Vi ricordate quando tre anni fa siamo tutti impazziti per Gundala, il primo film di supereroi indonesiano del neonato Bumilangit Cinematic Universe?
No? Ero solo io? Peggio per voi, chissà che palle non emozionarvi mai per niente. Vi vedo nella vostra triste casa che leggete il vostro triste giornale e vi lamentate che il cinema ha saltato lo squalo con l’introduzione del colore. Io sono un uomo semplice, mi piacciono cose semplici. Un’auto veloce, una bistecca saporita, la risposta all’MCU di una casa editrice Indonesiana che ha detto: perché no?
Delle vicende di questa Bumilangit Entertainment non so molto, il poco che si trova online in lingua inglese: un gruppo editoriale che una decina d’anni fa ha comprato in blocco una serie di proprietà preesistenti, di autori diversi, appartenute a publisher diversi, gli ha dato una mano di vernice, li ha schiaffati in un universo condiviso e voilà, una serie di fumetti discontinui e dalle fortune alterne sono ora la Justice League indonesiana. Il tempo di consolidare i titoli di punta, permeare il mercato e l’immaginario dei lettori e voilà x2: saga cinematografica sul modello Marvel e DC e dai che ci facciamo i soldi veri.
Il primo capitolo, Gundala per l’appunto, esce nel 2019. Segue l’inevitabile pausa causa pandemia, l’entusiasmo si raffredda, i mille progetti rimangono per parecchio tempo in stallo; poi per fortuna il COVID-19 viene sconfitto grazie al potere congiunto del capitalismo e delle preghiere e nel 2022 esce il secondo film, incentrato su un personaggio di Sri Asih di cui chiaramente non so nulla ma se dovessi scommetterci dei soldi direi “Wonder Woman con l’MMA”.

Sri Asih nei fumetti, oggi e negli anni 50
Ho avuto la fortuna di vedere Sri Asih, come accadeva per Gundala, all’edizione di quest’anno del Far East Film Festival di Udine.
È brutto.
Ma io non demordo.
Partiamo dalle cose buone, che sono poche ma ci sono.
L’attrice protagonista è azzeccata. Pevita Pearce è al suo primo ruolo action dopo una serie di commedie e un solo horror (May the Devil Take You, del nostro amico Timo Tjahjanto), ma non si vede: sfoggia un fisico perfetto per il ruolo e si muove con disinvoltura, ha la faccia di chi non è qui per scherzare e tira della mazzate niente male. I combattimenti della prima metà (perché solo nella prima metà? e che cazzo, datemi un attimo, poi ci arriviamo) sono ottimi e non sorprende, guardando i titoli di coda, scoprire che sono stati curati dal Uwais Team, il gruppo di stuntman fondato/guidato da Iko.
Gli altri personaggi sono ultra funzionali al loro ruolo e non si muovono di un millimetro dal cliché dentro cui sono nati, ma fanno il loro. C’è la vecchia saggia che fa le veci di Nick Fury, la madre/sensei, un cattivo che è un evidente omaggio ad Alfie Allen in John Wick e due alleati che in caso di triangolo sentimentale con la protagonista riempiono ogni casella del bingo di ciò che piace alle donne: uno è un tipo action bello, tenebroso e di poche parole e l’altro è un nerd con gli occhiali amico d’infanzia imbranato ma col cuore grande.

L’attore che fa “il nerd”
I problemi si Sri Asih hanno a che fare innanzitutto con la durata. 2 ore e un quarto sono un crimine di guerra, comunque, e qui sono gestite in maniera assurda. È un film che poteva tranquillamente essere due film diversi. Il primo è la storia di Alana, una ragazza orfana che affronta i suoi problemi di gestione della rabbia praticando l’MMA. Un giorno incontra sul ring uno stronzetto ricco e viziato, gliele suona di santa ragione e questo innesca un’escalation di ritorsioni e violenza fino all’inevitabile resa dei conti. Dopo un’ora di premessa, che presa da sola era un dignitosissimo DTV di arti marziali & vendetta, dei tizi sbucano dal nulla, prendono da parte Alana e le dicono “ah e comunque sei Sri Asih, la reincarnazione della dea salcazzo e sei destinata a usare i tuoi poteri per combattere il male”. Alana dice “ok” e loro rilanciano: “la tua nemesi è un demone millenario che controlla un altro demone millenario che controlla il corpo di un essere umano attraverso un amuleto che devi distruggere” e lei è tipo “ma certo”. Quello che segue è un brutto, brutto film di supereroi con una trama stupida, una mitologia ultra generica e una protagonista, purtroppo, non all’altezza.
Chi l’ha scritta aveva evidentemente in testa Wonder Woman e Captain Marvel, ma un personaggio senza un conflitto da risolvere, un mistero da svelare, una missione da portare a termine non è un personaggio, è un segnaposto. I suoi poteri sono banali – super forte, super veloce, vola – e la rendono semplicemente una versione potenziata di quello che già era nella prima ora di film, solo che ora le prese di MMA lasciano il posto a generiche super-botte in cui lei e i suoi avversari non fanno che lanciarsi a vicenda contro i muri in un trionfo di brutta CGI.
La cosa più interessante di tutto il film, e solo dal punto di vista antropologico, è che in Indonesia sembrano avere le idee molto chiare su chi sia il nemico della gente: i ricchi e gli sbirri. Era un tema presente anche in Gundala, ma che qui è proprio urlato col megafono e portato alle estreme conseguenze. Innanzitutto è universalmente accettato che la polizia è solo ed esclusivamente il braccio armato delle classi più abbienti – e questa non è una mia parafrasi, viene detto quasi con queste parole da una bambina all’inizio del film. Sono corrotti, disonesti e assolutamente inutili se non per mantenere lo status quo bastonando i poveracci e pulendo dove i ricchi sporcano. Che è assolutamente vero, ma immaginate di sentir dire una cosa del genere in un film Marvel! E ancora più dei poliziotti, sono demonizzati i ricchi, i veri villain del film descritti come una setta satanica che si riunisce per bere liquori costosi su poltrone di pelle e dire cose come “i poveri fanno schifo, dovremmo ucciderli tutti”. Poveri che comunque non sono spronati a organizzarsi e reagire, sono vittime e basta, una massa lamentosa di disgraziati sporchi e malvestiti che può solo aspettare di essere salvata da un messia: non esattamente un manifesto della lotta di classe, quindi, ma un ritratto che mira evidentemente a intercettare un certo sentimento del pubblico. Che il sentimento del pubblico poi sia questo, beh, dà da pensare.

Il cattivo del prossimo film
Morale della storia: il Bumilangit Cinematic Universe è ancora parecchio acerbo. Ha ben chiaro cosa vuole e a quali modelli fare riferimento, ma mancano l’esperienza e una certa scioltezza nell’esecuzione. Del resto neanche l’MCU è nato in una bolla: prima di Iron Man a Hollywood ci sono stati 20 anni di film sui supereroi, in cui il linguaggio si è evoluto e perfezionato grazie a sceneggiatori e registi provenienti dal mondo delle serie e dei fumetti. L’indonesia queste cose non le ha.
Ciò che ha, e che la pone in netto vantaggio rispetto a tanti altri paesi che decidessero da un momento all’altro di fare film di supereroi, è una tradizione ormai consolidata di film di genere – action e horror non di meno: ovunque ti giri trovi attori che sono anche stuntmen o marzialisti di tutto rispetto, e professionisti, maestranze, studi di effetti speciali che negli ultimi 10 anni si sono fatti le ossa con quello. Non è un caso che Gundala e Sri Asih abbiano in comune protagonisti che praticano le arti marziali e un pantheon di demoni, divinità, morti viventi e altre robe sovrannaturali. È il cinema indonesiano che usa quello che ha a disposizione, il problema è quando esce da questa comfort zone e si intestardisce a fare il blockbuster all’americana. I film indonesiani di successo degli ultimi anni sono storie piccole, “intime” (ora immaginate i Silvio Orlando e Margherita Buy indonesiani che litigano nel tinello, ma col machete!), case infestate, famiglie perseguitate dai fantasmi, il poliziotto che deve sgominare una banda di criminali… e infatti Sri Asih mostra la corda specialmente nelle scene di massa e quando la posta in gioco diventa più alta di “vendicare il maestro” o “salvare la vicina di casa presa di mira dai mafiosi”: quando ci viene chiesto di credere che questi eroi debbano salvare la città, l’Indonesia, il mondo intero, semplicemente non funziona, questa gravitas non si sente, né nella messa in scena, né nelle intenzioni dei personaggi.
Il che non significa che la Bumilangit non debba puntare a fare il blockbusterone, solo imparare a conoscere meglio i propri limiti. Se accettassero di darsi una calmata, di non strafare, di non coprire a tutti i costi tutti i generi contemporaneamente (Sri Asih ha dentro l’action, l’horror, l’epica, il dramma sociale, una punta di commedia — e tutti affrontati malino), ma sceglierne un paio e lavorare di fino su quelli, potrebbe uscire della roba davvero buona. Io continuo a crederci, voi se volete potete essere tristi.
Festival-quote:
“Andrà meglio la prossima volta”
Quantum Tarantino, i400calci.com
PS: mi sono reso conto solo a recensione conclusa che ho così interiorizzato l’approccio Marvel, in cui ogni film è un film “della Marvel”, che non ho neanche detto chi sono gli autori di Sri Asih: la regia è di Upi Avianto e no, contrariamente a cosa state pensando, non è il Pupi Avati indonesiano, ma sarebbe bellissimo. È una regista che finora ha fatto quasi solo commedie e commedie romantiche (hanno proprio preso alla lettera il modello produttivo dell’MCU), però ho deciso di tenere d’occhio perché si firma semplicemente “UPI” e mi piace la sua big dick energy. La sceneggiatura invece è di UPI e Joko Anwar, già regista e sceneggiatore di Gundala e “direttore creativo” dell’intero progetto – il che ne fa il Jon Favreau indonesiano.
PPS: sì, ci sono le scene post credit, eseguite scolasticamente e con la voglia di vivere di chi sa che le deve fare perché sta facendo quel tipo di film lì. La prima mostra in modo abbastanza didascalico l’incontro con Gundala (una tizia dice a Sri Asih “devi incontrare Gundala!” e lei va a incontrarlo), la seconda anticipa uno dei prossimi film, dedicato al supereroe Godam e nella mia testa voglio immaginare che sia un personaggio, tipo, FONDAMENTALE nella cultura popolare e il pubblico indonesiano sia impazzito in uno scrosciare di applausi e schiamazzi.
mi fermo all’ottima recensione e passo volentieri: chiamatemi quando arriva il turno di Super Balaustra, ero:ina che sconfigge i cattivi schiantandogli addosso comparse non sindacalizzate da 30 metri d’altezza.
@Quantum mi rendo conto di stare “editorializzando”, ma mi pare triste (e significativo) che (ormai?) nel “mindset MCU” regista e sceneggiatore siano variabili praticamente irrilevanti… il nostro cervello ha capito l’antifona e si è adattato :/
sembra la descrizione di quasi ogni singolo pigiama uscito negli ultimi 20 anni
Già. Il problema è che ci sono milioni di Philip J. Fry che ad ogni post credit scene berciano “shut up and take my money”
Quando la recensione è meglio del film :)
*emoji delle mani che formano il cuore*
Pippone antropologico da antropologo che ha vissuto e lavorato in Indonesia (scusate).
“in Indonesia sembrano avere le idee molto chiare su chi sia il nemico della gente: i ricchi”, aggiungere i ricchi cinesi.
Il 20% della popolazione indonesiana è formato da cinesi, che non si mescolano con gli indonesiani nemmeno a pagarli, che controllano l’80% dell’economia del paese. La TV invece è in mano agli indiani, non so il cinema, ma è probabile che non sia in mano agli indonesiani.
Gli indonesiani hanno una lunga storia di sudditanza coloniale e non, prima i coloni indiani, poi i coloni musulmani, poi i coloni olandesi, poi i coloni giapponesi, quindi questa idea di un popolo marginalizzato e oppresso da una classe dominante è profondamente radicata nella cultura indonesiana. Purtroppo, è anche radicata l’idea che va bene così, tranne quando poi scatta una scintilla e gli indonesiani si trovano a bruciare le case dei cinesi e cose così. Ovviamente, i cinesi saranno anche razzistelli, ma non solo loro il problema, anche perché gli indonesiani stessi sono razzistelli sia verso di loro (hanno questa inferiorità coloniale ormai internalizzata) che verso i papuani chiamati proprio nagr., mentre allo stesso tempo vedono gli occidentali e i cinesi con un misto di invidia e giudizio (noi siamo fighi bianchi occidentali, ma siamo bestie ossessionate dal sesso). Il problema è ovviamente un governo super corrotto, la “democrazia” è arrivata solo nel 1998 dopo una dittatura messa dagli Stati Uniti (ovvio), ma non potendosela prendere contro un governo che li tiene come pecore (la conoscenza del mondo fuori dall’Indonesia è profondamente ridicola, basti pensare che gli atlanti scolastici sono degli spillati da 40 pagine, di cui 20 sono dedicate all’Indonesia), e quindi con gli sbirri, se la prendono con i cinesi. E quando posso, con i ricchi e gli sbirri nei film.
Scusate il pippone ma speravo di dare un contesto ad una nazione di cui si conosce poco.
Anche i film dell’orrore fanno profondamente parte della cultura indonesiana, e ne ne producono milioni di dubbia qualità perché si riallacciano a tutto un folklore locale in cui i fantasmi e i demoni fanno parte della quotidianità. A quanto pare c’era un fantasma anche in casa mia a Solo.
“questi eroi debbano salvare la città, l’Indonesia, il mondo intero, semplicemente non funziona, questa gravitas non si sente, né nella messa in scena, né nelle intenzioni dei personaggi.” – semplicemente perché nella mentalità indonesiana non esiste il mondo intero, esiste solo l’Indonesia, ma per Indonesia si intende SOLO Giava, le altre 17mila isole sono terre barbare di seconda categoria. Possibilmente per questo non riescono a trasmetterlo.
Grande!
Meglio della pur pregevole recensione, e sicuramente meglio del film.
P.S.
Se noi siamo ossessionati dal sesso, l’attore “che fa il nerd” che cazzo è?
Uhmmm, scusa Giorgio ma dire che il 20% degli abitanti dell’Indonesia è cinese mi pare leggerissimamente sovrastimato. La popolazione dell’Indonesia è più di 250 milioni eh
@Killing Joke si, mi è sfuggito uno 0 e che zero. Sono circa il 2%, che rende il loro controllo della economia indonesiana ancora più interessante.
@VandalSavage (non ho capito come si risponde alle persone)
Se noi siamo ossessionati dal sesso, l’attore “che fa il nerd” che cazzo è? – eheh
L’Indonesia è una paese di contradizioni in bilico tra una cultura profondamente musulmana, in alcuni villaggi vige la sharia, e la fascinazione dell’occidente. Ovviamente i ricchi e gli artisti sono un po’ fuori dalle regole che invece colpiscono la popolazione comune.
L’Indonesia è un paese in cui se alla polizia gli gira, prende un gruppo di punk, li lava nel fiume e li rasa (https://www.theguardian.com/world/2011/dec/14/indonesian-punks-detained-shaved-police), o in cui si vogliono, forse la legge è passata, vietare le minigonne perché spingono gli uomini a fare cose (https://www.asianews.it/news-en/The-Indonesian-government-wants-to-ban-miniskirts-24378.html), però la visione è ovviamente di un popolo per bene e timorato di dio, mentre gli occidentali sono spesso percepiti come delle persone quasi mitiche (benedizioni di donne incinta, fotografie, persone che ti toccano) ma comunque rovinate dalla troppa “libertà” sessuale e non, e quindi incapaci di controllare gli istinti. Fai conto che il maestro di musica indonesiana che venne ad insegnare musica all’ambasciata in Italia dopo la prima lezione si aspettava che si andasse tutti insieme a prostitute. L’Indonesia è un paese complesso perché ci sono taaaanti fattori in gioco (popolazione immensa, classi sociali, religione, discriminazioni interne…).
Ciao Giorgio, ti ringrazio tantissimo per l’approfondimento, super interessante!
Hai letto questo? E’ uscito da poco in italiano, sembra interessante!
https://www.ibs.it/revolusi-indonesia-nascita-del-mondo-libro-david-van-reybrouck/e/9788807493508?queryId=b29dfddfdf1f52db6f53002e78eb1808
Visto ma ancora non letto.
Purtroppo, alcuni di questi eroi poi vennero considerati come una specie di criminali quando il governo comunista cadde e i comunisti furono uccisi a centinaia di migliaia.
Confermo, la prima metà anche buona, poi, quando sblocca i superpoteri, diventa un pasticcio di botte brutte in CGI