Tolqa! Non siamo mica nel mondo civile qui! Qui ti prendono, ti mettono dentro, buttano via la chiave e chi s’è visto s’è visto. Ti violentano, ti picchiano, ti ammazzano. Atte e pure a tua moglie! E Alexander, sempre schiavo e sempre meschino, abbassa il capo. Ok, questa cosa rimane tra di noi. Ma il giorno dopo, alla porta della suite affittata da Alexander e Cleopatra, bussa la Polizia. L’hanno già beccato. Altro che segretone, segretone. Alexander viene portato in prigione e qui viene messo di fronte al fattaccio: pena di morte, zio. Mi sa che ti portiamo in un bello scantinato polveroso e zozzo, ti facciamo inginocchiare tra i calcinacci e poi ti spariamo nella nuca. Oppure…

Oppure ti coglioniamo così
Oppure facciamo così, Alex: paghi. Paghi un sacco di soldi e con la nostra tecnologia avanzata fabbrichiamo un tuo clone. Uno uguale identico a te, con anche i tuoi ricordi. Certo, con anche il ricordo dell’omicidio che in realtà hai fatto tu. Questo clone verrà poi ucciso dal parente più prossimo della vittima. Ce li ha i soldi, Alexander? Ah, ce li ha tua moglie. Ok, per noi non è un problema, non ci formalizziamo. Basta che qualcuno paghi. In dollari americani, ça va sans dire. Sì, poi tu sei libero di andartene e ricominciare con la tua vita. Nessun rimpianto, nessun rimorso, come dicevano gli 883. Ah, sì, un’ultima cosa. Dovrai assistere all’esecuzione del tuo clone.

Va che bel set foriero di disagio
Questa è quanto possiamo dire di Infinity Pool senza rovinarvi la sorpresa. E contando che siamo in un film di Brandon Cronenberg, penso voi siate già in grado di capire dove il film vuole andare a parare. Quante domande, Brandon! Per esempio: ma quello che viene ucciso è un clone o un originale? Cioè, non è che mentre mi clonavano mi hanno sostituito e quello che è morto davanti ai miei occhi ero Io originale? Ma quindi adesso io sono un clone? Chi sono? E che differenza c’è davvero tra me e il mio clone? Ma poi, scusa, quanti cloni ho a disposizione? Ah, davvero infiniti? Ma quindi vuol dire che se me lo posso permettere… posso fare il cazzo che voglio, giusto? Ok, fammi dare un occhio all’estratto conto di quella miliardaria di mia moglie. Bene, direi che per questo mese un altro paio di omicidi me li posso permettere. Let’s go, diventiamo dei poveri pazzi ubriachi di potere come delle semidivinità che si divertono a giocare con la vita e la morte!

Bu.
Al terzo film che sembra essere rubato dal cassetto delle idee nascoste del padre, sembra lecito farsi una domanda: cosa ce ne dobbiamo fare di Brandon Cronenberg? Continuiamo a reputarlo un clone di suo padre in cerca di approvazione, o cominciamo a prenderlo seriamente? Guarda come si sbatte! Fa di tutto per avere un suo stile: messa in scena glaciale e anestetizzata, spezzata da frammenti arty. Copio e incollo quanto scritto per il suo film precedente: “Specchi, riflessi, specchi riflessi, momenti di video arte, maschere, improvvisi inserti di immagini, fuori fuoco”. Già visto? Già visto, certo. Eppure il film, pur nel suo essere irrimediabilmente derivativo, funziona. Funziona principalmente grazie ad Alexander e Mia, perfetti nei loro ruoli. Alexander, sempre bello come un dio greco, è qui bravissimo a tirare fuori il suo lato più meschino e marcio (cosa che per altro ha già fatto in molti altri film). La sua controparte è Mia, magnete d’attenzione capace di essere eroticamente irresistibile e conturbante, per poi trasformarsi quattro fotogrammi dopo in un mostro senza morale. Dite che è poco? No, dai: c’è anche tanta violenza, un paio di scene davvero disturbanti e una bella idea di fondo. Certo, rimane quel vago problema di fondo di essere il figlio di quello che ha inventato questa roba qui, ma questo Infinity Pool mi sembra essere – per ora – il film più a fuoco del simpatico Brandon.

Genio totale
DVD-quote:
“Il miglior film della miglior copia di Cronenberg”
Casanova Wong Kar-Wai, i400calci.com
A parte i cazzi tuoi in America di cui mi permetto ipotizzare non freghi niente a nessuno, ottima recensione: bravo.
Clones! Clones! Altre clonazioni in arrivo.
Brandon cita nelle interviste Ballard (ma vedi) con Cocaine Nights e Super Cannes, e non a caso visto che l’ultimo titolo è già in cantiere come adattamento in mini serie
se Brandon insiste così tanto con il papà, i cloni ecc.. viene il sospetto ci stia perculando
Però Possessor rimane un bel film
Mia Goth è dappertutto
Film arrivato troppo tardi se hai già visto Triangle of sadness ,the menu e un altro film che ora ,porco cazzo, non mi sovviene.
Mia goth ignuda è disturbante.
Che posto assurdo Porto Rico..tutti ti maltrattano mentre mangi discutibili sformati di banano pieni di aglio che digerisci al tuo rientro
Povero Brandon,credo che anche al centesimo film tutti lo confronteranno con cotante padre.
A me basta che faccia film che mi attirano e disturbano comei primi due,qui c’è pure Mia ma che volete di più?
Brandon non è ballardiano come il padre ma ballardista applicato, e fa un cinema fresco e croccante. Votate e fate votare Brandon
E’ il figlio di Cronenberg, ci è cresciuto in mezzo a quella roba, se non la porta avanti lui chi è che può farlo al meglio?
Speriamo che non faccia la fine di Duncan Jones, Antiviral l’ho visto ma forse in una dimensione parallela, dalle immagini su google nn me lo ricordavo cos’ì…