Il film di cui vi parliamo oggi è il remake hollywoodiano di un film europeo.
Un remake che arriva ben sei anni dopo l’originale.
Fa quasi strano leggerlo in un momento come questo, vero?
Oh, va’ che sei anni per un remake son tanti al giorno d’oggi, eh.
Vi ricordo che a settembre uscirà la versione americana che nessuno ha chiesto di Speak No Evil, che era di appena due anni fa, ve ne abbiamo anche parlato su Twitch.
Oggi a Hollywood su quel fronte si pedala più che mai, ragazzi. Appena scoprono ste cose assurde che sono i film europei, i film parlati in una lingua che non è l’inglese – ma ci pensate, che assurdità? – parte subito la corsa a chi si accaparra per primo il diritto di dire: bello, ma vuoi mettere se lo facevamo noi, coi nostri attoroni, la nostra lingua internazionale e la nostra distribuzione capillare come veniva?
E se non è imbarazzante un lasso di tempo di soli due anni tra originale e remake significa che nel loro mondo ideale sarebbe bellissimo poter accorciare ancora di più i tempi. Tipo che esce il trailer di un film cecoslovacco con sottotitoli in tedesco e già il giorno dopo si mettono al lavoro, tanto a grandi linee la trama l’hanno capita (e in fondo vedendo cosa diventano nella sostanza certi film quando Hollywood ne dà la sua versione, non ci sarebbe poi sta gran differenza).
Per cui, dicevamo, sei anni. Pazzesco, sei anni tra Doppio sospetto e questo Mothers’ Instinct.
Ero stato proprio io insieme al buon Luotto a parlarvi di questo film un mesetto fa su Twitch. Inizialmente doveva essere Olivier Masset-Depasse a dirigerlo, lo stesso regista dell’originale franco-belga, poi però il progetto passò a Benoît Delhomme, direttore della fotografia francese insignito di vari premi prestigiosi (tra i quali però non vedo neanche un Sylvester quindi keep calm, anzi, reste calme) qui al suo debutto come regista (e ovviamente di Mothers’ Instinct ha curato anche la fotografia).
Jessica Chastain invece nella storia delle origini del progetto si ritaglia il ruolo della grande star che ha visto Doppio sospetto, se ne è invaghita, e dopo averne parlato per ore al telefono con la sua amica Anne Hathaway, all’ennesimo «No, tesoro, devi assolutamente vederlo!» dall’altra parte dev’essere arrivato un «Ma scusa, ma perché non ne produciamo un remake con noi protagoniste?», scartando immediatamente l’idea del cineforum in casa tra amici, che in questo dialogo immaginario che mi sto inventando mi piace pensare qualcuno abbia provato a proporre.
Ora, il fatto che Chastain e Hathaway siano protagoniste e produttrici del film non è semplicemente un aspetto di cui tenere conto, ma è proprio il fattore determinante per l’esistenza stessa di questo remake come prodotto distribuito nelle sale. Senza due nomi così grossi a fare da richiamo, Mothers’ Instinct esisterebbe lo stesso, certo, ma molto probabilmente lo vedremmo sulle piattaforme e magari sarebbe una miniserie autoconclusiva stile Ryan Murphy. La presenza stessa di queste due grandi attrici e personalità di Hollywood fa sì che una storia così intima e dal respiro così retrò come quella di Mothers’ Instinct possa avere un trattamento che ormai è praticamente un lusso ed è di fatto dimostrazione stessa di quanto siano dive Chastain e Hathaway, nel caso non ce ne fossimo accorti.
E del loro divismo Mothers’ Instinct è ovviamente farcito in ogni frame. Dire che il film si sorregge unicamente sulle performance di Chastain e Hathaway è dir poco, diciamo pure che questo thriller molto soft avrebbe ben poco da dire non fosse per le ingenti dosi di melodramma portato in scena con grande maestria dalle due. Nel momento in cui Veerle Baetens e Anne Coesens di Doppio sospetto vengono sostituite da Chastain e Hathaway, sebbene la trama sia identica (tratta dal romanzo Oltre la siepe di Barbara Abel) e la matrice di thriller psicologico molto algido e hitchcockiano non venga intaccata, questa versione dà maggiore spazio al grande spettacolo della tragedia consumata in casa, delle confidenze che si fanno le due donne, due donne nell’America degli anni Sessanta con i loro sensi di colpa, i loro sgomenti, la loro rabbia. Chastain e Hathaway fumano nervosamente come le grandi dive del passato mentre usano il porticato come un confessionale e luogo di riflessione sul ruolo della donna (del tempo ma anche dei giorni nostri). E Delhomme inquadra ber benino ogni loro muscolo facciale, fermandosi sempre un passo prima che dalla grande prova si passi al vuoto narcisismo.
Anche perché, va detto, per essere la storia di una madre (Chastain) che scivola in un vortice di sospetti e paranoie sulla sua migliore amica (Hathaway) dopo che quest’ultima ha perso il figlio, questo incubo borghese di possibili o immaginate minacce dall’altra parte del giardino di casa non presenta particolari “assoli”. Chastain e Hathaway non ci regalano scene madri, il momento o i momenti per cui ricorderemo il film, in cui entrambe schiacciano con forza l’acceleratore. Tutto è sempre molto calcolato, chirurgico oserei dire, e questo ammetto è ciò che mi ha deluso maggiormente dello showdown finale, dove avrebbe giovato un po’ più di “E ORA FACCIAMO CASINO!”, invece di chiudere la faccenda in modo così sbrigativo e veloce.
Scusate, ho appena detto che questa è la storia di una madre ma vorrei correggermi, l’ho detto per semplificare meglio la trama. In realtà questa è la storia di due istinti che hanno a che fare con l’essere madre: l’uno incarnato da Chastain e l’altro da Hathaway. Il titolo non è Mother’s Instinct, che potremmo tradurre in istinto materno, ma Mothers’ Instinct, cioè l’istinto delle madri, cosa una donna è disposta a fare per continuare ad essere madre.
E d’accordo, magari non siamo di fronte ad un film molto calcista, ma questo thriller con grandi momenti di melò riesce nell’intento di tenerci lì a fare il tifo per una madre che non vuole arrendersi all’evidenza che forse si è immaginata tutto, che forse tutto questo è solo il suo istinto protettivo che le suggerisce cose folli… o forse è arrivato il momento di scoprire chi è veramente la sua migliore amica.
E in fondo la risposta è molto semplice: un’altra madre capace di tutto.
DVD-quote:
«Ogni scarrafone è bell’a Chastain-Hathaway soja»
Terrence Maverick, i400calci.com
Ma invece l’ultimo di Kaurismaki? Merita?
Ma vivete in una bolla che chiedete tutti l’opinione di sti 4 scappati di casa?
https://it.wikipedia.org/wiki/Ironia
A me è piaciuto molto, russofobia velata a parte…detto questo, mi sembra una delle cose meno calciabili che possa approdare su questo forum, mi sorprende la domanda
A me è piaciuto molto, russofobia velata a parte…mi sorprende abbastanza la domanda, su di un forum che parla di action e cinema di menare, dato che è una delle cose meno calciabili degli ultimi anni
Era una battuta
Nun me toccate Kaurismaki
Ho recentemente debuttato a teatro: volete recensire la clip?
E’ decisamente più calcista di questo film.
Presumo che una delle due muoia, altrimenti non si spiega questa recensione. Vedrò l’originale su Prime.
Il buono dei Remake non è, spesso, il vederli. Piuttosto farti sapere che prima c’era un film probabilmente interessante che potresti esserti perso.
Non sempre ma succede. Magari mi guardo l’originale su Amazon. Vedendo quanto poco sia calcista sembra adatto x una visione piu standard con la consorte.
Detto cio oggi domani sono in sala con le mutande calate a godermi il grande nuovo spettacole di Re Miller…fantastico!!
+ 1
Gli americani con la loro fissa di avere solo attori/attrici bellissimi che sembrano usciti dalla copertina di Vogue, non sembrano capire quanto tutta sta patinatura a volte cozzi con certe storie… Ancora ricordo con facciapalmo The next three days, con Russel Crowe nei panni di un contabile piccolo piccolo e Olivia Wilde (!) in quelli di una vicina di casa qualunque…
Non vorrei rovinarti la sorpresa, ma Furiosa non è come Fury road: essendo un prequel sul personaggio, DEVE raccontare, e in un modo o nell’altro DEVE usare i dialoghi.
C’è anche azione, cazzutissima…ma non come ci ha abituato il film del 2014.
Il 24 giugno a Udine, piazzale del Castello, DOGSTAR in concerto (UdineJazz).
Al basso un tale Keanu Reeves.
Once upon a time sui 400 calci recensivano A l’interieur se c’era da parlare dell’istinto materno.
Come mai ci rifilate questi bellissimi di retequattro per signore attempate? Manco eccezioni meritevoli, proprio recensioni da cinema di combattimento. Boh
mah!
Per cambiare il trend dei commenti… Chastain e Hathaway would-bang tutte e due da tempo.
Comunque los gringos dovrebbero imparare l’arte del remake dal cinema indiano: remake fatti per cambiare la lingua e approccio socio culturale, quasi shot by shot, con un botto di soldi e qualità, a volte pochi MESI dopo l’originale.
Rece piaciuta. interludio leggero tra un calcio e l’altro,
considerazione arguta, chiara e divertente sul remake hollywoodiano. In più, la tensione psicologica algida ed hitchcokiana sulle madri mi piace, me lo guarderò.
Recensioni calcite di remake amerregani sciovinisti di film europei? Fuck yeah! Con un doppio carpiato suggerisco di recuperare sempre con la Chastain Scene di un matrimonio, o addirittura recensire the Last Kiss con Zach Braff e Rachel Bilston di mucciniana ispirazione!
L’originale europeo era molto interessante e ben recitato, vedremo questo.
Raga, a me sta benissimo andare fuori dal seminato prettamente calcistico, ma siamo sicuri che non si stia esagerando? Lo dico perché ieri ho cominciato a guardarmi Wandering Earth 2, il quale nella prima mezz’ora mi è sembrato un delirio in cui si vedeva ed accadeva di tutto, però, assieme al primo, non mi pare sia mai comparso su queste pagine e direi che meriterebbe di più di gessica cestone con il Palombo qui sopra…