Vi è mai capitato di vedere dei film di sport e di pensare che per essere film che parlano di gare, prestazioni o partite, in fondo c’è un po’ poco sport? Non vi capiterà con The First Slam Dunk che fa una scelta radicale: tutto il film è una sola partita. Una partita raccontata in due ore con in mezzo flashback, variazioni e pezzi della storia di un personaggio in particolare. Mentre la squadra gioca bene, gioca male, perde vince, va in crisi e cerca di risalire la china, scopriamo chi è Ryota (uno dei giocatori), da dove viene la sua passione per la pallacanestro e quali sono i suoi punti deboli e i suoi demoni.
The First Slam Dunk viene da Slam Dunk, il manga, e rimette in scena la partita più importante. Lo fa senza bisogno di raccontare il resto della storia, senza dettagliare le questioni dei personaggi, senza nemmeno stare troppo a creare una posta in gioco. Chi guarda questo film senza sapere niente del manga trova una partita, evidentemente importante visto come tutti si impegnano, ma che non ha la minima idea di quanto possa esserlo e non importa nemmeno. All’interno di quella partita trova tutto quello che c’è da sapere sia sullo sport, che sulla competizione che sull’essere umani. Ma prima di iniziare: sigla!
Come detto il protagonista è Ryota, playmaker, il corto della squadra, mentre invece in teoria il protagonista del manga sarebbe Hanamichi, personaggio dai capelli rossi e dal gioco simile a Dennis Rodman. Tecnicamente è un ri-raccontare una fase cruciale del manga da un altro punto di vista, nella pratica invece è usare quel momento narrativo per approfondire un personaggio. Di fatto ci si trova di fronte alla miglior partita di pallacanestro mai vista in un film (competizione non difficile) ma anche proprio a uno dei film sportivi migliori di sempre. Se vi blocca l’animazione sappiate che c’è una cura per il movimento, per le mosse e l’effettiva maniera di giocare a pallacanestro, che fanno impressione.
La prima cosa che impressiona di Slam Dunk quindi non sono i flashback e la storia di Ryota (una di rivincita, con un lutto e lo stimolo a diventare giocatore) ma è il gioco, l’andamento della partita (chi vince e chi perde, di quanto e con quali speranze di rimonta), la credibilità delle fasi di gioco di una partita che deve necessariamente essere spettacolare, e come all’interno di ogni azione sia costruita con molta abilità la tensione, come siano spiegati i movimenti, le tattiche e le difficoltà di ogni giocatore, in modo che ogni spettatore possa avere i mezzi per sapere quanto sia difficile ogni cosa che viene tentata. Non è banale: è quello che molti film sportivi mancano.
Ancora: è reso benissimo il crescere della fatica. Al procedere del film aumenta il sudore, aumenta il fiatone, aumentano le difficoltà, la frustrazione e il nervosismo dei giocatori. Tutto quello che succede lungo una partita diventa strumento per aumentare il racconto della tensione e del desiderio di vincere. Conosciamo a un certo punto anche gli avversari, e anche loro diventano temibili o battibili a seconda di come vada la partita. Così quando arriva la “mossa Rocky IV” (il pubblico cambia orientamento) non è difficile credere che sia plausibile.
Non c’è da scandalizzarsi per il fatto che molto di quello che il manga contiene qui non esista proprio, non c’è da invocare “è tutto appiattito” e stupidaggini simili, perché questo è Slam Dunk solo nominalmente, ma se ci fossero stati tutti altri personaggi il film avrebbe funzionato lo stesso. Non è figlio della mitologia e delle storie di quel manga, è al di fuori anche se ne contiene i personaggi, perché nulla di tutto quello che avviene in Slam Dunk è qui indispensabile. Tanto che non lo si trova. Questo è l’isolamento e l’esplorazione maniacale di un momento narrativo, affrontato con una tale purezza da richiedere nuovi racconti, nuovi riferimenti e di fatto un nuovo universo narrativo (la storia di Ryota non era stata così approfondita nel manga).
L’unica vera eredità di Slam Dunk è Takehiko Inoue, che qui c’è, supervisiona e segue il progetto, garantendo che questo tentativo estremo e questa forma purissima di film sportivo riesca a sopravvivere ad esempio senza telecronaca (che sarebbe implausibile per una partita che non è certo della prima divisione). Eppure siamo in grado di capire tutto, possiamo comprendere bene gli svolgimenti, distinguere i personaggi e avere in ogni momento una chiara cognizione di cosa le singole mosse possano significare per la partita o anche solo per quell’azione.
Là dove tutti quelli che vogliono continuare a sfruttare le proprietà intellettuali uscite dai manga a oltranza, dopo la fine delle pubblicazioni, replicano, allargano, inventano nuovi universi o ri-raccontano le stesse storie, The First Slam Dunk va invece in profondità, non allarga niente ma semmai si concentra, rimette in scena dilatando a dismisura un momento preciso, approfondendo altro e lavorando così minuziosamente sullo sport da renderlo quasi un momento nuovo. Di certo è un esperimento che per purezza e concentrazione sta al cinema sportivo come The Raid sta al cinema d’arti marziali.
Dvd-quote suggerita:
“Crederete che un giapponese possa essere alto”
Jackie Lang, i400calci.com
Hanno finalmente regalato il finale a un cartone animato leggendario.
E nel miglior modo possibile.
Perche’ la’ dove il cartone era scanzonato, e nel suo essere tronco (perche’ il manga proseguiva, come spesso accade) otteneva comunque la sua quadratura del cerchio con la storica qualificazione dello Shohoku alle fasi finali.
E la sensazione era che la vetta, il punto piu’ alto, fosse stato raggiunto li’.
Quindi, se volevi superarti, dovevi buttarla sul DRAMMA.
Con i dovuti accorgimenti, perche’ ormai neanche nei cartoni giapponesi e’ piu’ tempo di certi estremismi.
Non puoi piu’ mettere Naoto che perde la maschera e riduce il ring a un lago di sangue. O Rocky Joe che si spegne al suo angolo dopo aver bruciato tutto sino a lasciare solo la cenere.
Basta il fatto che lo Shohoku e’ l’ultimo arrivato, quindi fa da carne da cannone affrontando sin dall’inizio team ben piu’ blasonati.
Come il Sannoh, appunto. Campioni in carica e imbattuti da tre anni, al punto da essere considerati invincibili.
I protagonisti sono la classica vittima sacrificale, alle prese con un match impossibile da vincere.
Se non fosse che, perso per perso, si mettono in testa di fare L’ IMPRESA.
Da vedere. Uno dei migliori film dell’ultimo periodo, davvero.
Per chi pensa che coi cartoni non si possa fare un filmone.
Aggiungo che mi ha dato una stranissima impressione ritrovarmi, dopo piu’ di vent’anni, a rivedere di nuovo il quintetto dello Shohoku in azione.
E ritrovarli sempre uguali, come se non fosse passato un giorno.
Una rimpatriata tra amici dove scopri che i tuoi vecchi amici, a differenza tua che stai diventando un rudere, non sono minimamente invecchiati.
Venticinque anni, quasi.
Una vita fa.
Però è anche vero che Naoto Date e Joe Yabuki nascono in un contesto culturale preciso, quello del Giappone degli anni ’60, che rendeva quella drammaticità esasperata più realistica; non è un caso che Hokuto No Ken, che fa parte di una generazione successiva ma ha comunque dei punti di convergenza con le serie di cui sopra, abbia un’ambientazione fantascientifica: raccontare quel tipo di storia nel Giappone della metà degli anni ’80 avrebbe avuto molto meno senso.
Per dire, già Tsubasa Oozora (Oliver Hutton per gli amici) nel 1981 è un personaggio completamente diverso da un Joe Yabuki perchè il Giappone del 1981 era molto diverso da quello del 1967, non avevi più bisogno della storia drammatica.
Non ne avevi bisogno ma comunque Jun Misugi (Julian Ross) che giocava un match giovanile mettendo a repentaglio la propria vita ce lo mettevi…
eh si ma secondo me holly e benji sentivano dell’influenza dei mangaka anteriori che via via (passando per l’allenamento a pallonate in da fazza di mimí) è andata scemando.
sono solo contento che facciate anche le rece degli anime :)
Bellissimo! Per me uno dei migliori film visti in sala l’anno scorso. Che fomento!
Tutto giusto, tutto bellissimo, il film è una bomba eccezionale che mai mi sarei aspettato e son contento di aver attraversato una città sotto il diluvio per vedere questo capolavoro il giorno 1, Takehiko io ti devo un pezzo bello grande della mia vita e non ti ringrazierò mai abbastanza, MA CASPIO UNA SCENA UNA! DEL ROSSO E DELLA SUA VITA DOPO IL FATTACCIO CHE CHI SA, SA, E CHI NON SA, VEDA IL FILM PER SAPERE, IO ME LA MERITAVO! UN CANESTRO, MI ACCONTENTAVO DI UN CANESTRO! O UNA INQUADRATURA DEL GENIO! QUALSIASI COSA!
Se dici cosí non lo hai visto
“Non c’è da scandalizzarsi per il fatto che molto di quello che il manga contiene qui non esista proprio, non c’è da invocare “è tutto appiattito” e stupidaggini simili, perché questo è Slam Dunk solo nominalmente, ma se ci fossero stati tutti altri personaggi il film avrebbe funzionato lo stesso.”
È tutta qui la questione, di Slam Dunk in questo film c’è veramente poco. Manca l’ironia, l’incedere scanzonato, manca il divertimento e soprattutto manca Hanamichi Sakuragi, qui relegato a ruolo si semplice comprimario.
Mi sono fatto l’idea che Takehiko Inoue abbia deciso di chiamarlo Slam Dunk come mossa commerciale solo per far presa sul pubblico nostalgico, ma avrebbe potuto chiamarlo anche Melm Brang con personaggi diversi.
Nulla toglie al film in sé, che è comunque grandioso, ma a me personalmente, da fan dell’originale, è rimasto l’amaro in bocca e la sensazione che ha prevalso dopo la visione è stata la voglia di tornare a vedere il cartone animato per mandar via il sapore di aspro.
Posso capire il tuo punto di vista (perché è innegabile abbiano abbassato a 4 il volume di Hanamici), però, due cose:
1) magari mi sbaglio e hai letto anche il manga (in tal caso, scusa), ma, appunto, il volume del tono scanzonato già nel manga viene ridotto piano piano che la posta in gioco diventa più alta (grazie anche alla maturazione di Hanamici)
2) tutta ‘sta leggerezza, comunque, non l’ho percepita nemmeno nel manga/anime. Al di là dei siparietti tra i due cretini, Slam Dunk è bello peso. E in questo The first Slam Dunk è una riproposizione fedelissima
Redux, il manga no l’ho letto, il mio punto di riferimento è l’anime.
È vero che nell’anime sono affrontati temi anche “spessi” (vedi l’arco narrativo di Mitsui), ma sono controbilanciati da una pletora di momenti comici da panza in mano.
Insomma l’anime – almeno per me – è prima di tutto DIVERTENTE e poi anche altro.
Il film manca totalmente di divertimento, è più simile a tanti altri prodotti sportivi dove dominano sacrifici, drammi, tribolazioni e sforzi.
Ripeto tutto bello, ma per me Slam Dunk era prima di tutto questo: https://www.youtube.com/watch?v=0oEIdbF5mIk
L’anime e il manga sono due universi completamente diversi
A maggior ragione con l’adattamento fatto in Italia
Sono proprio imparagonabili
Il problema dell’anime italiano di Slam Dunk è che fu vittima illustre della “sindrome dell’adattamento creativo” dell’epoca, inventandosi cose che nell’originale non erano previste. E’ una pratica che personalmente ho sempre trovato molto poco professionale.
premetto che non sono un esperto, peró avendo letto la versione in spagnolo e visto la serie animata in catalano devo peró dire che il registro comico c’era tutto.
ok magari non era come gigi la trottola ma insomma…
Certo, ma anche solo momenti come questo -> https://www.youtube.com/watch?v=ZWfRY0vNAV8
A prescindere da quale sia stato l’adattamento, scene come questa nel film purtroppo (almeno per me) non si vedono nemmeno con il binocolo.
Ora che Slam Dunk ha il suo spazio tra le recensioni de i400calci il (mio) mondo è un posto migliore.
Grandi.
Andato in sala molto sospettoso, vista la qualità media dei film tratti da anime. Uscito sconvolto e commosso, un film incredibile sulla determinazione, la gioventù e la libertà. Spettacolo
Bravissimo Jackie Lang, è fantastico vedere finalmente un po’ di animazione da queste parti (un po’ in ritardo sull’uscita in sala ma perché essere pignoli? Meglio gioire!).
“sappiate che c’è una cura per il movimento, per le mosse e l’effettiva maniera di giocare a pallacanestro, che fanno impressione”
VENDUTA!
Adoro da sempre Slam Dunk! (il manga) che, pur essendo cartaceo, riusciva a trasmettere alla perfezione movimenti e agilità del basket
Cosa che non riusciva minimamente all’anime, che è diventato memorabile per l’adattamento folle dei diloghi ma era stato palesemente animato da dei disegnatori che il basket non sapevano cosa fosse.
Inoue invece era ex giocatore e grande appassionato, e si vedeva chiaramente
Alcune cose:
– potrebbe in effetti disorientare chi seguiva il manga ma soprattutto l’anime, ma vale davvero la pena spendere un paio d’ore in questa esperienza
– uno dei migliori film che ho visto ultimamente, sportivo e non
– su Prime si trova solo a noleggio o acquisto doppiato, niente lingua originale (non so le altre piattaforme cosa offrono)
– Jackie, ragazzi dei 400 Calci, vi voglio bene
Siete stati parecchio lenti a recuperarlo…un anime eccezionale che andava recensito quanto prima. Forse dovreste pensare di recuperare altri anime di rilievo, Evangelion in primis, avete recensito Godzilla minus one? No perchè su molti film ho parecchie riserve sia perchè sono dimenticabili sia perchè il mondo cinematografico è bello perchè vario. Dai che c’è la fate! Allargate i vostri orizzonti e vedrete che il sito ne trarrà beneficio!
Queste recriminazioni… ma allora non sarai…? Tutto si spiega. Bentornato in caso, mi 6 mankato! Ti giuro che non ti avevo riconosciuto, ma cmq finisce sempre che ci scanniamo, io e te XD
Bugo, santa la madonnina.
Con questo perenne piglio da difensore di 400 calci potresti fare anche basta, cortesemente?
Ci hai fatto due maroni così.
uno che non sa usare google o il tasto cerca nel 2024 ma sa scrivere dei commenti è sempre sospetto
Eccolo, è arrivato un altro sceriffo-senza-una-vita.
E invece voi che state sempre sul pezzo a commentare ogni minima stronzata che viene scritta qua, non siete soggetti dalla vita sospetta? Non vi passa per la testa che avete rotto il cazzo?
Sveglia.
Che vuoi che ti dica bro? Mi vengono in mente solo risp da boomer, tipo “se non ti interessa non leggermi”, “c’è libertà di parola” o cazzate simili, quindi mi astengo.
Si fa per cazzeggiare, visto che il problema è che una vita ce l’abbiamo.
Tu sei jj, cmq , no?
Ecco adesso che hai detto l’ennesima minchiata però trovati un hobby sano per piacere.
Orsù. Basta con questa droga!
Ormai invece di leggere 400calci sembra di leggere 4coglioni, grazie a voi sceriffi-senza-una-vita che dovete infestare TUTTI i commenti.
pier i miss you
Anche io sono rimasto bello spiazzato
Animazioni comunque fighissime
Il rosso relegato a una piccola parte ma alla fine sempre determinante
Mantenuto anche il rapporto con l’allenatore
Un po’ perso invece quello “litigioso” con gli altri compagni
Comunque un gran bel film
sarà l’età ma ho pianto forte… (per fortuna che “avete allargato i vostri orizzonti” cit…)