Va’ che titolo vi ha tirato fuori il vostro amichevole Terrence di quartiere.
Almeno tre livelli di lettura:
- Perché questo Arcadian è un po’ A Quiet Place ma con meno regole
- Perché il nostro Nic Cage qui è insolitamente calmo
- Perché in questo film vi è più di una gabbia
SIGLA!
Non è la prima volta che Cage e il regista Benjamin Brewer si incontrano. Brewer lo aveva già co-diretto con suo fratello Alex in The Trust, dove due poliziotti sfigati di Las Vegas si improvvisano rapinatori e hanno la faccia di Cage, appunto, e di un Elijah Wood che si fa le canne. Ve ne aveva parlato al tempo il buon Casanova Wong Kar-Wai.
Questa volta però Brewer vuole Cage per un’avventura di sopravvivenza con creature misteriose, un po’ survival horror e un po’ monster movie, tipo A Quiet Place, appunto, ma anche un po’ tipo The Last of Us, per non farci mancare nulla. Tanto valeva menzionarli subito questi due titoli, no? Cioè, come si fa nel 2024 a vedere un film come Arcadian senza farseli venire in mente? C’è tutta un’atmosfera da popolazione mondiale decimata per una qualche non precisata ragione, ci si muove per paesaggi bucolici che nascondono insidie bestiali e campagne post-apocalittiche, la natura è di nuovo il nemico e l’umanità deve ripartire dai fondamentali per sopravvivere. C’è da dire però che Arcadian, pur vivendo se vogliamo all’ombra dei suoi due fratelli più grossi a livello produttivo e distributivo, riesce comunque a ritagliarsi uno spazio tutto suo.

«Lo troverò, uno spazio tutto mio»
È la storia di un padre che nel nostro mondo aiuterebbe i figli con i compiti, si raccomanderebbe di non fare impennate col motorino e magari si arrabbierebbe giusto un po’ dopo un colloquio con gli insegnanti. Purtroppo però questo padre, Cage, non vive nel nostro mondo ma in quello di Arcadian, quindi il livello del suo ruolo genitoriale da “base” diventa improvvisamente “fare di tutto per proteggere e salvare la vita dei propri figli”. Ma non diventa John Rambo. La cosa interessante di Arcadian è che ci mostra dei personaggi che sembrano davvero catapultati all’improvviso in quel mondo lì. Il rapporto tra Cage e i suoi figli, che hanno il volto dei bravissimi Jaeden Martell e Maxwell Jenkins, è raccontato attraverso litigi comprensibili mentre sono a tavola e stanno cenando con quel che sono riusciti a rimediare, momenti in cui il padre dà loro lezioni di scuola guida o gli insegna come costruire o aggiustare una determinata cosa. All’inizio del film ci viene palesato il fatto che i due ragazzi sono nati in quel mondo, quindi il padre fa di tutto non solo per aiutarli e dar loro tutti gli strumenti necessari, ma anche per mantenere vivo il ricordo di com’era il mondo prima della catastrofe, un mondo che solo lui conosce. In questo modo siamo pronti a crederci quando, in una delle scene migliori, uno dei figli costruisce una trappola per mostri e riesce persino a catturarne uno.

«Ok, adesso metti il NOS»
È nella narrazione dei rapporti umani che questo piccolo film si gioca a mio parere le sue carte migliori. È costantemente disseminato di momenti in cui ok, ci sono i mostri e l’apocalisse, ma i personaggi sono pur sempre questi quindi faranno sicuro certe cazzate. Il mio momento preferito è quando Arcadian ci dice che in un teenager la voglia di limonare sarà sempre più forte della paura dei mostri, ma se nel nostro mondo i padri solitamente mettono in punizione i figli per aver disobbedito alle loro regole, in questo quando li ritrovano li abbracciano fortissimo perché nonostante la loro imprudenza sono ancora vivi.

«Allora, com’è andata oggi nella radura?»
E in tutto ciò come sono ste creature? Oh, amici, con tutti i limiti del budget, io glielo faccio un applauso a Brewer e al suo team perché dei mostri con un design così fantasioso e sconcertante non ne vedevo da un pezzo (Ishana Shyamalan prendi appunti). Quando abbiamo parlato su Twitch per la prima volta di questo film il boss aveva menzionato una recensione in cui questi mostri venivano paragonati a degli “ippopotami spaziali”. Ora che ho visto il film credo di aver capito, penso ci si riferisse allo strano verso che emettono e alla loro particolare apertura di mandibola e mascella, ripeto: CREDO di aver capito; ma continuo tuttavia a chiedermi cosa si sia fumato l’autore della recensione per vederci un ippopotamo spaziale in una cosa come questa:

Ma manco in Futurama
Se lo chiedete a me, queste creature meriterebbero un approfondimento a parte nella nostra rubrica Mostrologia. Per il momento mi limito a dirvi che in una recente intervista per IGN Brewer ha detto che una delle ispirazioni per il loro aspetto è stata… Pippo. Non sto scherzando, proprio quel Pippo. In particolare: avete presente all’inizio di In viaggio con Pippo l’incubo che ha Max di trasformarsi in suo padre? Ecco, secondo Brewer è stato proprio quel segmento allucinante ad averlo ispirato. Inutile dirvi che io lo adoro questo ragazzo.

Bozzetti delle creature ad opera di Benjamin Brewer
Quindi, ricapitolando: ci sono meno regole in Arcadian rispetto che in A Quiet Place, non è che queste creature abbiano caratteristiche particolari tipo la cecità quindi non devi fare rumore altrimenti… no, no, qui non devi fare rumore, non devi farti vedere, devi barricarti in casa il più possibile quindi se a un certo punto gli restituisci il favore costruendo una gabbia è più che comprensibile. E come detto il nostro Nic Cage è calmo, pacato, riflessivo e saggio per tutto il tempo, i tipici eccessi che noi dei 400 Calci tanto amiamo sono tenuti sotto controllo, se tralasciamo un piccolo momento nel finale in cui mi è sembrato di essere dentro Con Air e avevo il cuore a mille.
Spero di rivedere presto sia Brewer che i suoi pippi spaziali.
Quote:
«Ayuk!»
Pippo, The Walt Disney Company
Sarà che ormai il post-apocalittico è il nuovo film di supereroi ma ultimamente tra le tantissime opere che trattano il tema la descrizione del setting di questo film più che i due riferimenti citati mi ha fatto venire in mente La terra dei figli di Gipi, un bellissimo fumetto. Lì però non c’erano i mostri, era un normale post apocalisse di umani contro altri umani. Ma il fatto che fosse un pretesto per raccontare il rapporto tra un padre e i suoi due figli è veramente molto simile a questo film.
Ci ho pensato anch’io!
Quel fumetto è meraviglioso e tremendo
Yep, anche io ho pensato subito a Gipi. Lì però il padre fa di tutto per tenere i figli all’oscuro di come era il mondo prima perché pensa che sarebbe di intralcio alla sopravvivenza dei figli; non gli insegna neanche a leggere.
C’è un adattamento a film del fumetto di gipi, ma non l’ho visto perché mi pare una poracciata
Praticamente è l’adattamento de La peste scarlatta di Jack London.
Opera per lo più ignota alla plebaglia (che frequenta questo sito).
Prendete esempio, bifolchi.
Per me di una banalità e inutilità fuori scala tranne le creature che, sopratutto in gruppo, sono belle da vedere. Il resto l’ho già dimenticato.
L’ho visto per Nic.
Più che brutto è proprio insensato e inconcludente… come pure le creature e la loro biologia.
filmaccio.
Che bello quand’ero bimbo e nei cartoni mettevano cose “normali” senza troppe seghe mentali.
Cioè Max vede una Pippa (e già metaforone), disegnata e animata in forma sessualmente attraente che oggi guai quanta gente si offenderebbe, gli viene duro e gli scatta la pubertà. Cioè la paura di diventare grandi attraverso un sogno bagnato con una figa stratosferica e una erezione di TUTTO il corpo.
Mancava il lenzuolo a tenda canadese al suo risveglio.
Oggi sarebbe impossibile vedere cose così in prodotti per bambini.
Ah signora mia…
In pratica The Road, ma for dummies
Questo film è la cosa più Disney che abbia visto da 20 anni. Praticamente un Duck Tale dall’oltretomba.
Il buon Cage che lavora di sottrazione non ce lo meritiamo… comunque le creature valgono da sole il prezzo del biglietto e fanno (quasi) passare sopra alla gargantuesca dose di MACCOSA.