Spider-Man: Across the Spider-Verse (niente titolo scemo in italiano a questo giro) è il seguito, nel senso più puro e aproblematico di Spider-Man: Into the Spider-Verse (titolo scemo italiano: Spiderman – Un nuovo universo). È fatto da (quasi) gli stessi autori attraverso lo stesso studio di animazione e con lo stesso cast, lo stesso approccio e la stessa trama. Se sembro laconico è perché c’è veramente poco da dire. Dopo un Oscar (meritatissimo, se vogliamo fare finta che gli Oscar abbiano un valore) e cinque anni in cui, in fatto di animazione, non si è praticamente parlato d’altro, Phil Lord e Chris Miller hanno rifatto lo stesso film, ma di più: Spider-Man: Across the Spider-Verse è più grosso, più ambizioso, più audace, più lungo, più matto, più vario… ma è comunque il seguito di un film che avete già visto.
Se vi è piaciuto il primo, non ho il minimo dubbio che vi piacerà anche il secondo. Se non vi è piaciuto o non vi è interessato il primo, beh, il mio senso di ragno mi dice che probabilmente non state nemmeno leggendo queste righe, ma nel caso: no, non credo che vi piacerà o interesserà nemmeno questo.
Va bene così?
Possiamo tracciare una linea dello spoiler e parlare effettivamente del film? Vado?

La tela dello spoiler
Vado.
Partiamo dall’elefante nella stanza. Quello che per alcuni è uno spoiler – anche se era noto, almeno per chi ne stava seguendo la produzione, fin dal 2021 – e che per me dovrebbe essere un avviso a caratteri cubitali da mostrare all’inizio di ogni proiezione: Spider-Man: Across the Spider-Verse non è un film, è mezzo film.
Dopo due ore e venti che ne fanno la pellicola di animazione più lunga della storia del cinema americano, Across the Spider-Verse non finisce, ma chiude con un cliffhanger e l’appuntamento al prossimo capitolo, Beyond the Spider-Verse, previsto per marzo 2024. Deludente? Un pochino.
Premetto che non ho visto gli ultimi film di Harry Potter, Hunger Games e Twilight, quindi non sono ferratissimo sui capolavori della letteratura così densi di eventi e di significati da necessitare un adattamento cinematografico in due parti. Magari era davvero indispensabile e hanno fatto pure un buon lavoro, magari no. Restando in tema di blockbuster e I.P. multimiliardarie, ho la memoria abbastanza fresca su Avengers Infinity War e Endgame, dove però la situazione era un pelo differente: Infinity War racconta il “primo round” della battaglia tra gli Avengers e Thanos, si conclude con un finale amaro, ma un finale nevertheless. È un film con un inizio, uno sviluppo e una fine. Il suo seguito diretto, Endgame, parla dei protagonisti che non accettano quella fine e viaggiano nel tempo per riscriverla. Anche qui inizio, sviluppo, fine. Non è il caso di Into the Spider-Verse, che ha un inizio, uno sviluppo e una didascalia che dice “ci vediamo tra un anno, schiappe”, cosa che apre la porta a due fondamentali quesiti.
Il primo, il più urgente, è se abbiamo veramente bisogno di un film di supereroi lungo 5 ore, seguito dall’inevitabile dibattito sulla serializzazione del cinema – se ha senso e quanta voglia abbiamo di andare al cinema per vedere film a puntate, specie quando sappiamo che questo approccio non serve chissà quale intento di sperimentazione e innovazione del medium, ma la banalissima volontà di vendere più biglietti.
Il secondo quesito (che forse riguarda solo me) è quanto sia legittimo recensire un film di cui si sono visti solo i primi due atti. Su questo, confesso, sono parecchio in difficoltà. Possiamo elogiare un sacco di cose (e tra un attimo le elogiamo), ma possiamo dire che quella di Spider-Man: Across the Spider-Verse sia una bella storia?
Boh! Lo sapremo tra poco meno di un anno, quando sarà chiaro dove voleva andava a parare, ma fin qui non è che mi sia proprio pisciato addosso dall’emozione: se il primo film diceva che tutti possono essere degli eroi, questo sembra rimangiarselo vigliaccamente per raccontare che solo Miles (più un ristretto gruppo di fedelissimi) è il bambino d’oro in grado di ribellarsi e rompere gli ingranaggi del destino, mentre altri otto miliardi di Spider-Man di altrettanti universi sono minions senza cervello che si arrendono a un copione già scritto e alle regole crudeli stabilite da un “cattivo”.

Argomenti a favore del cattivo: è pareccho fico
Personalmente trovo interessante qualsiasi storia si proponga di mettere in discussione la mitologia del personaggio Spider-Man, perché ha a che fare con un dibattito filosofico che esiste da tempo all’interno e all’esterno dei fumetti: è davvero così drammaturgicamente indispensabile che Spider-Man perda tutte le persone che ama? Perché se la risposta è sì, stiamo accettando che le esperienze negative ci definiscono più di quelle positive e Spider-Man è una brava persona solo perché ha un sacco di morti sulla coscienza. Se la risposta è no dobbiamo chiederci se amiamo identificarci in Spider-Man perché è un ragazzo (o una ragazza, o un maiale antropomorfo, o un robot) che fa la cosa giusta o solo perché è un parafulmine della sfiga.
Certo che se il dilemma è esposto attraverso uno Spider-Man cinico e indurito dalla vita che dice “mi è capitata una cosa brutta quindi deve capitare anche a tutti gli altri” contro uno giovane e idealista che risponde “non lo so, amico, preferirei non lasciar crepare mio padre”, la risposta è già implicita nella domanda ed è un gigantesco grazie al cazzo. (Poi uno potrebbe anche obiettare che una volta ogni tanto una storia potrebbe semplicemente essere una storia e che non debba per forze essere sempre tutto così dannatamente meta, ma sono troppo stanco per combattere anche questa battaglia.)
Insomma, preso “da solo”, Across the Spider-Verse è un mezzo racconto molto più efficace quando vuole essere divertente rispetto a quando cerca di essere toccante o dirompente. Niente fa click a livello emotivo, niente è veramente nuovo, le caratterizzazioni dei personaggi e i loro conflitti personali sanno di già visto (e di già risolto). In questo, scoccia ammetterlo, Into the Spider-Verse è ancora nettamente superiore: il suo Peter Parker 40enne con la panza e in crisi continua a essere l’idea migliore della saga e di molta roba successa negli ultimi 30 anni di fumetti.
Rimane il fatto che ci si diverte comunque un sacco.

Gag obbligatoria
La parola chiave di Across the Spider-Verse è “sovraccaricare”, un imperativo artistico e morale portato avanti con la forza di mille nani. È strapieno di roba, curatissimo in ogni minimo dettaglio, un film in cui, per ogni cosa che succede in primo piano, altre quattro accadono sullo sfondo. So già che impazzirò, non appena uscirà in home video, a rivederlo mille volte mettendo in pausa ogni mezzo secondo alla ricerca di gag e easter egg.
L’introduzione della Spider-Society era scontata ma non per questo meno potente: prende la scena di Into the Spider-Verse in cui venivano presentati i tre comprimari meno “seri” – Spider-Man Noir, Spider-Ham e Peni Parker – e la moltiplica per mille, aggredendoci con più Spider-Men di quanti il nostro cervello possa elaborarne. Le new entry più significative sono ovviamente lo shakespeariano Miguel O’Hara/Spider-Man 2099 (doppiato da Oscar Isaac), la Spider-Woman Jessica Drew (Issa Rae) che arriva in moto da un film di blaxploitation e lo Spider-Punk Hobie Brown (Daniel Kaluuya… ma che cast ha ‘sto film?!), che è l’idea di design meno sensata e più figa in cent’anni di fumetti (nonché la mia skin preferita nel gioco per la PS4). Tuttavia, il mio cuore batte forte per Ben Reilly/Scarlet Spider (poteva forse mancare Andy Samberg?), che spernacchia la rule of cool degli anni 90, l’eccessiva drammaticità delle storie e la narrazione ultra-descrittiva; voglio che lo Spider-Man indiano Pavitr Prabhakar (Karan Soni, probabilmente vi ricordate di lui perché fa il tassista nei film di Deadpool) diventi il mio migliore amico e ho riso fortissimo nella scena con Lego Spider-Man.
Il prologo dedicato a “Spider-Gwen” (Gwen Stacy/Spider-Woman, sempre doppiata da Hailee Steinfeld, che nell’MCU è anche la nuova Hawkeye) mi ha fatto credere che a sorpresa potesse essere lei la protagonista del film e invece, dopo una pur degna introduzione (che era mancata nello scorso film), i riflettori tornano su Miles che non ha più molto da dire ed esiste più che altro come avatar dello spettatore.
È un peccato perché Gwen è un personaggio che invece di cose da dire ne ha ancora tantissime, sia per il suo ruolo in questi film, sia per ciò che rappresenta nel canone di Spider-Man: l’amore tragico e impossibile, la vittima sacrificale, il personaggio che serve solo a crepare per dare tridimensionalità a Peter, ma, più di recente, anche il twist più riuscito in Marvel nell’ottica inaudita di aprirsi a un pubblico femminile senza scadere nel ridicolo. Peccato Hollywood ancora si cachi sotto all’idea di fare film con le donne senza una campagna marketing incentrata sul fatto che è un film con le donne e gesù che noia scrivere sempre le stesse cose, è così che vincono loro, ci prendono per sfinimento.

Better luck next time?
Dove Across the Spider-Verse supera Into the Spider-Verse è sul piano visivo e “superare Into the Spider-Verse” non è un concetto da prendere alla leggera. Il character design di Kris Anka è da standing ovation, l’azione da urlo e l’animazione fuori scala, debitrice di mille influenze ma, su tutte, quella del giapponese Studio Trigger. Ancora una volta questo secondo capitolo applica la regola del ”uguale ma di più”: se nel primo film ogni Spider-Man era disegnato con uno stile diverso, ora ogni universo e personaggio che lo abita è caratterizzato da una differente tecnica di animazione, con tanto di contaminazioni live action (con scene dai film di Raimi, Webb e dell’MCU, più l’incredibile cameo di Donald Glover) e dei cartoni animati del passato. Un’orgia di stimoli e suggestioni che ispirano in chi guarda il senso di un multiverso veramente vario, sfaccettato e in continua espansione, con buona pace dei precedenti tentativi, un po’ scarsini, di fare la stessa cosa dal vivo.
Mi spiace farne una questione da “gente che legge i fumetti” perché se c’è un valore intrinseco in film come questo è che sono, al di là delle mille strizzate d’occhio e citazioni, accessibili a chiunque. Ma Across the Spider-Verse, come e meglio di Into the Spider-Verse, ha il grandissimo pregio di tradurre in immagini quello che succede nel cervello di un lettore e se più film avessero lo stesso coraggio, la stessa inventiva e la stessa fiducia nello spettatore, saremmo tutti un po’ più tranquilli col fatto che nessuno legge più i fumetti.
Cinema-quote:
“Too much of a good thing is still a good thing”
Antico proverbio Marvel“L’episodio 2 della mia serie preferita”
Quantum Tarantino, i400calci.com
PENI Parker? 8=>
Piaciuto parecchio, un trip cartonesco lisergico. l’animazione qua e là mi ha ricordato quella cosa bella che è Arcane.
Arcane è veramente tanta roba
In fondo se Fast X ha bisogno di 2/3 capitoli (lol) per finire la sua “storia” vale veramente tutto. Tra i film in due parti ci tengo a citare Divergent che ha il finale diviso in due parti, ma visto che il primo ha floppato di brutto non hanno mai fatto il 2.
severo ma giusto
SPOILER
Io sono uscito dalla visione carico a molla. Vado ad argomentare con verboso elenco puntato degno del comic-book guy (comunque tutti amici eh, sono film mica cose serie):
1) “Se non vi è piaciuto o non vi è interessato il primo…” Esistono persone così?
2) Il cliffhanger mi ha fregato perché non mi ero informato molto(*) e non sapevo che fosse mezzo film però, come per Infinity War, l’ho apprezzato. Il risultato è un po’ quello di Dune 1, solo che lì si sapeva mentre qui è evidente che l’intento era appunto spiazzare lo spettatore. Il problema è che il seguito lo vorrei adesso.
3) “se abbiamo veramente bisogno di un film di supereroi lungo 5 ore…”
Di film belli abbiamo sempre bisogno.
4) Definire Miguel il cattivo mi sembra riduttivo, io a metà film tifavo per lui. Cioè te lo spiega per filo e per segno che se fai di testa tua muore un intero universo e tu ci vai lo stesso? Ma allora sei scemo! Se le azioni di Miles implicano uno sterminio di massa lui va classificato come supervillain e fermato. Poi lo so che alla fine avrà ragione lui e salverà capra e cavoli facendo di testa sua contro tutti, because Ammerega. E vabbè.
5) C’è almeno un consenso generale che questi due film fanno crudelmente sfigurare la trilogia “Home” (che pure mi ha divertito)?
____
(*) I trailer riassuntone di 2 minuti sono il male. I trailer multipli sono il male. I trailer dai trailer sono il male.
1) sai te… qui ogni pezzo che scriviamo riceve di base due reazioni:
– nessuna reazione
– “perché recensite questa emrda invece dei film veramente importanti” (film veramente importanti non pervenuti)
da grande sostenitore dell’inclusività ho deciso di dedicare una riga anche alla fazione più lamentazionista
2) pazzesco come mi sia COMPLETAMENTE dimenticato di dune quando riflettevo sui film in due parti. in quel caso la mia perplessità sui film spezzettati si scontra con l’intento dichiarato di adattare nel modo più fedele possibile un testo mastodontico. in quel caso è effettivamente necessario (abbiamo anche il caso di lynch che ci aveva provato, 30 anni fa, a mettere tutto in un film solo e non è andata a finire bene), con un prodotto originale dove hai il controllo della storia che racconti… mah
3) sì ma 5 ore? poi diventa una questione di gusti, eh, ma veramente, 5 ore?
4) per gli standard di questa narrazione da sempliciotti è il cattivo, che poi sia più carismatico e i suoi argomenti siano più interessanti di quelli di miles è un altro paio di maniche
5) non posso parlare per tutto il mondo occidentale, ma sui siti che frequento io non c’è gara: i film di spiderman dell’MCU sono compitini, questi animati dello spider-verse sono opere d’arte
Be’, il punto 4 è il punto modale della narrazione, che si può sintetizzare tra la libertà individuale e il bene collettivo, o forse sarebbe meglio definirlo credenze collettive imposte. Nella pratica Miguel ha una sua convinzione sull’universo che impone a tutti. Generalizzando, eh, ma molto generalizzando, è come se richiedesse dei sistematici tributi di sangue a una divinità perché questi non divori tutto. In cambio di questo sacrificio del libero arbitrio io vi dono la pace.
Miles vuole sovvertire tutto in nome della libertà.
Mi viene in mente come come analogia il protagonista di Rollerball che nel finale del film, dopo aver distrutto tutto, e probabilmente sta per scatenare una guerra, si prepara a diventare il dittatore del suo mondo.
Spunto interessante.
> è come se richiedesse dei sistematici tributi di sangue a una divinità perché questi non divori tutto. In cambio di questo sacrificio del libero arbitrio io vi dono la pace.
Ma è la trama di Cabin in the Woods!
Be’, sì in effetti. Non mi pare che finisse bene in Cabin.
È finita che si è portato a casa 2 premi Sylvester, meglio di così.
Concordo con l’analisi.
Miguel in un certo senso si e’ fatto carico del destino di tutti gli universi esistenti, e fa in modo che le cose vadano allo stesso modo ovunque.
Motivo? Forse perche’ e’ l’Uomo Ragno che cronologicamente parlando sta piu’ avanti di tutti (almeno credo), e che quindi crede di sapere cosa e’ giusto?
Il fatto e’ che Miles ha avuto il suo zio Ben. Ma non gli hanno detto che sara’ solo il primo di una lunga serie.
“Non puoi salvare tutti, ma non per questo smetterai di farlo”.
Piu’ che un potere e’ una condanna. Una maledizione.
Salvi perfetti sconosciuti ma la volta che morira’ qualcuno, sara’ uno che ami.
Ci credo che Miles si ribella.
Il suo gesto e’ l’esaltazione della singolarita’, non un atto di egoismo.
Tutti possono essere l’uomo Ragno. Ma deve per forza significare che debba finire per tutti allo stesso modo?
O arriva prima o poi l’eccezione, l’anomalia destinata a scatenare il caos da cui nascera’ un nuovo ordine, magari piu’ giusto?
D’accordo. Per buona parte del film pensi che Miguel abbia ragione.
Ha i dati e le statistiche dalla sua, e con i suoi argomenti e’ piu’ forte.
Un potere cosi’ grande non puo’ che venire accompagnato da un destino tremendo.
Ma alla fine…forse capisci che invece aveva ragione Miles.
C’e’ una possibilita’. E se c’e’, vale la pena tentare.
Redferne mi trovi d’accordo. Con il recensore condivido la lamentela che non sia un film ma un episodio. Per il resto però il film non si rimangia la morale del prequel ma anzi la approfondisce: perché se chiunque può essere Spiderman allora tutte le Spider persone devono avere la stessa backstory?
Comunque Miguel non è quello più avanti nel tempo, Peni Parker viene dal quarto millennio. Miguel è il leader perché è stato il primo a saltare da un universo all’altro ed a tirar su la baracca, tra l’altro con uno scopo quasi identico a quello di Kingpin nel primo film
C’è stato un momento nel 2015 in cui il massimo punto dell’animazione cinematografica si era raggiunto con Inside Out della Pixar. Non parlo solo del comparto tecnico, ma anche a livello di cose pazze e bizzarre che vogliamo infilare in un cartone animato. Mi fa ancora ridere la stanza del pensiero astratto… Follia pura.
Poi la Pixar si è un po’ seduta, ha fatto cose interessanti, ma non più a quel livello, e nel 2018 mi arriva la Sony, che mi aveva già cannato malamente due film su Spider-man, e mi tira fuori dal nulla Un nuovo universo a cui in partenza non avrei dato due lire.
È un film di un’arroganza incredibile, che supera l’idea di animazione di quel momento a destra impennando su due ruote e strombazzando come nemmeno Gasmann ne Il sorpasso.
Si poteva fare di meglio? Sì, creando Across the spider-verse. Ogni mondo ha un suo stile che rasenta l’opera d’arte. Acquarello, pop-art, stile rinascimentale, mattoncini lego, citazionismo, spider-man 1967. Un sovraccarico di immagini che merita di essere visto e rivisto più volte per cogliere tutte le sfumature.
È già un classico. Mi spiace solo dover aspettare un anno per il seguito.
negli ultimi anni Pixar ha affidato le sue storie a un generatore automatico che segue la formula “come sarebbe se [inserire una qualsiasi cosa] avsse dei sentimenti” e i film ne hanno parecchio risentito. dal punto di vista tecnico sono ancora dei capi, ma hanno finito le idee molto tempo fa…
non darei troppo credito a Sony se non per l’intuizione di affidarsi a Lord e Miller, i veri architetti dello spider-verse che a curriculum avevano piovono polpette (semrpe sony) e il film dei lego (warner). voglio dire, sono loro (e tutti i loro collaboratori) il futuro dell’animazione, non necessariamente la Sony Picture Animation. e il futuro del futuro dell’animazione comunque continua a essere il giappone: gli americani più bravi sono quelli che sanno cosa rubacchiare dagli anime
“il futuro del futuro dell’animazione comunque continua a essere il giappone”
Da fan dell’animazione giapponese, dissento. Arcane ci ha dimostrato che pure poco oltralpe, zona che vanta una buona tradizione, qualcosina gli è rimasto da dire, e possono persino alzare l’asticella. Questo nuovo modo di fare animazione fonde vecchio (disegno artigianale) e nuovo (3d e uso di disegno al computer, che però nuovo non è più), e se i giapponesi in questo campo rimangono un riferimento imprescindibile, c’è parecchio spazio per inserire tocchi originali, anche se con un grosso ma. I costi (in tempo e denaro) di questo tipo di animazione sono enormi, per cui progetti di questo genere non possono più nascere da piccole case di animazione se non avendo una major alle spalle, e sappiamo quanto questo possa essere pericoloso per il prodotto finale. Per ora le idee e la passione sembrano avere ancora qualcosa da dire. Speriamo che qualcuno, con occhi a mandorla o meno, ci riesca a sorprendere ancora.
Amo molto l’animazione giapponese, ma trovo sia più lenta nell’innovare. Certo, i Trigger sono da applausi a scena aperta (e non solo per le scelte tecniche- i loro cartoni sono tutti bellissimi, persino tamarrate senza controllo come Gurren Lagann e Kill la Kill), ma, per dire, i nipponici stanno imparando ora ad usare decentemente un minimo sindacale di computer grafica. Prima erano imbarazzanti, quando in America di faceva, appunto, “Inside Out”.
Be’, sì, Quantum. Direi che alla Pixar hanno un po’ finito le storie. Più che alto non hanno più un’idea epica per i protagonisti. Mi va bene l’inclusività, i diversi che si toccano e si completano, ma lo spunto è ormai stato tanto tanto usurato. La Disney ha reso il tema sta abusato.
Mi era piacito molto anche The Lego movie, anche qui, come in Across the Spide-verse il tema è tra la libertà individuale e la pace sociale. Io tifo per Spider Punk.
L’animazione giapponese è morta negli anni 90.
Il digitale ha dato il colpo di grazia definitivo, trasformando i CARTONI ANIMATI in videogames, anche per i giapponesi. Solo che loro non ne avevano bisogno perché i cartoni animati DISEGNATI A MANO erano il loro fiore all’occhiello.
Secondo me il loro meglio, stilisticamente e come contenuti, lo hanno dato negli anni 80.
Poi è arrivato Hideaki Anno con Evangelion che ha decretato la fine dell’animazione giapponese (o ne ha sottolineato tutti i limiti, come volete interpretarla).
Kyoto Animation, Trigger, Gainax, ormai sono solo modi diversi per dare un nome ad un morto tenuto in vita con le macchine.
che il giappone faccia una fatica boia con l’animazione a computer, vero
che 80-90 siano stati gli anni d’oro per un certo tipo di animazione tradizionale e poi si sia andati molto in calando, vero anche questo
sul fatto che kyoani e trigger non stiano facendo niente di rilevante non sono molto d’accordo. se poi mi dici che promare è una roba che potevano fare uguale, se non meglio, negli anni 80 abbiamo visto due cose diverse.
Per me Trigger e compagnia tendono a fare prodotti esattamente come questo Spiderman: confusionari e nati a tavolino per stupire il pubblico.
Per dirti quanto sono stupidi i giapponesi oggi:
invece di completare il CAPOLAVORO (stilistico e di fedeltà all’opera originale) che erano gli OAV di Devilman di Komatsubara, hanno deciso che Devilman Crybaby era il nuovo hype da cavalcare, con tutte le banalità e la superficialità del caso specifico.
Alle nuove generazioni di autori giapponesi non interessa più di entrare nella storia dell’animazione. Vale l’ora e subito anche per loro.
Per me il Giappone vince a prescindere da comparto tecnico: perchè gli americani non avranno mai quel tipo di epica e quello sprezzo di ogni senso del ridicolo che ti fa tifare mimando cazzotti persino guardando una puttanata immonda come “Records of Ragnarok”
L’animazione giapponese con l’avvento del digitale ha effettivamente perso gran parte della sua importanza e della sua spinta innovativa. I classici di Miyazaki sono stati il punto più alto di un’arte che si è dimostrata degna di stare al fianco di letteratura e altre arti visuali, ma che è andata a declinare. Il digitale in mano ai giapponesi è stato comunque in grado di darci capolavori assoluti come Ghost in the shell. Quando si è trattato di incorporare seriamente il 3d, però, sono cominciati i problemi. I tentativi iniziali (Last Exile è a mio parere una delle migliori serie di sempre, ma per altri motivi) non sono mai sembrati convincenti, dal punto di vista visuale. E quelli “veri”, come Capitan Harlock, hanno deluso tutti, dando l’impressione di vidogiochi mediocri. L’animazione classica giapponese ha comunque continuato a sfornare capolavori con successi di pubblico enormi, ma sempre in ambito di mercato interno e appassionati, puntando su storie fantasy o intime (Your name). Quindi l’animazione nipponica gode ancora di buona salute, e potrebbe forse ancora fornire cose egregie (io ci spero), ma ha sicuramente perso la carica innovatrice di un tempo, e in effetti dopo la sorpresa di Arcane (chi se l’aspettava dai francesi una cosa simile?), è difficile prevedere da dove arriverà la prossima bomba. Temo che si possa escludere il nostro Paese, ed è molto triste. Bozzetto e Cavandoli non sembrano aver lasciato eredi, peccato.
JJ, su Devilman non sono d’accordo. Completare gli OAV sarebbe come chiedere oggi a Bakshi di realizzare la seconda parte del Signore degli Anelli – un sogno per alcuni nostalgici (mi ci metto anch’io, magari), ma assolutamente fuori tempo massimo. “Crybaby” è stato un aggiornamento, a mio modo di vedere, assolutamente riuscito sia a livello grafico che di trama.
Devilman OAV di komatsubara è nato come trasposizione fedele del manga.
Tanto che veniva utilizzato il manga stesso come storyboard.
Devilman Crybaby non è altro che la conferma della morte dell’animazione giapponese.
Se Netflix può piallare l’arte perché è sufficiente pagare Go Nagai per snaturarne le sue opere, allora perdonatemi ma dissento ampiamente.
Perché modificare una tale opera d’arte per aggiornarla ai tempi moderni è un concetto presuntuoso non richiesto da nessuno.
Se hanno deciso di farlo è, come al solito, per cercare di accaparrarsi il pubblico giovane.
Ma sto pubblico giovane che problemi ha? Non ci arriva? E’ ignorante?
Svolgere una storia negli anni 70 non è concepibile per questo pubblico? Imploderebbe, nel caso?
Che l’animazione giapponese fosse stantia lo potevo affermare solo prima di aver visto The First Slam Dunk. Ora sinceramente non lo credo più
JJ ma quindi ti fa schifo anche uno come Koike? Cosa ne pensi di Redline?
In generale non capisco la smania a livello tecnico che tutti hanno per questi spider-man quando Studio Trigger (che possono raggiungere picchi altissimi), Koike e altri fanno roba pazza da 15 anni.
Non sto parlando di direzione artistica, ma proprio di tecnica in se.
Comunque concordo su Crybaby, troppo hype per una mezza flatulenza simile.
La tendenza giapponese purtroppo è quella di produrre molta fuffa, colorata e dinamica, ma è pur sempre fuffa.
Koike non è male, anche altri casi singoli sono interessanti, ma in generale ciò che l’animazione giapponese ha perso oggi rispetto ai suoi anni d’oro (cioè l’epoca Showa) è la MAGIA.
Il mondo sicuramente è cambiato e il marketing pure. Ma quello che i giapponesi (ma anche la Disney) non ha saputo preservare era la parola d’ordine dei propri prodotti. La magia.
Ed era ciò che li distingueva dal resto del mercato.
C’erano dogmi e stilemi che caratterizzavano l’animazione di una nazionalità piuttosto che un’altra.
Oggi con sta caz di globalizzazione è tutto mischiato, tutto simile, con il risultato che tutto il mondo segue ormai le medesime regole, leggi e stilemi. Addirittura gli americani o i francesi usano lo stile manga. Perché?? Motivi commerciali, non di certo nobili intenti.
Non solo ormai non ci stupisce più nulla, ma quando cercano di farlo si capisce che è sempre e solo una scusa per seguire sempre la logica dell’usa e getta.
Ti stupisco ora, ma domani (non tra un anno, DOMANI!) dimenticatene perché ho già nuovi effetti speciali per te!
Il mondo è diventato isterico. Io ancora no, e non ci tengo a piegarmi a questa isteria commerciale.
Ho un bagaglio culturale e non voglio dimenticarmene solo per l’ansia di essere sempre al passo coi tempi. Questi tempi non sono umani. Sono algoritmici.
E lo vediamo in tutti i prodotti commerciali. Anche nell’animazione.
a me quel Devilman non era manco dispiaciuto..ho ri guardato quasi in contemporanea anche l’originale..idem con i 2 Hellsing che si ritrovavano in streaming contemporaneamente…Netflix propone un’infinità di animazione per tutti i gusti..non vedo il perchè essere così nostalgici quando sul lato non animato c’è invece una povertà desolante sotto ogni punto di vista
Allora, chiariamo: io non ho parlato di nostalgia, ma di MAGIA.
E per quanto mi riguarda questa mancanza vale per tutti i campi artistici audiovisivi di oggi.
La nostalgia, questione soggettiva, non c’entra nulla con la magia e l’arte, questioni oggettive.
Torno a ripetere che, non essendo azionista di Disney o di Trigger o di Toei animation, a me di allinearmi all’indottrinamento dei fans degli algoritmi moderni non interessa un fico secco.
Piuttosto che fare parte della schiera di pecore che gridano “uh hype!” a comando appena viene ordinato di farlo, personalmente preferisco una passeggiata in mezzo alla natura.
Sono troppo vecchio per fungere da punchiball a qualsiasi minchiata moderna delle major.
Ognuno segua quel che vuole seguire. Anche un indottrinamento Sony o Netflix, se ama farlo.
Il mio indottrinamento è solo il mio bagaglio culturale.
Aggiungo solo una riflessione in merito poi direi di chiudere l’OT
Io amo collezionare artbook dei miei artisti di animazione internazionale preferiti.
Quando durerà ancora l’esistenza di questo materiale, dal momento che oggi i cartoni sono tutti in CG?
Che tipo di materiale avremo, in sostituzione agli artbook? Le skin e i template degli algoritmi 3D?
parlerai anche di magia ma se poi parli di allineamento, hype, dittature varie (un pò delirante ma vabbè) e di una visione soggettiva di bocciatura assoluta su qualsiasi proposta che non sia quella che definisci “magica”… non vedo grande oggettività…son gusti personali che si possono serenamente accettare e discutere, niente di più, niente di meno.
Io ho fatto un discorso generico su un argomento, l’evoluzione del marketing dell’animazione.
Tu invece stai cercando di giudicare i miei gusti. Atteggiamento molto infantile di chi si è offeso per il suo feticcio.
Che ti frega di quello che mi piace o non mi piace? Ti influenzo la vita?
Ti piace questo Spiderman? Ottimo, a me mica frega cosa ti piace e cosa no.
Sono troppo anziano anche per queste infantili liti virtuali.
Ma cos’è questa “magia” per te? Perché è una parola evocativa che può essere riempita di qualunque significato, e usandola è difficile fare un discorso di marketing e dinamiche produttive. Ci sono opere che considero capolavori dell’animazione giapponese (Ghost in the Shell, Neon Genesis Evangelion, Serial Experiments Lain,…) ai quali non mi sarebbe mai venuto in mente di associarla, per dire, mentre a una serie come Land of the Lustrous sì. Non vedo come si possa non andare a finire a parlare di gusti personali, in questo modo.
Magia è fare PUF! e sparire.
Se non lo capisci, sforzati e capiscilo. Ciao. :)
No, che PUF, torna qui, mi stavo divertendo!
Perché tornando on topic, non è la magia un misto di meraviglia visiva e coinvolgimento emotivo? In tal caso essa è esattamente quello che per molte persone scaturisce da questo Across the Spiderverse, è quella che fa uscire dal cinema i bambini giocando e gli adulti sorridendo (perché sì, le imprecazioni sul to be continued sono fioccate, ma i commenti che ho sentito mentre uscivo erano entusiasti). Aneddotico, certo, ma una sensazione di apprezzamento che in pochi giorni mi è stata riconfermata in più posti e conversazioni, sia online che di persona. Magia. E sì, una sensazione soggettiva. Magia è la cosa giusta vista al momento giusto, è la cosa bella vista con la compagnia giusta, è il cortometraggio che trovi alle tre di notte e che WOW.
È una cosa, secondo me, in cui l’animazione dà le paste al cinema live-action. Perché le emozioni ti arrivano in modo più intenso? Chissà.
Vabè tutta sta pippò per dire che sei un nostalgico e che si stava meglio quando si stava peggio?!?
La magia ahha
ho scritto quello che ho scritto…vaneggi di feticci e di magie…bah
La magia, essere derivativi, seguire il commercio e tutte ste cavolate sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. I geni del rinascimento e del neoclassicismo si rifacevano alle statue di epoca ellenica e romana, avevano botteghe a cui la gente commissionava la roba che volevano loro, l’arte come espressione dell’io nasce solo in epoca avanguardista/contemporanea(nell’accezione accademica in cui il contemporaneo è ciò che viene realizzato dopo la fine delle guerre napoleoniche) ma è comunque mossa da logiche commerciali. Possono anche essere robe commerciali ma finché riesci a farmi vedere col mezzo che hai scelto roba che con altri mezzi è impossibile vedere ben venga. È il motivo per cui io personalmente odio i film che “sembrano piece teatrali”, e allora che cazzo scegli a fare il mezzo cinema se non lo sfrutti? La magia di cui parli tu è la nostalgia e l’amore con cui tu filtri ciò che ti piace o ciò con cui tu sei cresciuto. Ti faccio l’esempio più lampante di quanto la “magia” sia una cosa assolutamente soggettiva: chi è cresciuto con la trilogia originale di Star Wars la vede come il picco più alto e vede i prequel ed i sequel come merda. Chi è cresciuto con i prequel ama quelli e pur apprezzando la prima trilogia la tratta non con lo stesso astio che i fan originali hanno per i prequel ma comunque con sufficienza evidenziandone tutti i difetti e le palesi cazzate che la affliggono. Chi sta crescendo con i sequel Disney fra 10 anni dirà che quello è il picco di Star Wars nonostante i sequel Disney sono palesi cashgrab. Stessa cosa con i film di Harry Potter, chi ci è cresciuto o ha visto solo quelli li ama e li difende nonostante siano merda sciolta senza senso ma con una bella confezione mentre chi è cresciuto con i libri ama quelli nonostante i loro difetti. I prodotti audiovisivi odierni che tu critichi nascono da meri intenti commerciali, ma quando sono fatti con passione o sono formalmente “perfetti” perché non apprezzarli anche se nati dalla volontà di far soldi?
Stop alle seghe mentali!
Che ci vuole per capire che la magia che intendo io è rappresentata da “effetti speciali al servizio di una storia”?
Cosa che oggi non avviene perché la storia è al servizio degli effetti speciali, veri protagonisti di qualsiasi nuova produzione blockbuster.
Boh.
Quando il COOL fa il giro per via dell’eccesso di sovraccarico, diventa BANALITA’ al giorno d’oggi.
Non mi pare proprio che questo titolo faccia eccezione. Non di certo con la combo Spiderman+cartoon+AmyPascal il cui risultato è solo CAVALCHIAMO L’ONDA MODAIOLA.
Col primo capitolo mi sono annoiato. Troppo forzatamente sopra le righe.
Ho troppi pregiudizi per vederne un altro.
naa banalità è la pigiamazione del cinema in tutti i sensi…se non hai il cuore per aver apprezzato il primo, che era un capolavoro nel vuoto cosmico del genere, è normale che di un 2 non ti freghi un cazzo..
scusa brad ma esattamente quale sarebbe la “moda” che spider-verse cavalca?
E niente, come si vede dai vostri commenti non è consentito detestare Spiderman Across The Universe.
Ecco quando parlo di moda cosa intendo.
*The Spiderverse.
Insomma quella minchiata li. :D
Brad in realtà a me interessa molto di più capire a chi e perché non sia piaciuto, che darmi ragione con quelli che sono già d’accordo con me. certo che se tu entri a gamba tesa dicendo CAVALCHIAMO L’ONDA MODAIOLA, io ti chiedo “che moda” e tu rispodi che qua non è consentito pensarla diversamente, non fai un gran servizio ai tuoi argomenti (che magari invece sono super legittimi)…
Sono molto allergico all’hype collettivo. Quando dico molto intendo molto molto.
Però se vuoi l’elenco di motivi per il quale ho detestato il primo film, eccotelo:
– CGI
– colori forzatamente eccessivi
– troppi personaggi isterici
– troppa voglia di stupire a tutti i costi
– prodotto nato per essere serializzato
– multiversi
– troppa confusione nella trama e nella gestione dei personaggi
brad se non ti piacciono la cgi, i colori, la trama sono gusti. ma ti posso dire, perché quella fase l’ho fatta anch’io, che a incazzarsi per l’hype ci si fa venire il sangue amaro e basta. che te ne fotte se c’è hype per un cosa? evita i social (che mi sembra un consiglio buono a prensciendere), non leggere le recensioni se sono di roba che non ti interessa, guarda i film che vuoi te te quando ti pare a te. secondo me ci guadagni sia in salute mentale sia in cose belle nella tua vita
Ma io non ho bisogno di guadagnare salute mentale, come ti permetti?
E poi ti rendi conto che stai suggerendo a me cosa fare e cosa non fare sulla base del disaccordo col tuo parere?
Ma mi faccia il piacere, mi faccia!! :D
Potrei dirti allo stesso modo: se ti danno così tanto fastidio i pareri discordanti, perché continui a fare questo mestiere?
Ma guarda un po’ che gente. Fanno i fighi sui commentari e poi finiscono per esserne infastiditi. LOL
ma infatti il mio era un commento onestissimo legato al primo, non a questo che manco ho visto…l’hype come lo chiami tu è venuto a causa di un film che è stato un capolavoro oggettivo e soprattutto inaspettato (a differenza dei pigiami vari che se ne parla ancora prima che inizino a girarli) ..poi può non piacere e sticazzi…se il seguito viene descritto come il primo ma “di più” è ovvio che non te ne possa fregare di meno di vederlo..sui motivi per cui non ti piace si può discutere perchè sono elementi che si ritrovano nel 99 per cento dei pigiami non disegnati usciti negli ultimi 20 anni…si potrebbe anche discutere del fatto che questo sia un cartone animato aperto ad un pubblico ampio verso la minore età quindi di base non può non essere più scanzonato rispetto ad un film standard (ci han provato con almeno 5 6 marvel a fare una roba simile ma con esiti abbastanza ridicoli, vedasi i vari Thor per decerebrati ad esempio).
Non ho capito bene cosa sia L’ONDA MODAIOLA. Se intendi che il primo film ricalcava qualche moda del momento dico, boh, non si era visto niente del genere prima. Quindi non so. Se intendi “Non mi piace perché piace a tutti”, secondo boh: se un film è fatto bene è normale che piaccia. Quindi ti piacciano solo i film che hanno fatto schifo al resto dell’umanità? Sei un fan di Alex L’Ariete che per te è il summa dell’Arte Cinematografica e ti schifa il Padrino, così modaiolo che piace a tutti?
Io non capisco perché la gente debba provocare quando non è d’accordo o non capisce un parere.
Il discorso è molto meno complesso di quello che si pensi, solo che si tende a lasciars sollazzare da questi luna park visivi dimenticandosi che c’è anche gente che li ritiene eccessivamente pretestuosi e chiassosi.
Per fartela breve: Multiversi? ne abbiamo qui?
Ecco cosa intendo per elementi modaioli che (mi) hanno rotto le palle.
Però fratè se a te non piacciono queste caratteristiche tecniche/artistiche in un film di animazione ed il concetto di multiverso non ti piace, che senso ha andarsi a vedere un film il cui selling point sono ste cose?
È come essere vegani ed andare ad una steak house e lamentarsi che non ci siano opzioni vegane. Ci sta avere i propri gusti ma è anche logico che uno deve agire anche in base a quelli. Io la sola critica che rivolgerei ad entrambi i film è che certe volte la tecnica sovrasta la sostanza, ma in un film di animazione la tecnica e la direzione artistica sono il 60/70% del prodotto finale
Ma se ho proprio detto che non vado a vederlo perché mi è bastato il primo?
Cristo ma leggete prima di giudicare invece di dannarvi per fare i processi alle intenzioni.
A me sembra il solito commento edgi per fare il finto alternativo… Tra l’altro ti lamenti che gli altri non condividono il tuo punto di vista limitadoti a rispondere male perché appunto non condividono. Vabbè
Tutto quello che volete.
Adesso che hai giudicato uno sconosciuto di cui non sai un cazzo ti senti più figo?
Siete dei poveracci, irrispettosi, maleducati e presuntuosi.
Sti blog pieni di rifugiati asociali mi hanno stancato.
Spero li aboliscano così impazzite tutti. :)
Per me un grande no.. Visivamente dove il primo è stata una bomba di sorpresa, qui stroppia continuamente, e le parti parlate sono lunghissime e ripetitive, una noia pazzesca
Ciao
Tecnicamente va oltre lo stato dell’arte- una cosa pazzesca (per altro, prima di quel film è passato il trailer del nuovo Turtles- è veramente un periodo glorioso in America per la ricerca di nuove soluzioni grafiche). Come storia, mah…. era meglio il primo. Non amo assolutamente il concetto di metaverso (avrà anche potenzialità, ma io lo trovo un pigro mezzuccio per fare gomitini ai nerd, mentre ai ragazzi oggi non frega più nulla: è persino passato il tempo in cui su internet gli adolescenti cannibalizzavano la cultura pop dei loro genitori/zii- e grazie a Dio, quell’anda aveva portato ad un decennio di nulla!) e ho trovato tutta la parte della base degli Spidermen a dir poco imbarazzante e capace di offuscare persino un personaggio riuscito come Miguel O’Hara. Pareva una parodia di Rick e Morty!
Non sono d’accordo, invece, sul trattamento a Gwen: non solo è effettivamente il personaggio più interessante, ma di fatto è protagonista tanto quanto Miles.
E vero! Visivamente è impressionante! Avevo visto il primo su cielo l’anno scorso e ci ero andato senza aspettarmi niente, l’unica garanzia erano Lord e Miller, mi sono fidato di loro. Sono due pazzoidi, ma sanno quello che fanno, il primo film è sotto certi aspetti il VERO film di spiderman, dopo la trilogia di Raimi. C’è poco da dire, Miles Morales funziona, ma non perchè è nero, di una minoranza e bla,bla ma perchè nonostante sia in un film di supereroi ha una base di background credibile. Per inciso non sono un fan dei fumetti Marvel di Spiderman, ma trovo che in questo caso il primo film abbia VERAMENTE gettato le basi per un nuovo universo. E non è poco.
penso purtroppo di passare
(e sì, è appena transitato un “… EEESTICAZZIIIIIIIiiiiiii…” a 200 Km/h con effetto Doppler, mi rendo conto)
Il primo, al netto di un paio di ingenuità di scrittura ed un paio di personaggi tirati via/fuori fase, mi era piaciuto.
Ma sarà l’invecchiamento, sarà la saturazione Marvel/Disney, sarà quel che sarà, l’idea di sottopormi a 2/3 ore di film scritto da un comitato di script architect con regolo e compasso – col tizio del marketing sullo sfondo che preme il bottone della scarica elettrica ogni volta che qualcuno “sfora” – mi uccide qualunque interesse.
Mi rendo conto di essere (diventato?) storia-centrico: la storia dev’essere valida – che poi non vuol dire necessariamente “profonda” o “articolata”, può essere una storia-pretesto da tovagliolo del ristorante: ma deve essere coerente ed interessante.
se manca quello l’aspetto visivo/produttivo può pure essere creativo e rivoluzionario (sono sicuro in questo caso lo sia) ma mi sento sempre in territorio “polishing a turd”: un’ora e venti (autoconclusiva) ci può anche stare, due ore e mezza “e ci vediamo tra un anno per la conclusione” davvero no.
(e sì, mi rendo conto sia un problema interamente mio, non del film)
#faccinatriste
NESSUNO LEGGE più i fumetti…. vebbè quando sento queste affermazioni sinceramente mi cadono escrescenze sul capo per terra. I fumetti attualmente sono più letti di 10 anni fà. Nonostante la crisi del settore legata ai COSTI i generi sono sempre più vari. Questa purtroppo è un affermazione di chi non sa di cosa parla, e non è la prima volta che sui 400 calci succede. Parlo per me, ma se la storia non PIACE e ci può stare la colpa non è del fumetto di spiderman in generale. e della Major, la Sony come tutte è una CORPORAZIONE che spesso fa funzionare il cervello senza sapere poi cosa scusate il francesismo cacherà il culo. Tutto qui, ma anche no, dato che Spiderman come brand gli garantisce 3000000000000 miliardi di dollari legati a tutto il resto che non siano fumetti.
Detto questo però senza autori neanche la Sony caga cincomic guardabili, non dico capolavori, quelli erano arrivati nel 2008 (dark night docet) qui siano invece nel dare carta bianca a due autori Lord e Miller che oramai sono assieme a pochi altri i migliori creativi che hanno qualcosa da dire sui cinecomic in versione animation e ibrida. Penso che su questo almeno per Spiderman sarà il futuro. La Sony ha speso 100 milioni di dollari per questo film “ibrido”. E se gli sceneggiatori e i registi che sono tre sono riusciti a sovraccaricare il tutto, che non è un male è perchè c’erano tre menti dietro la trama. A quanto pare ha funzionato, certo alcune cose sono scontate ma signori miei, il cinema si basa sulle storie, e le storie sono sempre quelle. L’unica opzione e cambiare tutto per non cambiare niente, lasciar perdere le trame lineari e prendere a ceffoni gli spettatori, perchè sono sempre più distratti, sopratutto i ragazzini, ma anche gli adulti non scherzano. Avrà vita lunga o breve? Non lo so, ma almeno è qualcosa di diverso, che in questo momento riesce a fare quello che era riuscito a fare deadpool… e non è poco.
ciao alfonso, non ho capito metà di quello che hai scritto e l’altra metà mi sembra la risposta a un’altra recensione ma ok you do you
In America la quantità di fumetti letti è crollata di brutto negli ultimi 10 anni. Di sicuro Marvel e DC, magari si leggono di più manga ed indipendenti, o si comprano più ristampe. Ah, o magari sarà aumentata la lettura in Italia
La prima ora non c’e’ praticamente trama, quando comincia a diventare interessante finisce.
SPOILER
Che due coglioni ancora la storia di non sapere se dire o no ai genitori che sei spiderman….ma ancora veramente…
Comunque adorato il primo annoiato a morte il secondo, poi dopo l’incontro di tutti gli spiderman in live action dell’ultimo proprio zero idee….che palle sto multiverso
Il cameo di Donald Glover è la ciliegina sulla torta di un ottimo secondo capitolo, pienamente in linea con le aspettative. Questa saga di Spider-Man ad oggi è il meglio che ci sia come animazione.
Veramente tanta roba, sia a livello emotivo che visivo.
PS non mi sarei mai aspettato di veder citare Trouble su questo sito
parte lento e all’intervallo mi stavo spazientendo, ma poi è fighissimo
peccato solo che si interrompa proprio sul più bello
Beh, anche “L’impero colpisce ancora” lo si poteva considerare tronco.
Cio’ non toglieva che era un signor film. E il miglior Guerre Stellari di sempre.
FILMONE. E film che smentisce il mio lamentarmi continuamente che basta, di storie di scontri generazionali e turbe adolescenziali in salsa supereroistica non ne posso più, non ne sono più il target, parliamo d’altro. Poi vedo questo, mi diverto e mi emoziono come non mai, e mi ricordo di quant’è importante il come vengono raccontante, le storie. Bello, bello, finisce che ne vuoi ancora, che sei felice di sapere che ce ne sarà ancora, e questa sensazione era un bel po’ che con un film di supereroi non la provavo (azzecatissimo il paragone con L’impero colpisce ancora qui sopra, tra l’altro!)
Bravi ad aver notato l’influenza dello Studio Trigger: il look finale della Macchia è palesemente identico all’Anti-Spiral di Gurren Lagann
Verissimo
visto ieri, e mi è piaciuto molto.
le cose PRO:
– l’estetica come a tutti
– il ritmo
– la descrizione della frustazione degli adolescenti che a quell’erà iniziano sentirsi chiusi in gabbia, l’inizio della loro vita privata con le prime cose che non condividono con i genitori. chiaramente i “segreti” che i quindicenti veri hanno per i quali si struggono non dipendono dai ragni radioattivi, ma le dinamiche mostrate con i genitori sono proprio quelle
– la descrizine delle ansie degli adulti nel credcere i figli alle varie età
– il tema principale del “rompere gli schemi” imposti dagli adulti che in buona fede proiettano la loro personale esperienza, disillusione e pessimismo sugli altri solo perchè a loro è andato male, qui estremizzato, gli altri di tutti gli universi
– il finale a me è piaciuto abbastanza
le cose CONTRO:
– dare più spazio a Gwen
– minutaggio troppo lungo
– troppo tirate le scene dove è combattuto nel rilevare il proprio segreto, se l’accorciavano, o la facevano secca sarebbe stata un ulteriore rottura di schemi
– non si è capito bene se la questione del “capitano” sarebbe valsa anche per Gwen, e se si, se il cambiamento ha dimostrato che “si può fare”, e se si non lo si è proprio fatto capire. questo me lo sarei giocato come parte del “cliffhanger”
– non si sono giocati benissimo la rivelazione finale, il cazzotto che stordiva se gle lo avesse dato lo zio era meglio, non si sarebe intuito subito…
per me 8/10, e se non avesse avuto questi punti negativi, 10/10 (relativamente al suo genere, non paragoniamolo ai 10/10 dei capolavori del cinema)
Visto a ruota Into ed Across, piaciuti entrambi ma il secondo moooooolto di più! Sostanzialmente sono d’accordo con la recensione, film con dinamiche adolescenziali e problemi di comunicazione – già visto; buono/cattivo che forse all’ultimo si redimerà – già visto; cattivo superpotente creato dal buono – già visto; ma qui la differenza la fa proprio come si vede questo già visto! È un’esperienza visiva fantastica che mi va di vedere per 5 ore, quindi ben venga l’altra metà del film. In fondo qui si dice spesso che la trama è uguale o semplice, ma è il modo di raccontralra a fare la differenza. Certo un film su Gwen o una gestione diversa di Spider-punk (candidato ai nuovi premi Sylvester come “personaggio meno/male sfruttato®”) avrebbe fatto la differenza, ma alla fine mi va bene così.
Non posso fare a meno di pensare ad un Doctor Strange con il 20% delle cose di questo multiverso.
Ovviamente volevo scrivere Ggiango Leone, ma sono scemo e privo dei pollici opponibili come un autore di romcom
Commento tardi perché preferivo evitare spoiler, anche se ormai l’ho visto quasi una settimana fa… e nel frattempo è pure venuto a mancare uno dei padri dell’Uomo Ragno, John Romita Senior (purtroppo nello stesso giorno di un certo imprenditore erotomane, così che è passato sotto silenzio). Seguono piccoli spoiler.
A me già aveva conquistato con la comparsa dell’Avvoltoio cinquecentesco disegnato su pergamena e con la scrittura leonardesca al posto delle onomatopee, non avevo mai sentito Spot/La Macchia ma trovo sia stata un’ottima scelta come cattivo che parte buffo e diventa un semidio (d’accordo con chi ha sottolineato la somiglianza con l’Antispiral di Gurren Lagann), ho apprezzato i mille rimandi a qualunque cosa tra cultura hip hop, animazione anni ’60, videogiochi inclusi quelli dei primi anni 80, e direi che smerda qualunque altro film sul multiverso inclusi Dr. Strange 2 e quella poverata di Quantumania. Peter B. Parker sempre mitico, da neo-padre ancora di più. Unico appunto è che speravo che gli Spider-tizi del precedente film avrebbero avuto una qualche sorta di ruolo invece che servire solo da introduzione al capitolo finale. Per il resto non ho quasi nulla di cui lamentarmi, avercene di film così anche per chi inizia a stancarsi di pigiamate varie. Un saluto da Mumbattan.
Probabilmente sono lento io, ma che senso c’ha mantenere il canone attraverso multiversi in cui abbiamo visto un maiale spiderman morso da un maiale radioattivo e una anime girl dentro un robottone? Cioè non è stato già rotto almeno 5 milioni di volte il canone a questo punto? Non è il concetto stesso di multiverso in contrasto con l’idea di un canone fisso a cui bisogna attenersi per forza?
la risposta breve è sì, hai perfettamente ragione.
non c’è una rispsota lunga, hai perfettamente ragione. è forse la cosa che mi è andata meno giù del film e il motivo per cui è così chiaro dove andrà a parare e chi vincerà la “battaglia filosofica” tra miles e miguel
Non è esattamente così. Solo certi eventi sono canonici in tutti gli universi.
Non è importante che esista spider-pork, é importante che a un certo punto crepi un maialcapitano di polizia.
Figo figo figo.
Il climax finale mi ha gasato!
La seconda parte dallo SpiderVerso in poi tanta roba. Bei colpi di scena. Animazione spettacolare!
Cosa volere di più?!
Dai raga, non cerchiamo il pelo nell’ uovo.
Questa è qualitá su pellicola, sia visiva che di scrittura (non perfetta, ma molto buona).
Gustatevelo al cinema finchè c è!
il primo è stato puro spettacolo.
mi aspetto molto dal secondo capitolo
Con tutto il rispetto penso proprio che vi droghiate di brutto ragazzi, e’ un sequel che palesemente non ha niente di nuovo da offrire rispetto al primo e passa 2 ore e venti a menare il can per l’aia con mille sketch. Per carita’, anche bellini eh, pero’ e’ una collezione di scene simpatiche, non un film. Poi le scene d’azione sono noiose perche’ non c’e’ nessuna volonta’ di esprimere nulla attraverso i pugni
mezz’ora sul tablet ed è già il più bel film a tema fumettoeroiristico da sempre…a parte il primo ovviamente…quello resta inarrivabile…